Linee guida Bilancio Sociale
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Linee guida Bilancio Sociale
SECURMED PLUS COMPONENT 3 - ACTIVITY 3 SOCIAL RESPONSABILITY OF ENTERPRISES Linee guida di supporto alla redazione del Bilancio Sociale Febbraio 2011 SECURMED PLUS Component 3 Activity 3 Indice 1 La rendicontazione sociale pag. 3 1.1 I modelli di rendicontazione ed il bilancio sociale pag. 3 1.2 La responsabilità sociale nel settore della logistica pag. 6 1.3 I principi base della rendicontazione sociale pag. 6 2 La finalità del Bilancio Sociale pag. 8 3 L’approccio metodologico adottato pag. 10 4 La struttura e i contenuti del Bilancio Sociale pag. 11 A Il profilo aziendale pag. 15 A.1 Identità pag. 15 A.2 Modello organizzativo pag. 15 A.3 Presenza territoriale pag. 15 A.4 Strategie in atto pag. 15 A.5 Valori e principi aziendali pag. 16 A.6 Approccio alla Responsabilità Sociale in azienda pag. 17 B La rendicontazione sociale pag. 20 B.1 Stakeholders pag. 20 B.2 Performance economica pag. 20 B.3 Performance sociale pag. 23 B.4 Performance ambientale pag. 40 C Le linee programmatiche ed i risultati ottenuti pag. 43 C.1 Obiettivi e risultati raggiunti pag. 43 C.2 Obiettivi futuri pag. 44 2 1 La rendicontazione sociale 1.1 I modelli di rendicontazione e il bilancio sociale La crescente consapevolezza del ruolo svolto dalle aziende nei confronti della collettività ha comportato il riconoscimento di una dimensione sociale delle loro attività, suscitando la necessità di evidenziare tale aspetto e di porlo in interazione con i profili economici, finanziari e competitivi della gestione d’impresa. La dimensione sociale dell’azienda inizia ad assumere rilevanza nel periodo attorno agli anni ’70, con la diffusione dei temi afferenti alla “Responsabilità Sociale”. Negli anni precedenti esiste una contraddizione fondamentale fra responsabilità sociale e valore d’impresa in un libero mercato, dualismo che viene a definirsi ed integrarsi negli anni successivi con l’evolversi di diverse linee di pensiero. Le imprese, nel tempo, hanno preso sempre più coscienza del fatto che gli obiettivi di un successo commerciale sostenibile e di benefici durevoli per gli azionisti non sono perseguibili massimizzando i profitti a breve termine, bensì adottando comportamenti vigili e responsabili nei confronti del mercato. In tale contesto, un numero crescente di imprese ha fatto proprio il concetto di Responsabilità Sociale, considerandolo come valore chiave, funzionale alla creazione di valore e fonte di vantaggi competitivi. L’azienda, dunque, viene posta al centro di un reticolo di relazioni e, di conseguenza, diventa importante gestire la rete di comunicazione verso tutti i soggetti interessati alla vita dell’impresa (stakeholder) al fine di ricercare il loro consenso ed alimentare la loro fiducia, non solo sui dati relativi all’andamento economico e finanziario della gestione. In particolare, occorre sottolineare come l’interesse generale si manifesti non solo come somma delle aspettative delle singole persone che con l’azienda intrattengono rapporti diretti, ma anche come interesse dell’intera collettività, con la quale esistono per lo più relazioni indirette. La collettività, infatti, esprime, in modo sempre più intenso, bisogni e attese che incidono sulla crescita del sistema aziendale, sulla concezione stessa di sviluppo e sulla sua sostenibilità. Il termine “sviluppo sostenibile” è legato al Brundtland Report della World Commision and Development del 1987, dove viene definito come “lo sviluppo che soddisfa i 3 bisogni del presente senza compromettere la capacità delle future generazioni di soddisfare i propri bisogni”. La filosofia che lo anima propone un percorso in cui l’azienda pone in essere strategie e comportamenti che rendono compatibili obiettivi di sviluppo con l’attenzione all’ambiente, alle generazioni future ed al sistema sociale in genere. La valutazione della performance aziendale, quindi, non dipende più dalla sola tradizionale dimensione economica, ma va effettuata secondo una valutazione a più ampio spettro, che tenga conto di tre componenti essenziali (triple bottom line): economica, sociale ed ambientale. Il contenuto della Responsabilità Sociale delle imprese (RSI o Corporate Social Responsability - CRS) da diversi anni si è così andato a porsi al centro di discussioni e dibattiti in molti Paesi occidentali. Oggi non vi è una sua definizione univoca, dal momento che risulta avere diversi significati ed il suo contenuto non è esplicabile in termini assoluti, dovendo essere rapportato ai valori umani, i quali variano nello spazio e nel tempo. L’Unione Europea ha cercato di fornire una possibile definizione, peraltro desumibile dal Libro Verde sella Commissione Europea (“Promuovere un quadro europeo per la CSR”), da cui si ravvisa che essere socialmente responsabili significa non solo soddisfare agli obblighi giuridici applicabili, ma anche investire maggiormente nel capitale umano, nell’ambiente e nei rapporti con le altre parti interessate direttamente o indirettamente alla vita dell’azienda. In realtà si pone, a partire dagli anni ‘70, l’esigenza di un documento specifico, che affronti indicatori, dati, osservazioni e giudizi non solo attraverso valutazioni contabili o extracontabili, ma che verifichi e documenti ciò che l’impresa realizza in funzione di tutti i suoi interlocutori. Si è così assistito in questi ultimi anni all’elaborazione di una pluralità di modelli di rendicontazione sociale e tutti hanno suscitato più o meno consenso fra i soggetti interessati allo sviluppo di un sistema di reporting che non consideri come unici indicatori delle prestazioni aziendali i risultati economico-finanziari raggiunti. Si riportano di seguito alcuni dei modelli a maggior livello di organicità e di diffusione: AccountAbility 1000 (AA1000), realizzato nel 1993 da ISEA (Institute of Social and Ethical AccountAbility; 4 Substainability Reporting Guidelines on Economic, Environmental and Social Performance, elaborato nel 2000 e modificato nel 2002 da GRI (Global Reporting Initiative) in partnership con UNEP (United Nation Environment Programme); SA 8000, sviluppato nel 1997 da CEPAA (Council for Economic Priorities Accreditations Agency); Voluntary Guidelines for Action on CSR Comunication and Reporting, preparato nel 2000 da CSR Europe; Principi di Redazione del Bilancio Sociale elaborato nel 2001 da GBS (Gruppo di studio per la statuizione dei principi di redazione del Bilancio Sociale). I modelli di rendicontazione degli effetti sociali dell’attività aziendale sono tutt’oggi oggetto di un’ampia riflessione. In particolare, la maggiore attenzione è rivolta al “Bilancio sociale”, strumento di misura della responsabilità sociale d’impresa più articolato e complesso. Le sue prime formulazioni teoriche emergono dal dibattito che si è svolto negli Stati Uniti intorno al 1970 in merito alla necessità di effettuare una rilettura “sociale” del bilancio d’impresa. Il Bilancio sociale è un documento che periodicamente le aziende redigono volontariamente ed è rivolto agli “stakeholder”, cioè a tutti coloro che hanno un interesse (stake) nell’attività d’impresa, ed è finalizzato a comunicare le conseguenze delle loro attività sul piano economico, ambientale e sociale. Può essere redatto da qualsiasi organizzazione e, dunque, da aziende pubbliche, private, profit o non profit, nonché enti pubblici, ONG, ecc. . L’autonomia e la volontarietà del rendiconto sociale riguardano le metodologie di redazione del documento e la tipologia di informazione contenutavi. Requisito fondamentale è quello della verificabilità e certezza delle fonti da cui derivano le informazioni, in modo da dare al documento credibilità ed oggettività soprattutto nella prospettiva di una confrontabilità. Inoltre, le informazioni devono essere coerenti con qualsiasi altro dato contenuto nella relazione sulla gestione e nei conti annuali dell’impresa. Questo testimonia quanto sia fondamentale una completa integrazione tra i sistemi contabili tradizionali e quelli sociali. 5 1.2 La responsabilità sociale nel settore della logistica La logistica riveste un ruolo fondamentale nell’evoluzione dei territori, in quanto può influenzare lo sviluppo del loro tessuto produttivo e del sistema delle infrastrutture di trasporto, contribuendo anche a risolvere gli squilibri di approvvigionamento delle supply chain alla scala internazionale. La crescente complessità dei mercati internazionalizzati e l’imponente crescita dei traffici, soprattutto marittimi, negli ultimi anni ha decretato l’importanza strategica del settore logistico, la cui produzione di valore ha superato spesso quello del settore manifatturiero. La logistica portuale sta conseguentemente vivendo uno sviluppo espansivo, legato al prepotente affacciarsi sui mercati di economie a rapido tasso di sviluppo, e rappresenta oggi una delle spinte maggiori al fenomeno della globalizzazione. I decision maker che operano in questo settore, in primis, e tutti i lavoratori che vi trovano impiego in seconda battuta, hanno quindi il dovere di assicurare che i loro sforzi siano diretti verso uno sviluppo di tipo sostenibile e ad una maggior assunzione di responsabilità sociale. Si rileva, però, come ad un sostenuto sviluppo del comparto logistico portuale in termini economici non faccia però riscontro una crescita diffusiva, al suo interno, della cultura della responsabilità sociale. Il settore si caratterizza, infatti, per una sua relativa arretratezza su tale tema, ancora legato a stili di pensiero poco inclini all’affermazione di principi basati sull’etica aziendale. Per una logistica sostenibile è necessario prima di tutto incentivare il processo di innovazione, primariamente di carattere culturale, il quale deve abbracciare sia il settore pubblico che il privato. L’investimento per il futuro deve prioritariamente focalizzarsi sull’educazione e sulla sensibilizzazione delle risorse umane, che deve integrare valori che renderanno il loro contributo a lungo termine. La conoscenza del rispetto dell’ambiente e dei valori etici di una società si possono raggiungere solo con investimenti nel campo della formazione e della divulgazione informativa, il cui onere maggiore, soprattutto nella fase di start-up, spetta necessariamente a soggetti pubblici. 