09 gennaio - Coldiretti Piemonte

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09 gennaio - Coldiretti Piemonte
rassegna stampa regionale
indice
martedì, 9 gennaio 2007
editoriali
• la repubblica, i partiti in corsia (mario pirani)
• corriere della sera, compromessi con il nemico (emanuele severino)
• la stampa, due gradi e la terra si ribella (james lovelock)
pagine nazionali
• la repubblica, la rivolta delle industrie ue “no al taglio dei gas serra”
sussidi agricoli usa e ue più vicini
così il caldo anomalo uccide
• corriere della sera, “gas serra, tagliodel 20%”. scontro nell’ue
• la stampa, mosca chiude il rubinetto “minsk ci ruba il greggio”
bersani: per l’italia nessun allarme
pagine locali
• la repubblica torino, il ministro ferrero boccia la “conferenza dei servizi”
• la stampa torino, appello del sindaco a prodi “caserta si occupi di tav”
• la stampa cuneo, troppo cemento in montagna e tra i vigneti
finito l’incubo delle code per i lavoratori romeni
• la stampa vco, manuntezione boschi il prossimo obiettivo del consorzio forestale
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COMMENTI
MARTEDÌ 9 GENNAIO 2007
I partiti in corsia
(segue dalla prima pagina)
A ANCHE dove non c’è la
malvivenza camorristico-mafiosa il degrado di
molte strutture ha raggiunto livelli scandalosi. A macchia di leopardo, perché sovente, nella stessa
azienda vi sono isole di eccellenza
accanto a carenze da terzo mondo. Proprio su queste colonne alcuni mesi orsono ho denunciato
che al San Camillo e in altri ospedali romani il pronto soccorso in
certi giorni di punta doveva respingere anche i ricoveri urgenti: i
letti erano tutti occupati e così anche le barelle delle autoambulanze — impossibilitate, perciò, a ripartire — dove sostavano a tempo
indeterminato pazienti che non si
sapeva dove stendere. Ebbene, in
quella stessa struttura vi è un centro trapianti (idem nel vituperato
Policlinico Umberto I) di livello
internazionale, con risultati superiori alla media europea.
Sul banco di accusa nelle denunce e nelle polemiche di questi
giorni sono stati posti in primo
luogo medici e infermieri. È questo il frutto di una distorsione ingiusta che nasce dal fatto che i camici bianchi rappresentano l’interfaccia diretta del paziente.
Questi non entra mai in contatto
con il direttore generale, col direttore sanitario, con quello amministrativo, con l’apparato burocratico i cui vertici sono ormai tutti di nomina politica, soggetti a
continua rotazione o destituzione
(restano in carica in media fra i 18
mesi e i tre anni). Il cosiddetto manager, anche quando è capace e
volenteroso, non ha di fronte un
tempo lungo, una prospettiva
pluriennale di lavoro, la certezza
che viene da una professionalità
riconosciuta e indiscussa. Spesso
è dotato di fondi insufficienti in
rapporto ai compiti che gli sono
fissati e al soddisfacimento delle
richieste. Il taglio o il rinvio della
spesa è la sua vera arma. Anche gli
appalti per le pulizie, per la mensa
e per altre incombenze discendono da influenze clientelari politico-sindacali. Ci vuole coraggio,
determinazione e soprattutto garanzia di un potere indipendente
di gestione per controllare davve-
M
LA REPUBBLICA 21
MARIO PIRANI
ro, giorno per giorno, che i capitolati che dovrebbero fissare i codici di applicazione (ad esempio le
camere chirurgiche vanno pulite
dopo ogni operazione, le corsie
due volte al giorno e così via) siano rispettati e le inadempienze
duramente sanzionate.
Se anche per questo si deve rispondere ai padrini degli appaltatori il controllo non è certo severo.
E parliamo degli amministratori
di stimata capacità, non collusi
intrinsecamente con la corruzione, come si è visto con il caso di
Lady Asl, quando si crea un legame vizioso tra il controllore che
gestisce tutti i
bandi e il controllato (ditta
delle pulizie o altro).
Ne consegue,
comunque, che
anche la recente
esplosione di
motivate denunce, partite dall’esemplare inchiesta giornalistica
di Fabrizio Gatti
su «L’Espresso»,
conduce alla tesi,
infinite volte sostenuta su queste colonne: l’occupazione partitocratica della
sanità è causa di
continui guai e
ha, oltre tutto,
annullato gli
spazi di responsabilità dei dirigenti amministrativi e sanitari.
Di più: ha dissolto il senso di appartenenza tra
apparato di direzione, soggetto a
una permanente
fluttuazione e
condizionamento politico, e
azienda. Non
sarà mai la “sua”
azienda quella
dove il dirigente sa che a ogni
cambiar di vento politico sarà, nel
migliore dei casi, traslocato.
Frattanto i medici restano. Lì è
la loro vita e il loro futuro. Non
però il loro potere e le responsabilità che ne derivano. Queste sono
state esautorate dall’alto e dal
basso, dove i sindacati hanno praticamente ottenuto l’inamovibilità del personale (non del primario che è il solo licenziabile e a scadenza) con la conseguenza che
buoni, mediocri e pessimi sono
sullo stesso piano. Quando, però,
scoppia lo scandalo per l’indecenza ambientale sono i medici e
gli infermieri ad essere investiti
dai pazienti e dai mass media, non
il direttore amministrativo.
Quando manca un pace-maker o
una protesi d’anca e l’intervento
deve essere rinviato è il cardiologo
o l’ortopedico ad essere chiamato
in causa da malati e famigliari.
Certo, è pur vero che un personale ospedaliero demotivato e frustrato può, alle volte, lasciarsi andare a comportamenti censurabili. L’igiene, ad esempio, è un problema di attenzione e di educazione a trattare con i microbi e con
i pericoli che ne derivano se non si
attuano tutte le regole della sepsi,
ma è difficile pretendere da un infermiere che si cambi i guanti ogni
volta che tocca un malato quando
vive in permanenti condizioni di
stress e di pressione, non riuscendo neanche a portare a termine le
sue molte incombenze.
Infine, ma andrebbe posta al
primo posto, vi è la questione degli stanziamenti pubblici per la
sanità. Proprio nella “Linea di
confine” di ieri ho citato il Rapporto Ceis-Sanità dove si dimostra che la crescita della spesa nel
settore ci vede terz’ultimi in Europa, mentre, quanto a dimensioni,
siamo in coda alla media dei 22
paesi più industrializzati del
mondo. Il risvolto di questo
“successo” sta
nei tagli strutturali che ci
condannano ad
usufruire di
ospedali fatiscenti e antiquati e a trascurarne, oltre ogni
limite europeo,
la manutenzione. Per l’igiene,
più che nei Nas,
resta da sperare
nelle difese immunitarie di
ciascuno di noi.
Anche questa è
una scelta politica. Del resto
abbiamo sotto
gli occhi il punto di arrivo di
una scelta maturata, appunto, negli anni
Ottanta e che
permeò anche
la sanità con lo
slogan «più privato e meno
Stato».
Si agognò a
logiche di mercato, alla competizione, alla
trasformazione
delle Unità sanitarie in “aziende”.
Ai designati dai partiti s’impose la
corona del “manager”. Il resto è
cronaca quotidiana. Non posso
concludere queste brevi riflessioni senza, però, mettere in guardia
contro la svalutazione in atto, anche negli ultimi frangenti, del nostro Servizio sanitario. In gran
parte del Centro Nord esso funziona, con i pochi mezzi a disposizione, a livelli paragonabili ai migliori standard europei. E anche
nel Centro-Sud, laddove ci siano
uomini e donne preparati, impegnati, dediti alla loro missione risultati, anche brillanti, non mancano.
Non bisogna dimenticare che
persino i migliori, quando lavorano a tempo pieno, hanno remunerazioni molto inferiori a quelle
europee. Talvolta va loro richiesta, per contro, una maggiore
umanità e gentilezza nel rapporto
con i malati e i famigliari.
La ministra della Salute, Livia
Turco, ha inaugurato il suo mandato con l’impegno a mettere al
centro del Sistema il paziente. Se
vuole riuscirvi deve riportare in
primo piano, con piena responsabilità, la professionalità del personale sanitario, di tutto il personale sanitario: medici, infermieri,
amministratori. La politica deve
fissare le linee di azione, le prospettive strategiche (più prevenzione, più cure a domicilio, più assistenza agli anziani, più medicina scolastica, fonti di finanziamento, ripartizione fiscale tra
centro e periferia, il contributo
privato, tanto per fare alcuni
esempi). Ha l’obbligo, altresì, di
fissare e garantire i livelli essenziali di assistenza e l’eguaglianza
anche territoriale dei cittadini (un
Fondo per il Mezzogiorno). Occorre inoltre promuovere strumenti autonomi e indipendenti di
controllo. Per il resto la politica
deve ritirarsi il più rapidamente
possibile, senza sotterfugi o camuffamenti, dalla gestione degli
ospedali e delle Asl. Se, per contro,
anche il centro sinistra continuerà ad accamparsi all’interno
delle corsie, allora ci risparmi almeno le ricorrenti litanie sul riformismo al di là da venire. Nessuno
sa che farsene.
LASTAMPA
MARTEDÌ 9 GENNAIO 2007
GIAN ENRICO RUSCONI
L’ERA DI FORD
PRESIDENTE
PER CASO
SEGUE DALLA PRIMA PAGINA
n effetti i partiti si stanno chiedendo
che cosa perderanno e guadagneranno da questo o da quell’eventuale
ritocco della legge elettorale. Non si
interrogano se il sistema complessivo svolge la sua funzione costituzionale.
Si è creato un circolo vizioso, che potrebbe essere rotto soltanto da qualche
evento esterno, non necessariamente di
natura drammatica, analoga all’ormai
leggendaria (ma oggi considerata controversa) operazione di Mani pulite. Potrebbe essere anche un fatto minore, come la
creazione di una nuova formazione partitica ovvero la ristrutturazione politica di
forze già esistenti, del tipo partito democratico. Ma non è un caso che neppure il
partito democratico vedrà la luce. Così
tutto si tiene.
Stiamo entrando in una fase di stagnazione politica. Da un lato c’è l’invecchiamento (non solo anagrafico) delle leadership dei due schieramenti politici e l’incapacità dei politici di seconda fila di trovare alternative. Paghi di controllarsi reciprocamente, non hanno neppure l’abilità
di dar luogo a quella complicità generazionale che in altre circostanze e contesti
storici ha prodotto rotture innovative.
Dall’altro lato, in entrambi gli schieramenti continua a dominare una cultura
politica che privilegia l’antagonismo di
parte rispetto a ogni altro criterio. I toni
aggressivi verbali sembrano attenuati,
anche grazie alla pressione insistente del
Presidente della Repubblica. Ma nella sostanza è cambiato ben poco.
Questo spiega perché una questione
cruciale, di interesse generale, come la riforma del sistema elettorale, venga declassata dalle parti interessate a mero
strumento tattico. Un sistema elettorale
politico è fatto per selezionare il personale di governo, per consentirgli di lavorare
con efficacia e di essere mandato a casa,
nel caso la sua azione fosse giudicata inadeguata dagli elettori. Invece oggi - nella
deprimente prospettiva che nessuno degli schieramenti abbia la forza di staccare nettamente l’avversario - le due parti
in causa almanaccano forme e formule
contabili per prendere fiato rispetto all’avversario.
In questo contesto anche lo strumento del referendum sembra aver perso
quella forza propulsiva benefica che inizialmente si supponeva potesse avere.
Secondo alcuni osservatori il referendum potrebbe addirittura essere controproducente. Infatti la proposta di un pre-
I
La Guerra Fredda non sarebbe mai stata vinta
dall’America se non le avesse restituito
equilibrio e fiducia nel suo ruolo internazionale
HENRY KISSINGER
uole un’antica tradizione che Dio preservi
l’umanità, malgrado i molti peccati, perché
in qualsiasi epoca vivono dieci persone che
la riscattano, pur senza saperlo. Gerald
Ford era uno di loro. Portato alla presidenza da circostanze imprevedibili, ha avuto un impatto
così profondo da essere considerato, a buon diritto,
provvidenziale. Schietto e alla buona, riuscì a ridare
agli americani fiducia nelle istituzioni politiche e negli
obiettivi. Aveva le virtù dell’America di provincia: sincerità, serenità, integrità. Usò la dignità naturale, piuttosto che la loquacità, come strumento politico, stringendo legami con i leader di tutto il mondo destinati a
durare a lungo dopo la fine del suo incarico. Ma in questi giorni l’elogio, doveroso, del carattere di Gerald
Ford, a volte ha oscurato la sua ottima presidenza.
