Genova e la Corsica, 1358-1378

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Genova e la Corsica, 1358-1378
L'unione della Corsica a Genova - I. Precedenti -- Tentativo del duce Giovanni da Murta - lI. Rivolùzione
contro il feudalismo in Corsica - Unione del comune
di Corsica al comune di Genova - III. Governatori nel
tempo dei comune - Araone da Struppa - La maona.
I'Iebs la,,i nu'g,Ios
deprine,is est agmis irlagi, os.
Gor.,j IUMO BOCCANEORA. 1257
Sino quasi alla fine del secolo scorso, tanto in Corsica come
a Genova e dovunque, nel trattar degli avvenimenti che nel secolo xiv condussero all'unione di quell'isola a Genova, tutti
accettarono il racconto del Filippini, seguito anche dal Cambiagi
nella sua pregevold storia della Corsica stampata nel 1770.
Ma il Limperani, pubblicando a Roma nel 1779 una nuova
storia della Corsica, per questo periodo se ne discostò completamente. Egli retrocesse Sambocuccio d'Alando (i) dal xiv al
principio dell' xi secolo e fece votare la riunione della Corsica
a Genova da una dieta di tutti i magistrati delta terra di comune
colla maggior parte dei conti dell'isola, una specie di vero parlamento coi suoi tre bracci, il iz agosto del 1347; delle diverse
sedute di questa dieta, delle formalità della sottoscrizione e presentazione della deliberazione porge minuti e precisi particolari
come gli avea forniti delle mosse militari, della durata in ore di
un combattimento, e dell'ordinamento governativo dato all'isola
da Sambocuccio d'Alando, da lui trasformato da uomo di popolo
in un signore feudale d' Alando.
Quanti scrissero, che io conosca, in francese o in italiano, delta
storia di Corsica dopo il Limperani, ne accettarono il racconto
senza discuterlo (2), dal Gregori che premise una introduzione
(i) Pronunciare Akndo, sdniccioto.
Meno il Renuca che mantiene Samboeuecio d'Alando al xlv secolo;
dcl Friess non potei vedere che una traduzione italiana parecchi anni or so'ie
(2)
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1111
11111! Ili (litI! iii liti! 11!
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-4—
alla ristampa del Filippini sino a quest' ultimi tempi all'articolo
Corse nell'enciclopedia del Larousse e ad un compendio pubblicato a Parigi nel i89o.
Per quanto l'ingenua sincerità con cui Giovanni della Grossa
raccolse le leggende e le tradizioni dell'isola sua nella cronaca
(trascritta nelle loro storie sia dal Filippini che dal Ceccaldi) (i),
m'ispirasse moltissima fiducia, tuttavia il racconto preciso e particolareggiato del Limperani, l'unanimità degli scrittori posteriori
che ne accettarono la versione, uniti alla testimonianza autorevolissima del Villani, mi rendevano perplesso. Sei o sette anni
or sono ebbi la fortuna di metter la mano su parecchi volumi
di documenti (2), (sfuggiti all'attenzione di tutti, anche del Roc-
catagliata, del Federici, del Cicala e del Poeti, diligentissimi
frugatori dei nostri archivi, il Federici sovra tutto), che gettano
uno sprazzo di luce su molti punti della nostra storia di Genova del xiii e xiv secolo; allora per un momento ho creduto
di trovarvi il fondamento delle asserzioni del Limperaui e di tutti
gli scrittori che lo seguirono, e quasi meditai di farne oggetto
d'una pu bbl icazione.
Ma poscia in ' assalsero ragionevoli dubbi; mi chiesi qual fede
(t) È ,ìt,tt, che lanki.il Ceccaldi (MS. Bibl. Civ. Gen.) quanto il Filippini
trascrissero nelle bn, storie i,,,:, cronaca dettata da Giovanni della Grossa.
Notti ciò porci] è ne.1 coso d questo scii I O) citerò inslilTercn tenie,, te o G io.
,anni della Grossa ci Filippini, inte,,rle,,rio sciupi-e la stessa fonte, cioè la cronaca del pri in o ri fori e, dall' sd uìno. Del Filippini cito sempre l'edizione di l'isa.
(2) Sono quelli dei pULIi lui piihhiioilo tui breve sinioi nel Fascicolo 4
de] Giornale S,or,:i, e letterario de/lo Liqairi NSS. 102, 103 e 104.
Ai-ch. Si., Genio',,. Mi giova i ivertire Lo];, t'oli;, per tolte che tigili qualvolta
cito docsnnent, se,,z' altri i,,,Iicazio,,e, s i,ite,,de quelli lei F A,eli. di Si.li
Genova. Gli atti (lei iiotari ituilieti clii ''noie dei iu,itarn, ,,,i,lte volte erroneo.
col quale sono elencati ud];, paidelt;t Il i]Ì;inoscri (ti i del .besleriei esistente
nella BibI . dei Missionari Urbani contenente noti-/io sulle fai]]iglie di Genova,
in otri i ne alfabetico, in dico Feder/ri Ai? C quel lo dell,, stesso Federici
Alci). di Stato, e
Co//eeta,,ea, gli sua isoli del ittesistentieli'
iecatagl a la
quelli del Cicala, I 'A rch . n'unici pale, cito senza i id iea-zioule di volume
e di carte, estendo ordinati croitiiogic;tinente. LOttO per anno. i vi,ltinui dell'Ai-ch. di Stato, Sa la 4 1 ( 1111111. 111w1 oS, Rociono/in,,, , Scateni/e e Apsudisirr)
indici, col N progressi vo, unico per te 4 serie, e la parola Afose., hai:.
Scesi. ere,
meritasse il Limperani, di qual peso fosse l'adesione dei sci o
sette scrittori che gli fecero coro. E ancora mi domandai se
veramente i documenti da me ritrovati fossero una conferma
della narrazione degli scrittori moderni ed esaminandone attentamente il contenuto mi persuasi che no; altri dati che raccolsi,
altri documenti che in questi anni successivi ho potuto trovare
sui fatti e sull'epoca di cui tratto in questo scritto, mi fornirono
la prova evidente, indiscutibile, delta veracità del racconto di
Giovanni della Grossa quanto alla rivoluzione del 1358.
Comincio dall'esaminar qual fede meriti il Limperani. Egli
pubblicava l'opera sua nel 1779, cioè più di quattro secoli dopo
i fatti di cui m'occuperò; unica base delle sue asserzioni circa
alla pretesa dieta corsa del 1347 sono due righe di Giovanni
Villani •e altrettante del Raynaidi. Ma il Villani si limita a scrivere che nell'agosto del 1347 i genovesi ebbono la signoria
di tutta l'isola di Corsica con volontà quasi di tutti i 'baroni e
signori di Corsica(i), il Raynaldi dice soltanto, all'anno 1347:
aucta Iwc anno adinoduni genuensi reipublic insu/a Corsica
omnes ,taribus animis insulani proceres in id consensissen! (2). Ora il Villani contemporaneo è testimonio attenCui!! penes
dibilissimo, ma egli asserisce soltanto il fatto, di cui gli giunse
nuova a Firenze, che nell'agosto del 1347 Genova avea ripreso
in Corsica la posizione che vi teneva pressapoco mezzo secolo
prima; di dieta di baroni e magistrati, delta data del 12 agosto
e di tutti gli altri particolari di cui il Limperani arricchisce la sua
esposizione nessuna traccia. Quanto al continuatore del l3aronio,
è scrittore troppo posteriore per poterne opporre l'asserzione
a quella del della Grossa e, come vedremo, del Cirneo; le sue
parole d'altronde non sono che una traduzione letterale di quelle
del Villani.
Il trasporto che fa il Limperani del Sambocuccio d' Alando
ai primordi dell'undicesimo secolo è un'altra trovata, anche
motto più audac, di codesto singolare istoriografo, e si noti
che, pur accennandone, non rimarca che Giovanni della Grossa,
contemporaneo e che per la sua posizione di vicario cifra nionles
(i) Noto che nell' edizione del Magheri, Firenze 1823, invece leggesi
coli' aineo di tutti i baroni e signori.
(2) Cito dal Liiuperani.
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proprio circa in quei tempi, dovea conoscerlo personalmente,
parlando in seguito dcllomonimo Sambocuccio ci' Alando vicario
del popolo nella seconda metà del sec. xv, dice esplicitamente
ch'era nepofe del primo, quello di cui ci occupiamo ora. Tutti
gli scrittori clic scrissero di questi fatti dopo il lJrnperani non
fecero che ricopiar le sue invenzioni, senza nessun esame critico del loro valore, aggiungendovi qualche grosso svarione
per proprio conto, per scarsa conoscenza della storia di Genova
che cosi intimamente nel secolo xiv legasi a quella della Corsica (i). Epperciò non vai proprio la spesa di occuparsene e
scompare I effetto che a prima vista produce la loro unanimità.
Nel silenzio inesplicabile degli scrittori genovesi (2) rimangono sole guide due storici corsi, Giovanni della Grossa ed il
Cirneo, clic vogliono essere controllati cogli annali d' Aragona
dello Zurita e coi documenti inediti dei nostri archivi e biblioteche
di Genova; poiehè non ebbi mezzo di veder quelli d'altre città.
Giovanni della Grossa scriveva a circa un secolo di distanza
da questi avvenimenti, poichè nel 1455 lo trovo in Corsica vicario cifra inoutes corso e immischiato nella vita politica dIci
suo paese (3), avea modo. di conoscere fatti dIci quali doveva
conservarsi allora viva la tradizione. Il Ceccaldi ed il Filippini
che ne riportano la cronaca nelle loro storie pressapoco in ter-
(i ) Il J;LeOhi , per esempi o, c'infonde Gii "anni Rocca,, egra governa i re della
Corsica con Simone duce di Genova; altri manda il primo i Conica nel 1348
e eiisi di seguito.
(2) U A ceinelli nelli seconda mcl del secoli, scorso scrisse una storia
della Corsica che esiste manoscritta nelle biblioteche dell' Università e dei
Miss. Urb. ; nia è uno scritto POI etnico come Lutti quelli di eodesno autore e,
per epoca di cui parlo ainien i i. senza alcun valore. Q nan to agli scrittori iii Ieri ori. lo Stella non ha una parola sugli av veni,nenti che ci oeclL]IaOL),
Gi ostiniaii i dedica tlire righe, pci la nomina dell'arcivescovo, ali a nn i i l358. i cm 'neo o parlando della pace coi Visconti, della quale Lrov!i il tra ti io i ( v. Cm r7j,,/e Sto,. le//. dc/la J.zgveria, fasc. 3-4) e passa al 1 .1(12 dicendo collo
Stella che i,ei tre noto l359-6o-6i gli seri//ari non fin ane,ic,ona dì cosa alc,taa degna dì reì,uo,one I
(3) Nati, nel ibis, o otaro, colo1,, ciò a li uirire dopo la oiorte di O ugl lei m mucci i i
d'At tala verso I' epoca della uolluna di Leooello Li i ne Il i ni a conte di Corsica
(FILIPPINE, v. Il, i. 224) è con Viceo tie Ilo (V i stria contro i geni uvesi alla
battaglia di Bigiigli:s (ivi p. 253). cooinussario di S. Giorgio (ivi 329).
— i mini identici, scrivevano nel xvi secolò, erano corsi entrambi,
pratici d'affari pubblici, ed il fatto che ne accettano senza obbiezioni il racconto è argomento a credere che sino a quel
tempo non si avesse ragione di porne in dubbio la veracità.
Del Cirneo sappiamo che nacque nel 1447, meno d'un secolo dopo gli avvenimenti; è scrittore confuso, disordinato, da
Enrico della Rocca ritorna indietro a Giudice di Cinerca con
uno strano strafalcione che ne fa commettere uno altrettanto
strano al Limperani e a tutti gli storici moderni che par abbiano citatò il suo scritto De rebus corsicis senza neppur vederlo.
La sua compilazione è una catena di racconti, (abbastanza esatti
se presi isolatamente) riuniti uno all'altro talvolta in una successione arbitraria e contraria alla verità, sicché occorre staccarli e riordinarli cronologicamente. Ma per questo periodo
la sua testimonianza è attendibilissima. Infatti, scusandosi di non
saper dir nulla delle cose avvenute nella sua isola dopo la sottoniissione generale dei corsi al dominio genovese che seguì alla
disfatta di Pisa, per la povertà delle memorie scritte, ci avverte
che si limita a scribere tantum q)tant;e;n nobis, a lui, a ,naioribus
relictum. Notisi ch'egli evidentemente non conosceva la cronaca
del della Grossa, e pertanto la mirabile concordanza collo stesso
nel delineare il caratfere Jlú Aa*r principali di codesta rivoluzione del 1358 è una ragione di più per far credere alla veridicità dei due storici.
E poiché ho detto della concordanza del della Grossa col
Cirneo, aggiungo subito che tal concordanza esiste anche per
la parte cronologica. Il della Grossa segna delle date, il Cirneo
non precisa le date ma inquadra il racconto di questi fatti
entro fatti e nomini storici noti in modo da non lasciar dubbio.
Raccontata la battaglia della Meloria, apùd Lame/11ern insu/an!
.Pisano Panni vicinom, ci apprende clic dopo i corsi aderirono
all'impero di Genova, indi prosegue dicendo che POSI veras
mie/los annOs ...... e giunge alla rivoluzione popolare di Sani hocuccio di Alando, alla nomina dei successivi governatori genovesi, Giovanni l3occancgra, ]'riadano della Tetre, Giovanni Magnerri e, ultimi, Leonello Loniellino e Ludovico Tortorino Ora
la data della battaglia della Meloria è abbastanza nota e nota
pur l'epoca dei personaggi genovesi or nominati, i quali cvidenteniente si seguono nella carica di governatori della Corsica
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subito dopo alla rivoluzione accennata. Come con tutto ciò il
Limperani (il quale pur assegna la data del 1365 alla morte
del Triadano della Torre e nota nel 1369 l'invio di Gi5vanhi
Nagnerri) possa poi citare il Cirneo in appoggio del suo immaginario Sambocuecio dell'alba del secolo xi è del tutto inesplicabile. (i).
Sgombro così il terreno dalle invenzioni del Limperani, vediamo rapidamente come si sviluppò progressivamente prima
l'influenza poi il dominio genovese in Corsica e qual importanza
abbiano gli avvenimenti del 1347, per arrivare a quelli decisivi
del 1358, che a torto ora o si 'negano o cercasi ridurre a piccole proporzioni confondendoli con quelli.
-
I.
Dopochè i genovesi alla fine del secolo xii ebbero preso
solido stabilimento a Bonifacio, non tardaron molto a far sentire la loro influenza sulle diverse signorie nelle quali era frazionata l'isola; i Cinarchesi ne cercarono subito l'amicizia e furono
sui primordi i più validi coadiutori dell'espandersi dell'influenza
dei genovesi, che per contro trovarono successivamente nelle
spiccate individualità di quella famiglia i più terribili avversari:
Giudice di Cinerca, Enrico della Rocca, Vicentiello d' Istria.
Sa mp i ero.
Il Filippini parla di tali sottomissioni e amicizie, di molte si
conservono gli atti nell' archivio di stato; principiasi dalla cittadinanza genovese a5cordata a un Blancoraccio e ad un Cinarchese
fin dal 1222; troviamo che il capitano Guglielnio Boccanegra nel
suo breve governo cerca assicurarsi l'amicizia di Giudice di Cinerca e de' suoi fratelli, preme sui signori di Corcano che induce
(i) E del pari strana è I' insistenza con cui receiìtenicntc altri pubblicò, ripetendo l'asserzione ben tre volte, che il Cirnen collocava la rivoluzione del
Saiuhoct,ccio nel xii secolo, e che, malgrado ]'indclerniiii:ttezza, il suo racconti, seni lra accordarsi con la testimonianza del Vi llani. Forse fu in ganrsa lo
da alcunché di si risi le che stampò i' al). Lettero i .-
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poi ad accordarsi col comune (i). Ma è ali' energico governo
dei due primi capitanati Doria-Spinola che spetta il merito di
aver impresso anche per gli affari di Corsica, un indirizzo
vigoroso alla politica di Genova. Nulla trascurano per preparare il terreno, sino a favoreggiar nel 1273 il matrimonio di
Orlando di Sala con una zitella genovese (2). Nel 1277 assegnano
(1 5 La storia della Corsica nelle sue relazioni con Genova nel xiii secolo è riassunta magistralmente dai CARo nella sua Opera Grana amd dir
am Mùlelrneer ed in essa sono indicati tutti i documenti inediti dei.
1' archivio di stato di Genova vi essa han tratto,
atti notarili o quelli
contenuti nei mazzi lile,tcn, l'oli//a/te, con minuta esattezza. Perciò e perché
d'altronde dei fatti che precedono la rivoluzione <lei 13,58 non mi occupo
che soiuivariamen te per i mitrutltszi one alla uarraziol 'e di qties la, ometto pci
sec. xrtl in generale l'indicazione delle, muti (sebbene la ricerca, massime
degli atti aotari li, mi sia costata fatica non breve) meriti per qualche m'aro
caso in cui tratti si di docuine,, ti non citati dai Cari,.
Rolando ne Sali trovai a (I (MIO va, moglie di la(i) La figlia di ques to RolanJo
eopo Zacharia q. Simone (i\i/. /'#,o//, V i 52 parte i i).
Questo nome di B. ol anni, tic Salmi Lii occasione d'ti', eeoio in ciden le. Sui
primi dello scorso marzo ne micce,, 'mi ad un signore stra ocr, eh e tal voi la i ,,cno trava all' archivio di stato. Egli, a mii q°1 nome 50,11ml 'a n tu 'vo, mi pregò il petu tamcn te di appurare se inni si trattasse invece di Rollando de I acio. Come
in altre circostanze prima C do1,,, procurai coit1ii acerb, e gli indicai il volume,
il capitolo ed tmna nota dei Ci, i (C ........ "uil i/is- li/d'a b/c ecc.) ove atrchhc
trovati) notizia di quel personaggi o. mtccel,nau .lm igi i conte nine il' o i le e, fosse preziosa - pure per I' i ,idicazi. inc delle f,mn ti. Quei signore tenne con te delle mie
indicazioni, chiese ali. BÌbi i Civica l'opera dei Cm,n,m_ che appunto io aveva
in preiti te e che oli taci pronI ora di resti tuii'e il i 2 nia rai ' ,ercl, & PI ' tesse coosii ilaria
a suo agio, la rii irA in prestito a sua volta (fu iemititila per lui e dopo la
stia partenza dai consolato della sua nazione ti 26 aprile) e A pulito da me
indicatogli tn vi, in laelizione dei 11 ,,la,mnir, (le Sala c la cii tzi ''110' dei MS. 103
dell' Arcim . secreto, nel qua] si in riuniti, leggibili andc dai mcliii pratici, tutti
i docuiuent.i dei sec. xiv riguardanti la Corsica, (lei iisiah ho 1,tihbhcatc, un
stinto nel rase. imiti rai i -apri le dei Gior. s/on a. le/I, dc//a Lt4',s i/ss di qsmest ' an iii,
e dei quali del resto gli .'tv Ca' accen,iatt, e anche fornito Cs tr,t I ti cinque o sei
anni prima, allorei, è non era mille, ira . pulibi icata Ti Ti pa te del lavoro dei
Cari,, tacendogliene i' origine per la ragione clic allora gli dissi, che preparava
io stress,, tmt, lavoro stilla storia il e, hi ,evaie della Corsica - pci quale accoglieva
gli eieaìe,,ii - E nei Caro potè veder pure (Voi. TI pp. 1-9, 140-4, 147, 131, 212
e 417) I' indicazione di tutti gli atti disseminati nei registri notarili che riguardano fatti della Corsica nei sec. xli, nonché il stinto di quelli conte.511111
- lo
a Giudice di Cinerca, che già s'era, sottoposto a Genova nel
1258, brevi termini per venire o mandare un suo rappresentante
onde scolparsi d'alcuni suoi atti, nel 1278 aggregano Calvi
sino allora degli Avogari (i), preparando così al comune, sebbene subito non' V abbia potuta occupare, una base per 1' ulteriore espansione nell'isola. Continuando a premere su Giudice
nel 1280 addivengono ad una convenzione con lui, e sul suo
esempio presta omaggio il suo rivale Giovaninello; vengono a
offrirlo personalmente a Genova Enriguccio e Ranieri di Cinerca; nel 1286 Rolando di Laccio cede il suo castello di
S. Angelo al comnne.
Allorchè colla pace stipulata nel 1288 con Pisa questa ebbe
rinunziato ad ogni ingerenza negli affari di Corsica, i capitani
nuti nei mazzi S, 6, 7, 8 e supplementare, Materie jboli'lic/w (VOI -Il p . 4 io).
Allora si fece in tutta fretta estrar copie o sunti di questi e dei doc,inienti
MS. 103, 104, e coli fretta anche maggiore pubblicò, e diramò qui in Genova, un
opuscoletto. 11011 posto in vendita, per annunciare la decoztvcrle (sic) ....a dir vero
flimai non difficile, perché il Caro all' esattezza nel racconto unisce la precisione
nelle citazioni dei • documenti, e dippiù un minuzioso indice utalitico per ordine d' alfabeto rende facili le ricerche anche per chi jio,' ha la pazienza di
legger 1' opera o nel può per scarsa conoscenza della liligulL tedesca. Dell' incidente e dell' opnscoletto, che conobbi casualmente molti giorni dopo la
data appostavi, non 'ai sarei citrato se nello stesso non fossi, proprio male
a proposito, indicato per nome; ciò che mi costringe a questa spiegazione.
(i) Gli Ad"oeali o A.s'ognri son certo la prima famiglia genovese che possedesse stabihne,,te in Corsica, secondo ogni probabilità sin dall' xi secolo,
perché le tre famiglie Avogari, Pevere e de Turca, discendono dallo stesso
stipite eonflu'e, Lanfranco Advocato, già morto nel 1097 (V. L:w. 23 gene-Il.
fatti. viscuntili del Belgrano) . Siccome tutte e tre tali famiglie possedevano
beni al Capocorso nel xl, e XII'L secolo,, è ovvio pensar che provenissero
loro dall'eredità rIel capostipite. Più tardi, stilla (l'le del sec. xsn o i principi
del sec. xiv si riunirono in albergo adottando il nuovo cognome di Genti/cs,
forse percb è in Corsica si chiamavano i nubili signori (li terra getiti/es bern/isa;
a tale albergo s' unirono nel 1 3 2 1 i Pignolo. (L' aggregazione all' albergo
Gentile dei ,,obi/i di S. Pcinerazse, Falasnoiiica, Ricci e, temporaneamente,
P:iilavieini, è posteriore d' un secolo circa). Col temo po i de 'l'urea cd i
,l,ka'ere si spossessarono delle loro terre iL favore dei de Mari e degli .Avogari,
ci cclsè a quel clic pare il nome di Gentile in Corsica rimase si no,, imo di
quel di Avog:iro coli, più conosciuto. Ahsscno ,idl' atto d' imlvestitur1L dell'isola
a Leonello Lnmnelli,,i t'suoi soci, dcl 1378, è detti' che il co,,,,me si riser-
- li -
provvedono tosto con energia per assodarvi l'influenza genovese; oltre al podestà che era succeduto ai castellani nel governo di Bonifacio, ora vi spediscono un vicario generale pci
comune in Corsica con pieni poteri Nel 1289 è Lucchetto Doria
il quale corrisponde alle intenzioni dei capitani, investendo
senza posa Giudice di Cinerca, che di nuovo s'è ribellato.
Prende ostaggi, nomina confalonieri e vicari, ottiene le sottomissioni dei principali feudatari grandi e piccoli, i Biancolacci,
i Cortinchi di Pietra Ellerata e di Lumeto, i signori di Loreto,
che diedero a Genova il castello di Belgodere, quelli di Orezza,
della Rocca di Cauro, di Bagnaria; dei Cinarchesi, del marchese di Massa.
Ma già Nicola Boccanegra che gli succede nel vicariato non
è egualmente fortunato contro Giudice di Cinerca, la lotta contro
questa sotto i successivi vicari, carica ormai riunita a quella
di podestà di Bonifacio, dura con alternative di successi e d'insuccessi, d'ostilità e di tregue che sono un insuccesso (i)
tuttavia alla fine anche Giudice della Rocca, non ostante la fierissimi tempra, è spossato, e cieco, abbandonato da tutti, tradito dai suoi parenti più prossimi, da' suoi figli stessi, viene a
terminar tristamente i suoi giorni prigioniero a Genova.
Ma allorchè questa potea credere dopo la vittoria su Pisa
ed il trattato del 1300, d'aver assicurato il suo predominio in
Corsica, un inatteso avvenimento minaccia di farle perdere i
frutto di lunghe lotte; il 17 febbraio 1297 papa Bonifacio viii
' ava i diritti che avea « in terri s, luci,, c i lì unii nil,us nobi lium de Avo5o'a rlig
S', de Genti&òzcs ci de Mari ». Noto iircidentalitiente che ancora nel
ci secolo XVI trovo al Capocorso per parte dei Geni iii di Br,EI,do delle vendite
c delle compre di vassalli, nunieriche e norninative. (Noi. A,, i . Ti nel In e altri).
i) Da un atto del noi. Nicolò de Porta del giugno 1299 risulta
che dietro alla req nisi zio, e d' ne nuncio di Branca Doria il qual si lanicn tara
dei sequestro d alci,,, i suoi fedeli per parte (lei bi 'In facin i e ,,e reclan,ava la
resti iuz.i nec, il vicario Odoardo Lercani, gli nuziali i ed il c' i,, sigli O ili Boni facio rispondono che tali noniiiii no,) so,, più i,, toro potere ma in quello il
Giudice di cinerea, perchà avendo essi tregua coi, lui tenca/ur ,f/elo /ud/ce
'fare ci cozsz;zase /Iomùn,s 5/ms cO ,-S0.( ... . prod/torcs et ,ebcl/es S'mar qui vealcol mia viriate ha,nTh,,m /?onijrci .rc/ao mi/i comsu qui, e,yiot tuo ,alae.v al,.
cv ar ci) msi q.i ii (Fumi te/gr ,,,,,,u,,à /0/I p aci rl,cius /nrlu'x a/ui i//le, iene/mie ecc,
(Not. ig. F.'-bis).
12 -
aveva investito Giacomo d'Aragona dei regni di Sardegna e
Corsica, delle quali, come della Sicilia, la S. Sede riteneva allora spettarle l'alta sovranità. Fu la cagione di quasi due secoli
di guerra fra genovesi e aragonesi.
Non è a dire che Genova, e Pisa per la Sardegna, s' acconciassero, non ostante gli inviti del papa, alle sue decisioni, ma
sebbene i corsi avessero accettato (adheserun/, dice Cirneo) la sovranità di Genova, tuttavia per le interne condizioni di questa
poco alla volta il frutto della ardita e ferma politica dei primi
due capitanati .Doria-Spinola fu perduto. Dal 1291 al 1339 s'alternano a Genova capitani forestieri, capitani del paese, podestà,
dominio imperiale e dominio del re Roberto, guelfi e ghibellini;
ma continua, implacabile v'è la guerra civile che insanguina la
città e le riviere. In queste condizioni e dopo l'investitura del
papa di quel regno all'Aragona era naturale che il dominio
genovese in Corsica a poco a poco Scomparisse. Pare che si
continuasse a nominar dei vicari in Corsica, ma nel fatto si riducevano a podestà di Bonifacio; lamiglie potenti come i Doria
e gli Spinola (I) cercano assicurarsi, come avean fatto i Gentili
ed i de Mari (z), possessi in Corsica, ma non troviamo più traccia
(i) I Doria possessori d' Alghcris e .<li vasti territori in Sardegna
clic già neI 1272 aveano posto piede io Corsica presso Aiaccio enole enfiteu- ticari del monastero dell'isola d'Albenga, (MS-S. 103 e. io r.) cercarono
di ottenere Calvi in Fendo dai re d' Aragona; altri de Mari, oltre gli eredi
di Ansaldo, i figli di Gando cioè loro cugini (.l3oNARorI. (7en. MSS. Bibl.
Civ.), aseano acquistato diritti su Calvi (nel 1340 Conte de Mari. figlio di
Gaodo s'cade legnami del bosco di Calvi; Noi. tr. E. 252. Vediamo parlar
di diritti dei Ratti di Finale e degli Spioola, e infatti nel 1 3 21 Argenta vedova di Corrodo Spin da di Luccol i come crede mli "era le del figlio Opieinn
Spi sola fa donazione al p altra figlia. Branda, moglie di Nicoloso de Mari,
di vari castelli tutti in cor-ica con ilseni e la 5 Lo i in peno, fra cui Jlelgodere
e Beguglia oltre altri di cui non potei leggere i nomi (Noi. ignoti E.e 104).
Secondo il Ztìrita, sempre citato dal Cicala, il figlio di Branca, Barnaba Dnnia
il quale avea avuto feadi dal re d' Aragona e altri ne sperava, nel 1324
avrebbe cercato difa) -ic000scere la signoria d' Aragi ,,m dal ci ,nlu,se di Bonifacio e dai fetida Lan genovesi in Corsica e (li ridurre tutta 1' isola in potere
degli aragonesi. Ad ogni inodo i più (lei Drsri,t noi Segui n°150 sii quel la strada.
(2) 1 de Mari clic in segui io ,liverssìero i più potenti signori del Capoc'srso
si stabilirono io C c,rsìea solo verso la inetù del socI xii' con Aasaldo de Mari,
- '3 di azione del governo genovese sino al maggio 1337, allorcli'e
Enrico di Litala o d'Attalà, in quel momento potente, fa omaggio
dei suoi castelli al comune di Genova per riaverne 1' investitura
a nome di questo dal vicario di Bonifacio (i).
Il primo cenno ' di una ripresa di azione risoluta in Corsica
l'abbiamo nel 1340, sotto il governo di Simone Boccanegra,
circostanza non abbastanza notata. Due dinasti corsi, Orlando
Cortinco (la Patrimonio e Guglielmo della Rocca, essendosi recati a Genova per chiedere che mettesse fine all'anarchia dominante nell' isola assumendone il governo, il comune vi spedì
Gotifredo da Zoagli il quale, coadiuvato da Guglielmo della
Rocca, soggiogò tutta l'isola facendo impiccar lo stesso Orlando Cortinco e sequestrandogli il castello di Patrimonio,
poichè lo sospettò traditore. Poscia fece decapitare il signore
ci' Ornano e d' altri castelli, i Cortinchi perseguitò, pacificò
l'isola e per mezzo di Guglielmo della Rocca ne ricevette il
giuramento di fedeltà in Aleria. Dopo ciò ritornò a Genova
lasciando luogotenente pci comune lo stesso Guglielmo della
Rocca del quale condusse seco il figlio Enrico come ostaggio (2).
I' ainutiraglio di Federico Il, che fece il primo acquisto, per mezzo di rappresentan li, I' ti giugno del 1 44 6 di Fenoculo, Feletu e S. Colonil,aiio
da Oberto Avogario q. Balduinri e Ottobono (le Camilla, ratificato a T'ish
fa-id/e idus /ulii 72 47 (ab foca ra.) . Il 1 0 Agosto 1249 a Ccnturi , iii
Capocoi-so, coiupl età la sua signoria acquistando
(nudo da liti Aldevraiidr, (le Campo
di Luri tutti i castelli e le te comprese fra S. Maria da Cia1iella e Canisirello a levante, ponte S. Agostino a ponente, le quali Aldovrando avea conipera to, probabilmente per conto nel (le Mari, dai Pevere, da alcun i Avogani
dal marchese di Rostino o di Massa e da altri - Per maggiori particolari sugli
acquisti dei de Mari in Corsica '-edere nuche il MSS. Ageno (Foci) della
Bibl. Ci,. di Genova Vol. IV, parte 3 da e. 42 a e. 56 - ivi trovasi pure
un confeloner/o e console dei Capocorso del 1327, un dito Antonio de
Gegeto altri eonfo14nerii e ;axoneri/ del Capocorso del 1342.
(i) MS. 1032 e. 35.
(2) il della Grossa narrando estesamente quella spedizione, dice che Gorifredn da Zoagi i ebbe il titolo di vicar/e e maresciallo; ei-edo volesse dire ri/corto
e copitono, come è qualificato Nicola Boccaitegra nelle lettere di nomina clic
pieseula il 22 luglio 290 ai podestA (li Bonifacio; egli nun segna date. Il
Filippini nel tra scii verI o alterò il Zooqii il] Loz'ogio i il Gregori nella ristainp:t
dcl Filippini correggendo il t... tue sulla fede d'un M SS. del Cana ri (lei Xnt se.
- '4 Non pare tuttavia che questa spedizione di Gotifredo da
Zoagli e la luogotenenza di Guglielmo della Rocca abbian dato
grandi risultati. Già nello stesso anno, secondo lo Zurita citato
dal Fedcrici e dal Cicala, Ugo Cortinco e Lupo d' Ornano per
mezzo del vescovo d'Aleria avrebbero fatto' sollecitare il re di
Aragona, perchè prendesse possesso del regno di Corsica. Non
par lungi dal vero il Cirneo quando scrive: • post niultos vero
annos sola Bonifaeii eivitas remansit in genuensium fide, ceteri
vero corsi expulsis genucnsibus insula inter se bellare ceperunt I.
Che, sebbene Oberto Doria avesse restituito dal 2 ottobre 124
Calvi al comune, non appare consolidato il dominio di questo sul
nuovo baluardo, la Calvi semper fr/e/is, che con prevveggente
accorgimento i capitani Oberti preparavano al dominio genovese.
Cercano di appropriarsela Doria, Gentili, Spinola, un' altra famiglia de Mari; par che ostenti titoli anche un albergo Ratti
di. Finale. Secondo il Zurita, citato dal Cicala, nel 1323 il re
d'Aragona I' avrebbe investita in feudo a Corrado Doria coli
moro e misto imperio concedendo egualmente a suo cugino
Nicolò Doria di Giacomo il castello di Patrimonio. È positivo
che nel 1342 se ne dividono il dominio il Conte de Mari cd i
colo da lui veduto, fissa la data al t325; gli atti notarili citati nel MSS.
del Canari sarebbero, decisivi se si potesse accettarne I' atitenticitit almeno per la
data: a me iirspiralio poca fiducia. Nel 1325 Genova essendo sotto la signoria
del re Roberto, non è probabile fosse scelto per ufficio così i ,nportaii te n'i
popolare. 5' aggiunga che iii quel Punto i guelfi e ghibellini si combattevano più accaniti clic mai, sicché è difficile pensassero ad irriprese i,, Corsica.
del '338. Io mi
Il Cambiagi più plausibilmente aSscmicichbn al fatto la data dei
attengo a quella del 1,340 che sarebbe (itrolla indicata dal Roecatagliata, orilatore accurato, benissimo informato sempre perché potè attingere a documenti
rr[ficiah . Lo citano col, dicitura <]nasi ideir I iea il Federici. Go/ire/anca, ed il
Cicala lon indicando due ala i oscritti differenti esistenti allora un o nell' archivio
del Senato I' al t'io presso G iul i i Pal lavici lii. Gran' è n 01(1 il primo volume degli
A cina/i del Roecatagi mIa non si i i'o va clic nel \i SS. rimasto a Parigi; iii G c'rosa
di quel voI tr,oe non si hanno clic sunti in va de hil,l i ritedre od all'arch. di stato
ed in essi del fatto no,, è parola. Conforterebbe I' osaI terza della data 1340
anche tiri ari riotazi one dei libri il/bss. romania( 1, e. i So r. ) dal la quale apparire li l'e
clic Enrico della Rocca a" ebbe tu Vrl 10 trovarsi a CTeri ovn sull:, fin e dei 340.
