09 gennaio - Coldiretti Piemonte
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09 gennaio - Coldiretti Piemonte
rassegna stampa regionale indice martedì, 9 gennaio 2007 editoriali • la repubblica, i partiti in corsia (mario pirani) • corriere della sera, compromessi con il nemico (emanuele severino) • la stampa, due gradi e la terra si ribella (james lovelock) pagine nazionali • la repubblica, la rivolta delle industrie ue “no al taglio dei gas serra” sussidi agricoli usa e ue più vicini così il caldo anomalo uccide • corriere della sera, “gas serra, tagliodel 20%”. scontro nell’ue • la stampa, mosca chiude il rubinetto “minsk ci ruba il greggio” bersani: per l’italia nessun allarme pagine locali • la repubblica torino, il ministro ferrero boccia la “conferenza dei servizi” • la stampa torino, appello del sindaco a prodi “caserta si occupi di tav” • la stampa cuneo, troppo cemento in montagna e tra i vigneti finito l’incubo delle code per i lavoratori romeni • la stampa vco, manuntezione boschi il prossimo obiettivo del consorzio forestale ufficio stampa coldiretti piemonte piazza san carlo, 197 - 10123 torino - tel. 011.5622800 - fax 011.537017 - cell. 335.7174716 e-mail: [email protected] COMMENTI MARTEDÌ 9 GENNAIO 2007 I partiti in corsia (segue dalla prima pagina) A ANCHE dove non c’è la malvivenza camorristico-mafiosa il degrado di molte strutture ha raggiunto livelli scandalosi. A macchia di leopardo, perché sovente, nella stessa azienda vi sono isole di eccellenza accanto a carenze da terzo mondo. Proprio su queste colonne alcuni mesi orsono ho denunciato che al San Camillo e in altri ospedali romani il pronto soccorso in certi giorni di punta doveva respingere anche i ricoveri urgenti: i letti erano tutti occupati e così anche le barelle delle autoambulanze — impossibilitate, perciò, a ripartire — dove sostavano a tempo indeterminato pazienti che non si sapeva dove stendere. Ebbene, in quella stessa struttura vi è un centro trapianti (idem nel vituperato Policlinico Umberto I) di livello internazionale, con risultati superiori alla media europea. Sul banco di accusa nelle denunce e nelle polemiche di questi giorni sono stati posti in primo luogo medici e infermieri. È questo il frutto di una distorsione ingiusta che nasce dal fatto che i camici bianchi rappresentano l’interfaccia diretta del paziente. Questi non entra mai in contatto con il direttore generale, col direttore sanitario, con quello amministrativo, con l’apparato burocratico i cui vertici sono ormai tutti di nomina politica, soggetti a continua rotazione o destituzione (restano in carica in media fra i 18 mesi e i tre anni). Il cosiddetto manager, anche quando è capace e volenteroso, non ha di fronte un tempo lungo, una prospettiva pluriennale di lavoro, la certezza che viene da una professionalità riconosciuta e indiscussa. Spesso è dotato di fondi insufficienti in rapporto ai compiti che gli sono fissati e al soddisfacimento delle richieste. Il taglio o il rinvio della spesa è la sua vera arma. Anche gli appalti per le pulizie, per la mensa e per altre incombenze discendono da influenze clientelari politico-sindacali. Ci vuole coraggio, determinazione e soprattutto garanzia di un potere indipendente di gestione per controllare davve- M LA REPUBBLICA 21 MARIO PIRANI ro, giorno per giorno, che i capitolati che dovrebbero fissare i codici di applicazione (ad esempio le camere chirurgiche vanno pulite dopo ogni operazione, le corsie due volte al giorno e così via) siano rispettati e le inadempienze duramente sanzionate. Se anche per questo si deve rispondere ai padrini degli appaltatori il controllo non è certo severo. E parliamo degli amministratori di stimata capacità, non collusi intrinsecamente con la corruzione, come si è visto con il caso di Lady Asl, quando si crea un legame vizioso tra il controllore che gestisce tutti i bandi e il controllato (ditta delle pulizie o altro). Ne consegue, comunque, che anche la recente esplosione di motivate denunce, partite dall’esemplare inchiesta giornalistica di Fabrizio Gatti su «L’Espresso», conduce alla tesi, infinite volte sostenuta su queste colonne: l’occupazione partitocratica della sanità è causa di continui guai e ha, oltre tutto, annullato gli spazi di responsabilità dei dirigenti amministrativi e sanitari. Di più: ha dissolto il senso di appartenenza tra apparato di direzione, soggetto a una permanente fluttuazione e condizionamento politico, e azienda. Non sarà mai la “sua” azienda quella dove il dirigente sa che a ogni cambiar di vento politico sarà, nel migliore dei casi, traslocato. Frattanto i medici restano. Lì è la loro vita e il loro futuro. Non però il loro potere e le responsabilità che ne derivano. Queste sono state esautorate dall’alto e dal basso, dove i sindacati hanno praticamente ottenuto l’inamovibilità del personale (non del primario che è il solo licenziabile e a scadenza) con la conseguenza che buoni, mediocri e pessimi sono sullo stesso piano. Quando, però, scoppia lo scandalo per l’indecenza ambientale sono i medici e gli infermieri ad essere investiti dai pazienti e dai mass media, non il direttore amministrativo. Quando manca un pace-maker o una protesi d’anca e l’intervento deve essere rinviato è il cardiologo o l’ortopedico ad essere chiamato in causa da malati e famigliari. Certo, è pur vero che un personale ospedaliero demotivato e frustrato può, alle volte, lasciarsi andare a comportamenti censurabili. L’igiene, ad esempio, è un problema di attenzione e di educazione a trattare con i microbi e con i pericoli che ne derivano se non si attuano tutte le regole della sepsi, ma è difficile pretendere da un infermiere che si cambi i guanti ogni volta che tocca un malato quando vive in permanenti condizioni di stress e di pressione, non riuscendo neanche a portare a termine le sue molte incombenze. Infine, ma andrebbe posta al primo posto, vi è la questione degli stanziamenti pubblici per la sanità. Proprio nella “Linea di confine” di ieri ho citato il Rapporto Ceis-Sanità dove si dimostra che la crescita della spesa nel settore ci vede terz’ultimi in Europa, mentre, quanto a dimensioni, siamo in coda alla media dei 22 paesi più industrializzati del mondo. Il risvolto di questo “successo” sta nei tagli strutturali che ci condannano ad usufruire di ospedali fatiscenti e antiquati e a trascurarne, oltre ogni limite europeo, la manutenzione. Per l’igiene, più che nei Nas, resta da sperare nelle difese immunitarie di ciascuno di noi. Anche questa è una scelta politica. Del resto abbiamo sotto gli occhi il punto di arrivo di una scelta maturata, appunto, negli anni Ottanta e che permeò anche la sanità con lo slogan «più privato e meno Stato». Si agognò a logiche di mercato, alla competizione, alla trasformazione delle Unità sanitarie in “aziende”. Ai designati dai partiti s’impose la corona del “manager”. Il resto è cronaca quotidiana. Non posso concludere queste brevi riflessioni senza, però, mettere in guardia contro la svalutazione in atto, anche negli ultimi frangenti, del nostro Servizio sanitario. In gran parte del Centro Nord esso funziona, con i pochi mezzi a disposizione, a livelli paragonabili ai migliori standard europei. E anche nel Centro-Sud, laddove ci siano uomini e donne preparati, impegnati, dediti alla loro missione risultati, anche brillanti, non mancano. Non bisogna dimenticare che persino i migliori, quando lavorano a tempo pieno, hanno remunerazioni molto inferiori a quelle europee. Talvolta va loro richiesta, per contro, una maggiore umanità e gentilezza nel rapporto con i malati e i famigliari. La ministra della Salute, Livia Turco, ha inaugurato il suo mandato con l’impegno a mettere al centro del Sistema il paziente. Se vuole riuscirvi deve riportare in primo piano, con piena responsabilità, la professionalità del personale sanitario, di tutto il personale sanitario: medici, infermieri, amministratori. La politica deve fissare le linee di azione, le prospettive strategiche (più prevenzione, più cure a domicilio, più assistenza agli anziani, più medicina scolastica, fonti di finanziamento, ripartizione fiscale tra centro e periferia, il contributo privato, tanto per fare alcuni esempi). Ha l’obbligo, altresì, di fissare e garantire i livelli essenziali di assistenza e l’eguaglianza anche territoriale dei cittadini (un Fondo per il Mezzogiorno). Occorre inoltre promuovere strumenti autonomi e indipendenti di controllo. Per il resto la politica deve ritirarsi il più rapidamente possibile, senza sotterfugi o camuffamenti, dalla gestione degli ospedali e delle Asl. Se, per contro, anche il centro sinistra continuerà ad accamparsi all’interno delle corsie, allora ci risparmi almeno le ricorrenti litanie sul riformismo al di là da venire. Nessuno sa che farsene. LASTAMPA MARTEDÌ 9 GENNAIO 2007 GIAN ENRICO RUSCONI L’ERA DI FORD PRESIDENTE PER CASO SEGUE DALLA PRIMA PAGINA n effetti i partiti si stanno chiedendo che cosa perderanno e guadagneranno da questo o da quell’eventuale ritocco della legge elettorale. Non si interrogano se il sistema complessivo svolge la sua funzione costituzionale. Si è creato un circolo vizioso, che potrebbe essere rotto soltanto da qualche evento esterno, non necessariamente di natura drammatica, analoga all’ormai leggendaria (ma oggi considerata controversa) operazione di Mani pulite. Potrebbe essere anche un fatto minore, come la creazione di una nuova formazione partitica ovvero la ristrutturazione politica di forze già esistenti, del tipo partito democratico. Ma non è un caso che neppure il partito democratico vedrà la luce. Così tutto si tiene. Stiamo entrando in una fase di stagnazione politica. Da un lato c’è l’invecchiamento (non solo anagrafico) delle leadership dei due schieramenti politici e l’incapacità dei politici di seconda fila di trovare alternative. Paghi di controllarsi reciprocamente, non hanno neppure l’abilità di dar luogo a quella complicità generazionale che in altre circostanze e contesti storici ha prodotto rotture innovative. Dall’altro lato, in entrambi gli schieramenti continua a dominare una cultura politica che privilegia l’antagonismo di parte rispetto a ogni altro criterio. I toni aggressivi verbali sembrano attenuati, anche grazie alla pressione insistente del Presidente della Repubblica. Ma nella sostanza è cambiato ben poco. Questo spiega perché una questione cruciale, di interesse generale, come la riforma del sistema elettorale, venga declassata dalle parti interessate a mero strumento tattico. Un sistema elettorale politico è fatto per selezionare il personale di governo, per consentirgli di lavorare con efficacia e di essere mandato a casa, nel caso la sua azione fosse giudicata inadeguata dagli elettori. Invece oggi - nella deprimente prospettiva che nessuno degli schieramenti abbia la forza di staccare nettamente l’avversario - le due parti in causa almanaccano forme e formule contabili per prendere fiato rispetto all’avversario. In questo contesto anche lo strumento del referendum sembra aver perso quella forza propulsiva