V
Illustrazione
di Irene
Bedino
I PARTITI
PADRONI
mio di maggioranza a liste elettorali unitarie non annullerebbe d’incanto (o per
benevola coazione) le disomogeneità sostanziali tra le forze politiche che sono
«volonterose» nell’uniformarsi in liste
elettorali unitarie. In compenso provocherebbe l’irritato irrigidimento «identitario» delle altre forze minori che attualmente sono insostituibili negli equilibri di
schieramento, soprattutto nel centro-sinistra (Rifondazione, Verdi, Comunisti
DUE GRADI
E LA TERRA SI RIBELLA
JAMES LOVELOCK
SEGUE DALLA PRIMA PAGINA
a consapevolezza è poi cresciuta grazie agli studi effettuati in
vari luoghi del cielo, della terra
e del mare, riassunti nella
Stern Review della Royal Society of London e presentati dal premier
Tony Blair il 30 ottobre.
Perché siamo stati così lenti, specie negli Stati Uniti, a scorgere il grave pericolo
che incombe su di noi e sulla nostra civiltà? Cosa c’impedisce di realizzare che la
febbre del riscaldamento globale è un fatto letale che potrebbe già essere uscito
dal nostro controllo e da quello del pianeta stesso? Credo che rifiutiamo l’evidenza
che il nostro mondo sta cambiando perché, come ci ha ricordato il saggio biologo
Edward O. Wilson, siamo ancora dei carnivori tribali. Facciamo ancora fatica ad
assimilare il concetto che noi e gli altri esseri viventi, dai microbi alle balene, facciamo parte di un’entità molto più grande
e diversificata, ovvero la Terra vivente.
Sono abbastanza vecchio per notare
una notevole somiglianza tra l’atteggiamento che si aveva 60 anni fa verso la minaccia della guerra e quello che si ha oggi
verso il pericolo del riscaldamento globale. La maggior parte di noi pensa che presto potrebbe accadere qualcosa di molto
spiacevole, ma adesso come nel 1938 non
sappiamo bene che forma avrà questo
qualcosa e che fare per evitarlo. Finora la
nostra risposta è stata esattamente come prima della seconda guerra mondiale: cercare una mediazione. L’accordo di
Kyoto è stato incredibilmente simile al
Patto di Monaco, con i politici che si mo-
L
Lettere e Commenti 35
strano ansiosi di intervenire ma poi in realtà si limitano a temporeggiare.
Quello che è veramente a rischio è la civiltà. Come singoli animali non siamo niente di speciale, anzi in un certo senso la specie umana è una sorta di malattia del pianeta, ma è attraverso la civiltà che ci redimiamo e che siamo diventati una risorsa
preziosa per la Terra. Esiste una piccola
possibilità che gli scettici abbiano ragione
e che possiamo essere salvati da eventi imprevedibili come una serie di eruzioni vulcaniche tanto forti da bloccare la luce solare e far raffreddare la Terra. Ma solo un
perdente scommetterebbe la sua vita su
una possibilità tanto improbabile.
Qualunque siano le perplessità sui climi del futuro, non v’è dubbio che sia i gas
a effetto serra sia le temperature stiano
aumentando. Nel 2004 Jonathan Gregory e i suoi colleghi dell’Università di
Reading hanno reso noto che, se le temperature globali aumentano di più di 2,7
gradi centigradi, il ghiacciaio della Groenlandia diventerà instabile, inizierà a
sciogliersi e continuerà fino a scomparire in gran parte, anche se la temperatura
poi ritornasse sotto i livelli di soglia. Dato
che la temperatura e l’abbondanza di anidride carbonica sembrano strettamente
correlate, la soglia può essere espressa
nei termini dell’una o dell’altra.
Gli scienziati Richard Betts e Peter
Cox del Centro Hadley per le previsioni
climatiche hanno concluso che un aumento di 4˚C della temperatura del globo sarebbe sufficiente a destabilizzare le foreste pluviali tropicali e a causarne la sparizione a favore della boscaglia o del deserto. Se ciò avvenisse, la Terra perderebbe
un altro meccanismo di raffreddamento
Italiani). Il risultato sarebbe quindi una
situazione ancora peggiore dell'odierna.
Naturalmente si può discutere a lungo su questa o su quella congettura e previsione. Un punto è certo: nessuno strumento istituzionale può creare la cultura
e il senso di responsabilità politica che caratterizzano una democrazia matura. Da
questo punto di vista è triste dover constatare che continuiamo a vivere in una
democrazia immatura.
e l’aumento della temperatura diventerebbe ancora più rapido.
Il ghiaccio galleggiante dell’Artico copre un’area pari agli Stati Uniti ed è l’habitat naturale degli orsi polari e di altri animali. È anche la destinazione dei coraggiosi esploratori che hanno raggiunto a piedi
il Polo Nord, ma più che altro ci serve come lente riflettente della luce solare estiva,
mantenendo il mondo più fresco. Quando i
ghiacci si scioglieranno, forse presto, potremo arrivare al Polo Nord in barca, ma
avremo perso la capacità di condizionamento dell’aria del ghiaccio artico. Il mare
scuro che lo sostituirà assorbirà il calore
del sole e scaldandosi accelererà lo scioglimento dei ghiacci della Groenlandia.
Anche se non possiamo tornare allo
splendido mondo del 1800, quando eravamo solo un miliardo, potremmo comunque fare qualcosa per limitare le conseguenze del riscaldamento globale. Se esiste effettivamente una soglia e noi la superassimo, le nazioni del mondo potrebbero limitare i danni cessando le emissioni di anidride carbonica e di metano.
L’aumento della temperatura rallenterebbe, come anche l’innalzamento degli
oceani, e ci vorrebbe più tempo per raggiungere la fase calda finale rispetto al
nostro modo di vivere attuale. Ma anche
così i danni sarebbero enormi.
Politicamente io sono un verde, ma sono prima di tutto uno scienziato. Per questo sollecito sempre i miei amici verdi a
riconsiderare la loro ingenua fiducia nello sviluppo sostenibile e nell’energia rinnovabile. Prima di tutto, i verdi devono
abbandonare la loro ostinata opposizione
al nucleare.
(*James Lovelock, autore di La rivolta
di Gaia, è un pioniere dell’ecologia famoso
per essere l’autore dell’ipotesi Gaia,
secondo cui la Terra stessa è vista come un
unico grande organismo. Ospite scientifico
onorario al Green College dell’Università di
Oxford, vive a Lounceston, Inghilterra)
Traduzione a cura del Gruppo LOGOS
Contribuì ad affrettare il collasso dell’Urss
Fu grazie alla sua prudenza se i conflitti etnici a Cipro e
in Libano non esplosero in una guerra regionale. Amministrò con saggezza l’agonia finale dell’Indocina. In Medio Oriente la sua tenacia produsse il primo accordo politico fra Israele ed Egitto. Aiutò a dar forma al documento conclusivo della Conferenza sulla sicurezza europea
di Helsinki, fonte d’uno standard internazionale riconosciuto per i diritti umani che contribuì ad affrettare il collasso dell’impero sovietico. Sotto la sua presidenza è stata fondata l’Iea (International Energy Agency) per la collaborazione fra le nazioni che utilizzano petrolio. Ford fu
anche uno dei fondatori degli annuali summit economici
per la cooperazione tra le democrazie industriali. Durante i 29 mesi di presidenza continuò a negoziare col nostro principale avversario per la riduzione e il controllo
degli armamenti nucleari e guidò l’iniziativa americana
per portare la maggioranza al governo in Sud Africa, fattore decisivo nella fine del dominio coloniale.
Il suo agire era permeato di attenzione ai valori umani. Sbalordì gli esperti e, devo dire, anche il suo Segretario di Stato, quando usò la prima telefonata dell’ambasciatore sovietico - cinque giorni dopo l’insediamento - per intercedere in favore di un marinaio lituano che
quattro anni prima era stato arrestato dalle autorità
sovietiche dopo aver chiesto asilo in America. Contro
tutti i precedenti diplomatici, chiese che l’uomo, un cittadino sovietico in un carcere sovietico, non solo fosse
rilasciato, ma anche affidato agli americani. Cosa ancor più sorprendente, fu esaudito.
Portò in salvo 150 mila rifugiati in Indocina
In Indocina, si concentrò sull’obiettivo di salvare il
maggior numero possibile di vite fra chi si era affidato
a noi. Portò così in salvo 150 mila rifugiati. Alla Conferenza di Helsinki, guardando negli occhi Breznev, proclamò «la profonda devozione dell’America per i diritti
umani e le libertà individuali... Per il mio Paese queste
non sono frasi fatte».
Gli storici discuteranno a lungo su quale sia stato il
presidente che ha contribuito maggiormente alla vittoria nella Guerra fredda. Pochi potranno negare che
non sarebbe stata mai vinta se Ford, in un periodo tragico, non avesse restituito all’America equilibrio e fiducia nel suo ruolo internazionale.
Appoggiato dall’amatissima famiglia, lasciò la Casa
Bianca senza rimpianti. Averlo conosciuto, aver lavorato con lui sarà un titolo di merito per il resto della nostra
vita. Agli inizi della presidenza, Ford mi confidò: «Mi arrabbio tantissimo, anche se non lo dò a vedere, quando
non faccio bene come vorrei. Se non t’impegni a fondo
per ottenere il massimo, non lo raggiungerai mai». Siamo qui per testimoniare che Jerry Ford ha sempre fatto
del suo meglio e che questo si è rivelato essenziale per
rinnovare la nostra società e dare speranza al mondo.
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LA MINACCIA
DEL CLIMA
10 LA REPUBBLICA
MARTEDÌ 9 GENNAIO 2007
case e uffici ecologici regole più rigide
Tra le richieste
che preoccupano
le industrie ci
sono quelle che
riguardano la
costruzione di
edifici ecologici,
cioè a basso
costo
energetico
Le aziende
elettroniche
sono inquiete
per le richieste di
regole più rigide
da applicare alla
fabbricazione dei
loro prodotti
le compagnie elettriche
energie alternative
Alle compagnie
elettriche si
chiede di bruciare
meno
combustibile
e trasmettere
energia in modo
più efficiente
Le nuove regole
dell’Ue
imporranno agli
operatori
energetici
di usare fonti di
energia
rinnovabile
benzina verde
Le nuove politiche
comunitarie
prevedono un
maggior utilizzo
di benzina e
combustibile
verdi per i
trasporti
I PUNTI
Domani la Commissione approva il piano per ridurre le emissioni. Le multinazionali: le nuove norme ci penalizzano
La rivolta delle industrie Ue
“No al taglio dei gas-serra”
Barroso da Bush: insieme contro il riscaldamento globale
ALBERTO D’ARGENIO
BRUXELLES — Scoppia la guerra sulla politica ambientale dell’Unione europea. Mentre
Bruxelles si accinge ad approvare
la nuova strategia sulle emissioni
di gas serra per salvare il Continente dalla catastrofe ormai prevista dalle stesse istituzioni europee, industrie ed ecologisti si
spaccano sulla sostenibilità economica del piano. «Ci farà chiudere bottega», sostengono i primi,
mente i secondi replicano che la
«green economy» creerà occupazione e nuove prospettive di sviluppo.
Intanto ieri il presidente della
Commissione Ue, Josè Manuel
Barroso, ha sollevato il problema
del surriscaldamento del pianeta
nel suo incontro a Washington con
il presidente degli Usa George W.
Bush. «Non si tratta solo di un importante problema ambientale —
ha spiegato Barroso — ma anche di
sicurezza globale e di sviluppo economico sostenibile». Un passo fondamentale per l’Europa che, senza
l’appoggio dei partner globali, Sta-
Il protocollo di Kyoto
resterà in vigore fino al
2012 ma gli Stati Uniti
finora non hanno
dimostrato di volerlo
ratificare
Il presidente
della commissione Ue:
“Non si tratta soltanto
di un problema
ambientale, è in gioco
il nostro sviluppo”
L’INCONTRO
L’ALLARME
A destra, il presidente
Ue Barroso e il
presidente Usa Bush
ti Uniti e Cina in testa, rischierebbe
di essere l’unico continente ad impegnarsi nella lotta ambientale a
partire dal 2012, quando il Protocollo di Kyoto — mai ratificato da
Washington — uscirà di scena.
