CONTRIBUTI 69 PERIPEZIE D UN CUORE LUCIANO TAMBURINI
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CONTRIBUTI 69 PERIPEZIE D UN CUORE LUCIANO TAMBURINI
CONTRIBUTI PERIPEZIE D UN CUORE LUCIANO TAMBURINI Torino Abstract: Il saggio fa la storia dettagliata della nascita, il 15 ottobre 1886, di Cuore, capolavoro di Edmondo De Amicis e ne indica le fonti, rinvenute in testi inediti per la prima volta menzionati. Parole chiave: Sull Oceano, Cuore, Conclusione, Piccole donne, Jo s Boy, Enrichetto ossia Galateo del Fanciullo, Giannettino, Prime letture dei fanciulli a uso delle Scuole primarie del regno, socialismo, pietismo, Louise May Alcott, Costantino Rodella, Collodi, Tommaseo, Roberto Sacchetti, Giuseppe Taverna, Schubert. ome nacque Della lunga gestazione e dell improvvisa nascita siamo tutti edotti e farei torto a chi legge se ne rievocassi i primordi. Si sa quanto Emilio Treves tenesse a quel titolo e se ne ripromettesse. Altrettanto bene si conosce la falsa partenza del 1878, allorché Edmondo gli comunicò (7 gennaio) d avere in testa un libro nuovo, originale, potente, mio, di cui il solo concetto mi ha fatto piangere di contentezza e di entusiasmo. Mi son detto: per fare un libro nuovo e forte bisogna che lo faccia colla facoltà nella quale mi sento superiore agli altri col cuore . Fu un vano avvio, come del resto spesso avviene, e una lunga attesa, che ebbe bisogno d un grave e imprevisto malore per ridestarne la creatività1. Una lettera del fratello Ettore2 così informa, il 18 aprile 1885, l amica comune Emilia Peruzzi: Dopo una gita a Casamicciola nello scorso dicembre (1884), Edmondo fu colto una notte, quasi improvvisamente, da dolori che gli arrecarono una semiparalisi a una parte del corpo. Sul principio i medici la credettero cosa gravissima, un attacco alla spina dorsale, ma poi modificarono il loro avviso e attribuirono il male a causa reumatica. Comunque passammo dei brutti momenti e nostra Madre non seppe mai tutta la verità. Dopo otto o nove giorni cominciò a manifestarsi un leggero miglioramento, tanto che 69 LUCIANO TAMBURINI dopo non molto tempo Edmondo si disse completamente guarito, però ebbe ancora qualche leggera molestia, che finì con scomparire affatto facendo la cura di acque minerali. È vero che finora non ha ripreso il lavoro, ma ciò non vuol dire che abbia prostrazioni o altri incomodi che gli impediscano di lavorare. È naturalissimo che dopo una malattia tanto grave i medici gli abbiano ordinato di riposare e di fare del moto, cosa che egli appunto sta facendo con molto profitto, in aspettativa della stagione propizia per andare in campagna . E conclude con la notizia che Edmondo sta attendendo al libro dell America, che dovette sospendere. Sull Oceano, quindi, neppur l ombra di Cuore. Un biglietto del 4 gennaio 1885, da me rinvenuto, appare meno ottimista: Le scrivo da letto dove sono inchiodato da dieci giorni, preso da una malattia che mi spaventò sulle prime, e che ancora mi desta inquietudine. Chi sa quanto tempo durerà ancora! Per riguardo alla destinataria Ettore disse solo mezza verità: altre sue lettere ad amici sono più esplicite, a differenza di quella del 5 febbraio della madre alla stessa dama: Oggi ho abbracciato Edmondo! È uscito di casa per la prima volta e venne a vedermi. Egli sta ora bene e quasi non si accorge che abbia tanto sofferto. Ora so finalmente quale fu la sua malattia, e fu veramente un forte reuma, con infiammazione di basso ventre [ ]; il male non fu mai pericoloso, ma lungo e penosissimo, e lo obbligò a letto per quasi un mese . E il 13 marzo: Sta meglio ma non è ancora guarito, e i medici gli raccomandano di non lavorare. Il male fu molto più grave di quanto si tentò di farmi credere, la guarigione pare certa, ci vorrà però del tempo, almeno il tempo bastasse . Fu, presumibilmente, un serio attacco di mielite che fece temere anche per l integrità mentale: la moglie, già con lui ai ferri corti, nel suo torrenziale volume Conclusione (764 pagine), dato alle stampe nel 1901 sotto lo pseudonimo Calista , accennerò crudemente a una malattia venerea. Il malanno lo tenne inoccupato, o quasi, da gennaio a fine agosto, ma il 17 luglio la madre informa la marchesa Emilia che Edmondo già da una settimana è partito con la famiglia per Campiglia Cervo presso Biella ove passerà tre mesi , precisando, il 14 agosto, che allo Stabilimento Graglia fece un po di cura idroterapica . Solo il 19 novembre, tuttavia, poté confidare all amica che il figlio di salute sta benissimo , velando pietosamente gli ormai gravi screzi familiari: Mi pare proprio ben ristabilito, del resto poco o nulla potrei dirle, è sempre molto affettuoso con me, ma fra noi vi è un certo imbarazzo, quando non si può parlare delle cose che maggiormente interessano, necessariamente predomina nei discorsi un po di freddezza . Maggiormente c informa, per fortuna, una fonte rimasta fino all anno scorso ignota: il letterato Clair-Edmond Cottinet con in quale tenne dal 1879 al 93 un fitto carteggio depositato ora alla Biblioteca Civica Centrale di 70 PERIPEZIE D UN CUORE Torino3. L amico aveva avuto notizia diretta della malattia, il 10 gennaio 1885, da un biglietto redatto con grafia tremolante: Ti scrivo da letto, dove sono inchiodato da venti giorni, malato. Ho sofferto le torture dell inferno per ritenzione d orina prodotta da una paralisi [ ] dolci conseguenze del troppo lavoro, ossia della troppa immobilità . Il 17 febbraio Giuseppe Giacosa (l altro suo amico) gliene precisò meglio le condizioni: La prima volta che lo vidi non mi parve molto abbattuto, ma la