benefica che inizialmente si supponeva potesse avere. Secondo alcuni osservatori il referendum potrebbe addirittura essere controproducente. Infatti la proposta di un pre- I La Guerra Fredda non sarebbe mai stata vinta dall’America se non le avesse restituito equilibrio e fiducia nel suo ruolo internazionale HENRY KISSINGER uole un’antica tradizione che Dio preservi l’umanità, malgrado i molti peccati, perché in qualsiasi epoca vivono dieci persone che la riscattano, pur senza saperlo. Gerald Ford era uno di loro. Portato alla presidenza da circostanze imprevedibili, ha avuto un impatto così profondo da essere considerato, a buon diritto, provvidenziale. Schietto e alla buona, riuscì a ridare agli americani fiducia nelle istituzioni politiche e negli obiettivi. Aveva le virtù dell’America di provincia: sincerità, serenità, integrità. Usò la dignità naturale, piuttosto che la loquacità, come strumento politico, stringendo legami con i leader di tutto il mondo destinati a durare a lungo dopo la fine del suo incarico. Ma in questi giorni l’elogio, doveroso, del carattere di Gerald Ford, a volte ha oscurato la sua ottima presidenza. V Illustrazione di Irene Bedino I PARTITI PADRONI mio di maggioranza a liste elettorali unitarie non annullerebbe d’incanto (o per benevola coazione) le disomogeneità sostanziali tra le forze politiche che sono «volonterose» nell’uniformarsi in liste elettorali unitarie. In compenso provocherebbe l’irritato irrigidimento «identitario» delle altre forze minori che attualmente sono insostituibili negli equilibri di schieramento, soprattutto nel centro-sinistra (Rifondazione, Verdi, Comunisti DUE GRADI E LA TERRA SI RIBELLA JAMES LOVELOCK SEGUE DALLA PRIMA PAGINA a consapevolezza è poi cresciuta grazie agli studi effettuati in vari luoghi del cielo, della terra e del mare, riassunti nella Stern Review della Royal Society of London e presentati dal premier Tony Blair il 30 ottobre. Perché siamo stati così lenti, specie negli Stati Uniti, a scorgere il grave pericolo che incombe su di noi e sulla nostra civiltà? Cosa c’impedisce di realizzare che la febbre del riscaldamento globale è un fatto letale che potrebbe già essere uscito dal nostro controllo e da quello del pianeta stesso? Credo che rifiutiamo l’evidenza che il nostro mondo sta cambiando perché, come ci ha ricordato il saggio biologo Edward O. Wilson, siamo ancora dei carnivori tribali. Facciamo ancora fatica ad assimilare il concetto che noi e gli altri esseri viventi, dai microbi alle balene, facciamo parte di un’entità molto più grande e diversificata, ovvero la Terra vivente. Sono abbastanza vecchio per notare una notevole somiglianza tra l’atteggiamento che si aveva 60 anni fa verso la minaccia della guerra e quello che si ha oggi verso il pericolo del riscaldamento globale. La maggior parte di noi pensa che presto potrebbe accadere qualcosa di molto spiacevole, ma adesso come nel 1938 non sappiamo bene che forma avrà questo qualcosa e che fare per evitarlo. Finora la nostra risposta è stata esattamente come prima della seconda guerra mondiale: cercare una mediazione. L’accordo di Kyoto è stato incredibilmente simile al Patto di Monaco, con i politici che si mo- L Lettere e Commenti 35 strano ansiosi di intervenire ma poi in realtà si limitano a temporeggiare. Quello che è veramente a rischio è la civiltà. Come singoli animali non siamo niente di speciale, anzi in un certo senso la specie umana è una sorta di malattia del pianeta, ma è attraverso la civiltà che ci redimiamo e che siamo diventati una risorsa preziosa per la Terra. Esiste una piccola possibilità che gli scettici abbiano ragione e che possiamo essere salvati da eventi imprevedibili come una serie di eruzioni vulcaniche tanto forti da bloccare la luce solare e far raffreddare la Terra. Ma solo un perdente scommetterebbe la sua vita su una possibilità tanto improbabile. Qualunque siano le perplessità sui climi del futuro, non v’è dubbio che sia i gas a effetto serra sia le temperature stiano aumentando. Nel 2004 Jonathan Gregory e i suoi colleghi dell’Università di Reading hanno reso noto che, se le temperature globali aumentano di più di 2,7 gradi centigradi, il ghiacciaio della Groenlandia diventerà instabile, inizierà a sciogliersi e continuerà fino a scomparire in gran parte, anche se la temperatura poi ritornasse sotto i livelli di soglia. Dato che la temperatura e l’abbondanza di anidride carbonica sembrano strettamente correlate, la soglia può essere espressa nei termini dell’una o dell’altra. Gli scienziati Richard Betts e Peter Cox del Centro Hadley per le previsioni climatiche hanno concluso che un aumento di 4˚C della temperatura del globo sarebbe sufficiente a destabilizzare le foreste pluviali tropicali e a causarne la sparizione a favore della boscaglia o del deserto. Se ciò avvenisse, la Terra perderebbe un altro meccanismo di raffreddamento Italiani). Il risultato sarebbe quindi una situazione ancora peggiore dell'odierna. Naturalmente si può discutere a lungo su questa o su quella congettura e previsione. Un punto è certo: nessuno strumento istituzionale può creare la cultura e il senso di responsabilità politica che caratterizzano una democrazia matura. Da questo punto di vista è triste dover constatare che continuiamo a vivere in una democrazia immatura. e l’aumento della temperatura diventerebbe ancora più rapido. Il ghiaccio galleggiante dell’Artico copre un’area pari agli Stati Uniti ed è l’habitat naturale degli orsi polari e di altri animali. È anche la destinazione dei coraggiosi esploratori che hanno raggiunto a piedi il Polo Nord, ma più che altro ci serve come lente riflettente della luce solare estiva, mantenendo il mondo più fresco. Quando i ghiacci si scioglieranno, forse presto, potremo arrivare al Polo Nord in barca, ma avremo perso la capacità di condizionamento dell’aria del ghiaccio artico. Il mare scuro che lo sostituirà assorbirà il calore del sole e scaldandosi accelererà lo scioglimento dei ghiacci della Groenlandia. Anche se non possiamo tornare allo splendido mondo del 1800, quando eravamo solo un miliardo, potremmo comunque fare qualcosa per limitare le conseguenze del riscaldamento globale. Se esiste effettivamente una soglia e noi la superassimo, le nazioni del mondo potrebbero limitare i danni cessando le emissioni di anidride carbonica e di metano. L’aumento della temperatura rallenterebbe, come anche l’innalzamento degli oceani, e ci vorrebbe più tempo per raggiungere la fase calda finale rispetto al nostro modo di vivere attuale. Ma anche così i danni sarebbero enormi. Politicamente io sono un verde, ma sono prima di tutto uno scienziato. Per questo sollecito sempre i miei amici verdi a riconsiderare la loro ingenua fiducia nello sviluppo sostenibile e nell’energia rinnovabile. Prima di tutto, i verdi devono abbandonare la loro ostinata opposizione al nucleare. (*James Lovelock, autore di La rivolta di Gaia, è un pioniere dell’ecologia famoso per essere l’autore dell’ipotesi Gaia, secondo cui la Terra stessa è vista come un unico grande organismo. Ospite scientifico onorario al Green College dell’Università di Oxford, vive a Lounceston, Inghilterra) Traduzione a cura del Gruppo LOGOS Contribuì ad affrettare il collasso dell’Urss Fu grazie alla sua prudenza se i conflitti etnici a Cipro e in Libano non esplosero in una guerra regionale. Amministrò con saggezza l’agonia finale dell’Indocina. In Medio Oriente la sua tenacia produsse il primo accordo politico fra Israele ed Egitto. Aiutò a dar forma al documento conclusivo della Conferenza sulla sicurezza europea di Helsinki, fonte d’uno standard internazionale riconosciuto per i diritti umani che contribuì ad affrettare il collasso dell’impero sovietico. Sotto la sua presidenza è stata fondata l’Iea (International Energy Agency) per la collaborazione fra le nazioni che utilizzano petrolio. Ford fu anche uno dei fondatori degli annuali summit economici per la cooperazione tra le democrazie industriali. Durante i 29 mesi di presidenza continuò a negoziare col nostro principale avversario per la riduzione e il controllo degli armamenti nucleari e guidò l’iniziativa americana per portare la maggioranza al governo in Sud Africa, fattore decisivo nella fine del dominio coloniale. Il suo agire era permeato di attenzione ai valori umani. Sbalordì gli esperti e, devo dire, anche il suo Segretario di Stato, quando usò la prima telefonata dell’ambasciatore sovietico - cinque giorni dopo l’insediamento - per intercedere in favore di un marinaio lituano che quattro anni prima era stato arrestato dalle autorità sovietiche dopo aver chiesto asilo in America. Contro tutti i precedenti diplomatici, chiese che l’uomo, un cittadino sovietico in un carcere sovietico, non solo fosse rilasciato, ma anche affidato agli americani. Cosa ancor più sorprendente, fu esaudito. Portò in salvo 150 mila rifugiati in Indocina In Indocina, si concentrò sull’obiettivo di salvare il maggior numero possibile di vite fra chi si era affidato a noi. Portò così in salvo 150 mila rifugiati. Alla Conferenza di Helsinki, guardando negli occhi Breznev, proclamò «la profonda devozione dell’America per i diritti umani e le libertà individuali... Per il mio Paese queste non sono frasi fatte». Gli storici discuteranno a lungo su quale sia stato il presidente che ha contribuito maggiormente alla vittoria nella Guerra fredda. Pochi potranno negare che non sarebbe stata mai vinta se Ford, in un periodo tragico, non avesse restituito all’America equilibrio e fiducia nel suo ruolo internazionale. Appoggiato dall’amatissima famiglia, lasciò la Casa Bianca senza rimpianti. Averlo conosciuto, aver lavorato con lui sarà un titolo di merito per il resto della nostra vita. Agli inizi della presidenza, Ford mi confidò: «Mi arrabbio tantissimo, anche se non lo dò a vedere, quando non faccio bene come vorrei. Se non t’impegni a fondo per ottenere il massimo, non lo raggiungerai mai». Siamo qui per testimoniare che Jerry Ford ha sempre fatto del suo meglio e che questo si è rivelato essenziale per rinnovare la nostra società e dare speranza al mondo. © 2007 Tribune Media Services, Inc. Editrice La Stampa REDAZIONE AMMINISTRAZIONE TIPOGRAFIA 10126 Torino, via Marenco 32, tel. 011.6568111, fax 011.655306; Roma, via Barberini 50, tel. 06.47661, fax 06.486039/06.484885; Milano, piazza Cavour 2, tel 02.762181, fax 02.780049. Internet: www.lastampa.it. ABBONAMENTI 10121 Torino, via Roma 80, tel 011.56381, fax 011.5627958. Italia 6 numeri (c.c.p. 950105) consegna dec. posta anno €219; Estero: €410. Arretrati: un numero costa il doppio dell’attuale prezzo di testata. 