SFRUTTAMENTO MINORILE
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SFRUTTAMENTO MINORILE
SFRUTTAMENTO MINORILE Il lavoro minorile o infantile è un fenomeno che coinvolge i bambini di età compresa fra i 5 e i 17 anni in tutto il pianeta. Le aree principalmente interessate dal lavoro minorile sono i Paesi in via di sviluppo quali: Asia, Europa dell'Est, Africa e America del Sud, ma soprattutto Colombia, Pakistan e Brasile. Non sono però esclusi dal fenomeno Stati Uniti ed Europa. Pur essendo presente in tutto il mondo, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo si presentano determinate condizioni che favoriscono questo fenomeno. Il lavoro infantile si presenta dunque anche in regioni ricche di risorse e con un'economia florida, in cui però il reddito pro capite è molto basso e vi è un numero consistente di persone in stato di sottosviluppo e di Paesi dove, ad esempio nel settore dell'agricoltura, solo un'élite controlla buona parte dei fondi coltivabili. “Gli Stati riconoscono il diritto di ogni bambino ad essere protetto contro lo sfruttamento economico e a non essere costretto ad alcun lavoro che comporti rischi o sia suscettibile di porre a repentaglio la sua educazione o di nuocere alla sua salute o al suo sviluppo fisico, mentale, spirituale, morale o sociale”: così dice l’articolo 32 della convenzione ONU sui diritti dell’infanzia. Così dice l’articolo 32 della convenzione ONU sui diritti dell’infanzia, tuttavia nel mondo, 211 milioni di bambini e bambine lavorano. Hanno meno di 14 anni, dovrebbero andare a scuola, giocare, avere tempo per riposare, e invece lavorano: nei campi, nelle discariche, sulla strada, ovunque vi siano opportunità di guadagnare qualcosa per aiutare a sopravvivere sé e la propria famiglia. Alcuni riescono a trovare il tempo per frequentare la scuola, ma la maggior parte di essi non ha mai messo piede in un’aula scolastica, ed è probabile che non lo farà mai. A meno che qualcuno li aiuti. Le stime più recenti ci dicono che i bambini lavoratori vivono soprattutto in Asia, ma che è l’Africa il continente in cui, in proporzione, è più alta la probabilità che un bambino sia costretto ad un’occupazione precoce. Tuttavia, i baby-lavoratori sono numerosi nei paesi a medio reddito e non mancano neppure nei paesi industrializzati: trecentomila in Italia, paese che, per questo triste primato, si colloca nelle prime posizioni europee superato solo dal Portogallo e dall'Albania. Molti bambini sono mandati dalle proprie famiglie a lavorare in nero per guadagnare qualche soldo in più da portare a casa. A volte i soprusi, che subiscono i bambini sono intollerabili e spingono i piccoli lavoratori a ribellarsi. Ne è un esempio il caso della piccola Lucy che ha avuto il coraggio di comunicare a tutto il mondo la sua triste ma, purtroppo comune storia. Lucy è nata nel 1963 e aveva quattro anni quando suo padre decise di venderla come schiava al proprietario di una locanda, per 12 dollari. E' l'inizio di una schiavitù senza fine: gli interessi del "prestito" ottenuto in cambio del lavoro della figlia non faranno che accrescere il debito. Lucy, come le altre bambine, inizia a lavorare per più di dodici ore al giorno: le loro piccole mani sono abili e veloci, i loro salari ridicoli, e poi i bambini non protestano e possono essere puniti più facilmente. Un giorno Lucy e altri bambini escono di nascosto dalla locanda per assistere alla celebrazione della giornata della libertà. Forse per la prima volta sente parlare di diritti e dei bambini che vivono in condizione di schiavitù, proprio come lei. Spontaneamente decide di raccontare la sua storia: il suo improvvisato discorso fa scalpore e nei giorni successivi viene pubblicato dai giornali locali. Lucy decide anche che non vuole tornare a lavorare nella pensione e un avvocato la aiuta a preparare una lettera di "dimissioni" da presentare al suo ex padrone. Così comincia a raccontare la sua storia sui teleschermi di tutto il mondo, diventa simbolo e portavoce del dramma dei bambini lavoratori e ricomincia a studiare. Ma la storia della sua libertà è breve. Dopo qualche mese gli sparano a bruciapelo mentre corre in bicicletta nella sua città natale, con i suoi amici. Col termine prostituzione minorile si indica normalmente la prostituzione esercitata da un minorenne per ottener benefici finanziari; può a volte esser sinonimo di prostituzione infantile intendendo con ciò lo sfruttamento sessuale di bambini (al di sotto quindi dell'età del consenso e a scopo commerciale), ma questo caso rientra nel reato di pedofilia: entrambe sono pratiche illegali nella maggioranza dei Paesi. Quella forma specifica di prostituzione minorile cercata da turisti stranieri occidentali in Paesi solitamente meno sviluppati, asiatici, africani o sudamericani (questo al fine di evitare le leggi e le pene del paese di residenza) è conosciuta come turismo sessuale minorile; può essere o meno coinvolto un intermediario o protettore, che controlla e supervisiona il minore a scopo di lucro. Una buona fetta di clienti è in ogni caso di origine locale: mentre i turisti sessuali occidentali hanno giocato un ruolo fondamentale nella crescita del settore, i principali clienti delle prostitute a contratto in Asia e di prostitute bambine sono prevalentemente asiatici. È in crescita, con la disponibilità di webcam, l'utilizzo di Internet anche per prestazioni sessuali minorili a distanza. L’infanzia è l’età del gioco, del divertimento, della spensieratezza: lasciamo che ogni bambino viva e conosca la vera felicità che forse solo in questo periodo avrà!