endimione dormiente - Biblioteca di Ateneo

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endimione dormiente - Biblioteca di Ateneo
ENDIMIONE DORMIENTE
Olio su tela 1645 (cm 125 X 105), Roma Galleria Doria Panphilj.
Immagine selezionata dalla dott.ssa Monica Aimone,
del Planetario di Milano “Ulrico Hoepli”.
ENDIMIONE DORMIENTE
Nel ‘600 l’idea dell’osservazione del cielo entra anche nel mito: in quest’opera del Guercino infatti,
Endimione amante di Selene (la luna) ha in grembo un cannocchiale, per poter scorgere la sua amata.
Endimione era un re dell’Elide, presentato solitamente come un bellissimo pastore o cacciatore. Sua
caratteristica era quella di poter godere di un sonno eterno, sulla cui origine le versioni del mito
differiscono notevolmente: talora viene presentato come un dono di Zeus, che gli aveva permesso di
poter disporre personalmente della propria morte consentendogli così di sostituirla con un sonno
ininterrotto; talvolta invece il sonno è considerato una punizione, dovuta al fatto che Endimione, elevato
da Zeus al cielo, aveva osato desiderare l’amore di Era; in altri casi si dice che Ipnos, il dio alato del
sonno, innamoratosi di lui gli avesse concesso il dono di poter dormire ad occhi aperti. Il racconto più
celebre è però quello secondo il quale Endimione era amato da Selene, la Luna, la quale spariva
dietro la cresta del monte Latmo, in Asia Minore, per andare a trovarlo mentre dormiva in una grotta.
Il sonno sarebbe stato provocato dalla stessa dea, per potersi accostare indisturbata al giovane. Con
Selene Endimione generò cinquanta figlie.
La presenza di un cannocchiale in questa tela come anche in altre opere del secolo XVII, conferma
l’importanza che ebbero le ricerche e le pubblicazioni a carattere astronomico sulla cultura del tempo.
Ma a metà del secolo la rappresentazione della luna come una falce piatta e misteriosa conferma
quanto le scoperte scientifiche operate da Galileo trovassero ancora a quella data l’opposizione di
una diffusa cultura ancorata al passato.
B I O G R A F I A D E L L’ AU T O R E
Autoritratto, Guercino e bottega, 1635 olio su tela
Giovanni Francesco Barbieri, soprannominato il Guercino (Cento, 2
febbraio 1591 - Bologna 22 dicembre 1666).
Di modesta famiglia, Giovanni Francesco prese il nome di Guercino a
causa di uno strabismo congenito. Avendo mostrato sin da bambino un
particolare talento per il disegno, fu mandato dal padre a imparare il
mestiere a Bastia e poi a Bologna, dove poté studiare le opere dei
Carracci. La sua prima maniera tradisce un naturalismo libero da
accademismi e caratterizzato da una forte impronta luministica (quella
che diverrà poi la famosa ‘macchia guercinesca’). Dal 1612 gli
vengono affidate le prime commissioni importanti: grazie alla consulenza di Ludovico Carracci,
l’arcivescovo Alessandro Ludovisi (il futuro papa Gregorio XV) acquista alcune sue opere e Guercino
decide di fondare una propria scuola di pittura a Cento (1617). Nel 1618 è a Venezia e può
ammirare le opere di Tiziano e Jacopo Bassano, dal cui colorismo trae ispirazione per la "Vestizione
di san Guglielmo d'Aquitania" (Pinacoteca Nazionale di Bologna) e il "San Francesco in estasi con san
Benedetto e un angelo" (Louvre), entrambi del 1620.
Dal 1621 al 1623 è a Roma, dove realizza le decorazioni del Casino Ludovisi (l’Aurora e la Fama) e
la grande pala della Sepoltura di santa Petronilla (7 x 4 m) per San Pietro (ora ai Musei Capitolini).
Alla morte di papa Gregorio XV lascia Roma e torna a Cento. A Piacenza completa gli affreschi
della cupola del Duomo (1626), lasciati incompiuti dal Morazzone, e dipinge il Cristo che appare alla
Madonna (1628), che segna l’inizio di una nuova stagione del classicismo barocco.
Alla morte di Guido Reni, non dovendone più temere la competizione, si trasferisce da Cento a
Bologna (1642), dove dipinge "La visione di San Bruno" (1647) e il San Giovanni Battista che predica
(1654).
Ripresosi da un infarto nel 1661, morirà cinque anni più tardi (1666).
FONTI IMMAGINI
Tela di Endimione dormiente:
http://www.artsblog.it/galleria/palazzo-blu-pisa-il-cannocchiale-e-il-pennello/8
Ritratto del Guercino:
http://it.wikipedia.org/wiki/Guercino#mediaviewer/File:Atelier_Guercino_Autoritratto.jpg
BIBLIOGRAFIA
Barbara Ghelfi (a cura di) Il libro dei conti del Guercino : 1629-1666. Nuova Alfa ed. 1997.
Collocazione in biblioteca – Sede Centrale CDD 759.5 GHEB.LIB/1997.
L’arte: arte e artisti di tutto il mondo. Garzanti 2002.
Collocazione in biblioteca – Sede Centrale CDD 703 SCIC.ART /2002.

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