bice lazzari - Lattuada Studio

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bice lazzari - Lattuada Studio
BICE LAZZARI
Antologica 1925 - 1980
ARTE CENTRO
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BICE LAZZARI
Antologica 1925 - 1980
Marzo 2005
mostra a cura di Fiorella la Lumia
e Flavio Lattuada
Bice Lazzari in un ritratto di Maria Mulas
BICE LAZZARI: La signora dell’astrattismo
Figura isolata e solitaria, Bice Lazzari , che nasce a Venezia nel 1900, inizia dallo studio del segno per
approdare, negli anni del secondo dopoguerra, alla pittura Informale e materica. Le sue opere danno vita
ad un astrattismo venato di poesia, ma mai lontano dal proprio interrogarsi strutturale, ad una impennata
informale che ebbe anche un suo momento materico fino ad una astrazione più complessa e rarefatta.
Trasferitasi a Roma nel 1935, l’artista realizza pannelli decorativi in collaborazione con architetti e approda, infine, negli anni Cinquanta, ad un tipo di produzione collocabile nell’ambito materico e informale.
Bice Lazzari crea un modo di utilizzare le materie del tutto personale, perennemente in bilico tra il lirismo
del segno e le istanze più concrete della materia. É una delle figure più anomale della sua generazione,
oltre alle opere realizzate prima della seconda guerra mondiale, attraverso i grandi cicli di decorazione,
gli oggetti, i tessuti, mosaici o pannelli eseguiti per importanti studi d’architettura, il suo linguaggio passa
lentamente da una costruzione razionale ad una decostruzione determinata dello spazio del dipinto, fino ad
una dissoluzione delle forme e ad un uso delle materie, come sabbie, gessi e colle. “(…) Nei quadri amo
la luce, lo spazio, il rigore, la struttura, la sintesi…e un po’ di poesia. Non mi appartiene il neofigurativo,
sempre secondario, aneddotico”, così scriveva Bice Lazzari della sua opera.
Conobbe Cagli, Capogrossi, Licini, Melotti, ed entrò a contatto non solo con con le correnti artistiche più
importanti dell'epoca, ma anche con quelle dell’architettura, come l'ambiente di Gio’ Ponti. Bice Lazzari
sviluppò ricerche artistiche in grado di conciliare un gran numero di tematiche in parte antitetiche tra loro:
ordine-disordine, forma-informe, organico-inorganico, disegno-materia, comico-tragico, elaborando una
variegata cromia che si distende in superficie, e al tempo stesso accenna a diversi livelli di profondità. La
sua posizione nel quadro dell'arte contemporanea si mostrò unica, sia per la levatura poetica e stilistica
dei suoi lavori, sia per la sua indipendenza dalle condizioni di gusto che regolavano le correnti artistiche
del suo tempo. Il suo desiderio di modernità, che non vive con ansia giovanilistica bensì come qualcosa di
Casa e Canali di Burano - 1927 - Olio su Tavola - cm.33x41
connaturato alla propria personalità, tuttavia, non la vede attratta neppure dal dilagante Futurismo, la
interessa piuttosto l’Astrazione, di cui, sia pure in tono più dimesso nella sua città, ancora epicentro di cultura Mitteleuropea, giungono diversi segnali. Ne è riprova il fatto che pur proseguendo ancora a lungo le
prove in un modo o nell’altro “figurative” (vicine di volta in volta a Mafai, De Pisis, Campigli o Sironi) i
suoi primi tentativi astratti (1925-26) risultano straordinariamente precoci e slegati dal lavoro dei gruppi
che, solo più tardi, si muoveranno compatti in tale direzione. Il fenomeno appare ancora più singolare e ce
la presenta, pur nel suo relativo isolamento, come una delle personalità più originali del momento. Bice
Lazzari, comunque, non ebbe mai un 'adesione totale neanche all'arte astratta, sebbene la sua arte si avvalesse marcatamente dei principi compositivi di tale corrente artistica, restò, invece, sempre affascinata da
un certo tipo di figurazione che, accanto all'assoluta libertà compositiva determinò una ricerca dualistica
che le servì per sviluppare una poetica tutta personale che consisteva nell'amalgamare i risultati di una
opere, come "Armonia del Giallo" testimoniano come la pittrice seguisse, negli anni Venti, i suggerimen-
ricerca puramente lirica ma legata alle teorie della percezione, ai risultati di una libertà compositiva che
ti della geometria e dei segni, sia liberi che scritturali, in una soluzione formale che privilegiava la non-
dieve vita ad una realtà misteriosa, carica di angoscie e contraddizioni. L'opera di Bice Lazzari, quindi,
figurazione.