seconda mi diede delle gravi inquietudini. E sì che era già in via di miglioramento. Il suo male fu una paralisi delle gambe, della vescica e del retto, cagionata a quanto pare da una emoraggia (sic) dei piccoli vasi sanguigni al basso delle spina dorsale. Ora i medici credono che il sangue andato sparso si sia riassorbito e che tutto sia nello stato normale, ma bisogna predicare a quel benedetto uomo che si muova, che cammini, che lavori stando in piedi, che faccia insomma una vita più conforme ai precetti dell igiene . Sarà anche ciò a fare entrare nel futuro Romanzo d un maestro e in Amore e ginnastica l elogio dell educazione fisica? Qualche altro succinto bollettino medico giunge ancora al francese dal paziente stesso, che il 22 febbraio ammette tristemente: Anche lo scrivere così mi costa uno sforzo. Dalla malattia sono guarito, ma m è rimasta una grande debolezza cerebrale, ed ho bisogno d un lungo riposo. Ho tribolato, caro mio, ed ho ancora tutti i nervi in sussulto. T assicuro che è stata una dura lezione. Ma faccio venti chilometri al giorno. Ho bisogno del moto come dell aria, ma non lavoro [ ] e questo m ammazza. I mesi passano, la carta rimane bianca e la mia bella e grande America s allontana s allontana (sic) . Anche Cottinet conferma questo stato d animo: Edmondo ha per ora in testa unicamente Sull Oceano e In America . Segue un lungo silenzio fino agli inizi del 1886, ma c informa di lui la solerte mamma. L undici marzo essa confida infatti, tutta lieta, alla marchesa che il figlio è ora molto bene in salute, e lavora con molto ardore intorno ad un (sic) libro per fanciulli e ne spera un esito (sic) felice . È allo stato ancora di progetto o già alla fase redazionale? Il 18 maggio, però, l accenno si sviluppa: Sta bene, ma è stanco, lavora a terminare un libro pei bambini, se fosse adottato per le scuole sarebbe per lui una fortuna, ma chi lo sa, tante volte non basta che il libro sia buono, ci vogliono tante circostanze per farlo valere, qualch uno (sic) che ne ha letto gliene ha fatto sperare un grande successo, Dio lo voglia, che poverino se lo merita, ma intanto questo lavoro così continuo lo stanca troppo, egli dice che non può fare diversamente, che è una febbre, che non può dormire, e se dorme sogna del libro . Le cose, da questo punto in poi, si mettono addirittura a correre. Il 30 maggio Edmondo scrive infatti a Cottinet: Sento che ti sei lagnato che io non scrivo: hai ragione, ma mi scuserai quando saprai che da vari mesi lavoro giorno e notte, senza riposo né respiro, costretto perfino a far dei pediluvi 71 LUCIANO TAMBURINI senapati per scongiurare il pericolo di congestioni cerebrali. Sto scrivendo un libro per ragazzi intitolato Cuore. E dopo tanto tempo di lavoro, di commozione, ed anche di lagrime, fra quattro giorni avrò finito! E ti prometto di scriverti appena finito . Ma non quattro, due soli gli bastano per dare il 1o giugno la lieta novella con lettera quasi identica a quella inviata contemporaneamente a Emilia Peruzzi. Mantengo la parola data. Questa notte, alle due dopo mezzanotte, dopo tanti mesi di lavoro, ho scritto l ultima parola del mio libro: Fine! E poi, con le lagrime agli occhi, m affacciai al terrazzo a guardare il cielo stellato e le Alpi. Un libro è una malattia: io sono salvo. E nessun libro mi è stato mai una malattia più profonda e più ardente di questo: una vera malattia di cuore. Cari fanciulli con cui ho vissuto per tanto tempo, cari fanciullini miei, addio: io v ò molto amato! 4 La madre cui non è andata una confidenza analoga informa il 14 giugno sul cammino dell opera: Il libro di Edmondo sarà stampato, credo, nel prossimo Ottobre (per la precisione il 15, giorno di riapertura delle scuole). Altra notizia il 9 ottobre: Edmondo è arrivato ieri dalla campagna, sta bene, ma è preoccupato per l esito del suo libro . Del quale, il 24, riceve una delle prime copie: ponendo però, subito dopo, fine alle proprie confidenze. C è, fortunatamente, Cottinet a farne le veci. Il 4 dicembre gli giunge infatti dopo cinque mesi di silenzio, ma De Amicis va pensato travolto dall incredibile successo questa eloquente epistola: Ed ora, caro amico, permettimi uno sfogo, uno sfogo di contentezza; ch io versi nel tuo cuore nobile tutta la gioia che m ha procurato il mio povero libro: gioia rara e difficile a provarsi a quarant anni. È uscito il 15 ottobre, e se ne son fatte a tutt oggi 40 edizioni di mille esemplari; fatto unico finora nella storia libraria italiana. Mazziniani e carducciani, idealisti e realisti, monarchici e repubblicani, amici miei e nemici, tutti hanno avuto una buona parola pel mio libro: accordo unico piuttosto che raro. Non l hanno conbattuto che i giornali clericali, ai quali risposero vivacemente i protestanti. Il libro è entrato nei collegi, nelle scuole pubbliche, nelle officine, nelle botteghe; è disceso fino alle ultime couches sociali; ne vanno 500 copie al giorno; e in quaranta giorni ho ricevuto dall estero diciotto domande di traduzione. Per quanto me lo consente la mia età e uno stato di salute che mi tiene continuamente inquieto e sovente triste, io sono contento. Non aspettavo tanto e ne sono un poco, per non dir molto, meravigliato. È vero dunque io me lo domando ogni giorno è vero che ho fatto un lavoro buono, efficace, utile al mio paese, utile a millioni (sic) di ragazzi? È vero? Questo mio divino sogno s è avverato? Io (sic) ringrazio Iddio, ringrazio i miei figliuoli che m hanno assistito. Poiché il successo letterario, questa volta, è anche un successo finanziario, che non è superfluo per me. Oh! Benedette