Europensionati

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Europensionati
EP
Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. L. 27/02/04 nr. 46) - Art. 1 Comma 2 - D.C.B. ROMA
Europensionati
Anno XI - n. 26 - Aprile 2011 - Rivista ufficiale della Federazione Italiana Pensionati CISAL
Direttore Responsabile Nicola Maria Cavallaro
SOMMARIO
Direttore Responsabile
Nicola Maria Cavallaro
Direttore Editoriale
Luigi Spagnuolo
Comitato di redazione:
Capo Redattore
Antonio Papa
Segretario di Redazione
Concetto Iannello
Redattore
Giuseppe Sarlo
Redazione
00192 Roma - Via Torino, 95
Tel. 06.3210497
Fax 06.3211005
Sito internet:
www.cisal.org
[email protected]
Autorizzazione del Tribunale
n. 206/2000
Impaginazione:
E-graf - Roma
Stampa:
La Fenice Grafica Srl Pomezia Roma
Editoriale pag. 4
Il fallimento della
perequazione automatica
di Nicola Maria Cavallaro
pag. 18
Requisiti redditi per
prestazioni previdenziali
a cura della redazione
pag. 7
Intervista al
Segretario Generale Cisal
di Arnaldo Bello
pag. 20
Contributi 2011 Colf e badanti
a cura della redazione
pag. 10
Federalismo Municipale
di Luigi Spagnuolo
pag. 12
Vivere in affitto
in una grande città
di Antonio Papa
pag. 14
Rilanciamo le infrastrutture
di Nicola Maria Cavallaro
pag. 21
Come cambiano le pensioni
a cura della redazione
pag. 23
Dichiarazione di responsabilità
di Mario Miele
pag. 24
Occupazione femminile
a cura della redazione
pag. 25
Livelli essenziali di assistenza
di Antonio Papa
pag. 16
Auguro occhi sempre nuovi
di Marilena De Sole
pag. 27
Malasanità al Sud
di Giuseppe Sarlo
pag. 17
Presentazione mod. 730/2011
di Concetto Iannello
pag. 30
150° anniversario Unità d’Italia
a cura della redazione
Editoriale
di Nicola Maria Cavallaro
Il fallimento della
perequazione automatica
delle pensioni
Con l’intuito
del sindacalista libero,
avevamo previsto
l’inefficacia del
sistema predetto
di fronte a un
repentino rialzo dei
prezzi e il
surriscaldamento
dell’indice inflattivo,
che ha raggiunto il
2,4%, principalmente
per effetto del rialzo
dei prezzi energetici,
originato dalla crisi
Libica.
4
Al momento che scrivo, non
sappiamo se l’aumento dei
prezzi del greggio abbia raggiunto il top, ovvero se possa decrescere in relazione
allo sviluppo degli eventi
in quel Paese.
La perequazione automatica,
a valere dall’1-1-2011, è avvenuta sulla base di un aumento del costo della vita
valutato dall’Istat all’1,4%,
praticamente un punto in
meno rispetto al valore attuale.
Questa situazione, aggrava
ancor più i problemi dei
pensionati italiani, in particolar modo quelli con trattamenti al minimo, costretti
a percepire per l’intero 2011
un aumento perequativo
dell’1,4% quando gli indicatori riferiscono che siamo
al 2,4%, con in più una previsione generalmente pessimistica.
Si obietterà che scatterà un
“conguaglio“, ma dall’1-12012: “che faremo fino a
quella data?“.
Di fronte ad una simile situazione, s’impone un rapido e deciso intervento del
Euro Pensionati n. 26 - Aprile 2011
Governo, che la Federazione
Pensionati Cisal formalmente richiede: “qualsiasi ulteriore ritardo sarebbe letale
ed ingiustificabile”.
Certamente ci sentiremo rispondere che “non esiste
la disponibilità finanziaria“, che qualsiasi intervento
“costerebbe troppo” stante
il gran numero dei pensionati con trattamenti al minimo, che contestualmente
scatterebbe un “processo
emulativo“ per altre situa-
zioni di disagio.
E’ in queste circostanze che
deve emergere il valore della
politica, ovvero saper decidere e scegliere le priorità
in un contesto di molteplici
esigenze sociali, costruendo
una “corsia preferenziale”
per una problematica valutata primaria, con l’elargizione di una misura economica di sostegno concreto
ai pensionati al minimo, tantissimi concittadini costretti
a vivere con pensioni del-
GIOTTO
“la Resurrezione”
Cappella degli Scrovegni (Padova)
Il Segretario Generale
della Federazione
Pensionati Cisal e
il Comitato di Redazione
augurano
Buona
Pasqua
ai soci, ai lettori
ed ai loro familiari.
5
l’ordine di 400/500 Euro
mensili.
La legge cd. “milleproroghe” ha ripristinato la SOCIAL CARD, affidandone
la gestione a non meglio
precisati “Enti caritatevoli“:
non basta!
Noi della Federazione Pensionati Cisal proponiamo
che in attesa di una riforma
più organica di questo settore, con l’introduzione dell’aggancio delle pensioni
alla dinamica salariale dei
lavoratori in servizio, la
Social Card - con importo
da aumentare di 70 Euro
bimestrali – sia assegnata
ad ogni pensionato o lavoratore a basso reddito, con
gestione affidata ai Comuni, con elenchi ed oneri finanziari in capo all’INPS e
procedure di assegnazione
del beneficio sollecite e
sburocratizzate, per assicurarne il più agevole e largo godimento.
Noi siamo certi che una siffatta operazione riesca a catturare il consenso degli altri
lavoratori e pensionati, che
pur necessitati per altre sacrosante motivazioni, ben
volentieri sarebbero disposti
a “segnare il passo” per favorire e superare le necessità
6
di concittadini in situazioni
ben più precarie delle proprie.
Queste maturità, questi solidarismi hanno cittadinanza
nel nostro Paese, basta saperle stimolare con una sana
e giusta politica, che sappia
toccare “le corde del cuore”
e farle vibrare per una civica
e sana solidarietà intercategoriale.
I 150 anni dell’Unità Nazionale non si festeggiano solo
con manifestazioni, parate
militari, concerti, etc., cerchiamo anche di ricordare
che esiste un patriottismo
sociale che vuole essere sollecitato per presentarsi
anch’esso al proscenio.
Non diciamo subito
NO, non
rinchiudiamoci in noi
stessi, non
trinceriamoci nelle
incertezze e nei dubbi,
almeno proviamoci per
stare in pace con la
nostra coscienza!
di Arnaldo Bello
Intervista a Francesco Cavallaro
Segretario generale della CISAL
D. Segretario, i tragici avvenimenti internazionali
in Giappone e nel Nord
Africa distolgono l’attenzione dai fatti di casa nostra. Vuole parlarne?
R. Il corso della politica interna continua ormai da
troppo tempo ad essere caratterizzato da feroci polemiche e scontri partitici e
istituzionali da paese sudamericano. Ciò avviene malgrado le ripetute esortazioni
del Presidente Napolitano
a trovare intese per avviare
riforme e assumere provvedimenti utili alla comunità.
Ormai è palpabile tra gli
italiani la granitica consapevolezza che il Paese così
come è attrezzato istituzionalmente non può più reggere alle esigenze dei tempi.