diventa una testimonianza reale sulla condizione umana, ma si tratta di rendere visibile un'immagine crea-
E così anno dopo anno esplorerà il passaggio e la trasformazione dallo “standard artistico straordina-
ta tramite fasci e combinazioni di linee orizzontali e verticali, circonferenze, tracce, materie, spazi, segni
rio” alla “normale eccezione”, l’orizzonte “eretico” di Bice Lazzari viene espresso dalla ricerca di nuovi
ed altri motivi derivati da un procedimento di pura creazione e che per l'artista costituivano un reale col-
valori, esprime in realtà il ridimensionamento del concetto di standard come base della normalità, per
legamento tra spiritualità del pensiero e creazione visiva.
rilanciare nuovi punti di vista, nella direzione di una sperimentazione permanente che evita provocazione
Del resto la stessa Bice Lazzari, non intende mai l'astrattismo come qualcosa di totalmente separato dalla
e trasgressione, per trasformare la normalità in un percorso di eccezioni. In particolare, nel mondo del-
realtà. Poichè noi ci formiamo continuamente, giorno dopo giorno, vivendo immersi nel mondo che ci cir-
l’astrazione il filtro della sensibilità personale diventa una potente chiave interpretativa del reale: una
conda, tutto ciò che sentiamo non può essere che la nostra reazione emotiva di fronte alla realtà: “io sono
sorta di rivoluzione sommersa, non cercata e non voluta, che apre la strada a nuove forme sperimentali
astratta con qualche ricordo” dice Bice Lazzari. Anche quando nelle sue opere sembrerà prevalere la liberà
della pittura, così come di relazione e di convivenza, che definiscono un orizzonte eretico.
invenzione, questa sarà determinata da spunti esterni, qua e là riconoscibili, pur trasformati dalla memoria. La sua cultura visiva è vasta: conosce l'arte italiana, quella tedesca e francese. Tutto questo le permette
di creare una base culturale sulla quale può costruire il suo mondo figurativo, mantenendosi tuttavia al di
In particolari occasioni mi torna il ricordo di un noto scultore svizzero, sostenitore della teoria del perico-
fuori di qualsiasi corrente organizzata. Studia all’Accademia di Belle Arti di Venezia che interrompe per un
lo “eredi di artisti”; i quali, per estraneità, il più delle volte, dalla vita quotidiana di un creatore con tutte
breve periodo quando la famiglia si trasferisce a Firenze, ma che riesce comunque a terminare al suo ritor-
le implicazioni di amori, tensioni, scelte, affinità elettive e di gestione del proprio lavoro, sono completa-
no nella città lagunare nel 1918. Conseguito il diploma comincia la trafila dei suoi espedienti per rimane-
mente impreparati al ruolo - rivendicando, nello stesso tempo, di essere i nuovi protagonisti della scena.
re libera di dipingere a suo modo ciò che vuole. Bice Lazzari infatti non è interessata all’accademismo che
Per cui sosteneva che gli artisti non dovessero avere eredi per convenzione. Remo Rossi è morto prima che
le è stato inculcato e al tipo di committenza che ne potrebbe scaturire. Intuisce sin dai suoi esordi le enor-
anche il mercato dell’arte assumesse nuove metodologie più legate alle mode ed ai clamori maxmediatici.
mi possibilità del colore, che scopre come vero e proprio linguaggio. La sua pittura è legata al reale ma
Tutto deve essere evento. Lo stupire del nuovo contrapposto allo stupire dell’essere. Il manifestarsi nel-
ad un reale che si trasforma; le cose, il mondo delle cose, per associazione, determinano una forma nuova.
l’abbaglio di una vetrina e non più nelle incerte armonie del mistero. A volte con dietro il nulla. Da queste
Bice Lazzari sembra ricevere dall'esterno il visibile e trasmette dalle sue opere l'invisibile. Del resto nelle
riflessioni nasce l’idea di riproporre il lavoro di BICE LAZZARI, artista riconosciuta come la donna più
pitture di Bice Lazzari, come quelle di altri astrattisti, è spesso riconoscibile uno spunto tratto dalla realtà
importante dell’astrattismo italiano, malgrado il silenzio distratto che l’ha circondata in questi ultimi anni.
