ll)l~AIJirf }-\ SOClAl_.,IS"fE E INrI`ERESSI ~AZlONALI
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ANTO='JIO (iRAZIADEl DEPUTATO AL PARLAMENTCJ :: :: - --------ll)l~AIJirf }-\ SOClAl_.,IS"fE - ----- .. -~-- E INrI'ERESSI ~AZlONALI ATHENAEUM ROMA - MCMXV ANTONIO GRAZIADEI D E PU T AT O A L PA R L A ~! E N T O IDEALITÀ SOCIALISTE E INrfERESSI NAZION.ALI NEL CONFLITTO EUROPEO f\TIIENAEUM ROMA - i\101XV l N 1) C'E Pag. PRMI \ZIONK H1~1rnvATA L.\ PIWPIUWl'À LET'r1mARI/\ 7.5t; 111 LPma tli neutralità italiana o!l- 7'2 Lft gu<'rra e gli aspetti della neutralità. 78-~J:J La co11flngrazio11P e11ropea e gli ;uteressi clel!)j. }(10 1' Italin nei Ha lcan i L e tlottrine socialisL<' e la gnerrn Europea 101.108 Il conflitto europeo, l'atteggiamento dei socia· listi e gli illtcrrssi reali dell'Italia. (~nestio11i cli misura e di tempo Il Libro \'enle e le Lrat taliYe gheria . -------- --ARPINO, 1915 - SOCIETÀ T1POORAFICA ARPINATE. colL~ustria-""G11- lU!J-llG 117-122 PREFAZIONE. I. f,a gl'lu:ità del c·onf!Uto eu1·opeo e degli inte1·essi italiani che esso incvlge - specialmente da quando il Govel'no del J>aese ha deciso di ]Ja?'tecipm·vi direttamente - irnponera ed impone anche ai più modesti uomini politici il dovae morale di esprime1·e il proprio pensiero e di influire sulla opinione dei rispettivi f>w·titi e del pulihlico, a/finchè prei;alesse1·0 e prevalgano le co1Tenti e le soluzioni 1'itenute migliori. Ou rnnte il matu m1 ..-;i del! a aisi che cl allo scoppia}'(~ della yuerm eu»opea ai pl'imi cl' agosto del J.<) /..J condusse gradata mente l' Italia al conflitto armato coll 'A usfi'ia, l'autore ha ce1·cato in va1·ie occasioni di assolve1·e ad nn tale obbligo. Ed orn che, coll'ingre::;so dell'Italia nella lotta, si è chiii::;o pe1' il nosfi'o Paese un pl'imo pe1·iodo e se ne è ape1·to un iiecondo, egli 1·itiene opp01·tuno di 1·accogli e1·e - iienza a'rti(i.cioiie omissioni, P COJ'1'Pggenclo i soli er1·01·i, o salti, tipoy1·a(ici - le manifestazioni del prnp1·io pensie1·0 1·ela- !J 8 tive a q1tel primo pe1·iodo, c:osì come compa1·ve1·0 successivamente su va?·ii r1iomali; solo aggiimgendo in fine uno stztdio sinora inedito, che anche cronologicamente non poteva non i;enire pe1· ultimo, e che 1·ig1tm·da il Libro Vei·de pl'esentato dal GoveJ'no al Pal'la111ento il 20 mafjgio del co1Tente anno. lI. Data la mobilità delle situazioni politiche e psicologiche, gli scritti !'accolti, pul' costituendo un tutto coorclinato, si 1·ife1·iscono a momenti diveJ'.'ii e nsentono qnincli degli scopi pl'evalenti che si proponevano nell'istante in cui com pal'ce1·0. Gli articoli e le confe>"enze da pag. 5.9 a pag. 100 mfraranlJ specialmente ad influire pachè gli ambienti socialisti 1·iconoscesse1·0 che - se dal punto di 'Uista dei supe1·iori ideali della civiltà e del socialismo, sarebbe stato desidei·abile che il confiitto eu1·opeo non si fosse allm·gato alle nazioni ancoi·a nentrnli, compi·esa l'Italia - pe1· colo1·0 che avevano la 1'esponsabilità del governo nelle pi'esenti condizioni del nosti·o Paese e clell' Eu1'0pa, la neufJ'Cllità poteva esse1·e ben più un punto di pm·tenza, che un punto di a1'1'ivo. Poichè l'Italia d'oggi aveva clete1·minati inte1·essi m01·ali e mate1·iali, sia dil'etti, in 1·elazione specialmente alle tene ir1·ede11te, ali' Adi·iatico ed ai Balcani, sia in- clirett i, in 1·ela zio ne pi·incipalmente alla OjJ)JOJ'tu nità cli impedire che trion (asse l'egemonia politico-militare clella Ge1·111a11ilt e che questa, imponendo ad una Pmncia schiacciata la cessione del Jl;[a1·occo o dell' Al.geJ'ia si insediasse nel Med ital'aneo; ua natul'ale aspettal'si che gli uomini del Govel'no, dopo una oppoi·tnna pl'epa)'(lziune milita1·e, ai;esse1'o cel'cato di tl'arre pl'o/ifto da 111w situazione intunazionale che 1·imetteva in llisc11.ssione 1110Tti tra i p1·incipali p1'oblemi politici del/' Europa. F1·a essi e}'(( quello appn11to rl i decidere se /'osse uppol'f111w clu, l' i111pe1·0 austro-unf.Jlll'ico, non solo conserwsse l'ibi·ida organizzazi011e politica che arew lill'iniziu del cun(htto, nw la rafforzasse idterioi·mente 11 danno nosfru 1 della <)e1·bia e di altl'i Stati Balcanici, e s<' le 1wzfoni (/pfl ' Ew·opa continentale doi;essNu dicentate rassalle dPlla Uel'mania e subire iT critel'io sern11do il quale un ]Jaes<', solo pachè 111iraùil mente orya11iz.:.ato, auebbe il diritto di annullm·e, in danno specialu1e11te deyli .:)fati minol'i ed a p1·opi·io esclusivo ingrw1dime1do, il pl'incipio cli nazionalità. Donde la cu11re11ie11za per il Padito Socialista cli p1·eventivltl'e l' eventllalità di un passaggio dell'azione govemativa dallo sfato lli neittl'alità a quello di una partecipazione diretta al confiitto: di 1·iconoscel'e che qitesta eventuale pai·tecipazione am·ebbe avuto tm siynificato ben div1 1.,,o, secondo si fosse vel'i/icata a fa} 1 11 li J vore degli Impe1·i centrali ocl a (a core della Intesa j considuazione. J>er esem 1iio, le arnminisfrazioni socia- cli ammettere che, nell'ultima ipotelii, la <·ritirn so- liste - cialista - gna, a quelle di modestissimi cent1·i - pu1· non rinunziando a qtielle a/f'er111azioni da quelle di y]'((ndi città come ~Milano o Bolo- amministmzioni di principio che vanno olfi'e le attuali clfrettive del molte delle quali, fino dall'agosto e dal settemb1·e del 1SÙ;tema politico europeo - 1914 avevllno cominciato coll'addottare una politica avrebbe dovuto avere ben gnrnatia ben più pre1:idente di quella del Goi;emo, alti-e moticazioni e tonalità che nel p1·imo caso. non solo hanno dimostrato di non essere seconde a nes8uno nell'azione cil;i/e 1·ichiesta dallo stato di gue1'1'a, *** ma hanno cont1·ibuito a far tl'ionfm·e il p»incipio che Ho 1Sempre creduto e credo che tma tale propa- le p1·ori:ide11ze connesse con tale azione dovesse1·0 con- ganda avl'ebbe più di oyni altra sen:ito ad orientare sicleml'si, 11011 <:0111e episodi di carità, ma corne obbli- il Pal'fito :;ocialista e le 111asse che lo seguono. gato1·ia (trnzione sociale. )111·- Ora, a questo atteggiamento, se ha coope1·ato il tito Socialista italiano ha dato una dignitosa e nohile Cl'iterio ]Jl'ldico fondamentale che, in un paese impe- prova di disciplina nazionale. Dopo acel'e sino ali' ul ,qnato in guel'l'll, anche le cla;;si ope1·aie che vi appa1·- timo momento - sin pnre con considerazioni non tutte tengono sal'ebhero moralmente e mate1·ialmente danneg- dello stesso valore - 1·ia/f'ennati quei .rnperiori pnn- giate da una sconfitta, ha coope1·ato anche un in- cipii morali che lo inducevano a p1·e(erire la conser- 8ieme di idee e di impulsi che, per quanto in una vazione, da parte del!' Italia, della neutralità, e, come fol'lna j'ol'se un po' incli:>tinta, ha fatto meglio sen- conseguenza degli 1Stes:si principii, di una neutralità tire ai socialisti co111e - non me1'CCmteggiata; le /'o1·ze socia! iste, di ('ronte al stione di oppo1·tunità nel tempo - fatto compiuto, hanno data subito opera pel'chè i lllali nenfralità italiana conti-o l' Aust1·ia aveslie un rnlo1·e inevitabili della gue1·1·a venissero leniti da una con- morale e politico ben dil:el'so da quello che au1·ebbe corde azione di as&isienza, e penhè gli inte1·essi im- p1·esentato una rotturn della neutralità a /'avo1'e degli In i·ectltà, appena clichial'f1ta la guen·a, m6diati e genemli della nazione - il I i quali ormai non av1·ebbero potuto frova1·e la p1·op1·ia esplicazione se non in una vittoria - p1·eralessero sopra oyni alti-a a parte ogni ei:entuale quela 1·ottiwa della Impe1·i centmli. Pei· esempio, ni 1n-imi di giugno del cor1·ente anno sni muri di Regyio E111ilia è stato affisso un mani- 13 festa del romitato I'l'ovinciale pe1· l'ol'ganizzazione dei tito socialista e le masse che lo seguono ad una se1·vizi civili, che po1·tava le (frme onche dei pl'incipuli più completa p1'epa1·azione e giustificazione di quello capi delle Amminisfl'azioni pubbliche - che oggi si sente e si fa da tutti, ed aVl'ebbe evi- dei socialisti - tutte in mano e dei dfretto1·i dei giomali locali, {l'a cui l'on. Zibol'di, il benemerito sCì'itto1·e della tcdi non già sul te1·1·eno dei p1·incipii genemli, Giu- ma su quello delle p1·esenti 1'ealtà st01'iche -- taluni Ebbene in tale manifesto, oltl'e ai consueti non lievi er1·01·i di appl'ezzamento. P1·evede1·e a tempo incitamenti pei· le ope1·e di assistenza e p er la con- lo si:olgi111ento più p1·obabile degli avveni111enti, in- tinuità della vita normale, .<.i potevano legge1·e esp1·es- dica1·e la da che sola potrà essue in co1Ti.r.;pon- 1llenfl'e i .<:olclati il' Italia com.- clenza battida, e diseyna1·ne il tmcciato in modo da battono le itltime battaglie della indipendenza e della e'l:ita i·e alle masse pe1'icolose illusioni ed ÌITitazioni unità della Patl'ia L ' Italia 1·0111pe in yitel'ra stei·ili: non è /'orse questo uno dPi principali do- pe1· la liberazione dei prop1·i figli, e si schiem con le vai pe1· colol'o il cui mandato i1nplica le maggio1·i nazioni combattenti conh'o un 1·esponsabilità ~ stizia ». sioni come queste: « >> ••• « « nemico che ùloleggia la foi·za e fa sfrazio del dii·itto e della giustizia ». L' auto1·ità dei socialisti che hanno (il'mato un si(fatto manifesto non ('Osfituisce la miglio1· pi·ovo, che il Partito socialista italiano avl'ebbe potuto anche p1·ima, e semp1·e - pw· non rinunziando in alcun modo ai propl'i pl'incipii gene)'(lli - ammettere in linea sub01·dinata, con rantaggio della re1·ità e prop1·io, l' esistenza di alcuni legittimi zn·oblemi nazionali e quindi la grande dive1.,r.;ifà fra un inte1·vento italiano a fianco, o contl'o, gli Impe1·i cenfl'((li, e spPcialmente p1·0, o contro l'Austria ? Un più tempestivo e piu conco1·de 1·iconoscimento delle conside1·azioni che anche l' auto1·e aveva semp1·e e.<;poste, am·ebbe dunque semplicemente poi·tato il Pai·- *** Le 'r agioni pe1· le quali wn Pa1·tito come il socialista deve saper semp1'e coo1·dina1·e le condizioni dell'oggi alle speranze del domani, e 1·ende1·si conto della 1·ealtà sto1·ica che pa.r;sa, senza che questo significhi 1·inunzia1·e ai suoi massimi principii, sono, in quanto inte1·essa il pubblico socialista, esposte specialmente negli sc?'itti da pag. 59 a pag. 100. Quello che mi semb1'a 01·a utile è di considemre la questione, non più in 1·appo1·to alZ'e preoccupaziont del pubblico socialista, ma in 1·appo1·to alle obbiezioni degli avve1·sa1·1i di buona fede. 15 14 Se mzioni Comunali e P1·ovinciali che si sostituiscano, in ammettete che in una dete1·111inata situazione i vostri moltP funzioni, all'opera della odierna 01·ganizzazione Statale. In sostanza così ci si dice dall' alt1·a ?'iva: « avversari e specialmente colo1·0 che hanno la ?'esponsabilità del pote1·e, debbano agire in un detet111inato modo, anche voi allom do-cete fa1' 1..-ostra senza ì'ise1·ve la stessa linea di azione. Riconosce1·e certe pl'emesse e ?'ifiuta1·si di accettarne volontal'iamente le conseguenze, non è leale. E quando per legittimare w1 tale rifiuto, voi vi fì'intf!l'ate diefro considerazioni di principio, 1·icorrete ad uno sdoppiamento che è illogico e che appare mo1·al mente 1·epugnante ,, . Ma gli avve1·sa1·i dimenticano che la doth·ina so cialista, pe1· sua stessa natu1·a, se gucwda al p1·esente, mira sopratutto all' avvenfre. Pe1· ogni ordine di p1·0blemi essa agita e deve agita1·e un prog?'Ctmma - a così dire - minimo, ed uno massimo. Nelle questioni fra capitale e lavo1·0 - ad esempio - essa si p1·eoccupa dei miglioramenti anche più modesti che la classe ope1·aia può immediatamente ottene1·e in regime di salariato) ma nel medesimo tempo si p1·opone la c1itica di un tale 'regime, e la prog1·essiva sostituzione ad esso di un sistema di rapporti economici p1·0 fonda m ente dive1·so. Nei p1·oblemi dell'amministrazione inte1·na - pe1· dare un alt1·0 esempio - la dott1·ina socialista si p1·eoccupa anche di tutte le conquiste più vicine, ma ha pe1· fine 1·emoto la completa autonomia dei Comuni e delle P1·ovincie, ed un insieme di Fede- • I> 01·bene. La stessa duplicità di intenti {~ cm·atte1·i- stiw della dott?'ina socialista anche in merito ai p1·0ble111i nazionali ed i11te1·nazionali. Il Partito Socialista può e dei;e 1·endersi conto, in ognuno dei l'aesi in cui rice, dei singoli problemi nazionali; della necessità di completw·e, ove occo1·1·a, la unificazione e l'indipendenza di fronte allo sfranie1·0; degli obblighi e delle f'unzioni che spettano alle l'ispetthe classi dii'iuenti pel' la difesa degli inte1·essi nazionali, quali oggi si toncepiscono; del dove1·e che anche ad esso si impone di lasciare il passo allo svolgimento di date necessità sto1·iche. Ma, accanto e sopra a queste singole consiclemzioni nazionali) i vm·ii Partiti socialisti hanno anche un prog1·amma internazionale, pel' il quale vagheggiano che nei 1·ctpporti f'ra le i;a1·ie nazioni, ~i instaul'ino i aite1·i morali che nei paesi civili ?'egolano già le relazioni fl'a p1·ivati; agli espe1·imenti della fo1·za b1·utale che disfl'ugge il capitale uomo ed il capitale cosa, si sostituiscano gli a?·bitrati; al cieco giuoco dell' inc1·emento conte111po1·aneo, e però vano, delle spese niilitcwi) succeda una intesa pe1· la ?'iduzione simultanea degli armamenti; il sistema dei g1·andi agg1·uppamenti 1·ivali di potenze ew·opee - sistema che rapp1·esenta 17 16 un p1·og1·esso 1·ù1petto al pcu~sato, ma che può a nelle por ta1·e, come nel caso attuale, al peggio1· allm·gamento dei confiitti, e che può quindi, oltre tutto) inclebolil'e l'inte1·0 nostro Continente, ad esclusivo vantaygio del· l'Ame1·ica del Nord e del Oiappone - si ll'as/01·111i nel sistema degli Stati Uniti di Ew·opa. Uno clei pimti più ca1·attei-istici in quest' 01·dine di p1·oblerni - punto al quale si è accennato poco f'a) ma che è bene pùi'l'e in più, preciso 1·ilie?;o - è quello della guerm. Nessnn socialista se1·io può a meno cli distingue1·e tra fini e fini dell'una, o dell'altra gue1nt. Le guen·e p e1· le quali un popola si p1·oponga cli mggiitnge1·e o completa1·e la p1·op1·ia indipendenza nazionale) o di resiste1·e a qualche Stato finitimo e più f01·te che tenti asso1·bi1·lo violentemente, t?'Ovano senza dubbio una spiegazione che è anche una giustificazione. Del p1·ùno tipo sono le gue1'1'e dei nost1·i pacfri nel 48-4 9) nel 69 e nel 66j le guei'l'e balcanich<> contro la dominazione tu1·ca) ed anche) se limitata a dati scopi) la nostra p1·esente gue1·1·a contro l'Austl'ia. Del secondo tipo è la 1·esistenza del Belgio cont1·0 l'iniquo tentotiuo di annessione da pa'rte del milita1·isrno e dell'impe1·iali.'fmo ge1·manici. Tuttavia - pu1· non negando i casi in cui l'assoluta necessità si associ a mocenti nw1·almente 1·ispettabili il Pa1·tito socialista non può non essere in linea p1·evalente di p1·incipio cont1·m·io alla guerm, almeno fm 1 i pnpoli <'h<' ahhiuno n1ggiunto un certo {Jl'ado mini1110 .., e comune di th:iltcì. R questo, non solo pel' le 1 agioni ili suzie1·iol'e mol'ltle infel'?ia:àonale, cui si <) accennato più sopl'a, ma anche 11e1· considerazioni più sli'effa· 111ente connesse colla speci(irn natura delle /01·ze sociali su cui l'azione sotialista si fonda. f'll JnOl:ÌJJWnfO JIU' il f[lWle /"a.:iOlle de/le dassi OjJ<> 1·c1ie den' esfl'i11sec<11""i con uno s('orzv cool'llinato e si nw lta neo - cio1) i nfel' nazionale - e la toope1·a.. io11<' ,{i tutte le classi sociali di llìl Paese de1;e l'Ollsidercll'si pitlttosto conu' ui; /r'110111eno fl'ansitol'ÌO - proprio dei momenti in rni I/ l'wwe intero sia in Jlel'icolo - che cnme n11 /r'norneuo normale, non JlllÙ essere, in linea tli 2n·incipio, f'aro1·ewle a situazioni the :;i l'Ìsolcono nel resfifuil'e ogni das:·w opel'aia esclusii.:amente alla prop1·ia nazione per scaylial'la contro le <'lassi opemie del!<' alfi'e nazioni. e nel cleterminal'e in ogni singolo J>aese) non solo la 111a05;iore coopel'azione j'l'a le clr1ssi 1 ina una COOJlel'<tzione alla quale la classe 01u:raia, in rar;ionr• sfe<.:sa del suo nat11 <>1·0, poi·ta il 111assi1110 cm1tributo. Tldti gli alt1·i J>a l'fiti - se CO[tl iono esse1·r· sincel'i subiscono a 11ch'essi, nel .r;iudiccll'e della uuer/'a , <' ' caso per rnso, nel j'al)o1·i1·l<t o 11el dep1·ecal'la, l' ineritabi!I' influsso andie delle loro idealità) pe1· così dfre, in fan, J1 lnghi!te1'1'(1 le t-Ù'<>nlle pa rlamental'i sro!tesi di'/ lo s< 01111w r1 d. 1 1irese11ft conflilto ad oygi ne sunu ,'} la p1·oi:a piz't illustre. Anche da noi, pe1· e8empio, i nazionalisti dicono apel'tamente che essi sono fauo1·ei;of i come tale, fa1· p1·opria completamente, è una guerrn tendenzialmente al j(ttto, in yenae, della gue1·1·a, JH'O prio anche pe1· quelle 1·agioni inteme che cont1·ibui1;;cono a fat· ll[JÌl'P. il l'w·tito sociali.~ta in senso di- nuta dall'eroico Belgio cont1·0 la Gm·mania. Una volta 1·iconosciuto che la nazione è una premessa dell' intel'- verso. Con yual<' autm·dù domani potrebbe il Pm·tito 80cialista propu ~·nm·e gli a 1·bitrnti 1 la l'iduzione degli annamenti., la pace, se poi in ogni Paese, lasciandosi asso1·bii·e da una risionP troppo strettamente nazio;iale e da situazioni pe1· 101·0 stessa natura fransitoriP, .'li facesi:Je senz·a l '1·0 111·opa r;anrl ista ufficiale del! a guum, e, pei' logirn e si1w1·a inel'itahilP con.c;eguen za, dell' aitinento delle spf'se 111ilitru·i ! Il Pm·tito soci al isto 11ot1·ù e dovrà adottare toni e modi hen cliz:r-1.,-:i sN'o11do la natzwa della gue1·1·a che si .•·ta1·fì p1·e1w1·ando nell'uno o nell'altro J>aese; dovl'à, ad e.;empio, pl'O/'ondamente distingue1·e fra una guerra di inrasione dfl f3p/gio ed una gue1·1·a pe1· il completamento dr,!!' unità nazionale; i suoi componenti d ot1·aruo, u ,w ro1ta d idiim·ata la g11e1·1·a, ed anche quando 11u. sfo pcn·exst' 11M1w gùudificata, soddisfa1·e con animo fenn•J e 1ea1(J ai p1·op1 i obblighi militari, ma non potrà mai sci11gersi tanto olfre da cadere, JJe1· a ,,1ore del!' oggi, in aperta ecl msa'mtbile cont1·acldizione r:o/ 1e aspi1'Ctzioni del do11:((ni. L'unica g1.eri·a !'Ùe i1 71adito socialista può, anche di pura ed evidente difesa nazionale, come qiiello. soste- naziona/e e che il 1·i.petto alla indipendenza dei singoli 1wpoli è l'unico principio la cui accettazione possa rendere più degni i rappo1·ti /rn i va1·ii Stati di Europa ed age1.:olare il mantenimento della pace, una guerNt di tale tipo risolte in sè ogni conti·addizione. .•d nche per il [>adito socia! ù;ta del Paese così 111 inacciato, una sinlit'e guer1·a costituisce una necessità. che, pei· quanto dolorosa, /'a coincidere, con una chiarezza ben maggio1·e che in <1ualsiasi altro caso, 7' interesse ed il dfritto nazionale dell'oggi coll' intaesse ed il di1·itto i.ntemr1zionale del domani. ::: * * In general1 rlunque, e se si prenda come te1·nii11e di riferimento la maggiore o mi no re lun,qhezza del tempo consiclemto, si 1mù dfre che il Pm·tito socialista deve p1·0.peffm·e tuffi i problemi, tanto in rnpporto ad un breve pel'ioclo, quanto ad ww lun,qo. Pe1· 1·estarre ai p1·oblemi inteJ"nazionali, non può trnscumre il pe1·iodo lwe1,1e, cioè il pn<iente, pe1·chè, i:ivendo anchP nell'oggi e l'oggi essendo condizione del domani, non può ('Ompletaniente softra1·si ud una si 1 , 20 21 tuazione pel' la quale l' Eui'opa è anco1·a p1·ofonda- Del resto, gli arve1·sm·i sentono tardo bene queste mente divisa /?·a nazioni che intendono 1·egol<t1·e i necessità p1·op1'ie del Partito socialista e le riconoscono lo1·0 1·appo1·ti specialmente coll'w;o della (01·za brutale. fonto 1·ispettabili quando si tmtti di casa d'altri, che, llla tanto meno deve t?