Domani la Commissione Ue approverà la proposta, da sottoporre
a marzo ai leader europei, per contenere il surriscaldamento del pia-
È stata l’Europa a
lanciare nei giorni
scorsi l’allarme clima
neta a due gradi centigradi rispetto
all’era pre-industriale con un taglio del 30% delle emissioni di gas
serra entro il 2020.
Un provvedimento da prendere
possibilmente insieme agli altri
paesi industrializzati, ma che a
Bruxelles, se necessario, alcuni
vorrebbero prendere anche unilateralmente. Posizione che ha già
REPUBBLICA
RADIO TV
Montagna senza
neve: se ne parla
alle 11.30 con
Daniele Cat Berro
Claudio Morelli e
Ettore Livini
fatto insorgere le grandi industrie
del Vecchio Continente. Per Michael Wurth, presidente di “Arcelor Mittal France”, scomparto transalpino del leader mondiale dell’acciaio, se approvata dai premier
Ue la proposta sarebbe del tutto
controproducente perché al posto
di combattere l’inquinamento azzopperebbe la produzione euro-
pea facendo aumentare l’import
dai paesi con regole ambientali
meno stringenti. Affermazioni sostenute da aziende di genere diverso, come la “Lufthansa”, secondo
cui le compagnie aeree europee sarebbero in una posizione di svantaggio rispetto ai concorrenti globali. E la linea delle grandi imprese
sembra essere difesa dal commissario Ue all’Industria, il tedesco
Guenter Verheugen: «Dobbiamo
dimostrare una leadership ambientale, ma non ha senso farlo da
soli, specialmente se i costi ricadono sulle spalle dell’economia europea», ha scritto in una lettera a Barroso. E a poche ore dalla sua approvazione, spunta l’ipotesi di uno
smussamento della proposta della
Commissione, con il taglio del 20%
delle emissioni per il prossimo decennio.
Ma per ogni voce che critica il
piano di Bruxelles, se ne leva una a
suo sostegno. “Edf Energie Nouvelles”, ad esempio, assicura che l’economia a basso impiego di carbone farebbe aumentare l’occupazione e produrrebbe energia low
cost.
LA REPUBBLICA 11
MARTEDÌ 9 GENNAIO 2007
Doha round
Sussidi agricoli
Usa e Ue più vicini
WASHINGTON — Il presidente Bush è determinato a raggiungere un accordo sul «Doha
Round», anche se il tempo sta stringendo. Il
presidente della Commissione Europea Barroso, incontrandosi con i giornalisti dopo un colloquio ed una colazione di lavoro con Bush alla Casa Bianca, ha sottolineato di essere ottimista sulla possibilità che i negoziati commerciali, finiti in luglio in un vicolo cieco, possano
essere rilanciati. «Non possiamo mancare questa opportunità — ha detto Barroso — siamo
giunti al momento delle verità. Se perdiamo il
momento giusto il ritardo potrebbe essere di
anni». A luglio scadrà il potere di Bush di ottenere dal Congresso una approvazione rapida
usando il fast track (assenso o bocciatura, senza possibilità di cambiare il testo). Barroso ha
sottolineato che un accordo sul Doha Round, il
processo negoziale nell’ambito della Wto (Organizzazione mondiale del Commercio) bloccato dalla questione dei sussidi agricoli, rappresenterebbe un successo non solo in campo
commerciale, ma anche «sotto il profilo del livello di vita, dello sviluppo, degli aiuti ai paesi
poveri».
GAS NOCIVI
Per evitare il peggio, le emissioni di
gas ad effetto serra dovranno
essere drasticamente ridotte
Su scala planetaria la
catastrofe climatica
ucciderà 450mila persone
Le operazioni preventive
riusciranno a compensare
solo in parte i danni previsti
la salute
Così il caldo anomalo uccide
Allarme dell’Oms: epidemie, allergie e insetti faranno strage in Europa
ANTONIO CIANCIULLO
ondate di calore
Nell’ipotesi di un aumento
della temperatura pari a 3
gradi, nel 2070 in
Europa si registreranno
86 mila morti in più
all’anno. Mentre,
nell’ipotesi di un
aumento che si fermi
alla soglia dei 2,2
gradi, il bilancio sarà di 36
mila morti in
più all’anno
rischio alluvioni
Tra il 1995 e il 2004
nell’Europa geografica ci
sono state 30 inondazioni
importanti che hanno
colpito 2,5 milioni di
persone e causato circa
mille morti.
Al 2070 il rischio
inondazione coinvolgerà
oltre 15 milioni di persone,
pari al 2,5 per cento della
popolazione
ROMA — E’ come se ogni anno
un uragano spazzasse via una
città grande come Ancona. Nel
2030, con ogni probabilità, il bilancio della catastrofe climatica
su scala globale salirà a 450 mila
morti, triplicando le vittime registrate nel 2000. La previsione
porta la firma dell’Organizzazione mondiale della sanità e
tiene conto soprattutto dell’impatto crescente delle ondate di
calore che devastano le città,
delle alluvioni che mettono in
ginocchio intere regioni e delle
epidemie rilanciate dalla crescita inarrestabile della temperatura.
«E’ un dato ancora da affinare, ma l’evoluzione delle stime
va purtroppo nel senso di un
continuo peggioramento»,
spiega Roberto Bertollini, responsabile europeo del settore
ambiente e salute dell’Oms.
«Sulla base della disastrosa
estate del 2003, costata all’Europa 35 mila morti, abbiamo calcolato che, nell’ipotesi di un aumento di 2 gradi entro il 2070,
nel Vecchio Continente avremo
36 mila vittime in più. Con un
aumento di 3 gradi il conto salirà
a 86 mila».
Di fronte a questa prospettiva, l’Organizzazione mondiale
della sanità sta già rivedendo i
suoi piani di investimento per
concentrare l’attenzione e gli
sforzi in direzione delle nuove
emergenze legate al grande caldo. Una buona risposta da parte
del servizio sanitario potrà riuscire in parte a compensare i
danni, ma il bilancio resta
drammatico.
Anche perché i colpi da parare sono troppo numerosi. Nelle
città sotto stress il calore intrappolerà lo smog aumentando la
concentrazione di polveri sotti-
Nel nostro paese, la malaria
che era endemica fino a
pochi anni fa,
potrebbe tornare a colpire
li e di ozono che già oggi costano
alle 13 maggiori città italiane
quasi 9 mila morti l’anno: per
ogni 10 microgrammi d’incremento dell’ozono nell’aria che
respiriamo si avrà una crescita
della mortalità pari allo 0,3 per
cento.
Neanche chi vive in campa-
gna potrà considerarsi al sicuro
perché i grandi fiumi si stanno
trasformando in presenze minacciose: l’incubo del 2002, con
il Danubio che ha messo in ginocchio tutta l’Europa centrale,
rischia di riproporsi con frequenza crescente.
Tra il 1995 e il 2004 nell’Euro-
pa geografica si sono registrate
30 inondazioni gravi che hanno
colpito 2,5 milioni di persone
provocando mille morti. Nello
scenario elaborato dall’Oms
nella seconda metà del secolo il
2,5 per cento della popolazione
europea si troverà ad abitare in
aree a rischio inondazione: oltre
15 milioni di persone dovranno
vivere con la valigia pronta, per
scappare quando suonerà l’ora
dell’evacuazione.
Il global warming diminuirà
la sicurezza alimentare ed
espanderà la zona di diffusione
di malattie finora confinate nelle zone tropicali. Per ogni grado
di aumento della temperatura ci
sarà una crescita dei casi di salmonellosi compresa tra il 5 e il
15 per cento. E la malaria, che in
Italia era endemica fino a pochi
decenni fa, potrebbe tornare a
colpire. Oggi è stata stroncata e i
pochi casi che si registrano sono
persone tornate a casa dopo essersi ammalate in un altro paese, ma le nuove condizioni climatiche forniranno una cornice che ne faciliterà la diffusione,
anche se su questo fronte abbiamo la possibilità di agire con efficacia: una volta localizzato un
eventuale focolaio si può intervenire con una bonifica ambientale. Altre malattie trasmesse da animali si stanno
però già diffondendo. Ad esempio l’encefalite virale da zecche
che guadagna terreno in Svezia,
in Norvegia e nella Repubblica
Ceca.
«Perfino le modifiche delle
rotte migratorie degli uccelli,
che si stanno spostando sempre
più a Nord, ha riflessi sulla salute», continua Bertollini. «Assieme agli animali viaggiano i virus
e un’alterazione degli habitat ha
ripercussioni che comportano
anche una diversa distribuzione degli agenti patogeni».
le malattie
L’aumento del caldo
provocherà l’incremento
delle malattie provocate
dai microrganismi. Ad
esempio i casi di
salmonellosi, che già oggi
in Europa si contano a
decine di migliaia,
cresceranno
dal 5 al 15 per cento per
ogni grado in più di
temperatura.
aria più inquinata
Un effetto della maggiore
insolazione sarà l’aumento
dello smog fotochimico e
dell’ozono. Per ogni
10 microgrammi
di incremento della
concentrazione di ozono
nell’aria si avrà un aumento della mortalità pari allo
0,3%. Nelle maggiori città
italiane già oggi questo
inquinamento uccide 516
persone l’anno
L’encefalite virale da zecche
sta guadagnando terreno
in Svezia, in Norvegia e nella
Repubblica Ceca
20
Cronache
C ORRIERE
DELLA
S ERA U M ARTEDÌ
9
G ENNAIO
2007
#
CLIMA, L’ITALIA MINACCIATA
1
La siccità
In Italia 16.100 kmq di territorio, pari
al 5,35% del Paese, sono colpiti
dal processo di inaridimento dei suoli.
Secondo l’Ue l’Italia, in 20 anni,
ha visto triplicare la portata del
fenomeno e si stima che il 27% del
territorio nazionale sia a rischio
desertificazione, specie al Sud
2
La malaria
Gli scienziati prevedono che per il 2070
la temperatura si sarà alzata di 2-3
gradi. Questo potrebbe causare
la diffusione anche in Italia
di insetti che vivono tipicamente
nelle regioni tropicali e che
portano malattie trasmissibili
all’uomo come la malaria
3
La tragedia mentre pulivano l’impianto
Il livello del mare
Attorno al 2070 il livello medio del
Mediterraneo potrebbe essere salito
di un metro. Solo in Italia
scomparirebbero circa 3.500 km
di coste basse (il 43% dell’intero
sviluppo costiero), come quelle
di Veneto, Friuli Venezia-Giulia,
Lazio, Puglia, Sicilia
Mantova, 2 giovani operai
stritolati dentro un silos
MANTOVA — Sei ore. Tanto ci hanno messo i vigili
del fuoco per recuperare i resti di Andrea Guaita, 32 anni, e del suo collega Roberto Azzoni, 19. Stritolati dalle
pale di un silos per il grano (nella foto), in cui erano entrati per effettuare la pulizia degli ingranaggi. A mezzogiorno, quando i due giovani hanno iniziato il lavoro,
intorno al gigantesco silos della cooperativa agricola
«La Redenta» di Pegognaga, nel Mantovano, non c’era nessuno: l’allarme è scattato solo quando gli altri dipendenti si
sono insospettiti per l’assenza prolungata di Andrea, alla «Redenta» già da qualche anno, e Roberto, perito agrario diplomato da poco, assunto l’estate scorsa.
L’ipotesi più probabile è che il meccanismo sia rimasto acceso, risucchiando
uno dei due operai; l’altro sarebbe morto nel tentativo di salvarlo. Tentativo vano: gli ingranaggi dell’imbuto a pale che smista il grano
all’interno del silos, hanno devastato i corpi, ora ricomposti nella camera mortuaria dell’ospedale di Suzzara.
La Procura mantovana ha aperto un’inchiesta: pare
che fosse una prassi effettuare la pulizia del silos con le
pale attivate, per facilitare la fuoriuscita del grano. Il
sostituto procuratore Giulio Tamburini dovrà accertare se l’azienda ne fosse a conoscenza.