6 1.3 I principi base della rendicontazione sociale La pluralità di modelli di rendicontazione sociale ha fatto sorgere l’esigenza di predisporre delle regole per definire e migliorare la qualità e le metodologie per la predisposizione dei bilanci sociali. A tale riguardo si precisa che il presente lavoro è ispirato alle metodologie internazionali più consolidate, quali le G3 Guidelines del GRI (Global Reporting Initiative) e le AA1000 dall'ISEA (Institute of Social and Ethical Accountability). Tali modelli predispongono un insieme di principi generali di rendicontazione sociale che costituiscono il fondamento metodologico per la redazione del Bilancio Sociale, definendone le caratteristiche in modo da consentire alle aziende e alle altre organizzazioni di realizzare una strategia di comunicazione diffusa e trasparente e in grado di perseguire il consenso e la legittimazione sociale. I principi di redazione fanno riferimento alla sfera dell’etica, alla dottrina giuridica e alla prassi contabile. In particolare, si fa riferimento ai principi di etica pubblica ed economica e ai principi fondamentali dell’uomo. Per quanto riguarda gli aspetti più professionali o procedurali, si fa riferimento ai principi contabili nazionali e internazionali. Ogni singola azienda nel proprio Bilancio Sociale, può rispettare alcuni valori che essa riconosce come propri, ma è fondamentale che ogni Bilancio Sociale presenti i seguenti principi base: neutralità: l’informazione deve essere imparziale ed indipendente da interessi di parte o da particolari condizioni; coerenza: dovrà essere fornita una descrizione esplicita della conformità delle politiche e delle scelte del management ai valori dichiarati; inclusione: si dovrà fare in modo di dar voce a tutti gli stakeholder identificati, sulla base di procedure definite; legame con il bilancio d’esercizio: il Bilancio Sociale parte da una riclassificazione a valore aggiunto del bilancio d’esercizio, espandendosi su altre valutazioni di carattere sociale ed ambientale; trasparenza: tutti i destinatari del Bilancio Sociale devono essere posti in condizione di comprendere il procedimento logico di rilevazione, riclassificazione e formazione, nelle sue componenti procedurali e tecniche e riguardo agli elementi discrezionali adottati. 7 2 La finalità del Bilancio Sociale Il Bilancio Sociale consente la certificazione di un profilo etico che legittima il ruolo di un’impresa, comunicando affidabilità, capacità d’investire e di creare lavoro, dimostrando altresì attenzione e sensibilità al contesto socio-economico ed ambientale in cui opera. Esso assume diverse funzioni: in qualità di strumento di reporting, deve essere in grado di mettere in evidenza gli obiettivi politico-strategici, di offrire al decisore una più completa serie di informazioni per l’indirizzo delle scelte in fase di programmazione, nonché una valutazione dell’efficacia e dell’efficienza dell’ente in fase di controllo; come strumento di trasparenza e comunicazione, pone le basi per la costruzione di un rapporto con la collettività basato sulla correttezza, completezza e puntualità informativa. Comunica i valori di cui l’azienda è portatore, con l’obiettivo ultimo di consolidarne l’immagine e la reputazione presso tutti i soggetti che, a titolo diverso, interagiscono con il suo operato. Con il Bilancio Sociale l’azienda rende trasparente il suo lavoro, manifesta impegni verso gli stakeholder e genera fiducia; come strumento di valorizzazione dei concetti di efficacia ed efficienza, permette di spiegare il sostenimento di costi diversi rispetto alla gestione caratteristica, ma che producono vantaggi per particolari categorie di soggetti che hanno interessi nell’attività aziendale. In effetti il Bilancio Sociale non è pertanto un semplice rendiconto consuntivo o un documento di relazione di carattere amministrativo-burocratico, è soprattutto uno straordinario strumento di gestione. Oltre che esercitare una funzione di comunicazione esterna, svolgendo una funzione di controllo a beneficio della collettività di riferimento, opera un’azione di comunicazione interna, in quanto facilita il sistema delle relazioni e di governo dell’organizzazione, permettendo di valutare, programmare e pianificare, di anno in anno, le proprie strategie in funzione degli obiettivi e valori sociali in cui l’azienda si riconosce. Rappresenta, inoltre, un momento di riflessione sull’impegno che l’impresa assume per migliorare qualità di prodotto e servizio, sicurezza sul posto di lavoro e tutela ambientale. Il Bilancio Sociale, quindi, si propone di: 8 fornire a tutti gli stakeholder un quadro complessivo delle performance aziendali, aprendo un processo interattivo di comunicazione sociale; fornire informazioni utili sulla qualità dell’attività aziendale per ampliare e migliorare, anche sotto il profilo etico-sociale, le conoscenze e le possibilità di valutazione e di scelta degli stakeholder; analizzare il ruolo svolto nella società civile, evidenziando le caratteristiche della cultura aziendale e divulgando il sistema di valori di riferimento della propria organizzazione; essere uno strumento che, confrontando quanto realizzato con le esigenze sociali preesistenti, fornisce informazioni sul raggiungimento degli obiettivi sociali prefissati; dimostrare che il fine dell’impresa non è solamente quello di creare profitto ma anche quello di fornire un valore aggiunto per la comunità; essere considerato come un fattore di cruciale importanza per lo sviluppo della democrazia e della trasparenza nell’ambito delle attività; diventare uno strumento per rendicontare le ricadute sociali in termini di utilità, di legittimazione ed efficienza delle attività svolte dall’impresa; rappresentare un momento di riflessione sull’impegno che tutto l’organico aziendale assume per migliorare qualità di prodotto e servizio, rapporto con i clienti, rispetto della persona e dei diritti umani, sicurezza sul posto di lavoro, rispetto dell’ambiente. Si tratta, in sintesi, di un documento da affiancare a quelli già esistenti, in grado di fornire, ai diversi soggetti interessati, informazioni sugli effetti sociali ed ambientali che derivano dalle scelte aziendali ma, allo stesso tempo, risulta un documento autonomo, in grado di fornire informazioni qualitative e quantitative sugli effetti prodotti dall'attività aziendale. L’autonomia del Bilancio Sociale va però intesa in senso relativo: essa riguarda il documento e non le informazioni in esso contenute, le quali devono presentare un forte aggancio con fonti certe e verificabili e con procedure definite, per evitare il rischio che le informazioni prodotte appaiano mere dichiarazioni d’intento, e come tali, sfuggano a qualunque controllo e confronto spaziale e temporale. 9 3 L’approccio metodologico adottato Il presente documento ha lo scopo di facilitare le aziende della logistica e dei trasporti marittimi nella redazione di un proprio Bilancio sociale, fornendo loro una sorta di procedura o percorso logico assistito con l’obiettivo finale di traguardare lo sviluppo e l’interiorizzazione della cultura della Responsabilità Sociale. Le Linee guida svolgono la loro funzione in simbiosi con un altro elaborato tecnico, il “Manuale per la determinazione di indicatori di responsabilità sociale per il settore della logistica e dei trasporti marittimi”, documento da considerarsi “alimentatore” delle linee guida, in quanto fornisce ad esse un elenco di indicatori (KPI – Key Performace Indicator) unitamente alle relative modalità di calcolo e di interpretazione nonché di approvvigionamento dei dati necessari per la loro determinazione. Tali indicatori rappresentano l’elemento “core” della struttura e dei contenuti del presente documento, indispensabili per la redazione di un efficace Bilancio Sociale. MANUALE PER LA DETERMINAZIONE DI INDICATORI (KPI) DI RESPONSABILITA’ SOCIALE KPI KPI LINEE GUIDA DI SUPPORTO ALLA REDAZIONE DEL BILANCIO SOCIALE Così come già riportato nel “Manuale per la determinazione degli indicatori”, si precisa, peraltro, che le imprese aderenti alla fase progettuale di “pilot testing” e disposte, quindi, ad adottare il presente documento, saranno libere di scegliere gli indicatori che meglio si attagliano alle loro esigenze gestionali, determinate soprattutto dal tipo di prodotto/servizio offerto, dalle dimensioni di organico nonché dalla disponibilità o capacità di recupero di dati ed informazioni di tipo contabile ed extra-contabile necessari per la determinazione degli indicatori stessi. Una modesta numerosità di indicatori adottata in una fase iniziale da parte dell’azienda non ne preclude un graduale impiego di ulteriori in fasi successive. 