infiltrati e guerra psicologica sconfissero le pantere

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infiltrati e guerra psicologica sconfissero le pantere
Mondo in fiamme
Usa: il nemico interno
Il radicalismo nero
La breve esperienza del Black Panthery Party
Svelati tutti i trucchi adottati dall'FBI
INFILTRATI
E GUERRA PSICOLOGICA
SCONFISSERO LE PANTERE NERE
Informatori a pagamento, infiltrazione di agenti per fomentare liti
interne, omicidi, blitz a ripetizione e spregiudicato uso dei mezzi di
informazione: operando con questi metodi, al confine della legalità,
fra la seconda metà degli anni Sessanta e l'inizio dei Settanta, gli
agenti dell'FBI misero fuori combattimento le «Pantere Nere»,
ovvero l'organizzazione di militanti afroamericani che si
proponeva di sovvertire l'ordine pubblico.
Il precedente delle «Pantere Nere» viene studiato dalla comunità di
intelligence americana in quanto presenta alcune analogie con il
pericolo posto dalle cellule di terroristi islamici sul fronte interno:
oggi, come allora, il pericolo viene da gruppi di cittadini americani
che, accomunati da forti motivazioni ideologiche, operano in
maniera organizzata sul territorio nazionale, ponendo gravi
minacce alla sicurezza collettiva, e puntano sulle opere di
beneficenza per rafforzarsi sul territorio e reclutare nuovi seguaci.
di Maurizio MOLINARI
IL PARTITO DELLE PANTERE NERE
Il Black Panther Party for Self-Defence (Partito delle Pantere Nere per
l'Autodifesa) nasce nell'autunno del 1966 a Oakland, in California, per
iniziativa di tre militanti nazionalisti neri rivoluzionari - Huey Newton,
Bobby Seale e Richard Aoki - coautori di un programma in dieci punti che si
propone come obiettivo politico la totale autonomia degli afroamericani e
legittima l'uso della violenza per proteggersi dai soprusi dei bianchi.
Ideologi della black liberation, i tre fondatori rifiutano l'approccio di Martin
Luther King, favorevole all'integrazione nella società americana e perseguono
invece uno scontro frontale con quella che definiscono la “truttura di potere
razzista bianco”.
Se Martin Luther King è non-violento, le Pantere Nere si organizzano in
cellule di autodifesa, richiamandosi agli scritti di Malcom X in cui si invocava
la sollevazione delle minoranze “con tutti i mezzi necessari”.
Ciò che aiuta le Pantere Nere a reclutare è il risentimento della comunità
afroamericana per gli atteggiamenti razzisti della polizia, definita “forza di
occupazione”: nel 1966 appena 16 dei 661 ufficiali di polizia di Oakland sono
afroamericani, mentre i disordini che avvengono da Los Angeles a
Birmingham, Alabama, hanno come sfondo gli eccessi degli agenti nei
confronti dei neri, soprattutto nei quartieri poveri.
Al fine di far fronte a tali eccessi, le Pantere Nere organizzano pattuglie di
volontari - le Copwatch - che seguono a distanza i poliziotti per sorvegliarne i
comportamenti. Spesso i volontari sono armati e gli scontri con gli agenti
causano numerose vittime.
Questi episodi spingono i Dipartimenti di Polizia a moltiplicare l'assunzione
di agenti afroamericani che, con il passare del tempo, diventano decisivi nel
fronteggiare i militanti armati nelle strade. Nel 1972, quando le Pantere Nere
cessano di esistere come gruppo organizzato, nei più importanti Dipartimenti
di Polizia d'America non c'è più sproporzione fra il numero di agenti bianchi
ed afroamericani.
Altra caratteristica delle Pantere Nere è, sin dalla fondazione, l'impegno nelle
comunità più povere dei maggiori centri urbani - dalla California a Chicago, a
New York - per distribuire cibo, vestiti, aiuti di ogni tipo e spesso anche
lezioni gratuite nelle scuole, al fine di diffondere idee e programmi del
“nazionalismo nero” il cui obiettivo è raggiungere la “totale indipendenza sotto
la protezione delle Nazioni Unite” ed arrivare così a decomporre gli Stati Uniti.
I CINQUE PILASTRI DEL COINTELPRO
Nell'agosto del 1967 l'FBI ricorre al programma segreto denominato
Cointelpro (Counter Intelligence Program) per neutralizzare tutti i gruppi del
nazionalismo nero e l'anno seguente il direttore dell'FBI, Edgar Hoover,
definisce le Pantere Nere come “la più grave minaccia alla sicurezza interna della
nazione” perché “si tratta di militanti formatisi sugli insegnamenti marxistileninisti e dei comunisti cinesi che aggrediscono agenti di polizia e girano negli Stati
Uniti per diffondere un vangelo di violenza, non solo nei ghetti, ma anche fra gli
studenti dei college, delle università ed anche dei licei”.