Dalla vergognosa lentezza
del sistema giudiziario all’abnorme presenza di personale politico che brucia
ingenti risorse, dai tanti
enti inutili, pervicacemente
in attività da decenni, alle
ingombranti Provincie ed
altro ancora, viene l’invocazione di un cambiamento
che deve avvenire in tempi
brevissimi per restare in sintonia con il mondo avanzato
e liberare risorse per rafforzare le protezioni sociali e
finanziare lo sviluppo.
D. Quale ruolo può esercitare il Sindacato in questa
impresa rinnovatrice da Lei
invocata?
R. Il ruolo storico ed istituzionale del Sindacato Con-
federale è quello di tutelare
e promuovere, oltre gli interessi dei lavoratori e dei
pensionati, anche il bene
complessivo della comunità.
Ritengo che il modo migliore
per svolgere questi compiti,
in una società complessa
come la nostra, sia quello
di guardare alle grandi trasformazioni politiche, sociali
e, soprattutto, economiche
con assoluto pragmatismo,
disponibili al dialogo e al
confronto con le controparti,
liberi da incrostazioni ideo7
Euro Pensionati n. 26 - Aprile 2011
logiche che storicamente
hanno sempre favorito, direttamente o indirettamente,
il gioco degli sfruttatori e
degli speculatori della grande finanza di carta internazionale, come è avvenuto
nella crisi globale dei nostri
giorni. Voglio poi aggiungere che operando, mossi
da idee o tornaconti essenzialmente politici, certe organizzazioni sindacali hanno portato i nostri lavoratori
a percepire le retribuzioni
più umilianti dell’Ue.
D. In questo suo sfogo, c’entra la vicenda della Fiat?
R. In parte, si. La crisi della
Fiat non si è generata a causa
della crisi finanziaria mondiale. E’ noto che veniva da
lontano per politiche produttive e di gestione sbagliate. La crisi finanziaria
negli Stati Uniti ha creato
le condizioni per far nascere
la nuova Azienda, socia privilegiata della Chrysler che
le consente di diventare leader di un colosso dell’auto.
Questo ha determinato il
cambio delle sue strategie
industriali e di investimenti
in Italia con le conseguenze
che tutti conosciamo. Ora,
dopo gli accordi di Pomi8
gliano e Mirafiori, ci aspettiamo che gli impegni vengano mantenuti.
D. Gli accordi Fiat influiranno sui nostri assetti contrattuali?
R. Il contratto nazionale continuerà ad esistere e il modello contrattuale Fiat non
sarà applicato in altre situazioni. A crescere dovranno
essere la forme contrattuali
aziendale e territoriale come
primo passo verso forme di
partecipazione dei lavoratori
ai frutti e al destino dell’impresa.
D. Molti ritengono che
L’Europa sia più un severo
gendarme dei bilanci pub-
blici che una grande occasione di progresso e stabilità politica. È così?
R. Purtroppo è così. Forse
per scarsa informazione. Io
penso che l’Europa sia una
grande realtà destinata a traguardi certamente positivi
per tutti noi e il resto del
mondo. Però non deve restare per troppo tempo soltanto un’espressione prevalentemente monetaria e normativa con una burocrazia
elefantiaca e, alcune volte,
sorda con i più piccoli. Gli
ultimi scossoni nel mondo
arabo ed in particolare nel
Nord Africa fanno emergere
la necessità di una più solida
unità dell’Europa in modo
da poter esprimere una po-
litica estera e di sviluppo
più incisiva e di largo respiro.
D. Tornando ai fatti interni.
Come vede la condizione
dei nostri anziani?
R. Riferita al loro sostentamento non sono affatto soddisfatto delle loro pensioni.
Di fronte all’impennata inflazionistica, ora al 2,4% l’aumento perequativo dell’1,4%
non va affatto bene. In particolare quelli al trattamento
al minimo subiscono un danno che deve essere evitato
prevedendo il reintegro totale
e in tempi utili dell’inflazione
reale. Rinnovo poi al Governo ed in particolar modo
alle Regioni, la richiesta di
dare impulso alla realizzazione di forme di assistenza
idonee per la popolazione
anziana, in continuo aumento, come possono essere le
Residenze sanitarie assistite
già sperimentate con successo
nei paesi europei più avanzati
e, oserei dire, più civili.
R. Il Piano per il Sud recentemente annunciato dal Governo e discusso con le parti
sociali, prevede alcune cose
assolutamente condivisibili.
In modo particolare mi riferisco alla decisione di concentrare le risorse disponibili
su obiettivi infrastrutturali
essenziali e sistemici per tutta l’area Meridionale. Senza
una solida e diffusa rete infrastrutturale dei trasporti
e dei servizi in genere non
si potrà mai costruire un solido sviluppo.
Inoltre, nel Mezzogiorno esiste il problema secolare del
dissesto idrogeologico che
occorre affrontare con me-
todo e determinazione.
Per quanto attiene lo sviluppo economico sin da
subito si dovrebbe incentivare la crescita delle attività imprenditoriali già operanti e con bilanci in ordine. Le piccole aziende
commerciali e manifatturiere del Sud se coinvolte
in una seria strategia di
crescita possono portare a
risultati altamente positivi.
D. E la Banca del Sud di
Tremonti?
R. E’ un’ottima iniziativa
per far restare i risparmi a
concimare l’economia locale
a condizione che i tassi siano
convenienti.
D. Nelle celebrazioni per
l’Unità d’Italia il tema forte
più volte richiamato è quello del riequilibrio economico e sociale.
Siamo sulla strada giusta
verso questo obiettivo?
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Euro Pensionati n. 26 - Aprile 2011
Federalismo Municipale:
le prime impressioni
Dopo il travagliato iter,
il cd. “Federalismo
Municipale”, in data 3
marzo u.s. ha avuto il
placet definitivo del
Parlamento con il voto
di fiducia posto dal
Governo alla Camera.
Quanto prima arriverà sulla scrivania del Capo dello
Stato, per la firma e la successiva emanazione.
Poi seguiranno molti provvedimenti attuativi necessari al nuovo “fisco municipale” per entrare a regime.
Il più atteso è quello
dell’Agenzia delle Entrate che, entro 90 giorni,
dovrà regolamentare la
modalità dell’esercizio
della opzione “cedolare
secca sugli affitti” fissan10
do anche gli indirizzi per
il versamento degli acconti e del saldo.
La “cedolare secca” sugli
affitti opererà sui redditi di
locazione, per immobili ad
uso abitativo, dal 1 gennaio 2011.
E’ previsto un prelievo fisso del 21% (19% per i canoni agevolati).
Coloro che sono titolari di
trattamenti di miglior favore in ragione del basso
reddito posseduto, potranno mantenerli. Cer-
di Luigi Spagnuolo
chiamo di temporizzare i
vari provvedimenti approvati dal Parlamento:
• lo sblocco delle addizionali IRPEF (max +0,2
anno per i Comuni ora
sotto lo 0,4) potrà essere
retroattivo, e valere sui
redditi 2010, se annunciato su internet entro il
31 marzo;
• è prevista una tassa di
scopo e di soggiorno,
con regolamento da
emanare entro 60 gg.,
che capoluoghi e centri
turistici potranno richiedere, comunque, fino a 5 euro. Per la tassa
di scopo (opere pubbliche locali) si emanerà
un decreto entro il
31.10.2011;
• per
il
periodo
2011/2013 alle Entrate
dei Comuni vanno l’IRPEF Fondiaria, imposta
di bollo e registro sulle
locazioni, il 30% del
gettito sui trasferimenti
immobiliari, parte della
cedolare secca e com-
partecipazione all’IVA;
• la Riforma andrà a regime nel 2014, quindi tra
tre anni andrà via l’ICI
sulle seconde case; arriva l’IMU (Imposta Municipale Unica) con aliquota a 7,6 per mille.
