TRA TERRA E CIELO IL CORPO VIBRANTE DI MARIE

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TRA TERRA E CIELO IL CORPO VIBRANTE DI MARIE
TRA TERRA E CIELO IL CORPO VIBRANTE DI MARIE CHOUINARD
di Francesca Pedroni
«…egli si stende, si appoggia sui gomiti, cammina accovacciato, si rialza, avanza, indietreggia con
dei movimenti ora lenti, ora a scatti, nervosi, angolosi; il suo sguardo spia, le sue braccia si
tendono, la sua mano si apre completamente, le sue dita, serrate l’una contro l’altra, la sua testa si
volta con una bramosia d’una goffaggine voluta, ma creduta naturale (…) e niente colpisce di più
che il suo slancio quando, nel finale, si stende con il viso verso la terra, sul velo sottratto che bacia
e che stringe con un ardore e una voluttà appassionata 1». Così su Le Matin il 30 maggio 1912
Auguste Rodin commentava uno dei più titoli più innovativi della danza di primo Novecento:
L’après-midi d’un faune di Vaslav Nijinskij. Il debutto, al quale il grande scultore allora 72enne
aveva dato il suo plauso, era avvenuto la sera prima, al Théâtre du Châtelet di Parigi, nella
stagione dei Ballets Russes di Diaghilev. Una serata memorabile per la novità della coreografia, un
succés de scandale per l’erotismo dell’ultima scena con Nijinskij che mima l’orgasmo del fauno,
sdraiato sulla sciarpa della Ninfa ormai lontana.
La musica è il Prélude à l’après-midi d’un faune di Debussy che il compositore scrisse per l’egloga
L’après-midi d’un faune di Mallarmé. La composizione si sarebbe dovuta completare con un
Interlude e una Paraphrase finale per accompagnare a teatro la declamazione dell’egloga di
Mallarmé, Debussy terminò solo il Prélude, che divenne l’emblema dell’impressionismo musicale.
Torniamo alle parole di Rodin, da leggersi stasera come se fossero state scritte ora. Lo sguardo
che spia, la bramosia goffa, l’ardore, il gesto angoloso, la voluttà, la camminata accovacciata. Ed
ecco Marie Chouinard, dal Québec, magistrale danzatrice, coreografa, autrice di film, istallazioni.
Una qualità di movimento primordiale, selvaggia, sensuale, erotica, un moto dalle dinamiche
avvolgenti, trasformato in luminosa coreografia. Dodici anni sorprendenti di carriera solistica, dal
1978 al 1990, la fondazione della Compagnie Marie Chouinard nel 1990, nel 2015 al suo
venticinquesimo anno di storia. Più di cinquanta creazioni abitate da una danza pulsante, vitale,
che va dritta all’intimità dello spettatore, solleticandolo, divertendolo, turbandolo, rendendolo
partecipe di un’amorosa relazione sul corpo e l’umanità.
Perché abbiamo parlato di Nijinskij? Perché tra le creazioni di Chouinard, le due scelte per il
Comunale di Ferrara, Prélude à l’après-midi d’un faune e Le Sacre du printemps , riscrivono con il
tocco magnetico e sensuale della coreografa quebecchese due capolavori di Nijinskij coreografo,
rivoluzionario dio della danza di inizio secolo, morto pazzo, che nei suoi incandescenti
Diari
scriveva nel 1919: «Per me il teatro nasce dalla vita. Io non sono un’invenzione. Io sono la vita. Il
teatro è vita2».
Intervistata in occasione della partecipazione della sua opera alla mostra Corps rebelles, allestita
fino a febbraio 2016 al Musée de la civilisation de Québec, a Montréal, Chouinard dichiara:
«Quando si danza, il corpo, lo spirito, l’anima (…), tutto diventa parte di un’unità, è un momento di
grazia…3». E ancora: «La fonte del mio lavoro è sempre stata il corpo e il silenzio e il soffio che
compongono questa materia invisibile dell’essere . All’origine di ogni creazione c’è sempre ciò che
io chiamo “il mistero”, un’onda sconosciuta che mi interpella in modo quasi ossessivo (…) Dal
1978 non faccio che questo: ascoltare con attenzione la pulsione vitale del corpo fino a
cristallizzarla in un ordine nuovo. Ogni volta riparto da zero4».
