Tema-di-Giulia-Ambrosin-III°C-3°
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”L’Unità d’Italia, ideale di tanti che si sono impegnati col pensiero e l’azione, immolando spesso la libertà o la stessa vita. Il Risorgimento e la Prima Guerra Mondiale ne costituiscono storicamente le tappe fondamentali. L’unità, non del tutto compiuta non è però solo politica, bensì culturale, linguistica, economica ” "Fatta l'Italia bisogna fare gli italiani". Questa fu la frase pronunciata dallo scrittore Ferdinando Martini con la quale intendeva mettere in evidenza l'importante e difficile compito che spettava al nuovo governo del Regno d'Italia, proclamato il 17 marzo del 1861 sotto la guida di Re Vittorio Emanuele II. Infatti in quell'anno l'Italia era un paese di 22 milioni di abitanti ed era molto arretrato sia socialmente che economicamente. L'80% della popolazione era analfabeta, l'economia si basava solo sull'agricoltura e vi era un enorme divario tra Nord e Sud, quest'ultimo a causa della dominazione borbonica aveva provocato rivolte popolari e fenomeni diffusi di brigantaggio, dando origine alla questione meridionale. Il nuovo governo si trovava quindi, non solo a dover risolvere i problemi economici dell'Italia, ma era di estrema importanza far sì che tutti gli italiani si riconoscessero sotto un'identità nazionale, cosa che non era affatto percepita dalla popolazione. Ma col passare del tempo questa moltitudine di culture sparse su tutta la penisola si rivelò una ricchezza di estrema importanza, tanto che il nostro paese viene ancora oggi considerato come la culla della cultura. Tradizioni, storie, usi e costumi diversi tra loro che con il tempo hanno fatto dell'Italia un paese unico al mondo. Ma non bisogna dimenticare che per arrivare a questo significativo risultato molti uomini e donne sacrificarono la loro vita per tenere fede al sogno di diventare una nazione unita e indivisibile. Sacrifici durati quasi un secolo, dal 1820, epoca conosciuta come il Risorgimento, durante la quale persero la vita 200 mila persone e oltre 3 milioni di italiani furono feriti e dati per dispersi. Non bisogna neppure dimenticare quegli uomini che con le loro idee furono capaci di infondere quei sentimenti profondi che diedero inizio a questo delicato processo d'unione. come Giuseppe Mazzini, Giuseppe Garibaldi e il Conte Camillo Benso di Cavour. Ma non solo, perché la voglia di tenere fede a questi valori si spinge oltre. Dalla Prima guerra Mondiale, in cui persero la vita 640 mila italiani, alla Seconda Guerra, alla Resistenza durante l'epoca fascista, fino ad arrivare alla successiva proclamazione della Repubblica italiana con i suoi principi Costituzionali. Ed è proprio durante questo lungo percorso storico che le vicende dei primi aviatorio italiani s'intrecciano con l'unità d'Italia.Già nel 1848, durante le Cinque giornate di Milano, i cittadini pensarono di lanciare notizie e proclami da una mongolfiera di carta, mentre la città era assediata dalle truppe austriache. E solo qualche anno dopo, precisamente nel 1884 nasce di fatto l'aviazione militare italiana. Nel 1909, sul campo di volo di Centocelle a Roma furono addestrati i primi piloti e solo due anni più tardi fu sempre l'Italia ad usare per prima un velivolo durante la guerra per colonizzare la Libia. Ma l'aereonautica assume un'importanza rilevante per l'Unità d'Italia durante la Grande Guerra del 15-18 anni in cui gli aviatori furono battezzati come Gli Arditi del Cielo, pronti a difendere la patria e mantenere inalterati i confini del nostro paese. Dalla battaglia dell'Isonzo del 1917 alla battaglia di Vittorio Veneto gli aviatori dovettero affrontare duelli nei cieli italiani e riuscirono ad abbattere quasi mille velivoli nemici. Battaglie per le quali il corpo dell'aereonautica dalla insignito dalla Medaglia d'Argento al Valor militare. Bisognerà attendere il 1923, anno in cui sotto il Regno d'Italia, con il benestare di Vittorio Emanuele III, l'aeronautica italiana divenne una forza indipendente su iniziativa di Italo Balbo, che ne presidiò il ministero. Qualche anno più tardi, esattamente nel 1940, gli aviatori italiani furono ancora una volta costretti a decollare per difendere il paese. All'epoca la battaglia nei cieli assume un' importanza strategica per difendere il paese. All'epoca la battaglia nei cieli assume un'importanza strategica e i piloti, nonostante un numero di aeroplani operativi inferiori agli avversari, riuscirono a difendersi abilmente, tant'è che si contarono ben 2,533 vittorie. Ma anche le perdite furono drammatiche. Si calcola che durante la Seconda Guerra complessivamente 22mila uomini arruolati nella fila dell'aeronautica abbiano perso la vita, mentre 7 mila aeroplani furono abbattuti durante gli scontri aerei. Alle conquiste di difesa militari si devono aggiungere nel campo aeronautico anche quelle civili, raggiunte attraverso grandi imprese, come le trasvolate in Giappone, in Australia e nelle Americhe o le spedizioni polari con il dirigibile pilotato da Umberto Nobile. Ma in questo caso erano i successi del progresso scientifico a fare da padrone, perché dopo la seconda Guerra mondiale l'Italia si è limitata ad avere un ruolo da difensore rispetto ai propri confini geografici. D'altra parte l'articolo 11 della nostra Costituzione recita:" L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali". Un principio importante formulato dai padri della nostra Carta Costituzionale. Purtroppo l'Italia spesso deve difendere anche i diritti al di fuori del proprio paese e questa scelta è motivo di accese controversie. Eppure la solidarietà nello spirito degli italiani è così radicata, proprio per le sofferenze che hanno segnato i nostri avi, che aiutare il prossimo fa parte della nostra storia e della nostra tradizione. C'è un detto che dice: paese che vai, usanza che trovi. Ma una cosa è certa quando attraversi l'Italia in lungo e in largo ti senti sempre a casa. Perché prima di essere veneti, siciliani, calabresi o friulani, siamo tutti italiani. Uniti da 150 anni. Giulia Ambrsin 3C S.M.S Umberto Nobile