«Gas serra, taglio del 20%». Scontro nell’Ue
L’Europa cerca un compromesso. Domani la decisione di Bruxelles
DAL NOSTRO INVIATO
BRUXELLES — La Commissione europea si prepara a varare domani una linea di compromesso
sul suo piano per la politica energetica dell’Europa, elaborato per
contrastare i sempre più preoccupanti cambiamenti climatici, per
abbassare il costo delle bollette e
per ridurre la crescente dipendenza dell’Europa dalle importazioni
di petrolio e gas. I commissari risultano divisi soprattutto sulla quota
di riduzione delle emissioni inquinanti, considerate responsabili del
surriscaldamento del pianeta. Al
30% proposto per il 2020 dal commissario per l’Ambiente, il greco
Stravos Dimas, si contrappone il
15% chiesto dal responsabile dell’Industria, il tedesco Gunter Verheugen. Nella contrastata riunione dei capi di gabinetto, che ieri ha
preparato l’incontro di domani della Commissione, è stata valutata
positivamente l’ipotesi di una riduzione minima del 20% dei gas serra
(per venire incontro alle esigenze
delle industrie), incrementabile in
seguito all’esito delle trattative internazionali e compensato con
una estensione al 20% del ricorso
alle energie rinnovabili (gradite dagli ambientalisti). Ma l’accordo
complessivo non è scontato perché il piano energetico, che la Commissione deve sottoporre all’approvazione dei 27 governi dell’Ue
nel vertice del marzo prossimo,
tocca numerosi aspetti del settore
energetico, generando altri contrasti e opposizioni ancora non tutte
composte.
L’istituzione di Bruxelles ha recepito l’allarme degli scienziati sui
cambiamenti climatici provocati
dalle emissioni inquinanti, che scaturiscono quasi completamente
dall’energia non pulita. Si temono
seri danni per la salute e perfino
una futura desertificazione delle
aree europee affacciate sul Mediterraneo. Dimas ritiene necessaria
una riduzione dei gas serra del
30% entro il 2020, anche per attribuire all’Europa la guida delle strategia internazionali di passaggio alle energie sostenibili. Ma Verheugen ha definito questo livello troppo oneroso per le imprese e ha chiesto di dimezzarlo. Gli altri 25 membri della Commissione sono divisi
con diverse gradazioni. La proposta di compromesso al 20% è garantito, da incrementare eventualmente al 30% qualora i Paesi extracomunitari accettassero il livello
ROMA
HA SVENTATO
BORSEGGIO:
LO RIFAREI
«Quando ha
infilato la mano
nella borsa ho
urlato. Mi ha
gridato "vattene
brutto handicappato", mi ha dato
pugni e calci.
Ma lo rifarei».
Gianluigi
Barbieri (foto),
32 anni, è il
disabile che ha
sventato un
borseggio su un
bus a Roma.
Individuato uno
dei tre ladri.
più alto. Il presidente della Commissione, Josè Manuel Barroso, ieri era alla Casa Bianca per sensibilizzare sull’argomento il presidente Usa George Bush, il più duro oppositore delle strategie ambientaliste sui cambiamenti climatici. Le
riduzioni delle emissioni dovrebbero passare al 35% per il 2030 e al
50% nel 2050.
Nel compromesso è stata inserita l’estensione al 20% dell’uso delle energie rinnovabili (eolica, solare, biomasse, idroelettrica, ecc.).
Ora l’obiettivo è limitato al 12% entro il 2010. Secondo un sondaggio
Eurobarometro le energie rinnovabili risultano graditissime ai cittadini europei, che invece bocciano
senza appello l’alternativa del nucleare (solo un 20% l’accetterebbe). La stessa rilevazione segnala
che il problema energia interessa i
cittadini meno dell’occupazione o
della sicurezza. Gradirebbero principalmente una riduzione dei costi
delle bollette. La Commissione
propone così di abbassare i prezzi
dell’energia liberalizzando il mercato. Il commissario per la Concorrenza, l’olandese Neelie Kroes, ritiene essenziale separare la produzione dalla distribuzione per ridurre le posizioni dominanti e i prezzi.
Ma la Germania e la Francia, che
difendono i colossi nazionali dell’energia, si oppongono e chiedono
un intervento più morbido.
Ivo Caizzi
SUPERENALOTTO
LOTTO
Combinazione vincente
Estrazione di lunedì 8 gennaio
Bari
Cagliari
Firenze
Genova
Milano
Napoli
Palermo
Roma
Torino
Venezia
Nazionale
53
87
58
71
3
45
49
77
88
48
46
Giochi e pronostici
su www.corriere.it
20
41
50
37
67
57
59
12
36
90
80
19
7
24
26
29
23
71
13
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3
16
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73
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56
85
50
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24
88
35
17
45
36
25
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30
55
83
42
3
45
49
53
58
77
48
Numero Jolly
46
Numero Superstar
Montepremi
Ai 6:
Jackpot:
Ai 5+1:
Ai 5:
Ai 4:
Ai 3:
Ai 5 stella:
Ai 4 stella:
Ai 3 stella:
Ai 2 stella:
Ai 1 stella:
Ai 0 stella:
4.010.378,49
nessuno
35.435.607,31
nessuno
80.207,57
480,28
12,06
nessuno
48.028,00
1.206,00
100,00
10,00
5,00
14 Estero
LA STAMPA
MARTEDÌ 9 GENNAIO 2007
TORNANO LE GUERRE DEGLI IDROCARBURI NELL’EX URSS
Mosca chiude il rubinetto
“Minsk ci ruba il greggio”
Bloccato il principale oleodotto in direzione dell’Europea
ANNA ZAFESOVA
Sembra un déjà vu, una replica dei
primi giorni dell’anno scorso: la
Russia chiude di nuovo il rubinetto
di un oleodotto che pompa greggio
verso l’Europa, per ripicca contro
una ex repubblica sovietica riottosa. Stavolta però a rovinare il gioco
non è l’Ucraina «arancione» desiderosa di liberarsi dal giogo del Cremlino, ma la Bielorussia, la più stretta
alleata di Mosca, «l’ultima dittatura
d’Europa». Che ieri mattina si è vista bloccare le forniture di petrolio
da Mosca, attraverso l’oleodotto
«Druzhba» - un nome ereditato dal-
Per ora non c’è pericolo
Germania e Polonia
hanno riserve di petrolio
ancora per qualche mese
l’Urss, che significa «amicizia» e
suona oggi abbastanza beffardo che riversa il greggio russo verso
l’Europa.
Il petrolio non arriverà più in
Germania, in Ungheria, in Slovacchia e in Polonia. Da Mosca il viceministro dell’Economia Andrej Sharonov annuncia una «guerra commerciale» tra russi e bielorussi, e accusa Alexandr Lukashenko di aver
«buttato la prudenza dalla finestra». Mosca afferma di essere sta-
E’ morto
Gianni De Matteis
giornalista e sindaco
Lo annuncia la famiglia. I funerali martedì
9 gennaio alle 14,30 nella Chiesa parrocchiale di San Giovanni Bosco a Cuneo. Non
fiori ma eventuali offerte all’Associazione
“Voglia di crescere Onlus” (c/c 972 ABI
6906 CAB 10209 Banca Regionale Europea, Cuneo).
– Cuneo, 8 gennaio 2007
Il Presidente, il Consiglio di Amministrazione, il Collegio Sindacale, il Direttore
Generale, il Vice Direttore Generale, i Dirigenti e i Dipendenti tutti dell’Editrice La
Stampa SpA partecipano al dolore della
famiglia per la scomparsa di
Gianni De Matteis
– Torino, 8 gennaio 2007
La Direzione e la Redazione de La Stampa prendono parte al dolore dei famigliari
per la morte di
Gianni De Matteis
– Torino, 8 gennaio 2007
Giulio Anselmi partecipa con affetto al
dolore della famiglia per la perdita di
Gianni De Matteis
– Torino, 8 gennaio 2007
Laura Carassai ricorda con molto affetto
GIANNI ed è vicina alla figlia Renata.
Partecipano amici e colleghi:
Maurizio Alfisi
Piercarlo Alfonsetti
Antonella Amapane
Renato Ambiel
Mirella Appiotti
Manuela Arami
Maria Paola Arbeia
Renato Arduino
Gianni Armand Pilon
Maurizio Assalto
Barbara Barale
Claudia Barale
Ivano Barbiero
Riccardo Barenghi
Carlo Bastasin
Mario Baudino
Roberto Beccantini
Roberto Bellato
Pietro Benacchio
Piero Bertoglio
Gian Paolo Boetti
Carlo Bologna
Costanza Bono
Lorenzo Boratto
Luciano Borghesan
Mario Bosonetto
Piero Bottino
Giacomo Bramardo
Andrea Buffa
Daniele Cabras
Sergio Calzia
Emma Camagna
Stefanella Campana
Mimmo Càndito
ta costretta a chiudere il rubinetto
dopo che, per due giorni, i bielorussi
hanno prelevato illegalmente il
greggio in transito verso l’Europa,
rubando già 80 mila tonnellate. Minsk replica di aver riscosso in questo
modo un nuovo dazio, di 45 dollari
per tonnellata, sul transito dell’export russo. La Russia considera
la misura «illegale», e nonostante
l’urgente partenza ieri di una delegazione bielorussa verso Mosca,
per «dirimere le reciproche lamentele», i russi sono irremovibili: non
si tratta fino alla sospensione del dazio della discordia.
Una «guerra del petrolio» che è
la vendetta per la «guerra del gas»
apparentemente vinta da Mosca
nelle ultime ore del 2006. Gazprom
ha deciso di inaugurare il 2007 con
un nuovo listino prezzi per gli ex fratelli sovietici, e se il capodanno
2006 con il black-out a Kiev era apparso come una chiara punizione
per coloro che volevano guardare
più a Ovest che a Est, un anno dopo
non è stato risparmiato nemmeno
l’amico Lukashenko. Per il quale il
prezzo politico del metano a 46 dollari per mille metri cubi era una sovvenzione per la sua economia ancora sovietica. Mosca ha alzato il prezzo a 100 dollari, sapendo che il dittatore di Minsk non ha margini di manovra: dall’energia russa dipende la
sopravvivenza del suo regime.
Ma Putin non ha calcolato che
Giovanni Capponi
Gian Paolo Carlini
Marina Carpini
Armando Caruso
Michela Casale Alloa
Daniele Cavalla
Giovanni Cerruti
Pierpaolo Cervone
Sandro Chiaramonti
Andrea Chatrian
Selma Chiosso
Gian Piero Civalleri
Alessandra Comazzi
Carlo Francesco Conti
Simonetta Conti
Vanni Cornero
Dario Corradino
Barbara Cottavoz
Franco Cottini
Barbara Cottavoz
Sabina Cravero
Fiorenzo Cravetto
Andrea Crosetti
Alberto Cucchietti
Piero Dadone
Massimo Delfino
Enrico De Maria
Francesco Doglio
Luca Dondoni
Ottavia Emmolo
Roberto Eynard
Mauro Facciolo
Giovanna Favro
Mattia Feltri
Gilberto Ferrando
Marco Ferrando
Luca Ferrua
Giuseppina Fiori
Roberto Fiori
Emanuele Forzinetti
Roberto Franchini
Amedea Franco
Fabio Galvano
Andrea Garassino
Luciano Genta
Carlo Giordano
Massimo Gramellini
Francesco La Licata
Aldo Lamanna
Sergio Lanteri
Umberto La Rocca
Luigi La Spina
Claudio Laugeri
Giancarlo Laurenzi
Fulvio Lavina
Grazia Longo
Aldo Mano
Valter Manzone
Franco Marchiaro
Marco Marello
Antonella Mariotti
Giampaolo Marro
Maria Teresa Martinengo
Cesare Martinetti
Gianni Martini
Roberta Martini
Raffaello Masci
Massimo Mathis
Cristina Meneghini
Fulvio Milone
Beppe Minello
Emanuela Minucci
Sergio Miravalle
Stefania Miretti
Damaride Moccia
Rocco Moliterni
Federico Monga
Barbara Morra
Silvana Mossano
Bruno Murialdo
Gianni Neberti
Marco Neirotti
anche Lukashenko poteva ricattarlo: una nuova disputa sull’energia
avrebbe infatti risvegliato la paura
degli europei di restare senza riscaldamento, distruggendo la reputazione della Russia, dopo che Putin ha passato il 2006 a presentarsi
come fornitore affidabile. Il mercato del greggio ieri ha subito reagito
salendo dopo la flessione degli ultimi giorni: più 84 centesimi in due
ore per i futures con scadenza a
febbraio a Londra e New York. Il
commissario Ue all’Energia, Andris Piebalgs, ha rassicurato che la
chiusura dell’oleodotto «non pone
rischi immediati». La Polonia ha riserve per 80 giorni e la Germania
per 130. Il commissario non ha
escluso la convocazione di una riunione degli esperti dei 27 per discutere la nuova emergenza. Infatti, la
chiusura dell’oleodotto più importante per le forniture russe in Europa - 1,2 milioni di barili al giorno, divisi in due tracciati, verso la Germania e la Polonia, e verso Sud, destinatari ucraini, cechi e ungheresi
- riporta la Ue faccia a faccia con la
sua dipendenza da un partner «problematico» come il Cremlino, circondato da amici-nemici-clienti
senza troppi scrupoli.
