un pilastro del fastigio, ricorda che la fontana venne benedetta dal
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un pilastro del fastigio, ricorda che la fontana venne benedetta dal
un pilastro del fastigio, ricorda che la fontana venne benedetta dal Vescovo De Franco di Catanzaro, per delega dello stesso Vescovo di Squillace, nel 1854. Esposti i dati di fatto, verrebbe opportuno il confronto delle due icone, quella dipinta su tela e quella scolpita su lastrone marmoreo, un po' cereo, di grana finissima. Le datazioni confermano che il quadro precede l'esecuzione del lavoro decorativo della fontana. Il dipinto ritrae non la nota Odigitria tanto venerata nei cenobi grecanici del Mezzogiorno, bensì una Madonna-regina, anzi imperatrice, del tipo cristiano-orientale, solennemente assisa di fronte, la quale potrebbe avere dei rapporti iconografici con il noto rilievo policromo di S. Maria Maggiore di Firenze o con l'icona della S. M. de Flumine di Amalfi, o con qualche cosa di più orientale od orientaleggiante, fino a richiamare, come nel Lenormant, il ritratto musivo ravennate di Teodora, o quello d'avorio di Eudosia, o le Madonne coronate di artefici cristiani orientali divulgate in Roma tra il IV e l'VIII secolo da S. M. Antiqua e S. M. in Trastevere ecc. Un prototipo dovette esserci, e non sarebbe stato addirittura impossibile che si fosse trovato nella località, dato che fin dalla decadenza dei cenobi Vivariense e Castellense, pur attraverso vicende rovinose, non sono mancati nel golfo di Squillace chiesuole e romitaggi, tra cui potessero rimanere celati i rimasugli o le repliche delle opere artistiche di cui è da supporsi la presenza nelle ricche fondazioni calabresi del medioevo : qualche tavola, qualche lembo di affresco o di mosaico, qualche scultura, che Mons. Pasquini avesse potuto mettere sotto gli occhi dei suoi artisti serresi. Ma passiamo al bassorilievo. I dubbi sollevati finora vorrebbero suscitare implicitamente il sospetto che il Barillari si servisse di un pezzo scolpito non suo per comporre, con la sola sua opera decorativa, il lavoro della fontana di S. M. della Roccella, e ciò anzitutto perchè la firma non è proprio sul bassorilievo della Madonna, in un orlo del trono o su di una fibula, ma su lo zoccolo di sostegno. Ora a me sembrerebbe che, data la composizione di tutto il lavoro, il posto scelto per la firma non potesse dirsi più logico, in quanto l'artista più che una riproduzione o imitazione di altra icona, aveva ragione di sottoscrivere l'ornamento da lui originalmente disegnato e composto. Il Barillari, perciò, avrebbe avuto buon gusto sottoscrivendo come ha fatto, senza turbare con iscrizioni la scultura centrale, e ponendosi giù, al listello di base, come avrebbe fatto qualunque buon statuario neoclassico.