notti di lavoro febbrile, benedette lacrime ardenti, benedette torture del cuore, del cervello e dei nervi a cui mi sono condannato per tanti mesi! Io ricevo lettere di padri e di ragazzi, che bacio 72 PERIPEZIE D UN CUORE con le lacrime agli occhi; mi pare ora la prima volta d aver speso bene la vita; mi pare che morirei rassegnato se dovessi morire domani. Eppure non sono contento né tranquillo, caro Edmondo. Ho ancora, mi sento ancora, molta vitalità, o meglio una grande effervescenza,; ma non so quel che sia seguito in me, non sono più quello di prima . Spia d un rivolgimento in atto che si verificherà quattro anni dopo con il Romanzo d un maestro? Prosegue infatti: Provo una specie d inquietudine fisica, una stanchezza del cervello e di tutto il corpo, un misto indefinibile ma intimo, di presentimenti tristi, che m abbatte e mi sconsola. Mi sembra d essere invecchiato improvvisamente e i miei pensieri abituali non son più lieti . Forse gli è accaduto ciò che anche altri, non senza danno, hanno provato: abituati al pubblico di colpo hanno scoperto l uomo. Uno di essi, il pittore Marco Calderini, così confiderà il 29 dicembre 1887, su Cuore, a Cottinet: Ho voluto sperimentare gli effetti del libro sul mio primogenito che ha dieci anni ed è lettore precoce. Essi sono stati di poca passione: se emozione c è stato l ha dissimulata, e non torna punto al libro come torna per esempio al Robinson . Anche De Amicis lo si vede dovette provare, nel trionfo, un inspiegabile scontento, e per questo posporrà a Sull Oceano (1889) la stesura del Romanzo d un maestro (1880), ove i ragazzi individualmente scompaiono e primeggiano, al loro posto, maestri maschi e femmine con i loro problemi didattici e personali. Qualcosa l accomuna in ciò, pur senza conoscerne forse vita e opere, a Louise May Alcott, l autrice di Piccole donne, il cui quarto e ultimo volume, Jo s Boy, era uscito contemporaneamente a Cuore. Dopo la prima sorpresa commenta la curatrice D. Daniele5 lo stupore e la gloria, Jo si stancò della fama e cominciò a sentire la mancanza di libertà. [ ] Faceva del suo meglio per i bambini, perché essi erano il pubblico per cui scriveva e faticava duramente per soddisfare la domanda che sempre usciva da quelle giovani labbra avide: Ancora storia [ ] e subito! [ ]. Per un certo tempo si sacrificò sull altare della letteratura per ragazzi, conscia di dover molto ai piccoli amici che le avevano permesso, dopo vent anni di sforzo, di trovare il successo, ma finì presto per concludere con queste schiette parole: Emerson e Whittier cestinano tutta questa roba e io, sebbene sia soltanto la bambinaia letteraria che provvede a dar la pappa morale alla nostra gioventù, seguirò il loro illustre esempio . De Amicis non poteva, per vari motivi, dir lo stesso, ma è certo che, fatto un tentativo infelice di cui tosto parlerò, rinunciò anch egli a dare altra pappa morale al popolo delle elementari. Di questo exploit, finora ignoto e celato nel carteggio Cottinet, Edmondo fa menzione il 27 novembre 1887 all amico: Ora sto attorno un nuovo libro per i ragazzi dei ginnasi, delle scuole teniche, degli opifici per i ragazzi e per le ragazze il latino in famiglia le prime lotte per la vita la gara delle intelligenze e della volontà i primi vizi e le prime passione in forma di 73 LUCIANO TAMBURINI romanzo . Progetto nelle intenzioni assai impegnativo, ma è da credere che subito s avvedesse dell impossibilità d infondergli la vitalità di Cuore e del rischio di retrocedere, addirittura, a Giannettino e figliolanza. Gli saremo stati grati se avesse detto di più; e magari l avrebbe fatto se Cottinet avesse mostrato più interesse. Ma, preso da cose sue, egli invece tacque scoraggiando l amico. Lorenzo Gigli, nella sua biografia del 19626, sostiene che nel 1885 per Edmondo era giunta veramente l ora di mettersi a scrivere per i ragazzi, di inserirsi nel filone della letteratura educativa e popolare di cui la pedagogia risorgimentale aveva proclamato la necessità . E cita il piccolo scaffale che già figurava nella sua dimora in Piazza S. Martino 1. Meglio supporre, tuttavia, che, costretto dall infermità a restare per qualche tempo inoperoso, cercasse nell ambito domestico ed esterno, uno spunto che gli accendesse la fantasia. Circolavano per la casa i figli Furio (nato il 13 febbraio 1877) e Ugo (30 gennaio 1879), che nel 1886 frequentavano rispettivamente la quarta e seconda elementare e potevano quindi riferirgli dal vivo i vari aspetti della vita scolastica. Che intrattenesse anche rapporti con direttori e insegnanti di vario grado lo dice una lettera inviata il 1° gennaio 1886 a Cottinet: La tua carissima m è arrivata ieri mentre stavamo a tavola festeggiando l ultimo giorno dell anno in compagnia col maestro di Furio, della maestra di Ugo (era norma allora, e durerà fino agli anni Trenta del Novecento, che le prime tre classi elementari avessero per insegnante una maestra e le due restanti il maestro) e del Direttore delle scuole municipali frequentate dai miei ragazzi . Cercando sul luogo un punto di partenza, lo scritto che mi è parso più probabile quale fonte è stato Enrichetto ossia Galateo del Fanciullo del Prof. Costantino Rodella, operetta premiata con medaglia d oro del Municipio di Torino, edita da Paravia e ristampata in edizione riveduta e ampliata, nel 1874. L autore era uscito vincitore da un pubblico concorso patrocinato da G. F. Baruffi e assecondante il suo desiderio di spargere ne cuori della gioventù semi di urbanità e di rettitudine . Certi detti, si sa, sono ricorrenti e il loro uso non