I risultati della ricerca
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I risultati della ricerca
Esiti questionario sulla discriminazione Non esiste la possibilità di essere oggettivi quando si fa una ricerca. A partire dalla scelta del tema, dagli strumenti utilizzati e dalla loro costruzione. E anche una volta schematizzati i dati (secondo un criterio arbitrario) si possono fare tante ipotesi. Noi ne abbiamo scelte alcune e non altre, in parte perché ci sembravano più utili (di nuovo, consci che si tratti di un parere soggettivo) ed in parte perché hanno un collegamento diretto con il nostro mestiere di formatori. In ogni caso, non sono gli oggetti e gli strumenti a “spiegare” qualcosa. Sono i nostri occhi a guardare il mondo e siamo noi a dargli un significato. Alla ricerca hanno risposto: lavoratore / lavoratrice = 42,3 % studente / studentessa = 50,2 % casalingo / casalinga = 1,3 % altro = 6,2 % Per semplicità abbiamo suddiviso i partecipanti alla ricerca in 2 sottoinsiemi: • il sottoinsieme lavoratore/lavoratrice (di seguito ORG), che ci darà uno spaccato di ciò che pensano le persone che vivono un contesto lavorativo • e il sottoinsieme studente / studentessa + casalingo / casalinga + altro (di seguito NON ORG), che si riferisce prevalentemente alla categoria degli studenti quindi, com’è osservabile, più giovani. pagina 1 Esiti questionario sulla discriminazione Età ORG NON ORG TOT ORG La fascia più numerosa è quella 25-35 anni (37,25%). Se a questi sommiamo la fascia 18-25 (10,78%) otteniamo che il 48,04% degli intervistati ha meno di 35 anni. Ciò significa che quasi la metà del campione ha relativamente “poca” esperienza lavorativa (considerando che molte persone entrano nel mondo del lavoro dopo aver completato gli studi universitari). Gli “over 55” sono solamente il 7,84%. Non percepiscono il tema come rilevante e dunque non partecipano alla ricerca? Il tema ha un “appeal” correlato con l’età? pagina 2 Esiti questionario sulla discriminazione Sesso ORG NON ORG TOT 2/3 delle persone che hanno risposto sono donne. Lo scarto M/F è meno accentuato nell’ORG. I 7 Q sono gli unici o sono gli unici a sapere che ci si chiama così? Significativa la differenza fra ORG e NON ORG. (Per Q si intendono o le persone Queer, ovvero tutte quelle che non rientrano nella normalità intesa in senso statistico, che non si ritrovano cioè nella classica dicotomia uomo/donna, oppure i Questioning, cioè chi ancora non è del tutto certo della risposta). ORG Troviamo percentuali alte fra i 25-35 anni e fra il genere femminile, ambedue categorie “deboli” nei contesti lavorativi. Per questo maggiormente interessate? pagina 3 Esiti questionario sulla discriminazione Firmato o anonimo ORG NON ORG TOT Dei 102 ORG “solo” 43 (42,16%) firmano il questionario o indicano un indirizzo email. Dei 125 NON ORG invece “solo” 23 (18,40%). Ci sembra alta la percentuale di “anonimi”. Un’ipotesi iniziale era che avremmo trovato fra gli “anonimi” (soprattutto ORG) coloro che dichiaravano di aver vissuto o visto episodi di discriminazione. Vedremo più avanti che non è così. Resta la domanda: come mai così tante persone hanno deciso di non firmare? pagina 4 Esiti questionario sulla discriminazione DOMANDA 1 D’istinto, se pensi alla parola “discriminazione” ti viene in mente qualcosa di ORG NON ORG TOT Nonostante l’etimologia suggerisca una definizione neutra, salvo poi avere opinioni differenti sull’uso che se ne fa dell’atto di discriminare, il pensiero della quasi totalità dei rispondenti va immediatamente a qualcosa di negativo. Nessuna differenza fra i 2 sottoinsiemi. pagina 5 Esiti questionario sulla discriminazione DOMANDA 2 Indica i primi 2 sinonimi di “discriminazione” che ti vengono in mente ORG NON ORG TOT Avendo posto il limite a 2 termini, c’è stata competizione fra le scelte ed è evidente che chi ha risposto ha cercato