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LA MINACCIA DEL CLIMA 10 LA REPUBBLICA MARTEDÌ 9 GENNAIO 2007 case e uffici ecologici regole più rigide Tra le richieste che preoccupano le industrie ci sono quelle che riguardano la costruzione di edifici ecologici, cioè a basso costo energetico Le aziende elettroniche sono inquiete per le richieste di regole più rigide da applicare alla fabbricazione dei loro prodotti le compagnie elettriche energie alternative Alle compagnie elettriche si chiede di bruciare meno combustibile e trasmettere energia in modo più efficiente Le nuove regole dell’Ue imporranno agli operatori energetici di usare fonti di energia rinnovabile benzina verde Le nuove politiche comunitarie prevedono un maggior utilizzo di benzina e combustibile verdi per i trasporti I PUNTI Domani la Commissione approva il piano per ridurre le emissioni. Le multinazionali: le nuove norme ci penalizzano La rivolta delle industrie Ue “No al taglio dei gas-serra” Barroso da Bush: insieme contro il riscaldamento globale ALBERTO D’ARGENIO BRUXELLES — Scoppia la guerra sulla politica ambientale dell’Unione europea. Mentre Bruxelles si accinge ad approvare la nuova strategia sulle emissioni di gas serra per salvare il Continente dalla catastrofe ormai prevista dalle stesse istituzioni europee, industrie ed ecologisti si spaccano sulla sostenibilità economica del piano. «Ci farà chiudere bottega», sostengono i primi, mente i secondi replicano che la «green economy» creerà occupazione e nuove prospettive di sviluppo. Intanto ieri il presidente della Commissione Ue, Josè Manuel Barroso, ha sollevato il problema del surriscaldamento del pianeta nel suo incontro a Washington con il presidente degli Usa George W. Bush. «Non si tratta solo di un importante problema ambientale — ha spiegato Barroso — ma anche di sicurezza globale e di sviluppo economico sostenibile». Un passo fondamentale per l’Europa che, senza l’appoggio dei partner globali, Sta- Il protocollo di Kyoto resterà in vigore fino al 2012 ma gli Stati Uniti finora non hanno dimostrato di volerlo ratificare Il presidente della commissione Ue: “Non si tratta soltanto di un problema ambientale, è in gioco il nostro sviluppo” L’INCONTRO L’ALLARME A destra, il presidente Ue Barroso e il presidente Usa Bush ti Uniti e Cina in testa, rischierebbe di essere l’unico continente ad impegnarsi nella lotta ambientale a partire dal 2012, quando il Protocollo di Kyoto — mai ratificato da Washington — uscirà di scena. Domani la Commissione Ue approverà la proposta, da sottoporre a marzo ai leader europei, per contenere il surriscaldamento del pia- È stata l’Europa a lanciare nei giorni scorsi l’allarme clima neta a due gradi centigradi rispetto all’era pre-industriale con un taglio del 30% delle emissioni di gas serra entro il 2020. Un provvedimento da prendere possibilmente insieme agli altri paesi industrializzati, ma che a Bruxelles, se necessario, alcuni vorrebbero prendere anche unilateralmente. Posizione che ha già REPUBBLICA RADIO TV Montagna senza neve: se ne parla alle 11.30 con Daniele Cat Berro Claudio Morelli e Ettore Livini fatto insorgere le grandi industrie del Vecchio Continente. Per Michael Wurth, presidente di “Arcelor Mittal France”, scomparto transalpino del leader mondiale dell’acciaio, se approvata dai premier Ue la proposta sarebbe del tutto controproducente perché al posto di combattere l’inquinamento azzopperebbe la produzione euro- pea facendo aumentare l’import dai paesi con regole ambientali meno stringenti. Affermazioni sostenute da aziende di genere diverso, come la “Lufthansa”, secondo cui le compagnie aeree europee sarebbero in una posizione di svantaggio rispetto ai concorrenti globali. E la linea delle grandi imprese sembra essere difesa dal commissario Ue all’Industria, il tedesco Guenter Verheugen: «Dobbiamo dimostrare una leadership ambientale, ma non ha senso farlo da soli, specialmente se i costi ricadono sulle spalle dell’economia europea», ha scritto in una lettera a Barroso. E a poche ore dalla sua approvazione, spunta l’ipotesi di uno smussamento della proposta della Commissione, con il taglio del 20% delle emissioni per il prossimo decennio. Ma per ogni voce che critica il piano di Bruxelles, se ne leva una a suo sostegno. “Edf Energie Nouvelles”, ad esempio, assicura che l’economia a basso impiego di carbone farebbe aumentare l’occupazione e produrrebbe energia low cost. LA REPUBBLICA 11 MARTEDÌ 9 GENNAIO 2007 Doha round Sussidi agricoli Usa e Ue più vicini WASHINGTON — Il presidente Bush è determinato a raggiungere un accordo sul «Doha Round», anche se il tempo sta stringendo. Il presidente della Commissione Europea Barroso, incontrandosi con i giornalisti dopo un colloquio ed una colazione di lavoro con Bush alla Casa Bianca, ha sottolineato di essere ottimista sulla possibilità che i negoziati commerciali, finiti in luglio in un vicolo cieco, possano essere rilanciati. «Non possiamo mancare questa opportunità — ha detto Barroso — siamo giunti al momento delle verità. Se perdiamo il momento giusto il ritardo potrebbe essere di anni». A luglio scadrà il potere di Bush di ottenere dal Congresso una approvazione rapida usando il fast track (assenso o bocciatura, senza possibilità di cambiare il testo). Barroso ha sottolineato che un accordo sul Doha Round, il processo negoziale nell’ambito della Wto (Organizzazione mondiale del Commercio) bloccato dalla questione dei sussidi agricoli, rappresenterebbe un successo non solo in campo commerciale, ma anche «sotto il profilo del livello di vita, dello sviluppo, degli aiuti ai paesi poveri». GAS NOCIVI Per evitare il peggio, le emissioni di gas ad effetto serra dovranno essere drasticamente ridotte Su scala planetaria la catastrofe climatica ucciderà 450mila persone Le operazioni preventive riusciranno a compensare solo in parte i danni previsti la salute Così il caldo anomalo uccide Allarme dell’Oms: epidemie, allergie e insetti faranno strage in Europa ANTONIO CIANCIULLO ondate di calore Nell’ipotesi di un aumento della temperatura pari a 3 gradi, nel 2070 in Europa si registreranno 86 mila morti in più all’anno. Mentre, nell’ipotesi di un aumento che si fermi alla soglia dei 2,2 gradi, il bilancio sarà di 36 mila morti in più all’anno rischio alluvioni Tra il 1995 e il 2004 nell’Europa geografica ci sono state 30 inondazioni importanti che hanno colpito 2,5 milioni di persone e causato circa mille morti. Al 2070 il rischio inondazione coinvolgerà oltre 15 milioni di persone, pari al 2,5 per cento della popolazione ROMA — E’ come se ogni anno un uragano spazzasse via una città grande come Ancona. Nel 2030, con ogni probabilità, il bilancio della catastrofe climatica su scala globale salirà a 450 mila morti, triplicando le vittime registrate nel 2000. La previsione porta la firma dell’Organizzazione mondiale della sanità e tiene conto soprattutto dell’impatto crescente delle ondate di calore che devastano le città, delle alluvioni che mettono in ginocchio intere regioni e delle epidemie rilanciate dalla crescita inarrestabile della temperatura. «E’ un dato ancora da affinare, ma l’evoluzione delle stime va purtroppo nel senso di un continuo peggioramento», spiega Roberto Bertollini, responsabile europeo del settore ambiente e salute dell’Oms. «Sulla base della disastrosa estate del 2003, costata all’Europa 35 mila morti, abbiamo calcolato che, nell’ipotesi di un aumento di 2 gradi entro il 2070, nel Vecchio Continente avremo 36 mila vittime in più. Con un aumento di 3 gradi il conto salirà a 86 mila». Di fronte a questa prospettiva, l’Organizzazione mondiale della sanità sta già rivedendo i suoi piani di investimento per concentrare l’attenzione e gli sforzi in direzione delle nuove emergenze legate al grande caldo. Una buona risposta da parte del servizio sanitario potrà riuscire in parte a compensare i danni, ma il bilancio resta drammatico. Anche perché i colpi da parare sono troppo numerosi. Nelle città sotto stress il calore intrappolerà lo smog aumentando la concentrazione di polveri sotti- Nel nostro paese, la malaria che era endemica fino a pochi anni fa, potrebbe tornare a colpire li e di ozono che già oggi costano alle 13 maggiori città italiane quasi 9 mila morti l’anno: per ogni 10 microgrammi d’incremento dell’ozono nell’aria che respiriamo si avrà una crescita della mortalità pari allo 0,3 per cento. Neanche chi vive in campa- gna potrà considerarsi al sicuro perché i grandi fiumi si stanno trasformando in presenze minacciose: l’incubo del 2002, con il Danubio che ha messo in ginocchio tutta l’Europa centrale, rischia di riproporsi con frequenza crescente. Tra il 1995 e il 2004 nell’Euro- pa geografica si sono registrate 30 inondazioni gravi che hanno colpito 2,5 milioni di persone provocando mille morti. Nello scenario elaborato dall’Oms nella seconda metà del secolo il 2,5 per cento della popolazione europea si troverà ad abitare in aree a rischio inondazione: oltre 15 milioni di persone dovranno vivere con la valigia pronta, per scappare quando suonerà l’ora dell’evacuazione. Il global warming diminuirà la sicurezza alimentare ed espanderà la zona di diffusione di malattie finora confinate nelle zone tropicali. Per ogni grado di aumento della temperatura ci sarà una crescita dei casi di salmonellosi compresa tra il 5 e il 15 per cento. E la malaria, che in Italia era endemica fino a pochi decenni fa, potrebbe tornare a colpire. Oggi è stata stroncata e i pochi casi che si registrano sono persone tornate a casa dopo essersi ammalate in un altro paese, ma le nuove condizioni climatiche forniranno una cornice che ne faciliterà la diffusione, anche se su questo fronte abbiamo la possibilità di agire con efficacia: una volta localizzato un eventuale focolaio si può intervenire con una bonifica ambientale. Altre malattie trasmesse da animali si stanno però già diffondendo. Ad esempio l’encefalite virale da zecche che guadagna terreno in Svezia, in Norvegia e nella Repubblica Ceca. «Perfino le modifiche delle rotte migratorie degli uccelli, che si stanno spostando sempre più a Nord, ha riflessi sulla salute», continua Bertollini. «Assieme agli animali viaggiano i virus e un’alterazione degli habitat ha ripercussioni che comportano anche una diversa distribuzione degli agenti patogeni». le malattie L’aumento del caldo provocherà l’incremento delle malattie provocate dai microrganismi. Ad esempio i casi di salmonellosi, che già oggi in Europa si contano a decine di migliaia, cresceranno dal 5 al 15 per cento per ogni grado in più di temperatura. aria più inquinata Un effetto della maggiore insolazione sarà l’aumento dello smog fotochimico e dell’ozono. Per ogni 10 microgrammi di incremento della concentrazione di ozono nell’aria si avrà un aumento della mortalità pari allo 0,3%. Nelle maggiori città italiane già oggi questo inquinamento uccide 516 persone l’anno L’encefalite virale da zecche sta guadagnando terreno in Svezia, in Norvegia e nella Repubblica Ceca 20 Cronache C ORRIERE DELLA S ERA U M ARTEDÌ 9 G ENNAIO 2007 # CLIMA, L’ITALIA MINACCIATA 1 La siccità In Italia 16.100 kmq di territorio, pari al 5,35% del Paese, sono colpiti dal processo di inaridimento dei suoli. Secondo l’Ue l’Italia, in 20 anni, ha visto triplicare la portata del fenomeno e si stima che il 27% del territorio nazionale sia a rischio desertificazione, specie al Sud 2 La malaria Gli scienziati prevedono che per il 2070 la temperatura si sarà alzata di 2-3 