implica sempre priorità: prendiamo comunque atto che, sedici anni prima che il vero Cuore apparisse, giù circolava nelle scuole torinesi (e o oltre) un testo rivolto a quel preciso organo. Il travaso, ovviamente, non fu ricalco. Edmondo era troppo bravo per confondersi con uno scrittorello paludato di buoni sentimenti. Avvenne come quando un buon pittore e un dilettante prendono per tema lo stesso oggetto: quand anche la resa sia qualitativamente diversa certi particolari appaiono simili in modo riconoscibilissimo. Oltre tutto Enrichetto (1870) nasce sette anni prima del Giannettino collodiano (1877), e la sua dimensione torinese ne fa, per me, l autentico apripista di Cuore. Il ragazzino unidimensionale di Rodella presterà infatti molti tratti fisionomici al successore Enrico Bottini. Enrichetto esordisce l autore è 74 PERIPEZIE D UN CUORE un ragazzo garbato e gentile. I suoi genitori lo tengono come il più bel gioiello della casa, la più cara consolazione della loro vita; i maestri lo portano in palma di mano, e i compagni lo amano come un fratello, perché in casa è rispettoso col padre e colla madre, co fratelli e colle sorelle , eccetera. Un quadro simile era, per Edmondo, chiaro avviso di non esprimersi in tal modo e tuttavia neppure il suo accorto maquillage evitò che molti tratti del primo combaciassero con il secondo. Dotarlo poi, del pari, d un diario intimo non comportava alla data 1886 impegnarlo nel quotidiano raffronto tra quanto la scuola insegnava e ciò che se ne recepiva in famiglia? Potevano seguirne secondo il grado di cultura e rispetto domande innocentemente insidiose o sconcertanti. Qualcuno dei compagni ad esempio ed escludo Franti non potevano sentirsi di fatto separati in due campi: quello di Nobis, Votini, Derossi e l altro di Garrone, Stardi, Garoffi? L andata alla scuola , in Enrichetto è integralmente all origine dei Parenti dei ragazzi (6 marzo) in Cuore: La scuola che frequentavano i due fratelli (due erano anche i figli di Edmondo, rammento) era lontana, anzi che no, epperò il padre li faceva sempre accompagnare 7. La scuola in persona che con pari titolo verrà riproposta in Cuore il 28 ottobre nella lettera del padre anticipa in Rodella notazioni sulle quali De Amicis calcherà il pedale: Né lasciava di riverire anche i Maestri delle scuole inferiori alla sua come fanno i più dei ragazzi che, avanzati di classe, credendosi non so che, tolgono il saluto agli insegnanti, appena si sono sottratti alla loro disciplina; o peggio, li guardano con un piglio beffardo, come se i maestri abbiano avuto gran torto nell addottrinarli . Basta pensare a Il primo giorno di scuola ( 17 ottobre) di Enrico con la frase che tutti forse rammentano: La mia maestra della prima superiore mi salutò di su la porta della classe e mi disse: Enrico, tu vai al piano di sopra, quest anno, non ti vedrò nemmeno più passare! e mi guardò con tristezza . Capita poi che Enrichetto, sì perfino lui, commetta una imprecisata trasgressione. L insegnante, attribuendo questo ad arte per disturbare, diede un castigo generale a tutta la scuola. Enrichetto, perché i condiscepoli non avessero a sopportar pena per lui, si alzò, e confessò egli essere l autore dello scandalo. Il maestro, per questa bella franchezza, perdonò non solo a tutti gli altri ma anche a lui. Il che fu un bell esempio, che fu lodevolmente seguito dai compagni in casi consimili . Ha buon gioco Edmondo di ricavarne Un tratto generoso (26 ottobre). Ma nel medesimo capitolo ecco un altro inequivocabile spunto per Il carbonaio e il signore (7 novembre); Superbia (11 febbraio); Gli amici operai (20 aprile). Nella sua classe v erano alcuni giovani orgogliosi e superbi che per essere ricchi e di altro casato si credevano di poter disprezzare gli altri. [ ] Enrichetto pensava che nella scuola gli alunni si devono considerare tutti di una medesima condizione. Chi sa il futuro? Gli diceva sempre il padre. Il povero figlio dell operaio, che avete lì al fianco nella scuola, potrà forse diventare ministro di stato, legislatore o generale 75 LUCIANO TAMBURINI d armata . Il Cap. VIII, Ricreazione , menziona in accezione un po diversa ma De Amicis, oltre che in Cuore ne farà cardine in Romanzo d un maestro e Amore e ginnastica l educazione fisica. Alle dodici e mezzo cominciava la ricreazione che durava un ora. In questo mezzo gli alunni venivano addestrati nel ballo, e in altri esercizi ginnastici. Enrichetto, come quegli che a queste esercitazioni doveva la salute, la sveltezza e gagliardia del suo corpo, vi dava opera con tutta l anima . Moraleggiante, ma non discosto dal vero Rodella coglie anche aspetti sgradevoli della vita scolastica. Nel Cap. IX il ritorno della scuola è d intonazione realistica: Com è brutto veder i ragazzi quand escono da scuola! Grida, urli, vociaccie, chiasso d inferno! Si direbbero bestie feroci scappate dai serragli! A onde a onde si urtano, si gittan dalle scale, si corron dietro, altercano e dalla celia passano al serio, e si picchiano di santa ragione, e le armi sono i zaini, i libri, quando non sono sassi del ciottolato . Di ciò De Amicis si rammenterà in Il libraio dei ragazzi (1882), ma qui preferì non farlo (salvo la zuffa Stardi-Franti) ritenendolo sconveniente per le autorià scolastiche. Avendo però quest ultime insignito Rodella di medaglia d oro poteva tranquillamente farlo. Se ciò non avvenne fu piuttosto per il timore che l evocazione d un brutto comportamento gli imponesse di non tacere d altri. Vi sono invece situazioni che Edmondo ritenne non confacenti al tema e lasciò cadere: l intimità familiare, ad