L’IMU secondaria sostituirà, tra l’altro, la tassa
per l’occupazione dei
suoli pubblici.
Questo valzer di tasse vecchie e nuove, dello scambio tra quelle locali e centrali, secondo la legge quadro del Federalismo Fiscale dovrà obbedire alla seguente regola: “tutte queste novità, nel loro insieme, non potranno superare l’attuale gravame fiscale sui cittadini”.
Allora, il lettore s’interrogherà sulla finalità di que-
sta novità: “a chi serve, occorreva?”
Noi chiediamo il rispetto
del “trittico”: “pago, vedo,
voto”, ossia la lealtà contributiva del cittadino, poter toccare con mano l’impiego che si è fatto dei suoi
soldi, quindi possibilità di
esprimere il proprio voto
con cognizione di causa.
Premiare chi ha ben speso i soldi pubblici raccolti
in loco, bocciando chi ha
disamministrato.
Quindi, non una
decisione alla cieca,
dettata da fattori di
appartenenza
partitico/politica, ma
una scelta ragionata
maturata giorno dopo
giorno.
11
Euro Pensionati n. 26 - Aprile 2011
Vivere in affitto in una grande città:
“è il problema dei problemi”
Il titolo di questo
articolo ha la
presunzione di attirare,
per l’ennesima volta,
l’attenzione su una
problematica, la più
difficile, quella che
turba i sonni e la
tranquillità di milioni
di concittadini e di
innumerevoli nuclei
familiari.
Per entrare sollecitamente
nel cuore del problema, invito i lettori a valutare con
equilibrio l’abisso di condizione sociale che si determina tra due lavoratori
di una medesima azienda,
con pari qualifica e retribuzione, con il primo che
abita in un piccolo centro,
in casa di proprietà, non
allocata in un contesto
condominiale ma isolata,
12
ed il secondo residente in
una grande città, con la casa di abitazione in affitto e
in condominio.
Queste due diverse situazioni di vita quotidiana
fanno saltare gli eguali meriti, le medesime professionalità e le identiche retribuzioni dei due lavoratori
citati ad esempio, determinando un diverso tenore
di vita: uno modesto ma
di Antonio Papa
tranquillo, l’altro di assoluta insicurezza e molto vicino alla povertà.
Ciò non è giusto, altera un
principio costituzionale!
Ed è per questi motivi che
la situazione citata ad
esempio deve essere al più
presto equilibrata e sanata.
Sono due gli articoli della
nostra legge madre che devono trovare applicazione,
uscendo dallo sterile nozionismo, per approdare
nella civile e pratica attualità dei nostri tempi.
Mi riferisco agli articoli:
36. ”il lavoratore ha diritto
ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità
del suo lavoro ed in ogni caso
sufficiente ad assicurare a sé e
alla sua famiglia un’esistenza
libera e dignitosa...”e all’articolo 47. ”...la Repubblica
favorisce l’accesso del risparmio popolare alla proprietà
dell’abitazione…”.
L’esempio anzidetto, può
coinvolgere anche due ipotetici lavoratori di una
stessa azienda, di eguali
mansioni, uno dei quali
però usufruisce di alloggio di servizio, con affitto
e utenze a basso costo,
quando poi non viene
concesso anche il riscatto,
in proprietà, dell’alloggio
perpetuando le disuguaglianze ed i privilegi anche
al momento della quiescenza.
Sono situazioni che non
possono essere più tollerate, che non hanno, e che
non dovrebbero avere, cittadinanza nel campo della
giustizia sociale.
Belle parole, condivisibili
appieno, penserà il lettore, occorre a questo punto
esplicitare proposte e rimedi.
Diciamo a questo lettore
che la Federazione Pensionati della Cisal, da tempo,
ha richiesto ai vari Governi, che si sono sin qui succeduti, il varo di un grande “Piano di edilizia pubblica-residenziale”, con
alloggi da concedere in affitto o in proprietà, con pigioni e mutui accessibili ai
lavoratori e pensionati, anche di più bassa qualifica,
con ratei mensili che non
dovrebbero superare 1/3
dello stipendio o della
pensione, attuando il concetto pratico ”che quanto
non possibile corrispondere in contanti, va corrisposto in servizi sociali”.
L’edilizia pubblica ad ini-
ziativa della Regioni, Province, Comuni, alleggerita
dagli enormi costi dei suoli
edificabili, può attuare i
concetti suddetti, come le
tante esperienze della ricostruzione post-bellica hanno insegnato e fatto testo.
Il “Piano casa” e la legge
che prevede la ”costruzione di 100 mila alloggi
pubblici per lavoratori,
pensionati e giovani coppie”, vanno tirate fuori
dalle pastoie burocratiche
nelle quali languono.
Così come per altre situazioni, vedasi ad esempio la
Sanità, vanno denunciate e
perseguite le inettitudini e
le insufficienze di taluni
pubblici Amministratori e,
ricorrendone gli estremi, si
giunga anche al Commissariamento.
Se vi sono gli strumenti
giuridici che possono permettere a migliaia di lavoratori e pensionati di venir
fuori da situazioni di estremo disagio sociale, si attivino!
Chi lo farà, troverà
la Federazione
Pensionati Cisal
al suo fianco.
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Euro Pensionati n. 26 - Aprile 2011
Rilanciamo le infrastrutture
L’Italia, in sintesi,
si trova al centro di
grandi e crescenti
flussi fisici di merci.
Si potrebbe essere tentati di
ritenere questo un fatto secondario infatti, si argomenta spesso, che le attività a
maggiore valore aggiunto sono i servizi e le componenti
“soft” dell’economia e che,
quindi, la presenza di rilevanti flussi di merci appare
un elemento di degrado ambientale, di disturbo, che impedisce anziché favorire, lo
sviluppo di attività a elevato
valore aggiunto.
Le esperienze degli operatori
e gli studi sviluppati smentiscono nettamente queste ipotesi: i sistemi “regionali” più
forti sono caratterizzati da
grandi dimensioni e da elevata accessibilità passeggeri
e merci, soprattutto di lunga
e lunghissima distanza.
Le relazioni di trasporto costituiscono il presupposto
necessario per sviluppare relazioni culturali, rapporti di
scambio e alleanze politiche.
La globalizzazione richiede
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al nostro Paese di disporre di
una accessibilità su scala planetaria e per questo è essenziale che esso si doti, rapidamente, di quelle infrastrutture che consentono
l’arrivo e il transito di grandi
flussi di passeggeri e merci,
non dimenticando che è in
gioco la collocazione dell’Italia nella competizione mondiale, oggi più che mai aperta.
Le principali linee per il rilancio delle infrastrutture sono:
1. consolidare il percorso
fatto fin qui, senza cedere alla tentazione di ripartire da capo: siamo, infatti, di fronte alla necessità
di dare seguito ad un processo nel quale importanti passi sono stati già
compiuti con la “Merloni
ter” e la “legge obiettivo”
di Nicola Maria Cavallaro
che ha ridisegnato le procedure di approvazione e
finanziamento delle grandi opere.