(La rrot:rdice: Eq,'icu v ,in Ginercha rh'bet ,w/nir L. 6, 5 iii 075(50 rv ' 'flS7l" e I
Ora dal Filippini
ippirriP piarno cir e il da Zoagi i tvea condotti.' sec,, a (3 caos a come
- '5 figli dei q. Manuele Gentile (Avogaro) (i). D'altra parte il podestà di Bonifacio ha smesso il titolo di vicario del comune in
Corsica, ormai privo di senso.
La lugotenenza di Guglielmo Della Rocca fu tutt' altro clic
tranquilla, e la sua fedeltà al comune di breve durata. Le signorie feudali ovunque per naturale affinità s'adattano più volentieri ai dominio d'un principe anzichè a quello collettivo
delle repubbliche, seppure rette a patriziato. Dovea esserne più
il caso ora che Genova dal 1339 avea adottato forme di governo spiccatamente popolari. Alle'instanze rivolte fin dal 1340
al re d'Aragona accennate sopra, molte e più numerose se ne
aggiunsero più tardi, dei principali signori dell'isola: gli eredi
di Enrico Strambo, un dei quattro spurt di Giudice di Cinerca,
quelli di Ugo Cortinco, Orlando d' Ornano e lo stesso luogo-
ostaggio Enrico Ci ,iarchese della Rocca e ciò dei'' essere avvenuto nella prilila
,nctà dcl 1340, perche il 26 luglio 5 oufredo da Zoagii era già c,,il' escrciti) oltre giogo al l' assedio di Tassa rolo, il 13 settembre e I' li ottobre era
a Genova (iwhss. cern. I ', e. 49 r, 58 r. 149 r.) e nei 1341 fu podestà di
Chiavari, nei 1342 di E i ode. E 110f(> clic a' SUOi tempi ftt uomo importante,
console a Caffa elle cinse di mura, vicario Successiva,ne,,te nelle dite riviere.
(i) Nel not. lino Vivaldi (la Porta col. 1343-6o a C. 72. Atto stipulati, a Genova il 19 noveml,re 1342 fra Manuele de Plnteis corso conte procuratore dei nob, non, i iii Batto Ionico, Giosan nino e Paolino Gentili olio,
Avogari da una parte e il o. u. Conte de Mari dati * altra. Le due parti
aller,nan r, che il castello di Calvi e gli 'mini iii dello stesso sono per metà
nei fratelli Gentile e per ,netà (leI ,le Mari, e per evitare questioni stabiliscono
che dal i del p. v. dice in Inc per un a,i,io alternati va,ne,, te ci aschedu, a delle
pue parti contraenti te,-,-à e custodirà detti castntm et forti/fr/a, ne riceverà
tntli gli intro,'t,,s, obveet/ones e/ proz'cn/u.s, eserciterà giurisdizione civile e
criminale nel castello e nel distretto; , clic nessuna delle pm'U cercherà ottener
diritti dal com ti 'le di Ge 10v,,, dall' aibiago Spi 'lola o da quello de Rans del
Finale, conti o la m etti spettante alY altra, Il Conte de Mari pioitinette ancora
clic il D. Giovanni de Mari q. Gan di (Gando già ammiraglio del comune)
i suoi eredi inni opporranno diritti che possano aver otten tuo dai Rati (li
Finale o dal comune di Se,,, Is-a. Nei v(i. Afan. Co.. e Rac. non trovo
alcun podestà di Calvi pci conio ne prilit di Un Antonio de Catino, lo segue
Giovanili de Mari, di Monegl ia (fainigi ia popolare come i de Mari di Arenza,lu e altre omonime, da limi confondere coli' albergo dei ,, ubi li de Mari),
che conte pldstà di Calvi e J3alagna cominciò il suo ufficio il 4 luglio 1857
C I ' i renne per 23 "lesisitliei I tr,' l'e, un :i,,,'s' e giorni Filippo (le l'e ti-a
- .r6 tenente lasciato da Gottifredo da Zoagli, Guglielmo della Rocca
e altri. Il re d'Aragona non avrebbe amato meglio che d'intervenire, ma le novità che avvennero dopo ne' suoi regni ne
lo distrassero (i); si limitò pertanto a rianimai-li con lettere
nel maggio del 1345 assicurandoli del suo interessamento per
la Corsica e promettendo di ricompensare il loro zelo. Ma spedì
truppe in Sardegna ed una lotta che nel novembre del 1346
fece molto danno all' isola di Corsica e principalmente al porto
ed al territorio di Bonifacio : Ai lamenti del duce rispose il re
che il fatto era avvenuto d'ordine suo (2).
In Sardegna la guerra durava fra aragonesi • da una parte,
i Malaspina e i Doria dall'altra; questi ultimi da tempo assediavano Sassari; il capitano delle forze d'Aragona dopo otto
mesi •d' assedio la liberò (). Allora a Genova l'opinione generale
si pronuncia per l'intervento; prima, come al solito, son galee armate dai particolari ; poi 10 stesso governo del duce Giovanni
da Murta che interviene, significando al re d'Aragona per mezzo
dell' ambasciatore Ponzo ) de Cerreto l'intenzione del comune
di occupar Sassari. Naturalmente D. Pedro oppose i diritti che
gli provenivano dall'investitura papale
Il governo di Genova
procede innanzi egualmente; gli estrinseci, cioè i fuorusciti, sassaresi fin dal 15 aprile 1348 ab incaru. (cioè 1347) in Alghero
avean deliberata la dedizione della loro città a Genova, il
23 agosto il loro rappreentante Guecio de Vanne presenta l'atto
della dedizione al duce ed anziani che ad unanimità decidono di
accettarla, impegnandosi a difender Sassari e i sassaresi contro
(4
ogni principe o barone sicul a/in cives et distrectuales _7anue (5).
Rubea, poi il 3 luglio del 1354 il Conte de Mari glI accennato sopra come
condomino nel 5342, prova che ormai avea rinunziato ad ogni suo diritto. Dopo
quell'epoca Calvi, unica ira le città della Corsica, noi) cessò più di appartenere
a Genova sino al 1768; eccetto il breve periodo dell' occupazione aragonese
nella prima metà del sec. xv della quale i calvesi si liberarono coraggiosamente da soli.
(i) ZuRtn, Annali d'Aragvna L.. VH, e. 1 37 ediz. Saragozza. i6z.
(2) Ivi, c, 167 e seg. - (3)- () : ft.
() No!. fqnoti, PV/ta 23. Poichò mi occorre talvolta di citare questa
serie di documenti è opportuna una spiegazione. Allorchò il bombardamento
di Luigi xlv cagionò l'incendio parziale dei nostri archivi notarili, quanto
si potè salvare degli atti già in parte consunti si raccolse alla rinfusa, si
- 17--
Era una dichiarazione di guerra, e così la intese il governo
ducale che già da mesi si preparava alla conquista della Corsica. Comincia dalP assicurarsi della sottomissione dei baroni
corsi dei quali non ignora certameute -le cospirazioni coli' Aragona. Questi, visto che D. Pedro è distante e i promessi soccorsi lontani, si riaccostano a Genova; il 28 aprile ed il i- maggio
del 1347 Guglielmo e Restorello de Rocca di Valle; Rolando
ed Enriguello d'Ornano q. Lupo, tutti cinarchesi, fanno a Bonifacio la loro sottomissione al podestà genovese, il not. Nicola
da Levanto, rassegnando nelle sue mani tutti i loro feudi per
esserne rinvestiti a nome del comune di Genova; il iS e 19
maggio il duce ed il suo consiglio ratificano le concessioni.
Il fatto avea molta importanza, perchè erano dei più potenti fra
i feudatari corsi e di quelli che cospiravano col re d'Aragona;
è probabile che altri baroni dell'isola • abbian seguito il loro
esempio (i).
Ala naturalmente il comune non si limita ad assicurarsi l'appoggio sempre motto vacillante dei feudatari corsi. Come per
conto loro fanno i Malaspina e i Doria, così grandi apparecchi
fa il governo di Giovanni da Murta per romper vigorosamente
la guerra; riunisce grande esercito nelle riviere, molte compagnie
a piedi e a cavallo per passar nel]' isola, affrettandosi per profittar dell'occasione che il re era distratto altrove (a) e procurarsi così il vantaggio de] fatto compiuto. E instituito l'ufficio sapientium super far/is inni/e C'orsice, il 12 luglio si derullii arbitrariamente in filze, stracciaiido i volumi per piegarne i fogli dispersi
a foggia delle fi/or, disperdendo i fogli d' un "olrnnc stesso o d' una filza in
' 5 0 20 Mac diverse nelle quali così t,ovansi ora documenti del secolo xi,
con altri del xvii secolo; così si formarono 600 circa filze dette dei notati
dei
gvS
i?otz; parte delle quali tuttivia sono gli atti ordinati del I' antico co//c,
no/ari. Allorché in ' avvi ci i del la ricchezza (li docunien ti i niportan ti per la Storia,
del xiii secolo e xiv secolo sovrat'itto, sparsa così disordinatamenie in
quelle carte trascurate, chiesi ed ottcnni dalla cortesia del compianto couhin. Desimoni di poterli ordinare. Alle prime 62 Mac diedi un ordinamento completo,
per altre mi limitai a dispone i documenti in ordine cronologico cosa che,
dopo la separazione dei regisii che piegali si sciupavano sempre più, parventi
la più urgente. Mi lusingo d' aver niollo agevolato le ricerche di coloro che
esaminarono od esamineranno quelle filze dopo di inc.
(i) dSS. 103. - (2) ZUR FrA, Op. cit., ivi.
-
18 -
dde l'invio di un esercito clic sarà comandato da Tomaso
da Murta, uno dei figli del duce (i), mentre l'altro figlio,
Germano, assumerà il comando della flotta destinata ad agire
sulle coste della Sardegna, cominciando da Sassari (2). Lettere
circolari pressanti sono tosto spedite alle comunità convenzionate di Noli, Albenga c Diano (3); al marchese di Poozone,
ai marchesi del Carretto, a lano Scarampi, ai signori della
Lingueglia, tutti feudatari del comune, ed a tutte le podesterie delle due riviere e dell' oltregiogo, perchè d'urgenza apprestino armati (). Si prendono concerti con Giovanni giudice d'Arborea a di cui disposizione 18 novembre si mettono,
due galee e trecento balestrieri (5). L'impresa è cagione di
grandi spese, probabilmente molto maggiori di quelle che a
tutta prima si prevedessero; per procurar denaro senza
Ere il contitmo che già gravava nobili e popolari si ricorre
al solito mezzo, instituendo il 29 novembre la compera nova
acqztisitionis Corsice 6). Si apre fra i cittadini un prestitq per
l'impresa della Sardegna (7).
Il progetto ebbe un principio d'esecuzione; nell'autunno
del 1347 un esercito genovese è in Corsica (8); la squadra di
( i ) MSS. [03.
1 34,. no', a Gerinano de Morta <i capi tanus fclicis exercitns instile
Sardinee » Rczc. 47, e. 88. 347, 16 nov. « Pro D. Cennai,,, de i\t,irt
capitano galearum ci oserei nis felicis Sardinee (e per lui al SUO seri ha) ci sunt
pro expensis faetis Iii teli tori o grì I ce (lieti D. Capi tanei . a1iod 1 4 110`-,
ibi 0. 47 . - [350, 1 3 iii:tggio fao. Formica de Saona per Conrado Sansono,
per somma dovuta al q. EI :5110 San sono patrono e uinus ex galeis alias ni i ssi
in Sardiniam pro rceuper.ttiore civitittis Sassari ». Ree. 48, c. 3'
onata.
(3) Non a 6 a vi, che noi' fu niai terra convenzionata.
(4) MSS. 103 . () ivi, (6) ivi e IVI SS. V ti con/rac/num, C. 24 r.; iella motiè detto « opportabi I cotnmi i J an,ie ninita expendere et erogari in ftraxinn/ìonc acqiiisitionis ci pro acqnisitionc diete i usole » è in data 29 novembre 1317.
(y) V. elenco dei nobili che prestarono somme al comune per l'impresa di Sardegna, complessivamente L. 6292,10 in Ree. 47. e. 137; sempre nel 110V. 1347.
(8) 1347settembre Gio. Calegarimas (le Gavio promette surrogarlo
a e Martino de Cetrndia de Costa soicliario scii stipendiario D. Dncis ad
handeriam scsi c.lnestagiain Guarvani Qualie conestngii poste Gavii Ct
ipso, Dni Dncis in exerci tu Corsicc o. Noi. G/gu. ImJ'erùi (così la pandetta
ma si elti;unava noi. Gio. Omn ibon o) e. 161,
(2)
- '9
Germano de Murta par sia partita un po' più tardi per la Sardegna (i). E noti trascuran le trattative diplomatiche, col papa
principalmente che ha l'alta sovranità della Sardegna e della Corsica; il 31 novembre stanno per partire ambasciatori alla curia
romana in Avignone Gio. de Oliverio e Ettore Vincenzio (2).
Ma se questi preparativi affrettati per una grossa guerra in
Sardegna ed in Corsica appariscono dai documenti che ho indicati e dagli annali dello Zurita, nulla tuttavia conferma I' asserzione di Giovanni Villani, che nell'agosto del 1347 « i genovesi
ebbero la signoria di tutta l'isola con volontà quasi di tutti i
baroni e signori di Corsica 1 (a).
Dalla testimonianza del Zurita appare che i principali dinasti
corsi tutt'altro che favorevoli a Genova sollecitavano nel 1345
il re d'Aragéna ad impadronirsi dell'isola; ]o stesso annalista ci
fa noto che nella difesa di Sassari alcune compagnie di corsi
tanto si distinsero che D. Pedro per gratitudine, e-naturalmente
per calcolo, ordinò si pareggiassero nel trattamento agli aragonesi tutti i corsi che si trovavano m'Sardegna. È evidente che
siamo lungi da quell'accordo fra i signori e le popolazioni dell'isola che sulle poche parole dello storico fiorentino scrittori
moderni fantasticarono come ragione dell'unione della Corsica
a Genova nel 1347. Se si tien conto dei precedenti è abbastanza
ragionevole lo spiegar le sottomissioni dei Cinarchesi della Rocca
e di Ornano come conseguenza della minaccia di Genova vicina
mentre l'Aragdna era lontana, e, distratto da altre cure, D. Pedro
se onorava delle sue lettere i dinasti corsi, non parca per allora in caso d'opporre forze pari 'a quelle che Genova approntava con febbrile attività. Notiamo poi che in tutti gli atti del
(i) V. precedente nota (2) p. 18.
139.... .'nnbaxatores Sturi ad cisi-iam Romanam.
(3) Si noti tuttavia che il Villani scrive soltanto le parole riferite; altri
In cita alterandole per acconciare i fatti alle sue fantasie; per es. recentemente
gli si fece (lire che i genovesi « presero possesso dell' intera Corsica col consenso del popolo dell'isola e della maggior parte dei baroni » Ora col consenso dci popolo è un' interpolazione ; sarà, se vuolsi, P applicazione alla
storia del proverbio: chi tace acconsente... Così a' suoi tempi il tacchi citava
il Filippini, indicando anche il libro l insieme al Villani ed al Ravnaldi
per provar la famosa dieta di Morosaglia del 12 agosto 1347,
(2) jltes. 4, c.
-- 20 governo di Genova, prima e dopo dell'agosto, si parla di ricuperare l'isola, che evidentemente ciò dovea farsi colla forza
perchè vi si manda un esercito, che non si nomina un governatore come sarebbe stato il caso se ]a volontà quasi unanime
di baroni l'avesse messa nelle mani del comune, ma invece si
destina un capitano per conquistarla, che si provvede per ingenti
spese segno che si teme l'operazione lunga e difficile. La sottomissione di alcuni dei signori dell'isola, fossero pure dei più
potenti, non era per sè cosa nuova; il più importante fra essi,
Guglielmo della Rocca, avea aiutato con tutte le sue forze
Gotifredo da Zoagli sette anni prima, avea accettato d' èssere
in Corsica il luogotenente di Genova dando in ostaggio suo
figlio Enrico o Arrigo. È anche possibile che altri signori abbiano seguìto l'esempio dei nominati e che questa, le notizie
di Sassari di cui Genova avea accefrato l'offerta (fatta dai fuorusciti!) appunto nel mese di agosto e le voci degli straordinari
armamenti che si preparavano nella Liguria e nella vicina Lunigiana, abbiano indotto lo -storico fiorentino ad esagerarsi l'importanza dei fatti avvenuti. .Sopratutto bisogna tener presente
eh' egli morì di peste nel 1343, cioè poco dopo ch'ebbe scritto
quelle ultime pagine delle sue cronache e perciò gli mancò il
tempo di controllar le notizie che avea ricevute e di rettificar
le inesattezze in cui potesse essere incorso.
Ala il veder che Giovanni della Grossa e il Cirneo, il primo
• sopratutto notatore accurato di quante memorie potè raccogliere
dell'isola sua, neppur si occupano degli avvenimenti del 1347,
è il miglior indizio che questi non ebbero conseguenze durevoli.
Il fatto è che tutt'altro che spettare a Giovanni da iVlurta
l'onore di aver riunito definitivamente la Corsica agli stati della
republica, tutto quell'apparato di preparativi, sia politici che
finanziari e militari, sfun,ò in un completo insuccesso e allorchè
il da Murta nel 1350 morì avea già visto dileguata ogni traccia
della sua impresa.
Il Canlbiagi, sempre prudente ed avveduto, pur accettando
la testimonianza del Villani in quanto di vero essa contiene,
hc.,ta che Genova non potè trarre allora alcun frutto da quella
sottomissione di alcuni baroni dell'isola e ne accagiona la peste
perchè occorreva mandar gente e non se ne trovava. La ragione
è plàusibilc, ma mostra nello stesso tempo che il dominio della
-
21 -
Corsica non s'era potuto conseguir nel 1347, poichè la peste
non scoppiò in Toscana, in Corsica ed a Genova che nel 1348.
Ma fu spaventevole; fu la gran pestilenza, quella del Boccaccio,
della quale le vittime si Fecero ascendere a cifre favolose.
Le navi, o parte almeno, della squadra di Germano da Murta
eran rientrate a Genova sin dai primi mesi dei 1348 (i), il comune dovette pensare a ritirar i superstiti delle truppe che avea
trasportato in Corsica nell'anno precedente (2). Forse nel 1349
qualche forza fu di nuovo trasportata in Corsica (3); ma l'impresa ormai fallita non potè più riprendersi; quelle nuove spedizioni, se ve ne furono, dovettero aver un risultato infelicissimo
come le prime, poichè trovo che il comune nell'aprile del 1350
decise il rimpatrio delle milizie superstiti per l'onore e la fede
del comune e percizà gli stranieri non avessero ragione di lagnarsene (4). Per qualche tempo Genova conservò in Corsica il
castello di Patrimonio con un piccolo presidio, un castellano
e da 12 a 15 servienti; dopo l'aprile del 1351 non ne trovo
più cenno; un particolare indica come quell'occupazione fosse
divenuta arrischiata: i balestrcri che vi son destinati mentre in
circostanze ordinarie la loro paga varia da due a tre lire, pcI ca-
i) 1348, 5 fei,i,raio « Gai cc qite intper "Cileni 01 Janue a N' ti bus S;irdince ». Ree. 47, e. 18.
(2) 134S, Io sett. ..... . 296, 1. io a Enrico de ?.Ioufortc e Cia (le Li,nhres
c' uiestzhi I i c equitinn qui ne mn I iii Coniche, pro 'ne,, la equi muli) ci. ninci 'i, ,rum XXV perdil' n'in Ct inortu' ,n,m Ci pro Se i psiS Ct sti pci ,diariis eurum
- ci etian, pro equis I. Rodu 16 etian, coi,esi',bi li, in d ic la in sula A pori i sia 6 settci,iliie. - 1348. ti seti., ad Enrico di Mori forte L. 625 e et seni ad coni.
plemen t'ira toei,,s ciiis quod habere restan i (sic) pro caninI servici i 5 per ci)S
tactis in Corsicha. (Mass. 4.0, c. 67 e 71).
(3) 1349, 28 Nov,L. 407, io a Nie. de Momnecio di Ricco ,oassam
dcli' ufficio Corsice i pro certi, expensis Rendi, per CullI, in uccisione i:,sule
Corsice, cquicarn et ped i tunì. - i d id. L. 750 dandis ci solveoilis
equi tibu, ad dieta,n in sul t'il preseitiaIi 1cr accessuris et pro facicndi s de ipsi
(i dite inassari dell'ufficio di Corsica) aliis expei,sis necccssariis in dieta i,'sula .. (Ree. 48, C. 144 r.)
'(4) 1 35 0 , 15 aprile L. '02 a So,co Gentile pH0i dell' uffici.) Corsica pro
P
exftederdis pro i//is orjni4reris ,gentibzes e,rù/entibus in insu/a Corsice. Pro
eorum redditu pro l'orrore et Jidei co,nr,nis fanne ne forenses se posscnt de
comuni farine cori queri (Ree. 48, C. 29 r.).
-
22 -
stello di Patrimonio ricevono nel settembre 1349 quattro lire al
mese, nell'aprile 1350 quelli che devono recarvisi hanno una paga
di L. s (i).
Così il progetto di ricuperazione della Corsica andò miseramente fallito, non per difetto di preparazione o per opposizione nemica, ma sovratutto forse per la peste.
Come avvien sempre in casi simili, l'insuccesso delle grandi
spedizioni organizzate nel 1347 da Giovanni da Murta lasciò una
traccia di depressione per gli anni successivi. Genova anzichè
aggredire è minacciata nei possessi suoi; par che in quest'epoca
siansi aumentate le fortificazioni di Calvi (z); il Cabrera attacca
Alghero ed il suo territorio di cui Brancaleone Doria e i fratelli
aveano venduto all'Aragona la loro partecipazione. 117 marzo 1353
il duce Valente avea acquistata pci comune dagli altri Doria
Alghero di cui 532 cittadini giurarono fedeltà (), ma ciò non
impedisce al Cabrera d'impadronirsene poco dopo..
I tempi volgono tristi per Genova; la guerra coi veneziani alleati agli aragonesi mette in gravi angustie il comune, la sconfitta
di Antonio Grimaldi segue alla vittoria di Pagano Doria e a Genova nel governo interno abbiamo il breve intervallo visconteo.
Le condizioni nell'isola si sono aggravate; D. Pedro si decide
a venir a prender possesso dei suoi regni di Sardegna e di
Corsica; il papa, col quale avea avuto qualche attrito pci ritardato pagamento del tributo, è nuovamente d'accordo con lui
e per favorirne l'impresa gli concede per tre anni metà della
decima di Sardegna e Corsica (). Viene il re in Sardegna dove
il giudice d'Arborea gli si era nuovamente ribellato, visita.
Sassari, entra solennemente in Cagliari, va e ritorna ad Alghero
che progetta di colonizzar con catalani. Per fortuna di Genova
le turholènze della penisola iberica 10 richiamano colà ove rientra
(i) Rue. 47 , C. 54; Ror, 1j8, C. 144 r. e 89. Siiccessiva,neote vi furono
come castellani rai(a) Barabino, Nicola (le Bav;Lro e Leonardo Mezzanotte che
vi si recò nell' apri le 1 35 T ; dopo non ''e trovo più men zion e (Rac. 48,
e. 25, 89, 144. Rar. 49, e. 103, 147).
(2) E 3 E , 18 I tiglio,Gio Botticella
Ila di capo c oso L. 6 per portare
a Calvi 1(ì moggi (li calce. Rc,c. 50, e. 117.
3) NSS. 53, (del Giustini:iiii). c. 485
() Da Avigìoiic, 'o ha i . clic .it OlIO Il 1" tiSica t . - dal CA3I SI AOl.
— 23 il 12 settembre; poco dopo la guerra colla Castiglia lo distrae
dall'intervenir attivamente negli affari di Corsica (I).
D'altra parte Genova, o per meglio dir l'arcivescovo di Milano
che ora ne è signore, il 1° giugno 1355 in seguito ad una nuova
vittoria di Pagano Doria ha concluso la pace con Venezia e
riacquistata con ciò una relativa libertà d'azione (2).
Ma la presenza in Sardegna di D. Pedro avea riacceso lo
zelo de! suoi antichi partigiani, Guglielmo della Rocca va a
fargli atto d'omaggio; la guerra civile fra quei signorotti si
riaccende più viva che mai (3).
Pci genovesi il pericolo in questi anni è grave, ne vediamo
l'indizio nelle misure adottate per la difesa di Calvi e per quella
di Bonifacio (a) . Poichè Guglielmo della Rocca col suo omaggio
a D. Pedro ha tradito questa volta apertamente il comune, si imprigiona il figlio suo Enrico tuttora ostaggio dei genovesi dall'epoca di Gotifredo da Zoagli e da Bonifacio ove poteva riuscirgli facile l'evasione e la sua presenza d'altronde esser pericolosa, lo si fa ricondurre a Genova (a).
(i) ZURLTA, Op. cit., L. vili.
(2) MSS. sia, C. 229 e 270.
(3) F1LEt'l'i NE.
:4) 13s4, 3 Riglio. a Filippo de Petrarubea podest& di Calvi, sono Int.
gate le spese occI >rscgli w" far imjiumrv-e i verretoni, per filo (li l,al i ste, costruzioni di bertesche nel castello cc, Rac. , e. 73 r. (il salario dei balestreri
è SiLlitO i L. 4, quello (lei servienti a L. 3). — 1353, spese per riparazione
dei fossi nel castello di Calvi Scsi lenze 65, e. 8 r. — 1356, i I ottobre
- vi si deve recar Gabriele Zurlo per affari del comune d'incarico del capitano.
AThss. 7, C. (97. — 1356, 15 setL invio di legname a Calvi per L. 220,
Atass. 7, e. 293. — 1356, 2 dic. Ad Ant. de Levanto olim capitano dei halcstrieri spediti a Bonifacio - 6 in. e Io giorni cominciati il 26 giugno 1355.
ìtass. 7, e. 531 r. — Dovette trattarsi di forza di certa iiii portan7a essendovi
un capitano; le squadre minori, da IO a 25 o 30 balestrieri o servienti, era,,
comandate da capoi-ali.
(;) 1356, i I marzo . A Nicola (le Castello « burgense Bonifacii L. 38
5. 15 pro stipendio suo et sociorom c'im una barca pro conducendo de
Bonifacio in Jan 'mm bliuu, D. Gui I lelmi de Rochi, quas prom isse fuernnt
per potestitein Bonifacii ». zJfass. 7, C. 342. — Ritengo che sia da collocare al 1355 l'atto di omaggio clic il Filippini dice Guglielmo (Iella Rocca
essersi portato a prestare al re d'Aragona, allorché egli era sotto Bonifacio,
e in seguito al quale i genovesi clic sin dal 1 34 0 ne ritenevano in ostaggio
- 24
Questi gli ultimi provvedimenti adottati ancora dai capitani
viscontei per la difesa dei possessi genovesi in Corsica, ridotti
a Bonifacio e Calvi (i). Il 15 novembre Simone l3occanegra riprende il potere; poco dopo riprenderà anche l'opera che forse
avea già tentato_nel suo primo ducato colla spedizione di GotiFredo da Zoagli, che ritentò poi con mezzi più grandi ma iiifruttuosamente. Giovanni da Murta. Questa volta il Boccanegra la
condurrà Felicemente a termini, con mezzi ed indirizzo diversi
del tutto da quelli adoperati nei 1340 e nel 1347.
LT.
È la storia di questa unione del comune di Corsica al comune
(come la chiama benissimo il Filippini, poichè vedremo
che questa volta non trattasi più d'una recupera/io el acquisilio
come la progettava Giovanni da Murta nel 1347) quella che
esporrò brevemente colla scorta del racconto concorde di
Giovanni della Grossa e del Cirneo, completandolo con quei
di Genova,
i figlio, imprigionarollo questi). Egli parla d 'omaggi o personale. ora [lei 1346
la squadra catalana devastò il territorio di .Boii i [acio tua il re non v' era ; il
i radimen to di Guglielmo in clt teli' epoca si hm i tò isrolatbilnaen te, anche per
I vele il figlio in ostaggio, a corri spi tndenze e uatteggi di etti il governo 'li
Genova ebbe certo conoscenza, tua che non credette prudente repti 't'ere più
seveu-amenle. limitandosi ad imporgli la nuova sottomissione del 28 aprile 1347;
nel 1354-55 invece il re d' Aragona si trattenne lutigamenie in Sardegna, si
preparava evidentemente all' impresa di Corsica ed è perciò naumr;ile che in
'ma delle visite che fece a Sassari e ad Alghero, forse anche con qualche
lo il
comparsa Ilanti Bonifacio. Gm mgi ielmo della Rocca, ritenendo onnai venuto
tempo di scuotere il giogo (li Genova, che evirlen te,nes, te dovea subire tremendo
dopo i carteggi col re d' Aragona del 1345, si:Lsi recato a prestargli omaggio.
i) Potrebbe tuttavia anche essere che lo intelligenze fra il popolo col-SO
ed il coniune (li Genova, delle quali vedremo I' indicazione 1101 T357, fossero
cominciate sin dati' oli obre del 13_56, negli ultiumii giorni del governo del capi inno vi sco nteo. ].ueh i mio Dal Venne ; uovo infitti nei jÌ/ass. 7, a cole 96,
alla data i 356, Ì i ottobme. ttmi pagamnen to in forza di n1nid. del I' 8 d. ,uese
a 13a1 miele latri o « i turo in Corsi ella rit 'l' ti busdani n cgociis, de mandato D.
Capi mmi et alìci:m noruam »
O
25 dati che ho potuto raccogliere in questi ultimi anni su codestd
interessantissimo periodo della nostra storia interamente traT
scurato dagli scrittori genovesi.
Prima d'incominciare il racconto di questi fatti mi giovedì tuttavia esaminare le condizioni speciali che nel 1358 (i) condussero la Corsica ad una rivoluzione tanto radicale qual non s'ebbe
in nessun altra regione d'Etalia; l'indole del governo di Simone
Boccanegra che determinò la sua condotta verso la rivoluzione
corsa, e le circostanze eccezionalmente favorevoli della situazione politica che gli consentirono di unire la Corsica a Genova
senza sacrifici né d'uomini :nè di denaro e col consenso di tutte
le potenze interessate, a cominciar dal re d' Aragona, re di
Corsica, come s'intitolava dal 1297, al papa che se ne attribuiva, e a cui se ne riconosceva, l'alta sovranità.
Comincio dalle-condizioni della Corsica sulla metà del secolo xlv.
Allorché col consolidarsi degli stati, comuni o principati, il
feudalismo cessò di adempiere ad una funzione sociale, ovunque
le popolazioni mostrarono desiderio di liberarsene, preferendo
il dominio diretto del sovrano; seppure dispotico, all'esser tosati
di seconda mano. È un fatto generale, nè la Corsica fa eccezione; in ciò forse la spiegazione della domanda che le popolazioni dell'isola riunite a Lago Benedetto fecero alla republica più
tardi, nel 1453, d'essere assoggettate all'ufficio di S. Giorgio (2).
E domande d'esser governati direttamente da Genova anziché
dai loro signori troviamo anche in epoche più recenti, sebbene
(i) Giovanni della Grossa inette la rivoluzione un anno dopo, cioè
al 1359 la differenza proviene eviden te,ne,ite dall'aver egli attinto a fonti
nelle quali si nsava la cronologia pisana « ali inearnacion e », oso colonne
in Corsica nel xlv secolo, ,',llorehè non erano notari genovesi clic rogavano,
per le tradizioni di Pisa a etti ei-a ancora ccclesiastica,oe,ite soggetta metà
dell'isola. Lo stesso vedesi nell'atto rogato nel 1347 in Sardegna, ad Alghero
PC] la dedizione di Sassari, .1.' anno a Genova l'i-i ncipiava il 25 dicembre.
Quanto al]' appunto clic il O regori fa al Filippini, d' aver messo questi a"veli iioen ti al 1459, è puerile percliè (la quel clic precede e dalle linee seguenti
appare evidente clic trattasi ti d' una svista nella trascrizione o d' mi errore
di stampa.
(2) Si LvE ci Lo, Gr,snrse,' J"iswns'u'esrn, TI, p. 109.
- 26
il governo della republica fosse per la Corsica tutt'altro che
paterno (i).
Si noti che il regime feudale in Corsica dovea riuscir più
intollerabile che non nelle regioni continentali dell'alta e media
Italia. Qui generalmente l'autorità sempre crescente dei principi, l'influenza di grandi e potenti comuni liberi, l'irradiamento di grandi centri di coltura, aveano contribuito a mitigar
la crudezza del feudalismo, ad ingentilire i costumi dei signori.
In Corsica invece nessuna autorità sovrana vicina, principato o
republica, che frenasse i soprusi dei baroni, nessun gran centro
di coltura donde penetrasse un'aura di civiltà nei loro manieri.
Nemmeno importanti le sedi vescovili (dipendenti o da Pisa o
da Genova), presso le quali in molte altre regioni le plebi trovarono nei primi tempi protezione contro la tirannia feudale.
