Furto di passeggino: «20 euro per riaverlo»

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Furto di passeggino: «20 euro per riaverlo»
PROVINCIA
L’ECO DI BERGAMO
Falsa fabbrica al Sud
per incassare fondi
Tre nei guai per truffa
TRE SLOT MACHINE
NEL MIRINO DEI LADRI
L’ALLARME NON BASTA
Hanno rubato tre slot machines e un cambiamonete, i ladri che l’altra notte sono entrati nel Qbar di PONTIDA in
via Bergamo (la Briantea). I
malviventi intorno alle 2,30
hanno forzato la porta d’ingresso e sono entrati nel bar.
È scattato l’allarme, ma nel giro di cinque minuti sono riusciti a rubare le tre slot machine e il cambiamonete. L’allarme ha allertato le forze dell’ordine e sul posto è arrivata una
pattuglia di carabinieri di Calusco: i ladri purtroppo sono
riusciti a far perdere le tracce. Avvisati dall’antifurto hanno raggiunto il loro locale anche i titolari che con amarezza hanno dovuto prendere atto del quarto furto in cinque
anni.
Altro furto a CASTEL ROZZONE, nel bar Al Portico: sparito il contenuto di una slot
machine, 800 euro. L’incursione dei malviventi è avvenuta
intorno alle 3 della notte tra
mercoledì e ieri. La banda è
giunta sul posto a bordo di
una station wagon scura. Tre
le persone con in testa un cappellino da baseball che si sono avvicinate alla porta principale del bar, forzandola probabilmente con un piede di
porco: un lavoro eseguito senza troppi problemi e con grande tempestività proprio per
evitare l’eventuale arrivo delle forze dell’ordine. Prima di
andarsene si sono concessi
una bevanda e due gelati.
SUISIO Padre, figlio e figlia, ex
titolari di un’azienda per la lavorazione di tubi meccanici a
Suisio sono stati denunciati a
piede libero per truffa aggravata ai danni dello Stato. Secondo l’accusa avrebbero presentato piani di sviluppo industriale nel Sud Italia al solo
scopo di incassare i contributi
statali. In questo modo, stando
alle contestazioni, avrebbero
intascato un milione e mezzo
di euro.
Auto contro camion
sulla Briantea
Ventunenne ferita
Una ragazza di Sotto il Monte è rimasta ferita – fortunatamente in modo non grave – in un incidente stradale avvenuto nel pomeriggio di ieri a Palazzago, sulla Briantea. La giovane, C. P., 21 anni, viaggiava a bordo di una Fiat Punto, quando si è
scontrata con un camion Scania
142H. Lo schianto è avvenuto verso le 16,10: l’esatta dinamica dell’incidente e le varie responsabilità sono ancora da accertare con precisione. La parte anteriore del camion ha
urtato la fiancata sinistra dell’utilitaria e in un primo momento la ragazza è rimasta intrappolata nella
vettura. Sul posto sono intervenuti i
mezzi del 118 e due squadre di vigili del fuoco: all’arrivo dei pompieri la ragazza era già stata estratta
dall’auto e, dopo le prime cure sul
posto, è stata trasportata in ospedale per ulteriori accertamenti. Le sue
condizioni, comunque, non sono apparse preoccupanti. Dell’incidente
è stata subito avvertita anche la polizia stradale che ha inviato sul posto una pattuglia del distaccamento
di Treviglio per i rilievi.
PROGETTO PER SEI MILIONI
I fatti risalgono al 2003,
quando i tre, che risiedono nel
Milanese, erano ai vertici di un
gruppo di società del quale faceva parte anche l’officina
meccanica di Suisio. Il padre,
originario di Villa d’Adda, all’epoca era legale rappresentante, il figlio e la figlia soci.
L’indagine del nucleo di polizia tributaria della Guardia di
finanza di Milano, comandato
dal colonnello Riccardo Rapanotti, riguarda in particolare la
realizzazione di un impianto
industriale in provincia di Salerno, dal costo complessivo
dichiarato di sei milioni e mezzo di euro, di cui quattro e
mezzo a carico di privati e due
che dovevano essere erogati a
fondo perduto dal ministero
dello Sviluppo economico.
I CONTRIBUTI STATALI
Per le Fiamme gialle, però,
più che di un vera e propria
strategia di espansione aziendale si sarebbe trattato di un
escamotage per intascare illecitamente i contributi statali
stanziati da una legge per incentivare gli investimenti e la
conseguente creazione di posti di lavoro nel Mezzogiorno.
Stando alle contestazioni, infatti, nel capannone industriale campano sarebbero finiti
macchinari obsoleti che, però,
grazie ad alcune fatturazioni
false figuravano come nuovi.
Così come fittizie, secondo la
Finanza, sarebbero tutte le fatture di compravendita emesse
dalle società coinvolte nella
presunta frode. Società che sono tutte riconducibili al gruppo industriale ai cui vertici stavano i tre indagati.