2. Contenere la spesa pubblica per sostenere gli investimenti: una seconda
linea, complessiva ed impegnativa, richiede di
operare un significativo
contenimento della spesa
corrente improduttiva al
fine di liberare risorse per
gli investimenti. Occorre
avere una grande attenzione a questo fronte, in
quanto è presente una
forte e giustificata richiesta di riduzione del carico
fiscale: se non si riesce a
ridurre la spesa corrente,
è probabile che, come nel
passato, si finisca per tagliare la spesa in conto capitale, fermando gli investimenti.
3. La scarsità delle risorse
pubbliche disponibili per
sostenere lo sviluppo infrastrutturale deve far
porre la massima attenzione alle altre fonti di finanziamento e in maniera
particolare ai Fondi Comunitari che in misura
ancora significativa sono
disponibili per gli investimenti inerenti le infrastrutture di trasporto, il
Contributo Comunitario a
valere sui fondi strutturali destinati alle Regioni
Calabria, Campania, Puglia e Sicilia, per il periodo 2007/2013 all’interno
di ciascuno dei Programmi operativi Regionali
FESR, è di circa 240 milioni di euro per la Calabria, 600 per la Campania, 525 per la Puglia e
720 per la Sicilia.
4. Occorre contribuire all’affermazione di una visione di sistema, coniugando l’ampiezza del
campo di osservazione,
che abbraccia tutto il territorio nazionale, con la
capacità di cogliere anche
il dettaglio locale, per favorire il maturare di una
visione d’insieme capace
di superare i localismi.
In questa ottica, in tempi
molto più ridotti degli attuali, potremo evitare la corsa
ad ostacolo dei cantieri eterni della Salerno-Reggio Calabria ed attraversare in pochi minuti, a bordo della nostra auto, quello stupendo
lembo di mare che separa la
Calabria dalla Sicilia affermando il definitivo rilancio
socio-economico di queste
due Regioni.
L’unità del Paese
si concretizza anche
con la continuità
delle infrastrutture
e non con le
interruzioni e i
frazionamenti
delle stesse.
15
di Marilena De Sole
Auguro occhi sempre nuovi
Vorrei iniziare questo articolo
raccontando un'esperienza vissuta in ospedale; in particolare
si tratta della vicenda di una
donna che per comodità chiamerò d'ora in poi A.
A. aveva un padre ricoverato
a causa di un brutto male ai
polmoni. Nel mentre che questo padre era ricoverato, la
mamma di A., a seguito di
una brutta caduta si rompe il
femore, viene operata, si verificano delle complicazioni
post-operatorie e poco dopo
muore.
A. alla luce di questi avvenimenti così sconvolgenti e dolorosi decide impulsivamente
di nascondere al proprio padre
la verità, e, dal momento che
lui ogni giorno chiedeva della
moglie, A. decide di raccontare
che la mamma era ricoverata
anche lei perchè si era fratturata
una gamba ma che stava bene.
A. arriva da me portando un
dolore molto forte e un peso
più grande ancora: come dire
a papà la verità? Senso di colpa, paura di far male, istinto
umano a voler proteggere le
persone care dai dolori e dalla
vita. Parlando con lei viene
fuori questa domanda: ma si
può proteggere qualcuno dalla
vita? La vita è un diritto/dovere che ci appartiene e ci
spetta.
A. era venuta chiedendomi di
aiutarla a trovare un modo
per poter uscire da quell'incubo di bugia e finzione; come
comunicare in una maniera
“dolce” la terribile verità?
Dopo riflessioni, sfoghi, dolore
si presenta chiara l'unica strada
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percorribile: semplicemente
confessare tutto, dire tutto,
piangere fino al fondo del proprio respiro, fare un salto nel
vuoto senza aspettarsi nulla,
senza pensare.
Decisione presa, bene.
Ma poi arriva il terribile momento di passare dal dire al
fare.
Io sono stata testimone, e vivo
questo come privilegio, di questo importante incontro tra
padre e figlia; le resistenze
erano tante e le paure fortissime ma alla fine A. con grande
coraggio dice tutto come quando fa male la pancia per qualcosa digerito male e alla fine
si vomita tutto. Miracolo: i
fantasmi svaniscono, le illusioni si diradano, i pesi si disciolgono di fronte alla potenza
della verità; padre e figlia si
abbracciano in un incontro
nuovo, in una conoscenza nuova ed il dolore immaginato
si presenta nudo per come è,
meno terribile, più accettabile.
In questo caso ho visto due
persone vivere un dolore nel
sapore dolce-amaro di un abbraccio diverso, più intenso,
più forte, cuore a cuore: due
persone che non si preoccupano più di sapere cosa succederà domani dando unicamente importanza all'unica
cosa veramente reale: cosa
succede ora.
Vi auguro di avere sempre
occhi nuovi. Questo è un augurio che dedico a chi pensa
di aver capito già, a chi sente
che non vi è via di uscita, a
chi pensa che sia tutto qui, a
chi soffre e non ha più spe-
ranza, a chi si sente in trappola,
a chi ha un parere in proposito,
a chi ha un programma per
tutto, a chi vuole sapere a tutti
i costi cosa succederà domani,
a tutti insomma e soprattutto
un augurio anche per me. Mi
chiedo cosa sia che fa chiudere
gli occhi e la prima cosa che
mi viene in mente è la paura.
Di cosa abbiamo paura?
Abbiamo paura di morire, abbiamo paura di essere soli, abbiamo paura di non essere
amati, abbiamo paura di non
essere all'altezza, abbiamo paura di essere diversi, abbiamo
paura di essere i soli, abbiamo
paura di essere sfortunati, abbiamo paura di non farcela.
Non aver paura non significa
non provarla, negarla, allontanarla; tutto il contrario! Significa viverla, affontarla ed
accettarla.
Tutti hanno paura ma solo in
pochi sanno vederla senza
agirla dandosi la possibilità
di scegliere e di imparare.
La libertà significa essere capaci di aprire gli occhi e guardare le cose per quelle che
sono momento per momento
senza anticipare ciò che sarà
lasciando posto solo ed interamente a ciò che è.
Il tempo non esiste, esiste solo
il momento presente ricco delle
esperienze passate e delle speranze future, ma l'esperienza
più vera è quella che viviamo
ora, ora ed ora, senza rimandare a domani con la speranza
che sia migliore perchè questo
domani tanto immaginato
aspettato pensato rischia di
non arrivare mai.
di Concetto Iannello
Presentazione
mod. 730/2011
Il modello CUD per la
presentazione del
730/2011 e il mod.
reddituale per evitare
la sospensione della
pensione.
In questi giorni lavoratori e
pensionati stanno ricevendo
dai datori di lavoro e dagli
enti pensionistici il modello
CUD 2011, cioè la certificazione dei redditi percepiti
nell’anno 2011.
La consegna del modello
CUD segnala l’inizio del periodo utile alla presentazione della dichiarazione dei
redditi – o meglio – del modello 730. E’ opportuno evidenziare che le categorie di
lavoratori che possono utilizzare il Mod. 730 sono:
• pensionati o lavoratori dipendenti;
• persone che percepiscono indennità sostitutive
di reddito di lavoro dipendente (es. integrazioni salariali, indennità
di mobilità);
• persone impegnate in lavori socialmente utili;
• lavoratori con contratto di
lavoro a tempo determinato per un periodo inferiore all’anno.
I Lavoratori e pensionati
possono rivolgersi o al sostituto d’imposta (datore di lavoro, Ente pensionistico,
ecc.), ovvero ad un CAF- CISAL.