10 Occorre tuttavia rilevare la necessità per le aziende di adottare una numerosità minima di indicatori anche in una fase iniziale, soglia sotto la quale il loro impiego perderebbe significato ma, soprattutto, verrebbe meno la loro utilità. La numerosità minima di indicatori, che ogni azienda intenzionata ad aderire al progetto deve adottare ed impiegare nella costruzione di un suo sistema di rendicontazione sociale, è stabilita in 20. Tale valore corrisponde al 13% del numero totale di KPI (152) proposti dal sistema di indicatori contenuti nel relativo Manuale, valore percentuale campionario statisticamente significativo. L’adozione di tale percentuale, che identifica la soglia minima di adozione, non potrà avvenire in maniera casuale nell’ambito del complesso dei 152 indicatori, ma dovrà essere rispettata anche in ognuno dei raggruppamenti di KPI per singolo stakeholder identificato, così come riportato nella tabella seguente. STAKEHOLDER INDICATORI PROPOSTI Azienda 20 3 Personale 42 5 Soci 6 1 Finanziatori 4 1 Fornitori 24 3 Clienti 21 3 Collettività (performance sociale) 13 1 Collettività (performance ambientale) 22 3 152 20 Totale 4 La struttura e Bilancio Sociale i SOGLIA MINIMA = 13% contenuti del La struttura proposta del Bilancio Sociale si compone di 3 parti: Parte 1 – Il profilo aziendale Nella prima parte del Bilancio Sociale sono illustrate la storia e l’identità dell’impresa, nonché l’assetto organizzativo e l’orientamento strategico. Parte 2 – La rendicontazione sociale Nella seconda parte vengono individuati gli stakeholder dell’impresa (personale, soci, finanziatori, fornitori, clienti, collettività) e, attraverso un sistema di indicatori (KPI), per 11 ognuno di essi viene valutato l’impatto prodotto dall’azione dell’impresa sotto 3 possibili aspetti: quello economico, quello sociale e quello ambientale. Parte 3 – I risultati ottenuti e le linee programmatiche L’ultima parte del Bilancio riporta il confronto tra gli obiettivi identificati dall’impresa nei riguardi degli stakeholder ed i benefici effettivamente ottenuti da ognuno di essi a seguito dell’operato aziendale, oltre ad indicare l’orizzonte dei miglioramenti proposti per il prossimo futuro. Le 3 parti sopra menzionate vengono sviluppate sulla base dei seguenti contenuti: A - Il profilo aziendale A.1 Identità A.2 Modello organizzativo A.3 Presenza territoriale A.4 Strategie in atto A.5 Valori e principi aziendali A.6 L’approccio alla Responsabilità Sociale in azienda B - La rendicontazione sociale B.1 Stakeholders B.2 Performance economica B.2.1 Ricchezza prodotta B.2.2 Efficienza B.2.3 Ripartizione del valore aggiunto B.2.4 Redditività B.2.5 Gestione finanziaria B.3 B.3.1 Performance sociale Personale B.3.1.1 Composizione organico B.3.1.2 Retribuzione B.3.1.3 Produttività B.3.1.4 Pari opportunità B.3.1.5 Formazione B.3.1.6 Relazioni industriali B.3.1.7 Salute e sicurezza B.3.1.8 Clima aziendale e comunicazione interna B.3.2 Soci B.3.2.1 Composizione compagine societaria B.3.3 Finanziatori B.3.3.1 Comunità bancaria di riferimento B.3.4 Fornitori B.3.4.1 Portafoglio fornitori 12 B.3.4.2 Distribuzione territoriale B.3.4.3 Forma giuridica B.3.4.4 Dimensione aziendale B.3.4.5 Tempi di pagamento B.3.4.6 Standard certificativi B.3.5 Clienti B.3.5.1 Portafoglio clienti B.3.5.2 Ripartizione del portafoglio per tipologie di clienti in termini di numerosità B.3.5.3 Ripartizione del portafoglio per tipologie di clienti in termini di fatturato B.3.5.4 Ripartizione territoriale B.3.5.5 Sviluppo del mercato B.3.5.6 Customer satisfaction B.3.6 Collettività B.3.6.1 Iniziative a sostegno della comunità per ambito tematico B.3.6.2 Iniziative a sostegno della comunità per ambito territoriale B.3.6.3 Stabilizzazione della popolazione B.3.6.4 Contenziosi con la comunità B.3.6.5 Contribuzione fiscale B.4 Performance ambientale B.4.1 Standard certificativi B.4.2 Comportamenti improntati alla tutela ambientale C - Le linee programmatiche e i risultati ottenuti C.1 Obiettivi e risultati raggiunti C.2 Obiettivi futuri Si sottolinea come il paragrafo “B.2 Performance economica”, riportato nella precedente lista di contenuti, riguardi esclusivamente l’analisi dello stakeholder Azienda. I relativi indicatori di riferimento (KPI) potranno essere reperiti all’interno del collegato documento “Manuale per la determinazione di indicatori di responsabilità sociale per il settore della logistica e dei trasporti marittimi”, nella sezione dedicata al predetto stakeholder, sia in termini di valore assoluto (Cfr. “Modalità di calcolo”) che in termini di raggiungimento degli obiettivi attesi e di scostamento rispetto ai risultati ottenuti nell’esercizio precedente (Cfr. “Analisi dei risultati”). Di seguito di riportano gli schematismi citati ed utilizzabili al riguardo. 13 Modalità di calcolo DESCRIZIONE DELLA MODALITA’ DI CALCOLO DELL’INDICATORE FORMULA DELL’INDICATORE Analisi dei risultati Scala Quantitativa o Qualitativa Indicatore DENOMINAZIONE DELL’INDICATORE Rilevazione periodo in esame Valore periodo precedente ∆ % periodo precedente Obiettivo periodo in esame ±% ∆ su obiettivo ± Nel paragrafo “B.3 Performance sociale” si rinvengono invece tutti gli altri stakeholder, mentre il “B.4 Performance ambientale” attiene esclusivamente allo stakeholder Collettività. Anche in questo caso i relativi indicatori (KPI) sono identificabili nel predetto documento correlato, nelle specifiche sezioni dedicate ai vari stakeholder. 14 A Il profilo aziendale A.1 Identità Delineare brevemente la mission aziendale, a cui fa seguito la storia dell’impresa, mettendo in rilievo i momenti salienti della vita dell’azienda; descrivere poi la sua attività caratteristica, ponendone in risalto gli elementi distintivi e caratterizzanti, nonché i dati essenziali dell’azienda che meglio riescono a fornirne un quadro sintetico ma esplicativo (ad es.: fatturato dell’ultimo periodo, mercato geografico servito, tipo di clientela). A.2 Modello organizzativo Fornire una descrizione della struttura organizzativa dell’impresa, rilevando l’eventuale appartenenza ad un gruppo nonché la presenza di unità produttive distribuite sul territorio; delineare, inoltre, il tipo di ordinamento organizzativo in cui si rinvengono le funzioni aziendali ed i sub-sistemi in cui si articola il lavoro dell’impresa. Fornire inoltre gli elementi identificativi delle figure chiave preposte al governo dell’azienda. Inserire eventualmente un organigramma aziendale o altri schemi grafici che meglio possano contribuire a fornire una migliore comprensione dell’assetto organizzativo aziendale. A.3 Presenza territoriale Porre in risalto l’ubicazione della sede aziendale, rilevando al contempo l’eventuale distribuzione di unità operative sul territorio e la loro funzione. Fornire un’immagine sufficientemente dettagliata della presenza commerciale a livello geografico. A.4 Strategie in atto Rilevare sinteticamente le linee d’azione caratterizzanti il piano strategico aziendale, ponendo in evidenza le modalità gestionali necessarie al raggiungimento degli obiettivi identificati dal predetto piano strategico. Ad esempio: Obiettivi: crescita dimensionale e miglioramento della performance reddituale del X%; focalizzazione sul target di mercato AAA; 15 rafforzamento della presenza nell’area geografica XYZ di recente introduzione. Leve gestionali per il raggiungimento degli obiettivi: crescita della produttività commerciale, attraverso una migliore definizione dei segmenti di clientela e la ridefinizione del piano degli incentivi al personale addetto alle vendite; miglioramento dell’efficienza operativa, tramite il consolidamento degli interventi di razionalizzazione della struttura di costo, sia a livello di spese per il personale che a quelle afferenti ai consumi energetici; potenziamento della valutazione del rischio commerciale e riduzione dell’esposizione finanziaria. A.5 Valori e principi aziendali L’azienda, ponendo particolare attenzione ai valori dell’equità sociale e della tutela dell’ambiente, potrà dichiarare di aver intrapreso un processo di integrazione di tali principi nelle proprie attività. Per fare questo, dovrà provvedere, innanzitutto, all’esplicitazione di precisi impegni volti all’assunzione di una politica di responsabilità sociale, che possono trovare formalizzazione, ad esempio, nelle seguenti dichiarazioni: Etica della responsabilità Riferire ogni comportamento all’etica della responsabilità, che impegna ad essere sempre orientati all’integrità ed alla trasparenza, alla correttezza negli affari, alla salvaguardia dell’ambiente ed al rispetto di tutte le persone. Attenzione al cambiamento Coltivare l’attenzione propositiva verso il futuro, l’apertura all’innovazione e la flessibilità nello svolgere il proprio lavoro, valorizzando, nel contempo, i punti di forza derivanti dalla tradizione. Passione per le competenze professionali Essere un modello di riferimento attraverso lo sviluppo di “best practices” e una concezione della professione orientata alla formazione continua delle competenze chiave, sia individuali che aziendali. Orientamento al cliente Sviluppare l’ascolto e quindi l’attenzione alle relazioni con i clienti, migliorando la qualità dei servizi forniti e la customer satisfaction attraverso una costante attenzione all’efficienza e all’efficacia nei processi di produzione e di erogazione dei servizi stessi. Spirito di squadra e cooperazione 16 Comunicare, al fine di mantenere e sviluppare uno spirito di squadra e di cooperazione, la condivisione delle competenze e la capacità di aiutare gli altri: l’obiettivo è di essere attori responsabili, al fine di ricercare e favorire il successo aziendale nel rispetto dei suoi presupposti etici. A.6 Approccio azienda alla Responsabilità Sociale in L’etica è una serie di principi in base ai quali è possibile giudicare se un determinato comportamento è giusto o sbagliato. Di seguito, a tale riguardo, è riportata una serie di principi che descrivono i possibili standard etici che si possono perseguire nel corso dell’attività d’impresa. Essi potranno guidare l’azienda nell’impegno attivo per la realizzazione di uno sviluppo sostenibile della società. Si tratta di principi di vastissima portata che riguardano aspetti generali del lavoro e del complessivo comportamento aziendale, e che affrontano le sfide che tutte le imprese attive nell’ambito del settore della logistica e dei trasporti dovrebbero risolvere, in qualità di operatori aventi anche finalità sociali. Tali principi affondano le proprie radici nelle direttive internazionali in materia di responsabilità sociale delle imprese, previste ad esempio, dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo (ONU, 1948), dalle norme sul lavoro contenute nelle Convenzioni fondamentali dell’Organizzazione internazionale del lavoro (OIL, 1930-1999) e dalle Convenzioni ambientali concordate a seguito della Dichiarazione di Rio sull’ambiente e lo sviluppo (ONU, 1992). Sono direttive che hanno carattere vincolante per gli Stati membri e stabiliscono pratiche responsabili per le imprese, come prevedono il Global Compact dell’ONU (2000), le Linee guida per le imprese multinazionali dell’OCSE (1976, riviste nel 2000) e le Norme dell’ONU sulle responsabilità delle imprese transnazionali e delle altre imprese commerciali in tema di diritti umani (2003), tanto per citare alcuni esempi. I principi proposti non vogliono essere l’adempimento di norme, ma vogliono fungere da fonte d’ispirazione, nella consapevolezza che la responsabilità sociale dell’impresa risieda nella loro effettiva implementazione. Governo d’impresa / conformità tramite integrità L’azienda opera con integrità e correttezza e gestisce i rischi in maniera etica e trasparente; al contempo ricerca gli stessi valori in coloro con i quali lavora direttamente o indirettamente. 