Antiche lampade. - Puglia In

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Antiche lampade. - Puglia In
Antiche lampade.
Siamo totalmente immersi nella vita quotidiana, nei sistemi e nelle consuetudini, volute o imposte, tanto da
sembrare sia stato sempre così. Ad esempio l’elettricità ci ha donato la luce per la notte, abbiamo messo in
ogni camera lampadari, sul tavolo lampade, e basta un click per accendere e spegnere la luce ovunque,
siamo in grado di vedere anche negli angoli più oscuri. Questa forma tecnologica ha fatto dimenticare, nel
giro di qualche decennio, usi e consuetudini millenari, ed ha obliterato lavori e creazioni artigianali, come
la produzione dell’olio lampante, la produzione di candele e di lucerne.
Anche in ambienti dove permane la tradizione millenaria della fede, le chiese, sono stati apportate queste
forme tecnologiche travolgendo il simbolismo sotteso alla luce delle lampade e delle candele. L’elettricità è
prevalsa sulla tradizione, quindi via le tremolanti fiammelle delle candele e dei lumini ad olio per far posto a
lampade lampeggianti rigorosamente elettriche. Abbaglianti fari illuminano a giorno tutta la chiesa
stravolgendo il senso della penombra, rendendo inutile e superfluo il significato della luce naturale che
delimita aree ben precise.
La modernità stravolge rendendo nullo il senso del passo del Vangelo che “invita a vegliare affinché non
manchi mai l’olio nella lampada”.
Nelle basiliche.
Due esempi di coronae in cristallo di rocca, datate intorno al IV secolo, montate in funzione di lampade tra il X e XI secolo
confluiti nel Tesoro di S. Marco a Venezia.
Lampade appese sono rappresentate nell’Exultet di Bari, datato alla fine dell’XI secolo, ove appaiono sia porta candele e altre
certamente in vetro. Testimoniano il loro uso comune nella regione.
Nelle chiese rupestri.
Altamura, chiesa rupestre di S. Angelo, la Deésis.
Il simbolismo della luce, nella liturgia cristiana, trova la sua massima espressione nella celebrazione della
Pasqua. Legati a questo simbolismo, per questo considerati oggetti liturgici a tutti gli effetti anche gli
apparati per l’illuminazione delle chiese, costituita soprattutto da lampade e da lampadari metallici con
lampade vitree. La gerarchia di illuminazione delle aule di culto risponde al rilievo liturgico dato dalla zona
presbiteriale ed in particolar modo dall’altare; proprio nel presbiterio erano poste le coronae di bronzo,
argento o anche d’oro, di forma circolare, sospese in alto ed alimentate solitamente ad olio.
Nelle chiese rupestri pugliesi non vi erano lampade così lussuose ma semplici lampade fittili o in metallo,
molto più modeste. Illuminava gli animi la scritta del Vangelo: “Ego sum lux mundi, qui sequitur me non
ambulat in tenebris” sorretta dal Cristo nella Deésis affrescata nell’abside.
E’ scritto “In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era, in principio, presso
Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste. In lui era la vita e la
vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta.
Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per dare
testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era lui la luce, ma doveva dare
testimonianza alla luce. Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Era nel mondo e il
mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto.” (Giovanni 1, 1-15 )
Durante le ricerche condotte in una chiesa rupestre di Bari, la chiesa di S. Candida, una particolare analisi
era rivolta a comprendere il sistema d’illuminazione utilizzato, in quanto la profondità dell’invaso avvolge
le zone più interne nel buio. Si è notata la presenza di una sola nicchietta atta a contenere una lucerna. Altri
fori posti in vari punti della stessa chiesa indicavano i luoghi ove era previsto l’inserimento di aste per
sorreggere “veli”. Mentre i fori per due altre aste erano posizionati in corrispondenza centrale del
presbiterio (lì dove si svolgevano le funzioni liturgiche) destinate a sorreggere lampade appese in alto
proprio a segnare ed illuminare il punto più importante della chiesa, punto focale dell’attenzione di coloro
che erano uniti nell’aula.
Purtroppo non conosciamo le lampade da appendere di queste chiese scavate nella roccia ma anche per le
chiese costruite conosciamo molto poco in quanto quasi nulla si è conservato.
Tralascio le indicazioni su lucerne fittili o in metallo, abbastanza diffuse e note, invece ecco quanto si è
salvato per l’altro settore:
Matera, Cristo alla Selva. Lampadario in metallo da appendere al soffitto composto da catenelle e con serie
di 12 piccole coppelle, quali contenitori dell’olio.
Brindisi, Biblioteca De Leo. Lucerna in ceramica da appendere al soffitto.
Esemplari di altre regioni.
Da Verona.
British Museum, uncino per lampade, coppetta in vetro ed lucerna da appendere in bronzo.
Curiosità.
British Museum, esempi di lampade a forma di chiesa e casa.
British Museum, lampada a forma di cesta, lucerna portatile e lampada con piede.
Lampadario bizantino esposto nel 2004 al Metropolitan Museum of Art.
Esemplare del XIII secolo proveniente dal Monastero di Xeropotamou nel Monte Athos.
Franco dell’Aquila