gradi. Questo potrebbe causare la diffusione anche in Italia di insetti che vivono tipicamente nelle regioni tropicali e che portano malattie trasmissibili all’uomo come la malaria 3 La tragedia mentre pulivano l’impianto Il livello del mare Attorno al 2070 il livello medio del Mediterraneo potrebbe essere salito di un metro. Solo in Italia scomparirebbero circa 3.500 km di coste basse (il 43% dell’intero sviluppo costiero), come quelle di Veneto, Friuli Venezia-Giulia, Lazio, Puglia, Sicilia Mantova, 2 giovani operai stritolati dentro un silos MANTOVA — Sei ore. Tanto ci hanno messo i vigili del fuoco per recuperare i resti di Andrea Guaita, 32 anni, e del suo collega Roberto Azzoni, 19. Stritolati dalle pale di un silos per il grano (nella foto), in cui erano entrati per effettuare la pulizia degli ingranaggi. A mezzogiorno, quando i due giovani hanno iniziato il lavoro, intorno al gigantesco silos della cooperativa agricola «La Redenta» di Pegognaga, nel Mantovano, non c’era nessuno: l’allarme è scattato solo quando gli altri dipendenti si sono insospettiti per l’assenza prolungata di Andrea, alla «Redenta» già da qualche anno, e Roberto, perito agrario diplomato da poco, assunto l’estate scorsa. L’ipotesi più probabile è che il meccanismo sia rimasto acceso, risucchiando uno dei due operai; l’altro sarebbe morto nel tentativo di salvarlo. Tentativo vano: gli ingranaggi dell’imbuto a pale che smista il grano all’interno del silos, hanno devastato i corpi, ora ricomposti nella camera mortuaria dell’ospedale di Suzzara. La Procura mantovana ha aperto un’inchiesta: pare che fosse una prassi effettuare la pulizia del silos con le pale attivate, per facilitare la fuoriuscita del grano. Il sostituto procuratore Giulio Tamburini dovrà accertare se l’azienda ne fosse a conoscenza. «Gas serra, taglio del 20%». Scontro nell’Ue L’Europa cerca un compromesso. Domani la decisione di Bruxelles DAL NOSTRO INVIATO BRUXELLES — La Commissione europea si prepara a varare domani una linea di compromesso sul suo piano per la politica energetica dell’Europa, elaborato per contrastare i sempre più preoccupanti cambiamenti climatici, per abbassare il costo delle bollette e per ridurre la crescente dipendenza dell’Europa dalle importazioni di petrolio e gas. I commissari risultano divisi soprattutto sulla quota di riduzione delle emissioni inquinanti, considerate responsabili del surriscaldamento del pianeta. Al 30% proposto per il 2020 dal commissario per l’Ambiente, il greco Stravos Dimas, si contrappone il 15% chiesto dal responsabile dell’Industria, il tedesco Gunter Verheugen. Nella contrastata riunione dei capi di gabinetto, che ieri ha preparato l’incontro di domani della Commissione, è stata valutata positivamente l’ipotesi di una riduzione minima del 20% dei gas serra (per venire incontro alle esigenze delle industrie), incrementabile in seguito all’esito delle trattative internazionali e compensato con una estensione al 20% del ricorso alle energie rinnovabili (gradite dagli ambientalisti). Ma l’accordo complessivo non è scontato perché il piano energetico, che la Commissione deve sottoporre all’approvazione dei 27 governi dell’Ue nel vertice del marzo prossimo, tocca numerosi aspetti del settore energetico, generando altri contrasti e opposizioni ancora non tutte composte. L’istituzione di Bruxelles ha recepito l’allarme degli scienziati sui cambiamenti climatici provocati dalle emissioni inquinanti, che scaturiscono quasi completamente dall’energia non pulita. Si temono seri danni per la salute e perfino una futura desertificazione delle aree europee affacciate sul Mediterraneo. Dimas ritiene necessaria una riduzione dei gas serra del 30% entro il 2020, anche per attribuire all’Europa la guida delle strategia internazionali di passaggio alle energie sostenibili. Ma Verheugen ha definito questo livello troppo oneroso per le imprese e ha chiesto di dimezzarlo. Gli altri 25 membri della Commissione sono divisi con diverse gradazioni. La proposta di compromesso al 20% è garantito, da incrementare eventualmente al 30% qualora i Paesi extracomunitari accettassero il livello ROMA HA SVENTATO BORSEGGIO: LO RIFAREI «Quando ha infilato la mano nella borsa ho urlato. Mi ha gridato "vattene brutto handicappato", mi ha dato pugni e calci. Ma lo rifarei». Gianluigi Barbieri (foto), 32 anni, è il disabile che ha sventato un borseggio su un bus a Roma. Individuato uno dei tre ladri. più alto. Il presidente della Commissione, Josè Manuel Barroso, ieri era alla Casa Bianca per sensibilizzare sull’argomento il presidente Usa George Bush, il più duro oppositore delle strategie ambientaliste sui cambiamenti climatici. Le riduzioni delle emissioni dovrebbero passare al 35% per il 2030 e al 50% nel 2050. Nel compromesso è stata inserita l’estensione al 20% dell’uso delle energie rinnovabili (eolica, solare, biomasse, idroelettrica, ecc.). Ora l’obiettivo è limitato al 12% entro il 2010. Secondo un sondaggio Eurobarometro le energie rinnovabili risultano graditissime ai cittadini europei, che invece bocciano senza appello l’alternativa del nucleare (solo un 20% l’accetterebbe). La stessa rilevazione segnala che il problema energia interessa i cittadini meno dell’occupazione o della sicurezza. Gradirebbero principalmente una riduzione dei costi delle bollette. La Commissione propone così di abbassare i prezzi dell’energia liberalizzando il mercato. Il commissario per la Concorrenza, l’olandese Neelie Kroes, ritiene essenziale separare la produzione dalla distribuzione per ridurre le posizioni dominanti e i prezzi. Ma la Germania e la Francia, che difendono i colossi nazionali dell’energia, si oppongono e chiedono un intervento più morbido. Ivo Caizzi SUPERENALOTTO LOTTO Combinazione vincente Estrazione di lunedì 8 gennaio Bari Cagliari Firenze Genova Milano Napoli Palermo Roma Torino Venezia Nazionale 53 87 58 71 3 45 49 77 88 48 46 Giochi e pronostici su www.corriere.it 20 41 50 37 67 57 59 12 36 90 80 19 7 24 26 29 23 71 13 19 3 16 78 52 72 73 44 79 56 85 50 8 24 88 35 17 45 36 25 48 30 55 83 42 3 45 49 53 58 77 48 Numero Jolly 46 Numero Superstar Montepremi Ai 6: Jackpot: Ai 5+1: Ai 5: Ai 4: Ai 3: Ai 5 stella: Ai 4 stella: Ai 3 stella: Ai 2 stella: Ai 1 stella: Ai 0 stella: 4.010.378,49 nessuno 35.435.607,31 nessuno 80.207,57 480,28 12,06 nessuno 48.028,00 1.206,00 100,00 10,00 5,00 14 Estero LA STAMPA MARTEDÌ 9 GENNAIO 2007 TORNANO LE GUERRE DEGLI IDROCARBURI NELL’EX URSS Mosca chiude il rubinetto “Minsk ci ruba il greggio” Bloccato il principale oleodotto in direzione dell’Europea ANNA ZAFESOVA Sembra un déjà vu, una replica dei primi giorni dell’anno scorso: la Russia chiude di nuovo il rubinetto di un oleodotto che pompa greggio verso l’Europa, per ripicca contro una ex repubblica sovietica riottosa. Stavolta però a rovinare il gioco non è l’Ucraina «arancione» desiderosa di liberarsi dal giogo del Cremlino, ma la Bielorussia, la più stretta alleata di Mosca, «l’ultima dittatura d’Europa». Che ieri mattina si è vista bloccare le forniture di petrolio da Mosca, attraverso l’oleodotto «Druzhba» - un nome ereditato dal- Per ora non c’è pericolo Germania e Polonia hanno riserve di petrolio ancora per qualche mese l’Urss, che significa «amicizia» e suona oggi abbastanza beffardo che riversa il greggio russo verso l’Europa. Il petrolio non arriverà più in Germania, in Ungheria, in Slovacchia e in Polonia. Da Mosca il viceministro dell’Economia Andrej Sharonov annuncia una «guerra commerciale» tra russi e bielorussi, e accusa Alexandr Lukashenko di aver «buttato la prudenza dalla finestra». Mosca afferma di essere sta- E’ morto Gianni De Matteis giornalista e sindaco Lo annuncia la famiglia. I funerali martedì 9 gennaio alle 14,30 nella Chiesa parrocchiale di San Giovanni Bosco a Cuneo. Non fiori ma eventuali offerte all’Associazione “Voglia di crescere Onlus” (c/c 972 ABI 6906 CAB 10209 Banca Regionale Europea, Cuneo). – Cuneo, 8 gennaio 2007 Il Presidente, il Consiglio di Amministrazione, il Collegio Sindacale, il Direttore Generale, il Vice Direttore Generale, i Dirigenti e i Dipendenti tutti dell’Editrice La Stampa SpA partecipano al dolore della famiglia per la scomparsa di Gianni De Matteis – Torino, 8 gennaio 2007 La Direzione e la Redazione de La Stampa prendono parte al dolore dei famigliari per la morte di Gianni De Matteis – Torino, 8 gennaio 2007 Giulio Anselmi partecipa con affetto al dolore della famiglia per la perdita di Gianni De Matteis – Torino, 8 gennaio 2007 Laura Carassai ricorda con molto affetto GIANNI ed è vicina alla figlia Renata. Partecipano amici e colleghi: Maurizio Alfisi Piercarlo Alfonsetti Antonella Amapane Renato Ambiel Mirella Appiotti Manuela Arami Maria Paola Arbeia Renato Arduino Gianni Armand Pilon Maurizio Assalto Barbara Barale Claudia Barale Ivano Barbiero Riccardo Barenghi Carlo Bastasin Mario Baudino Roberto Beccantini Roberto Bellato Pietro Benacchio Piero Bertoglio Gian Paolo Boetti Carlo Bologna Costanza Bono Lorenzo Boratto Luciano Borghesan Mario Bosonetto Piero Bottino Giacomo Bramardo Andrea Buffa Daniele Cabras Sergio Calzia Emma Camagna Stefanella Campana Mimmo Càndito ta costretta a chiudere il rubinetto dopo che, per due giorni, i bielorussi hanno prelevato illegalmente il greggio in transito verso l’Europa, rubando già 80 mila tonnellate. Minsk replica di aver riscosso in questo modo un nuovo dazio, di 45 dollari per tonnellata, sul transito dell’export russo. La Russia considera la misura «illegale», e nonostante l’urgente partenza ieri di una delegazione bielorussa verso Mosca, per «dirimere le reciproche lamentele», i russi sono irremovibili: non si tratta fino alla sospensione del dazio della discordia. Una «guerra del petrolio» che è la vendetta per la «guerra del gas» apparentemente vinta da Mosca nelle ultime ore del 2006. Gazprom ha deciso di inaugurare il 2007 con un nuovo listino prezzi per gli ex fratelli sovietici, e se il capodanno 2006 con il black-out a Kiev era apparso come una chiara punizione per coloro che volevano guardare più a Ovest che a Est, un anno dopo non è stato risparmiato nemmeno l’amico Lukashenko. Per il quale il prezzo politico del metano a 46 dollari per mille metri cubi era una sovvenzione per la sua economia ancora sovietica. Mosca ha alzato il prezzo a 100 dollari, sapendo che il dittatore di Minsk non ha margini di manovra: dall’energia russa dipende la sopravvivenza del suo regime. Ma Putin non ha calcolato che Giovanni Capponi Gian Paolo Carlini Marina Carpini Armando Caruso Michela Casale Alloa Daniele Cavalla Giovanni Cerruti Pierpaolo Cervone Sandro Chiaramonti Andrea Chatrian Selma Chiosso Gian Piero Civalleri Alessandra Comazzi Carlo Francesco Conti Simonetta Conti Vanni Cornero Dario Corradino Barbara Cottavoz Franco Cottini Barbara Cottavoz Sabina Cravero Fiorenzo Cravetto Andrea Crosetti Alberto Cucchietti Piero Dadone Massimo Delfino Enrico De Maria Francesco Doglio Luca Dondoni Ottavia Emmolo Roberto Eynard Mauro Facciolo Giovanna Favro Mattia Feltri Gilberto Ferrando Marco Ferrando Luca