17 L’azienda crede, soprattutto, nel rispetto e nell’osservanza delle norme e delle disposizioni di legge: nessun dipendente, ad esempio, può chiedere una tangente direttamente o indirettamente, e deve rifiutare regalie personali, donazioni politiche o assumere altri comportamenti che potrebbero essere ragionevolmente sospettati di influenzare le attività commerciali ed i processi decisionali, o che potrebbero portare discredito all’impresa. Responsabilità finanziaria / creazione di valore nel tempo L’azienda mira ai più alti standard di gestione delle attività commerciali: questo le permette di contribuire alla creazione di valore nel lungo periodo a tutto vantaggio di azionisti, dipendenti, partner commerciali e comunità locali e, soprattutto in grado di consentire uno sviluppo sostenibile. Tutte le operazioni commerciali devono poi essere riportate scrupolosamente nei documenti contabili, nel rispetto delle procedure previste e delle norme sulla revisione dei conti. Dipendenti / giustizia sociale nell’ambiente di lavoro L’azienda si impegna a garantire condizioni di lavoro sane, sicure e decorose per tutti i suoi dipendenti, nell’attesa che i suoi fornitori assumano lo stesso comportamento. Incoraggia attivamente la diversità e la creazione di opportunità. Rispetta il diritto dei dipendenti di entrare a far parte di organizzazioni sindacali riconosciute dalla legge e di formare associazioni di lavoratori; riconosce, inoltre, il diritto alla contrattazione collettiva. Si conforma pienamente a tutte le norme e le leggi nazionali relative alle condizioni ed agli orari di lavoro, ai tassi di remunerazione e alle condizioni di impiego. Diritti umani / responsabilità sociale d’impresa globale Un impegno aziendale sempre più attivo in progetti umanitari induce l’impresa a verificare che, laddove intrattenga relazioni lavorative con Paesi accusati di violare i diritti umani o in cui sono in corso conflitti, i suoi dipendenti non compiano alcuna azione che li renda complici nel favorire le predette condizioni ambientali. Questo impegno è in linea con le norme previste dall’ONU in merito alle responsabilità delle società transnazionali in materia di diritti umani e con il Global Compact dell’ONU. Ciò significa, ad esempio, che nel caso in cui l’azienda operi in uno di questi Paesi, essa si deve accertare che non venga utilizzato lavoro minorile, in conformità con le Convenzioni OIL n° 138 e 182, o lavoro vincolato o non volontario, secondo quanto prevedono le Convenzioni OIL n° 29 e 105. Investimenti a livello di comunità / risposte alle istanze locali 18 L’azienda si impegna a svolgere un ruolo positivo all’interno della società, ottimizzando gli impatti positivi prodotti dalle sue attività. Laddove possibile, recluterà il personale localmente e stabilirà relazioni di lavoro con fornitori locali, sempre nel rispetto delle iniziative di sviluppo del luogo. L’impresa crede nelle attività d’investimento a favore della comunità e nel lavoro filantropico che promuova le capacità e sia, allo stesso tempo, strategicamente in linea con lo scopo del “core business” aziendale. Clienti, fornitori e subappaltatori / responsabilità nei rapporti di lavoro La capacità dell’azienda di offrire prodotti o servizi a valore aggiunto e di alta qualità è determinata anche dai rapporti costruiti con i clienti e fornitori. L’azienda si impegna a rispettare i più alti standard di sicurezza attraverso la catena del valore aggiunto ed a fare il possibile affinché tutte le sue relazioni siano improntate sulla fiducia. Progressivamente, condividerà con i partner commerciali i presenti Principi di responsabilità sociale d’impresa, tanto che potrà decidere di interrompere un rapporto di lavoro nel caso in cui ritenesse che gli standard ai quali si ispira non siano rispettati dalla controparte. Un’impostazione cautelativa e a favore dell’ambiente / verso lo sviluppo eco-sostenibile L’azienda contribuirà allo sviluppo sostenibile del settore della logistica e dei trasporti, applicando le sue competenze e fornendo soluzioni al riguardo. Si impegna a comprendere, ridurre e gestire adeguatamente l’impatto da essa prodotto sull’ambiente ed a lavorare attivamente all’affermazione di una fornitura responsabile di prodotti o servizi che tenga conto, tra le principali questioni attualmente dibattute, del riscaldamento globale, della conservazione delle risorse, della riduzione dello smog e della rumorosità, della prevenzione degli incidenti, della gestione dei rischi e della risposta alle emergenze nonché della congestione del traffico. 19 B La rendicontazione sociale B.1 Stakeholders L'azienda identifica le categorie di stakeholder a cui il proprio Bilancio Sociale è indirizzato, specificando, eventualmente, quali sono quelle che assumono rilievo prioritario. In linea generale, si ritiene che si debbano rendicontare le azioni e le relazioni intrattenute dall’azienda con i seguenti stakeholder: Personale Soci Finanziatori Fornitori Clienti Collettività (comprendente la Pubblica Amministrazione) Per ogni categoria di stakeholder dovrà essere descritto un breve profilo, dove si espliciteranno le politiche adottate dall’azienda. B.2 Performance economica Si sottolinea come la presente sezione faccia esclusivo riferimento allo stakeholder Azienda. B.2.1 Ricchezza prodotta Il valore aggiunto è l’incremento di valore che l’azienda, con la propria struttura stabile (business model, impianti, lavoro e capitale), determina attraverso il processo di trasformazione sui fattori produttivi acquisiti all’esterno. In altri termini, è la ricchezza che viene creata dall’azienda nello svolgimento delle sue attività, e distribuita tra le varie categorie di soggetti che, con i loro differenti apporti, hanno concorso a produrla. Un valore elevato del Valore aggiunto caratteristico lordo (VACL) evidenzierà buone capacità aziendali nel generare ricchezza che residua dopo la copertura dei costi relativi ai fattori produttivi acquistati all’esterno. Un elevato valore del Valore aggiunto globale netto (VAGN) 20 indica la capacità dell’azienda di produrre ricchezza distribuibile tra gli stakeholder Personale, Soci e Collettività, generando, in tal modo, un positivo impatto sul contesto economico e sociale di riferimento. KPI a1) VALORE AGGIUNTO CARATTERISTICO LORDO (VACL) KPI a2) VALORE AGGIUNTO GLOBALE NETTO (VAGN) B.2.2 Efficienza Il livello di efficienza aziendale viene misurato mediante il calcolo dei 2 sotto riportati indicatori. Il primo, Valore aggiunto sugli investimenti (VAI), è un rapporto che mette in luce la ricchezza prodotta in funzione degli investimenti effettuati e, quindi, esprime, il grado di abilità aziendale nell’utilizzare il capitale impiegato. Parimenti, il Valore aggiunto per addetto denota il livello di performance raggiunto dall’azienda nell’organizzazione del lavoro e nella gestione del personale. KPI KPI b1) VALORE AGGIUNTO SU INVESTIMENTI (VAI) b2) VALORE AGGIUNTO PER ADDETTO Evidenziare la dotazione di un sistema certificato di qualità ISO 9000, specificando se in corso o acquisito. La certificazione di qualità rappresenta il riconoscimento delle capacità imprenditoriali di un'azienda nel saper ottimizzare la propria organizzazione, ovvero nel dotarsi di una gestione efficiente, di strutture idonee e di competenze adeguate a garanzia di affidabilità per clienti, fornitori, dipendenti e collaboratori. KPI b3) SISTEMA DI CERTIFICAZIONE DI QUALITÀ ISO 9000 IN CORSO KPI b4) SISTEMA DI CERTIFICAZIONE DI QUALITÀ ISO 9000 ACQUISITO Analogamente ai precedenti indicatori, evidenziare la dotazione di un modello organizzativo dedicato alla prevenzione e controllo di reati penali ed amministrativi. KPI b5) ADOZIONE DI MODELLI ORGANIZZATIVI VOLTI ALLA PREVENZIONE E CONTROLLO DI REATI PENALI ED AMMINISTRATIVI 21 B.2.3 Ripartizione del valore aggiunto Determinare la distribuzione del valore aggiunto tra gli stakeholder aziendali. La sua ripartizione disegna l’entità e l’intensità dei rapporti economici intrattenuti dall’azienda con i suoi stakeholder, evidenziando, al contempo, la sua capacità di alimentare il sistema socio-economico di riferimento, partecipando a determinare il suo sviluppo ed il livello di benessere. KPI c1) VALORE AGGIUNTO DISTRIBUITO ALLO STAKEHOLDE R AZIENDA KPI C2) VALORE AGGIUNTO DISTRIBUITO ALLO STAKEHOLDER PERSONALE KPI C3) VALORE AGGIUNTO DISTRIBUITO ALLO STAKEHOLDER SOCI KPI C4) VALORE AGGIUNTO DISTRIBUITO ALLO STAKEHOLDER FINANZIATORI KPI C5) VALORE AGGIUNTO DISTRIBUITO ALLO STAKEHOLDER COLLETIVITA’ B.2.4 Redditività La redditività dell’azienda è desumibile dal calcolo dei 3 indici economici di seguito indicati (ROI, ROE, ROS), che consentono di rilevare se le risorse investite nell’azienda sono remunerate o meno; una loro maggior utilità