L’offensiva tariffaria di Gazprom sta aprendo infatti un fronte
di ostilità anche a Est di Mosca. Anche l’Azerbaijan ha interrotto
l’esportazione di petrolio a Mosca
Emanuele Novazio
Nico Orengo
Leonardo Osella
Fiorenzo Panero
Daniele Pasquarelli
Ivo Pastorino
Giampiero Paviolo
Massimiliano Peggio
Vanna Pescatori
Marco Piatti
Lodovico Poletto
Massimo Putzu
Gianfranco Quaglia
Bruno Quaranta
Paolo Querio
Domenico Quirico
Marco Raffa
Gianni Ranieri
Roberto Reale
Carla Reschia
Aldo Ribero
Renato Rizzo
Simonetta Robiony
Fulvio Romano
Patrizio Romano
Gianni Romeo
Vittorio Sabadin
Debora Sattamino
Gian Luigi Savio
Giovanni Scarpace
Aldo Scavino
Paola Scola
Raffaella Silipo
Alberto Sinigaglia
Francesco Sisci
Piero Soria
Giancarlo Spadoni
Luigi Sugliano
Lorenzo Tanaceto
Vincenzo Tessandori
Mario Tevino
Guido Tiberga
Roberto Travan
Sergio Trombetta
Luca Ubaldeschi
Marinella Venegoni
Brunello Vescovi
Renzo Villare
Marco Zatterin
Rina, Carla, Ernesto Marchetto partecipano commossi al dolore della famiglia.
E’ mancata
Cesarina (Nuccia) Allais
in Gallani
anni 84
Lo annunciano: il marito Silvio, il figlio
Mario, la cugina Nina. Un ringraziamento
alla dott.ssa Bracco e alle signore Giuliana e Dina per le cure prestate. Funerali in
Collegno mercoledì 10 gennaio alle ore 10
Parrocchia S. Massimo.
– Collegno, 8 gennaio 2007
in seguito alla disputa sui prezzi del
gas. I russi hanno imposto un aumento a 235 dollari per mille metri
cubi, più del 100%. Il presidente azero Ilham Aliev ha bloccato i rifornimenti attraverso l’oleodotto BakuNovorossijsk dirottando il greggio
alle proprie centrali elettriche che
potrebbero non essere più rifornite
dal gas russo. Baku ha anche an-
E’ la vendetta bielorussa
dopo che Gazprom
ha raddoppiato dal 2007
i prezzi sul gas naturale
nunciato esportazioni di gas verso
la Georgia, a 120 dollari: quasi la
metà del prezzo richiesto da Mosca. Ma il passo è più politico che
economico: gli azeri, già sospettati
dal Cremlino di eccessiva simpatia
verso gli Usa, offrono aiuto ai georgiani, in rotta con Putin, per permettere a Tbilisi di sopravvivere
senza metano russo.
Il vicepremier russo - oltre che
presidente di Gazprom e uno dei
possibili «eredi» di Putin - Dmitrij
Medvedev insiste che i nuovi prezzi
sul gas sono di «natura meramente
economica». Ma nel frattempo è la
politica a presentare il conto, e il
2007 si preannuncia per il Cremlino
fin dai primi giorni come un anno
tempestoso.
E’ mancato
Francesco Artusio
(Michele)
Profondamente addolorati lo annunciano:
la moglie Ida, la cognata Savanes, le nipoti
Rosanna con Fausto, Bruna, la figlioccia
Laura, parenti tutti. Un particolare ringraziamento al dott. Giuseppe Tafuri e alla
signora Pina Buora. Funerali mercoledì 10
gennaio ore 9,30 Parrocchia Assunzione
Maria Vergine (Lingotto).
– Torino, 7 gennaio 2007
I veterinari del S.I.Ve.M.P. Piemonte con
viva e sentita partecipazione esprimono il
proprio cordoglio per la prematura scomparsa dell’amico e collega
di anni 32
Lo annunciano la mamma Anita con Giovanni, il papà Franco, la nonna Anna,
amici e parenti tutti. Funerali mercoledì
10 gennaio alle ore 9,30 Parrocchia La Visitazione.
– Torino, 8 gennaio 2007
O.F. Audisio - Torino
Nicola, Donatella, Lele e tutti gli amici
di Torino sono vicini a Matteo e alla sua
famiglia per la perdita di
Vincenzo Ceriana
– Torino, 8 gennaio 2007
Renzo e Michele Zocchi, con Piero Bosticco, piangono la morte di CINO, ricordando
i tempi felici della bella amicizia.
– Torino, 8 gennaio 2007
E’ mancato all’affetto dei suoi cari
Donato De Fabrizio
– Torino, 8 gennaio 2007
L’annunciano la moglie Grazia, i figli Renè,
Mario e Massimiliano, le nuore ed i nipoti. Funerali mercoledì ore 9,30 Parrocchia
“Gesù Adolescente”.
– Torino, 8 gennaio 2007
O.F. Aeterna - Torino
Federico e Manuela, Stefania e Beppe
e tutto il personale dello studio MoineBranca si stringono a Lucia, Giampiero e
Gianluca in questo tristissimo momento.
La direzione della Ingest, tutti i colleghi
e collaboratori partecipano al dolore di
Mario e gli sono vicini in questo momento e porgono sentite condoglianze
ai famigliari.
Il personale della ditta Gives s.r.l. partecipa
al dolore della famiglia Bravo per la grave
perdita.
I dipendenti della Atlas Acciai e Derilam
Industrie si uniscono al dolore della famiglia Ferrero per la perdita della signora
Massimo Bravo
L’ordine dei medici veterinari della provincia di Torino partecipa al grave lutto dei
familiari per la scomparsa del caro collega
dott. Massimo Bravo
– Torino, 9 gennaio 2007
Il mio amato dolce sposo
Angelo Cambursano
si è spento nella pace del Signore. Ne dà
annuncio la moglie Valeria con le figlie:
Palma con Franco, Francesca, Alberto; Stella Maria con Edoardo, Valentina, Carolina,
Alessandro. Funerali mercoledì 10 gennaio
ore 9,30 Parrocchia S. Monica. Non fiori
ma eventuali offerte associazione Casa
Amica Onlus c/c postale 13787106.
– Torino, 8 gennaio 2007
O.F. La Provvidenza - tel. 011.485818
Tua sorella Rina ti è vicinissima nel cuore
per sempre.
Il grande amore della mia vita è tornata
al Padre.
Donatella Antoniazzi
Il rubinetto del petrolio tra Russia ed Europa è di nuovo chiuso
Con tanto affetto ti sono vicini Beppe, Rina
Franco e Monica con Mattia, Giancarlo e
Flavia con Federico e Giulia.
E’ mancato all’affetto dei suoi cari
dott. Silvio Cecchin
Funerali in Druento (TO), mercoledì 10
gennaio 2007 ore 10.
– Druento, 8 gennaio 2007
Vincenzina Devalle
E’ mancata la buona e operosa
Erminia Giusti
in Bosio
La ricordano con affetto il marito Carlo
Alberto, nipoti e parenti tutti. I funerali
avranno luogo mercoledì 10 alle ore 11,30
nella Parrocchia Crocetta con partenza da
via Bidone 31 alle ore 11. La presente è
partecipazione e ringraziamento.
– Torino, 8 gennaio 2007
Gianni, Guli, Emanuela sono profondamente vicini al dolore di Carlo Alberto.
Presidente e Consiglio Direttivo dell’Associazione Immagine per il Piemonte partecipano commossi al dolore di Carlo Alberto
Bosio.
E’ mancata
Loredana Margheritini
vedova Stroppiana
anni 85
Lo annunciano i figli Sergio e Carla, la nuora Carmen, la nipote Clelia con Lucrezia
Angelo Andrea e Teresa. Funerali mercoledì 10 gennaio ore 10 Parrocchia Beata
Vergine delle Grazie.
– Torino, 7 gennaio 2007
O.F. Giubileo - tel. 011.6677031
– Collegno, 9 gennaio 2007
La famiglia Lué addolorata è vicina a Rina,
Andrea e Laura.
E’ mancato
Pasquale Didier
anni 82
Lo annunciano: la moglie Matilde, le figlie
Vittorina, Rosanna con Cosimo, Laura ed
Alessandra. Funerali martedì 9 gennaio
alle ore 11 Parrocchia Maria Maddalena,
frazione Thures Cesana Torinese.
– Torino, 9 gennaio 2007
avv. Sergio Gaviglio
Grazie Sergio per la tua amicizia e ti ricorderò sempre nella tua canzone. Andrea.
– Biella, 8 gennaio 2007
Giorgio Rita Angelo Andrea e Teresa si uniscono al dolore della famiglia.
Presidente, consiglieri di amministrazione, colleghi della “Terme di Acqui” partecipano al dolore del dott. Paolo Carulli e
familiari per la scomparsa del suocero
Giovanni Rolando Mariola
– Acqui Terme, 8 gennaio 2007
Vincenzo Barello esprime profonda solidarietà al dott. Paolo Carulli e famiglia.
Il 4 gennaio è improvvisamente mancato
Franco Muraca
Addolorati lo annunciano i famigliari e gli
amici. I funerali avranno luogo mercoledì
10 gennaio alle ore 11,30 nella Parrocchia
Madonna della Guardia.
– Torino, 8 gennaio 2007
E’ mancato all’affetto dei suoi cari l’
ing. Renato Grattarola
di anni 75
Ne danno l’annuncio la moglie Nelide
unitamente a Feri e Adriana e a tutti gli
affezionati cugini delle famiglie Grattarola
Ribaldone Gualfredo e Orta. Si ringrazia in
modo particolare il prof. Felice Riccardo
Grattarola, cugino, amico e medico, e gli
affezionati amici ing. Eugenio Chiusano,
dott. Enzo Lionetti, dott. Giorgio Pizzorno
e ing. Franco Vanni. Le esequie si terranno
martedì 9 gennaio alle ore 15 nella Chiesa
di S. Maria a Lu.
– Lu, 8 gennaio 2007
E’ mancato all’affetto dei suoi cari
Luigi Odone
di anni 60
Ne dà il doloroso annuncio la madre De
Marchis Norma Maria. SS. Rosario martedì
9 gennaio ore 20,30 in Parrocchia. Funerali
mercoledì 10 gennaio ore 11,30 Parrocchia
S. Domenico Savio. La presente è partecipazione e ringraziamento.
– Torino, 7 gennaio 2007
(continua a pag. 22)
LASTAMPA
MARTEDÌ 9 GENNAIO 2007
Analisi
CARLO BASTASIN
Un futuro
di minacce
uando la notizia del
blocco delle condutture di petrolio è
giunta a Bruxelles,
il gabinetto del commissario per l’Energia aveva
in mente un ben altro inizio di
settimana. Mercoledì sarebbe stato presentato un documento programmatico che
prevede in tre anni una riduzione delle emissioni inquinanti del 20%: un tocco di
verde sugli occhiali rosa di
Bruxelles. Per il Commissario per l’Energia Andris Piebalgs, il problema sarebbe
stato soprattutto quello di individuare uno slogan di ambizione all’altezza della retorica. E lo slogan in effetti era
pronto: «Una nuova rivoluzione industriale».
Nelle stesse ore la disputa
tra Mosca e Minsk, in cui si intrecciano energia, tasse e diritti territoriali, si scaricava
nel blocco da parte del monopolista russo Transneft della
tratta bielorussa dell’oleodotto «Druzhba» («amicizia», secondo la retorica dei Paesi
dell’ex Comecon) che alimenta gli impianti di Plock in Polonia e le raffinerie di Schwedt e di Leuna in Germania,
esponendo la fragilità economica e diplomatica dell’Europa. Per massimo potere simbolico, il blocco colpiva i terminali della Germania orientale a cento chilometri da Berlino, dove la cancelliera Merkel sta elaborando il piano
d’azione sull’energia che a
marzo dovrà dare un carattere concreto alla presidenza
tedesca dell’Unione europea.