nel proprio bagaglio emotivo e non nel vocabolario. area laica Avendo chiesto di indicare dei sinonimi di un vocabolo “etimologicamente neutro”, ogni volta che ciò è accaduto abbiamo considerato laica la risposta (non conoscendo l’intenzione di chi ha risposto). Per fare alcuni esempi: separare, differenziare, dividere, decidere, ecc. sono tutti vocaboli a cui abbiamo tolto l’interpretazione (in ogni caso 1 fra le tante possibili) e li abbiamo inseriti nell’area laica. caratteristiche del soggetto discriminato Gay, Straniero, Immigrato, ecc. sono caratteristiche del soggetto discriminato. Tecnicamente non sono sinonimi ma “link cognitivi” che danno visibilità della mappa cognitiva di chi ha risposto. pagina 6 Esiti questionario sulla discriminazione cause e effetti Dopo aver scorporato termini laici e caratteristiche, abbiamo suddiviso i “sinonimi” fra ciò che indicava la ragione, l’origine della discriminazione (es: ignoranza) e ciò che ne indicava l’esito, soprattutto l’effetto emotivo in chi è stato discriminato (es: sofferenza). La direzione naturale di una mappa cognitiva è “a valle” di un concetto, quando si guarda la sua manifestazione fattuale, ecco a cosa, secondo noi, è dovuta la % alta di “effetti” sull’intero campione. I NON ORG arrivano dal circuito Bossy e hanno maggiore familiarità con il fenomeno, l’accadimento e forse anche con le Persone discriminate. Questo potrebbe spiegare (data la competizione sui termini) la differenza di 11% fra ORG e NON ORG nel campo caratteristiche. Probabilmente un’altra spiegazione (inoltre e non invece) è da ricercarsi nel fatto che ci sono state molte campagne di sensibilizzazione su quanto faccia male la discriminazione ma non su cosa si debba fare per evitarla. pagina 7 Esiti questionario sulla discriminazione DOMANDA 3 Indica i primi 2 contrari di “discriminazione” che ti vengono in mente ORG NON ORG TOT L’ipotesi della mappa cognitiva alla ricerca dei link più che dei sinonimi è, secondo noi, sostenuta dai dati relativi alla domanda sui contrari. Mentre sui sinonimi l’aspetto emotivo prevale, sui contrari si torna ad un livello cognitivo/intellettuale. In questo caso c’era da trovare un contrario di discriminazione e non un contrario al termine “gay” (“falso” sinonimo della domanda precedente). L’innalzamento dell’area laica (in particolare per i NON ORG) ci sembra coerente con questa ipotesi. Ci pare utilizzabile tal quale la riflessione fatta a proposito di “cause e effetti” anche per “prerequisiti e risultati attesi”. pagina 8 Esiti questionario sulla discriminazione DOMANDA 4 Qual è il primo tipo di discriminazione che ti viene in mente? ORG NON ORG TOT In questo caso c’era la forzatura ad 1 sola scelta e quindi non abbiamo un vero e proprio ranking ponderato ma l’elenco delle prime scelte. Per l’intero campione il primo tipo di discriminazione che viene in mente è legato a “etnia”. In modo più significativo per ORG. ORG al 2° posto ha “genere” e al 3° “orientamento sessuale”. NON ORG inverte il 2° col 3°. Per ORG “genere + orientamento sessuale” (36,28%) non raggiunge “etnia” (55,88%) mentre per NON ORG la somma di questi due (46,4%) arriva sfiorare “etnia” (48,80%). pagina 9 Esiti questionario sulla discriminazione Probabilmente “etnia” è un tema più nuovo e più pubblico, meno evitabile. “Genere” e “orientamento sessuale” risentono forse di un’abitudine culturale più antica e radicata. Qualcuno potrebbe pensare invece che la lingua batte dove il dente duole e che sia il razzismo effettivo anche se non dichiarato a far dire per prima cosa “etnia”. Oppure potremmo dire che c’è un ranking “visibile”, l’etnia non è nascondibile, il genere nemmeno (genericamente parlando) ma può essere diversamente interpretato, l’orientamento sessuale non necessariamente può diventare pubblico, così come l’essere o no credenti. Fa riflettere quella che