·ascu1·m·e il pe>iodo lungo, e pe1· esempio, tutta la stctmpa italiana ha 1·imp1·ovemto eioè il futu1·0, pe?'Chè è anche, e ca1·atieristica niPnf<', ai socialisti della Ge1·mania cli non ave1· /'atto il un Partito avvenfrista, e mim alla co::;tituzione cli JWOpl'io do1:e1·e in occasione del confiitto eiwopeo. una Eu1·opa, le cui rn1·ie nazioni siano coo1'dinate da Quale e1'a l'obbligo ed il potere dei socialisti di Ge1·111ania? Si ilfodono sf?'anamente sulla loro forza inte1·essi e da crite1·i mol'ali d'ordine iiupe1·iore. Non misconoscm·e il p1·esente ed i doi:eri, o nche 1·eale e su quella di uno Stato mode1·no in genere, e dolol'osi, che esso può creai'e, rna non piegw·visi icleal mente olt1·e quel punto al di là del quale stm·ebbe il che i socialisti tedeschi am·ebbe1·0 potuto impedire la rinnegamento delle spe/'(/nze di domani; inchhw1·si gueNa. Una cosa potevano e dovevano con dignità e lealtà alle esigenze anche più fl'agiche listi dell'odie1·1w sistema della politica eur·opea, ma denun- lita1·i ed i pieni potni, e condanna1·e la invasione del Belgio. Pe1· quanto lo ..,pau1·acchio del pe1·icolo zia1·e, fino al momento in ciii ciò sia nazionalmente possibile, le assu1·dità cli questo sistema che si ruol appunto p1·ofondamente tl'Clsfo1·ma1·e: ecco il delicato e difficilissimo compito di un Pa1·tito vern111ente so cialista. Ce1·to, i Partiti che vivono soltanto nell'oggi non soffrono queste p1·eoccupazioni e non incontrano queste difficoltà. Ma non hanno pe1· ciò solo il cli1·itto di accusa?'e i socialisti di sdoppiamento .e di slealtà. (l1tel!o che può sembrnre sdoppiamento è semplicemente la dello Stato gumanico in ispecie, coloro che pensano f a1·e i socia tedeschi: non votm·e i c1·editi sfrao1·dinm·t mi- Russo dovesse sul principio 1·ende1·e popola1·issima la gue1Ta in Ge1·mania, e c1·ea1·e - specie in itn popolo come il tedesco - uno stato di animo che molte cose può spiega1·e, è da 1·itenersi che i socialisti tedeschi am·ebbero almeno dovuto, nella sto1·ica seduta del Reichstag, sepamre la p1'0p1·ia ?'esponsabilità da quella degli altri Pm·titi, salvo a compie1·e dopo - si intende - il lo1·0 dove1·e come singoli cittadini. n tempo, e di considel'cwla così entro una b1·ece unità /'atto che i socialisti d'Italia e cli tante alt1·e nazioni si trovano d' acc01·do cogli avve1·sa1·ii nel muove1·e una tale c1·itica ai socialisti della Ge1·mania - cli tempo come enfro ww somma di unità. e che anzi devono tempe1·cwe le p1·etese degli avve1·- necessità di tollocm·e ogni situazione nel fiusso del 22 sa?'ii stessi - costituisce ad ogni ?nodo la pl'o/ja più squisita. che questi ultimi .... sempre quando si tmtta di casa d' alt1·i, ?'iconoscono implicitamente che in nn nessun Paese i socialù;ti devono tanto sposai·e i11 linea ideale il p1·esente, da rinunziare di (atto ai lol'o p1·incipii nws.c;imalistici. *** Si dfrà: « 111a .~e roi i·iconoscete nece..,sm·ia in un dato momento sto1·ico e da pm·te di colo1'0 che sono al Governo, una azione dete1·minata, come potete assume1·e la i·esponsabilità di att1·ave1'.<;arle la stmda con una opposizione basata su c1·ite1·ii che 1·igua1·dano soltanto, o p1'incipalmente, il domani? » La 1·isposta è in pal'te implicita in quanto si è già osse1·wto. Abbiamo visto che il Pa1·tito socialista, nel giudica're dell'opern delle classi dirigenti, deve distinguere f1·a decisioni ve1·amente necessm·ie e decisioni che non lo siano, tm fini sto1·icamente 1·agionevoli, e fini frmgionevoli, etc. Uno dei motivi fondamentali degli sc1·itti 1·accolti nel pi·esente volumetto è quello, ad esempio, con cui si 'i'ileva la enornie differenza che .-;arebbe esistita t?·a un intervento dell ' Italia a favo1·e degli lmpe1·i cent1·ali) ed un inte1·vento cont'ro. X<' seyue - <' gia risulta dcl Nsto dalle ossenw zio11i es1ioste pitì sop1·a - C'he l'opposizione riel ]Jartito socialista non 1mr) e non dece assume1·e le sfr:sse to nalità, ed 11sa1·e - o tP;dor di usal'e - yli stes:.'Ì mezzi) secondo si ll'oci di f'ronte agli uni od agli aliti casi. Quando si tratti di risoluzioni storic(l Jiiel1te ne· «es:mrie e spiegabili, /'upf}IN;tzioae del J>artifo socialista doi;1·à esse1·e più rhe altro di principio. Nell'altra ipotesi la sua op11osizione don·à inrece aequistare un caratte1·e ben 11iù. rlflciso <' C'Ucw·e rli i 11tpedire nettamente que/10 «he se111hri un e1TOI'<~ anthr:, dal punto di vista delle l'f'ltltù 1rn1 ;e(liute. (J/Jùedemlu a tale uitei·io gli se l'ifti che JJiù o!tn' si riproducono hanno sem;n·e insistito nel 1·ilnw·e che, se si giudicava sto ricamente e moralmente dit:ersissÌ///O u,n inten:ento dell'Italia a f'ai:o1·r n <·ontro gl1 l111pe/'f ('(mf/-ali, dive1·sù;sime do1:erww anche e.<;.<;ere, nel!' una o nel!' altl'a ipotesi - illclipe11de11te111eate da considerazioni subo1·dinate snlla scelta dr 1 1110111ento e sulla mis111a dello sforzo - le 111oticazio111 ed i mezzi d17l' a~ione socialista. Certo il giudi.zio ,.,e un dato 01·ienta r11ento delle classi dirigenti e del Gove1·no in itn dete»mi nato Paese ed in un deterniinato momento sia, o non sia, sto1·icarnente necessal'io ed iitile, non è facile. Sbaglierà qualche volta ne77a sua c1·itirn il Pa1·tito socialista; sbaglieranno qualche a!tm nella !ol'o azione -poichè nes1 • 1 1 surw è infallibile - colol'o che sono al Goi:e;-no. L'unica dift'e1·enza p1·atica, ma sostanziale sadt questa: che - le decisioni dipendendo prei:alentemente da ('(}/o1·0 che hanno nelle 701·0 mani lo Stato - un ei:entualf' e1Tore delle classi dirigenti ac1·ù pe1· lo nazione conseguenze ben più gl'ari di un erentuale en·o1·e dt'/ Partito .'>oci al i sta. Xon si dei1e in/(lffi cli11wnticw·r> un altro punto essenziale: e ciot~ cht' il J>artitv socia/i.i;fa. in tanto J>lllÌ e deve esio1e1·si dal .i;;o/idalizzare completame11te - sul tureno ideale - col 1110111enlv rhe passa, in 1111m1tv, appunto pel' consen;w·e a11rht> la p1·op1·ia f'unzione avveniristica, sia, ed i ntmda 1·estw·e, un J>a l'fito di minoranza. Può una mino1·anza t1·ascin<n·e seco una 11ia!J9io1·anza, quando la p1·ima 1·iassuma in sè stessa u11a coscienza più precisa e più l Mga di quelli che siano in 1·ealtà ,qli interessi della seconda. Poii'à anche una mi11oi·anza politicamente ol'ganizzata - pe1' il rnlore specifico di ogni f'atto di organizzazione - pnwlere sop1·a una maygiomnza che organizzata non sia. Afa non può Cel'to darsi il caso che una minoranza la quale, come il Partito soc:ial ista, combatte pe1· interessi ed ideali cos't dive1·si da quelli oggi prevalenti, possa impo1·si alla 111ag,qi01·anza o!'ganizzata degli alt1·i f>a?·titi, sino al punto cla diventan esso stesso il Pal'tito dominante, e cla clorer wssume1·e come tale l" dirette l'esponsabilitù del potere nel puiodo sf01·ico che attmrersiamo. f )1·etismnente pel'chè ;, un J>a1·tito cli m.1no1·anza e non ha quindi lr~ 1·espo11sabilitù accPnnate, il Partilo socialista sa henP che, malgrado la sua opposizione. la 111aygioranza <) se111pl'e in grndo di p1·endere le decisioni ehe quella data situazione richiegga. Oon che 11011 si ciwl !Jià dil'e che il J>artito sodai i;:;fa r!PblHl /tU'f' 1111a 1>ropaga nda e suolye1·P un'azione senza aifeJ'io. Si <) i:isto anzi più :-;op1·a che il l'w·tito i'°J'ocialista d<,u re11c/p1·si esatto conto delle 1·ealtà 1>toriche e delle soluzioni <-lte importano, e gmduaJ'P secondo lli es1>e il tono dPlla p1·op1·ia opposizione. Se quelle 1·ealtà e quelle soluzioni non spiegasse ai prnp1·i sequal'i, o se, peggio ancora, dipingesse con colo1·i confl'ari al cuo, esso /tlrebbe opera, non di educazione, ma di diseduca:done. Si vuol dire solo che il J>a?·tito socialista può di regola non sacrifica1·e completamente il do111ani all'oggi, il p1·og}'(lmma massimo al 'minimo, le aspi J'({Zioni sanamente internazionali alle necessità nazionali del 1110111ento, in quanto, da una pm·te ha la certezza che la maggiomnza è semp1·e in gmdo di fcw p?'evalel'e la ptop1·ia rolontù, e dall'alti'a intende esso stesso -- nel caso in cui 1·iconosca che tale volontà co1·1·isponde veramente alle esigenze sto1·iche - rnotiva1·e e lim·ita1·e la _p1·op1·ia opposizione con conside1·azioni e ('/'iterii che 1·ispondano a questa sua coscienza. 27 26 Un esempio Clli'attaistico può esse1·e offel'to dalla tativo - la conc·o1Tenza politica f1·a i vari Stati im- condotta che, a mio costante giudizio, il Pa?'tito socia pedisce che uno solo di essi, indipendentemente dal lista dovrebbe di regola adotta1·e in tutti i Paesi 1·igual'do alle spese milital'i. fatto che gli alt1·i accn'icono le spese milita1·i, le diminuisca. E come solo la costituzione di un sindacato È una questione alla quale si è già accennato, ma può pe1·n1ette1·e nel p1·imo caso agli indust1·iali ('m sil cui è bene in:oiste1·e con qualche maggio1· dettaglio. loro coordinatisi un contemporaneo 1·ialzo del prezzo n Partito .<;OCialista fa1·ebbe una p1'Dpagand a C'Oiltmria alla verità e qtlindi dannosa alla educazione di vendita, così solo la /'o1·mazione di un acco1'do in- delle masse, se credesse, e facesse CJ'ede1·e, che nelle zione simultanea degli a7·marnenti. Questo a niio Cl'edei·e è il modo ve1·itiuo col quale attuali condizioni cli Eu1·opa una nazione può diminufre le spese militari cm('/1e se le alfre le aiimentano. In ogni Paese si possono ce1·to eleva1'e que1>tioni sul modo e sul mppoi·to della spesa: e clinwstm1·e, per· esempio, che quelle date somme vengono male impie- ternazionale può consentire ai 'ca1·ii Stati una 1·idu- il Pal'tito socialista dei;e pol're dinanzi alle masse la n questione fondamentale delle spese milita1·i. fatto che in un dato Paese i socialisti siano in un nume1·0 anche infinitesimo, e che quindi la lo1·0 p1·opaganda, gate a causa di una cattiva an1minist1·azione, oppure che in mppo1·to alla 'ricchezza ed alla popolazione comparata l'one1·e comple:,"fJivo è maggiore ('he in alfri comunque condotta, non ese1·cite'rebbe alcuna sensibile Paesi, etc. Ma, a pnscinde1·e da tutti questi p1·oblemi luzione. !Ila il Partito socialista - - del 1·e8to importantissimi - ed anclie ammettendo l'amrninistmzione più peifetta e la p1'oporzionalità più esatta, resta semp;·e il (atto fondamentale che nessun Paese può da solo 1'id111·1·e l'ammontare assoluto delle spese militw·i. Come la conco1'1'enza economica impedisce al singolo indusfriale di vende1·e la p1·op1·ia mei·ce ad un p1·ezzo supe1·i01·e a quello cui la vendono gli altri, cos't pe1· quanto opposto sia nei due casi lo effetto quanti- infiuenza nazionale, non li autorizzenbbe ce1·to a desc1·ive1·e il p1·oblema come di dive1·sa e più farile so- tito cli mino1·anza - semp1·e finchè ?'esti Pm·- non deve nemmeno cade1·e nel- l' eccesso cont1'a1·io di votai·e, nei singoli Paesi in cui vive, le sempre nuove spese militari, per la sola considerazione che il lo1·0 accnscimento è necessa1·io, dato che manca ancom un accordo inte?·nazionale il quale ne consenta, senza pe1·icoli, la diminuzione. In ogni Paese ed in ogni Pa1·lamento esiste una maggioranza politica che vive dell' oggi e che ha oggi i suoi 1·app1·esentanti al 28 29 potere. Essa deve accettare tutte le conseguenze di un sistema di cui non vede, o non condanna abbastanza, gli effetti. Mai si è dato il caso nei Paesi pm·lamen- riodo 01·dùw 1·io, o, ad o,qni modo, più lungo: il pe1·iodo della pace. tari che un Gove1·no si sia visto 1·espingel'e dalla mag- Quando scoppia la guen·a, la resistenza ideale, (/r/che da parte dei so('ialisti, cont1·0 le nuove situa- gi01·anza i c1·editi pe1· nuove spese militari. zioni diventa pitì difficile. Se i sociali8ti - Perchè dunque - se il passaggio di queste nuove come è avvenuto in Francia sotto la minaccia tedesca - ac- anche i socialisti dom·ebbe1·0 votal'le? cettano di anda1·e al pofe1'e, rinunziano pe1· ciò solo Non è ovvio che, così agendo, essi, p e1· salva1·e un p1·esente che non cor1·e alcun pericolo, indebolirebbero inu- alle /'unzioni di Partito di min01·anza; dh:entano pw·te integrante d<,lla maggiomnza, e devono allora votare naturalmente anchr> le spese militari. spese è ce1·to - tilmente - sul te1·1·eno ideale e logico - la lo1·0 po- sizione nella lotta contro l'aumento degli a1·ma111enti ed a favo1·e di una intesa inte1·nazionale pe1· la lo1·0 1·iduzione? In un solo caso - che è p1·aticamente Ù'1'ealizza- bile, ma che va contemplato pe1· maggi01·e chia?·ezza della tesi gene1·ale - i socialisti pofrebbe1·0 t?·ova1·si al bivio di vota1·e, o meno, le spese milita?·i; e sa1·ebbe il caso in cui p1·op rio dal l01·0 voto ne dipendesse la app1·ovazione od il 1ifiuto. Non esito a dichia1·a1·e che 1 in tale ipotesi le necessità e le 1·esponsabilità del p1·esente p1·eva1·1·ebbe1·0 f01·zatamente sulle aspi1·azioni del domani; e che essi - bene inteso colle dovute motivazioni··- dov1·ebbe1·0 piega1·si a votarle. In 1·ealtà non si fratta pe1·ò che di un caso assolutamente lontano da ogni no'rmale e p1·atica possibilità. La linea di condotta cui si è accennato a p1·oposito delle spese militm·i 1·igua rda specialmente il pe1 Jli guardet<'i benr> dal giudicare con frettolo':Ji apl'iol'ismi la situazione e la condotta dei socialisti f'mncesi. Mi li111it<'1·iJ a dii-e che sm·à di 1·egola tanto più /acile ai socialisti dei singoli Paesi non assume1·e certe ,qmvi co1·1·r>.c.;ponsabilità politiche, pw· facendo ii' intende tutto il 701·0 dove1·e come cittadini, quanto più la 701·0 p1·opagan.da in tempo di pace sia stata men tal mente sPrùt P mo1·alme11te onesta. Fo1·se i socialisti f'mncesi non sm·ebbe1·0 stati cost1·etti a pm·tecipai·e al potere, se p1·ima non avessero avuto co1·so le mostruosità delt' flerveismo . Vemmente si affe1·11w da taluno che in Francia il signo1· He1·vè è oggi molto con..,idemto, per la sua nuova ed opposta edizione. Sa1·ebbe un esempio t1·oppo in cont1·asto coi molti e magnifici che ogr;i la Prn,ncia ci offi·e. Anche qui il caso meno dubbio, in cui, una volta s«oppiltta la guen·a, i socialisti possono 1inunziare :31 30 alle funzioni di Pm·tito di mino1w1za, e i;ofm·e le doveva e deve conside1·a1·si come nobile ed utilissima. spese milital'i) è il caso del Belgio. Pe1· le stesse ~1 l'<l mio costante ,r;iudizio, i socialisti che pe1· la loro gioni pe1· le quali si è visto più sopra che la u1ie1·ra stessa dott1·ina sono massimamente inte1·essati allo sta- dei Belgi 1·isolve in sè stessa ogni confJ'addizione f'l'a bili1·si di pii'1 giusti mppo1·ti inte'rnazionali, e quindi il p 1·esente e l'avvenire, i socialisti Belgi possono e al rispetto di tutte le nazionalità, e pm·ticolarmente debbono appoggia1·e anche le spese militw·i. delle più deboli, non potevano e non possono non essei·e in p1·inw linea in questa 1·ivolta morale. Guai pe1· l' Ew·opa, pa la cil:iltà) e pe1· lo stesso socialismo) III. se i Ci'iteri del militm·ismo pntssiano a?;esse1·0 potuto esplicw·si con tanto sph·ito di sistema, senza la 1·ibelr Le confe1·enze e le inte1·vùste da pag. 101 in poi lione della coscienza pubblica internazionale. 1·ibadiscono in sostanza i punti fondamentali già espo- 11Ia da queste yiuste affennazioni agli eccessi di sti negli sc1·itti ante1·io1·i. Soltanto ne pongono in mau- giudizio in cui si cominciava a cade1·e in Italia co1·1·e gio1·e evidenza ce1·ti aspetti, pe1·1·hè in quel momento una gmnde di(/e1·enza. all' auto1·e è pa1·so che quegli aspetti svecialmente st L'elemento più camtte1·istico pe1· il giudizio della dovesse1·0 rnette1·e in luce. Ad un pe1·iodo di eccessiva ammi?'azione ve1·so la civiltà di un popolo sta a mio c1·ede1·e ne' suoi senti- cultu1·a e la disciplina della Ge1·mania stava suben- sapiens è, sotto tale aspetto, essenziale. Pe1· quanto la civiltà - 11Pl senso moderno della parola - sia il 1·isultato anche di molti alll'i coefficienti, e quello cui si è accennato non ba.-.:ti da solo, esso ne è pm· sernpi·e uno dei fondamentali. I popoli latini poJ'fano senza dubbio, nei lo1·0 1·appo1·ti interni e 11ei lo1·0 mppoi·ti cogli altri popoli, un senso di bontà erl equità) che costituisce uno dei lo1·0 legittimi vanti. Anche gli Anglo-sassoni si distin.quono in questo. A 111io c1·ede1·e anzi e.~si) nelle tmndo da noi un pe1·iodo in <·ui si cadew. nell'eccesso opposto. La 1'eazione nwmle cont1·0 dott1·ine come quella del pange1·manesimo; cont?·o atti come la dolazione della neutmlità belga, e la mancanza di ?'ispetto alla vita dei te1·zi negli attacchi dei sottomarinij conh'o tutta una linea di condotta di?'etta a fa1· valei·e la fo1·za ed a sfruttm·e il te1·1·01·e della forza al cli sop1·a di ogni rw1·ma di di?'itto e cli ogni fe1·mine di equità, menti. La distinzione (ra l'homo humanus e l'homo 32 manifestazioni pi 1ì f'attire di tali sentimenti, s1111r 1·a110 1 notevolmente i [,atini. I Tede:>chi invece, ker della Prw;sict. Il p1·irno è molto rnigliore dei secondi. E1;so non ha avido anco1·a la f'o;·za di sott1·w·si <' Jlarticolal'mente i J»·11ssiani, nei lol'o rnppol'ti intel'lli ed anco1· pilÌ nei 101·0 mp porti cogli ((/tri popoli, non s((n/lo tenei· lu 111is11 ra. Essi sono disposti a tmttare con ineso/'ahil ità e 1·011 un gmdo cli sistematica riolenza tmche supe1 ÌOJ'e r< quello che pei lOJ'o stessi ft11i sarebbe strdtamr'nff' 11e- al ferreo dominio lllf(J)'no di colo1'0 che a 1n·op1·io favore potevano vantare i successi colossali del 186U e del 1870. Ma si deve ave;·e fenna speranza che) dopo la pace, e dopo che l'espe1'ienza am·à dirnostmto tutti gli er1·01·i de' suoi dfrigenti, il popolo tedesco saprà democmtizz(l)·e la propria costituzione politica e sotttarre l' lmpe1·0 alla f'atale p1·ewlenza dei cn·- cessa1·io, i popoli che /'esistano alla loro 1.:olo11f<Ì. Qite..,ta è o,qgi a miv c1·e<hre la cera i11/i riol'lftÌ 1 coli Pru.c;siani. m01·ale de-i Tede:-;chi. J>er ciò hanno condotta la gue1·1·a Comunque c'e1·a da temere che 1n·esso un certo nu- con metodi che li !tanno isolati nel 111011do. Per cir) me'ro di Italiani -- per fo1·tima piccola minomnza il loro dominio 1·iesce tanto meno tollei-abile che il - la reazione confJ·o la Germania si 1·icollega8se, non solo ad una giusta dominio inglese. avve1'.~ione pe1· i t?·isti eccessi già deplorati, ma anche ad una sca1'Sa attitudine a valutare le grandi ed innegabili qualità che i Tedeschi hanno in altri campi, e che a noi interessano solo in Se ci si troi;a d'acco)'(lO sii 9uesfi p1111ti, i11 f!lffo qiwnto noi stessi non le abbiamo anco1·a nella mede- il ;·esto è dannoso e conli'additol'io che anche noi 1u1s- sima misu1·a. V'erano ad esempio persone che tende- .namo la mism·a. vcmo a de1·ide1·e lo studim·e tedesco quasi come una Intanto <~ da spernre - nell' intaesse dell 'w ;re p1·ova di sca1·so ing<'gno, o la disciplina tedesca quasi dei come una p1·ova di mancanza assoluta di individualità. Tedeschi dipenda dal f'atto che essi hanno una ciriltù Pe?'Sonalmente io ho p1·eferito e pref'e1·i1·ò semp1·e nÌ?'e dell' Eui·opa - che questa mino1·e umanit~t più l'ecente, e costituisca pacù) ima caratteristiw che tipo di disciplina e di ordine inglese - il tempo tenda a cancellm·e. Non bisogna inoltre confondP1'e tutto il popolo tedesco con i ..,uoi clirigf~11ti, e il tipo della mentalità inglese a quella tedesca, ed il special nterde coyl i .i nn- senza dubbio più individualità - in cui e' è al tipo della disci- plina e dell'o1·dine tedesco. 3 B5 .i.lla ci-") eI1 • pre111e ,,' e: J!r' 111 11 l·11g1·os~i la tendenza pe1·0 gene1·ale a ripetizione, alla " cassa cuota » ; sp,·egia1·u p1·up1·io lfllelle 111wlif<Ì t he do 1101 - vei· la 11 osfi'(t piìt J'fl'f·/ltl' ritu nazio11aìe - sono ~neno co1nun1, o 111e11n l'ltdiuite. li raraffel'<' 1 lu disci hanno sempl'e concepito il socialismo come un figlio del mil'llcolo, wv:ic/u) co111e il lento e metodico p1·0clotto di una sostanziale trasfo1·mazione; hanno sein1J1·e lo spii ito d'or -gunizzu :ionr': /11 p1·11bit1ì llH' 1dt1l<- l'li<' pn!'fa 11 1 ij'aygi1·e clall<' ;111111·uu1st1 ··i1. 11i acnnlfate; sono doti di disp~·egiato a µZina, il sf n ·< del dor<'I'<', 1ll c r1.-;f{(:1U1 1 pl'imo onliiie 111410 srnlgi111r•11fo ilellu i:itu 11111de1 JW <' · l 111µ11 te - 11011 l u .~1· 1r,·11•'1 111111 t1i.l1c1 ....•f{( nz11. specza pei· !<1 f'onna::ioni di <f .. m11cr11 .ii 1 m1 <frr;e11ui e non l'ila 8 1;at1 ici. (ili lnyl<'.~t ed I Tedes1 lii - sia 111u·e r.:011 molto dit:f'l'sifù di 111orli so11u i f)OJ)()li l'Ùe piÌl pos ;;eggono 1111esf!' doti. fJl'I' esse I' l11ghilte1·1·a goa/'JW da tanto tl'lllj)O buon{( parte riel 111ondo e la Germania il lato tecnico delle questioni, sino a considerare il sasso <·0111P una a l'ma decisamente « l'ivoluzionw·ia » co11t1·0 i fu('ili ultimo modello. Ci sono, in sosta 11za. due mocli di amare il propl'io Pae.se. L' uno f- quello di accm·ezzarne i difetti, o perchè si scambino pe1· drtù, o perchè si desidai specula1·ci sopl'Cl. L'alt1·0 <) quello di combattel'li, non per il tristo compiacimento della loro esistenza, ma pe1· il cleside1·io che i-enya no supe1·ati al più p1·esto e pe1· la È significatiro a questo p1·011osito il fatto che {l'll inc1·ollabile convinzione della lo1'0 supe1·abilità. Riconosce1·e le qiwlitù 1:e1·e anche degli alt1·i popoli, ed additai·le al pr·op1·io pui·chè le innesti sul t?·o1ico delle sue uÌl'tù originarie1 è una f1·a le manifestazioni più do1:e1·ose del secondo tipo di patriottismo . .1..Yon sono da inuidial'si qw'i refol'i o quei fw·bi, che giudicano la pl'ima 111a11iem più utile al jJ1·ogresso del loro Paese. Essi tonfondono la fortuna della loro pel'..,ona colle f'ol'fttne della J>atl'ia. gli « interrentisti » dei pm·tifl più ai:a nzati - <1ueol i interventisti che 71 hanno nssai JIÌIÌ colla Germania che coll' Ausfria - sono ptoptio coloro i quali hanno semp1·e pì·edicata l' indù;ciplina sociule ~ sindacalP nelle sue (orine piì1 puerili e 1 omantithe, dallo scio- La pw·te eccessiva della 1·eazione cont1·c la Ge1'niania p1·esentava 1 a mio Cl'ede1·e, un' alt?-o pe1·icolo, cli ncttui·a più, strettamente politico e più immediato. ha /'atti t11 1111 sel'olo 1iass1 giganteschi. Gli ital11 111 rlei·onu t1<·1·1•,,sce1·e 111 /orn stess1 q1testo gruppo di r1ii1tlità sriluj>pandolo sa/la !ol'u indolP natu rale 1 an:dclz•) copianrlolv 1wdis.-;e.111un11eniP dal/'e.