comunicativa si otterrebbe dalla confrontabilità con indicatori relativi ad aziende analoghe o con medie di settore. Una maggior redditività aziendale sta a significare più elevati potenziali di distribuzione di ricchezza e di sviluppo del territorio di riferimento dell’impresa. KPI d1) ROI (RETURN ON INVESTMENT) KPI d2) ROE (RETURN ON EQUITY) KPI d3) ROS (RETURN ON SALES) 22 B.2.5 Gestione finanziaria La performance finanziaria dell’impresa si misura nella capacità dell’impresa a perdurare nel tempo grazie alla razionale correlazione fra natura delle fonti e caratteristiche degli impieghi. Migliori risultano i valori degli indicatori sotto riportati e maggiormente vitale si presenta l’impresa nel tempo. KPI e1) INDICE DI LIQUIDITA’ (ACID TEST) KPI e2) GRADO DI COPERTURA DELLE IMMOBILIZZAZIONI KPI e3) DEBITI A MEDIO-LUNGO TERMINE KPI e4) DEBITI A BREVE TERMINE KPI e5) FINANZIAMENTI PUBBLICI B.3 Performance sociale B.3.1 Personale Effettuare una sintesi delle politiche intraprese nell’anno relative alla gestione del personale ed evidenziare i risultati raggiunti in termini di impatti sociali prodotti. B.3.1.1 Composizione dell’organico Descrivere la dimensione complessiva dell’organico, motivandone l’entità raggiunta e le variazioni avvenute negli ultimi anni. La dimensione aziendale rivela il peso più o meno rilevante che l’azienda assume in termini economici e sociali sul territorio di residenza. KPI a1) ORGANICO TOTALE Descrivere l’organico in base al grado di stabilizzazione derivante dal rapporto contrattuale, indicando altresì il grado di turnover rilevato nell’anno. La creazione di nuova occupazione determina un impatto sociale positivo sul contesto locale, oltre a segnalare una favorevole condizione di sviluppo dell’impresa. KPI a2) LAVORATORI A TEMPO INDETERMINATO KPI a3) LAVORATORI A TEMPO DETERMINATO KPI a4) SALDO OCCUPAZIONALE NELL’ANNO 23 Indicare l’età del personale mediante la sua distribuzione per fasce. Una più accentuata propensione occupazionale verso fasce giovanili può indicare una cultura aziendale caratterizzata da tratti comportamentali improntati a maggior dinamicità, flessibilità ed innovatività. Peraltro, un organico aziendale caratterizzato da una limitata presenza di personale “anziano”, può determinare una scarsa capacità di crescita delle competenze delle risorse umane più giovani, mancando i riferimenti per un’efficace formazione on the job. KPI a5) PERSONALE CON ETÀ 18 ÷ 25 ANNI KPI a6) PERSONALE CON ETÀ 26 ÷ 35 ANNI KPI a7) PERSONALE CON ETÀ 36 ÷ 50 ANNI KPI a8) PERSONALE CON ETÀ 51 ÷ 60 ANNI KPI a9) PERSONALE CON ETÀ 61 ÷ 75 ANNI Fornire un quadro sintetico del livello scolastico – culturale posseduto dal personale aziendale. Un elevato livello medio di istruzione configura un’immagine aziendale evoluta e di prestigio, con rilevante potenziale di sviluppo, indicando inoltre una propensione dell’impresa a premiare il valore culturale della persona. KPI a10) PERSONALE CON ISTRUZIONE MEDIA INFERIORE KPI a11) PERSONALE CON ISTRUZIONE MEDIA SUPERIORE KPI a12) PERSONALE CON ISTRUZIONE UNIVERSITARIA Fornire una descrizione dell’organico sulla base del tempo lavorativo impiegato. Ciò partecipa a rilevare sia il livello di flessibilità organizzativa ricercata nella gestione del personale, che un’attenzione dell’impresa a soddisfare esigenze di fasce di lavoratori, spesso di sesso femminile o di fasce giovanili, impegnate più sovente in attività extra-lavorative (cura della famiglia, studio). KPI a13) PERSONALE PART TIME KPI a14) PERSONALE FULL TIME B.3.1.2 Retribuzione Porre in luce l’ammontare totale delle remunerazioni dirette, quale valore di ricchezza percepito e distribuito al personale dipendente e non dipendente. Fornirne, inoltre, un valore medio nonché la variazione registrata rispetto agli ultimi anni. Un’elevata remunerazione media diretta sottolinea una condizione positiva dell’impresa nonché il peso che la stessa assume in termini economici e 24 sociali sul territorio nel quale opera. Mettere inoltre in rilievo il rapporto tra addetti diretti e risorse umane impiegate con contratti lavorativi di collaborazione. KPI b1) REMUNERAZIONI AL PERSONALE DIPENDENTE KPI b2) REMUNERAZIONI AL PERSONALE NON DIPENDENTE Considerando il valore medio della remunerazione diretta, indicarne la quota corrisposta in misura maggiore rispetto al valore previsto dal CCNL (Contratto collettivo nazionale del lavoro). Tale valore, soprattutto se significativo, rimarca una condizione economica positiva dell’impresa e configura altresì un’azienda attenta alla valorizzazione della risorsa umana ed alla sua motivazione al lavoro. KPI b3) QUOTA RETRIBUTIVA DI SUPERAMENTO RISPETTO AL VALORE PREVISTO DAL CCNL Descrivere in maniera sufficientemente dettagliata il sistema di premi ed incentivi presente in azienda e quantificarne economicamente l’ammontare annuo. Tale valore, soprattutto se rilevante, proietta un’immagine aziendale attenta al riconoscimento dell’impegno lavorativo ed all’assunzione di responsabilità da parte dei dipendenti. Denota, inoltre, la propensione dell’impresa ad investire sul proprio personale, utilizzando la leva retributiva come strumento motivazionale. KPI b4) SISTEMA DI INCENTIVI FORMALIZZATO B.3.1.3 Produttività Indicare il valore di fatturato per addetto motivandone l’entità raggiunta e le variazioni avvenute negli ultimi anni. Un valore rilevante può dar rilievo alle capacità aziendali relative, ad esempio, all’applicazione di un’efficace politica organizzativa, a scelte tecnologiche o a metodiche lavorative innovative afferenti a processi produttivi e/o alla creazione di un ambiente lavorativo particolarmente favorevole per i propri dipendenti. KPI c1) FATTURATO PER ADDETTO Fornire il dettaglio dei giorni di assenza sulla totalità dei giorni lavorativi disponibili e valutarne l’incidenza percentuale, nonché la variazione rispetto agli anni precedenti. Un valore elevato determina un’incidenza negativa sulla produttività totale dell’impresa ed una ricaduta negativa sul contesto economico e sociale del territorio locale. Segnala altresì una potenziale situazione di clima aziendale non equilibrato, caratterizzato da tensioni sociali, scarsa motivazione al lavoro, stili di leadership inadatti ai profili dei lavoratori presenti in azienda. KPI c2) INCIDENZA DEI GIORNI DI ASSENZA SUI GIORNI DI LAVORO DISPONBILI 25 B.3.1.4 Pari opportunità Quantificare l’organico femminile all’interno dell’azienda, motivandone l’entità raggiunta e le variazioni avvenute negli ultimi anni. KPI d1) PERSONALE FEMMINILE Quantificare il personale femminile che ricopre ruoli direttivi e strategici all’interno dell’azienda e rilevarne le variazioni rispetto agli anni precedenti. KPI d2) PERSONALE FEMMINILE IN RUOLI DIRETTIVI Fornire l’incidenza del personale femminile sul totale dell’organico, evidenziandone le variazioni rispetto agli ultimi anni. KPI d3) INCIDENZA DEL PERSONALE FEMMINILE SUL TOTALE DELL’ORGANICO I tre indicatori precedentemente descritti partecipano a rilevare l’attenzione dell’impresa nei confronti del ruolo della donna, in considerazione anche del suo maggior impegno in attività extra-lavorative (cura della famiglia) ad elevato contenuto sociale. I valori di tali indicatori, se consistenti, determinano un impatto sociale positivo sul contesto locale. Quantificare il numero di lavoratori svantaggiati inseriti all’interno dell’azienda ed evidenziare l’eventuale superamento del livello minimo previsto dalla legislazione in relazione al numero di lavoratori dipendenti; motivarne l’entità raggiunta e le variazioni avvenute negli ultimi anni. KPI d4) LAVORATORI SVANTAGGIATI Fornire l’incidenza del personale svantaggiato sul evidenziandone le variazioni rispetto agli anni precedenti. KPI totale dell’organico, d5) INCIDENZA DEI LAVORATORI SVANTAGGIATI SUL TOTALE DELL’ORGANICO I due indicatori precedentemente descritti rivelano l’attenzione aziendale nei confronti di persone svantaggiate, a rischio di marginalizzazione sociale. La loro occupazione in azienda consente di valorizzare le loro capacità lavorative e di conferire loro un ruolo attivo nell’ambito della società civile, evitando o contenendo, al contempo, il loro costo sociale a carico della collettività. Il valore di tali indicatori, se significativo, segnala pertanto un impatto sociale positivo sul contesto locale. Quantificare il numero di lavoratori extracomunitari all’interno dell’azienda, motivandone l’entità raggiunta e le variazioni avvenute negli ultimi anni. KPI d6) LAVORATORI EXTRA-COMUNITARI 26 Fornire l’incidenza del personale extra-comunitario sul totale dell’organico, evidenziando variazioni rispetto agli anni precedenti. KPI d7) INCIDENZA LAVORATORI EXTRA-COMUNITARI SUL TOTALE DELL’ORGANICO I due predetti valori descrivono un quadro sintetico del livello multiculturale posseduto dall’azienda. Un loro livello significativo segnala una cultura aziendale attenta ai fenomeni della globalizzazione e dell’integrazione, arricchita dall’apporto di differenti stili di vita e valori culturali caratterizzanti i vari Paesi di origine dei lavoratori presenti in azienda. L’inserimento nel mondo del lavoro di tali soggetti, determina un beneficio per la collettività, favorendo la loro integrazione sociale ed evitando fenomeni di marginalizzazione che spesso sfociano in problemi di ordine pubblico. B.3.1.5 Formazione Descrivere sinteticamente, laddove esista in maniera formalizzata, la struttura e le caratteristiche del piano formativo aziendale, costituito dai fabbisogni formativi attinenti alle carenze di competenze dell’azienda, dalla pianificazione delle attività formative, dalla loro struttura e dai metodi di attuazione. La cura della crescita delle competenze presenti in azienda determina solitamente un effetto positivo sui risultati dell’impresa, tanto più se la strutturazione dei percorsi formativi assume carattere di sistematicità e se, in sede di