Il racconto del cielo. Capolavori dei Girolamini a

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Il racconto del cielo. Capolavori dei Girolamini a
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Il racconto del cielo. Capolavori dei Girolamini a Lecce
Inviato da Valentina Russo
martedì 04 febbraio 2014
La pittura devota, dal Manierismo al Rococò
Capolavori pittorici di devozione, dal periodo Manierista Cinquecentesco fino al Rococò e Barocco del Settecento, nello
splendore dell’ex chiesa di San Francesco della Scarpa a Lecce. È un viaggio storico-artistico che riunisce diversi
stili quello ospitato nella magnifica e antica struttura, si tratta della raccolta di opere appartenenti alla «Quadreria»
napoletana dei Girolamini, trasferitosi per due mesi a Lecce, in occasione della mostra «Il racconto del cielo». Una
collaborazione che prevede una nuova coesione tra la Soprintendenza Speciale al Polo Museale di Napoli con la
Provincia di Lecce, anche attraverso il restauro di due dipinti della collezione nei laboratori del Museo Provinciale
leccese: il «Cristo fra i Dottori» di Giuseppe Simonelli e l’«Adorazione dei Magi» di Niccolò Circignani. I
«Girolamini», così chiamati poiché residenti a quel tempo nella Chiesa di San Girolamo della Carità a Roma, si
insediarono a Napoli nel 1586, appartenenti agli ordini monastici di San Filippo Neri, il loro fine era l’istruzione e la
predicazione. A Napoli crearono uno straordinario complesso museale, il quale è tutt’ora una delle più importanti
istituzioni culturali della città, nel quale è custodita la ‘‘quadreria‘’ , ossia una collezione di
dipinti, formatosi tra la fine del ‘500 e l’inizio del ‘600 oltre ad altri organi come la biblioteca,
l’archivio oratoriano e l’archivio musicale. I capolavori sono stati raccolti con l’imperativo di essere
esposti pubblicamente, in conformità con la funzione istruttiva del gruppo religioso, creando la prima «quadreria pubblica»
italiana. Le opere raccolte nella mostra «Il racconto del cielo», sono di ovvia natura religiosa: si tratta di ventidue dipinti,
appartenenti a differenti periodi storici, che legano il Cinquecento al Settecento, documentando importanti cambiamenti
storico-artistici soprattutto nell’ambito della «pittura devota» che, dopo il Concilio di Trento (1545-1563), vive
momenti di censura, con il ripudio del nudo religioso, per poi ricrearsi in una nuova visione anche attraverso le opere
documentate dei Girolamini (con Santafede, Azzolino, Imperato nella mostra). Gli artisti, appartenenti a secoli diversi
non possono che far parte di correnti differenti, nel dettaglio Francesco Curradi, Pomarancio, Bernardo Azzolino,
Girolamo Imparato e Fabrizio Santafede appartengono al Manierismo; Battistello Caracciolo e Jusepe de Ribera al
«caravaggismo napoletano»; Mathias Stomer e Andrea Vaccaro alla generazione seicentesca mentre Guido Reni si
muove a cavallo tra il Classicismo e il Naturalismo. Infine, nella sezione Barocca, è presente Luca Giordano ricordato
come il “genius loci” dei Giornalini. Il visitatore è inoltre introdotto alle opere attraverso molteplici pannelli
illustrativi che spiegano «passo-passo» i cambiamenti culturali, dapprima descrivendo nel dettaglio i Girolamini e i loro
organi, per poi passare al coinvolgimento nelle correnti artistiche «la pittura devota», «la stagione Naturalista», «dal
Classicismo al Rococò». La mostra, promossa dalla Provincia di Lecce – assessorato alla Cultura, con il
Monumento Nazionale dei Girolamini di Napoli e la Soprintendenza Speciale per il Polo Museale di Napoli, curata da
Fabrizio Vona, Brizia Minerva, Sergio Liguori e Patrizia Piscitelli, è dedicata a Umberto Bile, appassionatissimo curatore
del Complesso dei Girolamini, prematuramente scomparso qualche mese fa. L’esposizione sosterà a Lecce fino al
21 marzo, per poi rimpatriare nella struttura madre, a Napoli.
Di Valentina Russo
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