Dal marzo 2006, la Commissione europea ha aperto
un ampio dibattito sul futuro
della politica energetica europea con un Green Paper che
raccoglieva le indicazioni del
summit di Hampton Court
dell’autunno 2005: i prezzi
del petrolio e del gas continuavano a crescere e la dipendenza energetica dell’Europa era apparsa come insopportabile anche in considerazione della natura dei Paesi
fornitori: Russia e Algeria, la
prima guidata dal muscolare
Vladimir Putin e la seconda
immersa nelle difficili condizioni dei Paesi del Nord Africa. Nessun analista dell’energia si è fatto illusioni: nello
stesso documento che sarà
presentato mercoledì a Bruxelles il giudizio è molto chiaro: «Per l’Europa i giorni dell’energia conveniente e sicura sono terminati».
L’analisi strategica del documento è allarmante: «A politiche invariate e con le tendenze attuali, la dipendenza
dell’Unione dalle importazioni di energia salterà dal 50%
del consumo totale odierno al
65% nel 2030». Le importazioni di petrolio aumenteranno
dall’82% al 93% del consumo
totale. Per il gas la dipendenza dalle importazioni crescerà in modo drammatico dal
57 all’84%. «La vulnerabilità
dell’economia europea dalle
forniture dei Paesi produttori sarà sempre più grave».
L’obiettivo della Commissione è di imporre alcuni
obiettivi quantitativi rispetto ai quali i capi di governo
dei 27 Paesi dovrebbero «legarsi le mani» sottoscrivendo un «piano d’azione» comune in occasione del summit
di marzo in Germania. Il primo punto è di completare il
mercato interno per l’elettri-
Q
Bersani: per l’Italia
nessun allarme
ROMA
La crisi scoppiata tra Minsk e
Mosca, e la chiusura da parte
dei
russi
dell’oleodotto
«Druzhba» che rifornisce di
petrolio i clienti europei della
Russia, non comporterà problemi eccessivi per l’Italia, che
dipendente più dal gas che
transita per l’Ucraina, dal
braccio meridionale dell’oleodotto. Quindi, l’incidente «allo
stato attuale non desta allarme o forte preoccupazione».
Lo afferma il ministro dello
Sviluppo Economico, Pierluigi
Bersani (nella foto sopra),
commentando la nuova guerra energetica scoppiata ieri
tra la Russia e la Bielorussia.
Insomma, per il ministro la vicenda sembrerebbei inquadrarsi nell’ambito di una ritorsione tra i due Stati ex sovietici. Tuttavia, ha aggiunto, «resta il problema dell’approvigionamento in Europa». «Al di là
dei fatti contingenti che possono riguardare singoli stati»,
ha commentato Bersani ieri, il
caso del nuovo conflitto energetico nell’Est dimostra comunque «che il tema della sicurezza degli approvvigionamenti è sempre più un tema
geopolitico al di là dei singoli
casi che possono accadere».
Nel frattempo la Presidenza tedesca di turno dell’Ue
guarda con «preoccupazione»
alla chiusura dell’oleodotto di
Bruzhba, attraverso la Bielorussia, e «si aspetta che le forniture che passano attraverso
l’oleodotto siano pienamente
Pierluigi Bersani
ristabilite il prima possibile».
È quanto ha dichiarato in una
nota il ministro tedesco dell’Economia Michael Glos. La
presidenza tedesca, assicura
il comunicato, «lavorerà vigorosamente per assicurare che
la restrizione delle forniture
di petrolio non causi colli di
bottiglia nella fornitura alle
compagnie e ai consumatori
europei» e ha fa appello a Minsk e Mosca «affinchè rispettino i loro impegni sulla fornitura e sul transito». Per Glos è
l’ennesima dimostrazione che
«un portafoglio energetico bilanciato è vitale per la sicurezza dell’energia» e che non ci
devono essere «dipendenze
da una sola parte». Comunque, ha aggiunto il ministro tedesco, per quanto riguarda la
Germania la situazione «non è
drammatica».
[E. ST.]
Estero 15
Il ricatto dell’Est
per un’Europa
fragile e divisa
Il gioco del potere nell’ex impero
Il sogno della «superpotenza energetica» di zar Vladimir
minacciato dagli ex fratelli dell’Urss che guardano altrove
NOME: VLADIMIR
COGNOME:PUTIN
COSA FA: PRESIDENTE DELLA RUSSIA
Vuole fare del suo Paese una «superpotenza energetica», i contratti per le forniture di petrolio e gas a
partner stranieri sono la
sua diplomazia
I
NOME: ALEXANDR
COGNOME: LUKASHENKO
COSA FA: PRESIDENTE DELLA BIELORUSSIA
«Ultimo dittatore d’Europa», al potere dal 1994,
propone ai russi una «unione» ma rifiuta i tentativi di
Mosca di metterlo sotto controllo
I
cità e per il gas, separando in
E qui, nella condivisione
modo chiaro la produzione degli interessi nazionali, codalla distribuzione dell’ener- me al solito l’Ue si troverà di
gia e sviluppando autorità in- fronte a seri ostacoli. Proprio
dipendenti di regolazione la Germania è sotto accusa
che disciplinino il mercato in per la riluttanza ad aprire i
un’ottica non nazionale. Le ri- mercati e per l’ostinazione
sorse rinnovabili dovrebbero con cui conduce una politica
essere
auenergetica bimentate fino
LE NUOVE STRATEGIE laterale con
a contare per
Meno
Bruxelles ammette Mosca.
il 20% del condi un mese fa
«Scordiamoci l’energia la Commissiosumo totale
sicura e conveniente» ne ha fatto
nel
2020.
Obiettivi miperquisire le
surabili saimprese tederanno posti IL DOPPIO GIOCO TEDESCO sche
Rwe,
per le biomas- La Germania sotto accusa E.On, EnBW
se e target
e Vattenfail
perché ha una politica accusate di
quantitativi
propria con il Cremlino concordare i
verranno proposti per il riprezzi
alla
sparmio energetico e l’uso ef- clientela. Il giorno prima Anficiente dell’energia. Ricerca gela Merkel e Jacques Chirac
e risorse dovranno essere avevano difeso i loro ex monomesse in comune anche per polisti pubblici dalle pressiosuperare eventuali emergen- ni di Bruxelles perché siano
ze. Infine dovrebbe essere separate produzione e distrisviluppata una politica ener- buzione dell’energia.
getica esterna comune.
Ma l’imbarazzo euro-tede-
NOME: ILHAM
COGNOME: ALIEV
COSA FA: PRESIDENTE DELL’AZERBAIGIAN
Il suo Paese possiede
grandi riserve di petrolio (meno di gas) sul Caspio. Amico
degli americani e degli inglesi,
ha aperto la sua mini-guerra
con i russi
I
sco è particolarmente forte
soprattutto perché Berlino
ha siglato un accordo nel
2005 col gigante russo Gazprom per la costruzione di un
oleodotto sotto il Mar Baltico
che assicurerebbe il rapporto diretto tra Russia e Germania saltando i Paesi intermedi, Polonia compresa. La mossa ha gettato più di un dubbio
sull’interesse di Berlino di
agire come rappresentante
degli interessi europei. La
stessa Merkel d’altronde sente la pressione della lobby tedesca dell’energia e non sembra disponibile a dare a imprese straniere la possibilità
di accedere agli enormi impianti tedeschi di stoccaggio
del gas a costo di violare il
mercato unico. Alcune questioni sono tanto controverse
che Berlino cercherà di toglierle dal tavolo nei prossimi
mesi, spostando l’attenzione
sui temi ecologici. In fondo su
quelli è molto più facile essere tutti d’accordo.
T2 PR CV
R
62 Cronaca di Torino
LA STAMPA
MARTEDÌ 9 GENNAIO 2007
LA POLEMICA CHIAMPARINO CONTRO IL MINISTRO FERRERO E RIFONDAZIONE
Appello del sindaco a Prodi
“Caserta si occupi di Tav”
“L’opera è una questione politica, l’Unione intervenga”
MAURIZIO TROPEANO
«Sono stufo. Le nuove dichiarazioni del ministro Ferrero
sono l’ulteriore prova che la
realizzazione della Tav è ormai quasi esclusivamente
una questione politica e allora io chiedo che la Torino-Lione entri ufficialmente nell’agenda politica del vertice
dell’Unione di Caserta». Sergio Chiamparino, sindaco di
Torino, risponde così alle affermazioni del ministro della
Solidarietà sociale che ieri
pomeriggio a Bussoleno incontrando i sindaci No Tav
della Val di Susa aveva spiegato: «La Torino-Lione c’è
già, è una splendida linea con
due binari. Si tratta di potenziarla». Musica per i sindaci
No Tav. Un ulteriore segnale
di allarme rosso per Chiamparino: «La realizzazione di
una rete infrastrutturale efficiente unifica tutte le regioni
e le grandi città del Nord e
costituisce uno dei punti centrali di quella che si può definire questione settentrionale. Una questione che il Governo non può eludere visto
che deve dare una risposta
all’Ue entro settembre». Aggiunge: «Prodi ha detto che
la Tav è una priorità. E’ ora
di dimostrarlo».
Prc e la moratoria
Chiamparino si rivolge al
premier e ai leader dell’area
riformista. Ferrero non sembra preoccupato: «So bene
che la mia opinione non è
quella di Chiamparino, non
lo è oggi come non lo era ieri». Il suo compagno di partito, Paolo Cacciari, capogruppo Prc in Commissione Ambiente della Camera, aggiunge che «Rifondazione chiederà al Governo una moratoria su tutte le nuove opere
della Tav».
La Cdl all’attacco
La presa di posizione di Ferrero scatena il centrodestra.
Secondo Roberto Cota, segretario regionale della Lega
Nord, «ben che vada il Gover-
no è nella confusione più totale. Ferrero dice l’esatto contrario di quanto dice il premier».
Osvaldo Napoli, parlamentare
azzurro, si scaglia contro «il
ministro di lotta e di Governo.
Ora tocca a Prodi dire una parola chiara e definitiva». Contro Ferrero però scendono in
campo anche esponenti del
centrosinistra come Daniele
Capezzone - «francamente sono sorpreso che nel governo ci
sia ancora qualcuno che dice
no alla Tav» - e l’assessore regionale ai Trasporti, Daniele
Borioli: «Sono al lavoro la Conferenza dei Servizi e l’Osservatorio che stanno cercando di
trovare soluzioni condivise.
Lasciamoli lavorare».
I lavori per il metrò in via Nizza: in primavera partirà lo scavo
LAVORI IN CORSO LE STAZIONI NELLE DUE PIAZZE
“Marconi” e “Nizza”
un piano di emergenza
per il cantiere metrò
ALESSANDRO MONDO
208 treni su linea storica
Il sindaco Chiamparino e il ministro Ferrero sono ai ferri corti
ATTACCO INFORMATICO
Un hacker russo perseguita
il sito contro l’Alta velocità
Un hacker russo ha assalito e messo in tilt uno dei
siti Internet dei Comitati
spontanei No Tav. «Da alcune settimane collegarsi all’indirizzo www.notav.it è
impossibile - racconta Alberto Perino, uno dei leader
della protesta -. Siamo vittime di un pirata della rete
che si collega dalla Russia e
che ha fatto saltare tutti il
nostro sistema». Inutili i
tentativi del webmaster si
ripristinare il collegamento:
«Ogni volta che riusciamo a
sistemarlo l’hacker riesce a
forzare le difese del nostro
sistema e fa saltare tutto».
Aggiunge: «Ci chiediamo
che interesse abbia un pirata a sabotare il nostro sito.
I
Alberto Perino
Non vorrei che qualcuno
dall’Italia lo finanziasse».
Ipotesi difficile da dimostrare. In ogni caso per convocare il presidio contro il ministro Di Pietro annunciato
sabato prossimo a Oulx il
movimento ha usato canali
più tradizionali.
[M.TR.]