esempio; le passeggiate al giardino pubblico; il teatro. D altro tenne invece conto, e il Cap. XVIII ( Il giornale delle vita ) è addirittura all origine della trovata su cui reggerà Cuore: La sera confida Rodella prima di andare a dormire, Enrichetto aveva contratto l abito d un lavoro che aveva visto raccomandato dal Tommaseo in un libro educativo; ciò era di scrivere sopra un cartolaro, da tenersi nascosto agli occhi di tutti, ogni azione della giornata, il bene e il male operato, le nozioni acquistate, le cose lette, le impressioni, i giudizi. Questo era il suo confidente più intimo, il giornale della sua vita . Dubito che Enrico Bottini sapesse qualcosa di Tommaseo, ciò nondimeno compose un diario che il padre (fatto risparmiato a Enrichetto) riplasmerà di sua mano8. Confermano l entità degli imprestiti anche le numerose visite di Enrico con la mamma. Rodella le anticipa nel Cap. XIX, Il Giovedì 9. I giorni di vacanza erano aspettati, come da tutti gli scolari, anche da Enrichetto con grande avidità. [ ] Dopo mezzodì la mamma soleva uscir di casa e condursi i figliuoli con sé; e ciò era tenuto come premio e dei più segnalati . Altrettanto avviene, in Cuore, in L asilo infantile (4 aprile); I bambini rachitici (5 maggio); La sordomuta (28 maggio). Edmondo, per fini suoi, capovolse nell ultimo il testo di Rodella, che dice testualmente: Un figliuolo del suo castaldo era sordo-muto! Poveretto, aveva una faccia intelligente, due occhietti furbi e penetranti, ben fatto di persona, ma sordo-muto! Era zimbello di tutta la ragazzaglia del paese! Suo fine (De Amicis intendo) era 76 PERIPEZIE D UN CUORE l elogio dell umanitarismo e della scienza. Considerando la fortuna immensa di Cuore, il debito con Rodella potrà non sembrar determinante, ma io sono invece convinto che in quei mesi tragici nei quali la malattia gli ottenebrava l animo facendogli temere l ottenebramento mentale, anche un libro modesto come quello incrociando al momento giusto l idea che da molto gli urgeva dentro poté incitarlo a scrivere, in otto mesi, l opera per la quale è soprattutto celebre. Un altra fonte è indiscutibile e concerne Il ragazzo calabrese , che fa la sua comparsa il 22 ottobre alla Sezione Baretti: fonte che, benché finora ignorata, non era difficile da rinvenire, trattandosi di contributo al monumentale volume a più mani, Torino, edito nel 1880 da Roux in occasione della Grande Esposizione. Basta spingersi a p. 189 per imbattersi in La Mecca d Italia di Roberto Sacchetti, impostata anch essa in tono biografico. Eravamo nel 58, in febbraio egli inizia, e cioè alla vigilia della seconda guerra d indipendenza e facevo la quarta elementare a S. Francesco da Paola (chiesa situata in via Po), ed ecco il maestro farsi avanti con un nuovo scolaro più grande di noi di due o tre anni: una figura così particolare, che fra tanti confusi ricordi dei miei compagni la ritrovo ancora viva e parlante. Dal viso scarno, annerito e screpolato come venisse da un ghiacciaio, usciva un naso straordinario dalle narici ampio e sfregiate . Sia voglia di realismo o riduzione a macchietta cosa cui mai De Amicis si ridurrà, neppure con Franti Sacchetti insiste nella descrizione: Aveva de modi curiosi, d una umiltà ruvida e una pronunzia calabrese tanto schietta che non potevamo sentirla senza ridere. Quando il maestro gli dirigeva la parola, lui si alzava dal banco, veniva a mettersi davanti la (sic) cattedra e gli rispondeva donandogli del voi secondo l uso meridionale e col più profondo rispetto . Il suo nome (qui Achille Sulli) in Cuore non viene menzionato, ma pur nei parchi accenni la sua estrazione sociale è individuabile. Tutto vestito di scuro, con una cintura di marocchino nero intorno alla vita . Per Sacchetti è invece un proletario dalle mani gonfie di geloni , la giacchettina stretta e leggera , che non portava cappotto: uscendo si ravvolgeva la faccia con un grosso cache-nez di maglia, unica sua difesa contro il freddo eccezionalmente rigido di quell anno . Più simili, insomma, a Crossi che a Derossi. È tuttavia un calabrese e ci si chiede come mai Edmondo appropriandosi dell episodio non ne mutasse la provenienza per non farsi accusar di plagio. Perché non farlo giungere da altra regione? Per difficoltà a caratterizzarlo? Ma nessuno dei due scrittori brilla nel ritrarlo. Il calabrse, forse, gli serve perché Garibaldi (sia pure per poco) è ancora in vita e la famosa ferita al piede la ricevette in Calabria. Il nocciolo, credo, sta appunto in ciò. Sacchetti, ambientando l episodio nel 1858, metter in bocca al proprio personaggio giudizi e frasi fuori della sua portata e ne fa una piccola belva assetata di sangue nemico. De Amicis lo considera, invece, un teste dell avvenuta indipendenza e lo mette a suo agio 77 LUCIANO TAMBURINI nella città al capo opposto d Italia: Fategli vedere che un ragazzo italiano in qualunque scuola italiana metta il piede, ci trovi dei fratelli . Una terza, possibile fonte per la creazione di Cuore potrebbe essere costituita dalla Prime letture dei fanciulli a uso delle Scuole primarie del regno, edite nel 1861 a Milano e ristampate in edizione migliorata ed accresciuta con note l anno seguente. Facendo parte di una Collezione di opere istruttive e morali per la gioventù destinata alle classi elementari Edmondo potrebbe essersela procurata, insieme ad altre, per trovare di che dar corpo a quel Cuore finora esistente solo di nome. Nel suo libretto l autore Giuseppe Taverna definito nome chiarissimo nella letteratura italiana mette un po di tutto, ma nel raccontino Il bell atto (pp. 