Ferrua Giuseppina Fiori Roberto Fiori Emanuele Forzinetti Roberto Franchini Amedea Franco Fabio Galvano Andrea Garassino Luciano Genta Carlo Giordano Massimo Gramellini Francesco La Licata Aldo Lamanna Sergio Lanteri Umberto La Rocca Luigi La Spina Claudio Laugeri Giancarlo Laurenzi Fulvio Lavina Grazia Longo Aldo Mano Valter Manzone Franco Marchiaro Marco Marello Antonella Mariotti Giampaolo Marro Maria Teresa Martinengo Cesare Martinetti Gianni Martini Roberta Martini Raffaello Masci Massimo Mathis Cristina Meneghini Fulvio Milone Beppe Minello Emanuela Minucci Sergio Miravalle Stefania Miretti Damaride Moccia Rocco Moliterni Federico Monga Barbara Morra Silvana Mossano Bruno Murialdo Gianni Neberti Marco Neirotti anche Lukashenko poteva ricattarlo: una nuova disputa sull’energia avrebbe infatti risvegliato la paura degli europei di restare senza riscaldamento, distruggendo la reputazione della Russia, dopo che Putin ha passato il 2006 a presentarsi come fornitore affidabile. Il mercato del greggio ieri ha subito reagito salendo dopo la flessione degli ultimi giorni: più 84 centesimi in due ore per i futures con scadenza a febbraio a Londra e New York. Il commissario Ue all’Energia, Andris Piebalgs, ha rassicurato che la chiusura dell’oleodotto «non pone rischi immediati». La Polonia ha riserve per 80 giorni e la Germania per 130. Il commissario non ha escluso la convocazione di una riunione degli esperti dei 27 per discutere la nuova emergenza. Infatti, la chiusura dell’oleodotto più importante per le forniture russe in Europa - 1,2 milioni di barili al giorno, divisi in due tracciati, verso la Germania e la Polonia, e verso Sud, destinatari ucraini, cechi e ungheresi - riporta la Ue faccia a faccia con la sua dipendenza da un partner «problematico» come il Cremlino, circondato da amici-nemici-clienti senza troppi scrupoli. L’offensiva tariffaria di Gazprom sta aprendo infatti un fronte di ostilità anche a Est di Mosca. Anche l’Azerbaijan ha interrotto l’esportazione di petrolio a Mosca Emanuele Novazio Nico Orengo Leonardo Osella Fiorenzo Panero Daniele Pasquarelli Ivo Pastorino Giampiero Paviolo Massimiliano Peggio Vanna Pescatori Marco Piatti Lodovico Poletto Massimo Putzu Gianfranco Quaglia Bruno Quaranta Paolo Querio Domenico Quirico Marco Raffa Gianni Ranieri Roberto Reale Carla Reschia Aldo Ribero Renato Rizzo Simonetta Robiony Fulvio Romano Patrizio Romano Gianni Romeo Vittorio Sabadin Debora Sattamino Gian Luigi Savio Giovanni Scarpace Aldo Scavino Paola Scola Raffaella Silipo Alberto Sinigaglia Francesco Sisci Piero Soria Giancarlo Spadoni Luigi Sugliano Lorenzo Tanaceto Vincenzo Tessandori Mario Tevino Guido Tiberga Roberto Travan Sergio Trombetta Luca Ubaldeschi Marinella Venegoni Brunello Vescovi Renzo Villare Marco Zatterin Rina, Carla, Ernesto Marchetto partecipano commossi al dolore della famiglia. E’ mancata Cesarina (Nuccia) Allais in Gallani anni 84 Lo annunciano: il marito Silvio, il figlio Mario, la cugina Nina. Un ringraziamento alla dott.ssa Bracco e alle signore Giuliana e Dina per le cure prestate. Funerali in Collegno mercoledì 10 gennaio alle ore 10 Parrocchia S. Massimo. – Collegno, 8 gennaio 2007 in seguito alla disputa sui prezzi del gas. I russi hanno imposto un aumento a 235 dollari per mille metri cubi, più del 100%. Il presidente azero Ilham Aliev ha bloccato i rifornimenti attraverso l’oleodotto BakuNovorossijsk dirottando il greggio alle proprie centrali elettriche che potrebbero non essere più rifornite dal gas russo. Baku ha anche an- E’ la vendetta bielorussa dopo che Gazprom ha raddoppiato dal 2007 i prezzi sul gas naturale nunciato esportazioni di gas verso la Georgia, a 120 dollari: quasi la metà del prezzo richiesto da Mosca. Ma il passo è più politico che economico: gli azeri, già sospettati dal Cremlino di eccessiva simpatia verso gli Usa, offrono aiuto ai georgiani, in rotta con Putin, per permettere a Tbilisi di sopravvivere senza metano russo. Il vicepremier russo - oltre che presidente di Gazprom e uno dei possibili «eredi» di Putin - Dmitrij Medvedev insiste che i nuovi prezzi sul gas sono di «natura meramente economica». Ma nel frattempo è la politica a presentare il conto, e il 2007 si preannuncia per il Cremlino fin dai primi giorni come un anno tempestoso. E’ mancato Francesco Artusio (Michele) Profondamente addolorati lo annunciano: la moglie Ida, la cognata Savanes, le nipoti Rosanna con Fausto, Bruna, la figlioccia Laura, parenti tutti. Un particolare ringraziamento al dott. Giuseppe Tafuri e alla signora Pina Buora. Funerali mercoledì 10 gennaio ore 9,30 Parrocchia Assunzione Maria Vergine (Lingotto). – Torino, 7 gennaio 2007 I veterinari del S.I.Ve.M.P. Piemonte con viva e sentita partecipazione esprimono il proprio cordoglio per la prematura scomparsa dell’amico e collega di anni 32 Lo annunciano la mamma Anita con Giovanni, il papà Franco, la nonna Anna, amici e parenti tutti. Funerali mercoledì 10 gennaio alle ore 9,30 Parrocchia La Visitazione. – Torino, 8 gennaio 2007 O.F. Audisio - Torino Nicola, Donatella, Lele e tutti gli amici di Torino sono vicini a Matteo e alla sua famiglia per la perdita di Vincenzo Ceriana – Torino, 8 gennaio 2007 Renzo e Michele Zocchi, con Piero Bosticco, piangono la morte di CINO, ricordando i tempi felici della bella amicizia. – Torino, 8 gennaio 2007 E’ mancato all’affetto dei suoi cari Donato De Fabrizio – Torino, 8 gennaio 2007 L’annunciano la moglie Grazia, i figli Renè, Mario e Massimiliano, le nuore ed i nipoti. Funerali mercoledì ore 9,30 Parrocchia “Gesù Adolescente”. – Torino, 8 gennaio 2007 O.F. Aeterna - Torino Federico e Manuela, Stefania e Beppe e tutto il personale dello studio MoineBranca si stringono a Lucia, Giampiero e Gianluca in questo tristissimo momento. La direzione della Ingest, tutti i colleghi e collaboratori partecipano al dolore di Mario e gli sono vicini in questo momento e porgono sentite condoglianze ai famigliari. Il personale della ditta Gives s.r.l. partecipa al dolore della famiglia Bravo per la grave perdita. I dipendenti della Atlas Acciai e Derilam Industrie si uniscono al dolore della famiglia Ferrero per la perdita della signora Massimo Bravo L’ordine dei medici veterinari della provincia di Torino partecipa al grave lutto dei familiari per la scomparsa del caro collega dott. Massimo Bravo – Torino, 9 gennaio 2007 Il mio amato dolce sposo Angelo Cambursano si è spento nella pace del Signore. Ne dà annuncio la moglie Valeria con le figlie: Palma con Franco, Francesca, Alberto; Stella Maria con Edoardo, Valentina, Carolina, Alessandro. Funerali mercoledì 10 gennaio ore 9,30 Parrocchia S. Monica. Non fiori ma eventuali offerte associazione Casa Amica Onlus c/c postale 13787106. – Torino, 8 gennaio 2007 O.F. La Provvidenza - tel. 011.485818 Tua sorella Rina ti è vicinissima nel cuore per sempre. Il grande amore della mia vita è tornata al Padre. Donatella Antoniazzi Il rubinetto del petrolio tra Russia ed Europa è di nuovo chiuso Con tanto affetto ti sono vicini Beppe, Rina Franco e Monica con Mattia, Giancarlo e Flavia con Federico e Giulia. E’ mancato all’affetto dei suoi cari dott. Silvio Cecchin Funerali in Druento (TO), mercoledì 10 gennaio 2007 ore 10. – Druento, 8 gennaio 2007 Vincenzina Devalle E’ mancata la buona e operosa Erminia Giusti in Bosio La ricordano con affetto il marito Carlo Alberto, nipoti e parenti tutti. I funerali avranno luogo mercoledì 10 alle ore 11,30 nella Parrocchia Crocetta con partenza da via Bidone 31 alle ore 11. La presente è partecipazione e ringraziamento. – Torino, 8 gennaio 2007 Gianni, Guli, Emanuela sono profondamente vicini al dolore di Carlo Alberto. Presidente e Consiglio Direttivo dell’Associazione Immagine per il Piemonte partecipano commossi al dolore di Carlo Alberto Bosio. E’ mancata Loredana Margheritini vedova Stroppiana anni 85 Lo annunciano i figli Sergio e Carla, la nuora Carmen, la nipote Clelia con Lucrezia Angelo Andrea e Teresa. Funerali mercoledì 10 gennaio ore 10 Parrocchia Beata Vergine delle Grazie. – Torino, 7 gennaio 2007 O.F. Giubileo - tel. 011.6677031 – Collegno, 9 gennaio 2007 La famiglia Lué addolorata è vicina a Rina, Andrea e Laura. E’ mancato Pasquale Didier anni 82 Lo annunciano: la moglie Matilde, le figlie Vittorina, Rosanna con Cosimo, Laura ed Alessandra. Funerali martedì 9 gennaio alle ore 11 Parrocchia Maria Maddalena, frazione Thures Cesana Torinese. – Torino, 9 gennaio 2007 avv. Sergio Gaviglio Grazie Sergio per la tua amicizia e ti ricorderò sempre nella tua canzone. Andrea. – Biella, 8 gennaio 2007 Giorgio Rita Angelo Andrea e Teresa si uniscono al dolore della famiglia. Presidente, consiglieri di amministrazione, colleghi della “Terme di Acqui” partecipano al dolore del dott. Paolo Carulli e familiari per la scomparsa del suocero Giovanni Rolando Mariola – Acqui Terme, 8 gennaio 2007 Vincenzo Barello esprime profonda solidarietà al dott. Paolo Carulli e famiglia. Il 4 gennaio è improvvisamente mancato Franco Muraca Addolorati lo annunciano i famigliari e gli amici. I funerali avranno luogo mercoledì 10 gennaio alle ore 11,30 nella Parrocchia Madonna della Guardia. – Torino, 8 gennaio 2007 E’ mancato all’affetto dei suoi cari l’ ing. Renato Grattarola di anni 75 Ne danno l’annuncio la moglie Nelide unitamente a Feri e Adriana e a tutti gli affezionati cugini delle famiglie Grattarola Ribaldone Gualfredo e Orta. Si ringrazia in modo particolare il prof. Felice Riccardo Grattarola, cugino, amico e medico, e gli affezionati amici ing. Eugenio Chiusano, dott. Enzo Lionetti, dott. Giorgio Pizzorno e ing. Franco Vanni. Le esequie si terranno martedì 9 gennaio alle ore 15 nella Chiesa di S. Maria a Lu. – Lu, 8 gennaio 2007 E’ mancato all’affetto dei suoi cari Luigi Odone di anni 60 Ne dà il doloroso annuncio la madre De Marchis Norma Maria. SS. Rosario martedì 9 gennaio ore 20,30 in Parrocchia. Funerali mercoledì 10 gennaio ore 11,30 Parrocchia S. Domenico Savio. La presente è partecipazione e ringraziamento. – Torino, 7 gennaio 2007 (continua a pag. 22) LASTAMPA MARTEDÌ 9 GENNAIO 2007 Analisi CARLO BASTASIN Un futuro di minacce uando la notizia del blocco delle condutture di petrolio è giunta a Bruxelles, il gabinetto del commissario per l’Energia aveva in mente un ben altro inizio di settimana. Mercoledì sarebbe stato presentato un documento programmatico che prevede in tre anni una riduzione delle emissioni inquinanti del 20%: un tocco di verde sugli occhiali rosa di Bruxelles. Per il Commissario per l’Energia Andris Piebalgs, il problema sarebbe stato soprattutto quello di individuare uno slogan di ambizione all’altezza della retorica. E lo slogan in effetti era pronto: «Una nuova rivoluzione industriale». Nelle stesse ore la disputa tra Mosca e Minsk, in cui si intrecciano energia, tasse e diritti territoriali, si scaricava nel blocco da parte del monopolista russo Transneft della tratta bielorussa dell’oleodotto «Druzhba» («amicizia», secondo la retorica dei Paesi dell’ex Comecon) che alimenta gli impianti di Plock in Polonia e le raffinerie