Poco più di mezzo secolo prima dell'epoca di cui tratto, Giudice
di Cinerca ci porge un tipo spiccato della sua classe: astuto,
perfido, orgoglioso e crudele all'eccesso; nella convenzione
che stipula con Genova nel 1280 è caratterizzato meglio che
noi potrebbero dieci pagine d'uno storico (z). Un secolo dQpo
l'epoca di cui m'occupo, tacI 1464, Antonio vani, sarzanese, ci
dipinge i signori corsi, cinarchesi o capocorsini (cioè Gentili e
de Mari) e le famiglie de' caporali elevatesi da poco e dei primi
già imitatori, come dediti soltanto agli esercizi violenti, alle gozzoviglie e stravizzi, vaghi di querele, abborrenti dalle lettere e
(i) Vedere all'arch. niunie. di Genova MSS 919 (raccolta Pallavicini) le
violenti accuse contro i signori il' Isola che Giopicoite di Giovachino ,,oe,ratore universale (sic) di tutti gli uomini soggetti alla signoria d'.l sttia n'nove
a quei dinasti, chiedendo pci suoi rappresentati d' essere posti sotto il doniinio diretto del Senato. Per incidente, è curioso che il procuratore dei signori d' Istria in questa circostanza era messer Gerolamo Bonaparte, asce,,dente diretto di Napoleone. il quale come parecchi altri della raniiglia esercitava in Aiaceio la professione di ftiatcse. cioè procuratore legale, a Genova
allora cansidico. (Devo l'indicaz. di questo doc. alla cortesia del cav. Boscassi,
archivista del noaicipio).
(2) « Tre,,los tind verschlagen, voli iter hochsten Stolz und Sebsdiewusstscin
erftìllt », scrive il Caro. Giovanni della Grossa narra che in un'occasione fece
cavar gli occhi ai cadaveri dei genovesi uccisi e gli spedì a Genova in salàmoia. Sia pur t'ti a delle tante leggende che di Giudice restarono nell'isola
tuttavia prova' qual uìen una di crudeltà abbia lasciato.
- 27 --
da ogni coltura, oppressori d'una plebe ignorantissima e povera,
ma ciò non di meno onesta d'indole, generosa di quel po' che
ha, assetata di giustizia (i).
Che un secolo prima l'indole e i costumi dei baroni corsi
non fossero migliori che al tempo dell' lvani non è difficile a
credere. Una successione d'omicidi e tradimenti fra i più prossimi congiunti è la cronaca del della Grossa; • ma più grave è
l'autorità di papa Giovanni XII che nel 1331 riputò necessario
intervenire, invitando i signori corsi ad attirar nell'isola persone
colte che dirozzassero la mente e i costumi dei loro figli, esortandoli a smetter di perpetrare o instigare omicidi, a non essere
i tiranni dei toro vassalli (2).
(i) Due lettere di Antonio frani vicario a Biguglia nel 1463-64, poI»
hlicatc nelI'Arch. Stor. i/al., 189T. Circa i caporali da lui menzionati noto
che ' caporale nel senso di capo, caporione, troviaiìiO usato in Toscana nel
trecento; per es. Matteo Villani Lib. IO cap. 31) parlando dei partiti fra
i baroni di Sicilia: dell'una parte erano i l'alisei i caporali....dell' altra
era i.). b'rasco d'Aragona caporale. Il RF.zAsco, Dia. si. amm. citando il
MoRolo portacaporale del popolo si disse primamente io Firenze il confalonicre delle compagnie del popolo e così in Corsica tosto che quell' isola
venne a popolo . e una frase (Iella cronaca del Malespini feciono trentasei
caporali di popolo e levarono la signoria al podestà i Ora è d'uopo ricordarsi che in Corsica la lingua toscana si parlava e abbastanza pura prima
clic si corrompesse con parole e modi di dire genovesi. Per contro da noi
caporale è sempre usato come grado della milizia ed anzi a differenza che
altrove, come il grado più basso, talora sinonimo di conestabile, tal altra a
questo ancora sottoposto un caporale coli io balestrieri è la forza assegnata
ai vicari delle riviere e dell'oltregiogo ; son nei castelli, per CS. a Lerici, un
caporale e c6 balestrieri ; talvolta eccezionalmente comandano sino a 20 0 30
balestrieri o servienti; per forze maggiori si (lestiilaliO capitani, I'' CI. 2 capitani
e 'no balestrieri a Savona nel 1356; anche lo stipendio è misero, per lo
più un So lire all'anno, mentre un semplice balestriere ha L. 3, S. io al
mese, cioè all'anno L. 42 ; colla parola caporale non son mai indicati da noi
ufficiali civili nè in città ne nelle riviere; se io queste ne è talora spedito
qualcuno è sempre con un drappello di truppa, è tu, distaccamento àt servi-io di S. P. come ora si direbbe. (Aiass. ir, C. 66, 122 r, 129; illesa. 12,
e -43, 47; Mass. i$, e. 65 r, 73; Mass. 16, e. 73 etc.; Rac. 52, c. 74, 13, 131;
Rac. 54, e. r36, 17<)r., 191, 204, 221 inc.; Sent. 70, e. 70, 121 r, 250 r, ete.).
(2)Magistros quoqtte seri viros alios eruditos in grainnlatica ci aliis selso.
las tic i e di scipl iiti e quererc et halre in dietaa i nsula studeati s, (liti lì I os vestris
28 -
Per peggiorare le condizioni dell'isola, alla assenza d' ogni
autorità moderatrice, ali' indole rozza e tirannica di quel feudalismo, in questo periodo s' aggiunge I' anarchia feudale, i tentativi di Giudice di Cinerca, di Guglielmo della Rocca, di fondare uno stato col titolo di conti di Corsica fallirono per
l'opposizione di Genova, per l'invidia degli emuli sopratutto.
La guerra civile è permanente e generale tanto che il Filippini, pur scrivendo in tempi per la patria sua infelicissimi, giudica codesti che precedettero la rivoluzione popolare anche
peggiori (i).Sintomo d'un profondo malessere sociale è la setta de'Giovanali
clic il della Grossa assegna appunto verso il. 1354. Ne è oscura
la storia ma par evidente clic, come più tardi altrove, alle eretiche si appaiassero teorie antisociali; sorta per l'opera di due
bastardi d'un di quei signori la setta dilaga rapidamente nell'isola, minacciosa tanto che la Salita Sede crede urgente spegnerla tosto e invia all'uopo un commissario ed armati che in
Alesani ne sterminano gli adepti.
E appunto in queste circostanze Enrico della Rocca evaso
dalle carceri di Genova sbarca in Corsica, per raccogliere intera, per la morte di Restorello, l'eredità del padre ucciso in
una di quelle guerricinole tra feudatari. Riprende gli stati aviti,
prepara certo rappresaglie e vendette, nuove lotte, nuovo sangue
e miserie all'isola.
Ed i corsi insorgono contro i loro signori. È possibile che
nel Cismonti si mantenessero Iraccie di governo di comune (2),
in grainniatira instruant ci ninribus bon Is inlorment Ct doccant eccicsiani sancLni cath i I cani reverere et de ipsornm cordibns i gnoran tic nubcni cxpcllen i.
ri ,,uicid in perpetrare vel pcqelranda consulere in ,x1 5 001 nihus ticsiii e Us, erga
,'assalc,s ci snbd i Los vestros hnnia iii e, iena non ivi-ai iinrlein exerceati s... . » .
rio/a ,,n/ve,-sis com/iiòns, v,arcl,fonib,cs, ijaronilncs el a/ns nobi//bus Vnsuie
Corsice, riportata dal CA MiO A&i, L. \, p . 265.
(i) e.... pinechà mai fossero in altri secoli restavano afflitti. se non i` era,'
tanti eserciti o ''meiosi, sorgevano per I' opposto guerre e tanti i ' crailo i
li impicgat . . . Non tosto che uno s' era fatto signore cIelI' isola un altro
IO sorgeva e gli toglieva in un gi ori, n quel clic avea stentato - un nullo a gna
dagn ire. Così Gnglicl ni,, della Rocca a ere(2) lI Filippini ci parla in qualche punto di terre clic si reg'nrn no a
comune, il non] e di Mm, d/ conugize persi stette nell' isola, abhianic ' n,e,noria
-29--
che lo spirito democratico di ribellione dalla Liguria e dalla
Toscana, le regioni colle quali i corsi avean più intimi rapporti,
penetrando nell'isola vi ravvivasse tradizioni e germi lasciati
dai pisani. Un'influenza dovea pure espandersi da Bonifacio e
Calvi che gocicano libertà comunale e privilegi; neppur potrei
negare, sebben non 'consti, la possibilità di qualche eccitamentò
dal governo genovese. Ma io ritengo che la causa immediata,
impellente, della rivoluzione del popolo corso stia « nella mala
signoria che sempre accora i popoli soggetti
E si noti una circostanza, la quale prova quanto asserisco,
che il feudalismo in Corsica dovea riuscir più intollerabile clic
altrove: è che, sebbene nei secoli xui e xlv un alito di sommossa popolare commuova tutte le regioni dell'alta e media
Italia ed in molte riesca vittorioso, tuttavia in nessuna s'ebbe
una rivoluzione così generale e così radicale nelle tendenze
"ome questa di Corsica 'del 158. Gumprincipes tiraiinice ittiperarejz/, scrive il Cinico; perciocciiè tutti questi signori opprimevano
taitto i poveri popoli che appena peccano respirare, dice Giovanni
della Grossa e trascrivono senza osservazioni, il Ceccaldi che
pur apparteneva alla classe dei gentiluomini, ed il Filippini.
Questa la causa della rivoluzione del 1358 in Corsica. Che,
troppo deboli per resister da soli alla inevitabile riscossa dei
baroni spodestati, quei popolani si rivolgessero a Genova in
quel punto era inevitabile. Pisa dopo la Meloria avea smesso
ogni velleità d'immischiarsi negli affari della Corsica, Genova
per contro era allora floridissima. I dinasii corsi si rivolgevano al
re d'Aragona contro Genova, il popolo corso chiederà l'aiuto
delle n ' mine di uova cotifalonieri di lievi fatta nel 1289 da Luclietto Doria
di (],le vicari costituiti scora valle pievi riunite a gruppi : con fo/ct, ferì e
T'ùvrr/ sono corsi. Confaloni cri abbiamo pure veduto - al Capoeorsn ud
'3270 1342. Ora il nonio di confaloniere è eridentcmente tradizione pisa,,:'
pluichò in Ligtiria aveva,no collie autorità locali antica,nente i consoli, sempre
più d'uno; i con falon ieri trovo di rado e solo come capi di conest agie nella
città. Sotto il governo pp° I are dei governatori, spari te le signorie I.rovcremo
il e i o podes tcric come in
i con faI,,,, ieri estesi a tutta 1' isola c le pievi riunito
Liguria. L' elenco dei coli raloii ieri nominati da Lucchetto Doria trovasi in i ai
regi suo clic il SII,, .verì/x, ci lasciò (0,d, scriptie ,Driim dn,e,'sa,,un ar/ori. ai)
ilIo/. poli//e/te il tozzo 6 e qual acola> Dori IL ncor1,or,S lOS IlOi annafi.
3° del popolo genovese contro i propri signori; è un'affinità d'indole
e di tendenze-che gli avvicina; un concetto comune ispira Sambocuccio d'Alando e Simone Boccanegra:plebs deprimens nzagnos.
Flebs fatti ;nagnos deprimens, est agnus in agnos, è la signi-
ficante divisa del primo capitano del popolo (i), Guglielmo Boccanegra, che ad un secolo d'intervallo par voglia riprender per
se il suo nipote Simone, ansioso questa volta di vendicar quello
espulso dal governo dai nobili, I' avo Lanfranco da questi stessi
ucciso in Fossatello (2).
I Boccanegra eran d'origine, se pure antica, umile (3), come
(1) Il suggello dei comune di Genova in lilla lettera del capitano Guglielmo
Boccancgra a Desiderato Visconti, a Ventimiglia, colla data del 26 agosto
1 257 è così descritto: a4rps ferens veri/bern curI, mete snjer asia veri/li
e intorno la leggenda clic l'o riportato. (Mi. Giov. Arnandolesio, E 5 , i A e. 9).
crr. colta divisa del comune di Alessandria : deprirnii e/a/or levai Alexandria
sirotos.
(z) Tuttavia nel 1,d,no ducato salvò le case dei nobili e la vita di Rabella Gritualdi dall'ira della plebe.
(3) Giovanni Boccanegra macellaio nel 1214 o per li, Giovanni maestro
d'ascia e suo figlio Andriolo nel 1274. 1281, 1291, Filippo pure maestro
d'ascia nel T288, Nicola merciaio nel 1300, Anubrogio di Nicolino gnainerio
nel 1321, Antonio. di A.renzann, ancora macellaio pure nel 1321_ E singolare la parte che i macellai presero alla prima elezione del Simone Bocca.
negra a duce; nell'atto relativo fra '8 sapicrzii del comune figiurntio ire macellai
FaoER., col/eri, e CICALA), un de primi atti del nuovo governo fu il condono
ai macellai dei fitti arretrati dei loto banchi perchè mace//ani veli,t imiti
pnòàlici zelaiores mn//rese profueneni ad facicndurn sia/rene ftrrsen/ern (Div.
capitoli 13421. È da notare due nelle regu/a capiiu/orurn di pochi anni pzinm
invece era detto ....fte,n quoti macellarii inn/ v'eI /slurisnurn persone 7,to/e
condicion /5 sia/nirnus quoti non peter/i eù fermiun su aliqun re dan nel proe si prescriveva dovessero pagar le pigioni anno per anno. Antonio
R tabeo ,nacellaro è viceducc .nel 1359. Secondo un' amena versione che da
I' ASSEtATE nelle sue cronache savonesi p. 296 (pubblicat(1 (IL Giu. Assereto,
Savona 1897) la rivoluzione del 1339 fu cagionata dalla carne di castrato che
Sinio,, Boccanegra aveva i,nbandi to ai suoi ospiti nel suo banchetto nuziale,
mentre i nobili pretendevano quel, cibo riserbato alle loro ,uiense, onde avrebbero voluto far decapitare il disgraziato macellaio che gliela aveva venduti. Ti
Boecauogra ammazzò il boia e liberò il macellaio, il popolo prose le armi.-..
e così di seguito a Genova s' in titui il ducato perelu è il popolo potesse
:!ngi at-e libera,ncn te del castra Lo.
- 31 -
i Fregoso e gli Adorno, ma ormai la famiglia cui apparteneva
Simone s'era fatta ricca e potente; banchieri in Siria nel 1249
C 1250 Anfreono e Guglielmo (i), un Guglielmo, probbilmente
lo stesso, capitano del popolo nel 1257, Nicola vicario generale
in Corsica nel 1290, Marino ammiraglio e architetto del molo,
il fratello del duce ammiraglio di Castiglia; per parte della
madre Ginevra Saraceni da Siena, Simone discende dai signori
di Redenasco donde il nome del fratello Egidiolo; sono imparentati colle famiglie più illustri le quattrò sorelle della madre
già nominata sono accasate a Genova nelle famiglie Gentile,
de Mari, Lercari e Salvago, la moglie del duce, 1i Costanza,
è di famiglia comitale, Giovanni, di cui specialmente dovrò occuparmi, ha per moglie Fresca Doria, una nipote sposerà uno
degli Spinola di Lucoli. Ma con tutto ciò ostentano il loro carattere popolare; nell'atto della prima elezione di Simone nel
1339 Ò accentuato ch egli è de populo c/ de grevno populi; a.
questo forse devono la loro popolarità, ma anche il fato tragico
che incombe sulla loro famiglia e la persistente antipatia che
inspirarono in generale ai nobili (2).
Il successore al primo ducato.di Simone Boccanegra, Giovanni da Murta, sebbene non delle famiglie illustri e potenti,
(i) Nelle carte genovesi della BibI. Natio,,. a Parigi, docuni. citati dal
PAPA-' AMICO, i titoli di credito, Catania 1886, appendice.
(2) III un sunto storico delle cose di Genova del sec. xv', scritto evidentemente da n,,o dei nobili vecchi, (MSS. ((9, Arch. st,, e. 34) l'autore
dopo una polemica sui nobili e popolani espone con compiacenza come questi
)3occaoegra fecero eterna penitenza. ra,1,menta Guglielnio espulso, suo fratello
Lanfranco ucciso dai nobili, il nipote Simone avvelenato e con z'itttperùs sepolto, il figlio di questo eletto capitano dalla platea fatto decapitar 'la! :l3otcicault. Avrebbe potuto aggiunger Egidiolo fatto uccidere dal re di Castiglia (?)
secondo il Giustiniani. E prosegue lo ho conosciuti due fratelli iloccanegra
ben tapini, al pnscn/e sono estinti, degli altri tutti sino agli ultimi o ysuocìzi (sic)
si trovano senza qualità alcuna di grandezza, o non gli è, o pn?e si può
dire non restare più dominio ,,» huomini il' autorità. Questi tutti conte si è
detto anno dei pritni mercanti del popolo ecc., e prosegue fllosoflcan,entc
osservando che se avessero continuato a no,, immischiarsi negli affari pula
bllci non avrebbero procurato tanti disturbi agli altri, non avrebbero perduto
a,,i,na e si sarebbero goduti in pace le loro case, ville, i pasti ed il sonno,
- 32
apparteneva tuttavia ad un albergo nobile (i), unico esempio fra
i duci .a vita; il successore Giovanni Valente e Simon Boccanegra stesso negli ultimi tempi del suo ducato, aveano atjimesso
i nobili a metà degli uffici. Ora, ripreso il potere in una sommossa sanguinosa, egli accentua subito più ancora che nel primo
ducato il carattere del suo governo; è vicario generale dell'impero e difensore del popolo, ghibellino e democratico e più
questo ancora che quello, perch'e governa coli popolani guelfi e
ghibellini; un democratico violento, esclusivo, Non solo il suo consiglio si compone soltanto di mercanti ed artefici ma dei nobili
i più potenti manda al bando, tutti disarma (2), tutti esclude da
ogni ufficio, tutte le cariche principali devono essere date a gente
de populo et de gremio populi, come lui (3).
i) La distinzione fra nobili e popolari si à gradatanic,ite Ogliula piú
RC
celi luata sino a questo periodo, e dippoi è seni prc rigorosa,ileii te osservata in
trini gli atti governativi e notarili a Geni l'IL e pci cittadini genovesi, si n'i
alla ntiovk costituzione del
1528,
non ostante le. frequentissime relazioni che,
i legami fann guari, (l'interessi e politici hanno s (abilito fra le ci assi; i popolari
distinti son qualificati e 4rregt'; ai' Snuh, un Giusti i iaiii , un Fregoso od un
Adorno, sia pur ittilcs, conte palatino, signore di fendi o anche duce, riceve
negli atti il titolo di egregio, doi,ii,to, sp,tmbile, ,no,,ìfico, ntagn//ieo e potente, illustre, secondo i casi, mai quello di nobile. Gli alberghi che i popolari coniinciarono a forniar in quest' epoca (il pri n'o, (luci dei Giusti 'unni , è dei i 362),
ad i,nilaziooe di quelli nobili. non soli l'la' considerati come alberglii
alberghi 'lei
riparti dell' imposta, aia i conipon enti ne soli ri parti ti come tutti gli altri
OOliLl'I nelle .coiìestagie. Per contro fra i popolari, iluercailti ed artefici, tro"all si iii, ilierosi (li scenden ti dagli all ti chi ari "anni e dei piccoli signori spododestati dal couinnd, molli rami dei conti di Lavagna non entrati nell' albergo
nobile (lei F'ieicl,i etc. In realti nobili e popolari, nicno pi)chissillie eccezioni,
ancora iii questo tempo aveallo le stesse origini cd erano egualmente i discendenti di vigorose schiatte indigene
cOlI qUILlclle iIlilcStO di sangue gerlilail icO.
(2) 1356, 24 diccini,re.. Pagamento a due nane/i costituiti c super armi
nnhi liu,n requireodia w cori apod. del giorno prima. ,Aiess. 7, C. 348 r.
1359.
20
maggio;
didite
,,e anni (li volta ove si conservano le armi dei nobili.
(3) Decreto nelle Col/rc/enea del Ferlerici (e nel MSS. Cicala) ove par
elle il dileggio s , aggiunga all' t,ffesi . I nobili sono tuo 'lessi a metà degli ttfflèi
ma pcI bene del popolo e 'nel loro stesso interesse sono esclusi dagli uffici di duce,
anziani, vicari nelle riviere e oltregiogo, viceduci, sindacatori, castellani dei
castelli, podestà di Monaco, elettori degli ufficiali del comune, ufficiali di
castellanie nella podesteria di Savona, podestà Noli. di Albenga, esclusi pure
— 33 Forse nella sua violenza contro i nobili si celano ambizioni
più audaci. Appena è eletto il suo consiglio e i quattro cancellieri son vestiti a nuovo adhonorem crealionis D. Ducis, (i) pochi
mesi dopo gli stemmi ducali erano dipinti sulle bandiere (2), i
inassari passano i proventi dell'appalto dél lupanare pubblico
alla duchessa, così è designata, perchò gli eroghi in elcmòsine
a zitelle povere che vanno a marito (i). E nel primo ducato
avea fatto trasportar suo fratello Egidiolo in Spagna dov'era
stato nominato ammiraglio, a spese dello stato sopra una galea
del comune (), s'era fatto retribuire una somma per allora vistosa di L. 3535,12,9 per spese di rappresentanza per .ricevimenti di ambasciatori di papi, re, priòeipi, di nobili d'Italia e
neccessarie adhonorem comunis (). Sfoggia fasto principesco, lusso
di cavalli, d'argenterie, di gioie 6), fa dipingere le sale del
palazzo ducale, mantiene falconi e fiere addomesticate. A tutte
le cariche più importanti, vicariati nelle riviere e oltre giogo,
comandi dell' esercito e della squadra, tanto nel primo che nel
secondo ducato prepone i suoi fratelli, al fratello Egidiolo anche
dopo che è ammiraglio di Castiglia fa fornire assegni dal comune, ad altri parenti conferisce posti, se non elevati, lucrosi (7).
E infine un contrasto che colpisce tanto nella politica interna
che nelle abitudini di vita privata col suo predecessore Giovanni da
Morta, temperato, modesto, l'unico forse fra i duci a vita che
abbia come si propose a modello, imitato nella condotta i dogi
di Venezia. Ma ciò non di meno,, non ostante la partigianeria
e la violenza del suo governo nell interno, le mal celate aspirazioni al principato, la tendenza a signoreggiare, clic accumulecia ogni serilmnia. . . . Devo ,,olar . tuttavia che in quel decreto non si legge
I' esclusione dei nobili dall ' i, [firin di patroni di navi, Sieri da guerra clic me'
co, ti li, di clii parlano i nostri storici. sd
(i) J Iic7ss. c. 7, c. 386. - (z) Jlioss. 8. c. 37 . - (3) Ecc. :2, c. 4.
— (i) Ifun. i e. i]9 r. - (S) Ecc. 45, e. 9 e 139.
(6) Dalla vendita fatta dl comune di tutti gli effetti suoi scqoesti-nli dopo
in stia morte si ricavò: per cavalli L. 760,9, per ai-ge,, lede L. 2975. '7 .5
i'° gioie 5310,1 r,6, per snpel]etti li L. 2946,1 3 6, soi'iiiie rilevanti ssi ne in
quell' epoca. Ecc. 69, e. 12 e Seg.
(a Nel 1343 Aol. Boccanegra è gabelotto del salealla Spezia. Ecc. 46,c.50.
V. sopra dei resto che anche il Gio da Murui assegnava comandi d' cselciti
e squadre a suoi figli.
- 34 -
ranno contro di lui tanti odi i quali .scoppieranno poi in modo inatteso appena sarà morto (i), non ostante tutti questi gravi difetti
è innegabile che rivelò qualità d'uomo distato non comuni; nei due
brevi periodi del suo governo la sua politica estera abile, ardita
con prudenza, energica all'occorrenza, ricorda il periodo dei due
primi capitanati Spinola-Doria ed ottenne grandi risultati, fra cui
questo onde ragiono, l'unione definitiva della Corsica a Genova.
Coadiutore principale del Boccanegra nella politica estera
è Leonardo da Montaldo, vicario del duce e la seconda persona
dei governo, giureconsulto, di famiglia di Gavi, figlio a Paolo
da Montaldo pure giureconsulto. Già questi, nel primo ducato,
il ]3occanegra avea impiegato in importanti incombenze diplomatiche, nel 1340 come ambasciatore al papa, nel 1341 al re
di Majorca, nel 1342 con Giovanni Garibaldo e Leonardo Embriaco al re di Francia (2). Il figlio Leonardo si può dire che
è lo strumento più attivo della politica estera del Boccanegra
nel suo secondo ducato; colto, ambizioso (3), al duce devotis(i) Appena fu morto oltre il sequestro dei l,eni sovra accennato e quel
delle somme eh' erano presso la vedova sua, a' arrestarono i suoi fratelli Giovanni, Bartolomeo e Nicolò a' quali pure si sequestraron gli effetti e si tradussero nel castello di Lerici rafforzandolo e aumentandone il presidio, un
caporale e sO balestrieri di cui sei esclusivamente per la guardia dei Boccanegra. Fu instituito un apposito magistrato di otto sindacatori per esaminarne
la condutui... Al primo duce di Genova fece far poverissime esequie il comune
spendendovi L. 16,3; particolare pietoso e ignorato, si fecero insieme le esequie
d'una fanciulla di lui, cninsdam fi//e ìicii D. Simonis, secondo ogni mappaparcnn vittima (li quegli odi politici e il comune vi spese L. 15, 12, 6; pochi
soldi meno clic pel padre! Seni. 69. e. 12 e 15.
(2) Alga. I C. 102, 224, 232; Rare. 45, C. 6.
Leooardus
de
Montaldo
jurisperiq.
Pauli,
legista
de
populo
gui.
.
() .. .
bellino valde potens in dominio dicti ducis qui suo prudenti eonsiho astutoque opere ipsius duci reginuni dicel,atur ndlis valde • così lo STELLA; il
Boccanegra lo usandO poi console in Romania. Nel 1358 I' imperatore Carlo IV
lo creò conte palatino (v. diploma in alti Noi. Bari. Sambuceto. 'i. a, e
altrove), tentò impadronirsi del daalT colla violenza nel 1365; agi molto
faziosamente anche l'ei due anni successivi ; finalmente ottenne il ducato nel
1383, per poco, essendo morto nell'anno seguente. È riinarclievòle che
egli come già il Boccanogra mea forti amicizie fra i pisani e ne conservò
anche fra i corsi, numerosi fra i ribelli che nel 1366 condusse alle porte
della città. (9 iusTJ NIANI).
- 35 -
si,no, e da questo impiegato nei più delicati maneggi ; fin dal
dicembre del 1356 a Sajona per indurla a ritornare al comune (i);
nel 1357 a Pisa, a Firenze e in altri luoghi, nel 1358 a Firenze,
Bologna, Ferrara e Pisa, poi in Lombardia, al marchese di Monferrato, in Sardegna e in Corsica, come più tardi in Romania (2)
è in moto sempre; delle trattative che condussero ali' unione
della Corsica fu veramente l'anima.
D'altra parte le condizioni della politica estera presentavano
un' occasione favorevolissima per riprender i progetti, che forse
lo stesso Boecanegra avea vagheggiato nel suo primo ducato
collo invio di Goffredo da Zoagli, che Giovanni da Murta avea
tentato di eseguire con uno sforzo militare straordinario.
La pace che nel suo secondo ducato trovò conchiusa dai
Visconti fin dal 1355 con Venezia liberava il Boccanegra dalla
minaccia più molesta, Savona era ritornata sotto Genova come
Roccabruna e Ventimiglia, c per un momento si credette anche
Monaco, il trattato dell'8 giugno 1358 () avea chiuso le ostilità
coi Visconti e abbandonando ai signori di Milano Stazzano e
Percipiano. Genova avea ripreso il castello di Gavi tenuto sino
allora dai fratelli Bernabò e Giacomo Spinola per conto di quelli.
li Boccanegra è in ottimi rapporti col!' imperatore Carlo TV
che fu auspice della pace coi Visconti, rinnovò tutti i privilegi
accordati a Genova da' suoi predecessori e conferì a lui il titolo
di vicario generale e d'ammiraglio dell' impero (4); già in stretta
alleanza contro i Visconti col marchese di Monferrato; è in
trattative col papa col quale è uno scambio continuo di ambasciadori sin dalla primavera del 1357; sa infine che D. Pedro
d'Aragona, abbastanza occupato dalla guerra che ha contro il
re di Castiglia, non può attendere ora a spedizioni in Sardegna
ed in Corsica; già nel 1355 avea dovuto abbandonar l'intra(i) • Jtur,is ad saoneiises cani nliquis boiìis viris nel 9 dic. 1356 (Afosi.
c. 296) il 21 fcbh. 1357 ha concluso l'accordo coi sindici di quella città
(MSS. 53, e. 491).
(2) Per le missioni a Firenze, Pisa, Bologna, Ferrara, Asti etc. vedi
ilfass. 8. passini. .Roc. 52 passim.
(3) MSS. 103. È caratteristico per la posizione clic alcune grandi famiglie
aveano assunto allora verso il comune che il negoziatore pci fratelli Visconti
fu Alaoiio Spinola, di Lucoli.
(4) E crea conte palatino il Montaldo. MSS. 103.
- 36 presa conquista delle due isole, della Corsica sovratutto né egli
nè i suoi predecessori si acldimostraron filai gran che vogliosi
e ora non ha né modo nè voglia di ritentar d'impadronirsi.
S'aggiunga una circostanza che nelle trattative coi corsi
deve aver avuto molto peso, I' amicizia intima, reciproca, fra
il Boccanegra e Pisa. Egli, toscano dal lato della madre, trovò
aPisa tranquillo asilo allorehè la prima volta abbandonò il ducato,
poi vuolsi i pisani l'abbiano aiutato a riprenderlo, giunsero persino ad unire alcune loro galee a quelle che fece comparire
davanti a Savona ottenendone così la riunione alla republica;
spedì poi a Monaco e decise colla minaccia i Grimaldi a pattuirne per denaro la Cessione; mandò infine, sebbene con esito
infelice, contro i catalani in Sardegna (i). Ora Pisa avea lasciato
tradizioni di simpatia in Corsica, era la città del continente italiano
con cui i corsi aveano maggiori e più facili rapporti. Era dunque
il tempo propizio per osare ed il Boccanegra non si lasciò
sfuggir l'occasione.
Egli dall'esperienza si è persuaso che non potea far calcolo
di appoggiarsi sui signori feudali della Corsica,, nè sugli indigeni né sui Gentile e i de Mari, che, come sempre avviene
degli immigrati, col tempo s' erano assimilati ai loro pari dell' isola, e d' altronde non poteano sentir simpatia per un governo
che la loro classe cercava di abbattere in ogni modo. Per conto
suo, nel suo concetto di deprimere quanto poteva la supremazia
dei nobili, clovea rallegrarsi di veder due alberghi nobili potenti
come quelli dei Gentili e dei de Mari privi dei loro feudi della
Corsica; nelle loro mani Nonza e S. Colombano avrebbero potuto diventar, come perennemente era Monaco, asilo di tutti i
ribelli e nidi di corsari (2)! D'altra parte d'un vero dominio
sulla Corsica Genova sino allora avea avuto li saviezza di non
mostrar desiderio; popolo di mercanti e di navigatori cercava
stazioni marittime e mercati, fattorie e fondaci, vantaggi e privilegi pel suo commercio, non domini territoriali oltre qualche
punto d'appoggio, come le colonie d'oriente e in Corsica, Bonifacio e Calvi, in Sardegna Alghero e Sassari. Avea lottato
I', MATTEO VILLANI, lUi. 7, cap. 93.
(2) Anche allora 8 110', I 358. pagato a Luciano Pa,ue,a e u Mai, noie ('IL
Reco) annatori e p:Llroni di due galee eunu'o le galee di Giovanni Mento,
dei Gr/ma/di e (lei catalani. Ree. 52, e. 3 6 r.
37
lungamente con Pisa prima, ora coli' Aragona, noti per assoggettar la Corsica e la Sardegna ma per impedire a quella ed
a questa di assoggettarle. A Genova era più che sufficiente
non un vero dominio ma un protettorato lasciando pure agli
isolani la più ampia libertà locale purché altri non vi si stabilisse. Pertanto I' intesa fra il popolo corso che volca esser libero
dai suoi signori feudali e il comune di Genova retto a forme
popolari dovea riuscir facile.
Le trattative segrete cominciarono sin dalla primavera del
1357; due inviati dei corsi vennero a Genova a concertarsi col
governo; evidentemente bene accolti, perchè trovo che furono
regalati di vestiti (i). Nell'epoca stessa pressapoco trovo l'occupazione in Corsica per qualche tempo del castello di Barixii
(Raricini?) che potrebbe aver relazione con quelle pratiche (a).
Frattanto in Corsica è cominciata la rivoluzione; possiamo
seguirne sommariamente lo sviluppo colle narrazioni che cene
lasciarono il della Grossa ed il Cirneo.
I corsi non potendo più sopportar la tirannia dei loro
signori alfine convennero a dieta insieme e facendo ]or capo
un certo Sambucuccio d' Alando della pieve di Bozio, uomo
benchè di popolo molto bellicoso, perciò da quelli grandemente
reputato, popolarescamente presero le armi con tanta furia ed
ostinazione loro che non trovando opposizione alcuna divennero
signori di tutta l'isola e con felice corso occuparono quante
castella erano in quella; le quali (per annullar in tutto il nome
de primi signori) distrussero insino dalle fondamenta, eccetto
(i) 1357, 6 maggio. 'Pro lacobo da Canova draperio L. 22,10 et sunt
pro precio panni pro inducendo duos cnrsos aiubaxatores Itomiunni Corsice,
ex apod. scripta heri. » ìlfass., 8, C. 39 . Come accennai altrove potrchb' essere
cime qualche scambio di vedute fosse cominciato sin dagli ultimi tempi del
dominio visoimiteo; del resto non sappiamo precisamente quando le popolazioni
Iella Corsica abbiano iniziata la loro guerra contro i propri signori, ma è
ii;,tnralc che da Bonifacio e da Calvi i genovesi seguissero con molta attori
zione il movimento sin dai suoi principi.
(2) 1357, 1$ giugno; IllmLrio Cardinale con 12 balestrieri custode per im
mese e diciotto giorni del castello di i3arixii in Corsica; stipendio do[ tempo
e. s. clic vi stettero e spesa per biscotto,, fave e castagne. ilfass. 8, C. 59.
Si noti che il podestà di Bonifacio in quel tempo era Bartolomeo Fiesehi
olisu Cardinale (cioè prima cognominato Cardinale).
- 38 -.