Concetti analoghi ripete Mario Virano, presidente dell’Osservatorio: «Se quella di Ferrero è una constatazione sono
d’accordo con lui se invece è
una conclusione mi sembra un
pò anticipata». Anche perché
l’Osservatorio è alla sua terza
riunione e, seppur a piccoli
passi, qualche risultato lo ha
raggiunto. Ieri, ad esempio,
tecnici delle Ferrovie ed esperti della Comunità Montana
hanno condiviso il carico massimo che la linea storica potenziata potrà sopportare: 208
treni al giorno. Un dato che secondo Virano, però, dovrà essere aggiornato tendendo conto degli standard di sicurezza secondo Rfi ed Rff devono passare 7 minuti e mezzo tra un
convoglio e l’altro - e dell’impatto ambientale sui centri urbani dell’incremento del traffico. Senza dimenticare il collegamento con corso Marche
che su richiesta della Provincia sarà studiato da Rfi.
No Tav contro Di Pietro
Intanto il movimento si mobilita e torna in piazza contro il
ministro Di Pietro che sabato
prossimo dovrebbe partecipare ad un convegno organizzato dal sindaco di Oulx. La presenza dell’ex pm è in forse. I
No Tav, comunque, arriveranno in massa.
Metropolitana, scatta la fasedue. In primavera partirà lo
scavo del tunnel fra Porta
Nuova e corso Marconi, lungo via Nizza. Tra gennaio e
febbraio 2008 entrerà in azione la «talpa» per realizzare la
galleria da largo Marconi al
Lingotto.
L’investimento
complessivo, da Porta Nuova
al Lingotto, raggiungerà i 350
milioni. Il Comune ha già depositato presso il Ministero la
richiesta di finanziamento
per proiettare il metrò fino a
piazza Bengasi.
Queste le prossime tappe.
Più una, data per acquisita: a
settembre verrà aperto il
tratto della linea uno dalla
stazione XVIII Dicembre a
Porta Nuova.
Nell’immediato, partono i
lavori preliminari alla realizzazione delle stazioni Marconi e Nizza, in piazza Marconi
e piazza Nizza. Ieri i vertici
di Gtt, con l’assessore Sestero (Mobilità), hanno fatto il
punto in vista degli inevitabili disagi.
Andiamo con ordine. Il terminal dei bus in largo Marconi sarà spostato in corso Marconi, nel tratto fra corso Massimo D’Azeglio e via Madama
Cristina (fine lavori a metà
gennaio). I capolinea del 45 e
45 barrato verranno spostati
in corso Marconi angolo via
Ormea. Nessuna modifica per
quello del 61. Sempre su largo
Marconi sarà eliminata la postazione dei taxi: ampliata quella in corso Marconi angolo via
Madama Cristina. Lo spostamento dei sottoservizi che interferiscono con la futura stazione Marconi sarà portato a
termine dal 15 al 30 gennaio: i
cantieri occuperanno parte del
perimetro di largo Marconi;
l’immissione da e verso via Nizza su corso Marconi avverrà attraverso i controviali; previsti
restringimenti su via Nizza, dove verrà mantenuto il doppio
senso di marcia.
Situazione analoga in piazza Nizza. Fino al 28 febbraio. I
lavori interesseranno il controviale della piazza in direzione
Lingotto e si articoleranno in
due fasi: nella prima sarà coinvolta metà carreggiata del controviale, vicino agli edifici; nella seconda toccherà all’altra
metà della carreggiata, adiacente al viale centrale. In questa fase il mercato resterà al
suo posto. Lievi modifiche alla
viabilità, tutto come prima per
i mezzi pubblici. Da marzo il
cantiere si sposterà sulla carreggiata centrale, interessata
dai lavori per la costruzione
della stazione Nizza. Verde
pubblico: in largo Marconi saranno eliminati due alberi; uno
in piazza Nizza (altri 5 saranno
trapiantati). Info: www.metro.
torino.it
CN
LASTAMPA
MARTEDÌ 9 GENNAIO2007
Cuneo e provincia 59
VALLE ROJA
Esempi
Gli uffici
finanziari
(a sinistra)
hanno
modificato
lo skyline
di Cuneo
A destra
un complesso
ad Artesina
«segnalato»
in negativo
da Pro natura
e sotto
un capannone
fra i vigneti
nelle Langhe
per il quale
c’è una
proposta
della facoltà
d’Architettura
per coprirla
in modo
da ridurre
l’impatto
con
il territorio
Identificati
gli aggressori
del medico
cuneese
DENUNCIA. PRO NATURA
“Troppo cemento
in montagna
e fra i vigneti”
Sanino: “Indispensabile un piano di tutela
Anche nelle città esempi di territori violati”
«È una denuncia che puntualmente cade nel vuoto. Sembra
che la provincia di Cuneo, come
il resto d’Italia, abbia rinunciato
alla tutela del proprio paesaggio, una risorsa unica, che attira turismo di qualità. Esempi?
Ce ne sono miriadi, basta guardare le aree industriali ai confini di città e paesi, soltanto per
fare cassa con l’imposta comunale sugli immobili».
Domenico Sanino, 56 anni,
professore cuneese e da 12 anni
presidente di Pro Natura provinciale e regionale (10 mila gli
iscritti in Piemonte), continua
la battaglia per sensibilizzare
l’opinione pubblica. Pubblicazio-
ni, mostre, foto: i documenti parlano di una trasformazione del
territorio. In peggio. Spesso l’ambiente viene confuso con il paesaggio: il primo è strettamente
naturale, il secondo è l’interazione uomo-natura, un rapporto in
equilibrio per secoli, fino a qualche decennio fa.
diventare patrimonio dell’umanità dell’Unesco. Anche le località turistiche: prima in montagna si costruiva su aree marginali, per non sottrarre terreno
all’agricoltura, con materiali
del territorio. Oggi le seconde
case sono estranee al paesaggio alpino».
Cemento
Centinaia di esempi
«Il problema principale è l'edilizia - spiega Sanino -: ci sono
‘’case dormitorio’’ anche nella
periferie dei piccoli centri. Poi i
capannoni: brutti, tutti uguali,
poco funzionali. Si pensi alle
Langhe, quali brutture presentano, e si sono pure candidate a
In una conferenza a Cuneo sul
paesaggio Pro Natura ha tracciato un confronto tra quello inglese e la situazione nella Granda: «Le differenze sono abissali. Stupisce osservare come un
paese più industrializzato del
nostro abbia saputo maschera-
re nel territorio i capannoni. In
Inghilterra e Galles non si vedono: ma ci sono, ovviamente. Poi
le strade: da noi ci sono cartelli
stradali e pubblicità sistemati
in modo selvaggio».
Campagna
Un tempo i campi erano divisi
da bealere segnate da filari di
alberi. «Oggi arrivano contributi all’agricoltura e si intubano i
canali nei campi - aggiunge Sanino - : c’è un danno ambientale
(spariscono flora e fauna dei
corsi d'acqua), paesaggistico
(tagliati gli alberi) e ecologico
(durante le piene l’acqua in tubi
di cemento non può esondare
causando gravi danni a valle)».
Proposte
Pro Natura è chiara: da un lato
coprire quanto già fatto e mascherare le strutture esistenti
con quinte verdi, colori del territorio, specie rampicanti. Dall’altra seguire modelli innovativi che si rifanno alla geografia
del luogo: anche in questo caso
Pro Natura ha documentato valide strutture industriali a Barolo e Racconigi. «Ad esempio
con l’uso di legno, vetro e strutture tradizionali. Servirebbe
un piano di tutela regionale,
per programmare i futuri interventi».
[L. B.]
Sono stati identificati i giovani
che la notte di Capodanno, in
Val Roja, nei pressi di Saint Dalmas, hanno aggredito un medico cuneese e la fidanzata. Lo
hanno comunicato le autorità
francesi a Enrico Sanna, giornalista cuneese padre del medico, Simone. Quest’ultimo, ricercatore alla Columbia University di New York, seppur con tre
giorni di ritardo rispetto al previsto, è rientrato negli Stati
Uniti.
Simone Sanna (32 anni) e la
fidanzata Monica Bodria (25 anni, di Parma) erano stati fermati improvvisamente da due sconosciuti, attorno alle 3,30 del 1º
gennaio, mentre transitavano
sulla Route nationale 204, subito dopo l’abitato di Saint Dalmas. La coppia, dopo aver trascorso il Capodanno a casa di
amici, a Limone, era diretta all’aeroporto francese di Nizza,
da dove il dottor Sanna avrebbe dovuto partire per gli Stati
Uniti, alle 7. Subito i giovani italiani, vedendo due sconosciuti
sbarrare loro la strada, a piedi,
avevano pensato a una richiesta di soccorso. Quando uno dei
due aveva iniziato a colpire con
calci e pugni la loro auto avevano però capito di essere finiti in
una brutta avventura.
Simone Sanna è riuscito ad
evitare il primo blocco, ma pochi minuti dopo i giovani francesi hanno raggiunto l’auto italiana lungo la discesa verso Fontan, speronandola, poi superandola e bloccandola ancora una
volta, con una manovra in centro strada. Dalla vettura francese, una berlina chiara, erano
scesi questa volta tre giovani,
sempre con atteggiamento minaccioso. Ma nuovamente Sanna era riuscito a sfuggire, a
marcia indietro. L’inseguimento era poi proseguito fino a
quando il medico cuneese era
riuscito a tornare in Italia. Via
telefono, nel frattempo, aveva
allertato i genitori e la Polizia, a
Cuneo. Il giorno successivo era
andato a Tenda, alla Gendarmerie, per sporgere denuncia.
Agli investigatori aveva pouto
fornire la descrizione dell’aggressore che più a lungo era
stato vicino all’auto. Questo
l’elemento è stato determinante per l’identificazione dei responsabili, forse insieme alla
collaborazione di testimoni
francesi.
[M. BO.]
CN
LASTAMPA
MARTEDÌ 9 GENNAIO2007
Cuneo e provincia 61
IMMIGRAZIONE. APERTURA DELL’UNIONE
Finito l’incubo delle code
per i lavoratori romeni
E’ il secondo gruppo etnico occupato in agricoltura
FRANCESCO DOGLIO
CUNEO
Un 2007 che passerà alla storia per romeni e bulgari: dal 1
gennaio i loro Paesi sono entrati a far parte dell’Unione
europea e il loro rapporto con
la burocrazia dei permessi di
lavoro e di soggiorno, è completamente cambiato. Secondo i calcoli presentati con il
secondo rapporto sull'immigrazione in provincia di Cuneo sono più di 4000 i lavoratori romeni, l'11% circa dell'intera forza lavoro straniera.
La novità più importante
riguarda badanti, colf, edili,
metalmeccanici, lavoratori dirigenziali, altamente qualificati e stagionali che potranno
essere assunti direttamente:
sarà sufficiente la stipula di
un contratto, come per qualunque altro cittadino comunitario. Il nuovo status di questi soggetti non potrà quindi
che favorire i datori di lavoro
della provincia. E’ il caso del
settore agricolo, nel quale i
circa 600 romeni rappresentano il secondo gruppo etnico
sul totale degli occupati, superati solo dagli albanesi e alla
pari con i polacchi. I bulgari,
come per gli altri settori, sono pochi: circa 40.
«I cittadini di Romania e
Bulgaria - dicono in Questura
- possono entrare in Italia con
un documento riconosciuto e
valido. Per motivi turistici,
quindi, l'ingresso sarà molto
più agevole. Per quanto riguarda il lavoro, non dovranno più passare per lo sportello unico né fare tutte quelle
pratiche che sono richieste a
un altro lavoratore straniero.
Potranno essere espulsi dal
territorio italiano solo per
motivi di ordine pubblico o di
pubblica sanità. Stiamo aspettando disposizioni dettagliate
dal dipartimento che dovranno darci indicazioni su alcuni
casi specifici».
«I romeni - dice Roberto
Giobergia della Coldiretti Cuneo - rappresentano il secondo gruppo etnico nelle assunzioni delle aziende agricole
cuneesi. Con le nuove norme
in vigore dal primo gennaio viene superato il problema delle
quote con un grande risparmio
di tempo e denaro da parte dell'
azienda che potrà assumerli
senza differenze con lavoratori
italiani».
«Non abbiamo dati sull'occupazione stranieria - dice Donato Frontuto, funzionario
Confartigianato -. Il nostro settore è fatto da microrealtà e
non da grandi numeri. L'unica
valutazione che possiamo fare
è di ordine generale: ci sarà
un'agevolazione, seppur minima. L'artigianato moderno
non ha bisogno di braccia
quanto di teste».