«tero. Jfa 1l modo 1111ql1ore pe1 cw 111e11to i'•' in un popolo certe dori, è quello d1 i nd1ca rgl i«ne ogni 111omentn tutto il ll(t101·1,., ,,on quello clz farne la ca1·irntura. *** 37 36 Pur facendo il dowto posto a idealità supel'iol'i; pur ricono1>cemlo che il recente sistema cli {j}'(llldi ag gl'Uppamenti di J>ote11.-;e tende a c1·ea re 1111a nwggiol'e 1>olidai·ietà f'ra i vw·ii St<1ti appal'tenenti (((/ uno stesso agg1·uppa111ento; nelle attuali r·ondizioni di R11 ropa resta sempre i;ao che ogni nazione costituisce i1,na indii;idualità sua jJl'Opri<1 1 la (JUale deve salraguardare i suoi specifici e legitt1111i interessi nei 1·a1>· porti con tutte le alt1·e nazioni. Una speciale applicazione di questa i:uitù genemle è che le nazioni dotate di una popolazione 111eno numuosa, cli una costituzione po! itica ed eco no m irn meno robusta, etc., hanno - entro CeJ'ti limiti - tutto da guadagna1·e dalla 1·ivalità fra gli Stati nwggio1·i, specialmente 1>e 1>uoi confinanti. Finchè una tale l'ii;alità esista) le nazioni minori, appoggianclo8i di i;olta in volta all'uno od all'altro degli Stati piz( forti, oppure 1·estando 1 secondo i casi, neutmli, ed acc1·escendo le p1·oprie risoi·se jJeJ' il solo fatto dell1 indebolimento che la gue;ora ha p1·odotto negli altl'i, possono tmrn1'Vi una delle condizioni esterne più favo1·evoli al mantenimento della p1·op1·ici indi pendenza ed allo sviluppo sicu1·0 delle pl'op1'ie energie. Dai tempi più antichi la sto1·ia è piena di eo<Jmpi che suffi·agano questa tesi. Pe1· limita1'ci all' l talirt, il piccolo Piemonte si ingrandì e si ?·affo1·zò ati?'a·ve1·so alle lotte f'1·a Spagna, Fmncia ed Auot?'ia; nè la i11dipe11rlenza italiana a1Tehbe potuto mai realizzm·.c;i, senza la 111·ofimda riwlità p1'ima tra la l?mncia e l'.Ausfi'ia, poi fi'a l'ilusll'ia e la Prussia. lnre1·sa111e1ite se la fja?'a (m i gl'andi Stati cess1, o pen-!1<~ si 111ettano d'acco1·do ('ra loro, o penhè Puno Jli'emtlga definitira111e11te sull'altro, le nazioni minori - ciascuna p1·esa da sol a - possono fl'ONll'si in balìa di <1uello Stato che abbia acquistata una prepoadera nza assolida. le due direl'se sitnazioni ..:;ono cco·atteristfra111ente 1·i(les.c;e dalla slo1'ia moduna del Belgio : st01-ia nella quale la Francia apparisce con atteggiamenti opposti, mentre!' lnghilte1·ra-memvigl iosamente continua nella sua politica secolal'e - si dùnost1·a semp1·e eoe1·ente. Nel 17.92 il p1·epote1·e della Pl'ancia aveva trns('o1·mato il BPlyio - appai·tenente allorn agli Stati Genemli d'Olanda in ww p1·ovincia fmncese. Fu p1·op1·io pe1· Pff'etto dell'annessione del Belgio alla F)'(lncia che l' Inghilten·a decise le ostilità conti-o la repubblica i . Colla caduta di >?apoleone, ~olla scom- i J) Asq11itl1 , allualr prrsidc11te del Consiglio dei Mini· !Sll'i i11 lngliillr1Ta, e<l 1101110 poli:ico cli allissima statura , in 1111 mirabiir clisco1·so pronunzialo ad Edinburgo it 18 set- t<'mbrr 191.J ha <lichirw((fO fl.'8t1wlmente : • .... Jt J>itt, 71e1· ire anni, dal 1789 al 1792, 1·i(i11tò rrcisamente di immi- schiarsi 1u•yli aNe11iinr11fi ... e/et/a Fl'ancia, o nelle guel'I'<' 38 parsa clell'assoluto pl'edoJ11inio della F1·anc·ia nel Con- C'ontinentale e cli tinente e col 1·istabifil'si cieli' equi! iln·io europeo j'ra i due ghilte1·ra. La l'iMlità j'ra l' Inghilten·a <' la F,·11ncta salcò il 11elgio 01· <' un secolo. Lo salvi O{](/l la l'ivalità /'rei l'lnyhilterra e la Get"mrmia I J>er la sua storia e per la 1;aa popolazione l' Italia è dù.:e1·sa rial Belgio. ~'Ila: 11u1· possPdendo ano nwggio1·i contendenti di allora (lnghilten·a e Vi·ancia), il Belgio 1·inipera la p1·opria indipendenza, che num· tiene sino al fitta/e ago.o.;fo del 1.914. Tn quel 111Pse ed in quell'anno gi:mge li maturitlÌ il processo sto rico pel' cui l'equilib1 io europeo docew ro111p<-rsi, e pe1· cui la (;enna11ia - se111pre pii'1 forte e snnp1·< più 01·yogliosa cl< lla sua /'orza - docew fentw· di 1 111Ì1 are al cuore dellr1 stessa !11 notevole potenzialità rii stiluppo, es.c;a è semp1·e uno Stato mino1·e di f'1·onte alla Gei manùt. ali' fllglitl- 1 1·insaldate la sua 1·1·escente egemonia sul!' E111·01u1 ghiltPrra dnm111e i: u,c;fJÌ 1·ontru la Uer11ta1ria c·<I rie.'< ,udo u/!11 Frwu·ia, pe1· le stesse l'll!Ji1111i per c11i 11ì1 sel'11lu che ne derivarono ... ('hf' cosa mstri11se questo paci/Ì<'o mi- la F1·a11cia e r1ccu11to alla F1·ussia. Certo l' J11ylliftr1·rr1 lia lii .r;1·a,1de (l/J11iP J!Olitic<l di fin nistro . .. alla gu<'rrn !' /,a riola.~ione fcla parte della "'1·011cia} clei diritti /){tlt ui/ i per i quali c11;e1Y1mo ]Jl'('s/alu ?11((/- fi· ,.,.,. 1·n11t;·o coincidere i 111·011rì interessi cun quelti dr'//!' u/f, , ll"'iu;1i, cli 11n piccolo Stato <l'Europa. q11f'llo cllf' altura si colte quali abbia 1·a11tay11io, momenfane((?ne11te, ad atlecu:;i. chiamaw degli Stati U1'll<'ra li d'Olanda•. Cih 111alg1·wfo, i11 Essa non dice che ouol !lif'encle1·e laprop1·ia egemonia mondiale 11101/ i contro it nuo1:0 Stafu che so1·ga a contendergliela, ma dice agli gior1iali italiani p11bbli('(lro110 w·ti<·oli, sf'cowlo i 111111ti il fui/o altri e minori ,C.,'tati r•.<;1w/1ncnte in pe1·icolo, che vuol dif'endel'e che l'esercito ingles" O.<J!Ji è colla F1·w1cia contro la (,'('/·mania, l'esistenza delle nazio11ali11"i più piccole. Hssa 11011 levrria - octaf;io11e del ccn te1wrio della l)(ll/aglia di ll'af erloo dic<~ che 'Vuole mentre a lYaterluo combatfet'a ('IJllfro la Francia i11sif'ln" coll<' impedil'e al nuovo Stato Il i rninacciarla dalle spu111.lf' del Bcl,qio. forze pntssiane, rap/)l'f'senterebbP 1;uasi una con/r(l(ldizione rna dice che l'llol rispettm·e la santità cli quri trattuti di cui storica da parte rletla stessa fllghilterra. J~; in 1·ece ecide11fr che non esiste alt111w cunfrwhlizio11f'. r1uan<lo - colla diversitcì dri me~zi, e, f'ra <1uesti 11lti111i, delle alleanze, rhe le mutale condizio11i Sll[J{f<'risco110 - per la ne11h'alità <lel Uelgio, ed a cagione del motirn !JÌtÌ esposto - es.~a è stata se?n])l'e la madrina. Sapienza meravigliosa, che coincide di mila in coitu colla si pf'rseyua im medf'simo /inr. necessità del le antonomie politiche più deboli, f' qui11cli rol rri 11- Allora, come oggi, l'lnghilferra mira all'identico scopo: im· cipio rn01·ale del rispetto elette nazionalità, ma elle sempre .~i pedire chP nP/l'JiJ1wo11a ro11fi11e11lale uno Sinio dirPnli Pfj{" propone, in linea J!rincipale - monito, e, pe1· assic·vrarsi 1111i l'ey('moniu ?111111di<1le, 111 mi -- la <lifc'sa degli interl!ssi inglesi. Solo l'altr11 i 1i1,· ,, U1ì ;,1,ù cl;. nacci nella sua sir-11rr zzet dal!,, 011posle 1·ivl" lfrl IJ1-lgio. J,'i11- pi11ge1·e quasi come politica da nubili Donchisciotte IJlll'lla eh<' 1 come suo cli1·itto e suo do1•f'J'f' 1• 40 41 te1·1·a, alla Russia, all'Anstria-Ungheria sino all'agosto del 1914 Poichè ogni fJaes~ quale em ed alla F1·ancia. sente più qiiei problemi la cui tellettuali, non devono rnere soltanto alla giornata. Opemre nel1'oggi gum·dando al domani: ecco uno soluzione lo preme più da i-icino e pe1· i quali ao- dei segreti di una politica este1·a p1·ecidente e contitinuativa. ?;el'te cli arae più mat1i1·e le forze e più faooretol i Risolta, attmrel'so un più giusto equilibi·io, la le ('ircostanze, l'Italia si preoccupa oggi, ed a m- questione J1cll'iatica, l'Italia si fro'l/e1 ·à di fronte a gione) del p1·oble111a Adriatico e Balcanico. l'er la r1 quelli che dicerranno poi i suoi maggio1·i p1·oblemi di soluzione di questo pl'oblema il Gouerno ltalia110 ha poi itica estera: i problemi del JJ1editeNaneo. L'Italia decisa la gue1·1·a col!' A ust?·ia. si pl'olu11ga come un gmnde p1·omontorio sul Medi- llfa una .Nazione, e special mente le sue classi in- ten'al1eo : cioè in un nuu·e in cui l' fnr;hilte1·1·a ha una delle sue più formidabili basi naw)i e di cui La politica realistica di un ,r;rnn<le l'aesf', mirantf' a di/'endue te proprie posizioni secondo ta leggf' df'L minimo sforzo. Nè è più fondata l' al/ ra contraddfaione che la citala stampa ha c1·ednto di trovai·e fra i principii • legiltimist i » dl'f · l'Inghilterra combattente a Waterloo, ed i principi i democral i<"i dell'Inghilterm <"he si balte oggi ad Ypres. Se da noi l'ed11cazionementale di troppi 11on si ff'rmassf' ai 11rincipii detta grande rirofo'Zione francese, non si docrebbe di11ie11ticarf', a 7wo110sito di ... legittimismo inglese, che la condanna di Lui.r;i xi·1 a Parigi era stata preceduta di ben 11../ anni dalla condanna di Carlo J a f,ondm. Inoltre - ecl è quello che più conta - l' Inghiltf'rra è un paese troppo serio per avere mai fatto in politica estei·a questioni - diremo cosi - di gusti pad1·oneggia gli sbocchi ve1·so l'Oceano Atlantico e vei·so l'Oceano Indiano; e nel quale anche la Fumcia, col possesso clelte opposte rive occidentali; ha una situazione pi·epondemnte 1·ispetto alla nosfra. Il p1·0blema politico del Jlledite1 i·aneo si 'risolve dunque nel p1'oble111a dei nost1·i 1·appo1'ti colla Francia e col!' Inghiltura. Tralasciando per b1·evità la Francia) 1·ipete1·ò ancom una volta che l'Italia, se pi·oprio doi;esse sottostarn ete1·namente ad una egemonia, dorrebbe p1·efe1·ire l'inglese piuttosto che la tedesca. La p1·ima 1-iesce più tolle1·abile pel' il cal'atte1·e interni. Essa ha combatt1ito e combatterà sempre to Stato che vo1-rà stabilire la propria egemonia in Eu1·opa1 abbia esso inglese, che è meno invadente, meno violento, più edu- a capo un cattolico reazionm·io come Filippo JJ, wi 1·ivoluzionario misc1·edPnfe come Napoleone I, od vn protestante feuclale ·indusfriale come Gttglielrno II. tollm·anzii dei gusti e dei costumi alfrui, anche e so- cato; pe1· le t1·adizioni politiche inglesi, ehe significano pmtutto, se giudicati assu1·di) e più, in gene1·ale, 1·i- 43 42 spetto della altrni autonomia; e specialme11te pe;·du~ della Ge1·11w11ia, 1·iusci1·Pbbe dannosissimo anc-lze l'in- l'Inghilte1'm, essendo un'ù:;ola ed un'isola a noi nori rei·so. Chin11qne ad r1sempio ;·icordi con onestà mentale vicina, e non auendo - almeno (ino1·a - la co- scrizione obbl igato1-ic1, non pot1'ebbe tentare di in rn le inevitabili yr,losie della Pmncia ve1·so di noi dopo derci con esercito sitfficie11teme11te nunu 1·os(l. La il 1870, ed i 11eritoli che le sue correnti cl€'1·icali, potenza mondiale di un Paese si of!ende o di f'e11dP allOl'(l /ortissi me, potevano l'(tppresenta1·e pei 1·appo1·ti sul mare; la sua libel'tò intema sioffendr odi/'endP specialmente peì' te;'l'a. j'ra Io Stato italiano ed il Papato, deue riconosce1·e che la Gei'luania ci fu, pu un certo periodo di tempo, Ma poichè ogni nazione dere tenclae alla lì/ag- e si intende, pe1· il suo interesse, innegabilmente utile. gi01·e indipendenza, e poichc~ le nazioni mino1-i non Di una Oer111ania liberatasi dalla ubbl'iacatu1·a che possono 'ì 'aggiunge1·e questo scopo se non giovandosi !'ha condotta alla p1·e:;ente conflag1·azione, e da' suoi della 1·ivalità fra ,qli Stati maggiori, 1·iesce intuith-o atfoali dil'iqenti si dom·ebbe da noi cli1·e che, se non che noi - menfre sm·emmo stati indil·ettamente dan- ci fosse, bisognei·ebbe · in un ce?·to senso - inuen- neggiatissimi se la Gennania ai.:esse potlbto impo1·1·e la tai·la. Essa rnpp1·esenta pe1· noi l'unico g?'ande con- sua egemonia all' Eurnpa continentale ed insediarsi nel tmppeso di cui possiamo sei·vini pe1· non cacle1·e Mediterraneo - am·emo pe1·ò molto da guaclar;nan senzci ?'imedio sotto l'egemonia della P1·ancia e sopm- dalla conservazione di una Gennania 1·insavita sotto tutto dell' Inghilte1·1·a. Quanto più vo1·1·enw annodcl1'e la sei.:era lezione delle cose, e guidata da alt1·i ao1,iini e da alt;·i p1·incipii. mpp01·ti positivi coll' Jnghiltei·m, ed otténe1·ne ,qiusti itn 1 1 P;·estani colla Germania allo « schiacciamento » . ' compensi, tanto più ci gioverà l'esistenza cli una Ge1·mania 1·inscwita, ma non sriiernb1·ata. Il pe1·siste1·e della Prnncia sa1·ebbe stato un delitto, olti-e che contro la - 1·azza alla quale appm·tenia1110 e cont;·o clot;e1·ose ;·a- 1·enza anglo-ge1·manica : ecco quella che sarebbe una gioni di gratitudine, confi'O noi stessi. Jìia nl'tifrci i;e1·a fo1·tuna pe1· una nazione come la nostl'a. L' alt1·ui passionalità, o l'altrui legge1·ezzri pot?'à d'odio confro la Ge1·nwnia sino a deside1·a1·ne- dato pu1·e che fosse possibile - Lo .c;;némb?'Ctrnento, sarebbe all'opposto un' al fra u1·ancle follia . Se 1·i11sci i·e/,be 11e1· noi fatale lo schiacciamento dell' Inghilte1Ta da /ilt rf<' • con mutat i e più onesti mezzi - di una conco1·- battezza1·e un tale ordine di idee col nome cli « ge1·- 11iano(i li a». A mio giudizio, esso è soltanto una obbiettiva e pi·evidente « italofilia ». L'ho p1·ofessata 45 44 e continue1·ò a professarla, sebbene tutte le nue personali prefei·enze, in 111ateJ'ia politirn ed eeonol//irn, siano sempre state pa l' Inghilte1·1·a. Perchè guai se in politica este1·a ci si dovesse l ascim·e guida 1·e sol tanto dalla sirnpatia ! Essa è già una sugg<'1·ifl'ite abbastanza paicolosa anche pe1· iw semplice a/fal'e p1·ivato, sebbene impol'fantissi1110: la scelta di una mou/il'. Fo?'tunatamente, anche l'on . .'-!alanclrn desidera pe1· amo1·e d'Italia una Gei· mania alt1·eftanto ritornata i11 senno, quanto ?'elathamente i'Obusta ..Nel suo discorso dal Campidoglio - disco1·so in molte pm·ti bello, spe cialmente per la di!Jnità e l'equilib1·io - egli ha detto testual1nente «.,. Della Germania non intendo pa»lare senza ammfrazione e senzct 1·ispetto..... 1lla con tutto il 'rispetto dovuto alla dotta, alla potente) alla grnnde Gennania, mii-abile esempio di 01·ganizzazione e di 1·e8istenza, in nome del mio Paese debbo dfre: vasutllaggio no, verso nessuno (Benissimo! grido aneh' io) ... La pace e la civiltù .... devono fondarsi sul ?'i.o;petto delle compiute autonomie nazionaU, f1·a le quali la g?·ande Ge1·mania dovrà vivere pa1·i alle alt1·e) ma non padrona » . Quegli interventisti a idee fisse) che volevano la gue1'1'a non tanto cont»o l'Aust1·ia quanto contro la GeJ'mania; che desc1·ivevano imminente lo « smemb!'amento » della Germania etc., sono avvisati. Quando si decide1·anno essi ad accusa1·e apntamente anche l'on. Saland1·a di « ge1·manofilia »Ì :j: ** Il non co111111·emle1·e tutto questo po1·tai;a ad un al- fl'o peri('()/o se111pl'e di camtte1·e politico, ma anco1· più i111111ed iato. Che la dell'Italia contl'o l' Aw1fria contenga 111 potenza anche la gue1·1·a di>'etta f1·a Italia e Germania ,~ cosa troppo intuitii:a, perchè debba essere {JllPl'i'a cl i mostmta. 1lla un conto <) un f'atto potenziale, ed un C'onto (atto già reale. Colo1·v che, fJ'(lscinati dal1a pcl?'te eccessiva della reazione contro la Oennania, cle:;icle1·avano assai più la clichiamzione di giterra contro di essa che conf?·o I' Anstria, tradivano inconsciamente gli intel'e:>si del 1111 Paese. /)a/ punto di rista stl'ettamente nazionale vede1·e la sifita.:ione italiana con un occhio t?'oppo francese, o fi'oppo ingle.':1<', e}'(( ed è poco meno pe1·icoloso che i:ede1·la con w1 occhio t1·oppo ge1·1nanico. E se oggi l'adesione del Governo clell' Italia all'Intesa (a coincide1·e - in linea gene1·ale - i nost1·i inte?'essi con quelli dei nuovi alleati, ciò non significa che anche f"ra socii non si debbano discute1·e e scieglie1·e gli s(01·zi a ciascuno pii't convenienti e la via più oppo1·tuna. Jndil'ettamente la Ge1·mania aiute1·à subito - deve aiuta1·e - con molti ·mezzi l'Austria cont1·0 di noi. 47 46 JYia sulla eventitalità chi' essa le p're8ti anche aiuti dfretti -- e, in caso affe1·mativo, siil momento in cui glie li presterà - si possono (01·mula1·e le pi ù di- verse ipotesi. Può darsi che essa attenda semplicemente il momento che le paia militannente più opportuno j oppu1·e che voglia astenei·.<;i. finchè il teaf1'0 ammettue di aiie1· bisogno pe1· 01·a anche conti·o di noi del diretto sussidio gamanico al quale dovette 1·1co1Te1·e co11t1·0 la R118sia. In tale ipotesi essa pel momento ci <·0111hatterù da sola con tutte le f01·ze che la collabomzio11e yernwnica conti-o la Russia le consentil'à di llisti'ar1·e dal f'1·onte 01·ientale. Quanto a noi, e per 111othi che sono implicita- della nosb·a gue1Ta 1·esti relatiw111ente eccentrico, o finchè calcoli di non cla1·ci così moth:o a po1·ta1·e la 111ente contenuti a11che 11elle considel'(lzioni testè svolte, mano j ov&ero che non possa più distrm'l'e altl'e fo1·ze, è ben chicu·o che, sul feri'eno nazionale il nost1·0 confiitto di inten.,s1 r·o1!'A11sf1·ia non è pw·agonabile a o che, anche potendolo, non lo de«·icleri allo scopo quello colla Germania, nè nel p>'esente, nè tanto meno di non c1·ectrsi altri nemici di?-etti pel gi01·no delle dal giorno in mi comiru·eranno le tntttative di pace. nost1·a azione militm·e su altl'i teat1·i che più le p1·e- }; dunque intniti1:0 che l'Italia - t1·attative di pace. L' a'l:veni1·e d darà la ?'isposta at- se nel decide1·e la p1·op1-ici via non doi:eva lascia?"Si piega1·e nè dalle tendibile. Una sola cosa è ce1·ta. Ecl è che la Ge1·mania - lusinghe nè dalle minaccie della Ge1·mania j se nel tolto il punto di T 1·ieste, e guardando olt1·e l' attua! e pe1·co1'?'ere questa ria non dovrà t1·ema1·e, e non t?·e- confiitto - me1·à, qualo}'(l ad un ce1·to punto vedesse compa'ri1·e, sente benissimo di non ave1·e contro di noi un pe1·manente conflitto di inte1·e.c;s1 anche lonta na- accanto ai "pentolini :. , gli autetdici "elmi a chiodo mente pa1·agonabile con quello che può ave1·e cont1·0 - l' lnghilte1Ta, la Russ·ia e la P1·ancia. Alla coscien za la Ge1·mania le stesse iniziatii;e che 1:e1·so l'Austria. dei suoi più se1·i uomini politici la Triplice Alleanza » non poteva, per quanto stava in lei, assumel'e ve1·so J>e1· /01·tuna - e del 1·esto io non ne avevo mai si presentò sempre come un cont1·atto nel quale i 1·ap- dubi tato - il Gove1·no italiano ha seguita una via p01·ti fra l'Austria e l'Italia erano naturalmente ben nettamente confl'a1·ia alle esagerazioni ed alle confu- dive1·si così da quelli fra essa e l'Italia come e spe- sioni da rne c:ombattute. Basti 1'ic01·dare la conven- cialmente da quelli fra essa e l'Aust1·ia. zione pe1· la tutela della p1·op'rietà degli i taliani in Non è infine impossibile che l' alte1·igia invetemta Ge1·niania e dei ge1·manici in ltalia j la dichiamzione dei circoli dfrigenti dell'impero ausfriaco 8i 1·ifiuti ad di guerm l im data, almeno pe1· ora, a ll' Austl'ia; il sin- ·1!J 48 tornatico proclam(l del Re alle trnppe; tutto il tono cioè la IJUestione del/(( mtsw·a nello s(ol'ZO e della op- del disco1·so deWon. Salandrn in Campidoglio. p01·tunità nel tempo. finchè possibile - tra J'Vfan mano in((itti che la prepamzione militan distinzione da me semp1·e p1·ocedeva, che si arcù:inava la stagione (av01·evole ad dichiarata) nei nosfri 1·iguai·di, oppo1·tuna) e che i so- una azione bellica attiva sulle Alpi, e che le passioni liti fatui de1·idevano - Ri accendevano, una tale questione dù:eniva sempre più Jnsom ma, la distinzione Germania ed Aust1·ia - risulta essere p1·oprio nelle intenzioni del Goi.:erno. Anche qui dunque io resto - attuale. Anzi pel' chi coll'awllo ufficiale a pl'escindel'e dagli ideali massim(llistici del p1·opl'io Pal'tito - 1·iconosceva in in tema di pe1'f'etta ita- linea di fatto che il Uocemo d, If(llia dorei.:a, date le lofilia . ... :sempre fino al gio1·no in cui non sarà respo11sabil ità che gli incombecano nel!' attua! e pe1·iodo iniziato piu·e conti'o l' on. Salandra p1'0cesso per sto1·ico, dichiw·are la yuerra all' Ausfria pl'iurn che si 1Wi trover6 cillom in buona fosse chiusa la c:on(lagrnzione Europea, l'unica que- del Goi.:erno del mio Paese - reato di « ge1·mano(ilismo ». itn stione che sull'in11necliato te1·1·eno p1·at ico 1·esta w, e?·a compagnia. p1·op1·io la questione clel 1nornento. Nella quale in so1Stanza, e pu h1·euità, si rias- IV. sumevcmo tutti i p1·!Jble111i relativi al rapporto tl'Cl i nostri fini e lo s('o1·zo col'l'ispondente. In u11a gue1Ta Infine le conferenze e le inteJ'riste da pag. 101 in moderna e di lunga d 1trata, le pe1·dite dii'ette in uo- poi) e specialmente l,interi.:ista da pag. 117 a pag. 122, mini ed in capitali e tutte le pel'clite indàette ehe mfra,·ano a rnrdfae in maggioi· luce una questione che meno si vedono, si possono considual'e - l'autore aceca rrneralmente po.<;ta .