060 armi lunghe

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060 armi lunghe
ARMI LUNGHE
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Sauer: l’incisione come memoria
Sauer: l’incisione
come memoria
Una terna di fucili modello 202 ha il compito di
tramandare i fasti passati di una riserva dal nome
prestigioso: nel cuore e nella mente degli appassionati
Rominten suona come epopea di cacce dove tutto
era portato ai massimi livelli del bello nella tradizione
di Emanuele Tabasso
foto di Bignami e Roberto Allara
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N
Nel fascicolo di dicembre avevamo trattato
una serie di carabine della Sauer dedicate a
selvatici prestigiosi di cui la maestria degli
incisori aveva illustrato la morfologia, ma soprattutto lo spirito.
L’arte di riprodurre sul metallo effigi di animali è fatto
ricorrente e la veridicità del tratto imposto dal ferro tagliente compie le veci di una fotografia: è tuttavia quel
fattore nascosto e non codificabile, la maestria dell’artista, che trasfonde nel soggetto ritratto lo spirito che lo
presenta come se fosse vivo.
Non ci si limita, come vedremo, a soggetti animati, ma si
sconfina con ben diverse capacità, a soggetti inanimati,
a paesaggi, situazioni composite in grado di sollevare
lo spirito dell’osservatore trasponendolo nella realtà di
ciò che ammira, compiendo, come nel caso presente,
un viaggio a ritroso nel tempo, un viaggio fra persone,
animali e cose realmente esistite e di cui è bello conservare memoria per l’oggi e per il domani.
A chiusura del brano citato segnalavamo l’arrivo di altre tre carabine Sauer 202 create per celebrare i fasti
venatori della riserva di Rominten, Prussia Orientale e
oggi Polonia, dove passione e capacità avevano letteralmente coltivato i più bei cervi del mondo in una zona
di boschi planiziali dalla particolare flora.
Rivedremo i cervi più famosi e le tre case di caccia dai
nomi celebri ritratti da un famoso pittore dell’epoca: prima di avviarci è bene rammentare che la ricerca dei brani sul libro di Andreas Gautschi e Burkhard
Winsmann-Steins Rominten gestern und heute (cioè
Rominten ieri e oggi) e la loro traduzione dal tedesco è
Una delle tre carabine Sauer S 202, la stutzen Rominten in 8x57IS, smontata e riposta nella valigetta di pelle di cervo e corredata, come tutte, anche
di un superbo coltello eseguito a mano e con lama
di damasco
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frutto di un appassionato lavoro di Andy Desantis della
Bignami spa, cui va la nostra gratitudine.
Leggere le parole e rivivere le situazioni attraverso le incisioni sui fucili della Sauer concede emozioni inusuali e
ancora una volta crea quell’aura di magia in cui l’animo
umano riesce a perdersi per entrare in una dimensione priva di spazio e di misure, quella in cui i contorni
sfumati ravvivano la nitidezza di ciò che sta al centro
della nostra osservazione: pittori e incisori, due facce
della stessa medaglia, congiunti a distanza di decenni
per stimolare e appagare il nostro spirito.
Cenni storici e geografici
Il Distretto forestale Rominter Heide si estende su un’area di 25.019 ettari di cui 22.435 di solo bosco, suddivisi
in varie riserve di cui le maggiori sono Rominten, Nassawen e Wehrkirchen.
La foresta di Rominten è storicamente situata presso
quello che per settecento anni fu il confine orientale
della Prussia verso Polonia e Lituania: oggi appartiene
alla Polonia, dove è chiamata Puszcza Romincka, e alla
Russia. L’altitudine sul livello del mare va dai 150 metri
delle pianure settentrionali fino ai 285 delle colline poste più a sud. Tutta l’area è ricca di laghi, alcuni di notevoli dimensioni – il più grande oggi si trova in territorio
russo (il suo nome storico era Wystiter See) – nonché di
innumerevoli zone umide. Predomina naturalmente la
folta foresta. Alimentato dal lago Bludsze e dallo Szinkhuner Fluß, il fiume Rominte attraversa tutto il territorio scorrendo verso nordovest e ha dato il nome a
questa storica riserva.
Sauer: l’incisione come memoria
Sul castello della carabina Rominten è raffigurato
in tutta la sua maestosità il cervo Großmächtiger
von Schuiken: l’incedere regale mantiene evidente
l’innata prudenza. Pregevole la somma di stili nelle incisioni e la resa del paesaggio invernale
La prima gestione dell’area forestale risale al XIII secolo,
quando entrò in possesso del Deutsche Orden, l’Ordine
Teutonico, uno degli ordini monastici eredi dei Crociati.