Nel 1987 Chouinard, durante la sua carriera solistica, firma il primo lavoro ispirato a Nijinskij:
L’après-midi d’un faune. La danzatrice/coreografa non si serve allora la musica di Debussy,
osserva le fotografie di Adolphe Meyer che ritraggono Nijinskij nel ruolo del fauno e crea in linea
con la propria ricerca l’assolo con accompagnamento sonoro di Eddy Freedman. A danzarlo nel
1987 è Marie, una donna, come avevano fatto in passato soltanto Bronislava Nijinska (sorella di
Vaslav) e Madame Akarova. Chouinard si concentra sul fauno, le ninfe della coreografia originale
sono solo evocate da sette fasci di luce bluastra, il fauno/donna scopre lo spazio, si accovaccia, il
corpo è di profilo, angoloso, un graffio vorace rivitalizza il fauno originale, con Marie trasformato in
1 Auguste Rodin, La rénovation de la danse in Le Matin, 30 maggio 1912, p. 1. Cfr. Roberto Messina, Ritratto di Nižinskij da Fauno, © 1998
Roberto Messina, Rieti, p. 23.
2 Vaslav Nijinskij, Diari – versione integrale, Adelphi edizioni, Milano, 2000, p. 54; Actes Sud, 1995.
3 Marie Chouinard, Entrevue avec Marie Chouinard (2015), https://vimeo.com/133663015
4 Marie Chouinard in www.mariechouinard.com
contemporanea icona erotica, di primordiale animalità, tra femminile e maschile. Aculei sul
costume aderente, una coscia imbottita, un piede ingrossato, il volto che scruta, un accessorio
fallico aggiunto al corpo sul finale, quando il fauno si stende a terra. Le parole di Rodin possono
essere lette oggi, accostarsi a quello che vediamo stasera, rinnovarsi grazie ad associazioni
imprevedibili al momento della scrittura. Potere del tempo che scorre, si ascolti l’intervista di
Chouinard su cosa significhi contemporaneo, da cui stralciamo un brevissimo estratto:
«Se mi
trovo di fronte a un dipinto di Matisse, sono contemporanea al quadro di Matisse, perché è davanti
a me, se mi trovo di fronte a un quadro di Bruegel, sono contemporanea a Bruegel, perché il
dipinto è davanti a me, se ascolto Bach sono contemporanea alla musica di Bach, perché la sto
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ascoltando, sono contemporanea a tutto ciò che vedo, tocco, gusto, incontro
». Lettura da cui
deriva al corpo danzante delle rivisitazioni di Chouinard una vitalità fibrillante, uno sguardo curioso
e attento al passato rinato nel presente.
Nel 1994 la coreografa riprende il suo lavoro sul fauno e su richiesta del festival internazionale di
Taipei lo rimonta sulla musica di Debussy, intitolandolo, come la partitura, Prélude à l’après-midi
d’un faune. Occasione per sperimentare gli effetti della contemporaneità tra la gestualità impulsiva
del fauno di Chouinard, oggi interpretato da una danzatrice della compagnia, e l’impressionismo
estatico, intessuto di armonica sensualità, di Debussy. Contrasto pungente che aggiunge nuove
sfumature alla visione dell’artista quebecchese.
Ci siamo dilungati sul Prélude, nonostante sia un pezzo di soli dieci minuti, perché è da lì che
sentiamo sia naturale partire per avvicinarsi alla lettura di Chouinard de
Le Sacre du printemps.