<;in dall'inizio i: e limiti - entro cel'ti come funzioni del tempo. A pai·ità delle altre condizioni, più lunga è la durata della gueint, mag· 1 Sel( orfiNJlfJ . ull' Avanti! dr,l 1 sellembre 1911 era rl11flo 'hir1.romr,nfo (po9. GJ-65 : •Quanto al momento, sa· reJJbe spw;enfr>,1,r1lrM11fo ferJf/U(J r·he i 9overnanti italiani giuocassero l'avi:enit'e rfol f'o1-,f1r~ .. . senza avere prima lasciato che le tragiche <'~pnienze del primo periodo della guerra avessero chiarita la situazione •. J!J nella lettera sulla Lotta clel 4 ottobre 191;1 è 1·ipetnto (pag. 90) : • il meno peggio sarebbe che il Gol)erno . . . allorchè la. sitnazi.011P fossC' più chiarita . . . si ponesse contro l'Austria .. : , 51 50 giol'i sono le pe1·dite dii·ette ed inclù·ette. La questione sul mm·e; dal Belgio che, pe1· la p1·epotenza spe1'- del tempo costituisce dunque un assorbente Cl'ite1·io di giu1·a del militai·isnw ge1·manico era stato cosfretto a mistlra per decide1·e sulla pl'opoi·zionalità tra gli scopi scegliel'e fi·a l'onol'e e l'invasione, su su, fino alla Ge1·- ecl i sac1·ifici. Mentl'e nulla aidol'i:~za a priori a 1·itenae che il rnania e l' Inghilte1·m lottanti, nella più grnnde <·ontesa che abbia risto la sto1·ia, pe1· l'egemonia nel GoveJ·no italiano non si sia posto il quesito) nessun mondo e pe1· la padl'onanza degli oceani. privato poti·ebbe 111a i pl'esu 111el'e cli possedue anche una pa1·te sola degli elementi di cui un Gore1·110 L'Italia non ei-a in queste condizioni. Essa doveva 111 cogliel'e l'occasione del confiitto eu1·opPo che l'Austria- genere può dispol'l'e in questioni così complesse e 1·i- Unghe1·ict, cl' acco1·do colla Ge1·mania, avew voluto se1·vate. Tenuto conto di questo, ed anche della delicatezza p1·01:oca1·e confro gli inte1'essi ed i leali avi;e1'timenti del momento, il pi·oblenw - con p1·ovincie le quali) se pe1· ogni buon italiano - pih che discusso a fondo non può i;enire) pe1· 01·a, se non aclomb1·ato; più della te1·za alleata. pe1· completm·e la p1·opl'ia unità ebbe1·0 semp1'e un p1·ezzo d' affezione inestimabile, che tmttato con rnorli a(fennativi, non può essei·e che e se p1·esentano un notevolissimo tracciato pe1· quesiti. A tali dorP1'i m'i attenni nPgli costituiscono pu1· semp1·e un aumento te1·1·ito1·iale 1110- scl'itti e nelle inteniste qui raccolti. Non vi manche1·ù desto. Essa inoltre doveva app1·ofittm·e dal fratta- <'erto oggi. mento usatole, anche nella questione della Se1·bia, dagli alleati di ie1·i, e dalla situazione mìlitm·mente valo1·e militm·e, non facile e moralmente insostenibile che avevano *** c1·eata a sè stessi, pe1· libem1·si - Tutti i Paesi che pl'ima del nostro intervento si acl alt1·e Potenze - Cl]Jpoggiandosi da una alleanza la quale aveva così senza dubbio avute le sue funzioni e le sue uti- avevano ed hanno in giuoco intenc;si materiali e mo1·ali sup1·emi: dalla lità) ma il cui wrntte1·e, che e?·a me1·amente difensivo e che astmeva dalla eventualità di un confiitto Se?·bia che, dopo l' iniquo ultimatum clell' Aust1·ia, do- con l' Inghilte1·1·a, e?·a stato p1'0g1·essivarnente snatu1·ato veva decide1·e se scompa1·i1·e come Stato autonomo, op- dalle c1·escenti ambizioni del socio più forte) dfrette piw rnddoppia1'.'li e mg,qiungere finalmente lo sbocco 01·111ai contro l' lnghilte1·1·a medesima. Da ultimo l' I- b·ovauino impegnati nel gigantesco confiitto i più piccoli, come i più grandi - fi2 5:..l talia - pu1· doiiendo erita1·e la fatale illusione che basti il fatto potitico del possesso lJer tras('onnal'e un Paese non 1·icco di capitali in un Pae1:Je mode1·namente colonizzato1·e - non potera non p1·eoccupa1'si cli eventuali canibiamenti lungo il Mediter1·aneo 01·ientale. Se i fini nazionali che l'Italia si proponei:a di 1·aggiunge1·e colla sua entrata nel conflitto 1·isultarano dunque, pe1' la natura stessa delle cose, 1·elativamente moiesti, quali erano p1·esurnibilmente le difficoltà e la du1·ata ulte1'io1·e della gue1·1·a eul'Opea, e quale il momento più. favorei;ole pu il nosfi'o inte1·vento? Il cco·atte1'e stesso di questa domanda dimostra che non si intende qui sollew1·e dubbi sull'esito della gue1·1·a eitl'opea. Attori noi stessi del d1·amma, dobbiamo ave1·e ormai piena fidiwia nella sconfitta degli Impe1·i centrali e special1nente dell' Aitst?'ia-UngheTia. Si t?·atta soltanto - in pieno atcoi·do col presupposto da cui pm·tivano colo1·0 stessi di cui ci occitpiamo - di esamina1·e taluni aspetti di una gue1·1·a eu1·opea il cui 1·isultato deve appa1·ini sicurn. Uno degli e?·1·01·i di molti inte1·ventisti è stato quello di pm·la1·e e di sc1·ive1·e, p1·escindendo semp1·e da ogni considerazione positiva sulle condizioni, la du1·ata ed i ca1·citte1·i genemli della gue1·1·a eu1·opea, o, peggio ancom, esponendo al p1·oposito opinioni che la più modesta disciplina mentale av1·ebbe domdo dimost1·a1·e insostenibili, e che la espe1·ienza ha ad ogni modo ine- sorabilmente smentite. Pe1· limitci1'Ci agli esempi più recenti, molti. interventisti, dopo ave1· predicato l' inte1·vento dell'Italia anche pe1· un pe1·iodo in cui la nost1·a p1·epa1·azione mil'Ìta're e?·a ben lontana dall'esse1· completa, a comincia1·e dal marzo inizim·ono una attidssi ma agitazione pe I' sostenel'e che l'Italia non doveva tarda1·e più olt?'e a t1rnoversi) pena il suo immediato di.-;astl'o politico. Essi che avevano i;isto i Cosacchi a Berlino nello ottob?'e del 1914 e la Gel' mania p1·esa pet fa me enti'o i primi sei mesi della gue1·1·a) dipingevano i Russi già quasi alle porte di Buda-Pe8t nel mm·zo-aprile del 1915. Ne cleducevano che l' Aust1·ia scwebbe stata senza dubbio costl'eita ad una pace sepamta; e, libe1·atasi dalla Russia, avrebbe potuto subito, o poco dopo, buttani contro di noi isolati in Eu1·opa. Inversamente essi assicuravano che al!' intervento dell'Italia sarebbe seguito immediatamente l' inten;ento della Rumenia; che l 'ent1'Clta nostra e dei R 11 meni, coincidendo colla azione a fondo, non solo della Russia, ma anche della Fi·ancia e della lnghilte1·ra - ormai JH'Onte - sarebbe stata clecisha, e che la gue1·1·a eu1·opea sa1'ebbe così finita ent1·0 lo atdunno dell'anno co1·1·ente. l!'1·a queste affe1"11iazioni, iiulle quali si insistette fino a tutto il 20 maggio 1915- sebbene dalla p1·ima quindicina clell' api-ile 1915 i Russi fossero stati de(initivarnente fermati lungo i Ccwpazi e col successivo 3 111agyio doves- 55 54 se1·0 ace1·e già sfondato il f1·onte nella Galizia Occidentale - una sola cosa em ast1·attamente ve1·a: e cioè che se l'Ausfria avesse voluto, o potuto, conclitdae una pace separata colla Russia e coll'Intesa, l'Italia am·ebbe perduta la su,a occasione, si sarebbe trouata dimimtita diplomaticamente, ed avl'ebbe col'so} pl'ima o poi} un grnvissimo pe1·icolo militare. 1vla special 1J1ente a pa1·til'e dai primi di api'ile ima tale ipotesi apparfoa così fondata, da legittimare senza altl'o il consiglio per una decisione im mediata! Anche a p1·ebcindue dalla rolontà della Russia} non ern evidente che per la Ge1·mania - la quale 01·mai controllava non solo la poWica, ma l'esercito austriaco una tale soluzione, se poteva p1·esentan notevoli vantaggi contro noi ed i Balcani, ed in fcwore della Tu1·chia, nascondeva anche g?·avissimi pericoli? Nè più, attendibili appariwno le altre p1·evisioni colle quali sino clal marzo si sosteneva da tanti la necel5sità dell' inten;ento immediato. Non em lecito p1·evede1'e imminente l' intervento della Rumenia} non solo perchè gli animi e gli inte1·es15i vi e1·ano ancora divisi j ma anche e sop1·atlttto perchè la 15ituazione militm·e che 15i andava già delineando sul tectt1·0 01·ientale le am·ebbe 1·esa più aleato1·ia l' entmta allo1'Ct in cam1>agna. Non em lecito 1·itene1·e la F1·ancia e l' Inghilte1·1·a già p1·onte pe1· una va15ta azione a fondo, pe1'Chè sino dalla battaglia di Neuve Ghapelle (10 11wrzo 1915) le autorità 111i/itari e 1wlitiche inglesi avevano sollevato pubhlica111ente il problema delle munizioni e dichito·ato non cons·igliabile una o//'ensirn decisa senza arer 111·ima p1·odotto ecl atJ1massato enormi quantità di obici: cioè senza (ffe1· atteso anco1·a p a1·ecchi mesi. 1Von era lecito J'itenel'e cel'ta, o quasi, la fine della guerra ew·opea prima clell' i111-e1·1w quando - a prescindere anche dal ripie!Ja1111·11to già iniziato dai Rw>si in Galizia l'ipieyrt 111Pnfo che' bastarn a 1·imanda1·e per mesi ogni wsfo attacco simultaneo sui due principali teatri la g11e/'1'a si p1·esPntlll;a semp1·e più come una ,que1·ra di lento logo1·io. 11 meno che in Gamania non sorgano g1'((i;i moti intemi - ai quali pe'""onalinente non credo - o non si determinino improvcisamente insupel'abili cli/ficoltà, eco11omico-fi11anziariej oppure a meno che, pe1· u ('01·za111ento dei D ({/·da.nelli. pw·troppo non cosi (acile co111e si dipingern, o pe1· alt1·a causa, non .,,i abbia un mpido interrento dei più !Ji'Ossi Stati Balcanici} la iJJotesi piiì, probabile ...:embra cla i:arii 1nesi questa : che la r;ue1·1·a e11 ropea non lJossa finire al111eno pi'ima dell' anno p1·ossinw. * :;: :~: fmp1·essionato da tali e1To1·i di rnlutazione e dalle conseguenze che poteva.no cwe1·e sulla pubbliclt opinione} credetti dunqu e - come italiano e come uomo politico - mio obbligo accennw·e più a111piame11te - pe1· quanto 57 5() sempre colle fol'me ?'ise1·vate che la delicafezza della qtiestione in 1·apporto a quanto si dice-i:a tn molte con oiateria imponeva - versazioni e su molti giornali. il problema della misw·a del nostro sfo1·zo e qiiindi della opportunità del momento in cui inte1·veni1·e. n significato delle infel'ri.<?te da pagina 10.9 a pag. 12 2 non () d11 nque equicocabile. Pe1· gli espliciti richiami alle opinioni da me espresse anche sul/' Avanti! del 1° settembre 1914 e per tutto il lo1·oco11tenuto) tali intuviste riconoscevano in linea di (atto la necessità che - non l'iuscendo, come era ti·oppo probabile) le t1·cdtatii:e c·oll' Austria - il Go- verno italiano àecùle.-;se l' intuvento accanto all'Intesa. Soltanto cont1·0 i froppi che temevano ad ogni momento che l'Italia stesse pe1· pe1·de1·e l'ultimo t1·eno, 8i chiede wno se essa invece non avesse potuto eventualmente prendae) nella medesima dh·ezione e con mag· giol'e co11ce:iien.u1. alti·i e successiò freni. badi bene - escludei:ano 111ai - Nl) - si dato il rigo1·oso 1·i- sr:,rbo in cui si el'a chiuso, e do-i:era poi 1·estm·e chiuso, il Goi:e1·no - Ci si chiede1·à : Volevate dunque che l'Italia legittimasse il detto ingiu1·ioso, secondo il quale essa si .<Jm·ebbe p1'epm·ata a co1'?'e?'e « in socc01·so del vinci- to1·e »? 1lla la 1·isposta è ben facile, quando si J'ifletta che il ctite1·io mo1·ale ed il crite1·io del minimo mezzo non si escludono l'un l' alt1·0. Ben al cont1·a1·io, essi devono semp1·e coesiste1·e in dete1"minate p1·opo1·zioni.Se anche nell'uomo che disponga libemmente cli sè stesso il coraggio degene1·e1·ebbe in teme1·ità staile quando non fosse ternpemto dalla p1·uclenza, a ben maggio1· ?'agione, allo1·chè si t1·atta delle so1·ti di un Paese e della vita di te1·zi, le considemzioni che potessel'o esistere motivi meno di- scussi innanzi al pubblico, pe1· i quali il Gove1·no stesso, all' inftw1·i di ogni eventiiale e?·1·01·e di valutazione, potesse giustainente decide1·e l'intervento anche in quel tomo di tempo 1 • Si limitavano a solleva1·e la 1 *** J~' do1:e1·oso p ensal'e elle sul Governo abbiano infliiilo tra t'ali re d11e c011si<fr>mzio11i: l'una che, dovendo attemwi cotta Intesa, fosse meglio aiutarla p1·inw che ta Uennania l'avesse troppo iurlebolita con una vittoria clecisiva su qualche teatro; l'altra che, la stagione per ima offensii:a sulle Alpi essendo limitata a pochissimi mesi, convenisse av1n·ofittare subito dei mesi f'cworevoli. Sono - queste - ragioni, cli cui si potrà disc1dere wi gio1·no, ma che certo presentano ben altra serietà clegli a·r gomenti ai qnali l'autore intendeva speciatrnen te riferirsi. l ~ RO r.,,.. ,., 58 m01·ali e l'esatta valutazione del }'(lpporto fl'a mezzo e fine devono com;ergae ve1'SO il miglio/' J'isultato. Tm gli estremi, entrambi biasimewli, di Sh.lJlock e di Don Chisciotte della ltfoncia c' è posto) così pe1· i singoli individui, come pe1· le collettiuità, a tutta una In tema di neutralità italiana. 1 serie intermedia di combinazioni 1w1·mali, in cui il calcolo non è più ciltà ed il coraggio non è ancom allucinazione. Non ho mai pensato di contepii'e dfre1.,-;amr>11te moi;enti essenziali della politica estem. Non condiridevo le p1·eoccupazioni mo ml i di coloro ai qual i mi 1·ifàiw, solo in qna nto mi pa1·eca che la situazione generale non anto1-izzasse in alcun modo il sospetto Q,nando scoppiò la guerra italo-turca il nostro Partito - pa~::mta la prima e più violenta irritazione - sentì il bisogno di associare alla pr0testa tenace, la ric:erca delle cause più profonde dell' impre:-1a. D icu : « assoeicu·e », perc11 è, malgrado le preoccupaz1om degli uomini di poca fede, i due atteg- ingiU?·ioso. Anche pa questo, ho la coscienza di rwe1· es(')'citato un dfritto e compiuto un dorere. Roma, 20 giu_g110 191.5. 1 Lo scritto che qui :si riproduce comparve, in forma di lettera aperta e col lo stesso titolo, sull 'A'Uanti ! clell 0 sett,embre ml!. Era stato preceduto da una conferenza che l'autore flnfonio Graziadei. aveva tenuta in Imola e di cui un riassunto fu pubblicato sull'Avanti! dell' 11 agosto 1914. Si accenna a questa confereuza per dovere <li lealtà: ma non la si riproduce nella presente raccolta, perchè, a parte che il riassunto non ne fu molto frlice, essa n0n t,rattava direttamente questioni sulle quali fosse, o fra socialisti, o fra altri, un vero e pro· prio dissenso. Essa si limitava ad esaminare le principali cause del co nflitto europeo, a l odare il Governo per la dichiarata neut,ralità, ed a far rilevare che il primo Partito politico italiano che aveRsc sostenuta la tesi della neutralità del!' ltalia con motivazioni, alcune delle quali suonavano re· (il 60 giamenti non erano e non sono m alcun modo incompatibili. Il nostro Partito - non credendo che la storia sia il prodotto della volontà capricciosa di pochi despoti - deve in ogni occasione indagare cisa condanna agli Imperi centrali, era stato proprio il Par· tito socialista. Ecco ad ogni modo, come risulta dal riassunto sull'Avanti!, il passo della conferenza in cui, })arlando della neutralità, si preludeva ai concetti esposti poi più ampiamente nella lettera riportata : • Dal punto cli rista rlr>i go1·ernanti, <li cui i socialisti non si p1·eoccupano, ma che lo shidioso obbiettivo deve tidtavia p1·ospettarsi, la neufralità p11ò dfrentare peri· colosa. Essa piiò condiirre, ad eventi trascorsi, alla generale misconoscenza. Se la Germania e l'Austria-Ungheria cloves· sero vrevalere, ci farebbero pagm·e in ogni mollo il nostro attiiale non intervento. Gli altri Stati, se vincitori alla lo1·0 volta, ZJOtrebbero clirr> ChP- la 1/P,U/ralitrì non {11 proclamata che per nostro comodo .... Comunque, <'per oru merito del Partito socialista, dell'organizzazione operaia, dell'Avanti! e del Gruppo parlamentare 8ocialista, di avere per i pl'imi affermato il concetto della nwtralilà, e questo merito potrà avei·e un grande peso per l'avvenire del nosti·o Partìto. Jfa non facciamoci illusioni. Nelle attuali condizioni clell' Ruropa la neiitralità intanto non p1iò essere • disarmata •. J,o ha im· plicitamente ammesso anche la Direzione del Partito qnanclo ha dichiarato di clisinteressa1·si della chiamata delle clite classi. Sono forse inevitabili da parte dell' Italia altre azioni net· l'avvenire, per poter infl1iire siilla con(igitrazionr> eletta nuorn Europa politica •. i moventi più riposti delle classi che oggi detengono il potere, non già per subirli supinamente, o, peggio ancora, per farli propri, ma per meglio conoscere così i fenomeni dell'oggi, come le probabilità del domani; per identificare esattamente i nuovi ostacoli da combattere, e le nuove situazioni da fronteggiare; per contrapporre, anche m materia cli politica estera, i nostri concreti punti di vista a quelli dei nostri avversari. Orbene, io credo che un atteggiamento analogo debba essere da noi adottato nel giudicare la situazione dell' Italia nell' odierno conflitto, e nel prevedere le future decisioni del Governo. Compete itl nostro Partito il merito grandissimo di avere, per primo e sin dall' inizio della immane crisi, proclamata la assoluta necessità per il nostro Paese di dichiararsi neutrale. Come socialisti noi dobbiamo restar fedeli a questa tesi, e non prestarci, nè per sentimentalismi sia pur generosi, nè per inconscia eredità di antichi servilismi, al giuoco di chi ci vorrebbe trascinare, inconsideratamente e sin d' 01·a, dall' una o dall' altra parte. Del resto un tale giuoco. oltre ad essere contrario ai nostri principi, rivela in chi lo accetta una concezione puerile tanto dei nostri interessi nazionali, quanto di tutta l'attuale politica estera. Quando si prescinda - come fa la maggioranza dei nostri avversari - da ogni 62 preferenza per il carattere democratico della Francia e dell' Inghilterra, è assurdo per il resto illudersi che le classi dirigenti di qnei due grandi Paesi, gelosi entrambi della loro superiorità, possano considerare l'Italia come qualcosa di diverso da un mero strumento della loro politica secolare. Sul terreno strettamente nazionale si deve anzi riconoscere che anche un troppo grande rafforzamento della Francia avrebbe per l'Italia i suoi pericoli. Ma poichè siamo nel Paese una minoranza, 1101 - pur resistenòo con misurata fermezza a tutti i venti - dobbiamo prepararci a guardare ad tm fnturo forse non lontano, e preventivare anche la possibilità di quelle soluzioni, contro le quali avremmo meno forza e minori interessi. La nostra tesi della neutralità ha incontrato tanto favore, anche perchè rispondeva all'intento della grande maggioranza del Paese - inclusi moltissimi capi dell'esercito e della marina - e perchè serviva al Governo per meglio resistere alle pressioni degli Imperi centrali. Senonchè, mentre come socialisti dovremmo concepire la neutralità quale un fatto assoluto, che ameremmo durasse sino alla conclusione della pace, tranne naturalmente nella ipotesi in cui ci si volesse da chiunque assalire in casa nostra - donde la necessità, dal nostro stesso punto di vista, che la 63 neutrali la' ,,~·1a a1·111ata - co me uomnn · · ch e s1· vog l'10no render conto rrnche cli quelle situazioni che non saprebbero padrc111eggiare, dobbiamo pur domandarci se coloro i quali hanno la respon1-;abilità del Governo nel present e momento storico potrebbero intendere la neutralità dell'Italia nello stesso modo. ì\Iet tendoci per un momento - allo scopo, non di accetta,rla, bensì cli spiegarla - nella situazione di tali nomini, la neutralità può es~ere slata per loro una stazione di partenza, ma potrebbe non restare, in certe evenienze, una stazione di arrivo. Sarebbe inverosimile sperare che il Governo i tafomo, per non essere ancora passato senz'altro alla rrriplice Intesa, si sia assicnrati seri vantaggi presso gli Imperi ce11Lrali nel caso che essi vincessero. Per la Germania e per l' A mitria la nostra neutralità meriterebbe una pnnizione, non certo un premio. È anche molto difficile - per quanto meno assurdo -- ritenere che il Governo, per il semplice fatto che la nostra neutralità giova più alla Triplice Intesa che alla Germania ed all'Austria, abbia potuto garantirsi da parte della Intesa, nel caso di una sua vittoria, compensi territoriali che fossero consoni al principio di nazionalità (ricupero del Trentino, di Trieste, dell'Istria) ed aiuti :finanziari rispondenti alla nostra situazione (per esempio, un forte prestito a buone condizioni). La mentalità e Go 64 la moralità di coloro che dirigono oggi la politira estera dei varii Stati non conferiscono l'abitudine di considerare una neutrali.tà., anche se favorevole, come un titolo sufficiente per raggiungere premi notevoli. Per concedere compensi a terzi, i vincitori sogliono esigere che essi abbiano recato aiuti e sopportati sacrifici ben maggiori di quelli che sono inseparabili anche <la un atteggiamento di semplice neutralità. Si comprende dunque <'he i governanti italiani - di fronte ad m1 conflitto i cui risultati modificheranno in ogni caso profondamente la carta politica di almeno tre continenti - possano, dal punto di vista delle loro responsabilità, preoccuparsi che una neutralità indefinita, facendoci odiare dagli Imperi centrali e non obbligandoci abbastanza la Triplice Intesa, ci impedisca di trarre dalla futura sistemazione qualsiasi, anche onesto, profitto. Sotto la spinta di una tale preoccupazione, quale potrebbe essere il momento e quale la direzione di una uscita dell'Italia ufficiale dalla neutralità? Quanto al momento, sarebbe spaventevolmente leggero che i governanti italiani giuocassero l'avvenire del Paese - specie nelle cattiYe condizioni finanziarie e militari in cui è stato per ora posto, principalmente dalla impresa libica - senza avere prima lasciato che le tragiche esperienze del primo ~eriodo della guerra avessero chiarita la situazione. ~ ques.to .un prudente cinismo che 11011 può 11011 imporsi ai meno forti, e che ad ogni modo non è certo peggiore di quello con cui i forti, nel cannibalismo ehe anche oggi caratterizza la pol itiea europea, trattano i deboli. Quanto