Passata in proprietà al Sacro Romano Impero della Nazione Germanica dopo la secolarizzazione dell’Ordine
nel 1525, risulta dagli archivi storici che si riuscì a tenere sotto efficace controllo le svariate attività lecite e
illecite di abbattimento faunistico e boschivo della riserva solo molto più tardi, durante la riforma forestale
avviata verso la fine del XVIII e l’inizio del XIX secolo.
Tuttavia un guardiacaccia ufficiale risulta agli atti sin dal
1554-55, cosa che la fa annoverare fra le più antiche
La casa di caccia di Wehrkichen dove avvenne l’episodio romanzesco riportato nel testo
riserve con attività venatoria regolamentata di tutto il
Centroeuropa.
La riserva ha naturalmente passato tutti gli alti e bassi
delle varie epoche, dalla peste all’invasione dei Tartari,
dalle gestioni più o meno distruttive della foresta sino
alla regolarizzazione definitiva sotto Federico Guglielmo I e Federico il Grande, dalla Guerra dei Sette Anni
alle Guerre Napoleoniche, per poi entrare nelle tragiche vicende legate ai due conflitti del XX secolo.
Hermann Göring, diventato Ministro della Prussia nel
1933, si assicurò subito il diritto di gestione della caccia
nella storica riserva Rominter Heide, seguendo la tradizione dei suoi predecessori della Repubblica di Weimar.
Come Reichsjägermeister e membro del più stretto
gruppo di collaboratori di Hitler (che era però notoriamente vegetariano e contrario alla caccia), l’appassionato cacciatore Göring fu da subito considerato il
‘signore della caccia’ in tutta la Germania. Era dunque
sua intenzione non solo di riportare lo storico splendore imperiale nella riserva di Rominten, ma addirittura
superarlo.
Göring era per Hitler l’anello di congiunzione con l’aristocrazia tedesca, proprietaria della grande industria,
ma anche una figura chiave per gli ottimi rapporti con
l’estero e con il popolo stesso. Va detto qui che tale
membro di altissimo rango del regime nazista, corresponsabile quindi dei delitti da esso compiuti, fu però
da sempre, nei limiti delle sue possibilità, contrario alla
guerra e all’estensione delle operazioni belliche. Rimase comunque sempre fedele nel suo legame al Führer,
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Tecnica nella resa pittorica e nel gioco di luci per
rendere sul manubrio e sul tappo dell’otturatore la flora della Rominter Heide: qui si osserva la carabina
Wehrkirchen in 8x68S
La casa di caccia di Nassawen di proporzioni ridotte rispetto alle altre, ma con lo stesso stile e lo stesso
fascino
al quale si era unito fin dal 1922, con la promessa che
esso poteva … disporre pienamente della mia persona
e di tutto ciò che ho e che sono… (così si legge negli atti
del Processo di Norimberga).
Gli abbattimenti
Nonostante tutte le avversità, secoli di cura e selezione
furono naturalmente essenziali per l’altissima qualità
dei trofei, soprattutto dei cervi, nella riserva.
Esiste tutt’oggi un archivio dettagliato degli abbattimenti eseguiti nell’area dalla fine dell’Ottocento in poi,
con i relativi disegni dei più bei cervi e trofei, recentemente condensati nel libro di Andreas Gautschi dedicato interamente ai cervi di Rominten. Da segnalare, per
esempio, lo storico Rundewischke (44 punte) abbattuto dall’imperatore Guglielmo II nel 1898, o il Matador
(11,6 chilogrammi di trofeo) abbattuto da Göring nel
1942. Göring stesso, annunciando l’incarico di gestione della riserva con una popolazione di ben millesettecento cervi, disse al più famoso degli Oberforstmeister
Walter Frevert nel 1936: Le consegno la migliore riserva di cervi, non della Germania, non dell’Europa, ma di
tutto il mondo…!
Le carabine commemorative
Le tre Sauer modello S 202 con castello di acciaio sono
pezzi unici con incisioni realizzate da Peter Ewald e K.
Greiner Haas per la prima, e dal solo Peter Ewald per
la seconda e la terza: sul castello sono raffigurati tre fra
i più bei cervi espressi dalla riserva, ognuno catturato
da Hermann Göring in uno dei tre diversi distretti e raffigurati nella collezione pittorica di Gehrard Löbenberg
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(14 settembre 1891 - 19 agosto 1967) che a Rominten
trovava ispirazione per ritrarre questi magnifici selvatici. Insieme sono raffigurate le principali essenze vegetali delle zone e le tre case di caccia, ciascuna diversa
dalle altre, ma tutte con lo stile proprio della regione.
Osserviamo i particolari senza dimenticare che le camerature dei tre fucili sono nei calibri tedeschi che
hanno espresso e continuano a esprimere equilibrio,
vertici tecnici e funzionalità.