sembrerebbe essere una rimozione collettiva legata all’età. A meno che la scelta forzata su 1 elemento non abbia penalizzato questo tema così sfaccettato… Magari sarebbe stato il 2° per tutti se avessimo chiesto una scelta doppia… pagina 10 Esiti questionario sulla discriminazione DOMANDA 5 Hai vissuto o assistito ad episodi di discriminazione nella vita di tutti i giorni, fuori dal tuo ambiente di lavoro? ORG NON ORG TOT Casualità? Differente sensibilità nel cogliere i fenomeni? Differenze nell’attribuzione di significato ai medesimi fatti colti? Cioè, qualcuno ha vissuto/visto discriminazioni e qualcuno no, o tutti hanno visto/vissuto ma non tutti se ne sono accorti o hanno classificato un certo comportamento come discriminatorio? pagina 11 Esiti questionario sulla discriminazione DOMANDA 6 Se sì, di che tipo? ORG NON ORG TOT Se si passa alle esperienze vissute (direttamente o osservate) il ranking fra etnia, genere e orientamento sessuale non cambia, cambiano invece le proporzioni. Etnia perde peso. Religione triplica per ORG e raddoppia per NON ORG. Nell’ “altro” troviamo l’aspetto fisico, il ceto sociale, il livello culturale ed altri “non classificabili”. pagina 12 Esiti questionario sulla discriminazione DOMANDA 7 Hai vissuto o assistito ad episodi di discriminazione all’interno del tuo ambiente di lavoro? ORG NON ORG TOT L’ambiente di lavoro per i NON ORG è sostanzialmente la scuola, sia per gli studenti sia per “le mamme” che ne fanno esplicito riferimento. Se mettiamo a confronto la domanda 5 (discriminazioni fuori dal lavoro) con la domanda 7 (discriminazioni al lavoro) dovremmo dire che nelle organizzazioni si sta meglio che per strada. Per contro potremmo invece dire che se nella vita quotidiana le relazioni interpersonali non sono regolate da norme/processi ben definiti e quindi sono “in balia” della pura e semplice iniziativa personale, in un contesto lavorativo invece tutte le interazioni dovrebbero essere “normate” o comunque dovrebbero sottostare a delle regole precise. Ovvero una persona dovrebbe ricevere un trattamento adeguato alla posizione che ricopre indipendentemente dalle sue caratteristiche strettamente personali che non impattano sulla sua performance lavorativa. Se così fosse sarebbero più “preoccupanti” i 47 sì ORG al lavoro che i 104 sì NON ORG fuori dal lavoro. Per continuare con la perfidia, potremmo chiederci se le forme della discriminazione siano differenti al lavoro e fuori dal lavoro verso i medesimi soggetti. Forse le donne non ricevono “commenti pesanti” se camminano nei corridoi al lavoro (come può capitare per strada) ma, per certo, guadagnano meno dei colleghi maschi. pagina 13 Esiti questionario sulla discriminazione Forse il “commento pesante” è considerato discriminatorio mentre non lo è la “differenza di retribuzione a parità di contributo”? Anche questo è un modo per far scendere le %... Volevamo inoltre capire se c’era una correlazione fra l’anonimato e il fatto di aver vissuto/visto discriminazioni. Nel caso avremmo avuto “sì firmati bassi / sì anonimi alti” e “no firmati alti / no anonimi bassi”. Sembrerebbe di no. sì no totale anonimi 23 36 59 (57,84%) firmati 24 19 43 (42,16%) totale 47 (46,08%) 55 (53,92%) pagina 14 Esiti questionario sulla discriminazione DOMANDA 8 Se sì, di che tipo? ORG NON ORG TOT All’interno del contesto lavorativo “etnia” non è più in cima alla classifica. Al top troviamo “genere”. I 13 “altro” dell’ORG non sono chiaramente collocabili. “Età” che non arrivava al 2% schizza al 9% e la rimozione a cui facevamo riferimento prima ha le prime crepe… In questo caso non c’era la forzatura ad 1 sola risposta e forse riprende spazio proprio per questo. Il 40% che risponde “genere” sta anche dicendo, secondo noi, che non è più rinviabile la comprensione del fenomeno. pagina 15 Esiti questionario sulla discriminazione Sarebbe interessante