alla direzione, se il GoYernu - lesi ciel resto molto improbaLile - volesse Cl.cl uu certo mo me~to useire dalla, neutralità per appoggiare gli Imperi. e.entrali, noi soeialisti avremmo i piÌl graYi motivi per opporci strenuamente. Sotto l'aspetto degli interessi na.zionali. qual i wngono oggi considerati, il vnntaggio cli nit evt·nhrnle riacquisto di Nizza, della :::>avuia e della Corsica, e di tma annessione evcnlualo della 'l'unisia, non Yarrebbe il rafforzamenlo dell'Austria nei Balcani e sull'Adriatico e lo installarsi della Germania nel ì\Ied"t i erraneo per' mezzo della confisca delle altre colonie francesi nel1'Africa Settentrionale. Dal punto di vista della Hana democrazia e del socialismo, la vittoria clell' ~l.nstria Un~heria. significherebbe il rinvio di una logica solmi:1one di quegli angosciosi ed urgenti problemi cli razza e di nazionalità, che si agitano entro l'impero ed oltre i suoi confini: soluzione senza la quale l'assetto dei Balcani non sarebbe mai stabile , e lo svi · ·1 uppo del nostro movimento nel :md-est dell'Europa continuerebbe ad incouLrare gravissimi ostacoli. Il trionfo 67 66 della Germania vorrebbe poi dire il consolidamento delle classi conservatrici e delle caste militari che se ha molto indeboliti i nostri rapporti cogli Im- democratizzazione politica della Germania, che co- peri centrali, non significa ancora, per sè stessa, la rottura definitiva della Triplice alleanza da parte clell'Il ali a. Ho però la convinzione che l'Italia uffi- stituisce la più urgente neces:sità per la causa dello libertà politiche in Europa. Vorrebbe anche dire una nuo·rn corsa verso l' a,nmento delle spese militari : alla quale i Yinti sarebbero costretti per la vittoria ciale potreb bo, se il momento venisse, giudicare decaduto il contratto, per il modo stesso con cui è stato inteso ed applicato dagli altri due contraenti, alla vigilia, della guerra. stessa della. Germania, e che solo que:sta ultima po- La Triplice - a parte le critiche che noi socialisti possiamo muoverle dai nostri punti di vista ha costituito per molti anni uno strumento utile alla la goYernano, e (1uindi un ulteriore ritardo cli quella trebbe sopportare, serveuclosi delln, enorme inclPnni tà di guerra che imporrebbe alla Francia. Scartata una ipotesi, resta l'altra: che il Governo italiano, nel caso in cui le sorti della guerra cominciassero a volgere contrariP agli Imperi centrali, decidesse di scendere in lotta contro l'Austria, per ottenere alla resa dei conti il Trentino, Trieste, l'Istria, nonchè, a suo tempo, larghe facilitazioni di credito. Dico subito che noi socialisti - pur senza fare nostra una tale solazione, e senza nemmeno incoraggiarla come Partito - non potremmo, nella critica delle responsabilità altrui, giudicarla cogli stessi criteri con cui giudicheremmo l'altra. Non credo intanto che coloro i quali hanno la responsabilità del Governo, e che sono gli stessi ohe hanno rinnovata la Triplice, pot.rebbero essere accusati di malafede. Probabilmente la nostra neutralità, pace europea ed alla nostra, sbarrando il passo alla vecchia 1·eva11che francese, e garantendoci da una guerra coll'Austria. Ma, col crescere della propria forza, la Germania ha finito per porta.re, nell'interpretazione di un trattato per sè stesso puramente difensivo, uno spirito che veniva a snaturare questo suo carattere essenziale. Inoltre, ed indipendentemente da molte altre considerazioni, la Triplice doveva garantire all'Italia, nei Balcani e sull'Adriatico interessi che l'Austria - in pieno e segreto accordo colla Germani~ - ha cercato invece di violare. Vi ha dunque assai pil.1 di quello che moralmente basterebbe, per rescindere, se del caso, il contratto. D'altronde una tale soluzione) mentre sarebbe consona ai più sani interessi nazionali, e rappresenterebbe anzi una ulteriore applicazione, a nostro le) 68 68 gittimo benefizio, del prinmp10 di nazionalità, non urterebbe contro le ragioni ehe obbligherebbero noi socialisti a combattere strenuamente un appoggio armato agli Imperi <.:entrali. Contro di es8a noi dovremmo ri\·olgere 80ltanto quella opposizione di principio, che riguarda la gnerra e tutto l'attuale sistema della politica. europea. ~ella ipotesi noi potremmo co::;Ì re::;tare fedeli, pur ::;enza pre8unzione e ::;enza cecità, ai no::>tri principii generali, e sostenere anche, subordinatamente, la tesi di quelle parziali internazionalizzazioni che costituiscono, oltrechè mi::;ure di onestà e di prudenza, vere anticipazioni e conferme delle nostro massime tesi. Così, se fos::;e necessario per i futuri e migliori rapporti colle genti slave e tedesche, noi dovremmo eventualmente caldeggiare l'internazionalizzazione di Trieste> porto anche ad esse così necessario 1 • i Parecchi . non socialisti · :;1 scanùalizzarono allora di questa idea. È bene anzitutto ricordare che la proposta cli neutralizzare - cioè, in ultima analisi, internazionalizzare - città di Trieste ed il suo territorio veniva - la secondo ri- sulta dal ùocumento N. 61 del Libro Verde - presentata ufficialmente dal Governo Italiano a quel1o Austriaco l' 8 aprile 1915. Eccoue la tcstnale formulazione: • La città. di Trieste col suo tenitorio .... saranno costituiti in uno Stato AltreLLanto, e pit1, 81 dovrebbe evenLualmente dire per Vallona., nel caso molto probabile che lo autonomo ed indipendente nei riguardi politici internazionali, militari, legislativi, finanziari ed amministrativi, ri. nunziando l'Austria-Ungheria ad ogni sovranità su di esso. Dovrà restare porto franco etc. » . Inoltre, a meno di non ammettere che la divisione delle funzioni fra i varii l'artiti politici non abbia alcuna ragione <li essere, è utile e doveroso che ogni Partito rechi i suoi propri criterii anche nelle questioni di politica estera. Nulla di pil'.1 ragionevole che chi milita in un Partito animato da alti fini internazionali sostenga sin da oggi l'opportunità delle soluzioni più larghe rispetto a quei problemi ad a quei punti geografici pei quali - varie e concorrenti essendo le nazioni e le razze interessate - il solo modo di impedire che l'una sopraffacesse l'altra, sarebbe proprio quello <li coor· dinare gli interessi di tutti sotto una forma che tutti li contemperasse, e cioè sotto una forma internazionale. In pratica l' unica obbiezione seria che si può muovere - nel le attuali condizioni d'Europa - a soluzioni di tale tipo, é che esse s ono instabili, in quanto ognuna delle parti iute· ressate tende ad accettarla colla riserva mentale di contravvenirvi alla prima occasione. Con parole più chiare, la loro instabilità è data dalla malafede, o dall'orgoglio, o dal puntiglio degli eventuali partecipanti. Del resto anche il giorno - da tutti augurato col più profondo del cuore - in cui Trieste sarà divenuta territo· rialmente italiana, non per questo spariranno gli Slavi che vi stanno dentro e, più, d' intorno, o cesseranno le ragioni 71 70 Stato artificiale di Albania s1 mente 1 • disgrega~se de fini tiYa- geografiche che funno di Trieste lo scalo del commercio fra l'Oriente e le genti tedesche . Per rispondere dunque - c:o11 una politica degna di un popolo civile e <legna delle nostre tradizioni - alla enorme preRsione che su Trieste contimw- ranno a fare i Tedeschi e gli Slavi, occorrerà sempre dare a Trieste ed al suo porto una organizzazione amministratiYa e doganale che implicherà il riconoscimento della internazionalità dei problemi cui anit dovuto i:;pirarsi. t A questa lettera l'Aranti!, diretto allora dal ?IIussolini, faceva seguire nel numP.ro del 2 settembre 1914, col titolo: La •subordinata • .. ., il commento editoriale che qm si lrascr ive : • La lettera dett'on. Graziadei, che abbiamo pubblicato ieri, non corrisponde che parzialmente al nostro punto cli vista. È bene che tutte te voci si facciano sentire poiché si fratta di problemi complessi e f.1rmidabili; e per ciò noi abbiamo ospitato l'articolo ondeggiante del Graziadei. It quale, senza averne l'idea, anzi riaffermando la neutralità, offre invece un alibi elalJorato... ed esauriente al Governo qualom si decidesse ad intervenire. Un alibi, quindi, in ce1·to senso, wi incoraggiamento. Una speciP di assoluzione prima clel delitto. Già. Delitto. Perché la violazione della neutralità sarebbe un disastro doloso. L'on. Graziadei va più innanzi e presenta al Governo il p1·etesto per la rescissione definitiva del patto triplicista e, col pretesto, la giustificazione. No. Jl compito dei socialisti non è questo. Dell'art icolo delt'on. Graziadei noi approviamo la prim,a parte, quella in cui si prospetta la « tesi ,qPnera te •, la tesi • nosi?'a •, la tesi delta neutratità assoluta; ma non ci srnliarno affatto rii segnire l'on. Graziadei net suo• exposé • eletta tesi subcJ1·di11ata •, 1]1tella cioè della " neutralità ?'elativa•, da • violarsi• al rnornento opportimo e contro l'Austria. Le ragioni te abbiamo dette e le ripete1·erno. Evidentemente lo scrittore del commento non aveva inleso che la lettera da lui combattuta, nello svolgere la "sul1orùinata •, si era posta con esplicita dichiarazione, non già sotto l'angolo visuale dei massimi principi i del socialismo, ma sotto l'angolo visuale delle realtà storiche immetliale e delle pii\ probabili decisioni degli uomini oggi al Governo. Non si potevano dunque attaccare le considerazioni svolle in quella lettera, in nomi di principii che erano stati messi fuori di questione. Per oppugnarle ei:licacemente, bi:;ognava provare che quelle previ:;ioni non avevano fondamento e che gli interessi immediati dell'Italia di oggi non erano contro l'Austria; oppure dimostrare che per m: Partito politico - sia pure preoccupato, come il Partito socialista, da un programma massimo, al quale del resto nessuno proponeva di rinunziare - la previsione del futuro immediato non era opportuna, e :;i presentavano come ugualmente indifferenti le pii\ diverse tra le soluzioni che potevano verificarsi nelle presenti condizioni storiche. Data l'insostenibilità di tesi cli tal genere, il commento comparso sul!' Avanti! mentre finiva col restare senza presa, si risolveva in un errore storico e politico. La guerra e gli aspetti della neutralità. 1 Taluni amici, a proposito del mio telegramma da Oastrocaro al nostro Gruppo parlamentare, mi hanno chiesto cor tesemente informazioni e chiarimentj, Ne a.rgui:-;co che debba persistere nell'animo di p arecchi un parziale stato di incertezza. 1 Lo scritto che segue fu pubblicato in forma di lettera aperta su l numero 4 ottobre 1914 della J,ofta, l'organo e.lei socialisti del Collegio di Imola. Il telegramma cui si allude nello scritto venne spedito dall'autore - allora i11 cura a Castrocaro - in occasione dell'adunanza nella quale il Gruppo parlamentare socialista doveva riesaminare il proprio a.tteggiamento rispetto alla situazione italiana ed al confiitto europeo. Eccone il testo, quale ven ne pubblicato su varii giornali, e tra l'altro sul • Giornale del Mattino » di Bologna del 23 Settembre 1914 : • On. Jl1orgari - Roma Pregati scusare mia assenza clomda ragioni cura. Confermo mie opinioni ,già espresse Avanti! Sono certo vostra deliberazione, riafTe1·mando nostre aspirazioni civiltà supe1·iore, non ne,qhedt in modo assoluto realtà presenti e loro ronnessione nostro stesso niovimento. Gompletaniento rarie uni- 74 75 Ho avnto occasione di esporre il m10 qnalnnc1ne A quest'ultima 1111 sono espressa.mente riferito nel pensiero in una conferenza pnbblica in Imola, rias- mio telegrnnuua al Gruppo. Ilo la coscienza di es- sunta su vari giornali, ed in una lettera snll' Avanti! sere rimasto fo<lole alle opinioni allora manifestate. tà nazionali, sconfitta militarismo prussiano, _r7i<J1•erebhem ricostitztzione lnte1·nazionale opuaia ed eventuale rirluzio11e armamenti •. Da quella adunanza del Gruppo parlamentare socialista uscì il manifesto pubblicato sull'.drn11ti.' del '2:2 sett. l!ll l. Mi è poi grato ricordare che, due settimane dopo quella lettera, e piL1 precisamente nel suo numero del 18 ottobre 1914, la stessa Lotta pubblicava un articolo di foutlo e<litoriale, in cui era posto questo quesito : « Che cosa farebbe il Partito socialista se le classi dominanti, sotto la loro responsabilità e di loro iniziativa, a momento opportuno, risoluessero di pa1·tecipare alln guerra allo scopo di ottenere, in vista del nuovo assetto europeo, wi assetto nazio11alme11/e miglio1·e ? • Al quale quesito così rispondeva dopo varie altre considerazioni: «In alfri termini, il Partito socialista subirà la guerra come una .... necPSSilà storica .. .. Tutto sta du 11q11e nell'intenderci sulla ralutazionf' di questo ve1·bo « subire • · Subire significa non opporsi praticamente alla mobili/azione, come dovrebbe avvenire net caso di ima guerra .... che si discostasse dallo stretto terreno di interessi nazionali giustificati da ragioni etniche, sto1·iche, ecc ..... • . Così, a parte ogni critica secondaria, l' organo dei socialisti imolesi, tempestivamente e con chiarezza e lealLà, poneva e risolveva per conto suo il problema politicamente fondamentale. La duplice funzione del Partito Socialista. A mio credere, il disagio di molti socialisti di fronte ai complessi aspetti degli attuali avvenimenti dipende dalle difficoltà. che essi provano a coordinare quelli che sono i nostri massimi principi di partito d'avvenire, con quelle che appaiono le realtà presenti. In q nanto abbiamo un nostro patrimonio ideale ed una nostra funzione specifica, ed in quanto ci riteniamo nello stesso tempo un partito d'avvenire, noi dobbiamo mantenere le affermazioni che trascendono dal presente, perchè mirano a preparare una educazione e situazioni profondamente diverse dalle attuali. Ma, accanto a questo compito, ne esiste per 1101 un altro, forse intellettualmente meno facile, ma certo non meno necessario. Si deve, cioè, tener conto anche della realtà presente; indagare a fondo il vero modo di pensare e di agire delle classi che hanno oggi la responsabilità del potere; esaminare 77 76 quali sono i problemi che, dal punto di vista dei loro interessi e dei loro doveri, si impongono loro ; stabilire per ogni problema quale, fra le varie soluzioni possibili, porterebbe ad un risultato indiretta- Il precedente dell'agitazione antilibica. mente meno dannoso alla classe operaia ed ai nostri fini; contribuire anche, pur senza assumere dirette :\Ii sia consentito un r icordo ed una anal ogia. corresponsabilità, affinchè tale soluzione prevalga, Quando :;;coppiò la guerra Italo-Turca, la grande così per il vantaggio generale, come per il nostro. Nessuno osa dire apertamente che il nostro Par- maggioranza dei socialisti si trovò giustamente d'ac- tito non debba esercitare anche questa seconda funzione. Troppi sentono che non c'è problema dell'oggi, la cui esistenza e la cui soluzione non interes::;i principì di moralità superior e, per cui in sostanza, ed a maggior ragione, noi siamo contrari anche al- anche le forze sociali su cui il nostro Partito si appoggia. Troppi comprendono che, agendo diversamente, cesseremmo addirittura di essere un Partito politico, per diventare semplicemente un circolo di puri evangelizzatori. Tuttavia all'atto pratico molti, per varie ragioni, repugnano dall'esercitare una tale funzione; si illudono di liberarsi dal fastidio di tanti problemi, o negandoli in blocco, o dicendo che è « roba » che non ci riguarda; elevano aprioristicamente il sospetto contro chiunque, pur restando socialista, anzi per meglio 1·estm·e socialista, non si contenti di esercitare rispetto al presente un'opera soltanto negativa, perchè sa che anche il presente è condizione per l'avvenire. cordo nel condannarla, in base anzitutto a quei 1' attuale guerra Europea. In tal modo il nostro Partito fece il proprio dovere e compì la prima delle due funzioni di cui abbiamo parlato. A mio credere però esso, specialmente nei primi tempi, riuscì inferiore alle esigenze della seconda funzione. I pochi socialisti i quali, pur essendo rimasti fedeli al Partito ed avendo condannata quella guerra anche dal punto di vista delle nostre superiori idealità, vollero indagare i precedenti storici dell'impresa libica; ne cercarono spiegazioni un poco più profonde elle non fossero quelle, assolutamente secondarie e casuali, del Banco di R oma e dei fornitori dell'esercito ; non negar ono , per meglio intendere il punto di vista di coloro che sono oggi al potere, l'esistenza di un problema politico della Libia, ma tentarono di dimostrare che ad ogm 78 79 modo tale problema avrebbe potuto impostarsi e • risolversi con ben altri criteri : veni vano accusati di « Tripolinismo » e messi quasi al bando. Pareva a molti che lo spiegare l'impresa libica significasse La neutralità e la duplice funzione del Partito Socialista. accettarla anche dal punto di vista socialista, o, per lo meno, indebolire la nostra opposizione. Quasichè una opposizione basata sopra una realtà più solida valesse meno di un'altra basata sopra una conoscenza incompleta delle cose, ed insufficiente q uiudi nella Criteri perfei tamente analoghi, perchè rispondenti alle due diverse funzioni di cui abbiamo parlato più sopra, si devono a mio giudizio adottare rispetto alla presente guerra Europea ed all'atteg- polemica cogli avven;ari. Solo il tempo rese giustizia a chi la meritava e persuase la maggioranza che la tesi secondo la quale bisognava spiegare l'impresa libica, non già per accettarla dal punto di vista socialista, ma per combatterne il modo della impostazione e della condotta anche dal punto di vista degli avversari, era, fra le varie tesi socialiste, la più completa e la più utile 1.. i Sia consentito all'autore di ricordare che a tali critPri . direttivi furono appunto ispirati le sue conferenze ed i suoi scritti sulla impresa libica, ed in ispecie i suoi discorsi parlamentari nelle tornate del 21 decembrc 1913 e del 14 febbraio 1914. giamento cli fronte ad essa dei vari paesi ancora neutrali, fra cui l' Italia. In rapporto alla nostra specifica funzione di Partito d'avvenire, noi dobbiamo essere contro la guerra ed augurarei, se è possibile, che l'incendio si limiti. Un partito socialista che si facesse iniziatore esso stesso di una guerra la quale non fosse strettamente di difesa nazionale, verrebbe meno, a mio credere, ad uno dei suoi doveri fondamentali. Oltre tutto, se anche il partito socialista volesse la guerra, chi resterebbe a fare almeno da freno? Non è dunque questo il punto, tuttavia essenziale, su cui potrebbero sorgere equivoci. L e differenze parziali possono sorgere soltanto nel modo di intendere la seconda fra le due funzioni che competono al nostro Partito, e cioè, la coordinazione fra le nostre massime tesi e la concreta, e pur troppo ancor diTersa, realtà. Hl 80 Del primo genere è la guerra che eombatte rer~ic~ ~elgio, ecl anche, entro certi limiti e co11 mag- Oli aspetti della guerra. Pel fatto che la guerra è un male, specialmente dal punto di vista socialista, non bisogna coRcluderne, nè che sia un male evitabile in ogni caso, nè che non si diano estremi i quali ne giustifichino l'uso. Tutti i socialisti per eserripio accetterebbero la guerra, se si imponesse alla loro coscienza come il solo mezzo per difendere il suolo nazionale realmente minacciato. Dato dunque che il fine può giustificare la guerra, le guerre per le varie indipendenze nazionali beneficiano di queste considerazioni. morali. Pisacane è stato il primo ed il più grande fra i sociali~ti Italiani. Eppure egli avrebbe dispregiato chi lo avesse dissuaso dal combattere contro gli oppressori d' Italia, dato che era qnosto l'unico mezzo di uui gli fosse lasciata la scelta, per tentar di emancipare la patria. Ora, alcune delle guerre che si combatLono oggi in Europa non sono già guerre capitalistiche, come con vacua generalizzazione è stato affermato da taluni, ma guerre per la difesa del territorio nazionale, o per il trionfo clel principio <li nazionalità. giori rn:1erve, quella che combatte la Fra11cia. Sulle classi dirigenti .IfraneeHi pesa senza dubbio la responsabilità della alleanza colla Rnssia dello Czar. 1\Ia non si deve dimenticare che (1uesh1. a,lleauza, che costituisce c;on i snoi pericoli per la Germania la più plausibile fra le spiegazioni della condotta dei socialisti 'l'ecleschi, non sarebbe stata pos:-;ibilc, se questi ultimi avessero avuto la forza di impedire l' insopportabile si:-;temèL di eo11 ti11ue intimidazioni n::;ate dalla Germania uffic;iall' uontro la Francia. Del primo e secondo genere insieme i..