I pensionati (invalidità civile,
assegno sociale ecc.) che non
presentano
il
modello
730/Unico e per coloro che
posseggono alcune tipologie
reddituali (ad esempio redditi esenti, redditi derivanti da
rendite per infortuni all'estero, redditi provenienti da
BOT o CCT), la comunicazione agli Enti è obbligatoria e
deve avvenire attraverso la
presentazione del modello
reddituale.
Le conseguenze per tutti i
redditi non dichiarati al fisco, che siano rilevanti per il
diritto e la misura delle prestazioni legate al reddito saranno che:
- L’ente procederà alla sospensione del pagamento
della prestazione legata al
-
-
reddito nel corso dell’anno successivo a quello in
cui la comunicazione doveva essere trasmessa;
Se entro 60 giorni dalla
sospensione non sarà pervenuta la comunicazione
reddituale richiesta, l’ente
procederà alla revoca definitiva della prestazione,
con recupero di tutte le
somme pagate dall’anno
in cui doveva essere resa
la comunicazione;
Se invece la comunicazione reddituale verrà trasmessa entro i 60 giorni
successivi alla sospensione della prestazione, questa verrà ripristinata dal
mese successivo a quello
in cui è stata inviata la comunicazione reddituale
(previa verifica dei requisiti reddituali dell’anno in
corso).
I nostri uffici del
CAF-CISAL e
del Patronato
ENCAL-CISAL
sono a disposizione
per consulenza
e la compilazione
dei modelli fiscali e
reddituali.
17
a cura della redazione
Requisito di reddito
dell’Assegno Sociale
LIMITI DI REDDITO PER IL 2011 AI FINI DELLA CONSERVAZIONE O PERDITA
DELLA PENSIONE SOCIALE DI CUI SI È TITOLARI
Pensionato
Pensionato
non
coniugato
Pensionato
non
coniugato
18
Reddito
del pensionato
Reddito del pensionato cumulato
con il reddito del coniuge
Importo pensione
sociale spettante
nullo
Intero
inferiore a 4.470,70
Ridotto
superiore a 4.470,70
Zero
nullo
nullo
Intero
nullo
non superiore a 10.933,65
Intero
nullo
compreso tra 10.933,65 e 15.404,35
ridotto
nullo
superiore a 15.404,35
zero
superiore a 4.470,70
qualunque importo
zero
inferiore a 4.470,70
non superiore a 10.933,65
ridotto
inferiore a 4.470,70
superiore a 15.404,35
zero
inferiore a 4.470,70
compreso tra 10.933,65 e 15.404,35
ridotto
Euro Pensionati n. 26 - Aprile 2011
PeNsIoNato NoN coNIugato
PeNsIoNato coNIugato
aNNo
Reddito annuo
importo mensile
assegno sociale
Reddito annuo
Importo mensile
assegno sociale
2010
5.349,89
411,53
10.699,78
411,53
2011
5.424,90
417,3
10.849,80
417,3
INTEGRAZIONE DEGLI ASSEGI DI INVALIDITÀ
LIMITI DI REDDITO ANNUO
aNNo
PeNsIoNato NoN coNIugato
(non spetta la speciale integrazione)
PeNsIoNato coNIugato
(non spetta la speciale integrazione)
2009
Oltre euro 10.625,16
Oltre euro 15.937,74
2010
Oltre euro 10.699,78
Oltre euro 16.049,67 (*)
2011
Oltre euro 10.849,80
Oltre euro 16.274,70
(*) Limiti di reddito stabiliti in via previsionale
PENSIONE DI INVALIDITÀ
LIMITE PER LA SOSPENSIONE DELLA PENSIONE DI INVALIDITÀ
aNNo
NoN scatta la sosPeNsIoNe
PeR ReDDItI fINo a lIRe
scatta la sosPeNsIoNe PeR
ReDDItI ecceDeNtI euRo
2009
17.852,64 (457,76x39)
17.852,64
2010
17.977,83 (460,97x39)
17.977,83
2011
18.229,77 (467,73x39)
18.229,77(*)
(*) Valori stabiliti in via previsionale
19
a cura della redazione
Contributi Inps 2011
Colf, badanti e lavoratori domestici
Questi i nuovi importi
dei contributi 2011
di colf, badanti
e per il lavoro
domestico.
Dal 1 gennaio
l’aliquota contributiva
è aumentata
dello 0,22%.
Per tutti i lavoratori che
hanno il contratto colf e
badanti o per il contratto
lavoratori domestici, gli
importi dei contributi Inps
dal 1 gennaio al 31 dicembre 2011 sono:
1. lavoratori domestici con
orario fino a 24 ore settimanali
• per retribuzioni orarie
fino a 7,34 €: 1,36 €
(1,37 € senza quota
CAUF) - di cui 0,33 € a
20
carico del lavoratore;
• per retribuzioni orarie
oltre 7,34 € e fino a 8,95
€: 1,54 € (1,55 € senza
quota CAUF) - di cui
0,37 € a carico del lavoratore;
• per retribuzioni orarie
oltre 8,95 €: 1,88 € (1,89
€ senza quota CAUF) di cui 0,45 € a carico del
lavoratore;
2. Lavoratori
domestici
con orario superiore a 24
ore settimanali:
• 0,99 € (1,00 € senza
quota CAUF) - di cui
0,24 € a carico del lavoratore
Da non dimenticare gli
importi retributivi minimi
del 2011.
di Concetto Iannello
Come cambiano le pensioni
da oggi al 2013
Lo spartiacque è
il 31 dicembre 1995
- riforma Dini,
la quale ha stabilito
che:
• chi aveva 18 anni di
contribuzione e precisamente 936 contributi
settimanali si applica il
sistema di calcolo retributivo, legato agli stipendi degli ultimi anni.
Ai fini del calcolo della
pensione, ogni anno di
lavoro vale il 2%;
• chi aveva meno di 18
anni di contributi, il criterio è quello misto,
pertanto, retributivo
per l’anzianità maturata sino al 1995, e contributivo per i periodi di
attività successivi;
• per i nuovi assunti dal
01 gennaio 1996, si applica invece il sistema
contributivo legato solo
ed esclusivamente alla
contribuzione versata.
(segue a pag. 22)
CONSIGLIO NAZIONALE FIP-CISAL
Vibo Valentia 9 aprile 2011 ore 9,30
La Segreteria Generale della FIP-CISAL ha deliberato di convocare il Consiglio
Direttivo Nazionale per il giorno 9 aprile, alle ore 9.30, presso l’hotel Vecchia Vibo
in via G. Murat Scrimbia snc..
L’importante Assise, oltre che esprimersi sulle scadenze istituzionali e le decisioni
sul prossimo Congresso Nazionale, esaminerà i numerosi problemi della Categoria, in principal modo l’aggancio delle pensioni alla dinamiche salariali dei lavoratori in attività di servizio, la riduzione del prelievo fiscale sui trattamenti
pensionistici, il mantenimento dei Livelli Essenziali di Assistenza, in primis quella
sanitaria, in vista dell’entrata in vigore del Federalismo Municipale. Ai lavori, tra
l’altro, è previsto l’intervento del Segretario Generale Cisal, Francesco Cavallaro.
IL SEGRETARIO GENERALE FIP/CISAL
Nicola Maria Cavallaro
21
Euro Pensionati n. 26 - Aprile 2011
anzianità al
31 dicembre
1995
Almeno 18 anni
Requisito
pensione
di vecchiaia
Requisito
pensione
di anzianità
Requisito
pensione
ai superstiti
Privato: minimo 20
anni di contributi e
65 anni di età per gli
uomini e 60 anni le
donne.