LE PRESUNTE FATTURE FALSE
Insomma, per l’accusa, la volontà imprenditoriale stava solo sulla carta, e per di più su
carte fasulle. Perché, stando alle Fiamme gialle milanesi, tramite il sofisticato giro di false
fatturazioni i tre erano riusciti
già a incassare un milione e
mezzo dei due previsti dai finanziamenti dello Stato. Soldi
dei quali, per l’accusa, avrebbe beneficiato la società di Suisio e dunque i suoi titolari dell’epoca.
PERQUISIZIONI E SEQUESTRI
Il nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di
Milano ha cominciato a indagare qualche tempo fa, dopo
che da una serie di verifiche fiscali riguardanti le società del
gruppo erano emersi alcuni
punti oscuri. Da qui l’inchiesta che ha portato alla scoperta della presunta truffa aggravata ai danni dello Stato. Perquisizioni sono state effettuate a Suisio, nel Salernitano e
anche nelle province di Nuoro
e Oristano dove si trovano altre società del gruppo industriale. È stata sequestrata documentazione che gli investigatori ritengono utile all’indagine. Nel frattempo il giudice
delle indagini preliminari di
Milano Giovanna Verga ha disposto il sequestro preventivo
dei beni e dei conti correnti dei
presunti truffatori.
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IIIII PAL AZZAGO
Suisio, l’accusa: aiuti statali per un milione e mezzo
ottenuti tramite un giro di fatturazioni fittizie
IIE PONTIDAM
VENERDÌ 9 MAGGIO 2008
(foto Paolo Magni)
Albano Due zingare in cella per tentata estorsione. Scoperte dal nonno-detective
Furto di passeggino: «20 euro per riaverlo»
IIE SERIATEM
RUBATO TIR NUOVO DI ZECCA
A UNA DITTA DI TRASPORTI
Furto l’altra notte nello stabilimento Trasporti Marchesi di Cassinone, a Seriate.
I malviventi hanno preso di mira un autocarro, acquistato una ventina di giorni fa, parcheggiato nel piazzale interno dell’azienda. Il blitz dei ladri si è svolto senza ostacoli. Per i malviventi non è
stato necessario introdursi nel capannone perché il mezzo pesante - che ha un
valore economico ingente, pari a 180200 mila euro - non era parcheggiato all’interno. L’antifurto era attivo ma non
è scattato. I ladri hanno trovato una via
di fuga in alcuni terreni confinanti attraverso i quali sono scappati facendo
perdere le proprie tracce. Il mezzo rubato per fortuna non conteneva merce.
Recentemente lo stabilimento aveva subito altri furti, l’ultimo due mesi fa.
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ALBANO SANT’ALESSANDRO Hanno
rubato il passeggino che una mamma
aveva «parcheggiato» fuori da un supermercato e quando, più tardi, sono
state rintracciate dal padre della donna gli hanno chiesto 20 euro per la restituzione, rimediando così l’arresto
per tentata estorsione e furto. In carcere sono finite due donne rom, I. E.
di 22 anni e C. M. N. di 19 anni, entrambe domiciliate al campo nomadi
di Sesto San Giovanni, tutte e due conosciute (con una serie di nominativi diversi) alle forze dell’ordine per
reati contro il patrimonio.
L’episodio è accaduto mercoledì in
piazza Caduti ad Albano Sant’Alessandro. Una madre del paese col figlioletto di due anni entra in un supermercato lasciando all’esterno il
passeggino. Quando, intorno alle
10,30, la donna esce il passeggino è
sparito. Alcuni passanti le dicono che
in zona circolavano due zingare. La
giovane mamma telefona a suo padre,
un sessantottenne di Albano, e gli racconta tutto. Il pensionato si mette in
auto per tentare di rintracciare le due
donne.
Cosa che avviene poco più tardi al
confine tra Seriate e Pedrengo, davanti al negozio di abbigliamento «Milano Moda». L’uomo nota le due rom
e riconosce il passeggino del nipotino, tra l’altro occupato «abusivamente» dal figlioletto di un anno di I. E..
A questo punto accosta, scende dall’auto e recrimina: «Quel passeggino è mio!». Le due nomadi non provano neanche a difendersi: «Sì è tuo,
ma se lo rivuoi indietro ci devi dare
20 euro». Inizia una discussione accesa, interrotta dall’intervento dei carabinieri della tenenza di Seriate, che
nel frattempo erano stati avvertiti dalla proprietaria del passeggino.
Per l’accusa, le due rom avrebbero
ribadito la richiesta di denaro anche
di fronte ai carabinieri. Ed è a questo
punto che è scattato l’arresto per tentata estorsione e per furto. Le due donne sono state portate in carcere. Con
loro in via Gleno è finito anche il figlioletto di I. E..