· la guerra che la Serl>ia ba dovuto subire, sia, per difendere la propria individualita nazionale, sia per non abbandonare la <.:ansa di altri 8lavi che si Yolevano congiungere ad os:-;a, e ehe ne erano in tutti i mocli im pediti dall'Austria-Ungheria. La situazione della Serbia presenta, nei rapporti politiei esterni, molte affinità con quella del Piemonte fra il 1848 e il 1866. Qual socialista oserebbe affermare che, per amore della pace, il Piemonte avrebbe dovuto allora rinunziare a farsi eentro delle rivendieazioni Lombardo Venete contro l'Austria ( Quando dm1gue si ha una convenzionale parola di compassione per il Belgio, ma si tace cl ella Serbia; quando si afferma che le guerre attuali hanno tutte ti 83 82 un carattere esclusiYamente capitalistico, mentre C8l'<O carattere è nettamente proprio della sola. guerra fra l' Inghilterra e la Germania; quando si c;ondamrn implicitamente, e senza riserve, la condotta di socialisti antichi e provati come il Vaillant ed il Gnesde in Francia; non solo si cli.cono cose che non ~ono necessarie per la tesi della neutralità, ma si V<t contro la realtà più evidente e contro le più sane dottriue socialiste. Le quali ~empre hanno ricono::;ciuto Pssere il trionfo ed il rispetto del principio di nazionalità e di patria prPmes~e indispenc.;abili al normale ~vi luppo del nostro stesso m0Yime11to. La prevalente responsabilità ed i risultati della guerra non possono lasciarci indifferenti. Tende oggi a prevalere fra i nostri un altro errore: quello di credere che, per dichiarare come socialisti la uostra avversione di principio contro la guerra, e per riaffermare il nostro voto a favore della. neutralità, si d( liba prescindere quasi da ogni giudizio morale sulle concrete origini delPattuale conflitto, c ritenere indifferente a.Ile sorti della civiltà, il trionfo dell'uno o dell'altro aggruppamento cli Potenze. Le due questioni sono invece, a mio credere, connesse ecl importantissime. Connesse: perchè i paesi che non hanno temuto cli provocare il conflitto, ma lo hanno anzi preparato di lunga mano, sono certo i paesi in cui preponderano il militarismo e l' imperialismo piu brutali, e sono quindi quelli di cui non possiamo clesiderare l'ulteriore rafforzamento. Importantissime: perchè, fra l'altro, la classe operaia ed il moYimento socialista, anche nei paesi neutrali, e finchè dovranno vivere e svolgersi in un periodo di civiltà in cui le guerre non sono ancora evitabili, possouo venire più o meno indirettamente danneggiate, secondo che la guerra attuale si risolva in un senso, o nell'altro. Personalmente io non sono mai stato affetto dtt quella francofilia sistematica e talvolta eccessiva, che è una delle meno felici tradizioni della democrazia Italiana; ho sempre ammirato le grandi benemerenze della cultura e della organizzazione Germaniche; ho riconosciuto, contro inveterati pregiudizi, che la Triplice alleanza, sino e che lo spirito non ne venne completamente alterato dalle crescenti ambizioni del militarismo Prussiano, costituì uno strumento diabolicamente utile, così per la pace Europea, come per la pace fra noi e l'Austria. Ciò malgrado, l'esame più obbiettivo mi ha condotto alla conclusione che senza dubbio il conflitto 84 è stato prevalentemente provocato dalle sfen· dirigenti della Germania e dell'Austria-Ungheria colla famosa nota alla Serbia, tenuta nascosta anehe al terzo alleato, e r esa. premeditatamente inaccettabile per qualsiasi popolo; cogl i ultimati alla Rni-;sia ed alla Francia; eolla violazimie della neutralità Belga. P er quanto la Germania sostenga, non senza forse qualche fondatezza, ehe la Russia mirava ad una pr eparazione militare che le consentisse contro di lei una guerra in migliore situazione per i l 1917, nessuno può ammettere che un pericolo allo stato COilÌ p otenziale gim;tifichi senz'altro una dichiarazione di guerra da parte di chi si affermi minacciato in tali condizioni. Poichè la guerra oggi purtroppo esiilte, si deve riconoscere che, non g ià l'umiliazione dell'autentico popolo Germanico e tanto meno lo smembramento delle regioni veramente tedesche della Germania, ma la sconfitta del militarismo P russiano ed Austriaco e del pangermanismo feudalizzante, gioverebbero innegabilmente tanto al progresso Europeo ed allo sviluppo politico interno della stessa Germania, quanto alla più eccelerata ricostituzione della internazionale opflraia socialista. Si è affermato da taluni che il militarismo Inglese e Francese non è inferiore a quello Tedesco. Si sono così confusi due termini diversissimi: spese militari 85 ~militarismo politico. Le crescenti spese militari sono, nelle presenti condizioni di Europa e finchè non si sarà otte1mta una intesa ii1tcrnazjonale per una riduzione simultanea degli armamenti, una dolorosa necessità che si impone anche ai popoli ch e hanno raggiunto un tipo cli civiltà più industriale. ìYia in Francia, speei~ilmenLe dopo la liquidazione dell'affare Dreyfnf-. ed in Inghilterra cla grandissimo tempo, non esiste una casta militare e feudale che domini la vita pubolic:a. Invece in Austria Ungheria, dove l'esercito è uno dei pochi strumenti di coesione interna, ed ancor più in Germania, e specialmente in Prussia, esù;tono vere caste militari e feudali che hanno sullo Stato una prevalenza assoluta. QuanLo all'imperialismo, esiste certo anche un imperialismo inglese, che ha anche per noi i suoi gravi pericoli. Ma è un imperialismo i cui caratteri diversificano profondamente da quelli dell'imperialismo tedesco. L'appoggio che le colonie Inglesi, fra cui l'Australia, il paese delle massime riforme sociali ed operaie, danno oggi alla minacciata Inghilterra, costituisce la migliore dimostrazione a favore di questa affermazione. Se, colla sconfitta dPll' Austria Ungheria, le nazionalità che sono oggi oppresse da qnell' ibrid o impero potessero riconquistare la loro indipendenza, si otterrebbe in tutto il sud est dell'Europa un a!"seLto 87 &6 politico più stabile, e quindi più favorevo le al mnntenimen1 o di una pace duratura. N elio stesso tempo, resterebbe agevolato lo svi luppo cola del nostro stesso movim ento, alla cui netta e sicura estrinr-ie{'azione (, premessa indispensabile - non lo si ripeterà mai abba8tanza - la preventi-rn soluzione dei problemi il miglior morlo p1;r preparare nn buon vic;i1rnto. Q1rni :·meialisti i quali ;wche oggi a f'ermano l'he ali' lt<1,lia giov;~ eontro gli Slavi nn baluard o oppressivo come quell o clell' impero anstro ungarico, non solo bestemmiano clnel prim:ipio cli na,zioualità, nel c:ni nome anche noi siamo risort.i, ma cadono in nn pat011te d" indipendenza nazionale. Q.nanto alla Gerrnan ia, b sconfitta del militarismo Prnssiano e del pangerma.nismo senza scrupoli :-mrebbe probabilmente la vit- anclcronismo, toria del vero popolo tedesco, la cui clemocratizr,azione politica verrebbe dalle inevitabili riper<'nssioni interne grandemente accelerata. tna.zione rispetto all1· ~pese mili Lari. Se la Frall(·in. e l'Inghilterra fo:-;sero vinto, la ( h·rmania, colla. enorme indennità cli gnerra ehe da ta11ti anni co11fossatn,monte si propone di imporre alla F'rnncia., rnfforzerchbe gratnitètmente i proprii armam<>.nti. Il che obbligherebbe gli Stati sconfitti ad ulteriori e pc~nosissimi sforzi per ristal>ilire l'eqnilihrio milita.re, e determinerebbe contro Lt uuova ecl aggnwalèl egemo11ia tedes<:a una nuo,·a coalizione Europea ecl n na uuoYa guerra a breve scadenza. Invece la sconfitta dell 0 sfere militari Prussiane ed Austriache permetterebbe forse alle Potenze vincitrici di porre di nuovo :-ml tappeto il probblema della limita,r,ionc dPgli arma.menti. Non si deve dimenticare che tal0 problenrn. fn affacciato varie volte proprio da.11' Tnghil terra e perfino dalla Ru::;sia. Chi respinse ogni proposta fn sempre la Germania ufficiale, e le rag10m ne appaiono oggi abbastri.nza chiaro. Nella nuova situazione che si amlrehhe così creando, si delineerebbe senza dubbio più chiaro il pericolo Russo. Ma, a parte ch e esso è oggi, f> ::mrebbe anche allora, nn pericolo più lontano, si dovri1 impedire, e gli interessi della stessa Inghilterra sono in questo senso, che la Rm;sia - in caso di vit toria - si annetta nell 1 Europa centrale alt re provincie che 11011 siano le parti della Polonia, oggi ancora sotto gli Imperi alleati. Rispetto agli Slavi, una preoccupazione strettamente nazionale esiste anche per l'Italia. Ma poichè l'affacciarsi degli Slavi sopra una parte dell'Adriatico è diventato probabilmente un fatto Rtorico ormai maturo, l'Italia nulla deve fare per impedire che, nelle debite misu1·e, il grande evento RÌ c:ompia. Sarà <' commet.tono nn colossale errore po- litico. Non meno favorevole potrebbe preseutarsi la si- 88 8!J Nessun rapporto necessario esiHte dunq ne frn, iI principio della neutralità ed il tentativo cli nascondere, o, peggio, eh negare dinanzi alle masse tali problemi, e le loro inevitabili ripercussioni sui loro stessi interessi materiali e morali . Chi proeede in La nostra neutralità e quella degli altri. tal modo eontribuisce veramente a creare nelle masse Pronunziarsi, in linea di principio e come socia- una t=>dnca;1,ione piatta e ristretta 1 ed alleva davvero. senza renclrrsenc conto, il peggiore degli « opera1sm1 ». listi, contro la guerra, non significa nè credere che noi siamo maggioranza e possiamo far trionfare sicuramente la nostra opinione, nè illuderci che il nostro speciale punto di vista debba essere quello delle classi e degli uomini che hanno la responsabilità del Esiste del re:-;to t1n·,t mnega · b'l i e eontraddizione fi~a il. simpatico tono con cui l' Ai:anti ! nei primi g10rm sostenne la neutralità, ed il tono di sueceHsivi documenti . I primi articoli erano per la neutr alità in baHe · l eraz10111, · · non soltanto di prin· · a cons1c c1p10 · ·ficavano un pronun. ' ma anche cli f'at t,o,. R1gm ciamento indiretto contro gli Imperi centrali ed a favore della Francia e d e ll'Ingh'l 1 terra. Oggi in vece . s1 vorrebbe dare alla nostra neutralità un tono di assoluto agnosticismo, peggio, di pilatesca indifferenza. Come socialista, come Italiano come uomo f, . ) ' pre ensco di gran lunga il primo modo al secondo. potere nelle condizioni attuali della vita Europea ed Italiana. A meno <lnnqne di non voler lasciare le nostre ma.sse disorientate di fronte ad avvenimenti probabili, abbiamo il dovere di prepararle anche per il caso in cui i1 principio da noi proclamato non riesca a prevalerE>. A meno di non Yoler rinunziare ad esercitare in tempo una qualsiasi azione, anche solo indiretta, affinchè, non trionfando il nostro principio, si abbia, ne11' interesse stesso della classe operaia o del nostro moYimento, la meno peggiore delle soluzioni ad esso principio non conformi, abbiamo il dovere, in via subordinata, di agire preventivamente, affinchè tale soluzione sia compresa dai nostri. Tali i motivi per cui, nel mio articolo sull' Avanti!, pur dichiara.nèlo pr eventivamente che prospettavo la (1tteHtione, non dal punto di vista dei 90 I prineipì superiori clel socia,lismo, ma dal pnnto rii vista delle concrete probabilità, dell'oggi, ho esnminctfo anche il ùttso in cni il governo si incl ll<.;esi:;e ad usci rn dalla neutmlità. Ho cercato cli dimostra.re c.;l1e, in tale ipotesi, non solo per il complPto trionfo cl(·l principio di nazionalità rispetto alla -:t es"a lilli t ù Italiana, ma anche per le più larghe rngio11i riassunte pii\ sopra. il nieno peggio sarebbe d1e il (1 overno, sotto la sua responsabilità. 1lllorGhè la situazione fosse più ùlliarita e cprnndo -:i ritP11t ssA preparato, si poneRse contro l'Austria, pPr riacquistare la provincie Italiane aneora soggette a,l vicino impero. Ho and1e> el':poste le ragioni per le quali, a mio credere, L111a h1le condotta non sarebbe <.:ontrctria ai criteri della morale vigente, considerato che lo spirito e la lettcn~ della Triplico 4\Jle<tnza, furono violati dai due Imperi ai nostri danni, e ("lw ad ogni modo l'eventuale ar.centuarsi delle vitt 0rie Russe contro l'eser<.:ito Aust ro-D11garico pol<'\'<WO creare uno -;tato cli fatto completamente nuovo. Ho tentato infine di provare che nelle Provincie l taliane ancor soggette all'Austria esistono punti rispetto ai <1uali la coesii;tenza di interessi Je>git t;imi anche per altre razze dovrebbero <;onsigliaro umt ooluzioue m n11 senso s<.:hiettamente socialista: la soluzione dell a m · t ernaz1011a · 1izzazione. · Poichè altri soC"ialisti hanno anch'essi <.:011siden1te Dl 1<' eventualità clel futuro, ed hanno creduto di affermare clw per il Uoverno Italiano il non andare contro l1 Austria sarebbe stato sempre una guestione d'onore, io mi domando quale rapporto necessario posR<t esistere fra il principio della neutralità socialisl<t e la difesa della moralità .. .. borghese a tutto vantaggio .... de11' lmpcro Austro-Ungarico. Taluni sot:ialisti affermano anche che noi siamo 1 soli a volere la neutralità.. Purtroppo non è esatto. La neutralitù, molto assoluta, la vogliono anche i eleric<tli. Quando si ricordi come al tempo della J_;i bùi essi for-iscro cristianamente guerrafondai, e quando d'nlLra pnrle si rifletta ai loro intimi legami politici colle sfere dirigenti dell1Austria, il fatto nou potrf'bhe e8sere pit1 :·lignifi.cativo. La non desiderata <.:oillcidenza fra gli attnaìi punti di vista dei due Partiti dovreblw far sentire a tutti i socialisti, che gli argomcnt i ed il tono per la nostra campagna, di principio a favore della neutralità. non possono e non devono <.:onfonclersi cogli argomenti e col tono dei più a,vveclnti fra i nostri avversari. Conduclenclo, noi socialisti dobbiamo essere anzitutto, con serena fermezza, contro l'estendersi clella guerra, q nincl i per la neutralità. Ma se lei nostra tendenza dovesse venire, contro nostra volonLa, soprafatta dagli avvenimenti, noi dovremmo trovarci a.llora in qnest e co11dizioni : di poter dire onesta- 92 ' mente che la rottura della neutralità Italiana av venne con una ponderazione che non si sar0bbL· ve ri:ficata, al meno nella stessa misura, se11za il iiost ro contrappeso, e che ad ogni modo tale rottura si determinò, per merito nostro, nel senso meno dannoso ai principi di nazionalità e di libertà, ed alle sp(·ranze di una futura riduzione internazioualo degli armamenti: questioni tutte di estrema importanza anche per le classi operaie. La conflagrazione europea e gli interessi dell' Italia nei Balcani. 1 Se le vittorie della Russia contro l'Austria dovessero accentuarsi, le probabilità della caduta dell' Imp ero austro-ungarico aumenterebbero, indipendentemente da ogni eventuale azione dell' Italia e della Rumenia. Il fatto che l'esercito del vicino impero stia già sotto il controllo diretto delle autorità militari germaniche costituisce, anche da solo, un colpo gravissimo. Contro coloro che sono interessati a creare equivoci, bisogna però intendersi sul significato e sui limiti di una eventuale caduta dell' impero austroungarico. Il duplice impero umsce forzatamente e sotto- Il tema fu svolto in una conferenza t enuta al Teat ro cli Imola il 10 ottobre 1914. Il riassunto che qui si riproduce apparve sul Gio1·nate del Mattino cli Bologna del l 3 ottobre 1914. 1 95 9-1 pone ai Tedeschi ed. agli Ungheresi altre popolazioni, quali principalmente Slavi, Rumeni ed It.aliani. Il fatto che sarebbe desiderabile, il fa.Uo eh<· risponderebbe alle grandi leggi etniche, poli ti che 0 storiche, e che solo portc·rebbe nel snd-est curopt~o ad un assetto più stabile e quindi più fasore\·ole ad una pace duratura, sarebbe dunque questo: che gli Slavi, i Rumem, gli Italiani. si liberassPro dal giogo che li opprime, e si unissero agli aggregati politici rispettivamente pi-l1 affini. Nessuno che ha -parlato di scomparsa dell' AnstriaUngheria ha però mai -pem;ato che le pro\-incie di essa, abitate in maggioranza da Tedeschi e da Ungheresi, o dovessero volatilizzarsi, o potessero alla. loro volta diventare dominio altrui. Le provincie tedesche seguirebbero probabilmente il loro desLino, che è quello di gravitare sempre più strettamente verso la Confederazione germanica. Le provinci<· ungheresi continuerebbero probabilmente a formare come oggi uno Stato a sè : ma tmo Stato pi-l1 completamente libero d.a ogni resto di vincolo coattivo coll'Austria. Non è stato osservato abbastanza che i dirigenti austriaci, per meglio affezionarsi l'Ungheria, e per crearle un compito che la distraesse dal perneguire la realizzazione della sua più completa autonomia, ne hanno fatta una loro compli0e nella oppressione politica degli Slavi. Invero unn. parte degli Slavi che aspirano alla liberazion<~ da.11' impero austriaco sono sottoposti al clomin io diretto dell' Ungheria e devono quindi lotlare 0ontro di essa. È questa una delle ragioni per le quali uno fra i principali ispiratori clel famoso <~d illiqno ultimatum dell'impero austriae;o alla Serbia - ultimatum che ha pro-vocata la guerra europea - è t;lato proprio il 0onte Tisza, che da tempo dirige la politica ungherese. Il conte 'l'isza si era già reso tris I.amen te celebre, facendo pii\ \'Olte entrare i gencla.rmi nel Parlamento ungherese, per espellerne gli oppositori alla sua politica. La perdita cli gran parto dei Serbi danneggerebbe mater ialmente lo Stato ungherese, ma senza dubbio riconclurrebbo l' U11gheria alle sue più nobili tradizioni, e la riavvicinerebbe forse all'Italia. Non si dimentichi che in quel periodo in cui le sfere dirigenti austriache credevano di stornare il pericolo slavo cacciando gli Sla\'i contro gli Italiani della 1\lonarchia, anche l'Ungheria di Kossuth si trovò impegnata nel triste giuoco, e per la prima volta fu indotta ad una poli ti ca direttamente contraria a1 nostri interessi nazionali. Il per icolo russo esiste, e col tempo s1 accentuerà, specialmente se 1' impero moscovita riuscirà ad aprirsi, attraverso ai Dardanelli, una via libera sul Mediterraneo. Ma esso è oggi di gran lunga meno propria !)7 urgente di quello del militarii:;mo prm;~nano e del pangermanesimo feuchilizzante. EsRo poi viene esager ato ad art,e da eoloro che vogliono :-;ervirseue per crearsi un alibi. Fra i motivi portati clai socialisLi della Germani<1 e dai socialisti tedeschi dell'Austria per giustific.:èn·e la loro condotta uno dei più :-;eri è quello appunto del pericolo russo. ~Ia nessmto ha mai pensa.to che la Russia - in caso di vittoria debba annettersi anche la minima parte delle provincie veramente tecle~;che della Germania e clel- 1' Austr ia. L'Inghilterra - che è interessata acl evitare nn rafforzamento eccessivo dl'lla Russia - sar ebbe la prima acl opporvisi. Vincitrice, la Russia non dovrebbe dunque guadagnare a1 danni degli Imperi ce11trali, se non le provinciE~ polae;che orn sottoposte all'Austria-Ungher ia ed alla Prussia. Il che sarebbe un meno male per la stessa Polonia: la quale, se cadrebbe sotto tm governo ampiamente capace di oppressioni non infer iori a quelle già note ai polacchi della Germania e dell' Austria, apparterrebbe almeno tutta quanta ad un aggregato -etnico ben più similare, e pot rebbe, colla raggiunta unità, presentare una maggior e forza di resistenza contro l' assolutismo accent r atore. Accanto al pericolo russo-slavo nell' Europa cent rale, esiste un pericolo slavo-russo nei Balcani e rispetto all'Adriatico. Esso è rappresentato àal fotto che gli Slavi, nel loro movimento di emancipazione dall' AusLria, tendono a costituirsi in una unillt politica sempre più importante ed a crearsi un brgo sbocco su11' Aclrièilie;o. Vi sono stati pur troppo alcuni socialisti - per fortuna pochissimi - i quali, nel c1ifenclere la neut ralità assoluta; 1-,;ono giunti a decantare l'utilità clel- 1' attuale impero austro-ungarico, quale nn baluardo contro gli Slavi. Non si vede quale rapporto necessn,rio possa esistere fra la propaganda soe;ialista, di prin<'ipio contro la guerra, e le lodi ad un impero oppressivo come quello austro ungarico, ed il rinnegamento, a dmrno degli Slavi, di quel principio di nazionalità, il cui trionfo è premcssti indispensabile per lo sviluppo stesso del socialismo nei pa.esi europei politicamente non ancora unificati. Si noti poi che la storia dimostra come tutti gli Stati che hanno ottenuto, per formarsi, l' aiuto di altri, hanno sempre cercato di poi - per le necessità medesime che li hanno fatti sorgere -- di rendersene del tntto indipendenti. Basti pensare ai rapporti tra la F rancia e l'Italia e fra la Russia e la ' Bulgaria. È dunque probabile che, se si costituirà, la futura « più grande Serbia » finirà coll' ema1wiparsi dalla tutela della Russia. Il cosidetto pericolo 7 98 slavo nei Balcani, più che un pericolo dirottamente dH• è cli vitale importanza per la difesa stessa della russo, sarà. nn pericolo serbo. nostra sponcla occiclenLale sull'Adriatico - non dovrebbero C'SsC'ro date all'Italia. Basterebbe che gli Comunque, i fatti che vanno maturandosi antorizzano a ritenere che 1a concezione dell' ut iliL\ cl<· I l' impero austro-ungarico e ome efficaee hal nardo c·ontro gli ShYi. sia destinata a costituire - 11lirc tnt.tn - un anacronismo storico. Non è utile e stenibile ciò che più non serYe. 