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2.
L’INSEDIAMENTO DEL MULINO DI PONTEVECCHIO A COLBORDOLO
1. Immagine
che rappresenta la ruota
del vasaio, probabile
progenitrice della ruota
idraulica orizzontale:
la struttura è infatti
analoga a quella
di una ritrecine.
2. Prospetto del ponte
e molino della Foglia.
Disegno a penna
del perito Giuseppe
Antonio Guglieri,
1760. Biblioteca
Universitaria Urbinate.
3. Rilievo di una ritrecine
disegnato da Carlo
Maccanti. In Vincenzo
Desiderio, I mulini
di Caprese, Edizioni
Kappa, Roma, 2004.
4. Particolare
del disegno tecnico
del funzionamento
della nuova turbina.
Il mulino ed il ponte sul Foglia nel 1560 erano infrastrutture del Ducato
di Urbino. Nel 1647 il conte di Montefabbri Guidubaldo Paciotti acquista
il mulino da Vittoria Della Rovere, ultima duchessa. I conti Paciotti ampliano il vecchio mulino rinascimentale, costruito su probabile progetto
di Francesco Paciotti (1521-1591), primo Conte di Montefabbri (1578)
e noto architetto, introducendo tra il 1728 e il 1740 l’ingualchiera per i
tessuti e la macina per l’olio del seme lino. Federico Paciotti muore nel
1744, senza eredi nella linea maschile e la proprietà del mulino ritorna
ad Urbino. Antonio Guglieri, matematico, ne redige una stima nel 1760
per acquisire la proprietà alla Confraternita di Pian di Mercato. Il progetto unitario del ponte e del mulino è stato pensato da un genio simile a
quello che ideò il palazzo ducale di Urbino: «bravo Architetto che ponte
e mulino fabbricò» con intento di farne una fortificazione. Nel 1875
Ercole Salmi, ingegnere, sindaco di Urbino, redige una relazione: dalla
descrizione si deduce che il molino è stato ampliato. I nuovi proprietari
Ridolfini-Carboni, nel 1927, installano accanto al mulino originario una
turbina Calzoni, producono energia elettrica e costruiscono le linee nella
valle. Nel 1945 il ponte è bombardato ed il molino saccheggiato. Dal
1953 Marchionni utilizza il mulino e l’acquista. La Provincia, il Comune
di Colbordolo e l’Ente Regionale per l’Abitazione Pubblica nel 2005 ne
rilevano la proprietà per il recupero a fini residenziali e museali con l’allestimento del centro visite mulino di Pontevecchio.
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ACQUE, RUOTE E MULINI. IL CENTRO VISITE: PERCORSO ESPOSITIVO
Il mulino di Pontevecchio di Colbordolo, recentemente restaurato, illustra gli apparati idraulici e gli ambienti interni di un mulino e introduce i visitatori alla storia della molinologia. Nella sala 4, posta al piano
stradale, alcuni pannelli documentano gli antichi metodi di macinazione dei cereali a mano e le origini,
tra civiltà ellenistica e romana, della ruota idraulica impiegata per muovere grandi macine in pietra, sostituendo uomini ed animali.
Nella successiva sala 6 viene documentata la diffusione delle ruote idrauliche durante il medioevo, quando il loro impiego si allargò dalla molitura dei cereali alle più disparate attività manifatturiere; una tendenza questa che trova un preciso riscontro nella storia del Molino di Pontevecchio, un mulino ducale,
che oltre a macinare il grano trasformava i semi di lino in olio e follava i tessuti, come mostrano i pannelli
esposti in questo ambiente.
Al piano inferiore, nella grande sala della molitura, sono esposte varie ruote idrauliche verticali e orizzontali, che assieme ai testi, alle immagini e ai video introducono nell’età rinascimentale, quando la ruota
idraulica sempre più perfezionata e monumentale era posta lungo i canali per assicurare ai più disparati
impianti (dalle cartiere alle concerie, dai polverifici alle segherie…) un flusso delle acque regolare e continuo. L’allestimento termina nella sala della turbina e della dinamo, un impianto realizzato nel 1916
dalla ditta Ridolfini e Carboni, ancora perfettamente conservato. Dal mulino di Pontevecchio partiva un
elettrodotto per portare l’illuminazione elettrica nei centri abitati di Colbordolo e di Pesaro.
Queste macchine simboleggiano e testimoniano la storia millenaria delle ruote idrauliche, e allo stesso
tempo l’inizio di una nuova era che grazie all’idroelettricità permise di portare l’energia rinnovabile delle
acque a grandi distanze, trasformandola, dove era necessario, in luce, calore e movimento.
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