Calvi e Bonifacio ch'erano della repllblica di Genova, Biguglia e
Cinerca che lasciarono per tener ragione, e Nonza con S. Colombano di Capo Corso per prevalersi della marina. Questa cospirazione si chiamò dopo il te;nfta del comune, che fu nel 1359
Così la cronaca di Giovanni della Grossa; la conferma pienamente il Cirneo che traduco alla lettera: Poscia siccome
i principi (cioè i signori feudali) governavano tirannicamente, il
popolo corso si sollevò e prese l'armi, proclamò la libertà e dopo
essersi raccolto a parlamento a Morosaglia, elesse a governatore
di Corsica Sanibocuccio Mando e distrusse molti castelli. Allora
i signori stretta alleanza fra di loro, mossero contro Sambocuccio
e lo attaccarono mentre accampava alle Mote. Sambocuccio rifiutando il combattirnenth si trattenne per alcuni giorni nelle
trincee, poscia, provocandolo i signori; si schierò in battaglia cd
il combattimento durò da mane al vespro e la notte separò i
combattenti tutti cosparsi di sangue » (i).
Un racconto conferma l'altro e lo completa; quello del
Cirneo aggiunge particolari molto verosimili il luogo della
dieta, Morosaglia, la riscossa dei dinasti che forti di numero,
d'aderenti, bellicosissimi d'indole, non possono rassegnarsi a
perdere in un giorno il lungo dominio, smettono un momento
dinanzi al nuovo - comune nemico le antiche gare e rancori, si
uniscono, marciano alla loro volta all'attacco dell' esercito dei
popolari; l'esitazione del capo di questi ad accettar battaglia
vista la forza degli avversari, e quando dietro alla loro provocazione insistente lo fa, la battaglia stessa lunga, accanita, san(i) . . at p;inctpes penTnsso in/cr se fondere in Samòocnchem duxensnt
,untque od Afutarn,,s castra mc/an/cn, agtp-edinntur. Sa,n&a.neìunz deh-etans
proelsunz a/i qnot dies con/istn/I se ùz cas/r/s fl postt;zodum /ocesscnt,òus fninct^iòzts nettu dire.v/t ci a 7/lane usqite od vesper;tn- cnr/amen durra.'it ci
7/at/to son,guine ab/itos no.v a'ireniit. Linde misenent /esratos Genna,it ftosittlan/cs etc. Così il Cime,, nel suo latino 'in po' 5 tucliataniente classico che
forse è la ragione per citi inol ti lo ciotilo erroneamente. il Filippini scrive
sempre castello dei jljoti, ma nei documenti antichi trovo anche il feminile.
i castelli Motanem e S. Goinnzbanm e le ville (li Pino, Orgiani, Ltiri, Loeagnano, Gulone, Garettolloe Conchilio, Marieta vedova dcll'Alamanone de Mari,
essendo rimasta con sole cinque fenunine per la morte dell'unico figlio maschio
Barisoin', vendette a Galcoto de Mari q. Ansaldo, pcI patto che avean Ira loro
i de Mari di Capocorso onde inipedir che quei feudi passassero in altre fa,nigl e.
- 39 -
guinosissima ma indecisa. È in questa indecisione del combattimento di maggior importanza la ragione forse per la quale i
capi della insurrezione si determinano a rivolgersi al governo
di Genova col quale, almeno dal maggio 1357, hanno avviato
intelligenze.
ti della Grossa prosegue dicendo che gli insorti, giudicando
che senza un fermo appoggio non avrebbero potuto lungamente
mantenersi, mandarono quattro ambasciatori a Genova ed a
nome del comune di Corsica si diedero al comune di Genova. Il
Cirneo in brevi parole conferma il fatto, dicendo dopo il
riferito: che poi, cioè dopo la battaglia delle Mote, i corsi mandarono legati a Genova a chieder che i genovesi assumessero
essi stessi il governo della Corsica.
È a questo punto che si spiega l'abilità di Leonardo da
Montaldo. Egli o agli ultimi d'aprile del 1358 o ai primi del
maggio parte misteriosamente con una galea armata in guerra
messa a sua disposizione per certi grandi servigi a cui deve attendere pd comune di Genova; si reca in Sardegna ed in Corsica,
in quest'isola spedisce con istruzioni, probabilmente vi si [a
precedere, Oberto de Guercio (i). Al giudice d'Arborea era
intanto stato spedito Manfredo Boverio (2).
i) 1358, I 2 maggio. « D. Leonardu, de tttunt,tldo... 1. 250 ci sunt que
date ci fucoin i. due 27 apri lix pro certi s serv icii s inagni s colmi fl is I nnne adi O) piendis. ex apod. lior anno dio 2 madii. 11cm 1 8 jttnii L. - ci semi
pro expeasis laciis cnn, 1] uad;un gn ca i,' Corsicha et Sardin la pro negi ix
Cnin Inane, pro pane t:owpi g nc galee, sii perni ari or,, in, sock tra a. hai i s innoflnfl ci alio,non rplo q soci Im O "xi t super ci cia,,, gaicain e[ pio ali is cx pensi
fnciix eun, I,, or redeund i neo non pro expci si 5 faciis per Ober iuiii ile Guercio
n'an smissuo, in C rsicha,n per il ci un Leona rdun,. pro negociis con,onis ] anue.
Ad coinplernentum L. 609,7., g. Faci., rationc de predictis oinnihiis per Sa•
raffin un, (le M truffo ce Frccicricn,n (le Pagaic, citii i exo iii eiahihus a,] ivanonun
ci per Ben ed ietom Aduniun, e i Art. Pasiura ( Oc 1359 fu podestA a Calvi)
ritto o ffiei i guerre, con sii lan ad predieia,n rai i, acm faci e ,,dan, per D. Daconi Ct cc,,, sii i un], cx api O - scripui neri». Roc.'. 52, e. 1301 - - 1 358- 13 maggio
a d. L. 250. Rac. 52, e. ili è prullial)iht]. ha stessa partita sopra segnata.
il 12. Oherio Cuercio si irova ancora a Pisa, sempre «pro ncgociis comunis »
i,, data 8 agosto. Rac. 52, C. 150, 174.
(2) A Manfredu Boverio che andò ah giuri ice O' Arborea - « pro negociis
con)tinis laumie a. 1... 47,15. Ree. 52, e. 132.
4°
Conseguenza probabilmente degli accordi presi da Leonardo
da Montaldo coi capi della rivoluzione corsa fu la consegna ai
genovesi, l'ultimo di maggio del 1358 almeno, del castello di
Cinerca (i) che per la sua posizione non lungi dal mare
costituiva un eccellente punto d'appoggio per un'azione eventuale nell'Oltremonti, cittadella del feudalismo còrso. Era stato
per qualche tempo sullo scorcio del secolo XIII infeudato a Nicolino de Petraccio, nel 1330 cercò d'impadronirsene Ottone,
o Aitone, Doria; ora, in mano di Genova, con Bonifacio e Calvi
rimase, uno degli unici tre luoghi in tutta l'isola, anche sotto
il governo popolare prèsidiato da milizie genovesi.
A questo punto trovo un'altra missione misteriosa affidata
al Montaldo ed a Giovanaccio Perronci. Con scrittura del 27 settembre 1358 dall'ufficio di guerra, che sostituì l'ufficio Corsice
disciolto, son messe a ]oro disposizione due galee annate in
guerra, sotto il comando di Francesco di Benedetto (2). È per
recarsi di nuovo in Corsica a stipular gli accordi definitivi e
trasportar a Genova l'ambasciata formale dei corsi che dovrà
far l'offerta solenne dell'isola al comune di Genova? Sinora
noi potei accertare, ma inclinerei a crederlo, non sapendo a chi
potesse altrimenti esser rivolta quella missione, tanto più che
nè il Montaldo nè il Perrono eran uomini di guerra.
Comunque sia o in questa seconda gita in Corsica, dato che
sia avvenuta, o più probabilmente nella prima, nel mese di maggio, nel castello di Calvi il Montaldo come sindica, cioè rappresentate, del comune di Genova stabilì coi capi del governo degli
insorti le condizioni alle quali il comune di Corsica si univa al
comune di Genova, e ricevette per questo l'omaggio ed il giu-
(i) 1 35 8 , 31 maggio, a Pietro de Va,ono di Calvi, per custodia del catcllo di cinerca. )lfass.. 8, e. 47 T. Ed il iS luglio, allo stesso, « pro custodia bei Ciiserche fienda per honiines Calvi usque kat. marci pi. vento.
Mass. S. C. 200; il 5 nov. trovo una sons,ua per la stessi custodia a in. Pctruccio de Calvi corso.
358, i ottobre, ma i' apoti. in data 27 settembre. Ree. 52, C. I 50 I.
5!, 174. Giovanaecio Perrono era banchiere (lo era anche Simone Vignoso'.);
nello stesso Dose d' ottobre fu spedito con Cosnsa Piccamitio coi, presenti
ad Itonorandum il marchese di Monferrato e la sua sposa novella; ,scl marxo
del 1359 fu destinato a ricevere a Genova lo stesso marchese.
4' -
ramento di fedeltà dei corsi per mezzo lei loro rappresentanti (i). Le condizioni furono redatte in iscritto e conservate
(i) Pubblico si', d'ora I' estratto di un documento, clic trnverebbe meglio
il suo posto allorché successi raniente parlerò della maona, perché Spiega la
parte essenziale di' ebbe il Montaldo nelle trattati '-e e spande molta mec sul1 , indole del movimento della Corsica (lei 1358.
« Pro parte amhaxiatoruin et sindicornm corsicanini.
« Ducali excel lenti e atque eius vereciabili consi ho anci anoruin humi li ter
expnnitur pro parte fìdelium atque suisditoi-tun rest,-on,nì C5iadani de Pianeto
et Orde de Peyro an,haxiatontni - et sindicorn,,, ad presen unni ciusdein ittagui ficen ti e per populuni et coinunitateni corsica inni quoti ad ipsos perveneri
n oticiam quoti D. Leoneilus :Lonì cliii ius s'io i,, 0,1111 e e[ no'iì i ne al k1 nomini ci vi mn jal rea sis ci vita tis asse'' ni ci pi 'mcxi i qua li d n,u Suppi i eationen, ,;oram
prefata Magni ficentin dicendo suo ci dieto nonone se hai 'ere aliqua j t'ra in
dieta insetti ci erga populwn i psi us, ctndem supplica tion i ti oiui ne piIiu li et
comuni tati Corsica i-ui,, respoil nei, t q mmd (I ictus asseren 5, saI vtr Semper honore
Magn i Acenti e prefa te, in ipsa i isola niti in, o jus htlìeu nec ci dciii competi t nec
(lieti, 5 populus ci tieni asse 'en ti in a li qno tenetur, vino lenetur il oblii iga tus est
Mag ni 6 centi e vestre ac inclito comuni ja nor t'i appare t in t'oli s (i ucalis cui' celle rio, prol i prefata itt agn i li celi i.i a ci ej is venera ,ìclinu cons iii 1011 vitiere p0terunt. Fe te,, tes et reti ui ' -cii tes te c'un unii i debita reveren tin qua possunt eide,n
Mag ni ficen tic ;ìe inc fai,, O 'l'si liu siippli culies qua tenus paetti Ct Con venci o,,es
inter predi etum connu, e janue ci populuni sue co,u,,n i tate.n cursicanan, in i ta
l'i actis ci tisi1 cm canceile ne i i sei-ct nhserv:, ri inand tre - Offere,, tes (lieti siadiei
lionuile (lieti Isop l ii ci oumuniiauis resIne Magnilicentie nec lutti eitiem comuni
attendere et oliservare qtecml q i'e per e ,,,udc, li p. ai inni ci conte,, i tatenì mo,nissa fne -i i i si re D. Le, ' ',arni, i do .M , iii tal ri, per lirefa inni coniane in si nd i ca tu
in cas t ri Calvi in insula Ci ,rsi ce Iran smissunì cui n fluì i ne prefn te Mign i ficen tie
ci coll'un i s jatnie omagi 't'il et fideliLis per i ] ìs,nn pi 'liii I unì fui i itiri lsnttts sieul
aperte ci dare per acii superi tis ex 1) '-essa ta ,leino,i strahi t (sic); cIclI na nsserens (il
Lotti n'i/in ) dixit q nt, I per a iii ris la lores al ms trans,iìissrìs fui i reqiii si ta Maluoia,
dicunt ‹lieti suppi cnn tes quoti d icti a,, ,iìtxiatores nallani lutiiucnn, I hcen tiain
ipsìun populun • ,hl igand i exee ii lo coTii un i j a,,, e (gita ftrr,-/a t/' ìflconvenicn/e
avvenuto nei periodo cisc il Lomc//ini mia 4mOVcroato,'c, fasi pìosetpie) i teni
Magnifici Doinizii et,,n populus fide iii suisii tus vestre dsni i nati uil i congregahatur in Venzolasca Casi i, clic iotits n qui ma p red ictus sub doni i nio li rampnoruns de ultra niontes (sic) n,isen,nt secrete st,os anihaxiatorcs ad rlictuni
populuni prnferciìdo ipstiln popitium velie esse sub domino eo,nut, is ci quod
i ta 1V,toient ambaxiatones transni i SSi per ilisullì popttltun gubernatureni (?) dos
110111 'le quai tuin nomine sito ci quoti voleban i se sul) dominio vestre Magniflecntie ci co,nunis Janue reducere. Et quod tenipus 'lune essei douìinos
coruin in castris reducere iti quibus non habeba,,t victualia. Qui tiraj),ìi vi-
42
poi negli atti della cancelleria ducale. Quali fossero precisamente
questi pacla e?' convenciones non potrei dire, a meno d'imitar
l'amen ità del Limperani che ne precisa i cinque punti principali; dalla concorde testimonianza di Giovanni della Grossa e
del Cirneo è accertato clic fu stabilita un'imposta unica di venti
soldi all'anno per ogni fuoco, senz'altri carichi o gravezza alcuna, aggiunge il secondo. Era una condizione essenziale per
un popolo poverissimo, taglieggiato sinora dai suoi baroni e che
appunto per sottrarsi alle loro angherie s'era sollevato. Altre
certo ne saranno state convenute, quella d'uso dell'impegno del
comune di Genova di difendere i corsi come tutti i cittadini e
gli altri distrettuali contro ogni principe o barone. È probabile,
visto la ragione della rivoluzione corsa e le tendenze del governo del Boccanegra, che allora si escludesse ogni eventualità
di ricostituzione dei feudi nell'isola. Dall'ordinamento poi della
Corsica come lo trovai sotto i governatori genovesi possiamo
arguire che fu convenuta la indipendenza locale, una larga
autonomia come si direbbe con linguaggio moderno, tanto clic
l'ingerenza nel governo dell'isola si liniiti all'invio d'un governatore, (del quale pure sembra si cerchi fare a meno dopo il
ritorno di Giovanni Boccanegra), e il dominio territoriale di Genova si restringa a Bonifacio e Calvi, antichi stabilimenti genovesi
ed all'occupazione militare del castello di Cinerca (i).
dentur quod per Magnificentiain vestram providerentur (sic) in maximo timore et
in pericolo se haberent et sub dominio tcsno npportent cos esse. Quoti id
teinpus esset de mense n'alci proximi "enturi aliter D. Henrieus de R.oeha
et (lieti tirapni minati fuerint dicto popolo vestro fideli dare guasta de mense
julii in rccnitis dicti populi, sperans dictus D. I-I enricus halierc subsidium
catalanortun versua Sardincam, prout dictus populus eisdem tirapnis per a,,,baxiatores suos subditos nobis dixerunt » (a).- I n,aonesi avena chiesto che il duce vista I' inreudazione fatta a loro fa.
cesse incarcerare d'etti ambasciatori. Sentito il parere del vicario, duce e co,,
silio si limitarono in data 18 aprile 390 a significar loro di partire. È depositata, il 15 aprile 1390.
(a) Far debba leggersi: prout dictns populus subditus eisdem t yrapais per
ambaxatores suos nobia dixerunt.
(I) La stipulazione di un patto formale redatto in iscritto ed inseriti' negli
atti della cancelleria genovese è troppo formalmente assenta nell' atto di pio.
testa dei rappreseil tami ti corsi del 1390 (e. nota precedente) per potere essere
messa in dubbio; d' altra parte era naturale che cosi si fosse operati) ed in
-- 43 L' ambasceria solenne dei corsi per offrire l'unione del loro
popolo a Genova dcv' esser giunta in questa città verso i primi
dell'ottobre; fu ricevuta onorevolmente, ospitata a spese del
comune, coloro che la componevano, quattro ci dice il Filippini,
ebbero i soliti doni di abiti (i). Il 12 ottobre il suo compito,
facile e probabilmente di pura cerimonia, perchè carne sopra
ho accennato i patti dell'unione dei due popoli erano stati precedentemente convenuti nel castello di Calvi da Leonardo da
Moataldo munito di poteri per farlo, era già ultimato, stabiliti
gli ultimi accordi e designato Giovanni l3occancgra fratello del
duce qual primo governatore dell'isola di Corsica ormai riunita
al comune di Genova (2).
Per render quest'unione definitiva e accettata nel diritto internazionale occorreva ancora: 1.0 Ottener dal re d'Aragora la
rinunzia ai diritti che vantava sull'isola, di cui s'intitolava re in
forza del[' investitura concessane da papa Bonifacio VIII a
Giacomo, z.° Ottener dal pontefice, a cui era allora conentita
un'alta sovranità sulle isole italiane, che ratificasse tal rinunzia
ed il trasferimento al comune di Genova dei diritti ancora recentemente da lui confermati a D. Pedro.
questo solo ben s'appone il Limperani. Certo dopo non se ne trova più
traccia, ma giova notare che i maoncsi, il Lomellini, i .F'rcgoso, I' ufficio
di S. Giorgio e gli stessi feudatari sopravissuti al naufragio aveano ogni interesse a far scomparì re quel docunien lo clic avrebbe ti nco aia li loro ari otie
più interesse ancora vi aveva il governo della repubblica che POCO dopo aver
stipulai o ptclle convenzioni solenni le violava l
(i) 1355, 26 ottobre: « Pio Leonardo de Boneella ial,ernario (L. 25,18)
ci suol pro espensa scoli, cibi ci P°' factis ci solutis . pro aniliaxatoiibus
popoli eorsicaai lune in Janua qui "c'lenin I ad presen liain D. Ditei s ci sui
con sii i i et comuni s .J auue pro ordi nand is ci di sponendi s negocii s i nsuìe Corsice
ci 'in colti tini Jan 'se ci l)Ol) (crea fuji ordinaiiitn CtpCl i saS lire11 clas fieri doni i iii
ainbaxatorihus pro debito ci ho,i ori co,uun i s Jtui ne » ex apod. 12 newl,ris,
Rac. 52, e. 36 r.
(2) 1339, 12 Gennaio: « Pro D. Jo Buccanigra gtilieraatore insale Corsiee pro comuni Janue (L. 55) et stiiit pro precio unius pceiei panni quani
D. Dax ci consi lima ancian oruin pro beneficio ci utili tale cornunis J n'me
donare feeernnt ci rlare ani baxiatori bus popoli Corsice in Jnnue pro causa ci
lieto eoucordationis dico populi » de. ex aporl. 12 od. 1338. kr,c. 52,
c. 36 r. e 38.
- 44 La seconda parte era la più importante, ed infatti trovo che
in tutte le epoche nelle quali Genova avea cercato di stabilire
il suo dominio sulla Corsica avea sempre avviato trattative colla
corte romana. Così aveva fatto nel suo primo ducato Simon
)3occanegra, al tempo della spedizione di Gotifredo da Zoagli,
inviando al papa, innanzi che al re d'Aragona, ambasciatori prima
Sorleono Cattaneo, Bellcngerio Lercari, Nicola Catena e Giovanni Valente (i), più tardi Paolo da Montaido (2). Del pari
Giovanni da Murta nel novembre 1348 coll'ambasciata di
Gio. de Oliverio e Ettore Vincentio (), poi coli quella di
Andriolo de Mari giurisperito. Oliverio Squarzafico, Domenico
de Garibaldo e Francesco Novello nel 1350 () e ancora nello
stesso anno coll'altra di Ce]estcrio di Negro e Bonifacio da
Cainulio (). La diplomazia del 3occanegra in questo periodo
del suo secondo ducato attivissima non perde tempo nell'avviar
trattative colla S. Sede. Sin dai principio dei 1357 troviamo
l'invio di Giorgio de Nigro con altri (6), sulla fine del maggio
si riceve un messo del papa (7), nel novembre altra ambasceria
di. Lanzaroto de Castro e Domenico Fatinanti (8), nel gennaio
del 13 58 gli si spediscono lettere d'urgenza (9). li papa avea
P iù volte, nel 1352 e nel 1356, cercato di comporre il dissidio
fra il re d'Aragona ed il comune di Genova, ma avea dovuto
abbandonarne per allora il Progetto stretto per una parte dalle
esigenze inconciliabili di quello che avrebbe preteso la Corsica,
Bonifacio compresa, per l'altra dai genovesi che all'investitura
papale dei 1297 non s'eran mai acquetati e ritenevano indiseu(i) 1340, 13 marzo Mass., i, e. 6.
(a) 1340, 19 settembre; ai 25 settembre Saraziun de Nigro al re d'Ara901)a- ulass. I, C. 232.
(3) 1348, 31 novembre. JlThss. 4, e. '39'
(4) 1350, 8 Luglio. Ree. 49, e. 3, 27.
(5) 1350, I 2 novembre «.... ambaxiatnres preseil tizi ter i tori ad Avi nionuu,
pro negociis caialanorum a. Ree. 49, e. 39.
(6)
1 3572 5 marzo è gia ritomaco. jM,ss. 8, e. 33.
(7) i357 7 IO maggio L. 25 date I nuneio ,lei pontefice, apod. del;
pale clic il messaggio riuscisse gradito. Mar:. 8, C. 39.
(8) 1357, 3 110V. fila::. 8, C. (57.
(9) 1358, 23 gennaio. Ad Antonio Nigrn « cursore i turo statini id curialil romana,,i a. 21/a::. 8. c. 44 r.
- 45 tibile il loro diritto sulla Corsica (i). Questa volta il compito è
molto più facile, perchè della Corsica, nella quale i re d'Aragona
non aveano mai messo piede personalmente nè posseduto sinora un pollice, D. Pietro Pedro è disposto a spogliarsi, distratto com' è dalle ostilità della Castiglia. Da Avignone il pontefice incarica delle trattative il cardinal di S. Marco, Francesco
de Attis, di Todi, più comunemente chiamato il cardinale di
Firenze.
TI Boccanegra spedisce sulla fine d'ottobre od ai primi di
novembre una commissione, composta eccezionalmente di due
nobili e due popolari, con due saettie per prenderlo e condurlo
a Genova a spese del comune (2); qui egli, coll'assentimento
del papa, ha vari colloqui col duce e col suo consiglio, al quale
ha comunicato i capitoli che D. Pedro propone per consentir
alla pace e le lettere del pontefice al governo di Genova che
lo invitano ad aderirvi ().
Fin dal primo momento il re d'Aragona, pur cercando salvare in Sardegna alcuni punti, Sassari, Cagliari, Iglesias e sovratutto Alghero, fa getto completo d'ogni pretesa sulla Corsica,
rinunziando ad ogni diritto che potesse avervi per se o per chi
ebbe causa da lui, offcrendo di abbandonare il titolo di re di
Corsica, di rimetterla alla S. Sede, perchè possa investirla in
feudo perpetuo al comune di Genova (). Nella istruzione che
questo dà ai suoi negoziatori si declina per la Corsica ogni
discussione col re d'Aragona, si afferma che a Genova compete il dominio sulla stessa da tempo immemorabile, 5 ' invocano la prescrizione ed i privilegi concessi dagli stessi papi (5).
Per parte sua il papa nell'invitar il duce Boccanegra ad
addivenir alla pace, offre la Corsica, salvo il diritto d'alta sovranità spettante alla Chiesa, in feudo perpetuo al comune di
Genova, alla condizione che questa corrisponda alla S. Sede una
somma di 15 mila formi d'oro per l'investitura una volta tanto,
ed un annuo tributo di altri mille formi (6).
(r)
(2)
ZURITA, O]).
ti, i... VIII.
1358, 28 ottobre. .Roc. 32, C. 167.
(3) fifa Iene Politiche, mazzo 9.
() Materie Politiche ,nano 8.
(5)
(6) )Itat. P,l. mazzo 9.
- 46 Quindi la questione colla S. Sede, la più difficile, era appianata; come sia stata regolata la questione del tributd non ho
potuto appurare sinora, non trovo indizio sia mai stato pagato;
certo il dominio della Corsica fu riconosciuto a Genova, riservando tuttavia l'alta sovranità dei pontefice (i). Non occorre
più, perchè la sanzione dell'annessione della Corsica sia definitiva, clic la conclusione della pace col re d'Aragona con cui
lo stesso formalmente ratifichi le concessioni offerte per l' interniedib della curia pontificia.
Com'è naturale il governo genovese dovea essersi messo
d'accordo col suo alleato il re di Castiglia circa alle condizioni
alle cjiali stipular la pace coll'Aragona; trovo infatti che gli furono inviate sui primi del settembre (2) e sui primi del novcmbie
dei 1358 () due successive ambascerie. Dopo son tosto avviate
le trattative dirette fra Genova ed il re di Aragona; i due governi sono entrambi sinceramente desiderosi di pace, hai) sospeso le ostilità e sin dal principio del 1359(4), prima d'ogni discussione delle condizioni, è cominciato lo scambio dei prigionieri;
sullo scorcio del 1358 il re d' Aragona nomina suo plenipotenziario Francesco de Perillioni; Genova ritarda alquanto, pròbabilmente pci negoziati che avean luogo contemporaneamente
a Genova col legato pontificio, ma infine il 22 marzo nomina
a sua volta il suo rappresentante che è ancora Leonardo da
(t) Ciò risulta implicitamente dalla clausola che si legge nel!' atti, d'infeudazion e. del 'isola al la mani la di Lcoiiello Lonic'] lino e suoi compagni del
27 agosto 1378 clic pubblico in appendice item quoti coniaste fanne basso
fide ci possa sito dabii oerain nux/hum t'/ favorcm quoti dia/i feudo/ar/i
Per ombass,a/ores stt suis ft;-aprhlv expt'usù des//nandos oblinebuni con/is-nu?/ioncm diete concessianis ci fe-sedi a summo romano posi/i/ci. E la clausola a cui volle alludere, citando i nesaltamen te I' atto, il canonico Sa I sii] i
nella sua Giustificazione de/io ,-ia'o/uzione di CorSica ristampata più volte.
Dei resto no:i poteva allora di versame o le regolarsi il comune di Genova perchò
lo si esso in'peratorc Carlo iv salendo al trono anca dichiarato di riconosccre il diritto della S. Sede alla sovranità delle isole italiane (doc riportato
dal Cnt]tlacI, VOI. ', P- 269).
(2) 1358, 3 setic,nhre, Rac. 52. e. 207 r. ?slagistro cfisfro Xforo (de
A,nicis) « amhaxiatni-c ituro 'a etc.
(3) 1358, 7 10V. Pan. j2, e. t T. Toosaso de Lcva,,to e socii e ambaxiatnri ilari » ere.
(4) 1339, 26 genti. Pan. 52, e. 38 e passim.
- 47 -
Montaldo. I rappresentanti delle due parti s' accoidano per rimetter la decisione nelle mani del marchese di Monferrato. (i).
La scelta dell'arbitro era per se stessa un segnalato trionfo
della diplomazia genovese; il Boccanegra non aveva allora più
fido alleato; un fratello del duce avea comandato i loro eserciti
riuniti contro i Visconti. Lo scambio di servizi e di cortesie fra
loro prima e dopo è continua. Fin dal principio del 1357 Genova imprestò forti somme al marchese (2) e prosegue anche
in quest'anno :359 ottenendone col nome di pegno il castello
di Novi (3); al)orchè egli passò a nozze gli spedì un'ambasciata
composta di Cosma Piccamilio c Giovannaccio Perrono con
presenti, due bacili d'argento dorato e ricche perle, per onorar
lui e la sposa (4); egli venne a Genova nella prima metà del
febbraio del 1359, e vi fu naturalmente ricevuto con ogni sorta
di onoranze (5).
Il marchese (li Monferrato accetta l'ufficio di arbitro, emana
le disposizioni d'urgenza pci rilascio dei prigionieri, per la cessazione definitiva delle ostilità sospese; le due parti contraenti
ratificano il compromesso fatto dai rispettivi plenipotenziari
nella sua persona e nominano rappresentanti per la discussione
delle condizioni dinani ai marchese. Essi sono per l'Aragona:
il già nominato Francesco de Perillioni, Sosperto de Tresurano
e Romeo Lullo, e per Genova: Feo de Enrico giureconsulto,
Gabriele Adorno e Pambello da Casali, che è poi sostituito da
Domenico Fatinanti (6).
Le fasi dei negoziati, lunghi naturalmente, possono essere
seguite colla scorta dei documenti conservati negli archivi
nostri; lo farò se potrò occuparmi altravolta più estesamente
di questo periodo, per ora la natura dei presente scritto non
me lo consente; accennerò soltanto che il lodo dell'arbitro fu
pronunziato il 27 marzo 1360, lasciando tuttavia alcune questioni in sospeso (7). Essenziale per l'oggetto di cui mi occupo
la dichiarazione del marchese di Monferrato in data 2 aprile
1360: quod de negociis Corsice frat ai' ordinatu,n fui! In/cr
e.
(i) Mai'. poi., marzo 8, MSS. 112 etc. -- (2) 1357, 2 marzo. Mass. 7,
34. 1357. 17 marzO. Mass. 8. c. 139. 1358, 27 marzo, ibi, e. 143.
(3) MSS. 112, C. 221. - (i,) Rat. 52, C. 36, 4o 66.
(s) Par. 52, e. 38, 120. - (6, 7) AfaÉtr,.e l'at, mazzi 8 e 9.
- 48
Cardina/en, Florentie selt alium et amòasciatores Yanue anno preferito (i).
Così Simone i3occanegra nel 1358-60 per la volontà del popolo dell'isola, per la rinunzia del re d'Aragona, col consenso
del papa e l'acquiescenza di tutti gli altri potentati ha potuto
compiere l'unione definitiva della Corsica al comune di GenovaPrima di proseguir la succinta narrazione degli avvenimenti
sino al punto in cui comparirà sulla scena della Corsica l'infausta figura di Leonello Lomèllini, mi giova arrestarmi un momento per confrontar le due imprese, quella di Giovanni da Murta
nel 1347 e questa di Simone Boccanegra nel 1358. Comune lo
scopo, unir la Corsica al territorio della republica, togliendo il
pericolo che l'Aragona se ne rendesse padrona, ma quanto
diverse nei mezzi, nei risultati e nelle conseguenze allora prevedibili!
La spedizione militare del duce da Murta fu consigliata da
ragioni plausibilissime: i maneggi dei dinasti corsi colla corte
d'Aragona, la minaccia imminente pei possessi dei Doria in Sardegna, l'insulto a Bonifacio per parte del Corbera indizio evidente di prossimo pericolo per tutta l'isola appena il re d'Aragona avesse un po' le mani libere. Ma era essenzialmente un'operazione militare, un' atto di conquista. Quanto allo stato dell'isola
ed alla condizione del feudalismo nulla mutava, l'investitura
data dal podestà di Bonifacio ai Cinarchesi è redatta col solitb
formulano di tutte le investiture feudali, conferisce loro tutti
i più ampi diritti (2). Poteva e doveva ferire il loro orgoglio
di ricever l'investitura dei feudi aviti da un notaro di Genova,
ed era una ragione di più per temer della loro fedeltà già molto
dubbia, ma nel fatto lasciava intatta la loro potenza. L'impresa
importava un gravissimo onere alle finanze del comune, ed altro
non meno grave si potea prevedere ne avrebbe cagionato l'occupazione continuata con rilevanti forze militari, se non voleasi
che poco dopo si ripetesse quel ch'era avvenuto dopo la partenza di Gotifredo da Zoagli.
(i) MSS. 112, C. 235..
(2) MSS. 103. Vedi ivi i tre atti delle i,,vestitme date dai podestà
di Bonifacio ai ciiìarchesi della Rocca e d' Ornano col lunghissimo formu
brio di tutte le investiture feudali d' allora, confenna d' ogni diritto, giurisdizione con 'nero e misto illlperio, etc. 1
-- 49
L'operazione militare MII, colpa principalmente un avvenimento imprevedibile, la peste del 1348 scoppiata con una violenza inaudita sino allora. Ma se anche fosse riuscita non era
con ciò compiuta I' annessione della Corsica alla republica, v'era
la certezza d'una riscossa da parte dell'Aragona, l'indecisione
sul modo con cui avrebbe accolto il fatto la S. Sede, la qual
pure conservava l'alta sovranità sulla Corsica e ne avea investito i re d'Aragona, suscitando ai genovesi quel vespaio!
La quasi unanimità dei dinasti corsi nel sottomettersi alla
signoria di Genova, accettata come fatto indiscutibile, non riposa
che sull'autorità di poche parole di Giovanni Villani, non confortate da nessun altra testimonianza. Anche fosse avvenuta nelle
estese proporzioni accennate dal Villani, del che è lecitò dubitare, avrebbe lasciato Genova in Corsica a fronte d'un sistema
ripugnante all'indole del suo governo interno, obbligata ad una
lotta continua contro un feudalismo potente e sempre pronto,
a cominciar da quel d'origine genovese di Capocorso, a scuotere il giogo del comune. Ali' isola una prospettiva di lotte interne; la continuazione dell'anarchia feudale che la immiseriva
e insanguinava dal principio del secolo. Ad ogni modo è completamente fallita, e nel 1350, pur restando gli omaggi dei dinasti che s'eran sottomessi nel 1347, la Corsica era ritornata
di fatto nelle condizioni di prima.
L'impresa di Simone Boccanegra fu come quella di Giovanni
da Murta una necessità di difesa, e anche più urgente. D. Pedro
nel 134 si è recato in Sardegna, ha l'appoggio del pontefice,
prende possesso dell'isola, visita Alghero due volte, Cagliari,
Sassari, alza fortificazioni, progetta perfino colonizzazioni di
catalani; dalla Corsica Guglielmo della Rocca corre a fargli
omaggio, la guerra civile riprende più feroce nell'isola; Enrico
della Rocca fuggito dalle carceri di Genova assume l'eredità
di Guglielmo.