Con l'obiettivo di smantellare queste cellule, l'Fbi vara, nell'ambito del
Cointelpro, un piano di intervento senza precedenti, il cui fine è di sfruttare la
stessa violenza delle Pantere Nere per neutralizzarle.
Sono cinque le direttive d'azione prescelte: infiltrare agenti ed informatori
non solo per spiare gli attivisti politici, ma per minare l'unità delle cellule,
spingendole a combattersi fra loro; diffondere false notizie tanto con lettere e
telefonate anomine che con articoli sui giornali; sfruttare ogni cavillo legale
per rendere la vita impossibile agli attivisti; istigare la violenza fra le Pantere
Nere e gli altri gruppi militanti; organizzare irruzioni ed arresti al fine di
decimare l'organizzazione.
LA GUERRA DELL'FBI
Il metodo scelto è quello di “intensificare il grado di animosità” tra le Pantere
Nere e i gruppi rivali, come ad esempio i Blackstone Rangers di Chicago,
inviando lettere anonime che svelano complotti, agguati ed intrighi.
Il fine è di spingere i Rangers a vendicarsi, attaccando i leader delle Pantere
Nere, innescando così una guerra per bande capace di decimare entrambe le
fazioni.
Qualcosa di simile avviene anche nella California del Sud dove l'FBI usa le
lettere anonime per insinuare sospetti fra i ranghi delle Pantere Nere: alcune
missive contengono vignette che ironizzano sui leader più in vista, mentre
altre fomentano i dissidi con il gruppo rivale degli United Slaves.
Il risultato è uno scontro fra gang che porta all'eliminazione di quattro capi
delle locali Pantere Nere, da parte degli United Slaves nell'area di San Diego,
con gli agenti federali impegnati a monitorare ogni singolo scontro ma senza
mai intervenire.
Quando, fra il 1975 ed il 1976, la commissione Intelligence del Senato di
Washington conduce l'inchiesta sul “Programma segreto dell'FBI per distruggere
le Pantere Nere” la deposizione del vicedirettore dell'FBI, James Adamas,
esclude che siano mai state adottate decisioni per “favorire la violenza”, ma in
realtà ciò che i lavori del Congresso svelano è tutt'altro.
Nel maggio del 1970, ad esempio, documenti dell'FBI di Los Angeles provano
che gli agenti ritenevano di poter capitalizzare dalla reciproca ostilità fra i
gruppi nazionalisti neri e dal dilagare delle lettere anonime. E non era che la
cima dell'iceberg.
L'FBI non lesina mezzi per spingere i diversi gruppi nazionalisti a farsi la
guerra: grazie agli informatori si fanno circolare false notizie su rivalità
inesistenti e si diffondono elementi di disaccordo fra i leader, mentre in
alcuni casi ai membri della gang al soldo degli agenti viene letteralmente
ordinato di eliminare le Pantere Nere con esecuzioni mirate.
L'ufficio dell'FBI a San Diego sperimenta una nuova tattica: prima spinge gli
United Slaves ad uccidere due membri delle Black Panthers e poi fa arrivare a
casa di altre Pantere Nere vignette ironiche sugli assassinati, firmate proprio
dagli United Slaves.
Il fine è accelerare quanto possibile la gang war e quando occasionalmente i
rivali concordano delle tregue - come avviene nella California del Sud nel
1969 - arriva sempre un nuovo omicidio a ravvivare le tensioni dormienti.
Da un memorandum della polizia di San Diego, del 18 settembre 1969,
trapela una certa soddisfazione: “Omicidi, agguati ed un alto tasso di violenza
continuano a prevalere nell'area del ghetto a sud-est di San Diego ed un'importante
parte di questa situazione di rivolta è attribuibile al nostro programma”.
A rivelarsi “produttive” sono in primo luogo le vignette che vengono diffuse
sotto forma di volantini o graffiti sui muri: illustrano tradimenti, inefficienza,
complicità con la polizia e nel complesso pungono l'orgoglio tanto delle
Pantere Nere che degli United Slaves, spingendoli nel baratro di una faida
infinita e letale.
E' lo stesso schema operativo che viene applicato a Chicago, dove i rivali
delle Pantere Nere sono i Blackstone Rangers: il 18 dicembre del 1968 uno
scontro frontale, seguito ad un agguato, si conclude con l'arresto di 17
militanti dei due gruppi. Otto giorni dopo i leader rivali provano ad
incontrarsi per siglare il cessate il fuoco, ma è un informatore dell'FBI a far
fallire il tentativo.
La stessa tattica si ripete in altre città americane ed il risultato è un
indebolimento complessivo delle Pantere Nere, obbligate a difendersi da più
gang rivali contemporaneamente. E' a questo punto che Hoover sovrappone
alle attività già in corso il tentativo di trasferire le rivalità ed i dissensi
all'interno delle stesse Pantere Nere.