Nel 2011 e 2012
quota 96 per i dipendenti (età minima 60 anni) e
quota 97 per gli autonomi (minimo 61
anni).
Minimo 15 anni di
contributi, oppure 5
anni di cui almeno 3
nell’ultimo
quinquennio precedente
al decesso.
Retributivo
Minimo 15 anni di
contributi, oppure 5
anni di cui almeno 3
nell’ultimo
quinquennio precedente
al decesso.
Retributivo per anzianità maturata al
31/12/1995 e contributivo per l’anzianità
acquisita dal 1° gennaio 1996 in poi
Minimo 15 anni di
contributi, oppure 5
anni di cui almeno 3
nell’ultimo
quinquennio precedente
al decesso.
Contributivo
Pubblico: minimo 20
anni di contributi e
65 anni di età per gli
uomini mentre per le
donne sono richiesti
61 anni, che saliranno a 65 al 2012
Meno di 18 anni
Privato: minimo 20
anni di contributi e
65 anni di età per gli
uomini e 60 anni le
donne.
Pubblico: minimo 20
anni di contributi e
65 anni di età per gli
uomini mentre per le
donne sono richiesti
61 anni, che saliranno a 65 al 2012
Nessuna
Minimo di 5 anni di
contributi e almeno
65 anni di età (60 le
donne). Nel pubblico
alle donne sono richiesti 61 anni, che
dal 2012 saliranno a
65
Dal 2013 quota 97
per i dipendenti (età
minima 61 anni) e
quota 98 per gli autonomi (minimo 62
anni).
Nel 2011 e 2012
quota 96 per i dipendenti (età minima 60 anni) e
quota 97 per gli autonomi (minimo 61
anni).
Dal 2013 quota 97
per i dipendenti (età
minima 61 anni) e
quota 98 per gli autonomi (minimo 62
anni).
Nel 2011 e 2012
quota 96 per i dipendenti (età minima 60 anni) e
quota 97 per gli autonomi (minimo 61
anni).
Dal 2013 quota 97
per i dipendenti (età
minima 61 anni) e
quota 98 per gli autonomi (minimo 62
anni).
22
Criterio calcolo
pensione
di Mario Miele
Dichiarazione di responsabilità
Da quest’anno l’Inps
ha affidato ai Caf
l’attività di ricezione e
trasmissione delle
dichiarazione di
responsabilità (Modelli
ICLAV, ICRIC e
ACCAS/PS) che
annualmente sono
tenuti a presentare gli
invalidi civili titolari di
prestazioni
assistenziali e i titolari
di pensione sociale o
assegno sociale.
L’Inps ha provveduto a spedire ai titolari delle prestazioni assistenziali un lettera
con la quale informa che
per la presentazione della
dichiarazione di responsabilità è possibile rivolgersi
ad un Centro di Assistenza
Fiscale (Caf), che fornirà
assistenza gratuita per la
compilazione e trasmissione all’Inps della dichiarazione.
Il titolare della prestazione
assistenziale che si rivolge
al Caf, dovrà esibire la lettera
ricevuta dall’Inps (in cui
sono riportati i codici a barre) e la documentazione comunque utile ai fini della
corretta e completa compilazione del modello.
Sono tenuti alla presentazione del Modello “ICLAV”
gli invalidi civili titolari di
assegno mensile. Il modello
è richiesto dall’Inps per l’accertamento del requisito della mancata prestazione di
attività lavorativa, per gli
anni 2010 e 2011, da parte
del titolare della prestazione
assistenziale.
Sono tenuti alla presentazione del Modello “ICRIC”
gli invalidi civili titolari
dell’indennità di accompagnamento e gli invalidi civili titolari dell’indennità
di frequenza.
Il modello è richiesto dall’Inps per l’accertamento del
requisito dell’assenza di ricoveri in istituti del titolare
della prestazione assistenziale, per gli anni 2010 e
2011. Per gli invalidi civili
titolari dell’indennità di accompagnamento rileva solo
l’assenza di ricoveri a “titolo
gratuito”.
Sono tenuti alla presentazione del Modello ACCAS/PS i titolari di pensione
sociale e i titolari di assegno
sociale. Il modello è richiesto
dall’Inps per l’accertamento
del requisito della residenza
effettiva in Italia del titolare
della pensione sociale o assegno sociale, per gli anni
2010 e 2011. Per i titolari di
assegno sociale il modello
richiede l’indicazione anche
di eventuali ricoveri.
Gli invalidi civili affetti
da disabilità intellettiva
o psichica non devono
presentare la
dichiarazione di
responsabilità ma
devono presentare
sempre al Caf il
certificato medico
rilasciato dal medico di
base (o dal medico
specialista), dal quale
risulti la gravità della
patologia e la natura
psichica o intellettiva
legata alla stessa
(indicazione
diagnostica della
disabilità).
23
a cura della redazione
Occupazione femminile
È stato sottoscritto
presso il Ministero del
Lavoro dalla CISAL e
da tutte le parti sociali
- presenti il Ministro
Sacconi e la
Consigliera di parità un importante AVVISO
COMUNE per le
AZIONI a SOSTEGNO
delle POLITICHE di
COMUNICAZIONE tra
FAMIGLIA e LAVORO.
La CISAL, nel motivare la
propria firma sul documento
finale - frutto di una sintesi
dell’iniziale stesura integrata
dalle osservazioni pervenute,
comprese quelle inviate dalla
CISAL medesima all’indomani
del precedente incontro - ne ha
evidenziato alcuni aspetti
positivi ed in particolare
l’impegno delle parti:
• a dare avvio, con il programma di inclusione
delle donne nel mercato
del lavoro, specie nel
24
•
•
•
•
Mezzogiorno, al piano
strategico di azione per
la conciliazione e le pari
opportunità;
a porre in essere azioni
maggiormente efficaci
per il sostegno della crescita qualitativa e quantitativa dell’occupazione
femminile;
ad assumere in ogni sede
contrattuale, ma sopratutto a livello decentrato,
l’impegno di valorizzare
una “ flessibilità familyfrieds come elemento organizzativo positivo” in termini di “modulazione flessibile dei tempi e degli orari
di lavoro” (telelavoro orario ridotto - modulato
e flessibile - part/time etc...);
ad assistere la più idonea
ed opportuna “distinzione degli orari nell’arco
della settimana, del mese,
dell’anno” non mancando
di conciliare le differenti
esigenze produttive con
“il rispetto dei diritti e
delle esigenze delle persone”;
ad attivare un “tavolo tecnico” che verifichi la possibilità di adottare le buo-
ne pratiche individuate,
entro il 2011, dall’Osservatorio affidato alla Consigliera di parità;
• a verificare, congiuntamente, ed entro un anno
dalle conclusioni dell’Osservatorio, l’indice di diffusione delle buone pratiche, nonchè le azioni di
monitoraggio da parte
della “Cabina di pilotaggio”
istituita nell’ambito del
“Piano d’azione 2020 per
l’inclusione delle donne
nel mercato del lavoro”.
Il Segretario Generale Francesco Cavallaro nel commentare positivamente l’accordo sull’AVVISO COMUNE, ne ha anche sottolineato
l’alto valore simbolico alla
vigilia dell’8 marzo.
di Antonio Papa
Livelli essenziali di assistenza
Siano omogenei in tutte le Regioni
La legge 23.12.1978,
ricordata per
l’istituzione del
“Servizio Sanitario
Nazionale”, soppresse
il sistema delle Mutue,
istituì le USL, oggi
ASL, regionalizzò
l’assistenza sanitaria,
innovando
profondamente il
sistema, anticipando,
nei fatti, il cd.