Simone l3òccanegra, che ha ripreso il potere in tali circostanze pensa a pòrvi riparo, ma l'impresa a cui si accinge dieci
anni dopo l'insuccesso del da Murta non è una spedizione militare, sibbene tutto un lavorio politico. Sgombrar la Corsica da
ogni signoria feudale, quelle dei Gentili e dei de Mari comprese, come il comune ne avea sgombrato la riviera di levante;
sostituire a quella moltitudine di signori e signorotti turbolenti:
- so rivali fra loro, oppressori dei loro soggetti e sempre vassalli
malfidi, un ordinamento inspirato agli • stessi principi che informavano il governo di Genova, legato a questa dalla comunanza
di principi, dal bisogno d'esser difeso contro i nemici esteri,
contro le reazioni del feudalismo. E tutto ciò senza sforzi guerreschi, senza gravi sacrifici finanziari.
Questa l'opera che Simone Boccanegra e Leonardo da Montaldo preparano con mirabile abilità, svolgono con fino accorgimento e vedono coronata da completo successo:
Allorchè il Jimperani sopra una frase di Giovanni Villani
volle costruire il suo fantastico racconto, non potendo negar
l'attendibilità della narrazione concorde del della Grossa e del
Cirneo, della rivoluzione vittoriosa contro il feudalismo, retrocesse questo avvenimento a una data di tre secoli e mezzo anteriore. Era un' inaudita licenza nel trattare la storia, ma almeno
era logico: non poteva altrimenti conciliare la sua immaginaria
dieta di baroni e di notabili coll'innegabile movimento capitinato
da Sambocuccio d'Alando. •E gli scrittori posteriori lo seguirono.
Ma voler, come si tentò ultimamente, amalgamar l'asserzione
del Villani colla narrazione del della Grossa è assurdo. Anche
dopo l'interpolazione del testo del Villani, l'alterazione della cronologia, lo scontorcere il testo del Cirneo per fargli asserir che
egli pone Sambocuccio d'Alando al XII secolo, l'infelice tentativo di trovano d'accordo col Villani, anche dopo tutte queste
licenze poetiche nel trattar la storia, rimane un fatto irneducibite: l'impossibilità di riunire sotto un'unica data e far coefficienti dello stesso risultato I' asserta volontà dei baroni e signori di Corsica (così dice il Villani, proceres scrive il Raynaldi)
con una rivoluzione radicale diretta appunto contro di loro; di
conciliar la sottomissione e susseguenti investiture colle quali si
confermano i signori nel possesso dei loro castelli e privilegi feudali con un moto che distrugge castelli e privilegi, vorrebbe
perfino scancellarne i nomi e continua a distruggerli anche dopo
che è disciplinato sotto la direzione dei governatori mandati
da Genova.
Ormai parmi posto fuori d'ogni dubbio che l'unione definitiva
della Corsica a Genova è conseguenza esclusiva della rivoluzione
popolare, la data il 1358; che il merito d'averla effettuata e fatta
accettare nel diritto internazionale spetta al duce Simone Boccanegra.
If. (i)
Giovanni Boccanegra assunse il 'governo della Corsica e par
con felici risultati; il comune di Genova gli assegnò per suo stipendio, per quello degli ufficiali e militi che dovea tenere ed
in generale per le spese di ufficio, una somma allora relativamente vistosa, tremila formi all'anno, pari a L. 3750 di Genova (2); poiché era nei principi di Simone Boccanegra di
circondar il potere d'un certo fasto, e qui, trattandosi dell' inaugurazione d'un governo nuovo, era più che 'ltrove lodevole il sistema.
Del suo governo nulla sappiamo; soltanto par che nell'isola
poco dopo fossero insorte delle dissensioni, perché nel 1360 il
comune diede mandato allo stesso governatore Giovanni Boccanegra, aggiungendogli Pietro Pepe e Giacomo Coccalossa, di
riunire i corsi e di comporre le loro vertenze (3).
(i) Per questa terza parte che va dall'unione della Corsica a Genova all'infcudazione del I' isola alla nlaona, non posso pit fidarmi del racconto tIel
della Grossa e del Cinico, che proverà nei particolari inesatio; gli stessi regesti del Federici e del Cicala son talora ,contradditoni ed erronei. D'altra
parte i documenti che io trovato, sufficienti P' provare la fallacia dei ne.
conti accettati sinora, sono tuttavia franiinentari e mio malgrado son costretti,
a riempier talora le lacune con induzjo,ì i. Quindi resta sempre la possibilità
che qualche nuovo documento modifichi in parte quanto ora espongo. Nondi,,ieno, poichà distinguo sempre ciò che è fatto accertato da ciò che è induzione mia, ritengo che quanto nian t'inno esporrò servirà come base alla
ricostruzione di questo periodo storico, ricostruzione che io ora tento cogli
elementi frammentari da me con molta fatica raccolti.
(2) 1361, 12 maggio: «Pro D. Io Buccanigra guhernnatori Corsice L. 3750.
'?ac. 52 C. 52. - 5359. D. Io Buccanigra guberim. Corsice i°, 6 jiìtmii. Pro
D. Guidoni de Pratovetere L. 400, 2, IO. 2°, 21 d. m pro diete ci Ant. Pastura L. 2535 et sunt de li. 6o dicti Io Fontanegio ecc. De quibus per
D. Dncem et consilium faeta f,nt delibermttio quod debeant concedi per comune
Janue ad auxilium serviciorum Corsice pro solucione stipendiarion,m comttnis
Janue qui ihi sunt et allis expensis pro gnhcrnacione diete insulc prout palet
in actis cancellerie, scriptis hoc anno die 13 madii ». Ree. 52, c. 124. CC. 142 r.
(3) Fannici. couect. e A/fG, il/SS. CICALA. Pepe e non Pevere come
scrive il Fedesici nelle Co//rc!,; il Coccalossa nel 1359 era stato podestà di
Varazze, Celle e Albissola. Secondo il CiealIL l'atto di szntlacaeo (procum)
a Gio. Boecanegra, Pepe e Coccalossa in atti del noi; Raffaele Goasco,
- 52 -
Tanto i] Cirneo che Giovanni della Grossa ci dicono che il
Boccanegra partì dall'isola lasciandola pacificata e tranquilla;
l'epoca non precisano; il secondo lascia in dubbio se - sia ripartito di propria volontà o perclìè richiamato da Genova; siccolle egli mette l'invio del suo successore dopo qualche intervallo di tempo al 1362, parrebbe la fine del suo governo debba
porsi nel 1361, perchè sino al 12 maggio lo troviamo in carica,
o al principio del 1362.
Non ostante tutto il valore che assegno alla cronaca dei
della Grossa per la evidente coscienza con cui è dettata, inclino
a credere che per questo e per gli avvenimenti successivi il suo
racconto, che vedremo meno esatto che per il periodo precedente, debba essere postdatato di un paio d'anni circa. Sup-.
pongo che Giovanni Boccanegta non sia stato richiamato dal
governo della Corsica durante il ducato del fratello suo (i); è
possibile invece che, essendo allora l'isola pacificata e nessun
pericolo pel momento minacciandone la tranquillità, sia venuto
a Genova rimettendone il governo temporario a un luogotenente,
forse a Sambocuccio d'Alando, perchè a Genova nubi molto minacciose s'addensavano sul capo del fratello. Già fin dall'autunno
del 1362 grave malcontento serpeggiava non solo fra i nobili
ma fra i popolari, sicchà s'ebbero trame e congiure, condanne
ed csigli nell'ottobre, ed una esecuzione capitale di persona
distinta fra i popolari nel novembre. S'aggiunga l'arrivo a Genova del re di Cipro ricevuto con pompa, com'era suo costume,
dal Boccanegra di cui creò cavaliere il figlio (2), altra ragione
per Giovanni di trovarsi a Genova.
(i) Il 1 7 aprile 1363 Francesco de Alliinga,ia q. Litardi o/im bo/istas'nnj
D. Io/,an,us /Jiiccunigre o//tn f,l&r,lOtOr/s Corsite fa procura ad uno per
riscuolere I,. 15 clic gli snii dovute per suo stipendio (noi. Ricobono le BoSO/O si a/iO;'. 1 3 64 . e. 149). Ora in generale per riscuoter le loro inerccdi
balei trieri , scrvie,, ti ole. non attendevano lungo tempo e tutto fa credere che
codesto Francesco de Alliingana fosse ritornato allora dalla Corsica dopo la
catastrofe dei Bocca,, egra la qual probabi I tue,, te n'ca posi ') termine al governatorato (li Gio,iluni.
(2) il figlio dei duce Boccancgra, Battista, era alli ira 'in bambino (li poco
più di quattro anni perch è il 27 aprile 13 So all'atto del suo inau'imon io
con Benedetta del duce Nicola Goarco ave:, appena superato i i'entttao. iVoi.
.4n/. Lasaarino P, I', e. 46 i. i aeidcn taim en te osservo clic non il lisci mai
- 53 Il dtice Simone Boccanegra s'ammalò lì 13 marzo dei 1363
ed il 14 il palazzo ducale fu invaso; da quell'epoca, se pure
ancora era in carica, cessò naturalmente l'ufficio di governatore
di Corsica nel fratello suo Giovanni, imprigionato cogli altri due
fratelli Lodisio e Bartolomeo, e tradotto nel castello di Lerici.
11 nuovo duce Gabriele Adorno non amava il Boccanegra (i),
una reazione contro tuttociò che era stato opera di lui si palesava negli atti del governo; l'unione della Corsica era il fatto
culminante del governo del Boccanegra, l'opera sua e del
Montaldo, ora lontano in Romania e del pari caduto in disgrazia.
Fu forse perciò che il governo del nuovo duce non s'affrettò
a nominare un successore a Giovanni Boccanegra nel governo
di Corsica, limitandosi a cambiar subito, sin dalla data della sua
elezione il 19 aprile, il castellano di Cinerea ove mandò Rollando
Zenogio d'Albenga (z) cd a destinar pure tosto un nuovo podestà di Calvi nella persona di Giovanni de Magdalena (fl . Il
presidio di questo castello trovo ridotto al minimum, i balestriere e 4 servienti (e v'era un caporale con 16 balestrieri a
Lerici per custodir i Boccanegral ... ).
La catastrofe del governo che avea fatto l'unione della
il donde i' autore (iella epigrare apposta nodemaineii te socio il iflonumento sepolcrale del Boccanegra, ,,Ia nel museo civico Brignole Sale, abbia
attinto la notizia che il noi,. Pietro Malocelli lo avvelenasse per incarico lei re di
Cipro. Psi-mi clic ciò clic avvenne dopo quel fatto basti a spiegarlo senza
aggravarne la coscienza del Lusignano.
(i) Lo dice lo Stella, aggiungendo che ciò fu la ragione, per cui nessuno
accompagnò la salma di Simone.
(2) 1364 2 5 giugno. Per niandato 3 maggio, di far ragione a Rullando
Zenogio ohim Castellano di Cinerca di quanto deve avere per se e servienti che
con lui stettero a custodia del d. castello dal tempo creationis dentini nutre
ducis, per un anno, finito il 19 marzo giorno in cui consegnò il castello a
Triadano (le Turri. Con lui sette soci. Salario suo L. io al mese. Mass.
i, C. 132 - 1364, 36 maggio; io stesso qui chiaiiiato Rolli,ndino d' Albenga,
ebbe in acconto L. 75 da Fil. Scalia. Ree. 5 4, e. 202. Lo stesso, consegna
a Triadano de Torri e. s. .S'cnt. 70, C 125 - 364. 19 Luglio, 23 ag., 27 sett.
21 nov. pagamento stipendio ai balestrieri cheramio coli lui. Mass. n, e. 134,
ivi r135, 136.
(3) T36, io aprile, Giu. de Magdaiena potestà di Calvi per gli anni
5363 C i 364.. per salario di uno scriba, un batestrierc e quattro servienti . più
nove halcstrieri aggiunti nuovamente -. per mesi quattro finiti il 9 aprile,
Ree. 54, miS.
- 54 Corsica a Genova, l'incertezza che suole accompagnar ogni mutazione politica, l'indifferenza che i nuovi reggitori eli Genova
mostravano per gli affari di Corsica, la mancanza d'una direzione superiore che s'imponesse a popolazioni proclivi a parteggiare ed alle novità; tutte queste ragioni fecero si che i
dinasti ed i gentiluomini dell'isola , credettero opportuna l'occasione per sfogar il mal represso e naturale desiderio di riprendere il dominio; si ribellarono al nuovo governo e cominciarono a ricostruire i castelli distrutti pochi anni prima dall'ira
popolare.
Sarnbocuccio d'Alando, come nel 1358, credette impossibile
che il popolo corso da solo potesse resistere alla reazione
feudale; un'altra volta passò a Genova (i), e J antO fece che
riuscì a scuoter l'apatia del governo di Gabriele Adorno ed a
persuaderlo a mandare inCorsica un governatore. Fin qui son
concordi il della Grossa ed il Cirneo ed anche nel nome del governatore spedito, clic fu Triadano della Torre (2)di Portovenere.
Il della Grossa aggiunge clic ciò fu nell'anno 1362. Se così fosse
l'invio di questo governatore sarebbe ancora stato fatto dal
l3occanegra, il che mi sembra poco probabile. Certo il Triadano
della Torre fu il primo governatore della Corsica dopo Giovanni
Boccanegra, ed è certo pure che ve lo troviamo qualche tempo
prima che il governo genovese avesse stabilito con lui e con
Filippo Sralia quel singolare contratto di cui adesso parlerò;
ma se ciò avvenisse nel 1362 o non piuttosto alla fine del 1363
o sul principio del 1364 non saprei dire; inclinerei per l'ultima
ipotesi. Positivamente sappiamo che il 12 aprile 1364 il duce
Gabriele Adorno e gli anziani sottoscrissero un contratto con
Filippo Scalia e Triadano della Torre, affidando ad essi l'ufficio
di castellani di Calvi, del quale il comune si decise d'aumentar
il presidio sino a 15 balestrieri, che furono poi ridotti a nove (3).
(i ) Passi, nuovamdn/e a Genera a chiedi!;- (7flh/O scrive il lei I iL 6 r',ssa,
seguo che v' era stato al tra ,-oI in, se colla de1),, la ziuuue che coi, cinse l'anione
o in al tra circostanza, non Si nè arguire.
(2) (;osi scrivono il cognome il FEDER1C] ed il Cicnu in latino è de
fu-ri per cui dovrebbe tradursi da l'ci-re: secondi, i geneologisti discenderebbe dalla famiglia di Chiavari clic pese il zionie (la l'ci-re piccola localitÀ
poco lungi da quella città.
() 1364, 12 aprile. Noi ,ulfuciales ring. ree. doIlluniS J tulle recepta aliO_
- 55 Nè l'atto nè. le condizioni di tale invio ci son note, pare però
che colta castellania di Calvi fosse da principio unito I' ufficio di governatori dell'isola, giacchè sin dal 3 settembre lo
Scalia è qualificato gubernator insule Gorsice nec non poles/as e!
castellanus Calvi (i). Da quel che si può arguire quel governo
fu dato loro in appalto, libero ad essi di dividerselo come credevano; sistema abbastanza curioso di reggere una popolazione
nuovamente annessa e mentre le minaccie di reazione da parte.
degli antichi signori erano incessanti. Si può supporre che la
preoccupazione maggiore del governo dell'Adorno fosse dispendere il meno possibile, poiché mentre vedemmo conteggiata a
Giovanni Boccanegra soltanto come governatore, poichè non
reggeva la podcsteria di Calvi, una somma di L. 3750 all'anno,
ora ai nuovi governatori e castellani ne vediamo assegnata una
disia niaatl;tti D. .Duci 5 ci coi, sui i scrip la hodie manu Aldcvrand i de Cnrvai-ia
iii vidcreniiis et faceremus itIi onem jus quod Pl,i li 1 )1)113 chalia ci 1'ri adanus
de Ttirri (le Portuveri eri casi ci lan i castri Calvi li abere ci reci 'ere rlel,eant a
corna' i pro custodia dieti C1LR Eri 'in 113 armi incipiendi a Clic qua ipse voi alter
conini mci pelli diettini oflici 11111 cxcrcere per se, ci bali, tariis (i eccin ex pandeci,n in 1cr servi eutes ei bit hstarios deputati s ad custodiana (lieti castri curm
I l'si Philipptis e Triadui t's eiec ti l'nerui, t castel tara dieti castri, '1011 ohstan te
quod i psi riebcrerr i habere siil ticioiicn1 ipsorimi qui i dcci i, inter servi cii tes ci
i,alistarios clim ipse l'hilippus reniisit liberaliter cohiltilii J:Lniic stipcndiuiii
qui riq 'le seri ieri ti ii iii o numero dicti 111111 quiadccirn lune depit1ator-un ad c,is lo.
diarn die ti castri et per ti iet,d il iacionern sold lxii is 1. 9 qui .fiten,,r I additi
(lieti utstri Ci d ictaiii rari Oli eni fecirnus CI Il veri i 111115 i psos J'h - e t Tn uil
l'alle re dchere pro d. 1 itl i st. io ad rac. L. 5 in iiiense prO il ci sicir t fialaul
[oli. de \tagdaleiia 1 1cr 9 lailist. sil,i adirn,ctis et pio diclo aiimisi incipionilo
iii e (pia incipien 1 the!, iii, offici irrn cxercere L. 600 . Mass. li C. 127. Nn
lo Scali a nel '363 ora stato in (inno. FE, )E K io', 413- C. - Di Triadan o .11011
In I ri sul la ci, e abbia inni coperto ah,e ciniche pubblicli ciii tre 9 nesi a di go,ernmatoie della Corsica.
( 1 ) 1 3 611, 3 sctten,brc « Pii il. Schalia gi il 'crrn, br i i saio Corsi cc ci ci sloli,ni,is Calvi.... ),ro stipendio imalistar. no dopittatoruni ci ordinauimu,n ad
cnstoiliani ilicii castri mci05 secundi :uriìi appalti dicli Philip 1n et custodie
di cd castni , qui soci i id tis CO nits incipit die 9 apri li s prox . VC], I ....cx apod isa
D. ci odi ci sui cons. hoc ai,iio 22 angusti a. Mass. io, e. 76. Viceversa da
I mia 'lei A',7C. 54à e. i 18 parrebbe clic il 18 bgt io del 1364 avrebbe
O messo il caste] lo. iii in è dett. a chi, che av Ca presci in ci in sNna il
y aprile;
forse ai suo soci o Tniimd i in della Torre. V. ic'r (lotti c astellani Filippo Soi ha
e Triadano della Torre iimsic,i,c Ree. 54, C. 59 41 92 e 92.
E
Io clic
56
di E 600, paga di io balestrieri in ragione di E 5 al mese;
pci resto probabilmente supplivano rendite dell'isola come in
parte già avveniva col Boceanegra (i).
In qual modo abbiano regolato fra loro l'alternarsi nelle finzioni i due nominati non appare, sembra che Triadano della Torre
sia stato il primo a reggere quell'ufficio. Già prima del contratto
col governo lo troviamo in Corsica; il 19 marzo prende in consegna il castello di Cinerca da quel castellano Rollando Zenogio;
in vari atti del notaro Antonio de Planis è menzione del suo governo anteriore a quello dello Scalia (2). Per contro lo Scalia
assunse primo la castellania di Calvi. TI Cirneo ed il della Grossa ci dicono che Triadano sconfisse
i clinasti (devictis principibus), rovinò i castelli che avean ricostruito; il secondo anzi è più esplicito e dice che rovinò tu/te
le castella e privò tutti i signori dei loro stati. Dai rogiti del
nominato notaro possiamo arguire che contro il suo governo
cominciarono le cospirazioni dei Gentili di Nonza, i fratelli
Bartolomeo e Paolino, dei quali pertanto avea ordinato la confisca duna vigna. Da quegli stessi atti risulta che per qualche
tempo egli s'allontanò dall'isola, ove non rimase allora nessun
governatore né sapevasi chi sarebbe venuto. Nel 1364 C nel 1365
par vi fossero entrambi; già il 3 settembre dei 1364 abhiam
trovato io Scalia a Calvi governatore, castellano e podestà; il
22 gennaio 1365 in Aleria, presso il palazzo d'abitazione di
quel vescovo, Triadano della Torre nominando suo procuratore
il nepote Emanuele della Torre, è qualificato: egregirts etpotens
dominus, unus ex duobus gubernatoribus ivsule C'orsice pro felici
comuni .7anue (3). Si noti che circa questo tempo, il 17 marzo,
troviamo in Calvi un podestà Andrea Formica da Savona, segno
che lo Scalia non riuniva più in sè la carica di castellano e
podestà di Calvi. In un frammento di pandetta degli atti rogati
nel 1364 dal notaro Raffaele da BraccHi di Benvenuto, allora in
Corsica, () ne sono indicati alcuni che si riferiscono a Triadano;
in due poi stipulati col vescovo d'Aiuccio, frate Vincenzo, coni-
(i) Lire '00 per Ic quali i frùninaiz' (flurninalia) di Celavo e Cauro erano
obbligati al :I3ncca,egra già governatore, cioè so lire ogiluri d' essi, in atto
del 0 aprile 1366, fra gli atti Not. Aia, de Planis, Mt. i?floti F5 35
— () N01 ignoti filza 20 incart. 16.
(2) V. filza 3 () JVot ignoti filza 20.
- 57 pariscono Triadano e Filippo, indizio che insieme erano in carica; in tutti i registri Massaria, Racionalium e Sententie sono
in generate indicati congiuntamente e come castellani di Calvi,
ma quest'indicazione non avrebbe gran valore, perchè amministrativamente il comune di Genova li considerava come solidali
l'uno dell'altro. Forse tal sistema di governo in società non era
il più adatto a mantener l'unità di direzione e la buona armonia
fra gli stessi associati, c perciò d'accordo 5 ' alternarono nel governo infatti come prima abbiamo trovato il della Torre unico
governatore, così nel 1366 troviamo lo Scalia che s'intitola gu-
berna/or tocius inni/e C'orsice senz'alcuna nienzione del suo collega, eccetto che per accenno al tempo in cui i'riadano era
governatore, tunc gubernator, I' espressione stessa con cui designa il governo di Giovanni l3occanegra (i). Del governo dello
Scalia, d'un periodo almeno, abbiamo maggiori informazioni che
non di quello degli altri governatori. Esse si desumono dai rogiti
del già citato notaro Antonio (le Planis o Dellepiane, di Chiavari,
q. Simone; forse il più sgrammaticato dei nostri notari ma di cui
gli atti sono preziosi come gli unici, ch'io sappia, che ci rimangono di questo periodo, dei governatori genovesi in Corsica nel
tempo del comune. Da essi rileviamo che le condizioni dell'isola
nel 1366 erano tutt'altro che perfettamente calme come dai
racconti del della Grossa e del Cirneo apparirebbero.
Ai 16 di marzo del 1366 vediamo che il governatore Scalia
bandivil ilosiem cum consilio sui consilii sex consiliaris (sic) insule
COFSICC pro eundo ultra ,nontes ad hoc ta passit ponere pacen: et
concordia,n in insula Corsice; tal deliberazione è proclamata nel
castello di Calvi, de causi/io dei noveit e! septem Calvi e di altri,
de' quali si fanno i nomi; e dichiara che ognuno deve fornirgli
aiuto e uomini a seconda dei suoi obblighi. Ma insieme vediamo
quantità di persone costrette a prestar cauzioni; comincia ad
esser tenuto in ostaggio Angelerio de Mari, il figlio di D. Isabella,
consegnato a quanto pare dal padre suo Giovanni de Mari al
capitano Paganello del Vescovato; precede un salvacondotto
di pochi giorni a Guglielmo, Guelfuccio e Guillermuccio d'Ornano (2). 'rotti i nominati ed altri ancora han dovuto pochi giorni
(i) Alti noi, de Pionis. noi. ig. Fq 3 .(2) c 1 3 66, 1 5 inarci. Nos F9iilippus Scalia guhernalàr tocius i,isule Cur.
- 58
dopo offrir fideiussori e fra essi D. Enrico della Rocca, prova che
non s'era ancora rifugiato in Spagna come fece più tardi (i).
Alcuni indizi lasciano scorgere che la situazione dovea esser
poco sicura: colui che avea in consegna Angelerio De Mari
vorrebbe sgravarsi della responsabilità; all'invito di custodire
alcuni ostaggi presi in Ornano dal vicario Oberto de Guercio
i richiesti si rifiutano. il due aprile lo stesso governatore dà
mandato ad un corso di prendere vivi o morti quanti può degli
antichi signori e de' loro seguaci (z). La spedizione oltremonti par
sia andata fallita; in una lettera datata il 31 marzo da Casiliono
ove s'era dovuto ripiegar sciogliendo l'esercito, il governatore
la asprissimi rimproveri a certuni a cui avea commesso la guardia
di Ciliaria in pieve d'Ornano e di andar col capitano Franceschino
d'Eviza a requisir viveri per l'esercito e che invece cran fuggiti,
sicchè allorquando giunsero gli armati non trovaron vettovaglie; dice loro che tutti in Corsica gli accusano e li cita a comparire. Ai primi d'aprile scopre una cospirazione contro la sua
persona; il progetto era di attaccar il governatore alla costa
di Bulbasco, mentre da Nonza si sarebbe recato a Biguglia passando per Patrimonio, uccider lui ed il suo seguito, occupar 5crravalle e mettersi in aperta rivoluzione. Il processo si svolge col
sice damua et concedimua totani ci securani flduciam veniendi ad nos, statali
& reddiendi usqiie ad dieta ]une I. v. inclusive.... Nomina dictornni qui bus
datar presens flducia suni ]icc. D. Gaillerniucchius de Ornano etc. (c s.)
(i) 24 maggio. Fideiussione per Fornello de Casiliono e Messer Guido (le
i3onouia etc... R estorucchio (le Campo « pro se et filia eL Mia etiam Giulfucii
D. Lupi cuin, amica eraf (?). . . Benvenuta de Pilla amica D. Guelfuchi pro.
iuisit poi se ci fili0 suo ci filia D. Guelfuchi cui antica c'al,,. etc. , 7 aprile.
Fra gli altri r f,deiussori, per D. Enrico de Recita, per L. 200. per i). Guiller,uus de Ornano, per L. .00, per Guillermueh me de Boli, id . per Guil
leriuncel I ne de Leralla ....Devono fornire ostaggi fohanicellns de Lnreto e Cui
iliciuccin (le Arexio coi..
(2) Pie 2 aprilie. Gubernator co,,cessit ci licentiam riedia Jn»auucelln de
Loreto presenti intelligenti atquc volenti qund (am pro se quanttnn ali i s quibutscumque perso,,is pessit capere CI captum consigruare quenilibet ex tirapiuie
in stile Cnrsice tel seguaci unì suoni iii dicio D. Gui bernatori et si consigii a 'e
non po (ed I quod i tu pune possi t c'im occidei-e CI quod i uIl in, penam patia un
ex hoc ci de iredictis. Actuni in ecclexi;, S. irederici ' le Cax i liono l,-,ra . -.
(vesper ?) lei tes Dous Epi scopi is Manti e, Sunìerucius de In Pnuneio et
I). An tonius (le (.i m'stoni mis jurisperi tua » 416 noi, a'.' //o o ti,'. ,.'. s.
- 59 -
mezzo solito della tortura, l'accusato principale, certo Gerono
(Geronimo) de lo Frasso, confesso, è condannato alla forca c
giustiziato sopra un poggio destinato alle esecuzioni capitali,
presso Nonza, il 27 aprile (i). Nella sentenza egli solo è nominato oltre Bartolomeo Avogario contumace, soltanto è detto
che era d'accordo c'si;, multis et mu/tis personis quarum nomina
pro meliori tacentzsr ad presens. Ivia dagli interrogatori dello
stesso Gerono sappiamo i nomi di tutti i congiurati. Bartolomeo
Avogario è il capo dell'impresa, Giovanni de Alari promise accorrere con 50 fanti e 25 balestrieri, gli Avogari di Canari e
di Brando avrebbero fornito altri 20 fanti e 8 balestrieri. Sono
complici molte altre persone importanti, quei di terra'Bagnarinea,
vari sacerdoti, lo stesso vescovo di Aleria. Notevole che Vanucollo
da Campocasso interpellato avrebbe rifiutato d' assodarsi alla
congiura, allegando ch'egli era de maioribus de Carsica ei de
consilio. Progetto dei congiurati dopo l'uccisione del governatore e di taluni altri capi popolari era d'impadronirsi del castello di Nonza che sapeano mal vettovagliato e muover guerra,
perchè Bartolomeo Avogario riacquistasse i suoi domini, egualmente tutti i signori di Corsica riprendessero i loro, quod genti/cs
I:o;nines de Corsica da,ninaren?nr in insula C'arsice, che Guglielmo
Cortinco ritornasse in Corsica e fosse signore (esse debebat do;,,inus) (2). 11 Gerono mantenne le sue denunzie contro i suoi
(i) La sei, tenza è pronunciata in presenza di Otto testimoni tua senza
clic si sia notato come in altra per delitto comune il consen so del consiglio
di Corsica; taluno dei consiglieri tuttavia risulta assistere agli interrogatort dcl
Ge,'onn..l,i eseguita lo stesso giorno per cura di Francesco de Rosso milite
e cofa/eralc del governatore ed il rii,laro attesta clic ,hC/NS /b,'ns,,us rrniansi/
suspensus ud fu rr/uzs e/ morfl,us.
(2) Dagli interrogatori del Gerono « Io Panicia f,,it ille qui bit ad
(tOnflun presi). de Ulmeta, frater lesti nus ci lo pi vai, i's (iez'-,no) de Nuora.
quod in Oleta in 'abìtaUone Vani Paganaci. :fuerint presh. Restonis, presi'.
l'rai,cisctis, l3artolucio de lo Mancipio, presb. Corsonua de Sto l'erbene, Martjni,s
Diii Co],radi, Steffi,n,is e, Giiirardioi,s fn,i.res, Ricobrinus de la Fichaga, Tr,,ffiluelia de lo Mcii te, V'an i c'una eras do,,,, IS predicia, Gui llermiteho de Ole Lu,
i3oii i (acini Iiis de itorolo 7 lo pi vano de Rnxo li et dictus B,trtoloi, etts, ordi,,aver,snt et consule,-unt (acere lirigain vid. c'im Cortincachj et Caxinchiexi
virI - cui,, \ t ani,ch o March ci se et c'un omnibus de parte sii:, et einn il li s de
Tralun cli a et N erpi olIo e Logargo e Studeracho ci Dei, tticl, o (le Mat a e ix,'
Z i izarel io.... dictu s Bartcl, 'o,eus e I [i lii Dii i Con indi i,, scruti t nanci,s i Vanuelio
- bo -
complici, anche dopo che fu cessato il suo tormento, soltanto
ritirandole appiè del patibolo per Beibruno di Nonza che poi
alcuni anni dopo dovea essere ucciso per ordine di Enrico
della Rocca.
La spedizione nell' Oltremonti. gli ostaggi, le fideiussioni a
cui sono obbligati i Cinarchesi e sopratutto quest'ultima congiura a cui partecipano tante persone del Capocorso e del
Cismonti e di tale importanza che non s'ha il coraggio non solo
di colpirle ma neppur di nominarle, tutto questo è indizio che
il nuovo governo instituito in seguito alla rivoluzione popolare
Marcltcixe a Nhrpiol Io eius fi-atrem de Trelunga. . . . Zozarello de Corsoili qnod
hoc indicerei omnibus eorurn sociis....quod Bel bnimts ci Io de Panicia Ci
cum tods sui, debebatui esse eum dicio Bartolomeo (Øcr amulazzare il gìnìer.
'sa/ate). li. in Nunza debebani esse,.. pro accipiendo castro Justinus, Io pivano de Nunzi et fui Bertucellj Victucello de Cagnorcilo et iilis cunu tota
progenie sui... orti(> sopradicius datus fui' pro aurt'at do (?) Batto lorneun i
Avogarium ad recupera ndtun suunu ct etiani qui a predicii ci fi lii DAI Couurndi
noti poterant habere officia tel su/fida de d i). gubernatori... li. quod presi).
Restorus et Bertholo de lo Marcheixe iverunt ad episcopum (A)lcric ci Deodatunn
eius fratrern.... quod Bartolorneuìs non iret .lìeguliam propier Paganeliutu qui
ninabaiitr ci sed debetei expectare in Oleta....in consilio prcdicto fueruni
eiiam Pagaaucius de la Goricha, Berthnne de Ulnuet:i, Ugolunucollo ejus
frater . . . . misentai ad dicen il unì Gui1 lermucclio de Ze nuch i ' O uod deberei
tacere SOdli sui ci noti (iraretur lznc Santono de lo (asieliaro.... quod illi
de terra Bagnarinca debebant esso ad faciendani predicia.... vid. filius
Di Aidebrandi ci Oppicinus Mina Di Oberti ci Guiliierinucho de Aidrovanducio ci Gueifucitts frater caruittlis Dni Ravitem de Lucitatta .....quod
ounaes gcntiiies hotuines de Soriano debci,aat esse ad faciendam predicta...
quod D. jo de Mari conve'uerai secundunu quod audivit dici a fliis D. Aldevratidi, Martino I). Cot, radi Crutiiuclta de io Monte, Gui Herinueclio de
Aidrova,tdttcio. Guelfucio et Messer Bono Fcrucoiio de Soriano quod dare
debchat.... pedoni L et halestarios XXV ci dicti rniscrunt nuncinm dico
D. johi quod fedi eidem promissioncnu dictauu. li. crani Guirardus filius Va.
vicini a Pagatuelio...
cagoili, Santone .Sacare[i,, querendo in henefacto de levar la
a Vignollo de la Venzolascha.,. anche era in quello cottsenu, etc. ..^ era
citi ge proferia XX. pedoni e Sorzarciio da Corsi mini li autri Cursolaschi,
Messer Guillelino de I. Rebia, Santucio da l'ti ai se proferinno cui)) XXV
catn1uagtti.. il Vinolint de la Botizetia dou'ea venir capo de li balesi reri Ci
de li pedoni de Messcr johane... a Nunzi eic .... .nudo de Canari eL de
Brando pedoni da 20 ci Balestreri otto... c'mi D. io de Mari a, (ATo/ ig,so/i
F. 35 d. noi. Atti, de Plnnis.
- 61 —
e l'influenza genovese che allo stesso s'appoggiava, avean sinora
base malsicura ed avrebbero potuto trovarsi in serio pericolo,'
ove fosse di nuovo scoppiata la guerra coli! Aragona.
