Una nuova teoria sugli emisferi cerebrali Secondo

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Una nuova teoria sugli emisferi cerebrali Secondo
Roberto Weitnauer
11 aprile 2006
(5 pagine, 5 figure)
www.kalidoxa.com
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Una nuova teoria sugli emisferi cerebrali
Secondo una visione neuroscientifica consolidatasi negli ultimi decenni ai due
emisferi che formano il nostro cervello sono demandati compiti caratteristici. Quello
di destra sarebbe responsabile delle attività creative, artistiche e intuitive, mentre
quello di sinistra risulterebbe meglio adatto a elaborare contenuti linguistici, logici e
analitici. Elkhonon Goldberg ha formulato una nuova e apparentemente più
consistente teoria sul ruolo giocato dai due emisferi. Il neuroscienziato ritiene che la
porzione destra del cervello sia l’anticamera dell’apprendimento dove transitano
informazioni nuove che poi si configurano più stabilmente nella porzione sinistra. Le
sue idee sono corroborate dalle tecniche di visualizzazione dell’attività cerebrale.
Un tema giudicato d’interesse critico nelle neuroscienze è costituito dai ruoli
giocati dagli emisferi cerebrali, le porzioni destra e sinistra che compongono il nostro
cervello. Grande fermento si sta producendo attorno a queste ricerche, perché una
visione rivoluzionaria vuole soppiantare convinzioni diffuse sulle relazioni mentecervello e individuo-ambiente.
La nuova teoria riguarda la formazione di schemi cognitivi stabili a partire dalle
novità ambientali. Essa è opera di Elkhonon Goldberg della New York University
School of Medicine, uno dei massimi esperti mondiali del settore. Afferrarne i
concetti primari ci aiuterà a inquadrare i processi di apprendimento e a imboccare la
strada per mantenere l’intelletto giovane. Procediamo con ordine.
L’encefalo umano visto dall’alto: spiccano i due emisferi cerebrali
http://www.drdavidlewis.co.uk/uploads/Brain-human-from-above.jpg
La nostra anatomia ha un assetto simmetrico con due gambe, due braccia, due
orecchie, ecc. Il cervello si coniuga a tale binarietà, esercitando un governo
controlaterale: l’emisfero sinistro comanda e rileva la parte destra del corpo e quello
destro la parte sinistra. Per gli occhi la condizione è più complessa, ma anch’essi
sono connessi a una struttura neurale incrociata (chiasma).
I fisiologi sanno dal III secolo a.C. che il cervello controlla le reazioni
comportamentali. Viene dunque spontaneo chiedersi se la specializzazione degli
emisferi riguardi anche le facoltà associative, ovvero l’intelletto. Un’indicazione
pregnante è data a tale riguardo dal nostro linguaggio evoluto. I centri linguistici,
scoperti nella seconda metà dell’Ottocento, sono infatti quasi sempre localizzati
nell’emisfero sinistro (fa eccezione una minoranza tra i mancini).
Le prime indagini sulla lateralizzazione delle funzioni mentali sono state condotte
su soggetti affetti da grave epilessia cui veniva reciso il corpo calloso; si tratta di uno
spesso fascio di fibre mediane che pone in contatto gli emisferi. L’operazione, più
corrente negli anni ’40-’50 e oggi rara, serve a evitare che la crisi si propaghi da una
parte all’altra del cervello. Il risultato viene raggiunto, ma si accompagna ad alcune
curiose manifestazioni.
Ad esempio, alle mani di questi pazienti può capitare di operare in contrasto, come
se una non sapesse quel che fa l’altra. Tali individui sono inoltre incapaci di
descrivere un oggetto che si presenti nel campo visivo sinistro. Il fatto è che gli
stimoli della retina finiscono in questo caso nell’emisfero destro che, per via
dell’interruzione, non può comunicare con quello sinistro contenente i moduli
linguistici. Ecco allora che il soggetto non è in grado di dire ciò che vede, nemmeno a
sé stesso, in un certo senso.
Qualora sollecitato a farlo, egli può d’altronde indicare o afferrare con la mano
sinistra un oggetto simile a quello osservato. È la testimonianza che l’emisfero destro
che rileva l’immagine e governa quella mano gode di una propria autonomia nel
riconoscimento delle forme. Tecniche di brain imaging, cioè di visualizzazione
dell’attività delle cellule cerebrali (neuroni), hanno in tempi più moderni consentito
di osservare nel dettaglio l’attivazione neurale destra e sinistra durante la risoluzione
di determinati problemi.
Tutto ciò ha portato negli anni a postulare l’esistenza nel cranio di due menti
interfacciate e dialoganti. L’intelletto verbale di sinistra opererebbe secondo criteri
logico-analitici e sarebbe dominante. Al senno muto di destra sarebbero invece
demandati compiti intuitivo-creativi, quelli risolvibili grazie alla capacità di aggirare
le difficoltà, invece di affrontarle di petto; è il mito del “pensiero laterale”.