Federalismo.
Quella legge, all’art. 1, recitava testualmente: “la
Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività mediante il Servizio Sanitario Nazionale. La tutela
della salute fisica deve avvenire nel rispetto della
dignità e della libertà della persona umana”.
In pratica si affermava il
principio universale che a
tutti i cittadini italiani è assicurata, nelle forme regolamentate, l’assistenza sanitaria.
Purtroppo, questo sano
principio, viene variamente interpretato ed applicato: è molto differenziato a
seconda della Regione in
cui si risiede.
Tante volte, in comuni al
limite di confine tra due
Regioni, quindi divisi da
qualche chilometro, l’assistenza sanitaria, nei suoi
cardini essenziali, è molto
diversificata, quasi fossero
parte di due Paesi ai confini di stati.
Per non dire poi delle
abissali differenze della
qualità dei servizi e negli
standards di assistenza
che si registrano tra regioni del Nord e del Centrosud.
Si è giunti ad un livello tale che, l’ingente flusso di
cittadini del Sud Italia, costretti a servirsi dei nosocomi posti al Nord, ha indotto la stampa nazionale
a coniare per tale fenomeno l’etichetta di “turismo
sanitario”.
Gli stanziamenti per i singoli Fondi Sanitari Regionali, stabiliti nell’apposita
Conferenza Stato/Regioni,
rispondono ad una regola
25
Euro Pensionati n. 26 - Aprile 2011
condivisa, non discrimina
alcun realtà territoriale,
evidentemente
occorre
analizzare come sono impiegate dette risorse, sulle
quali registriamo, in alcune realtà, dal Nord al Sud,
preoccupanti intrecci Amministratori/attività malavitose.
Il Ministero della Salute, il
Governo stesso, non possono assistere, inerti, a
quest’anarchia della gestione della salute dei cittadini e nella disamministrazione di ingenti risorse pubbliche, in nome di
una malintesa autonomia
gestionale!
Occorre riscrivere le regole
pur nel rispetto delle Autonomie, ribadendo che il
confronto tra le varie Regioni deve tendere al “primato della corretta amministrazione”, dopo che so-
26
no stati, prima fissati e poi,
rispettati, medesimi “livelli essenziali di assistenza” per tutti i cittadini
italiani
indipendentemente dalla località di residenza.
Tra detti livelli, spicca
l’esigenza di fissare, omogeneamente, i tempi minimi e massimi di attesa per
ottenere una visita specialistica con annessi esami
diagnostici.
Per ottenere ciò, occore da
parte del Ministero della
Salute, la fissazione di regole univoche, cioè stabilire il numero di visite
specialistiche giornaliere,
aumentandole, ottimizzandole, anche se questo comporta la modifica dell’orario di lavoro degli addetti.
Solo in tal modo è possibile ridurre i tempi di attesa,
non scartando, nemmeno,
l’apertura a nuovi e diversi accordi Regioni/strutture private convenzionate,
con quelle che offrono garanzie assolute e consolidate nel tempo, con parcelle e ticket simili a quelle delle strutture pubbliche.
Ovviamente l’invio di convenzionati alle strutture
private dovrà avvenire dopo che si è constatato l’impossibilità di assicurare la
prestazione richiesta entro
pochi giorni da parte
dell’ASL.
Tutte queste precauzioniconsiderazioni si rendono
ancor più necessarie ora
che si avvicina l’avvio del
Federalismo fiscale che
dovrà rispondere a sistemi
certi ed efficienti, altamente produttivi, non perdendo però di vista il senso
della solidarietà nazionale, che racchiude in se tutti
quei valori per i quali, in
special modo per un servizio pubblico come quello
sanitario, pur se somministrato con differenti modalità gestionali, dovrà garantire, sempre e comunque, in tutto il Paese,
uguali Livelli essenziali
di assistenza. Tutto ciò è
possibile, perché dividerci
ancora?
di Giuseppe Sarlo
Il “caso” Vibo Valentia centro spia
sull’allarme rosso sanità
Il sud paga gli
inarrestabili eventi di
malasanità spesso
dovuti alle laceranti
responsabilità della
politica
Nel Sud la politica per la
sanità è ancora devastante.
Sprechi e clientelismi rappresentano il dramma dell’avvilente rapporto spesa
sanitaria-Pil.
Basta guardare ai diversi sistemi sanitari regionali, per
scoprire, senza neppure doversi spremere troppo le
meningi, che l’equazione
Mezzogiorno buono-governi
cattivi, o le tante varianti
della stessa pseudo equazione, di verità non ne contiene che in deboli tracce.
Primo dato: a fronte di una
spesa sanitaria corrente rispetto al Pil che si attesta a
livello nazionale attorno
all’8,7% abbiamo queste proporzioni nelle diverse ripartizioni geografiche: 7,4% al
Nord, 8,4% al centro, 11,8%
nel Mezzogiorno.
Non basta, perché gli incre-
menti dell’ultimo quinquennio sono stati pari a 0,6% di
punto di Pil al Nord, 0,9%
al centro, 1,3% nel Mezzogiorno. Qui si parla di spesa
complessiva, comprendente
cioè anche la spesa sanitaria
delle famiglie. Ma non è
quest’ultima all’origine delle
differenze, all’origine delle
differenze territoriali è soltanto la spesa pubblica, che
oscilla tra il minimo del
5,56% del Pil al Nord e il
massimo del 9,78% del Pil
nel Mezzogiorno.
In Sicilia e Campania, la
sola spesa pubblica per la
sanità supera abbondantemente il 10% (in Sicilia sfiora
l’11%).
Certo il Pil nelle regioni del
Nord è proporzionalmente
più alto, ma questa sarebbe
semmai una ragione in più
perché una più alta proporzione di Pil finisse nella spesa sanitaria.
La Lombardia spende per
la sanità pubblica il 4,97%
rispetto al Pil, la Sicilia addirittura il 10,58%. Il divario
27
Nord-Sud purtroppo è evidente e nessuno sembra volersene fare carico.
Il Nord ha una spesa media
su Pil del 5,56%, il Mezzogiorno del 9,73%, mentre il
Centro si attesta su un valore
medio del 6,61%. Sono sostanziali differenze che spiegano perché dell’attuale sistema sanità al Sud c’è solo
e tanto da preoccuparsi.
L’allarme rosso è rappresentato da dati fin troppo
eloquenti e che non lasciano
speranza se è vero che al
più che tranquillo Trentino,
dove l’indice di gradimento
dell’assistenza sanitaria supera il 70%, corrisponde il
drammatico 14% della Calabria, seguito a ruota dai
poco più che confortanti
dati provenienti da Sicilia e
Campania.
Questo vuol dire che le fin
troppo onerose spese meridionali nel campo sanitario
sono da attribuirsi a sprechi
ed esuberi e alla scarsa funzionalità dei servizi.
Un tentativo di “effetto bonifica” è in atto a Vibo Valentia dove i reiterati sopralluoghi delle Commissioni parlamentari del servizio sanitario nazionale in
ospedali e strutture, dove
hanno sempre regnato allegra gestione e interessi in
affari, non hanno sortito nulla.
I faldoni sequestrati e le re28
lazioni all’arsenico contro
le cattive gestioni non sembra abbiano fatto registrare
conseguenze di un certo interesse per la popolazione.