anche incrociare le tipologie di discriminazione con le caratteristiche merceologiche delle organizzazioni e con i livelli gerarchici in gioco. Se un membro di un CdA è gay questo rappresenta un problema? Se lo è un addetto delle pulizie? Una donna in un CdA è più o meno discriminata di una donna che lavora in mensa? Nel mondo della moda funziona come in uno stabilimento siderurgico? pagina 16 Esiti questionario sulla discriminazione DOMANDA 9 Nel tuo ambiente di lavoro si è mai affrontato il tema della discriminazione? ORG NON ORG TOT ORG: solo il 32,35% risponde sì, ma il 46,08% ha precedentemente dichiarato (domanda 7) che avvengono discriminazioni nel contesto lavorativo. A differenza di quanto avviene per strada, nelle organizzazioni accanto alla dinamica informale c’è quella formale. Le problematiche interpersonali vengono gestite dagli individui ma sempre accompagnate dalla mediazione dei ruoli. La famigerata “volontà aziendale” può orientare i comportamenti più velocemente di quanto possa fare la cultura nella vita di tutti i giorni. Se la guardiamo dal punto di vista del problema, verrebbe da dire che nelle organizzazioni c’è uno spazio vuoto che aspetta di essere occupato… pagina 17 Esiti questionario sulla discriminazione DOMANDA 10 Se no, che cosa faresti? ORG NON ORG TOT Dei 69 ORG che hanno risposto no alla domanda precedente “solo” 49 (71,00%) rispondono a questa domanda. Ma anche fra i NON ORG, dei 63 che hanno risposto no alla domanda precedente “solo” 35 (55,56%) rispondono a questa domanda. Dei 49 ORG che rispondono, 1 su 4 (26,53%) suggerisce di continuare a non fare nulla… Disinteresse o sfiducia nelle organizzazioni? I restanti 3 su 4 propongono di fare qualcosa invece che niente. Noi preferiamo vederla così… pagina 18 Esiti questionario sulla discriminazione DOMANDA 11 Se sì, che cosa è stato fatto? ORG NON ORG TOT pagina 19 Esiti questionario sulla discriminazione DOMANDA 12 Se sì, cos’altro sarebbe opportuno fare? ORG NON ORG TOT Per comodità potremmo anche non separare le azioni formative da quelle di sensibilizzazione o di discussione (spesso coincidono). Sintetizzando potremmo dire: se n’è parlato e si potrebbe continuare a parlarne. È interessante che solo 2 Persone (inserite in “percorsi concreti” - NON ORG) suggeriscano, fra le soluzioni possibili, di sanzionare negativamente, di rinforzare negativamente chi discrimina. Eppure è un mezzo educativo fortemente praticato dentro e fuori le organizzazioni… Chissà se correlare il tema discriminazione e risultato aziendale potrà creare spazi oggi nemmeno immaginabili. pagina 20 Esiti questionario sulla discriminazione Conclusioni I dati mostrano quanto un’attività di “riflessione” sul tema non sorga spontanea a tutti. Molti in questi anni, ed anche fra chi ha partecipato a questa ricerca, ritengono utile creare degli spazi all’interno delle organizzazioni per favorirla. Anche a noi di evolve sembra utile e intendiamo fornire, a tutte le Persone e alle organizzazioni, gli strumenti adatti a discutere di discriminazione. Non abbiamo suddiviso ORG e NON ORG per separare ma per riconoscere, potremmo dire che abbiamo discriminato per poter comprendere meglio… Le Persone che abitano le organizzazioni respirano anche fuori e tramite loro le organizzazioni scambiano e arricchiscono significati e prassi. È utile distinguere per poter integrare. È corretto porre la domanda: “discriminare è giusto o sbagliato?” Non è forse più utile parlare dei criteri, consapevoli e non, espliciti e non? Di quali meccanismi conducono alla discriminazione, di quali effetti producono, delle tante manifestazioni di questo fenomeno umano? Il prossimo passo sarà dunque un incontro fisico, il pomeriggio del 23 giugno 2016, dove poter continuare questo percorso. Per maggiori informazioni http://www.evolveonline.it/on-the-border/discriminazione pagina 21