pianificazione, ne sono fatti partecipi i beneficiari, ovvero tutto il personale aziendale. KPI e1) PIANO DI FABBISOGNI FORMATIVI FORMALIZZATO Quantificare il numero di ore formative dedicate a tematiche di carattere tecnicogestionale. Una rilevante quantità di tempo dedicata a tale scopo disegna un’immagine aziendale attenta alla creazione di valore per sé e per i propri dipendenti. Un’attenta politica di potenziamento degli skills tecnici e gestionali dei vari ruoli aziendali va infatti a beneficio anche del personale, che può usufruirne, anche in un immediato in futuro, al di fuori della specifica realtà aziendale in cui è attualmente inserito. KPI e2) ORE DI FORMAZIONE SVOLTE DI CARATTERE TECNICOGESTIONALE Quantificare il numero di ore dedicate ad attività formative nell’ambito della tematica della sicurezza sul lavoro. Una quantità rilevante di ore dedicate a tale scopo delinea un’immagine aziendale particolarmente attenta all’incolumità del proprio personale, dotato, presumibilmente, di un elevato livello conoscitivo delle norme comportamentali atte a scongiurare rischi di incidenti sul lavoro in azienda. KPI e3) ORE DI FORMAZIONE SVOLTE SUI TEMI DELLA SICUREZZA 27 Quantificare il numero annuale di ore medie di formazione per singolo addetto. Anche tale indicatore partecipa a qualificare l’immagine aziendale sotto il profilo della sicurezza sul lavoro. Il valore risultante da tale indicatore potrebbe assumere un significato maggiore se paragonato a medie di settore o valori espressi da competitor sulla tematica in oggetto. KPI e4) ORE MEDIE DI FORMAZIONE PER ADDETTO Fornire il numero di lavoratori coinvolti in attività formative aziendali rispetto alla totalità dell’organico presente. Più è elevato il valore in questione e meglio ne emerge l’immagine dell’azienda, orientata a valorizzare il know-how del maggior numero dei propri dipendenti. Un’attività formativa ben distribuita su tutto l’organico aziendale evidenzia altresì una situazione di crescita equilibrata dell’impresa. KPI e5) INCIDENZA DEGLI ADDETTI COINVOLTI IN ATTIVITÀ FORMATIVE SUL TOTALE DELL’ORGANICO B.3.1.6 Relazioni industriali Quantificare il numero annuo di ore di sciopero effettuate; motivarne l’entità, analizzandone i motivi e le variazioni quantitative rispetto agli ultimi anni. Un valore elevato può significare una produttività aziendale non ottimale, con una conseguente ricaduta negativa sul contesto economico e sociale locale. KPI f1) ORE DI SCIOPERO Rilevare l’incidenza del personale iscritto ad organismi sindacali sulla totalità dell’organico. Un valore significativo sta ad indicare sia un potere terzo interno all’azienda con il quale il management deve confrontarsi nella determinazione di scelte e decisioni aziendali, che la diffusione, tra il personale, di una coscienza sociale in grado di affermare regole di democrazia del lavoro, finalizzate alla tutela ed al rispetto dei diritti dei lavoratori e, quindi, dei cittadini. Maggiore è il livello di democrazia presente in un sistema economico-sociale e maggiore è il suo livello di civiltà. KPI f2) INCIDENZA DEL PERSONALE ISCRITTO AL SINDACATO SUL TOTALE DELL’ORGANICO Descrivere l’eventuale livello di partecipazione da parte del personale alla vita aziendale in termini di contributo alla definizione delle regole e delle strategie che presiedono alla guida dell’impresa. KPI f3) PARTECIPAZIONE DEL PERSONALE ALLA GOVERNENCE 28 B.3.1.7 Salute e sicurezza Quantificare il numero di infortuni sul lavoro registrati annualmente, nonché le variazioni quantitative intervenute rispetto agli anni precedenti. Un valore elevato determina un’incidenza negativa sulla produttività aziendale. Può segnalare, inoltre, un ambiente lavorativo ad elevato rischio di sicurezza a motivo di una scarsa propensione dell’azienda a considerare prioritaria l’incolumità dei lavoratori o la sua incapacità nel sensibilizzare gli stessi alla cultura della sicurezza negli ambienti di lavoro. KPI g1) INFORTUNI SUL LAVORO Quantificare il numero di giorni di malattia registrati annualmente; analizzarne il valore e le variazioni quantitative rispetto agli anni precedenti. Analizzare, inoltre, qualora si ritenga opportuno, la periodicità delle malattie, la loro tipologia e le aree aziendali maggiormente colpite. Un valore elevato determina un’incidenza negativa sulla produttività dell’impresa. Può essere altresì un segnale dell’esistenza di un clima aziendale deteriorato o non equilibrato, caratterizzato da tensioni sociali o da condizioni di stress lavorativo. KPI g2) GIORNI DI MALATTIA Qualora l’impresa preveda un sistema di rilevamento sulla soddisfazione espressa dal personale sul tema della sicurezza aziendale, segnalarne l’esistenza e, possibilmente, indicare il livello di soddisfazione riscontrato internamente all’organizzazione sulla base della scala quali-quantitativa adottata. Un livello più che soddisfacente evidenzia la percezione da parte dei lavoratori di un efficace piano di sicurezza aziendale o, quanto meno, di un ambiente lavorativo sufficientemente sicuro. La consapevolezza da parte del personale di operare in un ambiente lavorativo sicuro può determinare, inoltre, impatti positivi sulla produttività aziendale. KPI g3) LIVELLO DI SODDISFAZIONE DEL SISTEMA DI SICUREZZA AZIENDALE B.3.1.8 Clima aziendale e comunicazione interna Quantificare il numero di contenziosi in materia di diritto del lavoro; analizzarne le motivazioni e le variazioni numeriche, sia rispetto agli anni precedenti che relativamente alla media di imprese analoghe a livello locale e nazionale. KPI h1) CONTENZIOSI IN MATERIA DI DIRITTO DEL LAVORO Quantificare il numero di provvedimenti disciplinari registrati annualmente; definire le variazioni numeriche rispetto agli anni precedenti. KPI h2) PROVVEDIMENTI DISCIPLINARI 29 In riferimento ai due indicatori sopradescritti, un loro valore elevato può determinare sia un effetto negativo sulla produttività dell’impresa che una sfavorevole ricaduta sul clima aziendale nel suo complesso. Inoltre può produrre sull’ambiente esterno uno scadimento dell’immagine aziendale. Descrivere sinteticamente la struttura del sistema di customer satisfaction interno, indicandone criteri e modalità di valutazione. Una buona organizzazione ed una chiara presentazione del sistema, nonché un adeguato coinvolgimento del personale, comportano solitamente benefici per l’impresa in termini di maggiore responsabilità e superiori livelli di qualità, efficacia e di efficienza. KPI h3) SISTEMA FORMALIZZATO DI CUSTOMER SATISFACTION INTERNO Descrivere la struttura del sistema di raccolta di istanze e suggerimenti adottato, indicando i criteri e le modalità di raccolta e gestione. Una buona definizione del sistema comporta verosimilmente un innalzamento del livello di partecipazione al raggiungimento degli obiettivi aziendali da parte del personale, nonché produce un effetto positivo per l’impresa soprattutto in termini di maggior capacità di problem solving, accrescimento del livello di innovazione, incremento del livello qualitativo del lavoro e del prodotto, crescita generalizzata dell’efficienza. KPI h4) SISTEMA FORMALIZZATO DI RACCOLTA ISTANZE E SUGGERIMENTI B.3.2 Soci B.3.2.1 Composizione compagine societaria Quantificare il numero di soci e le variazioni intervenute rispetto agli anni precedenti. Un assetto societario ampliato rispetto ai periodi passati delinea una situazione di evoluzione, spesso caratterizzata da un significativo potenziale di sviluppo. KPI a1) NUMERO DEI SOCI Quantificare il numero di soci di capitale e le relative variazioni avvenute nei periodi precedenti. Un valore rilevante afferente a tale indicatore disegna un’immagine aziendale focalizzata su un virtuoso processo di capitalizzazione dell’impresa. KPI a2) SOCI DI CAPITALE 30 Quantificare l’ammontare dei soci lavoratori ed il loro incremento o decremento rispetto agli anni antecedenti. Un numero elevato evidenzia un maggiore coinvolgimento ed una migliore attenzione all’attività lavorativa svolta all’interno dell’impresa, una più intensa propensione agli investimenti e all’innovazione per migliorare le attività, i processi produttivi, l’ambiente lavorativo e l’immagine aziendale. KPI a3) SOCI LAVORATORI Quantificare il numero di soci di sesso femminile all’interno dell’azienda, le variazioni intervenute rispetto agli anni precedenti ed il valore percentuale sul totale dei componenti l’assetto proprietario; confrontare tale valore percentuale con quello espresso da aziende similari appartenenti al medesimo settore. Un’incidenza non simbolica rivela un’azienda evoluta, priva di pregiudizi culturali nei confronti del mondo femminile, ma piuttosto attenta ad interiorizzare le capacità ed a valorizzare le potenzialità femminili nell’ambito delle scelte aziendali attinenti alla struttura proprietaria. KPI a4) INCIDENZA DI SOCI DI SESSO FEMMINILE Rilevare il grado di partecipazione alla vita dell’impresa da parte della componente proprietaria, evidenziando la presenza dei soci nelle assemblee e nei comitati direttivi. Tali indicatori riflettono l’impegno e il senso di responsabilità dei soci nella conduzione dell’impresa. KPI a5) PARTECIPAZIONE DEI SOCI ALLE ASSEMBLEE KPI a6) PARTECIPAZIONE DEI SOCI A COMITATI DIRETTIVI B.3.3 Finanziatori B.3.3.1 Comunità bancaria di riferimento Fornire un quadro sintetico dell’eventuale situazione debitoria che l’azienda presenta nei confronti dei suoi istituti bancari di riferimento. Una equa ripartizione delle fonti finanziare rappresenta un elevato grado di indipendenza dell’impresa nei confronti del sistema bancario. KPI a1) QUOTA DI DEBITO VS “ISTITUTO X” KPI a2) QUOTA DI DEBITO VS “ISTITUTO Y” KPI a3) QUOTA DI DEBITO VS “ISTITUTO Z” 31 Quantificare la numerosità degli istituti bancari con cui l’azienda intrattiene rapporti che presentano standard certificativi o documenti rendicontativi di Responsabilità Sociale. La scelta