Balletto in un atto di cinquanta minuti, la versione de Le Sacre di Marie Chouinard è il primo titolo
che la coreografa quebecchese firma su una partitura musicale preesistente. È il 1993, ottanta
anni di distanza dal tumultuoso debutto teatrale del Sacre du printemps del 1913 di Igor Stravinskij,
35 minuti con coreografia di Vaslav Nijinskij. Siamo ancora nell’alveo dei Ballets Russes di
Diaghilev, la prima avviene al Théâtre des Champs-Elysées di Parigi. Ricorda il direttore
d’orchestra al debutto, Pierre Monteux: «Il pubblico reagì in modo scandaloso. Gli eleganti parigini
delle poltrone di platea e delle logge gridavano insulti scioccanti alla folla entusiasta delle
balconate. Questi di ritorno urlavano imprecazioni al tempo stesso piccanti e provocatorie, dovute
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a loro vocabolario infinitamente più ricco
». La partitura percussiva, animata da un “impeto
implacabile” come la definì ancora Monteux, era travolgente nel designare il risveglio della natura,
il destino sacrificale dell’eletta. «Avevo sognato una scena di un rito pagano in cui una vergine
sacrificale danza fino a morirne», dirà poi Stravinskij 7. Titolo spartiacque di primo Novecento, Le
Sacre fu coreografato da Vaslav Nijinskij con costumi e scene di Nicholaj Roerich. «Quasi tutta la
Sagra della primavera », ricorda ancora Stravinskij, «è stata composta in una stanzetta (…), o
meglio in un bugigattolo di due metri e mezzo, il cui solo mobilio era un piccolo piano verticale che
suonavo con la sordina 8». E ancora: «Quando il sipario si aprì sul gruppo di Lolite dalle lunghe
trecce e dalle gambe a X che saltavano su e giù scoppiò la tempesta 9». A distanza di un anno da
L’après-midi d’un faune,
Nijinskij avanza nella sua strepitosa, contrastata, innovazione del
linguaggio della danza: salti e cadute a gambe rigide, ritmi battuti a terra con i piedi paralleli,
conteggi personali, complicatissimi, della musica, gesti delle braccia e del collo in tensione opposta
al movimento, che facevano venire ai ballerini, non abituati al nuovo stile, forti mal di testa 10. Una
danza collettiva in cui però Nijinskij, con intuito modernissimo, concepì anche brevi assoli in
contemporanea per ogni interprete 11. Un capolavoro che a dispetto dell’accoglienza turbolenta del
debutto era destinato a rinascere negli anni a venire in nuove versioni in mano ad altri coreografi,
da Leonide Massine a Maurice Béjart, John Neumeier, Pina Bausch, Paul Taylor, Martha Graham,
5 Marie Chouinard in De qui de quoi vous êtes-vous le contemporain?, intervista con Laurent Borrégo, https://www.youtube.com/watch?
v=VWfMCZdE7mM
6 Pierre Monteux, È un capolavoro che rivoluzionerà completamente la musica e vi renderà celebre in Le Sacre, programma di sala per Le Sacre
di Virgilio Sieni, Teatro Comunale di Bologna, Edizioni Pendagron, Bologna, 2015, p. 62.
7 Igor Stravinskij, Robert Craft, Ricordi e commenti, Adelphi, 2008, p. 134, 1° ed. 2002, Faber and Faber Ltd.
8 Ibidem, p. 135, 136.
9 Ibidem, p. 138.
10 Cfr. Sergio Trombetta, Vaslav Nižinskij, L’Epos, Palermo, 2008, p. 132.
11 Cfr. intervista con Millicent Hodson e Kenneth Archer, ricercatori che rimontarono nel 1987 Le Sacre di Nijnskij per il Joffrey Ballet e nel
2008 per il Corpo di Ballo del teatro Marinskij di San Pietroburgo in Francesca Pedroni (a cura di), Stravinskij e i Balletti Russi, I capolavori
della danza, vol. 12, collana di DVD sulla danza, edita dal Corriere della Sera e da Classica HD (Sky canale 138), 2015.
Angelin Preljocaj, Marie Chouinard, Shen Wei, Heddy Maleem, Carlotta Ikeda, Tero Saarinen,
Laurent Chétouane, Virgilio Sieni.
Chouinard: «Non c’è storia nel mio
Sacre, non c’è uno sviluppo, non c’è causa e effetto.