di Schwedt e di Leuna in Germania, esponendo la fragilità economica e diplomatica dell’Europa. Per massimo potere simbolico, il blocco colpiva i terminali della Germania orientale a cento chilometri da Berlino, dove la cancelliera Merkel sta elaborando il piano d’azione sull’energia che a marzo dovrà dare un carattere concreto alla presidenza tedesca dell’Unione europea. Dal marzo 2006, la Commissione europea ha aperto un ampio dibattito sul futuro della politica energetica europea con un Green Paper che raccoglieva le indicazioni del summit di Hampton Court dell’autunno 2005: i prezzi del petrolio e del gas continuavano a crescere e la dipendenza energetica dell’Europa era apparsa come insopportabile anche in considerazione della natura dei Paesi fornitori: Russia e Algeria, la prima guidata dal muscolare Vladimir Putin e la seconda immersa nelle difficili condizioni dei Paesi del Nord Africa. Nessun analista dell’energia si è fatto illusioni: nello stesso documento che sarà presentato mercoledì a Bruxelles il giudizio è molto chiaro: «Per l’Europa i giorni dell’energia conveniente e sicura sono terminati». L’analisi strategica del documento è allarmante: «A politiche invariate e con le tendenze attuali, la dipendenza dell’Unione dalle importazioni di energia salterà dal 50% del consumo totale odierno al 65% nel 2030». Le importazioni di petrolio aumenteranno dall’82% al 93% del consumo totale. Per il gas la dipendenza dalle importazioni crescerà in modo drammatico dal 57 all’84%. «La vulnerabilità dell’economia europea dalle forniture dei Paesi produttori sarà sempre più grave». L’obiettivo della Commissione è di imporre alcuni obiettivi quantitativi rispetto ai quali i capi di governo dei 27 Paesi dovrebbero «legarsi le mani» sottoscrivendo un «piano d’azione» comune in occasione del summit di marzo in Germania. Il primo punto è di completare il mercato interno per l’elettri- Q Bersani: per l’Italia nessun allarme ROMA La crisi scoppiata tra Minsk e Mosca, e la chiusura da parte dei russi dell’oleodotto «Druzhba» che rifornisce di petrolio i clienti europei della Russia, non comporterà problemi eccessivi per l’Italia, che dipendente più dal gas che transita per l’Ucraina, dal braccio meridionale dell’oleodotto. Quindi, l’incidente «allo stato attuale non desta allarme o forte preoccupazione». Lo afferma il ministro dello Sviluppo Economico, Pierluigi Bersani (nella foto sopra), commentando la nuova guerra energetica scoppiata ieri tra la Russia e la Bielorussia. Insomma, per il ministro la vicenda sembrerebbei inquadrarsi nell’ambito di una ritorsione tra i due Stati ex sovietici. Tuttavia, ha aggiunto, «resta il problema dell’approvigionamento in Europa». «Al di là dei fatti contingenti che possono riguardare singoli stati», ha commentato Bersani ieri, il caso del nuovo conflitto energetico nell’Est dimostra comunque «che il tema della sicurezza degli approvvigionamenti è sempre più un tema geopolitico al di là dei singoli casi che possono accadere». Nel frattempo la Presidenza tedesca di turno dell’Ue guarda con «preoccupazione» alla chiusura dell’oleodotto di Bruzhba, attraverso la Bielorussia, e «si aspetta che le forniture che passano attraverso l’oleodotto siano pienamente Pierluigi Bersani ristabilite il prima possibile». È quanto ha dichiarato in una nota il ministro tedesco dell’Economia Michael Glos. La presidenza tedesca, assicura il comunicato, «lavorerà vigorosamente per assicurare che la restrizione delle forniture di petrolio non causi colli di bottiglia nella fornitura alle compagnie e ai consumatori europei» e ha fa appello a Minsk e Mosca «affinchè rispettino i loro impegni sulla fornitura e sul transito». Per Glos è l’ennesima dimostrazione che «un portafoglio energetico bilanciato è vitale per la sicurezza dell’energia» e che non ci devono essere «dipendenze da una sola parte». Comunque, ha aggiunto il ministro tedesco, per quanto riguarda la Germania la situazione «non è drammatica». [E. ST.] Estero 15 Il ricatto dell’Est per un’Europa fragile e divisa Il gioco del potere nell’ex impero Il sogno della «superpotenza energetica» di zar Vladimir minacciato dagli ex fratelli dell’Urss che guardano altrove NOME: VLADIMIR COGNOME:PUTIN COSA FA: PRESIDENTE DELLA RUSSIA Vuole fare del suo Paese una «superpotenza energetica», i contratti per le forniture di petrolio e gas a partner stranieri sono la sua diplomazia I NOME: ALEXANDR COGNOME: LUKASHENKO COSA FA: PRESIDENTE DELLA BIELORUSSIA «Ultimo dittatore d’Europa», al potere dal 1994, propone ai russi una «unione» ma rifiuta i tentativi di Mosca di metterlo sotto controllo I cità e per il gas, separando in E qui, nella condivisione modo chiaro la produzione degli interessi nazionali, codalla distribuzione dell’ener- me al solito l’Ue si troverà di gia e sviluppando autorità in- fronte a seri ostacoli. Proprio dipendenti di regolazione la Germania è sotto accusa che disciplinino il mercato in per la riluttanza ad aprire i un’ottica non nazionale. Le ri- mercati e per l’ostinazione sorse rinnovabili dovrebbero con cui conduce una politica essere auenergetica bimentate fino LE NUOVE STRATEGIE laterale con a contare per Meno Bruxelles ammette Mosca. il 20% del condi un mese fa «Scordiamoci l’energia la Commissiosumo totale sicura e conveniente» ne ha fatto nel 2020. Obiettivi miperquisire le surabili saimprese tederanno posti IL DOPPIO GIOCO TEDESCO sche Rwe, per le biomas- La Germania sotto accusa E.On, EnBW se e target e Vattenfail perché ha una politica accusate di quantitativi propria con il Cremlino concordare i verranno proposti per il riprezzi alla sparmio energetico e l’uso ef- clientela. Il giorno prima Anficiente dell’energia. Ricerca gela Merkel e Jacques Chirac e risorse dovranno essere avevano difeso i loro ex monomesse in comune anche per polisti pubblici dalle pressiosuperare eventuali emergen- ni di Bruxelles perché siano ze. Infine dovrebbe essere separate produzione e distrisviluppata una politica ener- buzione dell’energia. getica esterna comune. Ma l’imbarazzo euro-tede- NOME: ILHAM COGNOME: ALIEV COSA FA: PRESIDENTE DELL’AZERBAIGIAN Il suo Paese possiede grandi riserve di petrolio (meno di gas) sul Caspio. Amico degli americani e degli inglesi, ha aperto la sua mini-guerra con i russi I sco è particolarmente forte soprattutto perché Berlino ha siglato un accordo nel 2005 col gigante russo Gazprom per la costruzione di un oleodotto sotto il Mar Baltico che assicurerebbe il rapporto diretto tra Russia e Germania saltando i Paesi intermedi, Polonia compresa. La mossa ha gettato più di un dubbio sull’interesse di Berlino di agire come rappresentante degli interessi europei. La stessa Merkel d’altronde sente la pressione della lobby tedesca dell’energia e non sembra disponibile a dare a imprese straniere la possibilità di accedere agli enormi impianti tedeschi di stoccaggio del gas a costo di violare il mercato unico. Alcune questioni sono tanto controverse che Berlino cercherà di toglierle dal tavolo nei prossimi mesi, spostando l’attenzione sui temi ecologici. In fondo su quelli è molto più facile essere tutti d’accordo. T2 PR CV R 62 Cronaca di Torino LA STAMPA MARTEDÌ 9 GENNAIO 2007 LA POLEMICA CHIAMPARINO CONTRO IL MINISTRO FERRERO E RIFONDAZIONE Appello del sindaco a Prodi “Caserta si occupi di Tav” “L’opera è una questione politica, l’Unione intervenga” MAURIZIO TROPEANO «Sono stufo. Le nuove dichiarazioni del ministro Ferrero sono l’ulteriore prova che la realizzazione della Tav è ormai quasi esclusivamente una questione politica e allora io chiedo che la Torino-Lione entri ufficialmente nell’agenda politica del vertice dell’Unione di Caserta». Sergio Chiamparino, sindaco di Torino, risponde così alle affermazioni del ministro della Solidarietà sociale che ieri pomeriggio a Bussoleno incontrando i sindaci No Tav della Val di Susa aveva spiegato: «La Torino-Lione c’è già, è una splendida linea con due binari. Si tratta di potenziarla». Musica per i sindaci No Tav. Un ulteriore segnale di allarme rosso per Chiamparino: «La realizzazione di una rete infrastrutturale efficiente unifica tutte le regioni e le grandi città del Nord e costituisce uno dei punti centrali di quella che si può definire questione settentrionale. Una questione che il Governo non può eludere visto che deve dare una risposta all’Ue entro settembre». Aggiunge: «Prodi ha detto che la Tav è una priorità. E’ ora di dimostrarlo». Prc e la moratoria Chiamparino si rivolge al premier e ai leader dell’area riformista. Ferrero non sembra preoccupato: «So bene che la mia opinione non è quella di Chiamparino, non lo è oggi come non lo era ieri». Il suo compagno di partito, Paolo Cacciari, capogruppo Prc in Commissione Ambiente della Camera, aggiunge che «Rifondazione chiederà al Governo una moratoria su tutte le nuove opere della Tav». La Cdl all’attacco La presa di posizione di Ferrero scatena il centrodestra. Secondo Roberto Cota, segretario regionale della Lega Nord, «ben che vada il Gover- no è nella confusione più totale. Ferrero dice l’esatto contrario di quanto dice il premier». Osvaldo Napoli, parlamentare azzurro, si scaglia contro «il ministro di lotta e di Governo. Ora tocca a Prodi dire una parola chiara e definitiva». Contro Ferrero però scendono in campo anche esponenti del centrosinistra come Daniele Capezzone - «francamente sono sorpreso che nel governo ci sia ancora qualcuno che dice no alla Tav» - e l’assessore regionale ai Trasporti, Daniele Borioli: «Sono al lavoro la Conferenza dei Servizi e l’Osservatorio che stanno cercando di trovare soluzioni condivise. Lasciamoli lavorare». I lavori per il metrò in via Nizza: in primavera partirà lo scavo LAVORI IN CORSO LE STAZIONI NELLE DUE PIAZZE “Marconi” e “Nizza” un piano di emergenza per il cantiere metrò ALESSANDRO MONDO 208 treni su linea storica Il sindaco Chiamparino e il ministro Ferrero sono ai ferri corti ATTACCO INFORMATICO Un hacker russo perseguita il sito contro l’Alta velocità Un hacker russo ha assalito e messo in tilt uno dei siti Internet dei Comitati spontanei No Tav. «Da alcune settimane collegarsi all’indirizzo www.notav.it è impossibile - racconta Alberto Perino, uno dei leader della protesta -. Siamo vittime di un pirata della rete che si collega dalla Russia e che ha fatto saltare tutti il nostro sistema». Inutili i tentativi del webmaster si ripristinare il collegamento: «Ogni volta che riusciamo a sistemarlo l’hacker riesce a forzare le difese del nostro sistema e fa saltare tutto». Aggiunge: «Ci chiediamo che interesse abbia un pirata a sabotare il nostro sito. I Alberto Perino Non vorrei che qualcuno dall’Italia lo finanziasse». Ipotesi difficile da dimostrare. In ogni caso per convocare il presidio contro il ministro Di Pietro annunciato sabato prossimo a Oulx il movimento ha usato canali più tradizionali. [M.TR.] Concetti analoghi ripete Mario Virano, presidente dell’Osservatorio: «Se quella di Ferrero è una constatazione sono d’accordo con lui se invece è una conclusione mi sembra un pò anticipata». Anche perché