Ogni fucile è corredato da una valigetta di pelle (ovviamente di cervo) e da un coltello particolare con lama di
damasco realizzato a mano da Jockl Greiß: l’impugnatura di corno di cervo è di rigore.
La S 202 stutzen denominata Rominten, in 8x57IS,
riporta il cervo Großmächtiger von Schuiken (letteralmente, il Potentissimo di Schuiken) colto il 27 settembre 1936 nella riserva di Rominten; sulla coccia di
acciaio con rimessi d’oro, dall’incassatura classica in
analogia con la calciatura stutzen, è riportata la specifica casa di caccia dal caratteristico avancorpo centrale
dove è situato l’ingresso. La S 202 carabina in calibro
8x68S intitolata alla riserva di Wehrkirchen porta inciso il cervo Falscher Odin (Falso Odino), abbattuto nella
zona omonima il 15 settembre 1943, e sulla coccia il
profilo della casa di caccia dotata di una parte a piano unico e assai finestrata che fa pensare a un ampio
soggiorno ben illuminato dal basso sole dell’autunno
inoltrato. Sulla soletta del serbatoio, sul tappo e sul
manubrio a spatola dell’otturatore si trova una raffinata composizione di foglie fra cui spiccano quelle di
quercia, care alla tradizione venatoria tedesca.
La S 202 carabina in calibro 7x64 è infine dedicata alla
Sauer: l’incisione come memoria
Nella carabina Nassawen in 7x64 osserviamo la suola del caricatore estraibile e le parti inferiori del castello con le raffinate incisioni della flora e le leggere
bordature d’oro
Einohr (Un orecchio) è il nome del
cervo raffigurato sulla carabina
in 7x64: il profilo dell’animale
rende a chi sa osservare l’esatta
morfologia del selvatico che ha
varcato i dieci anni
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riserva di Nassawen e il cervo qui catturato il 29 settembre del 1934 è Einohr (Un orecchio) rappresentato
sul castello in tutta la sua possanza mentre cammina,
trofeo in mostra, in un panorama dove sussistono gli
aghi di pini e abeti mentre le latifoglie hanno già i rami
spogli del periodo freddo. La grande casa riportata nella coccia ha anch’essa un ingresso coperto che invita ad
accedere alle sale interne, quasi tutte al piano terra e
solo poche in un contenuto piano alto. I decori raffinati
vedono ancora il tema delle foglie con arabeschi.
A un primo colpo d’occhio si apprezza la tecnica e
la varietà dell’incisione, la sobrietà non invadente
di un’opera complessa che è lì non per magnificare
se stessa ma per indurre l’osservatore a percorrere
idealmente quelle foreste, quegli acquitrini, quelle
nebbie mattutine in cui i cervi sembrano sfocati ed
evanescenti, irreali in una magnificenza superba e
irripetibile. Pur nella loro ampiezza le case di caccia
appaiono austere nella struttura, dimensionate per
accogliere molti ospiti nelle grandi ricorrenze o il piccolo gruppo dei familiari e di qualche invitato nelle
occasioni in cui la caccia aveva una decisa preminenza
sulla fastosità degli incontri ufficiali.
Abbiamo provato a entrare con il pensiero nelle tre
case raffigurate e pur così lo scricchiolio degli assiti di
legno del pavimento, l’eco di voci in altre stanze, l’odore caratteristico delle cucine, la magnificenza dei trofei ci ha imposto un avanzare a piccoli passi, compiti e
compunti in luoghi dove abbiamo realizzato quale sia
la fortuna di poter assaporare, nei limiti delle nostre
capacità, lo spirito che aleggia in questa università del
sapere venatorio.
Per concludere
Veramente più che per concludere dovremmo scrivere per continuare: tale infatti è la missione di queste tre
splendide armi che nell’immaginario nostro e di tutti gli
appassionati di una certa maniera di cacciare perpetuano una sublimazione del gesto venatorio, della cura del
territorio e della selvaggina spinti a vertici oggi inimmaginabili. Il corredo fotografico tratto in particolare dal libro
già citato mostra a un certo punto l’elenco degli invitati a
un ritrovo di caccia e chi ha già un po’ di anni o ricorda la
storia non mancherà di ritrovare i nomi importanti della politica e della grande industria del periodo fra le due
guerre: il nostro Italo Balbo, reduce dalla trasvolata atlantica Italia-Brasile del 1931, è fra costoro e pare che non
avesse combinato nulla per cui a qualche giudice venisse
poi in mente di inquisirlo: la caccia d’altra parte è cosa ben
diversa da una vacanza su uno yacht. Che cosa dire ancora? Ripassiamo davanti agli occhi le incisioni e i dipinti
con qualche fotografia in bianco e nero e non riusciamo a
capacitarci di come una simile magnificenza naturalistica
sia oggi relegata a un ruolo meramente paesaggistico: ci
torna alla mente quanto abbiamo letto nell’ultima visita
a un’altra perla del settore, la tenuta del castello francese
di Chambord, dove si evidenzia come il mantenimento e
la corretta gestione di un grande patrimonio di ungulati
serva, a seconda delle circostanze (à la fois, dicono i cugini transalpini) a mostrarli al pubblico nel loro ambiente, a
esportare animali vivi, alle cacciate ufficiali. Pare così semplice e naturale… ma forse proprio per questo di difficile
attuazione in questi tempi in cui sembra che le cose fatte
alla rovescia siano quelle di maggiore successo.