11011 <" so Poiuhè <lel resto la progressi\a unificazionf' degli Sla\'i ed il loro affaeciarsi snl1' Aclriatico sPml>ralln ormai eventi storiui maturi, ç;arebbe un enorml' errore politico, se l' Italia YÌ si opponeç;se. Così fa cendo, tali eventi si verifiuherebhero contro ]' Ila,lia ' e fin d'ora si creerebbe tra i futuri vicini uno stato d'animo pericoloso. L' Ttalla piuttosto clev0 favorire il movimento degli Slavi balcanici, anche per poter meglio contribuire a contenerlo entro equi limiti, e poter impedire che esso si svolga colla compressione di altre popolazioni (albanesi ed if aliani), e a clarn10 della parte giusta delle nostre aspirazioni sull'Adriatico. Certo nelle provincie sottoposte all' Austria ed abitate da italiani, esistono regioni in cui gli italiani sono in grande minoranza come la Dalmazia, e punti, comB Trieste, il cui uso è legittimamente necessario a varie razze. Ebbene, le prime - salvo qualche zona costiera dove gli italiani prevalgono, e italiani vi ottenessero le necessarie garanzie per il loro naturale ~vilupp o . Quanto a Trieste, compito <lvi so0ialisti Jovrebhe essere quello di sostenerne la ncnt ralizzazione o l'internazionalizzazione : una soluzione ques1 a che, mentre concilierebbe molti interessi e toglierebbe di mezzo molte cause di futuri conflitti, starebbe a dimostrare, :fin d' ora, la bontà pratica cl elle nostre massime tesi. Si è vista quale sarebbe la miglior via per la quale l'Italia dovrebbe contribuire alla vittoria, ma anche alla disciplina., delle aspirazioni slave nel Balcani e sopra una certa parte delle coste Adriatiche. Ma, poichè, malgrado tutto, ragioni di attriti - sempre meno pericolosi di quelli che ora abbiamo col1' Austr~a - potrebbero permanere, si apre all' Italia la necessità di rapporti sempre più intimi cogli Stati del sud est enropeo a noi più vicini per razza, e per interessi; e cioè colla Rumenia, ed eventualmente anuhe coll'Ungheria, se per quest'ultima si verificassero gli avvenimenti già accennati. Tali rapporti cosLituirebbero una forza politica, i cui effetti potrebbero essere utilissimi in relazione così ai Tedeschi come agli Slavi. Operando in tal modo, l' Italia si ncongmngc- 100 rebbe alle sue più sane tradizioni ed n,gli insegna.menti di Giuseppe l\Iazzini che, con intuizione mirabile, predisse la caduta dell' I mpl'ro turco pnma, e po i di quello amit ro-ungarico, ed incl icò a,i venturi l' orienta1110nto cla seguire dall'Italia di frontr• a lle nuoYe Rii m1.zioni eh<: ne sareliliero derivale 11e1 Bakani. Le dottrine socialiste e la guerra Europea. 1 Il Partito socialista dovrebbe ispirarsi nella sua opera ad una duplice funzione . Com.e Partito cl' avvenire, esso deve superare idealmente il presente, e combatterlo in nome di diversi e superiori principii. Come Par tito che vive nell'oggi, deve però tener È questa una conferenza che l'autore tenne per invito delle Università Popolari di Milano. Bologna e Panna, rispettivamente il 17 gennaio, il 23 gennaio ed il 10 febbraio 1915. Tra i vari riassunti, si è preferito riprodurre quello pubblicato sul Resto del Carli110 di Bologna del 24 gennaio 1!115, per chè, sebbena brevissimo, è parso il più fedele quanto ai concetti fondamentali . Per impeguo direttamente preso dall'Università Popolare di Milano, il testo clella conferenza - cosi come venne stenografato - appartiene alla casa editrice Rn.và e O., e dovrebbe apparire in un volume destinato a raccogliere tutte le conferenze sni varii aspetti della guerra europea, promosse da quella benemerita Istit•zione. t conto anche della roaltà immediata e delle ::;olm~io11i che essa impone alle classi dirigenti. Poichè le società e le nazioni si svilnppano 1wr fasi inevitabili ed insopprimibili, e la maturità d<' 1 socialismo è collegata al fatto che certe fasi ::;inno superate, i socialisti coscienti non po::;souo prete11 dere che l'Italia di oggi salti situazioni nazionali ch e non ha ancora raggiunto, ed il eui otte11im011to può essere storicamente necessario. I socialisti c:he fanno addirittura proprio il programma delle estreme rivendicazioni nazionali, e che a tale scopo pre dican o essi stessi la guerra, si mettono fuori idea] mente dal socialismo e dalle SUB massime tesi. All'opposto, i socialisti che negano l'esistenza dei problemi della nazionalità politica, solo perchè alla loro soluzione potrebbe essere necessaria la guerra, vogliono far girare la ruota della Storia più rapidamente di quanto essa non giri. Gli avversari parlano di bancarotta de>l socialismo. Ma come si poteva credere che un movimento nato da pochi decenni e privo ancora di una sufiiciente coordinazione internazionale, riuscisse ad impedire quello che non hanno mai potuto impedire nè il cristianesimo nè la chiesa cattolica? Il fallimento vero è da p arte della civiltà europea. L e r agioni di principio per cui il Partito socialista è più di og ni altro contr ario in massima alla guerra, s1 riccnmett onu a.Ile ::me idealita internazionali ed ètllo sue coneozioni politiche. tlul terreno dell~t n·altà co11tingente non tutte lo guerre sono però Liasimevoli allo stesso grado. Abbanrlonauclo altri e meno accettabili c·riterii di distinzione, le guerre si possono cla::>sificare 1-;econdo il grado di roale necessità cui oùbediscono, e 1-;econdo siano, o 11011 :-;ia110, me%zi indi::;pem;abili per raggiungere fini leciti. Date le dottrine ::;loriche del marxismo, le gnerre per il raggiungimento clel1e grandi unità nazionali o per ht formazione conseguente dei grandi mercati i11Lerni e del capitalismo indigeno, sono fra qnelle rispetto alle quali la ~ritica sociali::>ta llOn può impostarsi come cli fronte ad altre. Lo stes1-;o si dica per q_nel1e di vera e propria difesa nazio11alc. Le nazioni sono un prodotto naturale come la loro divisione in classi. La loro difesa si impone a tutti per sentimenti e necessità che nel momento del pericolo sovrastano ad ogni altro criterio. 001-;Ì il sindacali::>mo rivoluzionario francese ha rinunziato per ora completamente alla sua erronea predicazione contro il faLto delle patrie. L' internazionalismo è integrazione, n on negazione delle nazionalità. Nel giudizio sulla guerra attuale si esagera vedendo tutto il bene da una oarte e tutto il male dall'altra. Se l'I nghilterra è politicamente ben più 104 105 progredita del la ({prmania, la H,m.;sia nffo:iale noll tuzione politica della Germania, la causa della pace ~wrà fatto in Europa un passo decisivo . è certo u11 faro di eivilb'1. Aci ogni modo trP faU i essenziali son c·C'rti: che• lit (i(•rma11ia. <· l'Austria Sostenonclo finora la neutralità dell'Italia, il Partito socialista ha compiuto in linea di principio il hanno premcd i tn to ln i-: chi H(·c:i<rnwnt o de Ila 8Prhia e delle sue lcgiLtinw nspira.;1,i011i 11nzio11ali, l' sono qnincli proprio dovere, ha esercitata la propria funzione, ed ha interpretai i gli. interessi nazionali quali smo andate co11tro il priuc:ipio di nazinualità; cht' la Germania; i1wade11do il BPlgio. t• venuta mc·110 a.I rispetto cli nn trattato che ne gara111 fra la nentralità e che portava <mchc la firma delh1 Prussia; che la Germania mira ;.:nl cout inPntP pm·npeo ad una egemonia dw costilnisc<:' un iwricolo per le 11azio11i minori. Anche l'Pgemo11ia inglese ha i suoi pericoli, ma eRsi sono, s1wcialmontc per gli Stati europei minori, cli grau lnnga meno gravi. La riclu;1,i011e della egemonia inglesp t> deRiderabilf solo se ottenuta attraverso a compC'Lizioui che costitui8cann nn progresRo, non un n•gresso. La condotta internazionale degli Imperi centrali merita una sanzione punitiva. Gnai se non l'avesse! La Serbia deve raggiungere la parte legittima delle sue a8pirazioni nazionali; il Belgio deve essere liberato. :Non per questo 8arebbe desiderabile lo shiacciamento - del res.t o troppo difficile - della Germania. Se gli insuccessi, anche sol o re]ativi, del militarismo prussiano e rlelrimperatore determineranno l'evoluzione in senso democratico della costi- ' ad ora si presentano. Taluni socialisti hanno però indebolita la loro causa con alcuni errori. Anzitutto non hanno visto, nelle condizioni attuali d'Enropa, la necessità storica anche per l'Italia dei prob lnmi di nazionalità. Infatti si deve riconoscere che, se certe evenienze Ri verificassero, le classi dirigenti itali ane mancherebbero alla loro funzione - cho non è la nostra -- se non cercassero di completare l'unità nazionale. Inoltre taluni hanno parlato di neutralità assoluta, nel momento stesso in cui, dichiarando che avrebbero difesa la patria se aggredita, hanno in realtà riconosciuto di essere anch· essi - sebbene con maggiore fermezza degli altri - per la neutralità relativa. Per vero la n eutralità in una Europa ancora barbarica, può restare assoluta solo in linea di principio. L'ultimo errore è stato quello per cui, mentre da prima la neutralità socialista fu proclamata anche come sanzione contro la condotta degli Imper i cen- 107 106 trali, in seguito, per reazione co11tro gli tdlrni <'L'l'l'ssi polemici, 8i (· finito dèL taluni per appa.rire qua~ 1 come i difensori di qnest i stessi Imperi. Finora la nentralità ha gioYalo anclu· al Pncse. Se l'Italia fosse entrata m guerra durant<' il 1!ll •l come volevano gli interYentist i as:;uluLi _ 1• '~ fosse entrata naturalmente contro gli Imperi centrali, e8sa 8i sarebbe esposta ai maggiori rwricoli. La forza militare relatÌ\'amente moclPsla dl'! nostro Paese potrà acquistare un valore (m•sc:Pnt e specie in rapporlo affindeLolimento degli altri. Dichiar andosi allora neutrale, l'Italia ha dunque giovato indirettamente all'Intesa, senza rsporRi a pericoli che l'avrebber o resa troppo poco utile anche a quest'ultima. Non si pnò d'altronde pretendere c..:hc la grande maRsa sia eroica e si esponga per idealiUt che non la tocchino tr oppo da Yicino. L'InghiltriTa ha difeso il Belgio perchè dalle coste belghe ]a Germania la minacciaYa direttamente. Il problema politico per l'Italia d'oggi non socialista, e purtroppo neppure veramente borgh•~se - sta prevalentemente in questo. Noi non abbiamo interessi diretti contro la Germania, tranne che per la questione di Trieste. Dal punto di vista nazionale l'egemonia della Germania costituisce un pericolo grave, ma indiretto. Il conflitto diretto esiste invece coll'Austria. 8coppi<tla ln cns1 europea, s1 vide subito che, se l'An8lria. si f<JHse incleholita, l'occasione legittima si sare1)bo pn·s<•ntn,ht per compiere l'unità nazionale. Non ;_, impossibile dw ad un dato momento neppnrr ht Germania abliia più interesse, o forza, per imperi ire nn 'a:t.ionc dell'Italia, <;ontenuta nei ben determinati limiti che soli preoccupano il Paese quale t.~ oggi. Se il Governo e le classi dirigenti otter- ram10 il fine solo per Yia diplomatica, tanto meglio. In c..:aso contrario è spiegabile che essi ricorrano ad altri mezzi. PiPgandoci allora dinanzi alla Storia che passa, noi sociali~ti dovremmo trovarci in queste condizioni: di poLer dire onestamente che la rottura deJla neutralità italiana avvenne con una ponderazione che non si sarebbe verificata, almeno nella stessa misura, senza il nostro contrappeso; avvenne in un momento e con fini pei quali lo sforzo ed i pericoli risultarono ben minori: e si determinò anche per mer ito nostro, nel senso meno dannoso ai principii di nazionalità di libertà e di giustizia internazionali: questioni, tutte di estrema importanza anche per le classi operaie. All'infuori di questo atteggiamento non ci può essere che l'insano tentativo di un'impossibile rivolta, o, peggio ancora, la commedia della rivolta,. 11 conflitto europeo, l'atteggiamento dei 1 socialisti e gl' interessi reali dell' ltalia. In linea di. principio i socialisti italiani non possono - come Partito - associarsi ad alcuna iniziati.Ya per la guerra. Date le dottrine fondamentali del socialismo, quei socialisti che predicano l'intervento nel conflitto anche delle nazioni non direttamente compromesse, escono dalle direttive più essenziali e pii'.1 costanti della concezione socialista. Solo in un Paese in cui il carattere politico è una merce rara, è possibile che molti avversari del Partito socialista facciano una grottesc~ « réclame » a tutti quei socialisti che vengono meno ai propri principì. La contraddizione di tali avversarii è del resto evi· dente. Essi lodano presso taluno dei socialisti italiani proprio ciò che biasimano presso i socialisti tedeschi. 1 Le osservfl.zioni che qui si riportan o vennero svol lr, sotto formR di in t.ervista, sn l Oiorna le d'Italia del l G aprile l\Jl 5. lll 110 La coerenza, ai. prineipii sommi 11011 signifin1 però che la <tpplicazione di. questi ckbhit esst•r folta senza criterio di gradualità e cli misura. Anzitutto se, da un punto cli vista di n10rnlitit superiore, tutte le guerre sono cleplure\'oli, S<'endendo a,l concrC\tO e lenendo conto clei diw·rsi fini per cui vengono combattute, è innegabile· clil' lt> guerre per la difesa clcl territorio nazionale in<rinn stamente inva,so - il caso attuale ch·l Beluin t"> e per la formal:Ì.one ecl il completamento ch· I I'Llll it~t nazionale - il caso della Serbia, il e;aso <'ventual<• dell'Italia e della Romenia nei rapporti uoll' Anstria, ecc. non possono essere considerai i cogli stessi criterii con cui le guerre cli vera e propri.a conquista. La dottrina socialista concependo gli 8\at i Uniti di EL1ropa e l'Internazionale: non già come la negazione, ma uome l'integrazione delle singok· patrie - presuppone realizzato e rispettato il principio di nazionalità. Anche dal punto di viRta strettamente economico, l'affermarsi dell'industrialismo moderno sarebbe stato in alcuni paesi, sarà negli altri, impossibile, senza il precostituirsi di quei va:-;ti mercati interni che derivano dal formami e dall'ingrandirsi degli Stati moderni sulla base delle affinità nazionali. Dal punto di vista del principio di nazionalita si ckn~ qui11di nconoseere che, nei rapporti fra l'Italia e l' Anstri:i, esiste anche per il noHtro Paese un legittimo prohlem~t nazionale. Il qualP, se in1 eressa il movimento so<·ialista solo indirettamente, conserva 1wr<'> umi irnporhi11z<L la cui attività non pote,·a noll c"-;sen' ria<'cesa da una conflagrazione europea che dowva metten' fra, l'altro ~ml tappeto tutte le questioni connesse con la presente costituzione dell'im· pero <mstro-nnwtri <'o . Il modo più efficace per comb.1tterP le e>sugerazioni di coloro che negano il cantt1erc" o internazionale>) o prevalentemente slaYo, cli alcune parti cl.ella costa Adriatica orientale, non è quello di trascura.re addirittura l'esistenza (li cPrti })rohlcmi, solo perchè incomodi. Infìno è un assurdo storico concepire gli in teressi dell'Italia <l'oggi, come se l'Italia e l'Europa si trovassero alla vigilia del socialismo. Coloro sn cui pesa oggi la responsè1bilità del potere in Italia hanno, sì, l'obbligo di agire con la massima prndenza e cli non trascurare nessuna Yia per tentare cli ottenere - se possibile - diplomaticamente soddisfazione agli immediati interessi nazionali; ma devono anche tener presente che, dal punto dei criteri che cdtualmente presiedono alla politica estera dei varii Stati, non potrebbero lasciar passare sterilmenLe le favorevoli occasioni offerte dal conflitto europeo, 112 11<> senza esporre ::>e' s·tes"t. " al più "evero ~ . .giudizio della storia, ed il Paese acl nna grave cnsl. Quando, come diretLore dell'Avanti!, si diehiarava neutralista, il :i\lussolini, il quale fu sempre·, oltrechè un romantico, un giacobino, inventò l'ctggettiYo neutralità « assoluta ». Ma fn un aggetti\·~ diso-raziatissimo e ehe ha clato luogo a inolti l'tpuo voci verbali. In verità anche per i soeiafo;t i la neutralità non può essere concepita eome vera inenl<· assoluta, 'le non in linea astratta di principio. 'l'a11to è vero che i soeialisti sono unanimi nel riconnscerr che in caso di minacciata i11\'asioue ciel territori o ' nazionale, essi dovrebbero correre alla frontil'rn. In concreto dunque la neuLralità dei socialisti è HemplicemenLe meno relatha che llnella degli altri Ptirtiti. Concependo in tal modo la neutralità, il l)ètrlito socialista avrebbe dovuto e doyreube: 1) contentar~i di salvare onestamente le ragioni del domani: :2) po~r dire, nella peggiore ipotesi, con verità, che l'Italia s~ r ebbe forse useita dalla neutralità con minor consideratezza senza la sua resistenza. Pretendere di ottenere di più, date le nostre forzr reali e dato il contingente momento, significa non rendersi conto che il passo della storia non può essere accelerato ar tificialmente. In ogni easo, e eorne ho avuto occasione di dire fin dall'agosto dell'anno passato, la mirnweia di sC'io· pero generale nella eYemenza di una mobilitazionf· rappreseuterebue un gr ave errore, la cm umca conseguenza sarebbe quella di allontanare molte simpaLie alla tesi d i un ragionevole neutralismo , e 1i fare forse qualche inutile vittima. A parte ogni considerazione morale, il criterio di fare lo sciopero generale quando gli eve11tuali scioperanti sono già nelle caserme, o stanno per entrarvi sotto la sorveglianza di misure eccezionali, è m1a vera illfantilità. Ed è inoltre un concetto anti-internazionalista. Appunto perchè la guerra è un fatto internazionale, ogni azione contro di essa, per riuscire efficace, cleve venire coordiuata internazionalmente. Se no, una tale azione si risolve nel danneggiare un paese a vantaggio delle classi dominanti dell'altro. Si ripeterebbe qui l'errore fatale per cui molti socialisti in Italia ed in Francia credettero che i loro paesi avrebbero potuto impunemente ridurre le spese militari anche se le nazioni vicine avessero co ntinuato ad aumentarle. È invece vanto delle dottrin@ socialiste sanamente intese aver dimostrato che i massimi problemi della civiltà socialista - tra cui la progressiva riduzione degli armamenti non possono esser risolti che internazionalmente. Liberata, nel subordinato terren o della pratica, da ogni car attere assoluto, la tesi della neuLralità 114 115 ha finol'a pienamente corrisposto agli intere:sHi del i belligeranti cominciano oggi ad essere stanchi. ha Paese. Non bùiogna, intanto, dimenticare che, nello smar- visto aumentare la sua forza tanto ir. senso assolnto, rimento dei primi giorni, e quando non pochi pre- lità italiana è dunque stata, almeno /inom, un atto di buon senso e cl i onesta prudenza. tendevano che l'Italia, interpretando in modo HUif'ida quanto, ed ancor più, in senso relativo. La neutra- Non so110 buoni italiani coloro che vogliono, o il trattato d'alleanza, fosHe scesa in campo insieme cogli Imperi centrali, il Partito che per primo espo~e non vogliono, l' inlen·ento, secondo la loro antipatia, ufficialmente la propria opinione a favore della neutralità. fu il Partito socialista. E la espoHe con mo- o simpatia, pro o contro la Francia, o la G ermania. Sono poi romantici - sia pur g enerosi - ttnelli ti-rnzioni, alcune delle quali significavano apertot che vorrebbero la guerra contro la Germania per sconfessione dell'operato degli Imperi c1·n t rali. Senonchè allora, se sarebbe stato pazzesco andare cogli Imperi alleati, non sarebbe stato orrore sola reazione eontro la sua iniqua 1n·utalità verso il Belgio. L'Inghilterra si è moi-;sa. per il Belgio. meno falale muoversi a favore dell'Intesa. Non solo l'Italia era al principio della guerra militarmente impreparatissima, ma - data la scarsa preparazione della ·F rancia e l'insnffieienza nurc.erica dell'A.sercito inglese - 11011 avn·bbe potuto allora in alcun modo significava per CHsa un pericolo morhtlo. Un paese - tanto più He democratico - non può e non deve esporsi agli immen8i sacrifizi di una guerra, se non quando questa sia l'unico mezzo per realizzare i legittimi interessi, non già degli altri, ma di s~ stesso. Il segreto sta nel saper coordinare gli interessi nazionali entro il quadro <li giusti principii ristabilire l'equilibrio contro la preponderanza germa11ica. in quel momento schiacciante. Inoltre l'Italia, mentre non può, per ragioni :finanziarie, sopportare che una guena breve, si troverebbe oggi - se avesse ascoltato i consigli degli interventisti impulsivi m una cond izione . lisastrostt anche economicamente. Coll'aspettare, finora l'Italia non ha perduto nulla. Anz::i, per il fatto che ha completata la sna preparazione militare e che anchP i piì1 potenti tra solo in quanto la Germania sulle coste del Belgio generali. È t1uesta una delle grandi superiorità politiche e morali dell'Inghilterra sulla Germania. Solo il Governo ha gli elementi per giudicare se le trattative avviate con gli Imperi centrali possano portare ad un risultato accettabile. Nel caso che le trattati ve fallissero, è intuitivo che l'Italia: ae clove intervenire prima di un eYentuale accordo 116 separato dell'Austria con la Intesa, n011 dev(' neppure intervenire troppo presto. Inoltre, in tutta la sna azione presente e fut.ura, l'Italia farà bene a non dimenticare che il conflitto diretto e reale de' suoi interessi nazionali <'> assAi più contro l'Austria che contro la Germania. Contro la Germania, salYo il punto relativo a 'l'rie~t e, l'Italia non aveva se non l'interesse indiretto chC' essa non diventasse egemonica in Europa e non si insediasse nel Mediterraneo, impaclronenclosi dellt> colonie francesi del nord-Africa. Svaniti per fortuna. questi sogni dell'imperialismo teutonico, la Germania potrà, dopo la pace, esserci ancora ut,ile in clat e contingenze. Infine, poichè la Germania resterà molto forte anche dopo il fallimento delle sue ingiuste aspirazioni: e poichè nessuno sa se e per qnanto tempo potrà durare l' Intesa, e specialmente l' accordo anglo-russo, l'Italia <loYrà agire in moclo che i suoi interessi restin0 tutelati anche attraverso ai nuovi sistemi di accordi internazionali che si determineranno dopo la presente conflagrazione. Questioni di misura e di tempo. 