Tuttavia in questo fratempo il governo dell'isola s'era ordinato
a farina libera. A capo ne era il governatore genovese, con un
vicario per la parte giudiziaria, un giureconsulto, che nel tempo
di cui parliamo era Antonio de Guastoni, di Pavia, il quale fu
più tardi giudice e assessore de] podestà a Genova. Il governatore siede ordinariamente a Beguglia ed è assistito da un consiglio di sei consiglieri corsi che il 12 maggio del 1366 sono
Sanibocuccio d'Alando, Paganello dei Vescovato, Someruccio del
Pruneto. F'ranceschino d'Eviza, Ursucchio o Ursone da Piano 'e
Giudice di Ciucello Scazo, consiglio del governa/ore e dell'isola
di Corsica (i). Nella nomina dei confalonieri dell Oitremonti ve-
diamo che questo aveva un consiglio separato; probabilmente altre ne aveva il Cisrnonti; è l'antica e 'costante divisione dell'isola,
con due centri che in quest'epoca par fossero Beguglia e Cinerca.
L'isola si suddivide per pievi, ad ognuna delle quali è preposto
un confaloniere (a); più pievi sonò riunite in una stessa podesteria alla quale è preposto uil podestà. Tutti i confalonieri e
anche tutti i podestà meno quelli di Calvi e di Cinerea (3) sono
(i) Figurano il 12 naggio come consenzianti in una doppia condanna,
al rogo eri alle forche, degli uccisori di certo Cerborucciò de lo Podio. di
Nioro. Son conservati i lunghi interrogatoi'i degli accusati e dei testi e son
per ti ala gli ultini i atti elle abbianst, del n ot - de t'i an is . \T anucol lo da Campocasso
clic si dice de consi/io (p. 59) dovea appartenere a quello separato del Cisinonti (2) Par come già dissi elle questo nome di t'on/o/onù',-e ai capi delle
pievi sia 'tua tradi si n'le pisana; a Cern) va trovi snl o i con/a/onieri, tal volta
detti anche vessi/i/cn', come capi dei popolari (Fogni compagna ma soltanto
in città, sotto i due vicarii, della città e del borgo e sopra i co,zestabiii capi delle
cosestagie, frazioni secondo le quali oran ripartiti i popolai i 'nen tre i nobili lo
erano per alberghi; nel territorio le più antiche autorità locali erano i
troviamo talvolta i re/bn' per le parrocchie e per le tre podesterie della
l'olcevera, Bisagno e Voltri gli abati, carica eh' ebbero pture Chiavari e,
silIcIlò non ne fu privata, Sas ,ona. (v S. no/a (2) a p. 29).
(3) Non tengo conto di Bonifacio perchò questa antica colonia genovese
era e rimase sino all' ulti,nu, quasi direi che è ancora, no' appendice genovese
della Corsica. Nel secolo xiv poi cessò d'esser la base dell' azione genovese
io Corsica clic fu spostata a Calvi, presso a Beguglin e mio "icin:L a Genova,
e vi rimase sino alla eos unzione di BasI a. Già nel 1 340 è a Calvi che sbarca
Gotifrede da Zoagi i.
- 62 -
corsi. Non sembra che Sambocuccio d' Alando abbia una posizione speciale in quest'epoca, poicliè noi trovo che il primo
nominato nei consiglio generale dell'isola; Giovanni della Grossa
ci dice clic fu vicario del popolo, parlando dell'omonimo nipote
suo, capo a sua volta della rivoluzione, molto più limitata per
scopo e per esclusione, che scoppiò circa un secolo dopo nel
Cismonti contro le invasioni dei Cinarchesi e le prepotenze
dei caporali; ed è infatti probabile che nei momenti più gravi
abbia assunto uffici più alti di quelli di semplice consigliere (i). Circa alle regole di quel governo le induzioni sa(i) Ecco una lista dei potestà e confalonieri nominati tini governatore
Filippo Scalia
In Balagna, confalonieri Regno: Bonacorsi. da S. Antolino; Pino: Caa,,ota da Cellia; Ur,nia: Corlinccio da Calei,za,,o; Almitro: Bertora da Stridi9;
Ciumi : Nigelaccin da Ciumi S. Andrea: Smino Togani: Zozucello lussani: Bocaciolio de le Falcnlaeeic Ol,neta: Serena da Moili ; Agoiastro
Biancone dell' Agoiastro, Oleta: Rollandian da Senato.
Il7 Aprite, i] governatore ed il consiglio d' 01 trcmon ti ,inniioa,,o
Podestà: Franceschino d' Eviza, cor,falonieri, ti' Ornano: Opinucin de 1€)
Pi vano, di T,lavo : aei trcllo de Corra, di Coli....
Podestà Andrucci, io de Soato. confalonieri, (li Ville: loanicullo ?tanavolata, di Co1sica(,mt Caporotondo Lagnstrn.
Podestà: Oliertini,ccio l'aganuccio, confalon ieri : di Vegani : Frane, de
01 m eto Sarte,i e: Gui dieiuccio de E cx a, Sigeni : Gui] lermo ,ie 5 n'amI), i della
Grossa. (Giovanni della Grossa, il cronista, t tacq ne nel 1388 (la un GugI i ci nin)
Podestà Azeaocul lo Boteracci o. con falonieri : di Cagia :imhocnciel lo (la
Loreto di Ca rhi n i: Azenuccie 110 (la Fi licei lo di Condì a: Gui Ioni 'noi elIo
I 'etrolaccio.
l'i desta : G uidici uccisi di Prete TvI atone ; con [al (in ieri : di Cauro: Faci no
de A vai le, di Bas tclica: Gai dici ,,eione dello Rosso.
Podestà
Porlestà di Cinerca e castellano: Antonio Camayrono con I aCOp(i (la i' -cl,l,ia,i o; confa 1cm ieri. di Ci n c'ca: Cerm olIo (le Logastro, di C n'ce: Axe a neci lo
de lo Salcio.
In di '-erse epoche poi
Pi desti, di Vico: R ossignolo de Pagoini a, co,, [i Inni ere : Restoi-neel I ' , (le
lii Pagollo.
I'oc3es ti, : Lo,niìardncci O (li Carbolaccio, eo,ì faI,, acri, (li M nro : Paci one
da Corsa di Sia: liii Iena iti noci lo Ca si nco.Pr,destìt : di Gelavo, R aspati ti o; con falo, ti ere, d:, Von te libre 110 in si,
G ,ti Il ermucel Io (la Corbica to.
Gurfàoniem di A iz,ccio : I agela ti o de l'etra
- 63 rehhcro oziose; la supposizione del Limperani che fin d'allora
fossero instituiti i 12 nobili del Cismonti ed i 6 dell'Oltremonti,
instituzione genovese molto posteriore, cade da sè ora che ho
messo in chiaro l'indole radicalmente democratica della rivoluzione del 1358; si potrebbe per analogia credere che nelle
instituzfoni del comune di Corsica di questo tempo dovessero
rinvenirsi, in parte almeno, quelle che i corsi stessi chiesero
nel 1468 a Galeazzo Maria Sforza, ma naturalmente dovrei vagar
nel campo delle induzioni cosa da cui sono alieno.
L.' appalto della castellania di Calvi e del governo dell'isola
di Corsica allo Scalia e al della Torre continuò certamente sino
al 1368, ma come i due soci siensi avvicendati nell'ufficio non
potei da nulla arguire; da un atto notarile del 30 marzo 1368
risulta che fra i due governatori erano insorte alcune divergenze, per le quali nell'anno precedente s' eran rimessi all'arbitrato di tre comuni amici. Con quest'atto si proroga d'alcuni
giorni, sino al 4 del prossimo aprile, la decisione di tal vertenza.
La stipulazione 4atta a Genova personalmente tra Filippo Scalia
e Rainuccio delk' Torre figlio di Triadano, come procuratore
di questo, probabilmente allora in Corsica (i). Nella primavera
di quell'anno 1368 il comune di Genova addivenne ad una nuova
convenzione coi governatori del!' isola in cui fra le altre cose si
dava facoltà al comune stesso di prender quelle provisioni che
avrebbe ritenuto più conveniente pel luogo di calvi. È tutto ciò
clic potei saperne; del resto mi rimasero ignoti e i nomi dei
governatori e la data precisa dell'atto, che solo per induzione
stabilirei fra il 29 marzo ed il 3 aprile del 1358 ( 2 ). NelCor,Jalonicre di Salonie Ve,,uii,cio de Casalone.
Trovo pure clic sotto il precedente governo dei Triadano era confaloniere
di Noi, in Lande! lo da Non 'La
li,, dato nomi di persone e di paesi secondo la grafia dei ,,otari da 'ne
compulsati.
(i) 1368, 30 marzo. Filippo Scalia da una parte e Raihuccio de Torri
da Portovenere come procuratore del padre Triadano dall' altra al
4 p v. aprile i ter,u ni d' un oiii pomcsso fatto I' anno precedente nelle
persone di Carlo Cattaneo, Federigo de Pagana e Carlo Malocelio. Ml..
l'cromo Ma rrio1o, F. 2 a, C . 25 r.
(2) L'atto originale era stato riuniti, con molti altri d' importanza
politici i,, una serie intolatti J?cnt,n pn&h/icoru,n qual sarebbe dovuL
sci e interessa,] tissi,na (Ai-ch. Sec,. n. 495 fi/sri 13) come una specie dei
- 64 l'agosto di quell'anno Triadano della Torre trovavasi sicuramente in Corsica, ma se come governatore o per i suoi affari
privati non mi risulta W.
Fra questo tempo e la seconda metà dei 1370 deve collocarsi
l'altro doppio governo, di Nicola da Levanto q. Levantini, ed
Araone da Struppa. Ne abbiamo notizia da una lettera di
Luccliino Camilla (a) podestà di Calvi dal 6 giugno 1370, dalla
quale pure scorgiamo che a Calvi l'autorità genovese non godeva di un rispetto straordinario; egli espone al governo centrale che i governatori furono attaccati nel castello, da alcuni afdiversonem che non conti uciano che qualche anno più tardi. Sven turatainente
per desiderio di maggior secretezza i più importanti fra quegli alti furono
poscia RIti, so],) rimanendone per nicirrotia (lei piccoli stinti, e ri pi sii in luogo
più riservato. Ora i, cIti senibran perduti e le In ic ricerche per rinvenir
'5Iì r questo
riuscirono fino a qui infruttuose. Nel breve sunto conservato non è detto che
quanto riferisco ivi , 1' atto è segnato conio estratto dalla filza atti 1361-71
del nei. Raffaele Casanova 'iella quale portava il a. 32 dalle date clic ha,, no
i lì. 31 e 33 arguisco quella approssitnativa di questo che ci interessa, invitizi one tanto più pobiibile in quinto, come risulta dalla ti. risi (i) pag. 55 la
scadenza degli anni dell'appalto .Sealia - Della Torre correva appunto il
9 aprile,
(i) 1338, 22 agosto. Berincolo di Belgodere, di Corsica, riceve L. sM,
nolo di barca, (la Rainuceio de Torri pel trasporto di 'ove cavalli speditigli
da sito padre Triadano. Aro!. 13cm.. Brace//i Fa 12, i;. 157.
(2) Luchino Camilla, poco prima vice duce, popolare e non dell'albergo nobile de Camilla Esiste un certo ,,n,nero di alti della sua 1,odesterisi a Calvi,
tue successe a Nicolò da Levanto q. Levantini, rogati in quella città, nella
filza dei notari facobu de Rive,,narjo e Antonio Capello. Dagli stessi vediamo che Lanfranco Drizzacorne, popolare genovese d' una certa ittipurtanza
che era stato .viced,tce e vicario nella riviera di ponente, area fatto costrurre
una nave. ti Calvi e pretendevs portarla via senza pagar tiè gli operai tiÒ
fornitori donde seri t,,nit,lti il Camilla gli proibì di salpare, ma il Drizzacome otten,ie un ordine contrario dal nuovo duce Casnpofregoso allora eletto. Il
Camilla spiega la sua condotta ti quest' ultimo e chiede di presentarsi a Genova
• giustificarsi; egli espone come per quella 'lave siavi a Calvi grande agitazione
• pericolo contro l'autorità prozU pubà/icuin est qnod D. Wka/a,,nv et D.
Araonns de .S'tnsprr duna esse,,! ,qubzebernatores fuerunt Prehati u castro el
itens-nt ficns.zt ( per?) a/iqnos ojerrotos per ba?ba,,, el nulla ininric (sic)
feceruni ptestatìbns de quo T'o/de dubio (sic) ornata ptvdtcta sunt vera (sic...
(no!. far, de Rivennorio etc. e. s5). Il da Levanto era consanguineo
della moglie del Triada,io,
- 65 ferrati per la barba, e che molte ingiuri vennero fatte ai podestà.
Una prova che nemmeno allora si potea contar sulla sottomissione
completa degli antichi signoii s'ha pur dal fatto clic D. Enrico
di S. Antonio, milite, ha ricevuto ordine dal duce Domenico
Campofregoso appena allora salito al potere, di mandare a
Genova in ostaggio suo figlio Ranuccio (i). Poco prima trovo
Triadano della Torte a Genova ed a quanto pare in condizioni finanziarie molto infelici (z), perchè il io giugno 1370 un
ordine del vicario lo condanna al carcere della malpaga per un
debito di L. 250, s. 9 più le spese, verso Gabriele Galluccio, debito da lui confessato con istrumento notarile del 12 novembre 169. Egli comparisce ugualmente a Genova il 20 ed il
31 luglio dello stesso anno (3).
Che sia ritornato in Corsica come gòvernatore, non è dubbio.
Per quanto, come già accennai e dovrò accennare ancora, il
Cirneo ed il Filippini cadano in gravi inesattezze per questo
Periodo, tuttavia il fatto della morte di Triadano in Corsica,
alla Venzolasca, in una mischia fra Cagionacci e Ristagnacci, è
da essi troppo concordemente asserito per poter esser messo
in dubbio; certi fatti capitali rimangono per lo più ben nitidi
nella tradizione, che pur altera i particolari di minor importanza. Ora poi lo conferma, come vedremo, l'attestazione di
Eainuccio della Torre, il figlio di Triadano. La sua designa-
(i) 1370, 22 agosto. D. Enrico tle. S. Antonio in consegueina scioglie
coloro che avean fatto fideiussione per lui.. - jvo€, Jac. de Rivermario cit.
e. 163 r. Per incidente noto che in questa filza troviamo alcuni atti nel volgare di Calvi e talune notizie circa ali' amnsinist,-azione di quel comulie, per
esempio quella di tre consoli, del paese, che fungevano coiiie vicari del podestà e come giudici. Vi è nieuzoile d' un D. .Rafiuìele Cantelo vescovo di
Nebbie e d' un corso. Vanacolo de Crocimio da Speluncato, podestà di Balagna, ciò che prova clic tal ufficio no,' era più unito
10 a quel genovese (li
Calvi (ivi, c. 168 r.)
(z) 1370, so giugno: Ordine del vicario ai suprastanti al carcere della
,ialpaga di custodirvi Triadano de Torri di Porto ycnere per L. zo e 5. 9
oltre le spese, delle quali si confessò debitore verso un Gabriele Gallucio cqrt
atto 12 novembre 1369 noi. Baldass. di Gio. Conrado, salvo al creditore i
diritti verso il figlio ltamnuccio ed il nipote Giovanni della Torre, fideiussori
di Triadano. AW. Ant. de bazar/no, vol. 1358-71 e. 16.
(3) iVo?. Th.'nvenulo BraccHi, F.a 11 e. 20 e aS.
Il
- 66 -
zione a governatore della Corsica è' probabile abbia avuto luogo
appunto nell'estate del 1370, dopo la deposizione del duce
Gabriello Adorno; una frase, (how ftresidenles comuni) dell'atto
di cui ho ritrovato un frarnniento (i) potrebbe lasciar dubitare
che fosse avvenuta nell'intervallo fra !a deposizione dell'Adorno
e I' assunzioni regolare della carica da parte di Domenico
Campofregoso, che sebbene fosse stato un de' principali autori
(e forse il principale assolutamente) della deposizione del suo
predecessore, che tenne poi prigione parecchio tempo a Voltaggio, tuttavia per un tardivo scrupolo di legalità non volle
assunier le funzioni ducali se non in seguito ad elezione regolare nelle forme solite. L'incarico, un appalto pare, come la
prima volta fu conferito anche questa unitamente a Filippo
I) In o. ci. amen. Cani inter comune jamie ecu presidci tes tunc 'psi
CoIÌIltni, ex una parte ci q Triadantun de Turri (le Poruiveneri et Phi lipun,
Scal huai ex altera fini facla certa con, posi tio ci convon tio occasione gtii,ernaiioliis ci ad, j i i ,isu-atjo,,j, in su le Corsice, rcdd i tuu,n et ol ,ven tionu ,n ipsi IS,
jo qua coinpo.si ti 0°c ]) Iuta acta il convenni
la tal Or i psal paries dieti s norninibus
ci de q uihus coniposi ti ouih,,s lui i faci,,ni pubblicuin instrioncatuin setiptuin
,nani, Phil. Noytorani noi. MCCC V. - (sfr. cvùfrnte,nents- la data i sbagliato) - Ei in quibus compositionibus est quidain arucul,,s. . . (se rve l'ari, delle
convenzioni secondo il quale ùc caso di controversia le /afli dovranno ricorrere alforòitrato di quattro popolari clic potranno aggiungersene un quinto se di pareri dh,,:ss e la pena di lire dieeinsila alla parte inosservante)
Posi quatn coniposiiionem ci concordin,n de volu,, t'tie Ci consensu co,nunis
Januc, San nane presideit tium i pii coll'un i, ci (lieti q. Triadan i tulle vivetitis
ci etia,,, dicii Phu[ippi Mi... quod dictus Triada,ms solus debel-et prosequi
ci adi nplere que per d ictos q. T riadamu,, ci Pl,il i ppuni prolili Isa f,,erunt ut
asserit Raynucius filius dicO q- Ti-indiani iiifrascripius, prOpier quod ipse q.
Triadanus solus ivii personaliter ad gubeniacinnein diete i,,sulc quani gubernavii
per annos plures et in dicto loco n,uriuus est, ut asserit dictus Raynucius,
posi cuitis n,orten, orto sn,,t questi flnes Ci controversie. - , (fra il duce ed il
consiglio da una parte e il Raitiuccio conte erede con beneficio d' inventa,'ù,
dall' al/in, ognuno delle pgrti pretendendo che 1' al/ra non avesse osservato
i patti)... Tandom prefatus magn. D. Dux eiusque consi]iuui uI presentia
ci autori taLe ipsius D. Dncis, in quo consiiio i,,terfui i ieginnus ci snffieiens
l'lan, erus i psonun . . - » (Il seguito inniun. Nei noi. ,'ani, 61w senza ,,unie,o colla -sola itadicazo,ae 1400-1700 11C110 stesso foglio (ci' un .quinterno) atto
colla data del 12 aprile 175 questo di cui -abbiamo un fraimnento dovrebbe
essere un de' due atti 25 novembre 0 27 diceaui,re 1375 citati nel MSS, Cicala).
- 67 -
Scalia ed a Triadano della Torre, forse anche perchè quest'ultimo per le sue condizioni finanziarie non presentava sufficienti garanzie di solvibilità degli impegni 'che assumeva (i).
Ma tacitamente s'intese col compartecipe Scalia e coi reggitori
dei comune ch egli solo si sarebbe recato in Corsica e ne
avrebbe riassunto il governo. E così avvenne; l'averlo scelto
il comune, non ostante che fosse carico di debiti, per quell'ufficio è indizio che già la prima volta, nei quattro anni del
primo appalto collo stesso ScaVa, aveva fatto buona prova. Le
attestazioni concordi del della Grossa e del Cirneo sono segno
che nell'isola rimase la tradizione del suo governo, come quella
di un funzionario energico e giusto. Essi gli fan merito d'aver
nuovamente spianato i castelli che si rifabbricavano, d'aver privato tutti i signori dei loro stati e governato l'isola in pace e
rettamente; il Cirneo ci dicec he rimise la tranquillità, cominciò
a render giustizia, astabilire ordinamenti, a sciogliere e definir
molte questioni. Gli antichi signori feudali piegarono nuovamente
il capo sotto il suo energico regime; Enrico della Rocca soltanto, malfidandosi e temendo probabilmente per 'sè, passò in
(i) Fin dal 1347 per pagar L. 135 residuo d'un debito di L. 175 deve
rjcorrere ad un prestito (Noi. ,'Wc. Gironi e Roll. de Ilianarolio; C. 189-90).
Nel 1370 lo abbian trovato in prigione per debiti (v. s.) nel 1371 quell' Oberto Guercio di cui più volte accennai gli fa un sequestro (A'Oe. G:b.
Fa
Jlfastraccio,
2, anno 1371, e. 67). Mori oberato di debiti la sua vedova,
Eliana q. Federico da Levanto nel di lei testamento dichiara che sapendo che
non tutti i creditori del marito erano stati interamente pagati abbandona loro
quel che sopravanzerà oltre le sue doti ed extra doti dell' cs/tino (ipoteca)
assegnatole sui beni dello stesso (Noi. Ani. de Benisio, F.a 3, C. 190). Suo
figlio nel 1382 citato per debiti del padre di cui era unico erede dichiara
che nulla ebbe dei herd di lui (Noi. Gio. Mastraccio, fi.a 2., atti segna/i
1373 che sono invece del 1382). Per contro si porrebbe giudicar liherafe
trovando di lui varie fideiussioni per altri. La lite fra il figlio sito ed erede,
Rainuceio, ed il comune, pretendendo arabe le parti che i' altra non avesse
osservato le convenzioni stabilite pci secondo governatorato Scalia-della Torre,
dcv' esser cominciati, almeno nel 1374; infatti il 22 settembre di quell'anno
l'ufficio moneta liquidava già gli onorari al notare Bald. de Pineta che
I' avea sostenuta come procuratore del co,mmtuie ('Rac. 57, e. 55) più tardi,
sulla fine del 1375, si terminò con un compromesso coin' era stabilito nel
contratto nominando arbitri Gio. Canella, Nicola Maruffo Giovanni Magnerri e
Pelegro Mosca. (FEouzmcm e CICALA).
- 68 Spagna alla corte del re d'Aragona, incitatore di propositi
di invasione nel suo paese come è in generale vezzo degli emigrati e come avvi'ene sempre di questi, strumento opportuno
più tardi nelle mani dell'astuto spagnuolo. Ma pur troppo i
popolari corsi fecero fallire le speranze risorte pci governo del
della Torre colle loro divisioni intestine; una lite fra due famiglie della pieve di Rogna, che in apparenza sembrava di
poca importanza, ne assunse poi molta, perchè vi si mischiarono
prendendo parte per l'una o per l'altra, due delle famiglie dei
maggiorenti della Corsica, gli Altiani ed i da Casta; questi favorendo i Ristagnacci, gli altri i Cagionacci che così si chiamarono le due opposte fazioni. Il sangue corse più volte nei
tumulti che quelle dissensioni cagionarono, ed i Ristagnacci
soccombenti ricorsero al governatore, il quale cercò di conciliar le fazioni riunendo a parlamento gli uomini del Capocorso,
di Nebbio e della terra Bagnaninca, ma invano; chè le discordie
s'inasprirono e s'estesero in breve a tutta l'isola, la quale coTninciò a parteggiar o pci Cagionacci o pci Ristagnacci (), sicchè
egli rinunziò 'pel momento alla speranza di ristabilire la pace e
ritornò a Beguglia, sua residenza ordinaria.
Frattanto par che i Cagionacci Io accusassero presso il governo genovese di parzialità pci loro avversarI; si può arguire
almeno dal fatto notato dal Fcderit:i e dal Cicala, che il comune
il 19 novembre del 1372 mandava in Corsica Meichio da Terrarossa per visitar quelle popolazioni ed esaminar le loro querele e i lamenti contro il governo di Triadano della Torre (2).
(i)
Secondo una nota del Letteron alla sua traduzione del Filippini
la divisione fra Cagionacei e Ristagnaeci durava ancora nel 434.
(2) Ad a. 1372: « Melclt i, de Petntri,i,ea si nd ico mandato in Coisi Ca a
visitare lucI!' isola easindactr Tria,lano della Torre di l',,rtovenere già governatore ili l aelP isola, ii atti 'li Raif, de Casnno,'a 1101, » Fun., col/ce!.
Ad a. T 8 7 2 , a 19 novembre: « l'ruvido 'fr Melcloo (le l'etrarubea, instrtiiiìen Lo di sindaca Lo nella sua pestmt per ,lo'er andar nell'isola di Corsica per viale-tr quei p ov li e sentii le querelle e lamenti contro l'riadano
della Torre governatore (li delta isilla, come in atti di R tbel e Casa li, ,Va 5
M SS. Ci Gaia ..,a parola jfà del regesto del Fe, le id p , trel,l,e far ere, I ,:re
il .l'riada,io già norto, poco prima, perché il sindacato si lace va nppe Il:. fui Io
l'ufficio, una giova tuo Lir elle lo stesso F'eclerici nell 'ABC citi questo sindacato
per provai- contro I' asserzione del Filippini che il della 'Porre - era vivo; d' al ti-onde I' estratto del Cicala più circonstanziato e colla data precisa dell' istrumento di nomina del Pietrarossa, panni più attendibile,
(p.
223)
Questi, che sin allora avea temporeggiato distribuendo gli uffici
fra i due partiti, pensò di poterli rappacificar completamente
cd indisse all'uopo una riunione a Casinca. Per stia sventura
egli vi si recò accompagnato da Deodato da Casta (i), la
cui famiglia parteggiava pci Ristagnacci e pernottò con lui e
con quelli della sua fazione alla Venzolasca mentre gli altri
erano al Vescovato. Ciò aumentò i sospetti di questi ultimi che
al mattino seguente mentr' egli recavasi a conferir con loro l'as-
(i) Questo Dendair da Casta che qui e in seguito trovasi partigiann
lei genovesi e la cui Famiglia era a capo della fazione (le R istagnacci è,
salvo errore, il pd In, d ' tinti f:tiiìigl in di quelle che fen -on un lette de' cefsora/ii [quale trovi si in, nisch iato incodesti 'l'o ti contro i feudatari corsi. Qitesto
e l'asserzione del Vanucollo da Capocasso, (p. 59) di non volersi associai alla
congiura del Bartolomeo Avogario e Giovanni de Mari perché, uno dei lnniori
(li Corsica, fa credere ben informato il Giustiniani citato dal 6 regori nelle
sue
f appendici alla storia del Filippini (Vol. 'TI, p. XLl.X)Jclue nella lotta /"
Ziora il popolo corso ed i .Feudatari (n'cIle famiglie, probabi Iniente già potenti,
sie//eto a vedere e non se ne voi/ero zmj5aceiare, (N. B. - Copia del .tia/ozo
dei Giustiniani; itiss', ra/a/o dai (Jregon esiste anche nella nostra I//bl. Cm.)
A proposito sempre dei eaj/'oraii a quanto ne accennai sopra nella nota (i
pag. 27 aggiungerò clic se il della Grossa dice che i genovesi verso il 1414
stipendiarono per la prima volta il vescovo di Mariana ed altri tre cofiorrili
(V. 11, p. 238) poco dopo verso il_i 425 ( ivi , p. 261) scrive clic Vieer,tiello d'Istria
TIC stijiend iava 13, compreso il vescovo d' Aleria, (li cui dà il non le e a//ri' bo/ra
fter /uo;-'a che più meritavano, sempre col nonne di (aporali. Poemi dopo verso
il 1430 sonno salarinti da Si nuioiie de Mari (ivi, p. 262). Eviden leonente neccttavano volentieri il denaro da tutti. Ciò per 1' asserzione recente: che /a
i-ar/ca di caporale sia ben genovese: che la z-epubifra sa/ar/asse gli ufficiali
incaricati di snantener la sua inJ/uenza nei paesi soggetti ai/a sua i/optinozione o al suo fu ole/tarato, ad /1/benga, a S. Remo, a .S'cio e/e. Sarebbe
ritta scoperta ma ha bisogno d'esser suffragata di qualche maggior l) mi'a che
non la citazione generica: Arel;. di S. Giorgio, Reg. /ntroitns ci exitus,
senza indicazione di voliune e di foglio- ---- Per conto iii isu ni,!, ho
trovato a Genova qualificati per caporali clic dei graduati n'i li tari eonìandnn ti
piccole squadre, proprio come 01-a; eccetto ml unico c'so: due n'erciai che
ne designano un terzo, loro associano, qual eaparaizs c/ testa d una l,n.ìttega
comune di merceria (ArO i. Benu. Iìraee/li, Fa Io, e- 53, anno 1 35 6 ), ma
ancora i due sono fiorentini cd il terzo ò d' Arcola, cioè etnograficarne,ite
più toscano che ligure.
-
- 7° -
saltarono e l'uccisero (i). Il fatto avvenne o sullo scorcio del
1372 0 sui principi del 1373 (z).
La morte di Triadano della Torre segna la fine delle speranze di veder mantenuta l'opera di Simone Boccanegra; egli,
dopo il primo governatore Giovanni Boccanegra, era l'unico che
la Corsica avesse retta lungamente o collo Scalia o solo, in
complesso circa sette anni come esattamente nota Giovanni delta
Grossa che ignora tuttavia l'interruzione; a quanto pare v'era
amato dalle popolazioni nella memoria delle quali il suo nome
rimase, e incuteva rispetto agli antichi signori. Questi, lui sparito
dalla scena, credettero giunto il momento dì rialzar il capo, come
già avean fatto allorcEè s'era allontanato Giovanni lioccancgra:
nuovamente incominciarono le loro solite ce,-imonie di ribellione,
scrive il della Grossa e conferma il Cirneo; ma il popolo
corso questa volta ritrovò ancora in sè tanta energia da . rintuzzare il loro attacco; anzi a quanto scrive il primo, Sambocuccio
d'Alando, Franceschino d'Eviza ed altri di quei principali popolari, si recarono nell'Oltremonti, nel Cinarchese sempre cittadella e ridotto del feudalismo indigeno, e lo sottomisero.
Dubito tuttavia che la vittoria dei corsi contro la reazione
feudale sia stata questa volta così completa come parrebbe dal
racconto del della Grossa e del Cirneo. Nel Capocorso, dove
abbiam visto i feudatari d'origine genovese agitarsi e cospirar
fin dal 1365 C 66, forse in quest'epoca i de Alari già riuscirono
a riprendere i loro stati (3). Fotrchb' esser che a questo tempo
(i) Così Gio. della Grossa il Cinici' iii 'ecc parla d'una Ge t a battaglia
fra i due parti ti nella quale 1' ri,tdano sa -ei il 'e caduto.
(2) Certo ai primi del febbraio del 9 373 il Triada,,o era morto; trovo
menzionata a iluel la tlat:i una casa in borgo di Porto "caere degli credi q.
Triadan i de l'urti, ,e,ie n negli atti del Noi. h'rosv. liroce/lì Fa 13 a e. 109.
Dippiù nel già citatozitto del ,Voi. Giù. il tastraccio con cui Rai nucio dichiara di zio,, aver avuto nulla dal I' eredi Là paterna (v. m.) ò indicata, un a sentenza pronunciata con no di Itti come e cile il ci padre il z agosto 1373. Qualche
volta inalo :l'riadsLii o quali tu - I zIlinuci o Soli'' 'inni,, a ti se,u p I ice,ne;, te ttr Po'
tuvencri.
-
-
(3) Nel 1364, il 7 ottobre 3-i ovalizii , Ci Ioni lian o cd Ai i gelinii (le M ari
in ti atti pubblico a Genova si qualificano signori di Capoco rso ed in tal
qualità con (eri Scoli o la ret loda di S. Ci 1,hiuo in Corsica a un pie te cnrsti
Si tinti che due di tali fratelli, Cnloiubano e Angelo, secondo il della Grossa
s-irebl,en i stati gli st,-euui difensori dcl castello (li S. Col fin bano contro Pa-
- 7' fosse da collocarsi I' insucesso dell'attacco di S. Colombano,
riavuto dai De Mari per tradimento del castellano, e inutilmente
assediato dai corsi capitanati da Paganello del Vescovato. Si
noti che, come abbiamo veduto nella congiura di Gerono de
lo Frasso, codesti signori del Capocorso, i de . Mari principalmente, continuavano a disporre di armigeri e sopratutto di
balestrieri in quantità considerevole, più che la republica non
ne mantenesse ne' suoi castelli di Calvi, ove avea io balestrieri,
e di Bonifacio, il di cui presidio era di 9 servienti.
Ma i popolani corsi profondamente divisi dalle due fazioni
interne, minacciati dalla reazione feudale che, mantenendosi viva
nei due suoi focolari del Capocorso e del Cinarchese, era sempre pronta ad irrompere, non si dovevano sentir troppo • sicuri,
e probabilmente si rivolsero di nuovo a Genova per so.xorsi;
almeno così parmi poter arguire dalla presenza in questa città in
momenti tanto difficili per l'isola, di Sanibocuccio d'Mando (i).
Sventuratamente a Genova scomparso Simone Boccanegra par
fosse invalsa molta indifferenza per le cose di. Corsica; già dissi
come invece che ad un governatore circondato dal prestigio d'un
certo fasto, solo dopo qualche tempo il duce Gabriello Adorno
si fosse deciso a dar il governo dell'isola in appalto, quasi a co/tinto, per economia a due governatori che doveano contemporaneamente reggere la castellania di Calvi; siccome ogni duce
successivo rappresentava una reazione contro il sistema del predecessore, così parve clic Domenico Campofregoso dovesse interessarsi maggiormente degli affari dell'isola, ed infatti al suo
governo io credo sia da ascriversi d'avervi rinviato Triadano.
Ma probabilmente anche l'opinione pubblica a Genova considerava l'unione della Corsica con una tal quale indifferenza o
anche come un peso, sinchà la minaccia di vederla occupata dagli
gaudIo del Vescovato si noti ancora che la signoria dei ile Mari come
quelle nei Gentile furono esj,ressame,tte riservate nell' infeudazio,ìo alla rnaona
e, secònnlo dirò appresso, credo molto probabile che sia Lconello Jcjmelli,u
come Luigi Tortorino non siansi recati in Corsica che nell' estate inoltrata
o l'autunno del 1378, dopo che n' erano stati investiti come Feudatari.
(i) 1373, 30 Agosto; « Sambocttcius de Alafio de Corsica » testimone
a Ge, '' "a in un atto in contrada S. Giorgio, in No?. /k,n'cnuto de Jìrn,cel/i,
F 73, e. 134.
- 72 aragonesi non fece aprir gli occhi. S'aggiunga che il governo
genovese avea ben gravi preoccupazioni e pericoli più urgenti
pci momento. Subito dopo la elezione la rivolta dei Fieschi, come
tutte le grandi famiglie genovesi, nobili o popolari che fossero,
sempre faziosi allorchè non potevano dominare il comune; poi
una gravissima pestilenza, indi nel 1372 il riaccendersi delta
guerra fatale con Venezia e col re di Cipro; nel 1373 appunto
prima la piccola spedizione di Damiano Cattaneo, poi quella
maggiore e clic riuscì vittoriosa, di Pietro da Canipofregoso.