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Il Primo Cacciatore del Reich vicino a due splendide catture
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Germania, inverno 1937
Il Reichsminister Göring fece annunciare la sua venuta in quel di Rominten per otto giorni di caccia, decisi a breve termine, come spesso accadeva per l’impulsivo, appassionato cacciatore, che in questa occasione viaggiava con moglie e personale al seguito. L’arrivo
previsto per il giorno successivo lascia facilmente immaginare come l’amministrazione della riserva si fosse messa freneticamente in
movimento per organizzare tutto al meglio.
Il guardiacaccia Frevert riportò che dopo aver avvisato la gendarmeria, dopo aver allertato i funzionari musicisti con i corni da caccia,
dopo altre ottanta telefonate, il personale della casa di caccia principale con l’ausilio di sei donne di pulizia si mise al lavoro e non
andò neppure a dormire per concludere i preparativi durante la notte. All’arrivo dell’auto di Göring i quattro Forstmeister di Rominten erano pronti, allineati assieme a sei funzionari con i corni, tutta la gendarmeria con le carabine in spalla, il personale schierato…
tutto alla perfezione. Göring aveva come animale domestico un leoncino che giocando gli procurò un piccolo graffio che si volle far
disinfettare, per precauzione, presso il vicino ospedale di Schittkehmen. Salì a bordo dell’auto di servizio insieme ai più stretti collaboratori e si avviò verso l’ospedale. Erano nel frattempo le sette e mezza di sera e l’attento Göring, passando davanti alla casa di caccia
di Shittkehmen-Wehrkirchen, volle prendere visione dell’edificio. In inverno a Wehrkirchen era tradizione andare a letto alle sette di
sera. Il vecchio guardiacaccia di Schittkehmen era morto da poco e l’assessore provvisorio Rademacher, che lo sostituiva e che abitava
nella casa di caccia, aveva subito acquisito l’abitudine di coricarsi presto. Dormiva profondamente già da un’ora. Il Reichsminister,
accompagnato dal suo aiutante Menthe, arrivò dunque nel cortile completamente buio della casa, dove apparentemente non vi era
un’anima viva. Inizialmente i visitatori tentarono di irrompere nell’edificio, poiché la porta di casa non aveva campanelli. Poi provarono con la porta dell’ufficio dove, con grande stupore, entrarono senza problemi perché era stata lasciata aperta; persino i mobili
dell’ufficio erano aperti, per cui chiunque avrebbe potuto trafugare l’importante archivio ivi contenuto.
Ancora una volta lasciamo immaginare l’ira del ferreo Göring per una tale negligenza, proprio a una decina di chilometri dal confine
con la Lituania. Si mise a battere con il suo bastone da passeggio su tutte le porte, finché il ‘dormiente assessore’ non ebbe la grazia
di svegliarsi, infastidito dal rumore. Uscito mezzo addormentato in pigiama e pantofole, convinto che quel fracasso fosse causato
da contadini ubriachi che rubavano legna, lo sfortunato funzionario rimase comprensibilmente impietrito nel massimo senso della
parola, trovandosi di fronte il suo capo supremo. Della terrificante tempesta che il Reichsjägermeister fece piovere sul malcapitato,
quest’ultimo più tardi seppe solo ricordare urli e strepiti. Nel frattempo, al piano di sopra, anche il figlio del vecchio guardiacaccia
e futuro successore del padre si era svegliato e dapprima con l’intento di scendere le scale con un fucile per scoraggiare qualche
intruso, sentendo le urla del ministro, il giovane saggiamente ritornò nella sua stanza e finse di dormire profondamente. Placata in
qualche modo la tempesta, il giorno dopo Göring diede varie disposizioni per migliorare la sicurezza, mentre Rademacher, pur non
essendo stato licenziato, non se la sentì di continuare e fu sostituito da Von Oppen, del quale tuttavia non si racconta nulla se non di
una reciproca antipatia con il Reichsjägermeister stesso. Parrebbe la trama di un film… ma è storia.
Traduzione di Andy Desantis
La cattura di due cervi kapital (uno è il celebre Einohr) da parte di Göring il 29
settembre 1934. Presenti l’Oberforstmeister Wallman, Göring e von Epp, Intendente
Superiore della caccia
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