Ad invitare al rispetto delle
regole ci ha pensato il Prefetto Luisa Latella che sugli
esiti derivati dall’invio di
una commissione d’accesso
all’Asp è riuscita ad ottenere
dal Ministro Roberto Maroni
la nomina di una terna commissariale che è impegnata
a frenare tutto quanto può
identificarsi nella cultura
del malaffare.
Luisa Latella sta guardando
anche più in avanti. Ha chiesto ed ottenuto dalla Commissione ministeriale di favorire tutte le condizioni
per ripristinare l’erogazione
del servizio sanitario più
adeguato alle reali esigenze
dell’ammalato.
Il prefetto reggino è impegnato concretamente a riaffermare la presenza dello
Stato nelle Istituzioni.
In fondo, alla luce di quanto
accaduto, Vibo Valentia è
una “sede spia” del malcostume politico nella sanità
al Sud, dove la facile pratica
della cultura della raccomandazione e dell’appartenenza politica ha sempre
favorito scenari di disequilibrio e inquietudine tra la
popolazione.
Nel Mezzogiorno non è
semplice tracciare la linea
di confine fra le responsabilità statali e quelle delle
singole amministrazioni locali.
Sulla questione sanitaria occorre sottolineare un decisivo passaggio storico.
E' il 1993 quando le Aziende
sanitarie non rivestono più
il carattere di organo della
Regione, acquisendo una
propria soggettività giuridica con un'autonomia che
ha poi assunto anche carattere imprenditoriale, trasfor-
Euro Pensionati n. 26 - Aprile 2011
mando questi enti in pubblici ed economici.
L'Asl è divenuta azienda
dotata di autonomia organizzativa, gestionale, tecnica,
amministrativa, patrimoniale, contabile.
Una metamorfosi, prescindendo per un attimo dalle
motivazioni concrete che l'hanno favorita, che ha reso
più agevoli e convenienti
giochi di potere e rincorse
a profitti personali e riconoscimenti, spesso ai limiti
della legalità.
Il quadro è completo se aggiungiamo alla disparità
spese-servizi sanitari e alla
non proporzionale soddisfazione dei pazienti, il deficit impressionante che affligge molte Regioni in questo campo (e il Sud la fa ovviamente da padrone).
Al buco da 3,4 miliardi di
euro che interessa il campo
sanitario a livello nazionale
hanno contribuito per l'80%
7 Regioni: Lazio, Campania,
Abruzzo, Molise, Calabria,
Sicilia e Liguria.
Le responsabilità del Governo, giunti a questo punto,
sembrano chiare.
Il Ministero della Salute ha
il potere di sospendere i finanziamenti alle Regioni,
ha la responsabilità di educarle anche con le cattive a
una limitazione degli sprechi, magari stabilendo un
tetto standard di deficit oltre
il quale viene interrotto ogni
sussidio statale. Ci sono però
della politiche d’intervento
sanitario non più derogabili
e tra queste quella che interessa l’anziano.
Nel Mezzogiorno, se si prende atto dell’età avanzata
della popolazione, è necessario potenziare ed intensificare l’assistenza medica a
domicilio.
L'assistenza a domicilio incide sulla spesa sanitaria
pubblica con uno scarso 1,2
per cento a livello nazionale
e al Sud è addirittura in
calo, 0,7%.
I motivi sono facilmente individuabili: nel Mezzogiorno la sanità pubblica ha lasciato campo libero al settore
privato, evidentemente disinteressato a integrare quello pubblico perchè impegnato ad aumentare i profitti. A spiegarcelo sono due
numeri che devono farci ri-
flettere seriamente: per ogni
Azienda sanitaria al Nord
risultano 14 tra ambulatori
e laboratori privati convenzionati. Al Sud il tetto sale
a quota 55.
La più adeguata erogazione
dei servizi ai cittadini resta
un miraggio e l’emigrazione
dell’ammalato non accenna
a diminuire. Paga l’anziano
costretto a morire nelle strutture più disastrate del Mezzogiorno
Accade, infatti, che le Aziende sanitarie ed ospedaliere
avvertono sempre più il fiatone al collo ed i sempre
più frequenti brividi alla
schiena di chi spesso è costretto a ricorrere, in emergenza, alle cure sanitarie,
non autorizzano a pensare
ad un futuro più tranquillo.
Una considerazione è incontrovertibile: alla maggiore spesa non corrisponde la
maggiore soddisfazione.
a cura della redazione
150° anniversario
UNITÀ D’ITALIA
1861/2011
la Federazione Pensionati Cisal festeggia il 150° anniversario
dell’Unità d’Italia con...
l’AUGURIO:
• che l’Unità sia reale e non
di facciata, nel senso che
lo sviluppo socio-economico possa diffondersi
armonicamente dalle Alpi
alla Sicilia;
• che vengano meno diffidenze e pregiudizi tra le
diverse Aree del Paese,
realizzando unità d’intenti e di valori, autenticamente nazionali, annullando campanilismi
inutili e dannosi e gli abusati stereotipi;
• che a tutti i lavoratori e
pensionati sia garantito
una esistenza libera e dignitosa, annullando antistoriche sperequazioni retributive, riaffermando
l’art. 36 della Costituzione,
esaltando l’impegno e la
professionalità del lavoro;
30
• che un’accresciuta cultura
scolastica, adeguatamente
finanziata, accompagnata
da progetti di piena occupazione, possa soddisfare le esigenze occupazionali dei giovani e delle
donne, in special modo
in alcune zone del Meridione d’Italia;
• che i “Livelli Essenziali
di Assistenza” siano sempre e comunque garantiti
a lavoratori e pensionati
indipendentemente dalla
Regione di residenza;
• che le più ampie autonomie conferite a Regioni,
Province e Comuni con
il Federalismo fiscale possano rappresentare un
momento di effettivo confronto democratico tra i
cittadini e i loro Amministratori;
• che la Rappresentatività
delle Organizzazioni
Sindacali possa essere
sempre valutata con dati certi ed effettivi,
sganciata dai collateralismi politici e partitici,
garantendo pari dignità
nel rispetto degli articoli 39 e 40 della Carta
Costituzionale, per una
reale ed effettiva difesa
degli interessi rappresentati;
• che il futuro che ci attende
possa far lievitare un avvenire di pace e prosperità tra i popoli, condizione essenziale per un
sempre maggior progresso socio-economico del
ns. Paese, valori universali che la Federazione
Pensionati Cisal si impegna a garantire oggi,
domani, sempre.
Quest’anno mi rivolgo
ad un consulente esperto.
Il CAF-CISAL è un centro di assistenza fiscale per lavoratori
dipendenti, collaboratori coordinati e continuativi
e pensionati.
Le nostre sedi, dislocate su tutto il territorio nazionale,
offrono servizi di assistenza per:
Oltre 1.000
sedi in Italia
• Dichiarazione dei redditi (modello 730 e UNICO)
• Certificazioni reddituali (ISE-ISEE-modello RED)
• Dichiarazione e calcolo bollettini I.C.I.
• Avvisi bonari e cartelle di pagamento
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Gli operatori del nostro CAF garantiscono qualità,
professionalità e riservatezza, comprovata da oltre
un milione di contribuenti che nel corso di questi anni
si sono rivolti presso i nostri uffici.
Centro Assistenza Fiscale
Via Plinio, 21 - 00193 Roma - Tel. 06.684065 - Fax 06.68192945