l’Osservatorio è alla sua terza riunione e, seppur a piccoli passi, qualche risultato lo ha raggiunto. Ieri, ad esempio, tecnici delle Ferrovie ed esperti della Comunità Montana hanno condiviso il carico massimo che la linea storica potenziata potrà sopportare: 208 treni al giorno. Un dato che secondo Virano, però, dovrà essere aggiornato tendendo conto degli standard di sicurezza secondo Rfi ed Rff devono passare 7 minuti e mezzo tra un convoglio e l’altro - e dell’impatto ambientale sui centri urbani dell’incremento del traffico. Senza dimenticare il collegamento con corso Marche che su richiesta della Provincia sarà studiato da Rfi. No Tav contro Di Pietro Intanto il movimento si mobilita e torna in piazza contro il ministro Di Pietro che sabato prossimo dovrebbe partecipare ad un convegno organizzato dal sindaco di Oulx. La presenza dell’ex pm è in forse. I No Tav, comunque, arriveranno in massa. Metropolitana, scatta la fasedue. In primavera partirà lo scavo del tunnel fra Porta Nuova e corso Marconi, lungo via Nizza. Tra gennaio e febbraio 2008 entrerà in azione la «talpa» per realizzare la galleria da largo Marconi al Lingotto. L’investimento complessivo, da Porta Nuova al Lingotto, raggiungerà i 350 milioni. Il Comune ha già depositato presso il Ministero la richiesta di finanziamento per proiettare il metrò fino a piazza Bengasi. Queste le prossime tappe. Più una, data per acquisita: a settembre verrà aperto il tratto della linea uno dalla stazione XVIII Dicembre a Porta Nuova. Nell’immediato, partono i lavori preliminari alla realizzazione delle stazioni Marconi e Nizza, in piazza Marconi e piazza Nizza. Ieri i vertici di Gtt, con l’assessore Sestero (Mobilità), hanno fatto il punto in vista degli inevitabili disagi. Andiamo con ordine. Il terminal dei bus in largo Marconi sarà spostato in corso Marconi, nel tratto fra corso Massimo D’Azeglio e via Madama Cristina (fine lavori a metà gennaio). I capolinea del 45 e 45 barrato verranno spostati in corso Marconi angolo via Ormea. Nessuna modifica per quello del 61. Sempre su largo Marconi sarà eliminata la postazione dei taxi: ampliata quella in corso Marconi angolo via Madama Cristina. Lo spostamento dei sottoservizi che interferiscono con la futura stazione Marconi sarà portato a termine dal 15 al 30 gennaio: i cantieri occuperanno parte del perimetro di largo Marconi; l’immissione da e verso via Nizza su corso Marconi avverrà attraverso i controviali; previsti restringimenti su via Nizza, dove verrà mantenuto il doppio senso di marcia. Situazione analoga in piazza Nizza. Fino al 28 febbraio. I lavori interesseranno il controviale della piazza in direzione Lingotto e si articoleranno in due fasi: nella prima sarà coinvolta metà carreggiata del controviale, vicino agli edifici; nella seconda toccherà all’altra metà della carreggiata, adiacente al viale centrale. In questa fase il mercato resterà al suo posto. Lievi modifiche alla viabilità, tutto come prima per i mezzi pubblici. Da marzo il cantiere si sposterà sulla carreggiata centrale, interessata dai lavori per la costruzione della stazione Nizza. Verde pubblico: in largo Marconi saranno eliminati due alberi; uno in piazza Nizza (altri 5 saranno trapiantati). Info: www.metro. torino.it CN LASTAMPA MARTEDÌ 9 GENNAIO2007 Cuneo e provincia 59 VALLE ROJA Esempi Gli uffici finanziari (a sinistra) hanno modificato lo skyline di Cuneo A destra un complesso ad Artesina «segnalato» in negativo da Pro natura e sotto un capannone fra i vigneti nelle Langhe per il quale c’è una proposta della facoltà d’Architettura per coprirla in modo da ridurre l’impatto con il territorio Identificati gli aggressori del medico cuneese DENUNCIA. PRO NATURA “Troppo cemento in montagna e fra i vigneti” Sanino: “Indispensabile un piano di tutela Anche nelle città esempi di territori violati” «È una denuncia che puntualmente cade nel vuoto. Sembra che la provincia di Cuneo, come il resto d’Italia, abbia rinunciato alla tutela del proprio paesaggio, una risorsa unica, che attira turismo di qualità. Esempi? Ce ne sono miriadi, basta guardare le aree industriali ai confini di città e paesi, soltanto per fare cassa con l’imposta comunale sugli immobili». Domenico Sanino, 56 anni, professore cuneese e da 12 anni presidente di Pro Natura provinciale e regionale (10 mila gli iscritti in Piemonte), continua la battaglia per sensibilizzare l’opinione pubblica. Pubblicazio- ni, mostre, foto: i documenti parlano di una trasformazione del territorio. In peggio. Spesso l’ambiente viene confuso con il paesaggio: il primo è strettamente naturale, il secondo è l’interazione uomo-natura, un rapporto in equilibrio per secoli, fino a qualche decennio fa. diventare patrimonio dell’umanità dell’Unesco. Anche le località turistiche: prima in montagna si costruiva su aree marginali, per non sottrarre terreno all’agricoltura, con materiali del territorio. Oggi le seconde case sono estranee al paesaggio alpino». Cemento Centinaia di esempi «Il problema principale è l'edilizia - spiega Sanino -: ci sono ‘’case dormitorio’’ anche nella periferie dei piccoli centri. Poi i capannoni: brutti, tutti uguali, poco funzionali. Si pensi alle Langhe, quali brutture presentano, e si sono pure candidate a In una conferenza a Cuneo sul paesaggio Pro Natura ha tracciato un confronto tra quello inglese e la situazione nella Granda: «Le differenze sono abissali. Stupisce osservare come un paese più industrializzato del nostro abbia saputo maschera- re nel territorio i capannoni. In Inghilterra e Galles non si vedono: ma ci sono, ovviamente. Poi le strade: da noi ci sono cartelli stradali e pubblicità sistemati in modo selvaggio». Campagna Un tempo i campi erano divisi da bealere segnate da filari di alberi. «Oggi arrivano contributi all’agricoltura e si intubano i canali nei campi - aggiunge Sanino - : c’è un danno ambientale (spariscono flora e fauna dei corsi d'acqua), paesaggistico (tagliati gli alberi) e ecologico (durante le piene l’acqua in tubi di cemento non può esondare causando gravi danni a valle)». Proposte Pro Natura è chiara: da un lato coprire quanto già fatto e mascherare le strutture esistenti con quinte verdi, colori del territorio, specie rampicanti. Dall’altra seguire modelli innovativi che si rifanno alla geografia del luogo: anche in questo caso Pro Natura ha documentato valide strutture industriali a Barolo e Racconigi. «Ad esempio con l’uso di legno, vetro e strutture tradizionali. Servirebbe un piano di tutela regionale, per programmare i futuri interventi». [L. B.] Sono stati identificati i giovani che la notte di Capodanno, in Val Roja, nei pressi di Saint Dalmas, hanno aggredito un medico cuneese e la fidanzata. Lo hanno comunicato le autorità francesi a Enrico Sanna, giornalista cuneese padre del medico, Simone. Quest’ultimo, ricercatore alla Columbia University di New York, seppur con tre giorni di ritardo rispetto al previsto, è rientrato negli Stati Uniti. Simone Sanna (32 anni) e la fidanzata Monica Bodria (25 anni, di Parma) erano stati fermati improvvisamente da due sconosciuti, attorno alle 3,30 del 1º gennaio, mentre transitavano sulla Route nationale 204, subito dopo l’abitato di Saint Dalmas. La coppia, dopo aver trascorso il Capodanno a casa di amici, a Limone, era diretta all’aeroporto francese di Nizza, da dove il dottor Sanna avrebbe dovuto partire per gli Stati Uniti, alle 7. Subito i giovani italiani, vedendo due sconosciuti sbarrare loro la strada, a piedi, avevano pensato a una richiesta di soccorso. Quando uno dei due aveva iniziato a colpire con calci e pugni la loro auto avevano però capito di essere finiti in una brutta avventura. Simone Sanna è riuscito ad evitare il primo blocco, ma pochi minuti dopo i giovani francesi hanno raggiunto l’auto italiana lungo la discesa verso Fontan, speronandola, poi superandola e bloccandola ancora una volta, con una manovra in centro strada. Dalla vettura francese, una berlina chiara, erano scesi questa volta tre giovani, sempre con atteggiamento minaccioso. Ma nuovamente Sanna era riuscito a sfuggire, a marcia indietro. L’inseguimento era poi proseguito fino a quando il medico cuneese era riuscito a tornare in Italia. Via telefono, nel frattempo, aveva allertato i genitori e la Polizia, a Cuneo. Il giorno successivo era andato a Tenda, alla Gendarmerie, per sporgere denuncia. Agli investigatori aveva pouto fornire la descrizione dell’aggressore che più a lungo era stato vicino all’auto. Questo l’elemento è stato determinante per l’identificazione dei responsabili, forse insieme alla collaborazione di testimoni francesi. [M. BO.] CN LASTAMPA MARTEDÌ 9 GENNAIO2007 Cuneo e provincia 61 IMMIGRAZIONE. APERTURA DELL’UNIONE Finito l’incubo delle code per i lavoratori romeni E’ il secondo gruppo etnico occupato in agricoltura FRANCESCO DOGLIO CUNEO Un 2007 che passerà alla storia per romeni e bulgari: dal 1 gennaio i loro Paesi sono entrati a far parte dell’Unione europea e il loro rapporto con la burocrazia dei permessi di lavoro e di soggiorno, è completamente cambiato. Secondo i calcoli presentati con il secondo rapporto sull'immigrazione in provincia di Cuneo sono più di 4000 i lavoratori romeni, l'11% circa dell'intera forza lavoro straniera. La novità più importante riguarda badanti, colf, edili, metalmeccanici, lavoratori dirigenziali, altamente qualificati e stagionali che potranno essere assunti direttamente: sarà sufficiente la stipula di un contratto, come per qualunque altro cittadino comunitario. Il nuovo status di questi soggetti non potrà quindi che favorire i datori di lavoro della provincia. E’ il caso del settore agricolo, nel quale i circa 600 romeni rappresentano il secondo gruppo etnico sul totale degli occupati, superati solo dagli albanesi e alla pari con i polacchi. I bulgari, come per gli altri settori, sono pochi: circa 40. «I cittadini di Romania e Bulgaria - dicono in Questura - possono entrare in Italia con un documento riconosciuto e valido. Per motivi turistici, quindi, l'ingresso sarà molto più agevole. Per quanto riguarda il lavoro, non dovranno più passare per lo sportello unico né fare tutte quelle pratiche che sono richieste a un altro lavoratore straniero. Potranno essere espulsi dal territorio italiano solo per motivi di ordine pubblico o di pubblica sanità. Stiamo aspettando disposizioni dettagliate dal dipartimento che dovranno darci indicazioni su alcuni casi specifici». «I romeni - dice Roberto Giobergia della Coldiretti Cuneo - rappresentano il secondo gruppo etnico nelle assunzioni delle aziende agricole cuneesi. Con le nuove norme in vigore dal primo gennaio viene superato il problema delle quote con un grande risparmio di tempo e denaro da parte dell' azienda che potrà assumerli senza differenze con lavoratori italiani». «Non abbiamo dati sull'occupazione stranieria - dice Donato Frontuto, funzionario Confartigianato -. Il nostro settore è fatto da microrealtà e non da grandi numeri. L'unica valutazione che possiamo fare è di ordine generale: ci sarà un'agevolazione, seppur minima. L'artigianato