132-33) pone in scena un discolo che pare avere in anticipo le stigmate di Franti. Vi aveva un fanciullo, per nome Rinaldo, che era assai cattivo: basta il dire che disubbidiva continuamente a suoi genitori. Ciarliero, bugiardo, perpetuo delatore delle altrui mancanze e dissimulatore delle proprie, scherniva quelli che avevano qualche deformità. Sopra tutto aveva il brutto mendo (sic) d essere collerico e manesco . Azzuffatosi col fratello e subito viene in mente il litigio con Stardi il padre, esasperato, gli dichiara che i furiosi suoi pari si mettono in catene o in prigione . Più oltre, in Lo spicchio (p. 137), compaiono un maschietto dell età di Enrico e la sorella maggiore Sofia che pare prefigurazione di Silvia. Mentre La vanità (p. 139) è affine, almeno nel titolo, all episodio di Votini e il cieco. Non ho trovato altro finora, ma mi pare che quanto rinvenuto non sia poco. Era materia grezza cui solo un buon confezionatore avrebbe potuto dar corpo. Che vi sia riuscito De Amicis, tanto da durare anche oggi, non è impresa da scordare. EFFETTO CUORE Il passaggio al socialismo, nel 1890, di De Amicis sminuì solo in parte il consenso della società che lo leggeva, anche se fu causa di pubbliche offese e d una tragedia domestica. La presa di coscienza della questione sociale fu lenta e, quando venne rivelata, attrasse l attenzione soprattutto perché a farlo era il padre di Cuore. Presero al più a esistere due Edmondo; il neoconsigliere comunale (1891-94), conferenziere e giornalista da un lato e l autore, dall altro, di libri sempre attesi, apprezzati e talvolta discussi. Separare l uno dall altro è difficile, e lo stesso Sebastiano Timpanaro osservò, in passato, che da molto egli aveva come unico mestiere quello di scrittore; aveva un larghissimo pubblico borghese e piccolo-borghese di affezionati al De Amicis di ieri , aveva un editore quasi esclusivo, Emilio Treves, che merita in complesso di essere ricordato, senza troppi rigorismi, 78 PERIPEZIE D UN CUORE come un operatore economico intelligente e, nell ambito borghese, aperto. Il pubblico consuetudinario di De Amicis non era poi un pubblico di reazionari, anzi a un socialismo cosiddetto deamicisiano esso non sarebbe stato ostile, così come aveva ben accolto Sull Oceano e il Romanzo d un maestro, pur senza gli entusiasmi suscitati da Cuore 10. Conviene perciò fare succintamente il periplo di quanto, dopo il diario di Enrico, egli pubblicò per notare se il verbo socialista lo condizionò al punto da indebolirne la vena narrativa. Egli non fu lo prova tutta la documentazione inedita rintracciata l Homme Noir della letteratura italiana né un filisteo sulla cui erma far piovere più lame che corolle. Le sue non furono mai espressioni da letterato engagé, del tipo che avrebbe imperversato dalla sua morte al giorno d oggi, banditore d un credo assunto ciecamente. Né fu un Tartufo che per avvivare una fama sulla via d estinguersi come gli rinfaccerà la moglie mutò la gardenia con il garofano rosso. Continuò a scrivere piacevolmente, e perciò a piacere, ripudiando via via valori discutibili prima d avere i capelli grigi, ma salvandosi dal predicare come altri illustri fecero stragi e morti . Fu infelice negli affetti, vide il primogenito trapassato senza spiegazione da un proiettile, la moglie irrimediabilmente persa in allucinazioni deliranti, il figlio supersite dare alle stampe i più che discutibili Infischiandosi del mondo (1904) e La moralità del male (1906)11, mentre l ideale del socialismo redentore tristemente tramontava. Eppure, al culmine più esaltante della carriera la comparsa nel 1886 di Cuore un tocco di quei nuovi sentimenti pareva già manifesto. L orrore, ad esempio, nell avvedersi che in mezzo a tanti palazzi, per le vie dove passano carrozze e bambini vestiti di velluto, ci siano delle donne, dei bimbi, che non hanno da mangiare ( I poveri , 29 novembre). È solo nota bozzettistica o non forse prima apparizione d una immagine che, come il Leiermann di Schubert, si caricherà, cammin facendo, di più gravi implicazioni? Se ne avrà precisa conferma nel mai pubblicato in vita Primo Maggio12. Egli non poteva veder soffrire senza soffrire egli stesso con intensità quasi eguale a quella di chi l impietosiva [ ]. Anche la sola idea astratta d una creatura umana che, in mezzo a una grande città, non ha un tozzo di pane o un pugno del più vile alimento da cacciarsi in corpo per non morire, gli era insopportabile come un dolore fisico acuto . Errato, quindi, che il pietismo di Cuore sia fine a se stesso o per seguire una data corrente, perché i momenti sociali dell opera ( In una soffitta , 28 ottobre; I poveri , 29 novembre; I feriti del lavoro , 13 febbraio; Gli amici operai , 20 aprile) riappaiono in Sull Oceano edito tre anno dopo. Il libro, frutto del viaggio compiuto nel 1884 in Argentina, vide in sole due settimane andare a ruba dieci edizioni. Eppure il timido spettro di Cuore qui si è ingigantito e s allarga, anzi, come un corso d acqua alimentato da mille rigagnoli e tutto d un colore: quello dell infelicità e della miseria. La bella 79 LUCIANO TAMBURINI introduzione di Giorgio Bertone13 ne esprime i dati essenziali: Non c è solo la dilagante e universale pietà congiunta a un senso non generico di solidarietà. C è pure un nodo psicologico più complesso e sotterraneo, ma decisivo, che va, dall impaurita e sbalordita presa di coscienza della vastità del problema sociale, al complesso di colpa, come dire, di classe, di fronte alla persistenza dell ingiustizia . La Grande Proletaria pascoliana si strappa dalla propria terra