UN PICCOLO FUOCO
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UN PICCOLO FUOCO
UN PICCOLO FUOCO La lingua è un pi ccolo organo, eppure può v antarsi di grandi imprese. Un piccolo fuoco può incendiare una grande foresta. Anche la lingua è un fuoco! ( Giacomo 3 , 5 -6) B asta un fi ammifero lan ciato da un’auto in corsa o un getto di benzin a malignamente i mmesso nel sottobosc o, ed ecco esplodere la tradizionale piaga dell’e state mediterranea, gli i ncendi nella veget azione. È da questa stessa scena che parte sa n Giacomo nella sua Lettera, scritta in u n gre co elegante, ma in filigrana segnata dalle origini giudaiche del suo autore, tant’è vero ch e m olti vi vedono il ricalco dello stile caratteristico delle “om elie” tenute in sinagoga. In realtà, a colpire il peccato di ling ua il nostro “predicatore” ha convocato una serie di altri simboli fol goranti, oltre a quello “f iammeggiante” dell’incendio. A chi legg erà fin dall’inizio il capitolo 3 della Lette ra ver ranno incontro varie immagini che illustrano il grande rilievo che ha la lingua nella vita pe rsonale e sociale. Ecco il morso che tiene a freno il cavallo, il piccolo timone che r eg ge la rotta di una nave imponente agitata da una tempesta, la minima dose di veleno ch e insidia l’intera salute di un corpo, la sorge n te inquinata che fa sgorgare acqua dolce e acqua avvelenata, i “mostri” biologici (un fico ch e produce olive o una vi te che germogl ia f ich i! ). Il tutto per mettere in guardia cont ro quel “piccolo organo” che è la lingua, capace di enormi danni, propri o come il focher ello iniziale che dilaga per ettari ed ettari di bosco , mandandoli in fumo. Un “piccolo organ o” che ha in sé il paradosso – continua Giacomo – di emettere bene e mal e al tempo stesso: ora consola, ora avvilisce il prossimo; pronu nzia benedizioni e subi to dopo maledice con insulti; invoca Dio e calunnia il fratello; spa rge miele e fiele insieme. Una pagina di grande incisività, quin di, che abbiamo voluto allegare all’antologia che stiamo all estendo attraverso la se lezion e di pagine o frasi particolarmente vivaci e suggestive de ll a Bibbia. Una pagina che r iport a davanti alla nostra attenzione un tema sempre attual e, quel lo della parola e del suo uso santo o perverso. Le Sacre Scritture a questo tema ri servano costantement e m on it i e appelli, a partire, ad esempio, dal lib ro dei Proverbi che bolla l a parola malevola che «pugnala al cuore» (15,4), la parola falsa adulatrice, simi le a «una pennellata d’ar gent o su un vaso di coccio» (26, 23), ma che celebra anche la parola dolce che solleva il cuore (12, 25), la parola gentile che calma la collera, anche se c’ è quella pungente ch e eccita l’ira (15,1). È ancora san Gi acomo a esortarci: « Sia ognuno veloce nell’ascolto ma lento n el parlare» (1,19) e un grande oratore co me san Bernardino da Siena faceva notare che Dio proprio per qu esto ci ha dato due ore cchie e una sola lingua. Concludiamo, allora, con u n detto di Gesù: «Sia il vostro parlare sì , sì ; no, no; il di più viene dal maligno» ( Matte o 5, 37). A questo invito lapi dario aggiungia mo un ironico proverbio rabbinico: «Lo stupido d ice quel che sa; il sapient e sa quel che dice» . -1-