Solamente del sincronismo. È come se avessi affrontato il primo secondo che segue l’istante
dell’apparizione della vita nella materia. Lo spettacolo è la visione di questo secondo. Ho
l’impressione che prima di questo secondo, ci sia l’intervento straordinario di una luce, di un
lampo12». Una rivisitazione travolgente. Costumi essenziali, calzoncini aderenti neri, torso nudo
per uomini e donne, occhi segnati dal rosso, piccole protesi a forma di arco, come giunchi sottili,
che amplificano il movimento del corpo con sensuale bellezza. Ne Le Sacre di Marie Chouinard
l’assolo è la matrice portante, assoli sincroni che appaiono improvvisamente nei cerchi di luce
chiara che si stagliano nel nero. L’individuo vive il suo Sacre in solitudine, ma anche condividendo
la scena con gli altri assoli, incontrando in destabilizzanti duetti, terzetti, l’altro, gli altri. Corpi
vibranti che pulsano nella scena, figure ancestrali dall’eros rivelato. Chouinard: «Nel
Sacre la
posizione del danzatore è tra la terra e il cielo, con la luce che scende dall’alto sul corpo e sotto il
pavimento nero. Ed è come se il danzatore si trasformasse in un’onda di percezioni, una sorta di
antenna, una forma di comunicazione web tra l’alto e il basso e tra questi due poli diventa bello 13».
Un corpo alla scoperta di sé e del mondo.
Il Sacre di Stravinskij nella versione di Chouinard è preceduto da quattordici minuti accompagnati
dalle signatures sonores del compositore Rober Racine. Una sorta di prologo che ci porta dentro il
territorio del Sacre di Chouinard, una scena che sembra una radura, punteggiata da piccoli oggetti
a punta che spuntano dal terreno. I danzatori entrano a carponi, prendendo amorevolmente
possesso del luogo. Sulla ruvida, lignea, partitura sonora che sembra raspare un immaginario
terreno, i danzatori si alzano, esplorano lo spazio, appaiono nei primi cerchi di luce, in piedi, tra
terra e cielo, camminate di profilo ci riportano al fauno, dita spalancate, corpi scossi dall’interno,
baricentro basso a marcare il contatto con la terra. La luce sparisce d’improvviso. Comincia
Le
Sacre di Stravinskij. I trentacinque minuti della partitura vanno di filato, le introduzioni musicali
della prima parte, L’Adorazione della terra, e della seconda, Il sacrificio, sono danzate come il
resto. Chouinard parte da un assolo femminile che apre l’introduzione. Altri assoli in breve
appaiono nei cerchi di luce in un contrappunto visivo che magistralmente abbraccia con sensualità
la musica. Non c’è storia, con c’è causa e effetto, come avverte Chouinard, le sezioni della
partitura di Stravinskij ( Introduzione, Auguri primaverili, Gioco del rapimento, Danze primaverili,
Gioco tra le tribù rivali, Corteo del saggio, Danza della terra
per la prima parte, Introduzione,
Cerchi misteriosi delle adolescenti, Glorificazione dell’Eletta, Evocazione degli antenati, Azione
rituale degli antenati, Danza sacra dell’eletta per la seconda parte) non guidano narrativamente la
danza, ma è come se la sospingessero dall’interno con la potenza strumentale, ora martellante,
ora melodica, ora percussiva, ora lenta e misteriosa. Le due donne e i due uomini contrapposti nel
presto del gioco del rapimento, i gruppi tremanti e l’assolo delle danze primaverili, il fronteggiarsi
dei corpi maschile e femminile nella danza della terra, l’apparizione di figure femminili, trasformate
dalle piccole protesi allungate. Abbiamo scritto alcuni titoli delle sezioni perché sono di riferimento
per la partitura, ma non vediamo in Chouinard una singola eletta, tribù rivali contrapposte dai
costumi, saggi ed evocazioni degli antenati. Chouinard firma una struttura coreografica lontana dal
racconto, ma se ne serve per dare voce con sorprendente personalità alla relazione tra l’ascolto
delle pulsazioni del corpo e ciò che la musica di Stravinskij mette in moto con la sua forza di
rottura. E le vibrazioni della danza si allungano, seducenti, dalla scena verso il pubblico.
12 Testo di presentazione dello spettacolo, www.mariechouinard.com
13 Marie Chouinard in Marie Chouinard reflects on the Rite of Spring/ Body Remix, https://www.youtube.com/watch?v=hMwwQIdwFXY