di identificare fornitori strategici (banche) caratterizzati da una cultura fondata sull’etica aziendale o sulla responsabilità sociale testimonia una particolare attenzione da parte dell’azienda alla tematica in oggetto, premiando in tal modo strutture dotate di una cultura di responsabilità sociale. KPI a4) ISTITUTI BANCARI DI RIFERIMENTO DELL’AZIENDA CONFORMI A STANDARD DI RESPONSABILITÀ SOCIALE B.3.4 Fornitori B.3.4.1 Portafoglio fornitori Fornire il numero dei fornitori di riferimento ed indicare le variazioni rispetto agli anni precedenti. Una loro elevata numerosità denota l’impatto che l’azienda produce sull’economia ed il ruolo di volano di sviluppo che essa riveste. KPI B.3.4.2 a1) NUMEROSITA’ DEI FORNITORI Distribuzione territoriale Indicare la localizzazione geografica dei propri fornitori sulla base della ripartizione fornita dagli indicatori sotto riportati. Una più accentuata propensione verso fornitori residenti sul medesimo territorio comunale e/o provinciale di residenza dell’azienda può denotare una cultura d’impresa caratterizzata da tratti comportamentali improntati ad una maggior attenzione all’ambiente in cui essa opera. Il privilegiare fornitori locali può talora indicare una precisa volontà dell’azienda di redistribuire parte del valore aggiunto creato nell’ambito della comunità socio-economica di riferimento, prescindendo anche da convenienze economiche. In altri casi, prediligere prodotti a km 0, fa trasparire un’anima aziendale particolarmente attenta anche alla tutela ambientale. La presenza di fornitori stranieri nel proprio portafoglio acquisti rivela, peraltro, una dinamicità aziendale improntata ad acquisire vantaggi competitivi, ricercando le risorse più idonee su mercati esteri. KPI b1) FORNITORI RESIDENTI IN AMBITO COMUNALE KPI b2) FORNITORI RESIDENTI IN AMBITO PROVINCIALE KPI b3) FORNITORI RESIDENTI IN AMBITO REGIONALE 32 KPI b4) FORNITORI RESIDENTI IN AMBITO NAZIONALE KPI b5) FORNITORI RESIDENTI IN AMBITO ESTERO B.3.4.3 Forma giuridica Quantificare i fornitori sulla base della macro-forma giuridica: società di capitali e società di persone. Un significativo numero di fornitori con veste di società di capitale, in genere maggiormente strutturate e a più elevata complessità gestionale, segnala la capacità dell’azienda di stare sul mercato, confrontandosi con organizzazioni strutturate. La significativa presenza in portafoglio di aziende nella forma di società di persone può rilevare, peraltro, la scelta aziendale di privilegiare il tessuto economico locale, laddove questo sia in grado di soddisfare i bisogni fisiologici aziendali. KPI c1) SOCIETÀ DI CAPITALE KPI c2) SOCIETÀ DI PERSONE B.3.4.4 Dimensione aziendale Delineare la distribuzione del portafoglio fornitori sulla base della loro dimensione per organico, così come indicato dai criteri adottati dalla UE. KPI d1) MICRO IMPRESA (1 ÷ 9 ADDETTI) KPI d2) PICCOLA IMPRESA (1O ÷ 49 ADDETTI) KPI d3) MEDIA IMPRESA (50 ÷ 249 ADDETTI) KPI d4) GRANDE IMPRESA (≥ 250 ADDETTI) I risultati derivanti da tali indicatori vanno ad integrare quelli appartenenti alla categoria precedente (Forma giuridica): medie e grandi dimensioni si riferiscono solitamente alle società di capitale. Ne emerge quindi un quadro informativo in grado di meglio delineare il sistema di approvvigionamento dell’impresa per macro categorie di fornitori. 33 B.3.4.5 Tempi di pagamento Riportare i tempi medi di pagamento concordati con i fornitori sulla base della scala definita dagli indicatori sotto riportati. Quanto più dilazionati risulteranno i pagamenti, tanto minore sarà la provvista di liquidità per l’azienda, da cui ne deriva una miglior situazione finanziaria dell’organizzazione. KPI e1) ALLA CONSEGNA DEL PRODOTTO/SERVIZIO KPI e2) A 30 GIORNI KPI e3) A 60 GIORNI KPI e4) A 90 GIORNI KPI e5) A 120 GIORNI KPI e6) > 120 GIORNI B.3.4.6 Standard certificativi Rilevare le diverse tipologie di certificazione ottenute, o in corso di ottenimento, da parte dei fornitori in relazione all’adozione di sistemi di qualità di prodotto o processo, ambientale o di responsabilità sociale. Una più accentuata propensione verso fornitori dotati di certificazioni indica una cultura aziendale evoluta ed attenta alla costruzione di una supply chain caratterizzata dai principi della qualità totale, piuttosto che dal rispetto per l’ambiente o dall’etica aziendale. KPI f1) CERTIFICAZIONE ISO 9001 OTTENUTA KPI f2) CERTIFICAZIONE ISO 900 IN CORSO KPI f3) CERTIFICAZIONE AMBIENTALE OTTENUTA KPI f4) CERTIFICAZIONE AMBIENTALE IN CORSO KPI f5) CERTIFICAZIONE DI RESPONSABILITA’ SOCIALE OTTENUTA KPI f6) CERTIFICAZIONE DI RESPONSABILITA’ SOCIALE IN CORSO 34 B.3.5 Clienti B.3.5.1 Portafoglio clienti Fornire il numero dei clienti componenti il portafoglio aziendale e le variazioni intervenute rispetto agli anni precedenti. Una significativa consistenza numerica della clientela può contribuire ad affermare una positiva immagine dell’impresa. Una bassa numerosità di clienti può segnalare una situazione di rischio di mercato potenziale. KPI B.3.5.2 a1) NUMEROSITA’ DEI CLIENTI Ripartizione del portafoglio per tipologie di clienti in termini di numerosità Quantificare la clientela servita sulla base della ripartizione tipologica fornita dagli indicatori sotto riportati. Una buona diversificazione del portafoglio clienti evita possibili e pericolosi fenomeni di concentrazione del portafoglio stesso, garantendo maggiore stabilità all’impresa e ponendola nelle condizioni di reagire ad eventuali crisi settoriali o più generici cali di ordinativi interessanti specifiche tipologie di clientela. KPI b1) AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE KPI b2) AZIENDE PRIVATE KPI b3) PERSONE B.3.5.3 Ripartizione del portafoglio per tipologie di clienti in termini di fatturato Ripartire le tipologie di clientela sulla base del fatturato generato. Tale analisi del portafoglio evidenzia le tipologie di clienti più importanti in termini di valore, ovvero quelle a maggior rilevanza strategica per l’azienda. Ad esse dovrà essere posta maggiore attenzione dall’impresa in termini di politiche commerciali ed azioni di marketing. KPI c1) AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE KPI c2) AZIENDE PRIVATE KPI c3) PERSONE 35 B.3.5.4 Ripartizione territoriale Fornire un quadro informativo sulla distribuzione geografica della propria clientela sulla base della ripartizione territoriale suggerita dagli indicatori sotto riportati, in modo da valutare l’estensione e la copertura del mercato geografico su cui si è sviluppata l’attività commerciale dell’azienda. KPI d1) COMUNALE KPI d2) PROVINCIALE (EXTRA-COMUNALE) KPI d3) REGIONALE (EXTRA-PROVINCIALE) KPI d4) NAZIONALE (EXTRA-REGIONALE) KPI d5) ESTERO B.3.5.5 Sviluppo del mercato Riportare il numero di nuovi clienti acquisiti nel corso dell’ultimo l’anno. Un loro numero significativo profila l’immagine di un’azienda dinamica e di successo nonché di particolare efficienza della funzione marketing. KPI e1) NUOVI CLIENTI NELL’ANNO Quantificare il numero di clienti presenti in portafoglio da oltre un anno. Valori rilevanti segnalano la capacità dell’azienda di fidelizzare la clientela e di stabilizzare il proprio posizionamento sul mercato. KPI e2) CLIENTI PRESENTI IN PORTAFOGLIO DA OLTRE UN ANNO Fornire l’incidenza percentuale dei nuovi clienti acquisiti nell’ultimo anno sul portafoglio totale. Tale percentuale integra il dato fornito dal precedente indicatore codificato con e1). KPI e3) INCIDENZA DEI NUOVI CLIENTI SUL PORTAFOGLIO COMPLESSIVO Fornire il fatturato medio per cliente, ossia il valore medio generato del target aziendale. Un livello medio elevato può significare una buona efficienza aziendale. Tale valore assume maggior significato se raffrontato possibilmente con dati medi di settore o di altre aziende similari. KPI e4) FATTURATO MEDIO PER CLIENTE 36 Quantificare l’incidenza percentuale ottenuta dai primi 4 clienti per valore acquistato sul fatturato totale. Un dato elevato rivela una situazione di pericolosa concentrazione del portafoglio clienti e una conseguente elevato livello di rischio commerciale. KPI B.3.5.6 e5) INCIDENZA DEI PRIMI 4 CLIENTI PER VALORE ACQUISTATO SUL FATTURATO TOTALE Customer satisfaction Contabilizzare i reclami ricevuti, identificandone le tipologie a maggior ricorrenza. Un’azienda che pone particolare interesse alle problematiche legate al mercato, possibilmente mettendo in atto rapide risoluzioni delle stesse ed attuando azioni volte ad evitare il loro ripetersi, proietta un’immagine di efficienza organizzativa e di attenzione alla soddisfazione dei bisogni dei cliente. Un ridotto numero di reclami, così come un loro decremento rispetto ai periodi precedenti, mette quindi in rilievo un buon funzionamento organizzativo e gestionale dell’impresa. KPI f1) RECLAMI RICEVUTI Quantificare il numero di contenziosi in essere con terzi. Il loro numero contenuto o la riduzione rispetto agli anni precedenti segnala la capacità dell’azienda di relazionarsi con l’ambiente esterno, soprattutto con il mercato, assumendo anche comportamenti ispirati a principi di eticità. Tale valore può assumere ancor significato maggiore se raffrontato con medie di settore o di altre imprese. KPI f2) CONTENZIOSI Definire l’incidenza dei reclami sul numero totale di vendite. Un basso valore percentuale rivela un comportamento aziendale orientato al cliente e caratterizzato da un efficace monitoraggio e controllo delle vendite. Tale valore va ad integrare il precedente indicatore identificato con il codice f1). KPI f3) INCIDENZA DEI RECLAMI SUL NUMERO DI VENDITE Definire il livello di soddisfazione riscontrato nell’ambito del proprio portafoglio clienti. Un elevato valore rileva la capacità dell’azienda di consolidarsi sul mercato, favorendo un atteggiamento di fedeltà al proprio brand o ai propri prodotti o servizi da parte della clientela. KPI f4) LIVELLO DI CUSTOMER