Una rappresentazione semplice e scherzosa delle attività dei due emisferi cerebrali. A sinistra si
svolgono le attività linguistiche, analitiche, di calcolo e logiche; a destra si producono i processi
che sottostanno alla creatività, al senso artistico, all’intuito e alle abilità spaziali. Si osservino in
figura i ponti che collegano i due emisferi, ruolo svolto prevalentemente dal corpo calloso.
http://www.ximnet.com.my/thelab/images/upload/FF_70_brain1_f.jpg
Il bipolarismo neuropsicologico illustrato appare suggestivo e si attaglia alle nostre
qualità di creature sociali che vivono a cavallo di razionalità e fantasia. Tuttavia, si
può qui sospettare di muoversi a un livello di astrazione eccessivo e prossimo
all’antropocentrismo. Nel caso di altre specie appare un po’ fuori luogo parlare di
analisi logica, capacità artistiche o pensiero laterale.
Eppure, molti animali presentano come noi una diversità morfologica e funzionale
degli emisferi. Tanto per fare un esempio, studi su mammiferi e uccelli illustrano che
il cervello destro è deputato all’elaborazione di mappe spaziali. Appare allora
ragionevole supporre che la lateralizzazione rispecchi un tratto filogenetico
ancestrale, non un deus ex machina calato sulla scena evolutiva con la comparsa di
esseri parlanti. Questo ci porta alla congettura di Elkhonon Goldberg, accennata in
apertura.
Elkhonon Goldberg (http://apt.timberlakepublishing.com/content_images/Goldberg%20photo.gif)
Al neuroscienziato la tradizionale dicotomia delle funzioni psicologiche appare
come una “lista della spesa” che mal si concilia con il carattere dinamico del cervello.
Per Goldberg il legame privilegiato tra emisfero sinistro e linguaggio non è che un
caso particolare umano all’interno di un quadro animale più generale. In effetti - e qui
sta appunto la grande novità - egli sostiene che l’emisfero destro sia più abile nel
fronteggiare situazioni inizialmente inesplorate, mentre quello sinistro attuerebbe
processi cognitivi consolidati dall’esperienza.
Abbiamo insomma un confronto tra novità e routine, non più tra razionalità e
fantasia. Il processo fisiologico che vede il controllo passare da un emisfero all’altro
statuisce in questo contesto una forma centrale di apprendimento. La teoria di
Goldberg è corroborata dal brain imaging più della precedente polarità attitudinale
(compiti logico-analitici e intuitivo-creativi). L’attività nervosa sinistra prevale su
quella destra man mano che il soggetto impara, indipendentemente dal tipo di
problema posto. Inoltre, il nuovo approccio rende conto bene di come l’intelletto
dell’individuo dipenda dall’ambiente e dal tempo. Ciò che è familiare o, viceversa,
ignoto varia difatti da caso a caso.
Secondo la teoria di Goldberg l’emisfero destro è una sorta di anticamera per l’elaborazione di
esperienze nuove (novità) il cui risultato viene poi depositato in configurazioni più stabili
nell’emisfero sinistro (routine).
Immagine di sfondo: http://webhost5.nts.jhu.edu/~nimlab/fmri_activation.jpg
Grafica dell’autore
Secondo Goldberg con l’avanzare dell’età le routine interne s’impongono sul
trattamento di informazioni nuove. Da giovani si ha memoria e attenzione, ma pochi
automatismi cognitivi. Con gli anni sempre meno affrontiamo l’ignoto e, però,
sempre più dipendiamo dall’emisfero sinistro, fenomeno che è attestato da un
depauperamento di quello destro e che può segnare il confine tra saggezza e declino
intellettivo con eventuale ingresso nella depressione.
Bisogna a tal riguardo ricordarsi della plasticità neurale, un processo stupefacente
che implica uno sviluppo delle connessioni cerebrali tra i neuroni più sollecitati e,
viceversa, un diradamento tra quelli silenti. In contrasto con le convinzioni
precedenti, si è ultimamente appurato che alcuni neuroni possono addirittura
moltiplicarsi grazie alla stimolazione.
Si sa da tempo che l’attività mentale combatte l’invecchiamento intellettivo e le
patologie degenerative. C’è però ora un nuovo risvolto. Comprendiamo infatti che
stimolare l’emisfero destro significa tenere aperta l’anticamera dell’apprendimento.
Si tratta di fare ginnastica cerebrale, ricercando novità ed evitando overdosi di
consuetudine. Un fitness cognitivo può apparire un’idea modaiola e semplicistica, ma
lo stesso Goldberg ricorda in un suo articolo che nulla è più pratico di una buona
teoria.
Roberto Weitnauer
La “Creazione di Adamo”, il noto affresco di Michelangelo riportato nella Cappella Sistina (1511).
È stato osservato che la porzione destra dell’opera, dove è raffigurato Dio contornato da angeli, è
molto simile alla sezione sagittale di un cervello umano.