moderno non ha bisogno di braccia quanto di teste». I dati dell'Unione industriale rivelano che il 70% delle aziende del Cuneese impiega manodopera romena e bulgara. I due comparti dove maggiore è la presenza di lavoratori di questi due Paesi sono il manifatturiero e l'edile. Angelo Di Gennaro, responsabile del personale «Maina»: «Già adesso abbiamo molte lavoratrici romene stagionali. Sono circa il 3% del totale degli occupati». Le cifre 4148 Romeni Nel Cuneese rappresentano il terzo gruppo, dopo Albania e Marocco. Il 54% di questi lavoratori regolari sono donne I 190 Bulgari La presenza di lavoratori bulgari nella «Granda». I 600 Romeni nei campi La statistica fornita dalla Coldiretti degli occupati nel comparto agricolo: 148 ad Alba, 93 a Fossano, 89 a Cuneo, 80 a Saluzzo, 36 a Bra, 25 Mondovì, 24 Savigliano e 7 Ceva. Altri cento lavoratori sono impiegati in aziende iscritte ad altre organizzazioni. I 40 Bulgari nei campi La statistica: 23 ad Alba, 5 Fossano, 4 Cuneo, 2 Saluzzo. I Anche le badanti potranno essere assunte direttamente Ha costruito un mangimificio Michelangelo Rosso in Romania Intervista LORENZO BORATTO CUNEO Michelangelo Rosso è un veterinario di Villafalletto. Dopo aver lavorato come libero professionista per sette anni a Centallo e per dodici come manager di un’importante ditta di mangimi, dal 2003 ha iniziato le sua attività in Romania. Una storia di immigrazione al contrario. Come ha iniziato la sua attività a Timisoara? «È successo per caso, sono capitato in Romania per una consulenza veterinaria. Poi parlando con conoscenti ho capito che poteva essere una buona idea la costruzione di un mangimificio. Oggi vivo a Timisoara». Quali sono state le difficoltà partendo da zero? «Molte: sei in un paese nuovo, non conosci nessuno, non conosci la lingua, i tuoi cari sono lontani. Ma questo è un paese accogliente, la gente è disponibile. Come per tutte le cose ci vuole del tempo». Qual è la situazione oggi? «Produciamo mangimi per tutti i tipi di animali e come clienti abbiamo aziende sia italiane, sia locali. La produ- zione è di 70 tonnellate al giorno e si potrebbe crescere ancora molto, ma l'investimento iniziale è stato grande e per ora va bene così. Qui lavorano 15 dipendenti, tutti romeni, e alcuni con un alto profilo professionale. Lo stipendio va da 150 euro fino a 400 al mese». Le prospettive del paese quali sono? Come ha vissuto la gente il passaggio nella Ue? «Grande fibrillazione: dalle autorità alla popolazione. Loro si aspettano molto, pur sapendo che i problemi di fondo non si risolveranno in poco temo. Strade tremende, molta corruzione, sanità carente e povertà che in alcune zone è drammatica. Se sono qui è anche per fare il possibile e dare una mano a migliorare questa situazione». «Credo che in futuro la Romania avrà un grande sviluppo economico, anche per merito Ogni quanto tordell'ingresso na in Italia? nell'Unione eu«Ogni due meropea. Soltanto si, per incontraa Timisoara, re i miei figli. una delle zone Michelangelo Rosso Ma non utilizzo più vitali e svilibero professionista il volo da Culuppate di tutto di Villafalletto che neo-Levaldigi il Paese, ci sono dal 2003 ha iniziato perchè atterra 4 mila italiani reun’attività in Romania a Bucarest che sidenti che danda Timisoara no lavoro a 300 mila persone. dista 800 chilometri, quindi In tutta la Romania ci sono 13 per tutti gli italiani e i romemila imprese italiane e, dopo ni che vivono qui è un collela Germania, l'Italia è il paese gamento che serve a poco. con i maggiori scambi econo- Utilizzo l'aeroporto della citmici. Una presenza importan- tà e volo direttamente su Tote e in continua crescita». rino Caselle». Chi è il veterinario VB LASTAMPA MARTEDÌ 9 GENNAIO2007 In breve STRESA. ENERGIE ALTERNATIVE “I motori elettrici per i battelli restano un sogno” Il direttore della Navigazione replica alla proposta lanciata da Italia Nostra Verbania Arrestato per hashish sulle piste da sci Stava «rollandosi» uno spinello, sci ai piedi a bordo pista, ma i suoi gesti non sono sfuggiti ai carabinieri. E’ così che è stato arrestato, ieri, Massimo Platinetti, 32 anni di Verbania, che stava trascorrendo la settimana bianca a Ortisei in Alto Adige. L’accusa è di detenzione abusiva di stupefacenti. Il giovane aveva nello zaino, che portava con sé, un panetto di 50 grammi di hashish sufficiente per confezionare almeno 200 spinelli. Il giovane si è giustificato dicendo che la sostanza avrebbe dovuto servirgli per tutta la durata della vacanza. [F.RU.] I Domodossola Agenzia formativa offre orientamento Una giornata di orientamento per i ragazzi di terza media, che devono scegliere dove proseguire gli studi. La offre l’agenzia formativa Vco Formazione tenendo aperte le proprie sedi scolastiche. Dalle 14 alle 18 di sabato studenti e genitori possono accedere ai laboratori e chiedere informazioni ai docenti su corsi e programmi. Le sedi sono: a Novara in Corso Risorgimento 420 per panificatore e pasticcere; a Omegna in via XI settembre 5 per meccanico-attrezzista; a Gravellona Toce in via Cirla (angolo Via Nuova) per panificatore e pasticcere; a Verbania in via Vedani 2 per giardiniere, elettricista, operatore ai servizi all’impresa e ai servizi commerciali. [F.RU.] I Sui laghi nessuna sperimentazione di battelli elettrici LUCA GEMELLI STRESA «Sui laghi esperienze non ce ne sono, i battelli di rilevanti dimensione a sola propulsione elettrica sono a livello assolutamente sperimentale». A fare marcia indietro sulla proposta lanciata dalle colonne de «La Stampa» dal vice presidente di Italia Nostra del Vco, Pietro Paolo D’Amico, che aveva promosso l’idea di battelli elettrici meno inquinanti e più silenziosi, è Massimo Checcucci, direttore della Navigazione Lago Maggiore e fino a due anni fa in analoga posizione per il Lago di Como. «Esperimenti in passato ne sono stati fatti - spiega quindici anni fa ho assistito personalmente al varo di un esemplare nella laguna di Venezia, però ci sono ancora molti ostacoli tecnici». Ad esempio i lunghi tempi di ricarica delle batterie «che renderebbero la soluzione impraticabile per garantire un servizio intenso come quello turistico sul nostro la- go». Anche in laguna, dove inquinamento acustico e moto ondoso creano non pochi problemi, la sperimentazione è finora giunta alla creazione del battello sperimentale ibrido «Liuto» (ossia low impact urban transport omnibus). Pur avendo a bordo una batteria di due tonnellate, il Liuto può rinunciare alla tradizionale propulsione a gasolio solo per brevi tratti, utiliz- A Cannero esiste il «Party Boat» un catamarano a pannelli solari zando l’energia stoccata nella batteria. Con i suoi 24 metri di lunghezza, il battello «a basso impatto urbanistico» veneziano ha una portata di circa 230 passeggeri, ma viene utilizzato solo in forma sperimentale. Altre soluzioni in prova sono quelle con generazione di energia elettrica per mezzo di alcune celle a combustibile e VCO 59 altre ad idrogeno. Se il sogno di un Lago Maggiore sulle cui acque navighino solo imbarcazioni elettriche è lontano, il futuro potrebbe riservare non poche sorprese. In Svizzera, la società Mw line si è specializzata nella produzione di natanti che sfruttano l’energia solare tramite pannelli, immagazzinandola in una batteria per alimentare un motore elettrico. Si va dall’Aquabus 1050, con una capacità fino a 24 passeggeri, al C60, che può portare da 60 a 75 persone. Alcune di queste imbarcazioni sono già in uso anche in Italia: sui Navigli di Milano ce n’è uno per il recente programma di escursioni e un altro naviga sulle acque di Cannero. Qui la società «Taxi Banano» propone per escursioni e intrattenimento il catamarano solare, opportunamente adattato, «Party Boat», letteralmente «barca da festa». Senza sole, il catamarano ha un’autonomia fino a otto ore, che sale oltre le dodici con lo sfruttamento dell’energia solare. Verbania Banca Popolare Intra lancia «Conto Molto» «Conto Molto»: è il neonato conto corrente della Banca Popolare di Intra destinato ai privati ma soprattutto alle famiglie. Il nuovo prodotto è offerto ad un canone mensile bloccato fino al 2010 che consente la gestione del conto e dei servizi accessori. Inoltre consente di accedere gratuitamente ad operazioni illimitate con tessera Bancomat e PagoBancomat, carta di credito, Internet Backing, pagamenti delle bollette (luce, gas, telefono e acqua), invio estratto conto trimestrale. Unitamente a «Conto Molto» la Bpi ha lanciato «Mutuo Immobile» offerto ad un tasso fisso del 5 per cento fino alla fine di marzo per mutui per un massimo di 15 anni. [F.RU.] I Gianfranco Rainelli e Luciano Falcini VOGOGNA. BILANCIO 2006 Manutenzione boschi il prossimo obiettivo del Consorzio forestale Un progetto finanziato con 550 mila euro per tre anni Pareggia su 286.500 euro il bilancio del Consorzio di filiera forestale del Verbano Cusio Ossola approvato nei giorni scorsi nella sede di via Palazzo Pretorio a Vogogna. Tra le voci dello strumento finanziario spicca anche un utile di 4.400 euro. «E’ un bilancio positivo», commenta il presidente Gianfranco Rainelli nel tracciare il consuntivo del Consorzio dopo i suoi primi quattro anni di vita. «Vale ricordare che l’ente - dice - vive grazie alle sue iniziative nel campo della valorizzazione del patrimonio forestale e alle quote, piuttosto ridotte, versate dai soci, che pagano 260 euro all’anno». Il consorzio è nato nel 2003 usufruendo di un finaziamento regionale garantito per cinque anni, nel corso dei quali si sta via via esauriendo. «Agli associati - continua Rainelli - vengono fornite consulenze ed informazioni sulle possibili sovvenzioni per interventi che permettano di migliorare il patrimonio silvo pastorale». In pratica la sua nascita ha anticipato i tempi, come sottolinea il presidente: «Proprio in questo periodo prosegue l’iter della legge regionale che spinge verso una gestione associata del patrimonio forestale». Del Consorzio fanno parte trentuno Comuni, cinque Comunità montane, la Provincia e sei ditte private del settore. E’ di pochi mesi fa, inoltre, l’ultimo progetto innovativo attuato dall’ente diretto dal domese Luciano Falcini: l’impianto di riscaldamento delle piscine e del centro polisportivo di Omegna, che utilizza il cippato di legna. «Sono impianti a biomasse che consentono un risparmio sui costi ma soprattutto l’utilizzo di materiale legnoso delle nostre vallate. Un’operazione che ci per- Tra le attività svolte durante l’anno scorso l’impianto a biomasse delle piscine di Omegna mette anche di occuparci della manutenzione dei boschi», dice Falcini. Tra le attività condotte nel corso del 2006 è doveroso citare la certificazione delle gestione forestale nei Comuni di Macugnaga e Ceppo Morelli, in Valle Anzasca. «Quest’anno - annuncia Falcini - daremo vita ad un importante intervento di manutenzione dei boschi che svolgono funzione di protezione da valanghe e dissesti. Il progetto, per il quale si è ottenuto un finanziamento di 550 mila euro, durerà tre anni e coinvolgerà i territori boschivi di diversi Comuni della provincia». [RE.BA.]