SATISFACTION 37 B.3.6 Collettività B.3.6.1 Iniziative a sostegno della comunità per ambito tematico Fornire un quadro informativo sulla tipologia di iniziative che sono attuate a sostegno della collettività, suddividendole per ambito tematico come suggerito dagli indicatori sotto riportati, in modo da valutare il coinvolgimento e la partecipazione attiva dell’azienda sul territorio locale, nonché l’interesse a creare stimoli formativi nonché educativi e sviluppare e/o mantenere una buona qualità della vita nella comunità in cui opera. KPI a1) IN AMBITO CULTURALE (VALORE IN €) KPI a2) IN AMBITO SPORTIVO (VALORE IN €) KPI a3) IN AMBITO SOCIO-SANITARIO (VALORE IN €) KPI a4) IN AMBITO SCOLASTICO – FORMATIVO (VAL. IN €) Fornire il numero di iniziative sostenute dall’azienda a favore della collettività durante l’anno e le variazioni intervenute rispetto agli anni precedenti. Una significativa consistenza numerica può contribuire ad affermare una positiva immagine dell’impresa. KPI B.3.6.2 a5) NUMERO DI INIZIATIVE SOSTENUTE Iniziative a sostegno della comunità per ambito territoriale Fornire un quadro informativo sulla distribuzione geografica delle iniziative sostenute e sviluppate sulla base della ripartizione territoriale suggerita dagli indicatori sotto riportati, in modo da valutare l’estensione e la copertura del territorio su cui l’azienda è inserita. KPI b1) IN AMBITO LOCALE (COMUNALE O PROVINCIALE) (VALORE IN €) KPI b2) IN AMBITO NAZIONALE (EXTRA PROVINCIALE (VALORE IN €) KPI b3) IN AMBITO EXTRA NAZIONELE (VALORE IN €) 38 B.3.6.3 Stabilizzazione della popolazione Fornire il numero di addetti residenti all’interno del territorio compreso nell’isocrona di 60 minuti dalla sede dell’impresa e rapportarlo con la totalità del personale aziendale. Una significativa consistenza numerica può contribuire ad una diminuzione di fenomeni di migrazione e/o abbandono del territorio, con particolare riferimento alle aree non urbane. c1) KPI B.3.6.4 INCIDENZA DEL PERSONALE RESIDENTE SUL TERRITORIO COMPRESO NEL’ISOCRONA DI 60 MIN DALLA SEDE AZIENDALE SUL TOTALE DEGLI ADDETTI Contenziosi con la comunità locale Fornire il numero di contenziosi avuti con la collettività durante l’anno in esame, accompagnati dalle motivazioni che li hanno generati, nonché le variazioni intervenute rispetto agli anni precedenti. Una cifra rilevante può disegnare un’immagine aziendale legata ad una cultura poco attenta alle istanze della collettività ed al suo benessere. KPI B.3.6.5 d1) NUMERO DI CONTENZIOSI IN ATTO Contribuzione fiscale Mediante i 3 indicatori sotto riportati si fornisce un quadro informativo afferente al contributo fornito dall’azienda alla Pubblica Amministrazione, quale soggetto rappresentativo della collettività e suo fornitore in termini di servizi di pubblica utilità. La quantificazione delle imposte dirette e di quelle indirette fornisce l’effettiva capacità contributiva dell’azienda e, quindi, il suo apporto al miglioramento del sistema socio-economico. KPI e1) IMPOSTE DIRETTE KPI e2) IMPOSTE INDIRETTE KPI e3) INCIDENZA DEL TOTALE DELLE IMPOSTE E TASSE SULL’UTILE ANTE IMPOSTE 39 B.4 Performance ambientale Si sottolinea come tale sezione sia esclusivamente riferita allo stakeholder Collettività. B.4.1 Standard certificativi Fornire un quadro informativo sul numero e sulla tipologia di attestazioni e standard certificativi in possesso o in corso di ottenimento da parte dell’azienda, suddividendoli come suggerito dagli indicatori sotto riportati, in modo da valutare la partecipazione attiva e l’attenzione posta in essere dall’azienda alla tutela dell’ambiente in cui opera. KPI a1) ISO 14001 OTTENUTA KPI a2) ISO 14001 IN CORSO KPI a3) EMAS OTTENUTO KPI a4) EMAS IN CORSO KPI a5) ALTRA CERTIFICAZIONE OTTENUTA KPI a6) ALTRA CERTIFICAZIONE IN CORSO B.4.2 Comportamenti improntati alla tutela ambientale Fornire un quadro informativo sulla tipologia di comportamento adottato in relazione al contenimento del consumo di risorse naturali (idrico ed elettrico) e di combustibile fossile, privilegiando, invece, l’impiego di carburanti a minor impatto ambientale (ad es.: gasolio bianco). Un’effettiva adozione dei tre indicatori sotto riportati riflette una particolare attenzione dell’azienda per l’ambiente in cui opera. KPI b1) ADOZIONE DI SISTEMI DI CONTENIMENTO DI CONSUMI IDRICI KPI b2) ADOZIONE DI SISTEMI DI CONTENIMENTO DI CONSUMI ELETTRICI KPI b3) IMPIEGO DI CARBURANTI A MINOR IMPATTO AMBIENTALE Al fine di meglio evidenziare un profilo aziendale particolarmente sensibile ai temi della tutela ambientale, descrivere la tipologia di fonti rinnovabili e le relative tecnologie di produzione utilizzate, secondo il suggerimento fornito dagli indicatori sotto riportati. 40 KPI b4) IMPIEGO DI COMBUSTIBILI PER RISCALDAMENTO DA FONTI RINNOVABILI KPI b5) ADOZIONE DI IMPIANTI DI PRODUZIONE DI ENERGIA DA FONTI RINNOVABILI Porre in rilievo il comportamento virtuoso relativo al recupero e riutilizzo di imballi e contenitori impiegati in azienda (ad es.: pallet, sacchi, casse, ecc.), fornendone un dettaglio in termini di tipologia e quantità. KPI b6) RECUPERO E RIUTILIZZO DI IMBALLI E CONTENITORI Descrivere le modalità e/o i sistemi utilizzati nella riduzione e nell’abbattimento di emissioni nocive per ciò che attiene rumori e fumi o polveri, in modo da valutare l’attenzione posta in essere dall’azienda con particolare riferimento al contesto ambientale locale. KPI KPI b7) ADOZIONE DI SISTEMI PER LA RIDUZIONE DI EMISSIONI DI RUMORE b8) ADOZIONE DI SISTEMI PER L’ABATTIMENTO DI FUMI E/O POLVERI Definire l’attenzione posta in essere dall’azienda sul tema del riciclo, identificando una percentuale annuale di utilizzo di prodotti riciclati e quantificando un valore dei rifiuti annualmente avviati al riciclo. Identificare, se presenti, eventuali variazioni intervenute rispetto agli anni precedenti. KPI b9) UTILIZZO DI PRODOTTI DA RICICLO KPI b10) RIFIUTI AVVIATI AL RECUPERO Quantificare gli sversamenti o la perdita in mare di idrocarburi e di altre sostanze nocive da specificare, identificandone le cause che le hanno prodotte. KPI b11) SVERSAMENTI DI IDROCARBURI IN MARE KPI b12) SVERSAMENTI O PERDITA DI SOSTANZE INQUINANTI (ECCETTO IDROCARBURI)IN MARE Quantificare l’emissione annuale di CO2 e di altre sostanze inquinanti emesse in atmosfera generate dall’attività d’impresa. Identificare, inoltre, le variazioni intervenute rispetto agli anni precedenti. KPI b13) EMISSIONI DI CO2 KPI b14) EMISSIONI IN ATMOSFERA DI SOSTANZE INQUINANTI 41 Identificare l’età media dei mezzi di trasporto utilizzati dall’azienda e le variazioni intervenute rispetto agli anni precedenti. Una flotta navale o un parco veicolare obsoleto comporta solitamente un maggior consumo energetico, nonché più frequenti e costose attività manutentive, e superiori valori di emissioni inquinanti, denotando una scarsa sensibilità ai temi della preservazione dell’ambiente e del territorio in cui l’azienda opera. KPI b15) ETA’ MEDIA DELLA FLOTTA NAVALE AZIENDALE KPI b16) ETA’ MEDIA DEL PARCO VEICOLARE AZIENDALE 42 C Le linee programmatiche risultati ottenuti C.1 Obiettivi e risultati raggiunti ed i Nel presente paragrafo si evidenziano, per singolo stakeholder, i risultati conseguiti rispetto agli obiettivi prefissati, utilizzando lo schema sotto riportato ed argomentando le criticità emerse nel caso di mancato raggiungimento dell’obiettivo. L’indicatore di sintesi è rappresentato dal valore percentuale dei KPI che hanno registrato il conseguimento dell’obiettivo prefissato sul totale degli indicatori utilizzati STAKEHOLDER AZIENDA Indicatori di RAGGIUNGIMENTO DELL’OBIETTIVO PREFISSATO SI NO PERFORMANCE ECONOMICA a) RICCHEZZA PRODOTTA a1) Valore aggiunto caratteristico lordo (VACL) a2) Valore aggiunto globale netto (VAGN) b) EFFICIENZA b1) VAI (Valore agg. su investim. = VAGN/Tot. Attivo) b2) Valore aggiunto per addetto b3) Sistema di certificaz. di qualità ISO 9000 in corso (*) COMMENTO Indicatore di sintesi: n° KPI con obiettivo raggiunto / n° totale KPI utilizzati. COMMENTO 43 C.2 Obiettivi futuri L’impresa, utilizzando lo schema di seguito proposto e finalizzato alla fissazione degli obiettivi che intende raggiungere nel periodo successivo, è indotta ad adottare un approccio gestionale decisamente improntato ai principi della programmazione e controllo, in grado di incrementarne significativamente i livelli di efficienza ed efficacia organizzativa. L’impiego della seguente tabella tipo può risultare utile al riguardo. Scala Quantitativa /Scala Qualitativa (1) (2) (3) Valore attualmente conseguito Obiettivo del prossimo periodo ∆% per il conseguimento dell’obiettivo INDICATORE CON VALUTAZIONE QUANTITATIVA Valore assoluto (ad es.: €) Valore assoluto (ad es.: €) ± Valore % INDICATORE CON VALUTAZIONE QUALITATIVA 1÷7 1÷7 ± Valore % Indicatore Per ognuno degli indicatori attribuiti al singolo stakeholder, si procede quindi a fissare un obiettivo in termini quantitativi o qualitativi, così come riportato, a titolo di esempio, nella seguente tabella. Ogni obiettivo, inoltre, dovrebbe essere necessariamente accompagnato da una sintetica argomentazione. A fini comunicativi l’azienda può comunque decidere di limitarsi a porre in risalto solo i valori previsionali relativi agli indicatori ritenuti di maggior rilievo. STAKEHOLDER AZIENDA Scala Quantitativa /Scala Qualitativa (1) (2) (3) Valore attualmente conseguito Obiettivo del prossimo periodo ∆% per il conseguimento dell’obiettivo a1) Valore aggiunto caratteristico lordo (VACL) 10.000,00 € 10.500,00 5% a2) Valore aggiunto globale netto (VAGN) 9.000,00 € 9.450,00 5% b1) VAI (Valore agg. su investim. = VAGN/Tot. Attivo) …. …. …. b2) Valore aggiunto per addetto …. …. …. b3) Sistema di certificaz. di qualità ISO 9000 in corso (*) 6 7 14,3 % Indicatori di PERFORMANCE ECONOMICA a) RICCHEZZA PRODOTTA b) EFFICIENZA (*) valori adimensionali: scala qualitativa di Likert COMMENTO 44