per colpe altrui e De Amicis, non ancora illuminato, lo annota: Non mi potevo levare dal cuore che ci avevano pure una gran parte di colpa, in quella miseria, la malvagità e l egoismo umano . Qualcosa ammesso ancora in Cuore prende a scolorire e la patria ad avvizzire: Un Italia di declamatori e d intriganti, appestata ancora di tutta la cortigianeria antica, idropica di vanità, priva di ogni grande ideale, non amata né temuta da alcuno; una politica disposta sempre a leccar la mano al più potente, una filantropia non ispirata da sentimenti generosi degli individui, ma da interessi paurosi di classe . Il ritorno, non casuale del termine, gli fa intendere in quale egli venga dagli altri collocato: Per essi io ero abitante di quel piccolo mondo privilegiato di poppa, immagine dell altro a cui s erano sottratti, il quale li accompagnava anche sul mare come un vampiro che li volesse andare a dissanguare fino in America . Non stupisce quindi la priorità concessa al viaggio in America prova con quale maggior cautela tornasse al mondo scolastico che l uscita del Romanzo d un maestro l anno dopo s inoltri con più forza sulla strada indicata da Cuore14 e che protagonista dell opera divenga il maestro Emilio Ratti, via via sempre più simile al personaggio centrale del Quarto Stato di Pellizza da Volpedo. I toni smorzati del diario d Enrico s inaspriscono, ma sono solo estensione dei sentimenti genuini di Edmondo, là solo trattenuti per le briglie. Il giovane Ratti, voglioso di dedicarsi a una missione, rimane sgradevolmente colpito dalla sufficienza con cui il corpo insegnante viene considerato: Perdio, un maestro era così poca cosa? Egli trovava una contraddizione assurda fra quel gran dire e scrivere della nobiltà della professione di educatore, dell importanza capitale della scuola primaria, dei diritti disconosciuti e delle sante benemerenze dei maestri verso la società, e la maniera con cui questa società li trattava a quattr occhi . A togliergli ogni velo da essi e qui l autoironia dell autore è segno incontestabile di coscienza dei fraintendimenti di critica e pubblico è l episodio delle felicitazioni esuberanti della consorte d un altro personaggio locale. La moglie del delegato gli si avvicinò col viso ridente e gli cominciò a far con molta effusione dei complimenti sul suo discorso, nel quale aveva trovato talento e cuore , molto cuore . [ ] Un maestro di cuore , ecco quello che ho sempre desiderato per la mia creatura. Quando c è il cuore c è tutto. E nel suo discorso lei ha mostrato un gran cuore . E il maestro, udendo 80 PERIPEZIE D UN CUORE tutti quei cuori non sapeva come rispondere . È evidente che Edmondo doveva aver fatto, quel quadriennio intercorso, analoghe esperienze e amaramente compreso che gran parte dei lettori elogiava del libro i passi ariosi e le scene madri piuttosto che gli accenni, sia pur sommessi, alla realtà. E sarà per questo che, a metà del romanzo, introduce la folla inferocita anticipando Primo Maggio: Tutti i suoi antichi rancori di maestro umiliato contro la plutocrazia maleducata e boriosa gli si risollevarono dentro, e le antiche idee d una vendetta sociale gli rifecero fuoco nell anima: e egli vi soffiò dentro, e si pascolò lungo tempo con rabbiosa voluttà nell immaginazione d una turba urlante di proletari scamiciati che irrompessero in quel giardino e in quella casa, rovesciando, sbriciolando, disperdendo ogni cosa, cacciando di stanza in stanza a pedate e a legnate lo zio aristocratico, il marito sfruttatore d operai e quel pezzo di carne scipita e ingioiellata, ingrassata poltrendo . Qui giunti, l elenco dei titoli deamicisiani è ancora lungo mentre lo spazio a disposizione è giunto al limite. Mi permetterà quindi solo una sosta sui punti più qualificanti per attestare la presenza d un filo rosso da Cuore in poi. Il 1898 è un funesto anno di marca per De Amicis. Da due anni ha varcato la cinquantina quando la morte gli rapisce, in pochi mesi, madre e figlio, e il dramma domestico esplode clamorosamente mentre le cannonate milanesi di Bava Beccaris e la traduzione di Filippo Turati al tribunale militare lo coinvolgono quale teste. Ciò farà sì che la produzione politica esprima i propri sentimenti in Lotte civili (1899) ma che le appaia accanto La carrozza di tutti, uno dei suoi scritti più belli e simpatici in cui il periplo di Torino sui carrozzoni del tram tirati da pazienti brenne, è un viaggio in sé medesimo. Può colpire il tono gaio del libro, apparso a un anno dalla scomparsa di Furio: conscio di ciò l autore raccomanda di distinguere fra uomo e opera, negandosi d altro canto a chi lo invita (Turati in primis) a impegnarsi più attivamente nel cimento politico. Non pensi risponde a uno d essi che io rifugga dalla vita politica per amore della pace. No, alla pace ho rinunciato fin dal primo giorno che decisi di esprimere e propugnare sentimenti e principi contrari a quelli della gran maggioranza della classe sociale cui appartengo. Come scrittore non avrò alcuna efficacia, ma ho almeno libertà di parola, e son certo d essere da qualcuno ascoltato . Su tale lunghezza d onda imposterà il suo scrivere nei meno di nove anni che gli resteranno da vivere, tenendosi altre amare motivazioni in petto. Sui libri che via via usciranno il corvo di Poe gracchierà il suo Nevermore, e solo un settantennio dopo apparirà in pubblico Primo Maggio, la sua Incompiuta . A scorrerla l opera sembra la mappa, scattata da un satellite, della superficie terrestre; elevazioni e bassure, picchi vertiginosi e profondità abissali. In questo multiplo insieme va cercata e interpretata la posizione finale di Edmondo, legato ancora a Cuore da un mai reciso cordone ombelicale. 