Nel marzo del 1969, l'FBI recapita ai capi di Chicago delle lettere anonime in
cui si afferma che un certo gruppo di militanti vuole disertare e
contemporaneamente a San Diego sono delle telefonate anonime a
denunciare alcune Pantere Nere come degli “agenti della polizia”, mentre a Los
Angeles un'ondata di arresti mira a far allontanare dal partito le reclute più
giovani ed inesperte.
La detenzione di Huey Newton in un penitenziario della California serve per
far organizzare all'FBI una falsa corrispondenza con i rappresentanti delle
Pantere Nere in Algeria, Francia e Scandinavia al fine di delegittimare i
gruppi all'estero.
Spesso i militanti sospettano che dietro dispute, false notizie - come l'alleanza
con alcune associazioni di omosessuali - e rivalità ci sia la mano della polizia,
ma l'assenza di prove concrete e le difficoltà nelle comunicazioni non giovano
alla tenuta del gruppo nazionalista nero. I colpi più duri vengono messi a
segno grazie agli informatori.
Nel maggio del 1969 Alex Rackley, 24enne membro del gruppo di New York,
viene torturato ed ucciso dai suoi compagni perché sospettato di essere un
informatore e nel dicembre seguente i federali fanno irruzione nella notte
nella casa di Chicago di Fred Hampton, principale organizzatore cittadino,
mentre tutti i presenti sono addormentati essendo stati drogati
dall'informatore William O'Neal.
Hampton viene ucciso, al pari della sua guardia del corpo, mentre altri
vengono trascinati in mezzo alla strada e malmenati.
L'altro pilastro del Cointelpro sono le attività per la distruzione dell'immagine
pubblica delle Pantere Nere: attori, cantanti e uomini d'impresa che si erano
espressi in pubblico a loro favore vengono contattati, convocati nei
commissariati ed ammoniti sui rischi di complicità con “gruppi criminali” così
come alle Chiese che avevano ospitato eventi di beneficenza viene chiesto di
cessare ogni sostegno al fine di “garantire la sicurezza di chi frequenta le funzioni
religiose”.
Decimato da arresti, omicidi e defezioni, il partito delle Pantere Nere
continua ad avere nel proprio giornale un punto di forza ed è così che nel
maggio del 1970, gli uffici dell'FBI di Chicago, Los Angeles, Miami, Newark,
New Haven, New York e San Diego lanciano un'operazione congiunta per
sabotare una circolazione che supera le centomila copie e può raggiungere le
centoquarantamila.
E' la sede di San Diego che scopre come il giornale Black Panther gode di
esenzioni fiscali non dovute: una volta abolite, il nuovo peso finanziario viene
aggravato da una tassa “raramente adoperata” che impedisce di svolgere
attività commerciali in aree residenziali.
A ciò si aggiungono le pressioni sulla United Airlines - la compagnia aerea
che trasporta il giornale - affinché faccia pagare a Black Panther il costo più
alto possibile per la spedizione di pubblicazioni. L'effetto si sente dopo pochi
mesi: diminuiscono le copie stampate e quelle distribuite.
Ma non è ancora il colpo del ko e così Hoover muove un'altra pedina,
riuscendo, attraverso articoli di stampa, a mobilitare il sindacato dei
distributori dei giornali affinché rifiuti del tutto di consegnare Black Panther.
Per reagire i militanti si affidano alle radio, mentre i leader fondatori come
Seale si lanciano in tournée di comizi, ma nel primo caso l'FBI riesce a far
trasmettere in ritardo i programmi registrati, mentre nel secondo spesso
avvengono attentati dinamitardi, i cui autori riescono sempre a dileguarsi.
L'ultima stretta dell'FBI, fra il 1971 ed il 1972, arriva attraverso la
cooperazione con i Dipartimenti di polizia: l'obiettivo è pedinare
ossessivamente i membri rimanenti della Pantere Nere fino a quando non
incorrono in banali violazioni di legge - a cominciare dalle infrazioni del
traffico - per fermarli ed arrestarli in continuazione, mettendoli sotto una
crescente pressione psicologica.
Decimate dagli arresti, lacerate dalle liti interne ed oberate da costi crescenti,
le Pantere Nere vengono abbandonate da molti militanti che preferiscono
unirsi al Black Liberation Army, mentre altri - come nel caso di Eldgride
Cleaver - si spostano su posizioni più moderate, decretando di fatto la fine
dell'organizzazione originaria che aveva avuto il più alto momento di
popolarità durante i Giochi Olimpici del 1968 quando i velocisti
afroamericani sul podio della premiazione avevano alzato i pugni al cielo in
segno di protesta.
Fonte: Gnosis n.2 2006