Sicchè l'attenzione era distratta dalla Corsica, e soltanto trovo
notato l'invio nell'isola verso la metà del novembre 1373 di
Eustacchio Veneroso (i). Inclino quindi a ritenere che Triadano
della Torre non sia stato subito sostituito (z).
Nei 1374, se non prima, fu mandato governatore Andriolo
Figone, e da quel che pare fu scelta molto infelice; io credo
che sia di lui che intende parlar il delta Grossa che invece mette
Giovanni Tvlagnerri, dicendo clic opprimeva sommamente la parte
Cagionaccia per la morte di J'riadano e ciò con tanto rigore che
il popolo lo mandò nuovamente a Genova giovandosi di tal cosa,
e il Cirneo che confondendolo del pari col Magnei-ri lo dice
(1) 1373, io li nveinl,re. Enstacchio V cneroso nutc1 7/uniI /n Ck,rs/cam
ftn cei'/ir sera/ci/e coni si,eis - dcli ber, off. nioil e in, 27 ottobre detto anno
L. mo. À'ixc. 36, e. 61 r.
(2) Far si possa esci o, ere clic Giova,, iii Maguerri abbia preceri li Lo i Seguito
Andri olo Figone nei gove rito della CorsiciL. Aii xi tsi itt, egli era deì ari gb iii
più accaniti di Gabriele Alloro,,, di cui s' era reso beneine riti, i, ci 1365 al 1' epoca della sedizione di .l.en,ìardo da M,,i,tnl do (lei quale assaltò la ca sa
che allora fu saccheggiata, e perciò noi, dos'ea esser beneviso del Canipofregoso. D ' altra parte nel 1373 egli è a Genova ove vende la sua galea al ccmulte (FED., AJ)Q del dicembre 1373 è anzian,, (ltSS. Cicai.a) e il 3 0 4
lo trovo in funzione (Sec. s6, e. 39 e 137), il 21 novembre 1374 è a Geuova arbitro in una causa (iVo/. Amò. ]"asce/o, V. 1374, C. [67), nell'aprile
del 1375 come anziano assiste al consiglio (Ar/i. Sec., il/SS. 104, C. 26. 27).
Il T2 giugno come vedremo fu mandato in Corsica Amene da Struppa. Aggi oilgo Lilcora che stili' ultimo del governo del Fregoso il 19 apri le [378 il
M ngnerri ricevette l'ordinee di jaibarcarsi e PI rti r tosto per Ci pro coi baiestreri e i Soci (I 'Li,; L ''IL re, indizi o probabilmente che non cmi, bei eviso (A/SS.
103, C. 72).
— 73 fazioso (i). Pare infatti eh' egli siasi lasciato avvolgere comple-
tamente dalla parte Ristagnaccia e che servendo senza accorgersene ai rancori della stessa intendesse governar con gran
rigore, instituir procedimenti contro coloro che gli sembravano
sfavorevoli al comune di Genova e partigiani dei ribelli, e che
trovando ostacoli nella popolazione, siasi rivolto inutilmente al
governo ducale. Ma questo era allora alieno dall'inoltrarsi per
una via di violenta repressione e non gli prestò ascolto, il
clic gli fu poi ascritto a colpa, e frattanto I' animosità contro
il irigotie divenne ostilità aperta, onde egli fu espulso dall'isola vergognosarnenfe (2). lI 13 aprile 1375 lo trovo già a
Genova (a).
Dopo un governatore genovese assassinato, ne abbiamo uno
discacciato ignominiosamente. Sono gravi indizi che accennano
al rapido declinar dell'influenza genovese in Corsica. Non par
tuttavia che a Genova se ne allarmino quanto il fatto richiederebbe; ciò dipendeva forse dall'apatia che, scomparso il
(1) « . . . . M ortuo g.l beritatiire pri l'ci pea finiti on,,nl impeti tini (lcd I in re coliab,ìiii,,r nl,sta,itibus populo corso dime Snnib,,cucio nE iibertas scrvareti,r.
(5 cii ,,enses vero ab ora/or/bus ca,'.,'/v iogaf, jo,iiiiic;ii Magna r:Lnt i,, insulam
in ixen,n I ci c'un noti jiosiet in su I ,o, era! cm In fac ti, isul, pacare, ni i acm iii
ritios » ole... CIRNE0.
(a) Marco de Marini, Pietro de Spignano e Manuele de Bobio, tre
dei qui' tiro di detti (?) ufficiali su donian da di An dn olr, rigo le mio n uSCI irlo
l'ex <luce Dornc, I ico Campi d'rcg' no col pevol e « ni ax i ni e in co quod i pse
sepi 'IS reqinsi tua per dctt,,u Aud ri nlu In lune officialeni eoniu,iis J anne ci pio
d ide comuni cx istc,,teni glilierila (('reni in in aula Corsice quod ipse deberet
providere ne in (lido officio turI nrel Il r per al iqnos ipsulu A idriul un, turlian lei
ci iinpedien los processiis ipsi ns A nd i o! i ccii! ra un'i f,tv e, tes cI (con tra) adhere,, tes relielli bus dicli con (L'i is Ct i puius Andrioli gnbemn ato mis (liete manIe pro
,lict, comuni et ipse O. D unii ,,ieas cui raeioile digni lati a duca li a i ,u,ninebat
de opportuno remedio provideri, negiexi I talibus obviare ci coni, i veli (il nia oca! i
pertran si vii qnotiescuinq ne ti in ad 110 tieiaiii ci 'ix pervenerili i SII dare ex lire.
dictis percepi In,, a ci Me in talI Inni erevi i rebellium ci dieton,ni turbatumu,n
inni icinln quod dietus Andriolu q de dieta i usui a cxli ti I ig,zovz/n/ose per dictos
rebei les expulsus in niagn 1ml prejudicium cI ded ecua i psius eo,nunis a.... e
ci,, danno del detto And,-iol o ai qual pertanto io condan inno a pagar L. 1700
per risarcimento. (Da un frammento seIiza data F a '50 s'o!.
(3) Anziano assiste ad una seduta del consiglio (Are/i Sto. MSS.
104, c. 26)
- 24 -
Boccanegra, par sia subentrata al primo fervore per l'unione,
forse anco dalle gravi preoccupazioni che cagionava la guerra
riaccesa con Venezia. È pur possibile che si reluttasse da misure gravi di rigore contro i corsi sentendo d'aver grande obbligazione a quel pop o/o, come scrive il della Grossa; certo questa
reluttanza vera nel governo del Campofregoso; lo si scorge
dalla sua condotta, allorchè Andriolo Figone instava per essere
coadiuvato in una violenta repressione (I). Perciò a Genova
decidono di tentar colla persuasione di richiamare i corsi agli
antichi legami d'amicizia, e deliberano t'invio nell'isola d'un
rappresentante del governo ducale coi più ampi poteri. L'individuo scelto è Araone da Struppa, persona molto autorevole
che conosceva la Corsica per esservi stato podestà a Bonifacio
dal novembre del 1363 all'aprile del 1365, poi governatore con
Nicola da Lcvanto dopo il primo periodo dei governo Scaliadèlla Torre fra il 2363 ed il 1370. Era stato vicario nella
Riviera di Levante oltre Petra Colice nel 1372, anziano nel 1374;
lo fu anche dopo nel 1382; comandò poi con successo due
squadre genovesi nel 1377-78 e più tardi nel 1384. Si può pertanto ragionevolmente supporre che per conoscenza di quelle
popolazioni, per il prestigio degli uffici già coperti e le distinte
qualità personali la scelta fosse buona. La nomina è fatta il 12
giugno 1375. Egli ha ricevuto istruzioni a voce e per iscritto
per riconciliare e ricondurre all'amore dei comune di Genova tutti
i corsi che s'opposero all'ex governatore Andriolo Figone o
si ribellarono contro il comune di Genova o quelli fra essi che
a lui parrà; gli è lasciato la maggior latitudine di poteri per
far ciò, solo richiedendo che di tali riconciliazioni si redigano
formali istrumenti. Ha la facoltà di far intimazioni e precetti ai
corsi ed ai signori del Capocorso, Gentili e de ?lari, quando lo
ritenga opportuno, d'impor loro quelle multe e pene che crederà
convenienti e gli si delega ogni facoltà che competerebbe al duce
() Non è nemmeno possibile collocar l'invio in Corsica dei due govcrnatori Lomellino e Tonorino dopo la scacciata de] Figone perchà un di
essi, Luigi 'ì'orto,-iuo, lo trovo a Genova ufficiale vic/,toiiu,n, dal 30 maggio al
27 luglio 1375, presente a vari atti le] l' ufficio stetso (Arcii. Sccr. itISS.
504, c. 3 0. 32, 39, 49).
7,-
e al consiglio, senza che perciò gli occorra nuovo speciale mandato (i). La scelta dell'inviato, l'ampiezza dei poteri conferitigli
sono indizio della sincerità del governo del Campofregoso, di
rappacificare la Corsica e ripristinare l'antica unione con quei
(i) « In n. D. amen. Mcus ci potens etc. (il duce egli anziani di e-ui
seguono i n01111 ad unanimi/ti di VOli, 12, a 7iNazione secreta)... Ex omni
potestate ci haylia cisdein Al co D... COIui1fliter ci dii5m ai.
u-ih,itis et omni nodo, jure ci fai-ma quihus mel[us potuentnt Ct possuiìt.
feeernut, eonstitucnini ci ordinavcrnnt eorum dieta nomine et dieci còmunis
jamie certuin nunciurn, sindieum, actorcin ci procunlorem et quid quid melitis
ieri et esse potesi pnidentetri vinini Araonum de Strupa civem Janue ahsentenì
tamqiialìi presentein ad eimdum ci se transferenduin nomine ci pro parte
ipsorum iii ci D... ducis et conti liii ci comtrnis Janue in insiila Comico ci ad
i Hai Lerras et ben diete manie de quihus ipsi si ndico ci procuratori videbittir
ci ad dicendum et exponendum quibuscumque corsis sei. illis corsis diete !li.
siile de quibus ipsi sindieo ci proeuratori videbitur ci ad faciciìdum ca ninnia
ci singua que prefati D.. Dux et eonsilium (lieto nomine verbotenus Ct in
scriptis eidein Araono duxerint eo,nmittenda, propterea ad rcco,ieiiiandum ci
ad gratiain, bcnevn]eniia,n ci ainorem prefatorum D... Ducis ci consumi cnmunis
jani.e redueendi ninnes et singnlos corsos diete insule qui canini Andriolum
Figonum olim gubernatorenì diete manie se opposuerunt scii se in rebeilione
dieti comunis posuerunt qui se ad dieti eomunis Jai.uc grailam et bcnevobeniiam
reduci i-oiuerunt soli quos ex ipsis volucrit sindicus predictus sub ullia fornì ma
condieioaibus ci teinporibus de quibus dieta smndieo et procuratori comm videbitur eoni-enii-e et prout ci sicut cisdern sindico et procuratore videbiiur
ci plaeiierit. Et ad faeiendum de dieta reconciiiatmoiic ci mndulgcnuam unum
et plura publicum instninìentuin ci pubblica inetruinen in Cunì claurndis, pronnissionibus, sccuritntihus de. Reni ad faciendurn 'lamine ibietonim D.... ducis
ci eonsiii i ci comuni Janne diciis corsis ci quiiihet eorum nec noi, quibuscumque
nobilibus de Mari et de Avogari is in (lieta insuba habitantihus ne etiam qui.
lmscunnque easteiianis ci aliis persone; diete insule omnem denuneiationem,
protestalionem nc omnc preceptiini de quihus ipsi giudico ci procuratori videhitnr ci sub ilbis penis et multis de quihus ipsi sind, ci proc. vidcbiiur
cxpedire. EL deinun generaliter ad o,nnia alia ci singula facienda in predieds ci circa prediciis ci dependentihus mneidentibus ernergentibus accessoriis
ci concxis predictis ci a prediciis et quniihet prcdiciorum incrini neccessaria
et opportuna ci que prefati D.... dux consiiium ci comune facere possent
eiiam si mandatnm exigent speciale. Dantes....pienuni liberunì et generale
mandatnin eum piena libera ci generale ndministracione. Prornittentei... se
d ieio nomine perpetuo hai i inros rai-mn, gratum c i firmunì quid quid ci qunn tuin
per dicinin sindicum ci proenraiorem cnnnn ....aclinu gestitili factu,n seti
procuratinii meni. 1375 i. XII 12 giugno (Ai-ch Sec. MSS., 104, C. 36).
- 76 popolo; notiamo che questa volta ancora i feudatari dei Capoeorso non par godano d'una condizione privilegiata; sono
sottoposti alla giurisdizione del rappresentante del comune che
può far ad essi come a tutti gli altri intimazioni, precetti, imporre multe ed altre pene. Come sian procedute le trattative
dello Struppa coi corsi non sappiamo, poichè i due storici corsi,
nostro sussidio solito in questa fase degli avvenimenti, dell'invio di Araone da Struppa nulla seppero; dai fatti successivi
tuttavia possiamo arguire che anche quest'ultimo tentativo di
riannodar le antiche cordiali relazioni fra Genova ed il popolo
corso è fallito; certo lo Struppa non rimase a lungo colà,
seppure vi andò, perchè nell'agosto del 1377 con una squadra
di io galee partì per l'oriente.
Sventuratamente il ripristinar le antiche e cordiali relazioni
fra Genova ed il popolo corso ormai era divenuto difflcile da
un lato era naturale che a Genova l'uccisione diTriadano
della Torre e l'espulsione di Andriolo Figone avessero accresciuto il numero di coloro che giudicavano severamente i
corsi, dall'altra questi essendo profondamente scissi in due
accanite fazioni ne conseguiva clic una di esse, quella che sospettava d'esser meno favorita dal governo genovese, fosse a
questo avversa. E a fomentar la divisione fra i corsi e l'ostilità
contro Genova giungeva nell'isola Enrico della Rocca, che tosto
riusciva ad amicarsi la fazione dei Cagionacci. Costui alla corte
d'Aragona era stato accarezzato da quel re che, pur covando
pensieri di vendetta contro Genova, non s'attentava ancora di
palesarli, dandogli abbastanza da fare l'ostinata resistenza dei
sardi, i quali nel 1376 avean ridotto a mal partito le sue
truppe (i). Ma intanto lasciò partir per la Corsica il della
Rocca, forse anche lo instigò al viaggio e probabilmente sin
d'allora lo sovvenne di qualche 'aiuto. Enrico della Rocca non
tardò a far parlar di sè; poco dopo il suo sbarco all' Olmeto
s'impadronì di Cinerca, che i genovesi tenevano sin dal 1353,
e coli' aiuto de Cagionacci si rese signore dell'isola, facendosene acclamar conte a Beguglia, la sede solita dei governatori genovesi.
(i) Zuiu:IA.
Ani:, Arùg.. L. X,
C. 280 i.
- 77 -
Io non trovo che dopo l'invio di Araone da Strappa altri
governatori siano stati spediti da Genova in Corsica; che l'isola
sia rimasta qualche tempo senza governatori genovesi dopo la
nomina d'Enrico della Rocca a conte di Corsica, ce lo dice il
della Grossa, che così fosse in questo periodo si può credere riflettendo che veramente allora in Corsica non eranvi territori
da governare, bisognava prima riconquistarli ; Bonifacio e Calvi,
unici luoghi rimasti fedeli a Genova aveano i loro podestà, le
ignorie del Capocorso erano, almeno in parte, ristabilite, il resto
dell'isola obbediva ad Enrico della Rocca. Nell'autunno del 1377
si ha un piccolo invio nell'isola di 25 balestrieri col capitano
Nicola Bonaverio, scarsa forza probabilmente appena destinata
a rinforzar il presidio di Calvi. Per opporsi ad Enrico della Rocca
secondo il Roccatagliata, citato al solito dal Fiderici e dal Cicala,
più tardi nel 1370 fu pure spedito nell'isola Paolo della Crovara;
con quali forze non ci dicono, ma non doeano esser gran che
per quel che vedremo; nè sappiamo se fu sulla fine del ducato
di Domenico Campofregoso o sui principi di quel di Nicola
Goarco (i). È certo tuttavia che a Genova l'impegno di difendere la Corsica era diventato molto pesante, e già alla fine
del 1377 probabilmente si studiava di liberarsene, pur trovando
(i) Il della Grossa dice che Paolo del la Corvara o C n'varia (che il
Filippini nella sua t ascii rione ha nultato io Paolo della Rovo-e) fu spedito
govcrn:tlore iii Corsica dopo Ci-i sto Foro Maroffo, go s'ernò pochi o' csi e fu
s' istituito (la Lionello Loniol liii i, il quale ritornò c' pese il governo: sarel,he
perciò pisterionnei i te alla 'l'anna - Si tfltbL ora d'ui, invio precedente od è
li stesso fatto che il della Grossa ha confuso come in generale in' an di
a 'cr fatto degli as' ve oimen ti di questo periodo? E sola questione clic osai, ia suo tempo, volendo lim i Otre per 0111 il mio racco ol o sino all' infendazionc della Corsica alla rnaon;L. Questo invio di Paolo della Ci-ovara i,
Comica per opporsi ad Enrico della Rocca è acee,initro nelle note del Federici e dei Cicala, che e,, lr:o,ibi citano i manoscritti del Roccatagliah, i faaliti quin/erni conservati nell' archi '-io secreto del Senato a etti allude spessi;
il .l r ederiei , Di notizie circa la Corsica in quest epoest non se ne trovano
negli estratti del Roccatagliata che SOO nelle nostre biblioteche ed archivi ma
sappianiti dal Desimon i che la maggior parte di quei qnin/ern/ sono a Parigi,
presso quel ininisteio degli esteri ove esiste I,,, vero tesoro di tlt,cu,oenti della
ci storia dei quali speriamo ottoiìgasi al neo O copia.
- modo di tenerla in qualche guisa sotto I' influenza genovese, a
fin che non potessero stabilirvisi gli aragonesi, come era ovvio
temere dopo il ritorno di Enrico della Rocca.it 13 gennaio 1378 il duce Domenico Campofregoso e gli
anziani, considerando le condizioni in cui versava la Corsica, te
gravi spese che era costata al comune, le quali questo non
intendeva più oltre sostenere; considerando sopratutto le guerre
in cui era Genova impegnata e quelle che la minacciavano imminenti, deliberarono di modificar gli statuti che proibivano di
alienare castelli e giurisdizioni del comune, per quanto riguardava la Corsica, eccettuato per i territori di Bonifacio e di Calvi.
Il concetto di infeudarla ad una maona di privati emerge già
chiaramente. La formola delle modificazioni da introdursi negli
statuti, redatta dal cancelliere Aldebrando de Corvaria, è sottoposta all'assemblea di quaranta sapienti, dei vicari, vessiliferi
e conestabili, che l'approvano per alzata e seduta ed eleggono i
sei riformatori dai quali quella proposta riceve la sua redazione
definitiva, solo introducendovisi una clausola per meglio saIvaguardar gli interessi finanziari del comune (i). Da questo
(i) « 1378 die 13 Tal). Mcus D. Dcx ci cina consilium in legittimo ci
pieno numero congregati attenientes quod utilitati comuni Janne convenii
emendari regulam positam sub ruhricam (le 520» alienando casfra et in risrlicianes comunis fanno et quod eis videtur dictam regulam corrigendam, emendandam, deelarandans sive intei-pretandain esse, niandaverunt ,nihi Aldebrando
de Corvaria m,tario ci ipsorun cancellano quaenus dictam regulam in scriptis
redigenam ut de niense presenti januari dieta regola poasit exponi coram officio
quadraginta CL etiani coram vicariis s'exiiliferis (alias confalonieri) ci conestabilibua civjtaiis Janite ci hurgom,n. Qui voie,,s parere mandatis iptorum ea'ndem regolam in scriptis redegi in forma que sequitiar. - Videhcct quia vita
regnia posita sub rubrica i/e non alienando castra vc'1 j,ia-aec/iciones co;nnnis
janne, attenda condicionibu, ci slatu manie Corsice ci quin comune Janue
pio ipsius manie hactcz,ns substinuit inagnas -expensas quas non
intendit uiterius substineri, marime consideratis condilionibus guerrarum quod
ad presens comuni Janne imminere creduntt.r. Statueruni ci deliberavenu i
quod reguletor quod dieta regula si "e ai iquilius Contenti.S in ea vel ahqiailms
aliis rep,Iis capi ttil i a 'ei ordi monco i la comuais Janoe n ' i o obstan tibos supradicti D. Dt,x ci cina consiliuin Ct officiaies sive officia quibue per ipsos D.
Ducem ci eniisi iuta transsnissun fueni i liabet,ì i po testatem co,icedendi ahenand i
ci Lransferreiidi dietan, mnsuian? Cornice in quascunique persona, ci, videbi iu
ci placuci il janucnses videi ce', i Hi s paci i a con % Clitionibus ci formi s de qui i ' ti
- 79 punto l'abbandono della Corsica ad una speculazione privata è
deciso in massima, non, si tratta che di attuarlo.
Frattanto a Genova avviene un de' soliti mutamenti dei duci
popolari, eletti a vita ma de quali in realtà non morirono in
carica se non coloro i quali, come il da Murta e Leonardo da
Montaldo, ebbero l'accortezza di morir per tempo. 'il 17 giugno
inopinatamente il duce Domenico Campofregoso è deposto ed
eletto in sua vece Nicola Goarco, colle solite conseguenze pel
predecessore, d'essere imprigionato, egli e suo fratello Pietro.
il carattere più spiccato del nuovo governo è la riammissione
dei nobili che dopo il ducato di Giovanni Valente n'erano rimasti constantemente esclui, alla metà di tutti gli uffici; ne
entrano subito sei fra i dddici'anziani. Quanto alla Corsica il
nuovo governo non fa che attuare quel che già evidentemente
il precedente avea divisato, l'infeudazione dell'isola ad una società di privati cittadini. Unica differenza, a cagione del nuovo
indirizzo, e forse causa non ultima della mutazione di governo,
la partecipazione d'alcuni nobili nella speculazione e forse le
clausole che riguardano i nobili Gentili e de. Mari di Corsica,
come vedremo in appresso.
A scusare in parte la grave decisione, già meditata dal governo del Campofregoso e che ora vedremo attuata dal Goarco,
&S pro salute et coniodo eumunis Janue melma vidchitur espedire. Salvo et
excepto quod de castris, jurisdictionihtis, lio,niriibus et territoriiscastron,nì
J3onifacii et Calvi in insula Corsice constitutoruin nulla alienatio]Ie vel translationefacere possint nec (le eis habeant aliquani potestatem. Qui D. dux
et consilium antianorum inandaverurit officium quadraginta sapientiuin qui aunc
extitit, ctiain vicarios, vexillifcros et cnntestabiles civitatia Janue et hurgorunt... »
Seguita dicendo che questi convocati nella camera del vice duce approvatoti
per alzata e seduta che la regola così modificata fosse formulata dai regulatori
novi eligendi e questi il 30 gennaio 1 3, 8, all' unanimità di sei voti I' approvarono ,,ella redazione come sopra « cani ista tamen adicione, videlicet du,u,uodo per predictam concessionem, alienacioue,u el translatioaem fleada de
dieta insula Corsice nullin flet vel fieri pnsset qttovis modo prejudicium
dampnum seu derogatio aliquibus introito, toltis ve] cabellis cooiunis Janue
comperaruna capi odi vel etiam contra qtiameunque alianmi cornperarum dicti
cosuunis vel aliani earuiu ». i sei reg.ilatores eletti il 19 di quel mese piemettono che hanno comunica/o et partecipato causi/io et colloquio de, predfr/is
in infraJcrtta regu/a nofli-a nove con/en/is cui" comp/uribus bonà ci fhìnostt civs7us fanne. (Arch. Sec., MSS. L04, 0. 135 bis).
- So -
conviene ricordar le gravissime condizioni in cui' allora versava
il comune. All'estero è in guerra con Venezia, col re Pierino
di Cipro, coi Visconti (li Milano; nel territorio stesso della republica il vescovo d'Albenga e i marchesi di Finale, profittando
degli imbarazzi del governo ducale, s'erano impossessati d'Albenga, di Noli e di Castelfranco. Le spese divenute enormi, epperciò aumentate le imposte e stabiliti prestiti. La Corsica ove
la popolazione, mobile per indole, s'è in gran parte dichiarata
favorevole ad Enrico della Rocca; questi potente e minaccioso,
aiutatoda D. Pedro d'Aragona che con insigne malafede, mentre
rinnoverà le condizioni stabilite dal marchese di Monferrato all'epoca del Boccanegra, ottenendone il vantaggio che Genova
abbandoni i sardi ed il suo antico alleato, il giudice d'Arborea,
poi, proprio in questi tempi, manderà ordine ai suoi ufficiali in
Sardegna, perchè sovvengano ad Enrico della Rocca nella guerra
che ha intrapreso contro Genova (i). E infatti, dopo sconfitti i
signori del Capocorso e Deodato da Casta che con truppe assoldate lo avean stretto a Corte, Enrico spiegando apertamente
le insegne d'Aragona s'avanzò trionfalmente sino a Canistrello
di Capocorso, anche questa regione sottoponendo all'autorità
sua. in queste contingenze il governo di Nicola Goarco effettua
I' infeudazione della Corsica alla maona di Leonello Lomellini
« Conf,rmose in OSUI tiempo (1378, I,, dice anche il Giustioia,,i) la
co,,cord i a pie el re' te,, ia o ,n la Sen, Iria de Gen, ' va pur niedio de Rn Oli
de VII lanova camareri, del re) v de Daniiin Ca,.tai, co arnhaxador de la seiloria
(JIIC vino a Barcellona; y ci duque Nieolas de Goarco y ci coiise yo de los
diizes aflcianos de aquella seSoria toniaro a aprovar la paz que se l,izo 1Vr
ei nmrqoez de Monferrato, reservando lo r itto toccava a A]qucr, a ollèrciero,,
ci duque y la sefloria de non dar favor a los reheldes de Cerdena, )' qae los
ne Bonifacio a de ottos lugares de Corcega pie eran de la seilori;,, non flevarian provisiones li, ,ncrcaderins a ms tierras que se tenian pur ci jucz de
Arborea. Estiva enlo,,ces parte de la isia de Corcega pliesCi Cli Lnuas contro
los governatores rio ia seCoria de Genova, a ci pnineipal que sustentava esta
parte era e! conte Arrigo de la linea a qitie ci rey màdo dar favor para que
se defendiesse,, ci, su ebbediencia los castillos pie seguimi esta
'o7.
». Ztncna,
op. cit., Lib. X, c. 283. E infatti allorchà i maionesi attaccarono e presero
il castello di Nonza, lo trovaro,, difeso da una guarnigione catalana. (FarI'PINI,
voi Il, 1'- 208).
.-
a
- si
e compagni (i). Secondo il della Grossa ciò sarebbe átato in!
seguito a domanda d'intervento del governo da parte dei Gentili
di Brando e di Nonza, dei de Mari e di Deodato da Casta, ossia
dei feudatari genovesi del Capocorso e della parte Ristagnaecia;
secondo il .Cirneo da parte del popolo corso, che stanco della
guerra civile un'altra volta avrebbe chiesto a Genova che assumesse il governo diretto dell'isola. Delle due domande la
prima parmi più probabile; certo fu quella che nelle condizioni
d'allora dovca aver più peso sulle decisioni del duce e degli
anziani. Ma sì fatte domande, se vi furono, non ebbero altri
conseguenza che di affrettar I' infeudazione, giacché la stessa in
massima era stabilita come vedemmo, sin dai primi del gennaio 1378. Nel fatto poi la repubblica nel ceder la Corsica, riservandosi Bonifacio e Calvi, cedeva dei diritti ma nessun possesso reale, poiché in quel momento il possessore della Corsica
era Enrico della Rocca e Genova non vi avea altri luoghi che
Bonifacio e Calvi; il Filippini aggiunge S. Colombano, ma ho
indicato le ragioni per le quali credo che quest'ultimo castello
fosse ritornato in possesso dei de Mari sin dal 1374; forse egli
lo considera possesso genovese, perché di cittadini genovesi e
allora rappaciflcati col comune. L'investitura dell'isola ai nuovi
feudatari è fatta formalmente il 27 agosto 1378 dal 'duce as(i) Chiamo la inioni dal uomo del Lomellini, sehl,ene egli iii,', tosse
clic 'trio de' sei che la e, impon evano, ed il quarto in ordine fra i no' ti tali
o I' atto ci in perchè
feiidazi,inu,casi coniun e 'udì te è clii amata, essendo egli
la quel che pare la persona più influente della società, quel clic acquistò poi
In p'W degli altri ma, i 'lesi e in conseguenza ottenne in seguito ,li. la do.
uil l'azione francese 1' iii feuilnzi,,nc per se di tutta la Corsica col titolo di conte.
Quatt lo a PcI legro Imperiale, altro dei nominati, deve aver ceduto poco dopo
la sua partecipazione, poiché t,(in è mai n oiniaato dal Filippini, né fra i 'nasitesi nè fra i governatori. Osservo che niala,ne,ilc nella traduzione francese
<]cita cronaca del della Grossa si sostitui il no,,ie di J nI. ?one a quel di Fi gone. La parentela Frugone, tuttora ,,u,nerosa, meno il ratti,, patrizio d'e
I' estinse prestissinuo, noti ha nulla di comune coi Figone, i quali poco dopo
epoca di cui parliatn o no traron nell' albergo popolare De Franchi. Leonel si
Lo, id liti i e Peli egro Imperiale sono i ptltiii nobili, che dopo il 1 358 (rovinino
nìiscliiati negli affari di Corsica i Boccanegra . Montaldo, Levanti Torte,
Sealia. Figone. Str,tppa, era,i tutti popolari come pure Magnerri, Maruffo,
Torto,i ... e Coi ara.
-
- 82 -
sistito dal consiglio degli anziani (i). La Corsica è concessa ai
maonesi in perpetuo in feudo retto, nohild e gentile, con tutti
i diritti che spettavano su di essa al comune di Genova, mero
e misto impero, giurisdizione plenaria, cum fitte exerciius, cavalca/e, angarùs et perangariis, dacitis et coìlectis, fodris ci focis,
e ogni diritto, , servitù o iegalìa già appartenente al comune, o
che gli potesse appartener per cagion nova in avvenire. Non
sono esclusi dal feudo clic i territori di Bònilacio e Calvi e le
signorie dei Gentili è dei de Mari del . Capocorso; nemmeno
in caso d'inosservanza dei patti i feudatari dccàdranno dalla
concessione e solo saran passibili di multa: Essi per contro,
oltre l'omaggio feudalé d'un cavallo, s'obbligano a riconquistar
l'isola in tre anni spendendo sino a 40000 lire in tale impresa;
il comune fornirà loro una galea ed occorrendo ne impresterà
una seconda ed una terza. Nell'atto d'investitura sono tutelati
i diritti di Bonifacio e di Calvi, quelli dei Gentili e dei de Mari
di Capocorso, ma dei diritti dei corsi, dei patti solennemente
convenuti venti anni prima fra quel popolo e il comune di
Genova non una parola; l'investitura è completa esenza restrizione d' alcun dei diritti che al feudatario competono verso
i vassalli.
Il governo di Genova non si considera più come obbligato
verso il popolo corso da un patto reciproco; è vero però che
neppure i corsi s' erano dal canto loro considerati obbligati dalla
fedeltà giurata a Genova; il ramo d'ulivo offerto per mezzo
d' Araone da Struppa era stato respinto ed i Popolari corsi colle
loro fazioni intestine aveano reso molto difficile il funzionamento
d'un governo imparziale; certo poi negli ultimi tempi dovettero
parteggiare nella maggioranza per Enrico della Rocca, se costui
con pochi soccorsi del re d'Aragona in breve tempo avea
potuto impadronirsi di tutta I' isola. Ora i signori del Capocorso,
i primi, come abbiam visto, a cospirar contro i governatori
genovesi, son quelli che il governo di Genova cerca tutelar
contro Enrico della Rocca; in Corsica la parte Ristagnaccia diventa l'alleata dei nuovi feudatari. Si vede che, lontani ormai
a Genova dall' ostilità del Boccanegra contro i nobili, questi che
han ripreso influenza nei consigli, patrocinano gli interessi dei
(i) Vedi appendice.
83 due alberghi nobili dei Gentili e dei di Mari; e nobili e intimati
di popolo, p& naturale andamento delle cose, si uniscono per
speculazioni in comune.
Esaminando attentamente la minuta dell'atto d'investitura
due cose m' han colpito. La prima, che la deliberazione figura
presa ad unanimità di 13 voti, il duce e i dodici anziani, e tal
unanimità di 13 voti è ripetuta anche in calce della minuta
dell'atto. Ora nel fatto gli anziani che assistono alla deliberazione e de' quali vengono riportati i nomi non sono che -dieci,
sei nobili e quattro popolari, mancano due anziani di quest' uItima categoria. La seconda è che i concessionari del feudo
mentre compariscono nominativamente soltanto quattro, son sei
sin dal primo momento: Luigi Tortorino, Andriolo Figone, Felegro Imperiale e Leonello Lomellini appariscono indicati nell' atto, tuttavia essi stipulano anche nomine et vice socionnn suorum quos nominabunt in Ires menses proximos venturos ma che
evidentemente esistono già sin d' ora. E che sia così e che fosse
sin d'allora completa la maona ne' suoi sei membri, risulta dal-.
F atto stesso più innanzi, ove spiegando i doveri dei feudatari
verso il duce ed il consiglio è detto; testat in eisdem sex supradiatis quod consilium ci auxilium domino suo jideles prestabunt (v. p. 9l) La parola sex è aggiunta ben chiara della stessa
mano che scrisse tutte le altre postille; è forse un' ingenuità
sfuggita al cancelliere ma non lascia dubbio. Chi fossero i due
maonesi ben sappiamo; li nomina il della Grossa e li comprende
il Roccatagliata fra i commissari spediti in Corsica; erano Giovanni Magnerri e Cristoforo Maruffo; perché allora siasi nell'atto taciuto il loro nome non vorrò indagare; forse fu pudore
per qualche ufficio, ad esempio quello di commissari del comune
in Corsica: poco prima da quei signori coperto. In tutto quest'affare vi è un non so che di meno chiaro.