I dati dell'Unione industriale rivelano che il 70% delle
aziende del Cuneese impiega
manodopera romena e bulgara. I due comparti dove maggiore è la presenza di lavoratori di questi due Paesi sono il
manifatturiero e l'edile. Angelo
Di Gennaro, responsabile del
personale «Maina»: «Già adesso abbiamo molte lavoratrici
romene stagionali. Sono circa
il 3% del totale degli occupati».
Le cifre
4148
Romeni
Nel Cuneese rappresentano il terzo gruppo,
dopo Albania e Marocco.
Il 54% di questi lavoratori
regolari sono donne
I
190
Bulgari
La presenza di lavoratori bulgari nella «Granda».
I
600
Romeni nei campi
La statistica fornita
dalla Coldiretti degli occupati nel comparto agricolo: 148 ad Alba, 93 a Fossano, 89 a Cuneo, 80 a Saluzzo, 36 a Bra, 25 Mondovì, 24 Savigliano e 7 Ceva.
Altri cento lavoratori sono impiegati in aziende
iscritte ad altre organizzazioni.
I
40
Bulgari nei campi
La statistica: 23 ad Alba, 5 Fossano, 4 Cuneo, 2
Saluzzo.
I
Anche le badanti potranno essere assunte direttamente
Ha costruito
un
mangimificio
Michelangelo
Rosso
in Romania
Intervista
LORENZO BORATTO
CUNEO
Michelangelo
Rosso è un veterinario di Villafalletto. Dopo
aver lavorato come libero professionista per
sette anni a Centallo e per
dodici come manager di
un’importante ditta di mangimi, dal 2003 ha iniziato le
sua attività in Romania.
Una storia di immigrazione
al contrario.
Come ha iniziato la sua attività a Timisoara?
«È successo per caso, sono
capitato in Romania per
una consulenza veterinaria.
Poi parlando con conoscenti ho capito che poteva essere una buona idea la costruzione di un mangimificio.
Oggi vivo a Timisoara».
Quali sono state le difficoltà
partendo da zero?
«Molte: sei in un paese nuovo, non conosci nessuno,
non conosci la lingua, i tuoi
cari sono lontani. Ma questo
è un paese accogliente, la
gente è disponibile. Come
per tutte le cose ci vuole del
tempo».
Qual è la situazione oggi?
«Produciamo mangimi per
tutti i tipi di animali e come
clienti abbiamo aziende sia
italiane, sia locali. La produ-
zione è di 70 tonnellate al
giorno e si potrebbe crescere
ancora molto, ma l'investimento iniziale è stato grande
e per ora va bene così. Qui lavorano 15 dipendenti, tutti romeni, e alcuni con un alto profilo professionale. Lo stipendio
va da 150 euro fino a 400 al mese».
Le prospettive
del paese quali
sono?
Come ha vissuto la gente il passaggio nella Ue?
«Grande fibrillazione: dalle
autorità alla popolazione. Loro si aspettano molto, pur sapendo che i problemi di fondo
non si risolveranno in poco temo. Strade tremende, molta
corruzione, sanità carente e
povertà che in
alcune zone è
drammatica.
Se sono qui è
anche per fare
il possibile e dare una mano a
migliorare questa situazione».
«Credo che in
futuro la Romania avrà un
grande sviluppo
economico, anche per merito
Ogni quanto tordell'ingresso
na in Italia?
nell'Unione eu«Ogni due meropea. Soltanto
si, per incontraa
Timisoara,
re i miei figli.
una delle zone
Michelangelo Rosso Ma non utilizzo
più vitali e svilibero professionista il volo da Culuppate di tutto
di Villafalletto che neo-Levaldigi
il Paese, ci sono
dal 2003 ha iniziato perchè atterra
4 mila italiani reun’attività in Romania a Bucarest che
sidenti che danda Timisoara
no lavoro a 300 mila persone. dista 800 chilometri, quindi
In tutta la Romania ci sono 13 per tutti gli italiani e i romemila imprese italiane e, dopo ni che vivono qui è un collela Germania, l'Italia è il paese gamento che serve a poco.
con i maggiori scambi econo- Utilizzo l'aeroporto della citmici. Una presenza importan- tà e volo direttamente su Tote e in continua crescita».
rino Caselle».
Chi è
il veterinario
VB
LASTAMPA
MARTEDÌ 9 GENNAIO2007
In breve
STRESA. ENERGIE ALTERNATIVE
“I motori elettrici
per i battelli
restano un sogno”
Il direttore della Navigazione replica
alla proposta lanciata da Italia Nostra
Verbania
Arrestato per hashish
sulle piste da sci
Stava «rollandosi» uno
spinello, sci ai piedi a bordo pista, ma i suoi gesti non sono
sfuggiti ai carabinieri. E’ così
che è stato arrestato, ieri,
Massimo Platinetti, 32 anni di
Verbania, che stava trascorrendo la settimana bianca a
Ortisei in Alto Adige. L’accusa è di detenzione abusiva di
stupefacenti. Il giovane aveva
nello zaino, che portava con
sé, un panetto di 50 grammi di
hashish sufficiente per confezionare almeno 200 spinelli. Il
giovane si è giustificato dicendo che la sostanza avrebbe dovuto servirgli per tutta la durata della vacanza.
[F.RU.]
I
Domodossola
Agenzia formativa
offre orientamento
Una giornata di orientamento per i ragazzi di terza
media, che devono scegliere
dove proseguire gli studi. La
offre l’agenzia formativa Vco
Formazione tenendo aperte le
proprie sedi scolastiche. Dalle
14 alle 18 di sabato studenti e
genitori possono accedere ai
laboratori e chiedere informazioni ai docenti su corsi e programmi. Le sedi sono: a Novara in Corso Risorgimento 420
per panificatore e pasticcere;
a Omegna in via XI settembre
5 per meccanico-attrezzista; a
Gravellona Toce in via Cirla
(angolo Via Nuova) per panificatore e pasticcere; a Verbania in via Vedani 2 per giardiniere, elettricista, operatore
ai servizi all’impresa e ai servizi commerciali.
[F.RU.]
I
Sui laghi nessuna sperimentazione di battelli elettrici
LUCA GEMELLI
STRESA
«Sui laghi esperienze non ce
ne sono, i battelli di rilevanti
dimensione a sola propulsione elettrica sono a livello assolutamente sperimentale».
A fare marcia indietro sulla
proposta lanciata dalle colonne de «La Stampa» dal vice presidente di Italia Nostra del Vco, Pietro Paolo
D’Amico, che aveva promosso l’idea di battelli elettrici
meno inquinanti e più silenziosi, è Massimo Checcucci,
direttore della Navigazione
Lago Maggiore e fino a due
anni fa in analoga posizione
per il Lago di Como.
«Esperimenti in passato
ne sono stati fatti - spiega quindici anni fa ho assistito
personalmente al varo di un
esemplare nella laguna di
Venezia, però ci sono ancora molti ostacoli tecnici».
Ad esempio i lunghi tempi di
ricarica delle batterie «che
renderebbero la soluzione
impraticabile per garantire
un servizio intenso come
quello turistico sul nostro la-
go». Anche in laguna, dove inquinamento acustico e moto
ondoso creano non pochi problemi, la sperimentazione è finora giunta alla creazione del
battello sperimentale ibrido
«Liuto» (ossia low impact urban transport omnibus).
Pur avendo a bordo una
batteria di due tonnellate, il
Liuto può rinunciare alla tradizionale propulsione a gasolio solo per brevi tratti, utiliz-
A Cannero esiste
il «Party Boat»
un catamarano
a pannelli solari
zando l’energia stoccata nella
batteria. Con i suoi 24 metri
di lunghezza, il battello «a basso impatto urbanistico» veneziano ha una portata di circa
230 passeggeri, ma viene utilizzato solo in forma sperimentale.
Altre soluzioni in prova sono quelle con generazione di
energia elettrica per mezzo di
alcune celle a combustibile e
VCO 59
altre ad idrogeno. Se il sogno
di un Lago Maggiore sulle cui
acque navighino solo imbarcazioni elettriche è lontano, il futuro potrebbe riservare non
poche sorprese. In Svizzera,
la società Mw line si è specializzata nella produzione di natanti che sfruttano l’energia
solare tramite pannelli, immagazzinandola in una batteria
per alimentare un motore
elettrico. Si va dall’Aquabus
1050, con una capacità fino a
24 passeggeri, al C60, che può
portare da 60 a 75 persone.
Alcune di queste imbarcazioni sono già in uso anche in
Italia: sui Navigli di Milano ce
n’è uno per il recente programma di escursioni e un altro naviga sulle acque di Cannero. Qui la società «Taxi Banano» propone per escursioni
e intrattenimento il catamarano solare, opportunamente
adattato, «Party Boat», letteralmente «barca da festa».
Senza sole, il catamarano
ha un’autonomia fino a otto
ore, che sale oltre le dodici
con lo sfruttamento dell’energia solare.
Verbania
Banca Popolare Intra
lancia «Conto Molto»
«Conto Molto»: è il neonato conto corrente della Banca
Popolare di Intra destinato ai
privati ma soprattutto alle famiglie. Il nuovo prodotto è offerto ad un canone mensile
bloccato fino al 2010 che consente la gestione del conto e
dei servizi accessori. Inoltre
consente di accedere gratuitamente ad operazioni illimitate
con tessera Bancomat e PagoBancomat, carta di credito, Internet Backing, pagamenti
delle bollette (luce, gas, telefono e acqua), invio estratto conto trimestrale. Unitamente a
«Conto Molto» la Bpi ha lanciato «Mutuo Immobile» offerto ad un tasso fisso del 5 per
cento fino alla fine di marzo
per mutui per un massimo di
15 anni.
[F.RU.]
I
Gianfranco Rainelli e Luciano Falcini
VOGOGNA. BILANCIO 2006
Manutenzione boschi
il prossimo obiettivo
del Consorzio forestale
Un progetto
finanziato
con 550 mila euro
per tre anni
Pareggia su 286.500 euro il
bilancio del Consorzio di filiera forestale del Verbano
Cusio Ossola approvato nei
giorni scorsi nella sede di via
Palazzo Pretorio a Vogogna.
Tra le voci dello strumento
finanziario spicca anche un
utile di 4.400 euro.
«E’ un bilancio positivo»,
commenta il presidente
Gianfranco Rainelli nel tracciare il consuntivo del Consorzio dopo i suoi primi quattro anni di vita. «Vale ricordare che l’ente - dice - vive
grazie alle sue iniziative nel
campo della valorizzazione
del patrimonio forestale e alle quote, piuttosto ridotte,
versate dai soci, che pagano
260 euro all’anno».
Il consorzio è nato nel
2003 usufruendo di un finaziamento regionale garantito per cinque anni, nel corso
dei quali si sta via via esauriendo. «Agli associati - continua Rainelli - vengono fornite consulenze ed informazioni sulle possibili sovvenzioni per interventi che permettano di migliorare il patrimonio silvo pastorale». In
pratica la sua nascita ha anticipato i tempi, come sottolinea il presidente: «Proprio
in questo periodo prosegue
l’iter della legge regionale
che spinge verso una gestione
associata del patrimonio forestale». Del Consorzio fanno
parte trentuno Comuni, cinque Comunità montane, la
Provincia e sei ditte private
del settore.
E’ di pochi mesi fa, inoltre,
l’ultimo progetto innovativo
attuato dall’ente diretto dal
domese Luciano Falcini: l’impianto di riscaldamento delle
piscine e del centro polisportivo di Omegna, che utilizza il
cippato di legna. «Sono impianti a biomasse che consentono un risparmio sui costi ma
soprattutto l’utilizzo di materiale legnoso delle nostre vallate. Un’operazione che ci per-
Tra le attività svolte
durante l’anno scorso
l’impianto a biomasse
delle piscine di Omegna
mette anche di occuparci della manutenzione dei boschi»,
dice Falcini.
Tra le attività condotte nel
corso del 2006 è doveroso citare la certificazione delle gestione forestale nei Comuni di
Macugnaga e Ceppo Morelli,
in Valle Anzasca. «Quest’anno - annuncia Falcini - daremo
vita ad un importante intervento di manutenzione dei boschi che svolgono funzione di
protezione da valanghe e dissesti. Il progetto, per il quale
si è ottenuto un finanziamento di 550 mila euro, durerà tre
anni e coinvolgerà i territori
boschivi di diversi Comuni della provincia».
[RE.BA.]