1 Ho avuto occas10ne di esprimere le nue mo- clost e opinioni fino dall' anno scorso snll' Avanti! e con varii aHri mezzi. Ripeto anche oggi che uno dei fondamentali errori del Partito socialista in Italia è stato - a mio credere - quello cli limitarsi ad una pura affermazione di principio. Data la divisione del lavoro fra i 1 vari~Partiti, date le funzioni spe- Le considerazioni che seguono furono pubblicate, sotto forma d' intervi,;ta, sulla Tribuna dell' 11 maggio 1915. I fini che esse si proponevano sono anche pii1 ampiamente esposti nella seconda parte della prefazione. L'autore tiene poi a dichiarare che, non vivendo a contatto cogli uomini del Governo, ignorava in quel momento che lo Stato italiano avesse da pochi giorni denunziata l'alleanza coll' Austria. Intuiva in genere che decisioni impe· gnative potevano essere state prese, o potevano prendersi Lia nu momento all'altro: e perciò colle ttltime parole del· l'intervista indic~wa in tale ipotesi. la sola linea di condotta dn. s€'guirsi 119 ll8 cifìche del Partito Socia.lista, quest'ultimo ha fatto certamente il proprio <lo\Tere a dichiaran;i - in linea di masi;ima - uotlLrario alla entrata in guerra degli Stati neutrali. Non si è forse giustamente criticalo i socia.listi tedeschi che non hanno tro\·atn, ufficialmente una parola contro la inva:;ione del Belgio'? :N"on ;;i può pretendere ch e in tutto il monù.o i socialisti tradiscano i propri principi, solo perchè in qualche Paese es::>i si sono lasciati tra\·ol gere senza riserve. Ma un P artito politico non può - senza disorientare la massa e senza rinunziare ad agire sui fatti del presente - limitarsi a pure affermazioni di prin~'.ipio. In via sL1bordinata deve esaminare ed agitar e anche i problemi dell'oggi, influendo pmchè essi si r isolvano nel modo meno contrario anc;he ai propri principi generali. Innegabilmente esiste oggi un problema internazionale. Si tratta di sapere se, per il progresso dei rapporti fra i vari Stati di Europa, non sia pericolosa e biasimevole la voliti.ca degli I mperi cenLrali. Esiste poi un problema nazionale: in quanLo l'at tuale conflitto ha rimessi sul tappeto vitali interessi dell' ILalia, sia r ispcLto alle terre veramente italiane che sono ancora sotto l' impero Austro-ungarico, sia rispetto a.i Balmtni, ed al 1\'foditerraueo orientale. Per garantirsi l'Italia doveva armarsi, e molto. Ma la question e oggi si prospetta così: coloro che hanno la reRponsabilità del potere, devono dichiarare la guerra, o, meglio, devono dichiararla sino da oggi? Mi mancano gli elementi per un giudizio completo. Mi limiterò quindi a formulare qualche interrugativo. R 1spetLo al problema internazionale di cm sopra l'Italia ha già fatto parecchio. dichiarando, non senza pericoli, una neutralità che significaYa biasimo per gli I mperi alleati . È proprio necessario che, fin da 01·a) esRa affronti lo sforzo della partecipazione alla guerra in sieme colla Iptesa? Se fu deplorevole un certo cinismo pseudo-internazionalista, per il q L1ale a qualche socialisLa pareva indifferente la sorte del B elgio e della Serbia, non è esagerazione meno grave quella opposta, per cui taluni - considerando i rapporti della politica estera come lo statnto dei caYalieri del San Graal avrebbero la pretesa antidemocratica che tutto un popolo si esp onesse ai maggiori sacrifizi per interessi troppo indiretti. Senza contare che, se oggi la politica franco-inglese coincide colla difesa del principio di nazionalità in Europa, il governo russo è sempre il governo russo. Del resto, la stessa Inghilterra 121 LO non si sarebbe mai mos~a. se la <iermanin non Ma uiù l'avesse minacciata direttamente dalla costa cld Belgio e indirettamente sul 1\lediterraneo, colla pro- strettanwnte naz;ionale un equilibrio nella concorrenza. anglo-germanica. ci sarebbe ben più utile che lo schiacciamento della sola Inghilterra, o della sola gettata conquista delle colonie nord-africane dellè~ Francia. quando sia tale - (~ una Il panciafichismo viltà. Ma l' idea cli farsi ammazzare prevalentemente per gli altri, è cosa da serYi: o da ingeHui. X elle attuali condizioni di Europa, un PaPso può fare anche la gnerra. ma solo per i p1'opri infr 1 - 1·essi dfretti ecl essenziali, specialmente se questi coincidano con giusti principi generali. Siamo 1101 già completamente in questa condizione? Sul terreno degli interessi nazionali molti sembrano oggi ritenere che, servire la Germa.nia, o l'Austria sia poco patriottico, ma lo sia in vece serYir la Francia, l'Inghilterra, o la Russia. Dal punto di vista italiano, a me sembra invece che le due cose si equivalgano, o quasi. L' Italia ha l' interesse indi'retto che la Germania non diventi egemonica e non si insedii nel Mediterraneo. Per fortuna questo pericolo è ormai scomparso. E perchè allora non riconoscere che nel Mediterraneo noi siamo in una trappola le c.:ui chiavi sono possedute dall'Inghilterra? Io foiono ,;;empri!:' stato un sincero ammiratore dell' Inghilterra. 11011 mi impedisce di vedere che sul terreno Germania. 'l'ranne che per il punto di Trieste, i nostri diretti interessi nazionali di oggi sono, non tanto contro la G-ermania, quanto contro l'Austria. Domando: cosa cede l'Austria? quando ce lo eede? Quali impegni ci si domandano per la pu1·a e semplice conservazione della neutralità? Be poi si dovesse definitivamente intervenire irn;ieme colla Intesa, perchè dovremmo intervenire in uu momento che, agli effetti dello sforzo da compiere, potrebbe parere ancora prematuro? Io mi sbaglierò: ma un Paese che conservi le sue forze fresche non potrebbe, nella generale spos8atezza, farsi valere ancor più oggi che domani? Nei riguardi internazionali, è sempre vero che il premio è in ragione dello sforzo già fatto? O invece 11011 diventa anche vero, date certe condizioni, che il premio può diventar proporzionale alla forza ... di chi non è ancora stanco? Infine lo sLato d'animo della grande maggioranza del Paese ?'eale, quu.le e veramente oggi? e quale potrebbe essere invece in altro momento? 122 Questi cd altri sono i qtwsiti che mi sembra dovrebbero - allo sblto delle cose - prcoceupare tutti col oro eho hanno conserYata la propria obbiet· tività. Solo di fronte all' irrevocabile essi potreLbero e dovrebbero tacere completamente. Il Libro Verde e le trattative coli' Austria= Ungheria. Il Libro Verde presentato dal Governo al Parlamento il 20 maggio 1915, e che riproduce documenti ufficiali dal 9 decembre 1914 al 4 maggio 1915, è interesRantiRsimo così per quello che dice in sè stesso, come per le considerazioni che indirettamente autorizza. Cominciamo dalla prima parte. Mentre il Governo italiano, in occasione dell'avanzata dell'Austria in Serbia, e più precisamente a partire dal 9 decembre Hl 14, chiedeva al Governo Austriaco - in base al famoso articolo VII del Trattato di Alleanza - che riconoscesse all' Italia il di. ritto a compensi (documenti l e 2), e dichiarava che i:;olo in tal modo la neutralità italiana avrebbe potuto essere mantenuta, il Governo del duplice Impero, dopo aver negata in mille modi l'applicabilità nella fattispecie del citato articolo (documenti 3-7)e quindi il punto stesso di partenza per ogni trat- 125 tativa. - si indnceva ~1.d anunetlerla solo il 20 ckccmbre nomo ed i11di1wnclP11te della eiLtà di Trieste e del l~lll suo Lerriturio. Risultò subito chiaro (documenti 71, 7•1, 7G) uhc il Governo au:-;triaco, almeno sino a tutto i.l •.l: maggio UH6 - termine al qua.lo si è visto arrestarsi il Libro Verde - non accettava tali proposte, e speeialmente quella relativa alla sistemazione di 'rrieste. Infine, irnmtre il GoYerno italiano con dichiarazione 4 marzo 191G preavvertiYa che i territori ceduLi avrebbero dovuto essere occupati dall'Italia immediatamente, e 11011 già a guerra ultimata, e che q nesta era nlla delle condizioni es8enziali pernhè si potesse venire ad un ac0or<lo, il Governo austriaco, almeno fino al 4 maggio 1915, non aveva mai a,derito ad un tale criterio. (rlu{;nmento i). AYendo il Go\'erno italiano, in cl ala 7 ge111miu I HL3 (documento 10), posta genericamente hi. l1 uesLio11e clit· i compensi all'Italia cloveYano riflettere « la 0L'ss1011e di territori giti. appartenenti all'Impero Aust ru-011garico » ( 0ioè di terre irreclent e) ed affermalo e he il mantenimento della neu~ralità italiana. 11011 sart·l>bt· stato possibile se i eompensi basati sull'art. VII non si fossero concretati in tale direzione, il G-overno ansi riaeu, dopo una lung<1. ::;erie cl i tergiversazioni e· cl i c:011 troproposte, soltanto il D marzo 1915 (documenti i3\J--11) consenti rn a discutere la q nestione clei compern;i sulla base cli principio avanzata dall'Italia. Dietro invito del Governo Aui:;triaco, il Governo italiano l' 8 aprile H.J15 (documento 64) formulava le sue propo8te :·mi compensi: proposte '·he si era rifiutato di render note. prima che l'Austria a.vC'sse accettate, almeno in parte, le accennate pregiudiziali. Le domande erano chiare ed eque: e costituivano un onesto componimento fra la necessità per l' Itnlia. di risolvere organicamente dati problemi morali, po; litici e militari, e l'opportunità di tener conto anche di taluni interessi sostanziali dell'altra parte. Basti ricordare che si chiedeva la cessione del Trentino, ma coi confini che ebbe il Regn o italico nel 1811, e che 8Ì proponeva la costituzione in uno Stato auto- Quanto alla Germania, risulta dal Libro Verde che essa, ben inteso nelr interesse della propria politica, ha influito grandemente: " l 0 ) affinchè il Governo austriaco accettasse il principio di dover dare compensi all'Italia in base all' a.rt. VII del Trattato (documenti 5 ed 8) ; 2°) affi11chè il Governo austriaco riconoscesse che questi compensi dovevano riguardare terre irredente, e li concretasse nell'offerta del Trentino (documento 11). Naturalmente il Libro Verde, fermandosi al 3-4 maggio 1915, momento della denunzia da parte 12G dell'Italia del trattato di alleanza coll'Austria, non ci può illuminare sugli avvenimenti ('he si sono svo1 ti di poi. È però ormai nolo che, dopo la aeuennata clemmzia, gli Tmperi centrali fecero penenire eoucessioni più larghe - sulla, cui entità maneano tuttora, notizie ufficiali ; ma che il Governo italiano non potè prenderle in co11siderazio1w, una volta che nel frattempo aveva assunti impegni eolla Intesa. Oltre a precisare direttamente elementi cli fatto importantissimi, il Libro Verde permetto indirei tamente considerazioni più generali, o, quanlo mt>110, se queste erano già intuitive, le conforta di ulteriore autorità. Le resistenze austriache a fare eonce::is10111, ::ie erano andate man mano scemando per quel clH' riguarda il Trentino, erano rimaste ::;empre lenacissime per tutto quanto riguardava l'Adriatico, ed in ispecie Trieste. Collateralmente le pressioni delht Germania, mentre erano state energiche per indurre l'Austria a concessioni nel Trentino, non si erano mai manifestate tempestivamente rispetto all'alLro campo, e quando, troppo tardi, agirono anche in rapporto a quest'ultimo, portarono sempr e a concessioni di carattere ben altrimenti dubbio. Il che, se costituisce una nuova dimostrazione del fatto notissimo che gli interessi dell'Austria erano più forti rispetto all'Adriatico ed a Trieste che rispetto al 127 Trentino, indica anche come la stessa Germania considerasse in parLP suoi gli interessi austriaci sul primo teatro. 8i hèl. così una ulteriore e caratteristica riprova del fatto ('be la German ia, attraverso all'Austria che andava sempre più considerando come la sua lnno·a mano lwl sud-est d'Europa, mirava a Trieste, b e che :-:ul terreno nazionale la questione di Trieste costituisce veramente il punto in rapporto al quale gli interessi della Germania e quelli dell'Italia sia. pure dietro il paraYento dell'Austria - si trovano in conflitto diretto. Inoltre le concessioni austriache registrate nel Libro Vercle, non solo risultavano irnmfficienti acl una sistemazione organica - per quanto nello stesso tempo equitativa - degli interessi italiani, ma erano subordinate sempre alla condizione di venir effettuate alla fine della guerra europea. Era dunque chiaro che l' A mitria e la Germania diffidavano del1' Italia; temevano che, dopo aver realizzato quanto desiderava, si fosse mossa egualmente; e intendevano quindi conservare contro di essa un pegno nelle loro mani. D'altra parte il Governo italiano, mentre doveva sentire tutta l'offesa di un tale sospetto, e si rendeva conto che la mancanza della esecuzione immediata non s;~rehbc stata accetta a gran parte della opinione pullhlicn, ~i sa.pc>va. di fronte ad un formiclaùilr bivio. 12!J 128 Se gli Imperi centrali - o qnantn meno 1' Auslrin- cla Ull orientanwnlo politico ad nn altro, senza un periodo iuiennedio di naturale addattamento all'a,b- Ungheria - avessero perduta la gnerrn, es8i non si sarebbero trovati in condizione di mant,cnL·re gli bandono clr->Jle consuetudini e relazioni antiche ecl impegni assunti coll'Italia. 8e in ,·ece la guerra fosse alla assunzione delle nuove, e stata da essi vinta, allora essi acquisl anno la li- sario per la preparazione militare? sern~a il tempo neces- bertà di non mantenerP la parola, o cli mantenerla. Comnnq ne, nna delle ragioni essenziali per cui Nel primo caso, era per l'Italia la g;nerra iiella diffic.:ilmente l'Austria-Ungheria poteva <lare all' I- peggiore delle situazioni; nel secondo caso: data la talia concessio11i sufficienti; risale alla sua sf essa costituzione politica. Essa è un conglomerato m cui crescente dipendenza dell'Austria dalla CiC>nna n in. e data la natnra rlisputahile di taluna delle u]tilll!! P più larghe concessioni, specie in riguardo allR- sit trnzione di Trieste, l'Italia avrebbe dovuto ric..:ouoscere ad una delle alleate graclo e funzioni di giuclic-e snperiore, e, quel e;he peggio - date le aspirazioni della Germania su Trieste - di giudiue nella, sna stessa causa. Questa situazione moralmente e politi<'amente falsa si riconnetteva alla sua volta a due ordini più generali di cause. Tutti intuiscono le ragioni che possono aYerc· indotto il Governo italiano alle trattati ve coll' ..c\.ustri aUngheria. Fosse o non ±osse esso persuaso, sin clal1' inizio, che le trattative non avrebbero potuto condurre acl un risultato soddisfacente, chi si sarebbe assunta la respomiabilità - di fronte al Paese di chiudere a p1·io1·i la porta ad ogm speranza cli componimc·nto pacifico? E come d'altronde passare due soli gruppi godcYno pienezza, o quasi, di diritti nazionali: i tedeschi, ed ormai anuhe i magiari. Tntt i gli altri gruppi- quasi sempre brandelli di altre nazionalità, le quali confinano coll'Impero dopo essen;eno emancipaLe per lo stesso moLo che anima le parti ancora rimasLevi - sono poli Licamen te sottoposte in modo diretto all'uno, od all'alLro dei due gruppi dominanti. Come dunque potrehbe l'Impero restituire il Trentino e l'Istria all' Itali.a, e rifiutarsi nello stesso tempo cli consegnare, per esempio, la Transilvania alla Rumania? L'impossibilità di cedere agli uni od agli altri senza l'esperimento della guerra. clive11ta così por il dLtplice Impero una conseguenza necessaria della sua stessa costituzion e. Ancora una volta l'ingiustizia genera l'ingiustizia. Per sfuggire all'atroce dilemma di dere colle buone, o di cedere dopo la sconfitta, il 131 130 È umano ch e l a G ermania. e l'Austria, anzichè aYrebbe aYnto che nn moclo: riconoscere eh<" la loro i>tessa condotta aveva am- trasformarsi in una vera e propria federazione, in piamente legittimata la dichiarazione di neutra- cui ogni nazionalità aves:-;e goduto compl<"la pariUi lità dell' Jtalia nell'agosto del 1914, considerassero di trattamento. Ma è proprio quello che i tl irigent i della pohtica anstro-ungarica non hanno rncti voluto un i ale atto, non solo come lesivo cl e i loro interessi ' ma come contrario agli impegni della Alleanza. fare. Certamente, una ,·olta che la politica au~t ro un- Tuttavia, attraverso alle trattative, l'Austria avrebbe dovuto darci un compenso proprio per la conser- garica era ormai sotto il controllo di un altro Stato, vazione di quella nostra neutralità, e la Germania lo Stato germanico, e che entrambi gli. Imperi si trovavano così a fondo impegnati nel tremendo conflitto da essi stessi scatenato, tali consi<lernzioni avrebbe doYuto influenzarla a tale scopo! Come vanno modificate nel senso che la Germania a\ rPbbe com:eguenza di un creduto ricatto <la parte nostra? Alla sua volta il Governo italiano ed il Paese duplice Impero 11011 potuto rappresentare la forza nuoYa atta ad indurre dall'esterno la duplice Monarchia a concessioni ec- nascondersi che l' A mitria, e mediatamente la Ger· mania, avreùbero visto nelle promesse <'essioni la dovevano bene avvertire che una neutralità la quale cezionali limitatamente a c1nella nazionalità che era comune interesse tener lontana dalla grande lotta <:1.vesse avnt·o l'apparenza cli venir pagata, sia pure con compensi informati al principio di nazionalità, europea. Ma poichè nella questione di Trieste cinche avrebbe acquistato un carattere moralmente offen- lo Stato germanico aveva una opposizione cli inte- sivo. Una neutralità che non ponga condizioni e ressi coll'Italia, ciò spiega ulteriormente come mai non chiegga compemii, potrà essne un atto politi- l'Austria avesse potuto, almeno fino al 4 maggio 1915, essere indotta, contro tutte le sue tradizioni, camente ingenuo per un Paese che non abbia an- a cessioni nel Trentino, ma nè a cessioni ' e nemmeno e concessioni equitatiYe, rispetto a Trieste. L'altra ragione essenziale per cui difficilment~ le trattative avreùbero potuto riuscire, è data dalla situazione morale che esse implicavano per en\ ram he le parti, e pitl specialmente per noi. cora completamente raggiunto la propria unità ed indipendenza, ma è sempre un atto irreprensibile snl terreno morale. Invece, una neulralità che raggiunga anche i massimi vantaao-i territoriali ' ma ::-00 che li raggiunga per mezzo <li nn mercato, e' un atto che può prestarsi alle peggiori interpretazioni. Il Partito socialista. italiano, sia pure attrawrso ad incertezze, sentì sempre qnesto aspetto della questione; e perciò fu sempre contrario al concetto che la neutralità italiana venisse mercanteggiata. Nella adozione della formula: neutralità « assolnta questo sentimento ebbe un grandissimo peso. », L'errore di molti sostenit.ori di tale formula fu quello di creden~ che le aspirazioni massimaliste di un Partito di aYvenire e quindi anche di minoranza, avessero potuto nel presente periodo storico diventare realtà politica per un Paese che, prima del chiudersi del conflitto europeo, doYeva risolvere determinati problemi nazionali. Le considerazioni di moralità. che contribuirono alla adozione di quella formula sarebbero apparse più evidenti a tutti, se . si foss6 affermato che indipendentemente da ogni diverso critnio sul carattere permanente, o meno, della neutralità- questa, finchè avesse durato, mai avrebbe dovuto costituire oggetto di preventiva contrattazione cogli Imperi centrali . I PROBLEMI DELLA GUERRA Hltri volumi della collezione CIPRIANO GIACHETTI: CIVILTÀ FRANCESE E CIVILTÀ GERMANICA. Vol mne in-U1° di pag. 310 . . . L. 3,50 . MARIO ALBERTI: L'ECONOMIA DEL MONDO PRIMA DURANTE E DOPO LA GUERRA EUROPEA. Volume in-Hi di pag. f>lG 0 . . . . L. 5.00 ARTURO LABRIOLA: LA CONFLAGRAZIONE EUROPEA E IL SOCIALISMO. Volume in-16° di pag. vm-224 . • . . L. 3,50 MARIO ALBERTI: LE FINANZE DEL MONDO PRIMA DURANTE E DOPO LA GUERRA EUROPEA. Volume in-16° di circa pag. 300 di prossima pub- blicazione . . . . . . . . . . . . L. 3,50 ATTILIO TAMARO: ITALIANI E SLAVI NELL'ADRIATICO. 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