Nella narrazione dei fatti di questo periodo mi sono allontanato completamente dalle versioni d&l della Grossa, del Cirneo
(i) e, apparentemente, del Roccatagliata. Secondo i due primi
(i) Per dimostrare la fallacia delle notizie che per questo periodo dà il
Filippini, basti notare che ignora completamente l'esistenza di Filippo Scalia,
die fu associato pci primi quattro anni nel governi) dSl' isola a Triadano
della Torre, ignora i governatori T..evanto e Struppa, il governatore Figone;
- 84 -
a Triadano della Torre sarebbe succeduto il governo di Giovanni
Magnerri, poi quello di LeonelloLomellini e di Luigi Tortorino.
A detta del Roccatagliata, citato dal Federici e dal Cicala, sarebbero stati inviati commissari della repubblica in Corsica contemporaneamente i già nominati Lomellini e Tortorino, Giovanni
Magnerri e Cristoforo Maruffo. Il della Grossa e il Roccatagliata
fisserebbero entrambi lo invio, de' dde governatori il primo, dei
quattro commissari il secondo, all'anno 1370. Ora dimostrai che
in quell'epoca e sino alla fine del i372 governatore della Corsica fu Triadano della Torre, che a lui succedette Andriolo
lDigone e che dopo la cacciata di questo fu spedito in Corsica
con pieni poteri Araone da Struppa, nel '1375; su questo i
documenti che ho trovato e che accenno non lasciano dubbio.
Nè pure parmi sia dubbio che la data del 1370 del Roccatagliata dipende dallo scambio materiale d'un otto in uno zero;
ciò risulta evidente, se si considera ch'egli alla stessa data dei
1370 e al 2' agosto avrebbe fissato l'investitura feudale alla
maona che pure sappiamo in modo indubitabile che ebbe luogo
il 7_d'agosto del 1378 (i).
fa morire Triadano della 'torre o sulla fine del 1368 o i,, principio del 5369
iiiclitre visse ancora circa a tutto il 1372, fa giungere il) Corsica governatori
prima il Magn erri e poi il Lo,isellini ed il '[orti inno nel 1370 nient,'e il,
quell cix ca appunto ri asssinicva il governo T riadai ti, del la Torre. Evidente'
niente i cile tradizioni, orali pnnhabiinsen te, a cui atti ''se il della -G rossa rimasero i nonti (lei successivi governatori e commissari genovesi mandati in
Corsica, usa si fece confusione di date e d'incarichi. È pri ,babi le che V'abbia
andie contnilmito il fatto che sia il Figone come il Magnerni rur,no poi della
,iìaoIla e clic nel 1 393 i Torlori in, i 51 agile rri ed i Fi golfi concorsero a
rorniar I' albergo de' Franchi, per cui i ' ten 'l' i in cui egli scriveva trova,idol
tutti indicati sotto t1ttest' ci tino) cognui)ie, più [sci i n'en te scambiò 1' uno per
I' altro Aisdrinlo Figohc per es. cori Giovanni Magricrri. Lo stesso, nidrio
per le' date 'elle noti nota, si dica pci Ci niseo che coi .1? i [ip])ini concorda 11cl
SUI) racconto sonImario.
Le note dei Fcderici e del Cicala nel silenzio dello Stella, nella
mancanza dei ,nai,i,scritti del R.occ:ttagliata intorno a quest' epoca, Sono un
soccorso prezioso, perchà essi ebbero modo di cono, I tare appun io ques li manosenitti e molti atti pubblici e riotarili ora in panie distrutti, 'oppu're irrepcril3ili. È duopo tuttavia (li molta attenzione nel valersi dei lavoro 'dà' due
nonnnahi, perchà 'se son iodevoiissimì per la diligenza colli-quale raccolsero
copia enorme di notizie no ti Io sono del pari poI discernimento ' nei vrigliarle.
Dagli scarsi dati che ho potuto raccoglier su questo periodo
non posso dedurre con certezza se ancora sotto il governo di
Domenico Campofregoso sia avvenuto un primo arrivo in Corsica del Lornellini e del Tortorino, come dice il della Grossa,
in qualità di governatori o degli stessi uniti a Cm. Magnerri
e Cristoforo Maruffo in qualità di commissari, come risulterebbe.
dalle note del Roccatagliata. Certo i due primi erano in ogni
caso ritornati a Genova il 29 agosto ali' atto della infeudazione.
Se si riflette che dal giorno in cui questa fu decisa a quello
in cui venne regolarmente compiuta corrono più di sette mesi; è
ovvio supporre che alcuni dei capitalisti genovesi i quali dovevano
costituir la nuova maona si recassero personalmente in Corsica
per esaminar sui luoghi e de .visu la convenienza dcli' affare;
che intendevano assumere; potrebb' anche essere che il comune
aggiungesse inviati suoi per lo stesso esame e che gli uni e
gli altri siano i quattro che il Roccatagliata chiama commissari,
e il della Grossa e il Cirnco, riducendoli a due, governa/ori.
Ciò, come dico, è possibile; ma nondimeno inclino a credere,
che i maonesi non siansi recati ufficialmente in Corsica che
dopo averne ricevuto la regolare infeudazione, sotto il 4ucato
del Goarcò ed a ciò mi induce anche il fatto che il 19 aprile
1378 il Magnerri riceveva l'ordine dal governo del Campofregoso di partir per Cipro, incompatibile coll'incarico di commisPer esempio il Cicala notando sulla fede àd Roceatagliata la spedizione in
Corsica di Gotifredo da Zoagli nel 1340 poi ne indie col Filippini una
d'un Gotifredo de Laaggio, pochi anni dopo; per quest'epoca di cui scrivo,
forse influenzati dal Filippini a cui catrambi :ttiingono, assegnano al 1370
l'invio in Corsida di Paolo da Cro,ara, del Torturino, ]LuHlelliai, Magrierri
e Mantl[o e la infeudazione della Corsica al Lomellini e compagni ai 27 agos10 1 370 accelmando ai manoscritti del Roceatagliata. t poi entrambi, rettamente attingendo ai docuineati ufficiali, segnano un'altra volta la infeudazione
stessa al 1378, senza avvertire che quest' ultima data, accertata, escludeva a
pda o meglio facea- emergere che trattavasi d'un errore di trascrizione, d'uno
pare accennando al compromesso fra il cezero da correggere in un o/to. Così
inline e Rainuecio della Torre (clic entrambi c]iiaman sempre Raynerio sebben
non sia mai scritto così in un atto solo) il primo lo scanibia in un atto fra
lo stesso e Triadano suo padre, il secondo inette al posto del figlio il padre
e così da entrambi si po&ebbe credere vivo ancora sulla fine del 137$ Triadanu
della Torre morto già da circa tre anni 1
- 86. -sano in Corsica. La pretesa destinazione di due governatori,
l'uno rispettivamente favorevole I' altro avverso ai due partiti
corsi, m'ha l'aria d'una simulazione. Parnii più probabile che i
nuovi maonesi per riuscir più facilmente a guadagnarsi I' appoggio d'entrambi i partiti della Corsica siansi intesi fra loro
• distribuite le parti, di chi dovea mostrarsi più incline all'una
• chi aH' altra fazione; quasi certamente possiamo ritenere che
nè essi si presentarono allora in Corsica col carattere di maonesi
e di feudatari nè il governo di Genova annunciò ai corsi la
concessa investitura; d'accordo i quattro e poi i cinque, poichè
anche Andriolo Figone non ostante l'infelice prima prova
ritornò in Corsica, devono essersi presentati alle popolazioni
della Corsica come commissari o come governatori a nome del
comune di Genova, Il governo ducale probabilmente ebbe ritegno di confessar la sua azione non troppo leale e più ancora,
forse, temette che I' infeudazione della Corsica, se venuta subitamente a cognizione di quel popolo, provocasse una esplosione violenta d'indignazione anche nei pochi partigiani rimastigli. Ciò parmi risulti indirettamente dalla stessa narrazione
del della Grossa e del Cirneo ingannati dalla commedia; ma
evidentemente poi dal documento che pubblicai nella sua parte
sostanziale (i), donde appare che dodici annidofo la infeudazione
della Corsica ai maonesi i corsi ancora o non conoscevano o
non poteano credere alla verità di quell'atto, negavano ogni
diritto de' maonfsi soli' isola ed invocavano i patti solenni stipulati dai loro rappresentanti col rappresentante di Genova,
Leonardo da Montaldo, nel 1358.
Da questo punto, dal 27 agosto 1378, l'unione del comune
di Corsica col comune di Genova è finita; il breve periodo in cui
tutta l'isola fu sgombra da ogni signoria feudale è trascorso;
il tempo del comune non è più che una memoria. Nell' Oltremonte e nel Capocorso; contro Genova o col sussidio di Genova,
Cinarchesi e Gentili e de Mari ricuperano gli antichi castelli
e signorie, che poi, destreggiandosi abilmente fra Genova ed i
suoi nemici, conserveranno quanto duri il dominio genovese
in Corsica, e anche dopo, sinchè non sopraggiunga la rivoluzione
francese. E se nel Cismonti il feudalismo a poco a poco dopo
quest' epoca scomparve, lo sostituirono i caporali, flagello
equivalente.
(i) Pag. 41 nota (i).
- 87 Così il concetto seducente di Simone Boccanegra, di Leonardo
da Montaldo, di Sambocuecio d' Alando è perfettamente svanito.
L' edificio innalzato con amore da quei tre valentuomini cominciò a dar segni di screpolature sotto Gabriello Adorno che
non amava Simone l3occanegra nè I' opera sua; malamente
lo sostenne- Domenico Campofrcgoso, sicchè non ostante gli
sforzi di Sambocuccio e I' energia di Triadano della Torre,
colla morte di questo volge a manifesta rovina; Nicola Guarco
appena insediato lo demolisce del tutto. I corsi, che aveano
fatto una rivoluzione per liberarsi d'ogni signoria feudale, che
s'erano dati al comune di Genova per esser difesi contro ]a
reazione dei loro signori, veggono ora ristabilite da Genova
stessa le signorie dcl Capocorso 'e soggetta a dominio feudale
tutta l'isola.
Mi sono soffermato con compiacenza su questo episodio del
secondo ducato di Simone Boccanegra, perchè l'unico forse in
cui i cuori dei genovesi e quelli dei corsi palpitarono unisoni
pur troppo è breve; non è che il prologo lieto di lunga e triste
serie di lotte fratricide sempre più aspre d feroci e che si chiuderanno solo • quattro secoli dopo, per la Corsica colla ammirabile figura di Pasquale de' Paoli, per Genova col vergognoso
trattato di Versailles dei 15 maggio 1768.
L'indagar perchè i fatti siano avvenuti in un modo anzichè
in un altro è sempre opera oziosa; Io svolgimento storico è
prodotto di troppi coefficienti dei quali pochi sono apprezzabili,
mi i più sfuggono al calcolo. Epperciò noti mi dilungherò troppo ad
indagar perchè sia fallito questo geniale concetto di Simone
l3occancgra, d'una Genova clic collega alla sua sorte il popolo
corso liberandolo come il genovese da ogni vincolo feudale,
che stende la mano a Pisa la quale non potendo più esser rivale
diviene alleata, e colla Corsica e con Pisa s' assicura il dominio
di questo bacino del Tirreno, base di imprese più vaste.
Colpa, certo v'ebbero i corsi e i genovesi. T corsi erano
fieri, coraggiosi, amantissimi della libertà e pronti ad ogni sacrificio per ottenerla e conservarla. Ma prettamente italiani
d'indole e di razza, colà meno che altrove mischiata, aveano
pure in grado eccessivo il difetto comune agli italiani in ogni
tempo, la tendenza invincibile alle discordie civili; erano inoltre
mobili, eccitabili ed amanti di novità' 5' aggiunga che il lungo
- .88-periodo di anarchia feudale collo stato continuo di guerra civile
che n'era la conseguenza gli avea divezzati dai lavori pacifici,
abituati a considerarla guerra come un'industria: cum insùla /tc
vi//is et vicis paucissimis admodum arcis ci opidis referia sii;
Itbe;-um genus liberain habet tumultuandi facuiiaiem (i); i popolari che colà s'elevarono in questo periodo non divennero
degli ottimati di città, ma fqndarono delle nuove dinastie, ideporo/i; questi, come gli antichi signori, volevano esser genhluo#nini; nè gli uni nè gli altri sapevano esser cittadini.
I genovesi da parte loro quanto a tendenza alle civili discordie non avevano nulla da invidiare ai corsi; mobili lo eran del
pari; alla instabilità propria dei regimi democratici accoppiavano
quella innata nell'indole loro. Dal 1311 al 1528 la storia di
Genova è tutta un seguito di dedizioni a dominazioni straniere
accettate e scosse con egual facilità. A ciò s' aggiungà un
carattere peculiare, la preoccupazione degli affari prevalente
sul concetto politico. A Genova nobili o popolari che fossero
al governo, ben di fado s'elevarono ad altezza d'uomini di
stato come invece 'avvenne quasi sempre a Venezia; rimasero
per lo più essenzialmente degli speculatori, fondarono molte,
troppe! enapue. Orni' è che i genovesi dall! xi a tutto il xv
secolo sono ammirabili per l'arditezza nei commerci, per virtù
guerriere, sono sovratutto mariliai impareggiabili; ma con una
esuberanza d'energia, che sarebbe stata sufficiente a far cose
grandi, Genova, seppur talune sue famiglie acquistarono lustro
principesco, tuttavia come stato non assurse mai alla fulgida
gloria di Venezia.
(i) IVÀN I, Lett. già cii tte.
-- Sg /
A P EN 1)1C E.
Per la sua importanza pubblico integralmente sulla minuta
originale l'atto d' infeudazion . e della Corsica alla maona. 11 documento estratto con altri dai minutari del notato e cancelliere
clic lo rogò, Raffaele de Casanova, coIiSel - vaVaSi insieme con essi
d'onde nel 1761
nell'Arcli. Sec. nelle Filze Rerum pub/icarum,
fu tolto con altri documenti d'interesse politico, lasciandosi al
posto un breve stinto pro memoria, per essere conservato in
luogo più riservato. (v. S. nota (2) a pag. 63). Ora trovasi nelle
buste Genova ducato
Questo documento venne stampato, tradotto in italiano probabilmente fra il XVII-XVHI sec., nel 13i,lletin de la Société des
scieuces his/oriques et naturel/es de la Corse. Années 1881-82, volume 1, Bastia, 1882, PI- 40-49, tratto dalla collezione Vincentelli.
Parecchie sono le inesattezze e le diversità che si riscontrano
in confronto dell'origin ale lezione clic pubblico, diversità ed
inesattezze che forse si devono in parte alla copia che ha servito al volgarizzatore, ma certo soprattutto all'imperizia di questi
e dell' amanuense. Da una postilla, tradotta spropositatamente,
che segue il documento si scorge che la traduzione di questo
fu eseguita sopra copia autentica ricavata a suo tempo dal notaro e cancelliere Manuele de Valente ch'era stato uno dei testimoni all'atto.
In nomine Domini amen. Ad i,nnorem Dei, beate Marie seniper virginis
beatorlini apostolOflhln Pelli et Pauli beati Laarei i e i marO flS patroni Eccicx ie
jannell si s beati Georgi vex i D'eri con,tIiiiS Jaittic ci. tociiis ci, ne celeslis. Ad
honorem stattls 01 angmentunl S. Romane ecclesie et sacri imperii inmanoru:n
et coli, tiiiis Ja 'i ne ac domini Nicolai (le Gnarco D. G. J anuensimu ducis ac pn1mli
defeiisoris cI ci ns consiltum anti.on,im et sui status pacifici. Ac oinniuni amiconi In con federatonini ct ti del i nin dicti eomunis,
-- 90 Prcfatns I). Nicolaus D. G. Januensiuin dux ci populi defensor in piesentia eonsensn et voluntate sui consihii ancianorun, in (pio consilio mterhit i
.Iegiptinins ci sufficiens nun,enis ipsornn, quoruin qin interfnerunt nomina anni liee
Franciscus de Vivaldia prior
Fercival de Guisnlfis
Nicolaus Maniffiis
Raffael Spiimla
Dominicus Falamonica
Johnnnes de Bargalio
Frnnciscus Lcrcarius
Anionius Luxardus
Carolus Cataneus
Petrus de Creta Notarius
EI ipsum consilium consiliarii anciani dicti consilii in presentii, nutoritaie
ci decreto prefati 1).... dueis habita deliberatione et tractatihns precedeniibus
coni nonnullis eivihus J ansie nobilibus et popularibus semel si pluries super
infraseflptis agenclis iractandi.s ci perficiendis et sequeines foninin dictorum
co,isiliorum ci deliberationum nec non attcndeutes quod infmsciipta tendoni ad
comodion, utilitatem, honorem, favorcin ci statum ae augmentnm comunis
Jauue ci n)axirne iuxta condictiones gucrrarum occurentium. Dey nomine invocato perveneruni ad infrascripta pacia et convensiones coniractum ne obbligationea hinc mdc solcmni stipulatione valaus et valatas cum infrascriptis
civibua Janne ainicia et devotis ac fidelibos dicti O... ducis cotnnnis Januc ci
status presentis, videlicei Lodisio Tortorino, Andriolo Figono, Pelegro imperiali ci Leonello Lomellino autoritate Neapohionis patria sui presentis Consentieniis ci autorizantis, presentilms, stipulantihus pro se et heredibus suis et
habentibus causain aI cia nomine ci vice sociorum suoritm quos nnininahunt
in ires n'ensea proximos venturos, qtmnturn sini grati ci fideles dicii D... dueis
CL consilii ci COtnnnis et qui jurare ci proinittere dcbeant in omnibus ci per
o'nhiia proni in presenti insti-omento continetur.
Primo natnqne prefatns D... dux ci simm consiliuni autorictate dieti D..
ducis dederutii ci eoneesserunt in fcudum rectum, nobile ci gentile nomine
Ci vice comunis fanne insnl:t,n Corsicc ad dictum comune Jnnue spettati teni
sicut et proni spettai ad ipsuni comune ci pro jure ipsius comnnis dinni,ixat,
exeeptis c:istris ci opidis Bonifacii ci Calvi ami juribus ci pertinenciis suis
pie libere pertineani ci permnnennt ipii comuni proni pertiriebani ante proscntem coneessionem nec non juribus quc dictnm comune habet in terris locis
ci hominibus nobilmuin de Avogariis sen de Gentilibus et de Mari qne jura
non in telligtmtiir esse mota innovata, i nmutata nec iii iliquo di iii i unta - Cuin
oninibus juribus ci pendei iciis dicte i nat, le n'ero aC mix in imperi o ac jnrisdi cii un ' e plenaria cnn, jurc exerci t'is cavaI ante angariis ci perailgariis daci iii ci
- 9' colleetis fodris et focis proui et sicut dieta comuni spectàbnnt ci pertinebant
ci quibuscumque aliis juribus et servitutibus ci coni omnibus regalibus ipsi
comuni competentihus et coinpetituris etiam si cx novo titulo et ex nova causa
competere inciperent Ct competereni in futuro.
Ad habendum tenendum ci possidendum et quicquid cisdeni feudatnriis
recipientibus seu heredibus eorum vel habentihns ah cia causam placuerit facieiiduin salvis semper infra ci suprascriptis sub pactis modis formis et conventionibus infrascriptis.
Primo, feudatarii ci vassalli prefacti prestiterunt premete .0... duci et consilio nomino et vice comunis Janue predieti debitum jurarncntum cani
suis capitulis novis ci veteribus tam de jare civili qaam de jttre canonico cuius forma est hec.
Primo habere debent 0.. ducem ci consilium ci per cos comune Janue
predictnm doininum (forse domin.innz) suum incolume, tutum, enestum, utile,
facile, possihulle. Incolume videlicct 'le ami in damnatione dominio suo de
coi-poro suo voI de munitionibus per quas tutuni esse potesi, honestu,n ne sini
ci in dnnìpnum de justitia sua vel de aliis cnusis que ad honestatem eius
pertinere videnttu-, utile (le ami ci in dampnuin de suifi posscssionibns, facile
vel possibille ne id bonum quod dominus suus levitor facere paterni faciai ci
dirficille, ne id quod erai ci possibille reddat ci impossibille ut fidelis l,ec
documenta caveat jushmi est. (?) Sed quia non sufflcit abatineri a malo nisi fnciat
qtod est justum ci bonuni, restat in eisdem sex supradictis quod consiliuni ci
auxiliuffi domino suo fldeles prestabunt.
EI versa vice prefactum comune Janue dominus dietoriun cisdeni fidelibus
suis reddere debet. Et qui in eorum predietorum prevaricationem ve[ faciendo
voI consentiendo deprehensus tuerit, perlidns ci peiunis sii ci in omnibus ci
per omnia prout ct iieut in eapitnlis nove et veteris fidelitatis continetur, que
hic omnia espressa haheantur hinc mdc inni pro parte domini quam pro parte
vassalorum tam de jure canonico quam civili. Jta (amen quod racione dicii
fetidi comune Jnnue non teneatur ipsos fetidatarios iLivitre nec ipsi feudatarii
dietiim comune sed sii in ekctione utriusque partia non obstante ipso juramento (juvnmcnto?) nec derogetur in nliquihus nliis dictis pactis in (lieto instromento contentis et maxime de pace ci guern ci de vietuatibus exirabendis.
Et promissernnt dicti feudatarii pro se ci heredilius suis ci habentihus ab cia
causam dicio D. . . - duci ci consilio nomine et vice dicti comunis dare ci solverc
singnlis annis in signum suhiectionis ci dominii ratione feudi supradicti in testo
pendecostea cquum unum valoris fiorenorum XXXX . ta aurh
Acio tamen inter ipsas partes quod si cessarent in satisfatione dicti equi
per triens,ium quod non propterca cadani a jure feudi sed incidant in penam
Ilorinonim duomm niillium auri solepni stipulneione l°"" tocies quotics
fnerii contrafactum rafia semper manentibus sopradictis ci infrascriptis.
Item proinisenint predico fondatarii ci vassalli dare o i,ermn efficacein
ipsor in posso ad conqui stiil ci acquisi iii n'cui diete isisulc ierrarum ci loconini
• ciusdein or reparafiònoin castrorum - et vi Itarum eiusdem bona file et sino fraurle
•et in predietis acquisitiono conquistu et reparacione oxpondero iihras quadra•ginta inillia januinorum in annos 1105 prOxilnos venturos.
Ilein quod predicli vassalli et feùdatarii tenoantur ci debeani mm pro
1resenfl tempoi-é quam pro futuro habere paceni or gnerram culo quibusewnque
- personia et comnnitatibus cum quihus cominie Januo et jnoudnses baberenl
guerram voi pacem.
Jtem quod (lieti feudatarii 01 vassalli non receptabunt in dieta in sulti aliquem
proditorein - falsariun, vel rebeliem comunis Janne, - ymmo p505 Ct queiiii ibot
contro reppclieiit ad ,nandatum dicii comunis. Et e contrario ipsuln . CoiflUlle
non receptabir prcdietos in terna suis Bonilacii et Calvi de Corsic1!. Et si
eontingerit aiiquos bannitos voi forestatos per aiiquibus tommissis in Calvi voi
Bonifacio seu inter ipsorurnc onfinis, ipsi feudatarii in allis terris Corsice eis
sui,ditis non receptabun 1, yìnnìo bona lido sino (nude capient or capi facio,,l.
ci caplàs p000n t in foreiam or l,avliam rectoru,n 500 magistratuni ti ictaniufl
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com'in i tatmn seu teni-arum i3onifaei i et Calvi, singula singnlis refferendo.
lieta semper or quandocuinque colonne Janue voi jalluensos egerent
grano, viclual ihmis voi lignamini bus et i-cile,' de co voi (le eis liabere ombre
or extrahere de dieta insula P ro adducendo Jannam voi disinietum quod dicti
fcudalanii '-ci aiiqnis comuni non prohibehmmt extraere de dieta iHsUI:L. \ mino
promiltont libere sino niiqua exaoiono non consueta hnctcnus dictum granuni
vicrualia et lignamnina extrahorc de dieta, i nsnla per januenses Ct suiXiitOs COnnn, i s Janue or hoc quando in ipsa insiti a esset sii [fieie,itia or lmnlmndnntia
grani or vie tnaiiu,n - or noti aiiter, quantum ad granuni - or vieniai in. Que ahbunda aria ci suffieièntia in lei ligatur quando supero t ultra i linm quanti tn 1cm
que•osset necessaria ad eorum victum.
11cm quod quando comnnis Janno i-cibi ad slipondiuni i ìsitis coinunia
baboro or aceipere de ianninihus diete insaio pro nliqni bus ficUs ci neeossi tali bus dieti como n is quod hoe ipsum comune tacere possi t de i ib s ho,n in i bus
diete i nsuic qui spunto ot sua s'oli, n tare ad stipendinmn ipsius cnmunis "C'miro
vdinerint a Ce hoc i si foudalnni proInbobin I vel impodient dietos bomni 'cs diete
itisnie "Cairo Sec ire ad stipondiom dieti eoinunis.
Et rasa' vice prefaclus I)... dux consenso eonsiiio et voiuntatc diotonini
anei anon,,n or ipsi aneiani aumentate or decreto pro (acti 3). . . duei s proinissenuit
prefactis fendatnriis reeipicntibits pro so ci comm heredibos ci habe,itibus
cansnm ah eis noti nhstniiigore eorsieos nec aliquani univorsitatein eorsirAiru,n
ad reci piendum judieiunì voi do juro rospondeimdum in clvi tatein Janne id
alibi quam in Corsica pro ahquibus eontraetibns voi deiictit hine tetro faetis
voi eosnmissis ormai si foroni ip Si co,itraetus in J anna voi distrietn celebrati
M ibidcnm solutio destinata. Singuiaros vero persone possmnt in J auoa eonvcire si iiii i-eporion bir pro eo,itrnetibi,s ilai factis si ve si ibi ftori t aol ntio destinata CI oliai,' pro dolicli s seeund,iin for,i,an, junis. itt quoti non roceptabi nt
n°0 recepliini penni tienI in Ben i f:tei o voi in Cni;' i i )anni tos soli fi ,restatos di-
-93—
-ctoz-um Leudatarionun de terris fcudnlilins diete insule ymmo ipsos baiiitos et
forestatos in dietis terna se reeeptantes botia fide sino fraude capient et capi
facient Ct capto; ponent in forciani et bayliam dietoruni (eudatariorum et olfidalium cenni.
11cm quod ipsi O... (Lux et consiiium et suheessores sui ci comune jnnue
pacientur qnod dicti fendatarii ci vassalli capieni homines armonnm pedites
et equites w° dieto conquista et custodia diete insule ci in ohservantia '°-
senfiuni paetorum emere et eatrahere annm cuiuscunlpue generis - et condictionis
de Janua ci dietos boniines ci anna de Janua et distrietu permittent extrahere
ci ad dieta,,, insuiam dunnaxat deferre pro libito voluntntis pro custodii or
cnnqnisul diete insole.
Reni dabunt dietia feudatariis galleani unala. novam et ydoneam ad navi ganduin culo corredis re'nis et armis opportunis ci. eonsnetis ci si iudigelnni
do duabi '5 aliis coinodabu ni cisdeni pardcipibus ci. feudatarii a duna voi unain
proni imiti igeinuit paratas corredis reniis ne armia opportunis ci eonsuetis quas
[amen duas reI unam ultra primam predicti feudatanii dieto comuni reddere
ci restituene ien'eantur ci proinisci-uni tales tivalos sicui tane cmiii finito conquistu, i psas tattico gaileas predieti feudatarii tenean ar annate ad canon proprias expensas ci non dieti comunis.
lieto proniisseruni dietis feudatariis stipulnntihus ut supra - non iiiipedire
ipsos fendatarios rei offleia!es comm nec eis iinpoliere eolleetani, daeitns scii
avari aia tralcio personalem sei' patrinionialeni in - perpeiuum occasione gLiene
vel alla quaeumpie occasione rei Guisa de rei pro bonus seu temnis predietis
leudalil,us rendi ti hns ci obven tini, i Ims com'ideai.
te,,, quod comune Janue bona fide pro posse suo dabi i operaia auxiiiuni
eoiisi I inni e' favnrem quoti ipsi feii, latari i per ambassatores suos sui s propri i
expei'sis destimiandos ohtinebunt conflrmadonem diete eoneessionis et feudi a
suninio romano pontifice.
11cm quod comune Janue faciet devetnm generale in bonzi forma Ct colisoda quod utilhia januensis ve[ distrectualis possi i accedere coni rebus vel
merci bus ad diciani i nsulam nisi ad loca que fuerin i nomi tinta per cosdeni
fendatarios ci quod ad nulla mai etiam m nninanda ponteni sai rei ferrum
le det'eiitm i od ueeat comune Pisaruni sui a litteri s cI prceibns Ct non
Ad simile
Lii 1cr se obbliganies (sie) salvo semper ci speciali iòr reservato non obsiantibus
superdietis quod ud mm sii Isominibus l3onifacii ci Calvi et te rrnrnna nobili', iii
de Mari ci de Avogariis se', de Geotilihus zie universitatibus dicharom temano"
ae eiiam t1uibusmunqne januensihns ci suhditis comumiis Janne eondticetu defene
ci conduci ci deferri facere ad dieta loca cm quodlibet ipsarnm eeepI.ata a
presenti feudo sai fernun pro usu suo tameo ci quasciimqne res ci merces
de dietis loeis Calvi Boiii facii terranini nnbilinm de Mari ci de Avogariis sen
de Ci entilibua ci quniihei eenlm ipsi ci quilibct dictorum loc,,rtmmii ne etiam
quilibet januensis postini et possit et eisdeni licitum sii extrnhere quasctnnque
inerces voitterii causa cxtrahen di de dietia b,cis ci deferendi scii porlandi quo-
curnqne voluerunt extra dictam inanlam possit eUam non ohstantibus Supradietis quaiibot persona portare Bonifacinm ferrum quantmn voluorit tam pro
usi' hoTninhim Bonifacii quani etiarn causa mercandi et trafficandi extra dictam
insulina ad quascnmque inondi partes voiuerit.
Salvo ctiam semper ct specialiter resorvato in omnibus et singuli suprascriptis ci quolibei supraseritorum quod si supradicii fcudalarii ostendorent voi
probarent corani D... Ducoin ci eonsjlji,m clictas co,nuiiitates sou aliquam ipsafllfli
scii dictos nobiles de Mari et de Avogariis vei homines ipSOriimi teneri vel
olihuigatos esse ad capienduni si] vel fernam de gabellis oorum quod Lune non
intelligantur oxceptis a saio seri a ferro Iii sopra. Quo caso D... dUX et suum
consiliuin possin I ci ois lici Unii sii liini (aro prctftiin sali et ferri quantum ad
liomiries dictorum loeorum et nobiiium predictorum.
Acto inter dictos 1)... ducern ci consilium nomine ci vice dici[ comunis
ex una parte ci dietos feudatarios ex altera quod si contingerit dictos fondatarios ve[ coruin snbcessoros universalos voi singularos derolinquere diclani insulam in totum per impotentiam, negiigentiam vei ilio modo, time dicto casti
beoni ot licitum sii dieta comuni ipsaln insnlam apprehondero capere et recuperare et de ipsa inaila facci-e sicut ci qnemadmodum ipsi comuni iicohat
nnl.e presentom infeudationorii, ita et lalitor quod dieta insuia dicto cassa sii
dicti cornunis et cara restituire dictis feridatariis non tenoatur '100 etiam aliquas
CxpenSaS per ipsos foudatarios factas in ipsa insuia seu occasione ipsius vei
pro ipsa rostituore Ioneatnr.
• Itein extitit actiun ci oonvontum quod si saivis fideiitatis capitulis prefactis supradicti feudatarii contrafecerini pactis prosentihus sei, ali is non propteroa cadani a jure suo quod habent in dieta irisuin sed iricidant in pena
florinonnrn duorum oìiiiium tocies quotios firorit eontrafactum, ratis manentilms
snpra ci i rifrascriptis.
Iteni quod si contiget aiiquam gaiearn voi gaieotam de Caicri voi de Aiegorio facore ve] iiifcrrc dapnum aliquod personannrn voi renna aliquihus hominibus diete irssuio Corsice quod lune per dictos vassaios ci feridatarios
mittatnrr ad rectores voi Oomunitaterri ithus torte Calari voi Alegerii de cuiirs
(sic) hornines dapnum intuhssrnit pro rostituciorie facierida et haberida rertrrn
abiatarum ci si rostitucionem fieret bene quindom, sii' atitom buie siguificetur
eis per dictos feudatarios sou vassai]os quod ipsi noluonrnt :facere rostitucioriem
prodictam Ct propterea eisdcm signiificant quod ad irntogram satisfaeionem et
indopnitatem dictorum ablatorurn ipsi ab indo in antua intendont ci procedeni
contra hornirres dicti bei et ehis beni proni inelius poterint quo casu eisdem
feudatariis iioeat rio lacere.
Q no onhllia et sitigula superscripta acta gesta no faota Iegiptimne fuonint
secnndum forrnam roguianiun confini5 Jaiino pòsito ci obtento partito ad lapilios aliros nigros inter dictus D... dnconi et consiliarios S'los soprnsci-iptos
ci in veri tis lapii lis nibis orni' i bus nesdecirn ci nullo nigro. Qiiiiius omriilius ci singirlis Iinn:nti ci vaiid-iti Ct CX deliberatione pì-chabita
- 95 ci secundum lorinain regularum prcdicLrum et slatutoruffi eivitatis Janite cI
nsaxime regule posite sub rubrica di non alienando castra vei jurisdieioncs
conìunis et de emendacione de corrcctione 01 addicione facta ipsi regule de
mense januarii proxilni preteriti prcfactus D... dux consensu cunsilio ac volutitate dicti consilii anciafloflilu predictos.feudatarios ibidenì proseiites fiexis geuihus devote suscipientes cute baculo qucin tenebat in manu de dieta insula
cute pactis conventionihus ci cxceptionihus predictis legittime invcstivit ci ab
ipsis et quolibct predietoruni prestito fidel ilatis legittime jurantento ci utitipra
cosdeni feudatarios et quernlibet eurum ad pacis osculunì in signuni vere fidelitatis suscepit.
Actuin Janue in palacio ducati in tenacia ubi consitia celel,rantur a O. N.
j\jcccLxxv:rrI ind. XV seeundum ciir guin Janue dio veneris XXVII augusti circa. nollain testes vocati ci rogati O. johannes de Cataneis ci Joannes
de Vvada jurisperiti sapienles et advocati colnunis Antonius de Credentia noutrius et cancellarius Manuel de Valente notarius et Egklius Ant. de Mutiterubeo notaritis.
Lapilli albi omnes XIII.
(Arch. di Stato Arch. sec. Buste, Genova e Ducato, Paesi diversi, 6-346)