81 LUCIANO TAMBURINI Ultime, e più eloquenti, saranno le Fantasie notturne apparse nel 1902 in Capo d anno. Pagine parlate, in cui celebra in extremis il suo credo finale16. Il sonno non viene. E allora celebro il Primo maggio ideale. Siamo a uno svolto della storia, in vista della città nova, in un periodo in cui le varie classi sociali, mature oramai per l unificazione, non si distinguono quasi più per altro che per differenze esteriori: l anima è già una, la festa santa è di tutti [ ]. Io mi tuffo nella folla, a capo scoperto, inebriato, e da ogni parte mi giungono all orecchio e mi inondano il cuore le note d un inno nuovo, in cui s esprime un idea grande che non ha più nemici [ ]. È un fiume di speranze belle, sono idee limpide di fede e di gioia, e io bevo con tutta l anima le note che riempiono il cielo come un grido immenso d amore erompente dal seno dei secoli ed echeggiante su tutta la terra . __________ NOTE 1 Edmondo De Amicis, Cuore, introduzione di Luciano Tamburini, Torino: Einaudi, 1972 e 2001; Luciano Tamburini, Edmondo De Amicis. Metamorfosi di un borghese, Atripalda: Mephite, 2008. 2 Luciano Tamburini, Teresa e Edmondo De Amicis: dramma in un interno, Torino: Centro Studi Piemontesi, 1990; Idem, Confidenze tra signore: lettere inedite di Teresa Busseti a Emilia Peruzzi (1872-1897) , Studi Piemontesi XXI, 2, (1992), p. 504. 3 Luciano Tamburini, Opere e giorni. Carteggi inediti di Edmondo De Amicis con Clair-Edmond Cottinet (1879-1893) , Studi Piemontesi XXXVI, 1, (2007), pp. 15-17. 4 De Amicis abitava allora in Piazza San Martino 1, donde traslocherà nel 1887 in Piazza Statuto 18, a seguito del terrremoto che colpì Torino il 23 febbraio 1887 e danneggiò gravemente la propria abitazione. La Gazzetta Piemontese scrisse infatti, il giorno dopo, che la casa che ha maggiormente patito è quello di Piazza San Martino 1, proprietà Perino. Le fessure apparse dopo la scossa sono lunghissime, profonde e numerose. Agli inquilini non avvenne però nulla di male all infuori del grande spavento . 5 Daniella Daniele, Piccole donne, o del travestimento, introduzione a Louisa May Alcott, I quattro libri delle Piccole donne, Torino: Einaudi, 2006, pp. V-XXII. 6 Lorenzo Gigli, Edmondo De Amicis, Torino: UTET, 1962, Cap. IV. A quanto da lui riferito, aggiungo che Mary Edgeworth (1767-1849) pubblicò dal 1796 al 1800 The Parent s Assistant or Stories for Children. Non citati, ma forse egualmente noti a De Amicis, L Ami des Enfants e L Ami des Adolescents di Arnaud Berquin (1749-1791). Pietro Thouar (1806-1861) fu notissimo per il Libro di lettura giornaliero. Repertorio di nozioni utili adattate all intelligenza dei fanciulli e i Racconti per giovinetti. Cesare Cantù (1804-1895) costituì, anche in grazia della longevità, uno dei pilastri 82 PERIPEZIE D UN CUORE formativi dell Italia unita dando alle stampe Il buon fanciullo. Fior di memorie pei fanciulli e, richiamo per Edmondo, Buon senso e buon cuore. 7 Nel mio Diario di un diario (nel citato a nota 1: Edmondo De Amicis. Metamorfosi di un borghese, L anno scolastico di Cuore nei giornali cittadini , pp. 39-64) ho esposto una ragione pratica all altrimenti incomprensibile usanza per una città in apparenza tranquilla quale Torino. Nel capitolo La malavita parlo infatti di ladruncoli dai 5 ai 12 anni organizzati in piccolo bande . Donne briccone nota la Gazzetta del Popolo del 22 ottobre 1881 (anno fittizio di Cuore sono dedite all industria speciale di derubare le fanciulline, che tornavano o andavano a scuola, degli orecchini o dei soprabiti , il che spiega la costante presenza dei familiari al fianco. 8 Va citata, per scrupolo, la frase esatta con cui inizia Cuore: Dicendo scritta da un alunno di 3a elementare non voglio dire che l abbia scritta propriamente lui, tal quale è stampata [ ]. Suo padre, in fin d anno, corresse quelle note, studiandosi di non alterare il pensiero e di conservare, quando fosse possibile, le parole del figliuolo. Il quale poi, quattro anni dopo, essendo già nel Ginnasio, rilesse il quaderno e v aggiunse qualcosa di suo, valendosi della memoria ancor fresca delle persone e delle cose . 9 Il giovedì era allora, e restò a lungo, giorno completo di vacanza, tanto che quasi tutti i giornaletti e album per ragazzi uscivano in tal giorno. L orario scolastico, incluso il sabato, andava dalle 9 alle 12 e dalle 14 alle 16. 10 Sebastiano Timpanaro, Il socialismo di Edmondo De Amicis, Verona: Bertani, 1983, pp. 179-80. 11 Il primo, Infischiandosi del mondo, è diviso in tre parti dedicate a Il cielo , Il mare , La montagna (sua passione, che ne fece un valoroso scalatore); il secondo, La moralità del male , aggiaccia per la similarità totale con la madre e lo stile della sua verbosa Conclusione e prova quanto egli fosse più prossimo a lei che al padre (al quale pur somigliava strettamente) e quale rapporto ambiguo ciò comportasse. 12 Edmondo De Amicis, Primo Maggio, a cura di G. Bertone e P. Boero, Milano: Garzanti, 1980, pp. 45-46. 13 Giorgio Bertone, La patria in piroscafo , introduzione a Edmondo De Amicis, Sull Oceano, Genova-Ivrea: Herodote, 1983, p. XXIX. 14 Edmondo De Amicis, Il Romanzo d un maestro, Milano: Treves, 1890. 15 Edmondo De Amicis, Le tre capitali, Catania: Giannotta e a cura di L. Tamburini, Torino: Viglongo, 1997; Edmondo De Amicis, Capo d anno. Pagine parlate, Milano: Treves, 1902. Fantasie notturne occupa le pagine 211-36 e reca la data 1897. Il passo citato è a pp. 231-33 della prima edizione. 83