esteriore, vista al microscopio invece che a occhio nudo secondo la nostra abitudine giornaliera. Si tratta
Tale silenzio, sicuramente, è dovuto - in parte - alla non accettazione di quanto disposto dall’artista, con
forse di collegamenti inconsci, tali però da confermare l'asserzione che l'uomo non può immaginare nien-
mandato esclusivo di lavoro a questa galleria; interferendo, così, alla divulgazione del prezioso lavoro di
te che non esista già in natura. La pittura di Bice Lazzari, comunque, è raffinata, intellettuale, rarefatta;
Bice Lazzari, che solo chi se ne è occupato con continuità, competenza e amore può fare. Questa mostra
spesso allusiva e simbolica, evocativa, suggestiva. Dai suoi studi deriva l'importanza della linea: il segno
intendiamo proporla ai giovani collezionisti e a quelli che non hanno avuto l’occasione di conoscerla vera-
che si articola e si coordina ad altri segni crea il motivo poetico che si unisce indissolubilmente al colore
mente. Una lunga storia di amore e complicità intellettuali, quasi un’avventura di vita condivisa, mi lega
e così, Bice Lazzari “la grande signora dell’astrattismo” nel 1959, aveva dovuto chiudere il periodo della
a questa protagonista dell’arte italiana del secolo scorso. Sono particolarmente felice di condividere l’or-
pittura ad olio per un grave avvelenamento.
goglio e la gioia di questa mostra con mio figlio Flavio, proiezione nel futuro di una concezione di merca-
Dopo l’accademia frequenta un corso di grafica, e lavora contemporaneamente in uno studio di architet-
to d’arte fatto di amori, di scelte e proposte non rinnegabili.
tura e, per permettersi il lusso di dipingere dovette spesso disporsi "a fare l’artigiana", come lei stessa
afferma, riflettendo a posteriori sulla sua carriera artistica. Infatti, sebbene essa avesse esposto a Ca’
Pesaro dei pastelli astratti già nel 1925, la sua ricerca innovativa passò sotto silenzio, tuttavia alcune sue
Fiorella La Lumia
Astrazione di una Linea n.2 - 1925
Il Segno Nero - 1929 - Tempera su Carta - cm.16x21
Senza Titolo - 1929 - Acquarello su Carta - cm.21x14,7
Armonia del Giallo - 1929 - Tempera su Carta - cm.7x9,5
Senza Titolo - 1929 - Tecnica Mista su Carta - cm.25x22
I Due Rettangoli - 1930 - Tempera su Carta - cm.15x19
Le Diagonali Gialle - 1930 - Tempera su Carta - cm.15,5x12,5
Bozzetto per Affresco - anni 30 - Acquarello - cm.33,5x8
Itinerario sul Verde - 1930 - Tempera - cm.19,3x10
L/5 - 1930 - Tempera su Carta - cm.18,2x11,8
Bozzetto - 1933 - Tempera su Carta - cm.26,1x20,7
Enrico Crispolti
Dal catalogo Edizioni Editalia – 1958
Dice la Lazzari "Gli occhi non hanno più memorie, l'innocenza tenta un suo linguaggio". Evidentemente "innocenza" per lei significa integrale dedizione al testo ove si confessa, quindi confessione aperta e naturale, decadenza di miti ed inibizioni comunicative, naturalità piena infine...
Sono scritture di complessa costituzione in racconto, in prolungate continuità d'annotazione. L'impaginazione
serrata e compatta, che lascia adito all'evidenza del segno, dell'episodio cromatico ovunque si costituiscano
indipendentemente da un unico e centrale nucleo espressivo, promuove nel dipinto una iterazione ritmica, una
costanza di esiti di notazione che mi sembra direttamente allusiva alla possibilità anche oggi di una condizione
d'ascolto, di pacata e composta lettura dell'interno dettato. Ancora la Lazzari stessa ci avverte di questo elemento di contemplazione, di stupefatta ascoltazione, che è forse una estrema "poesia": "nel silenzio stupefazioni nuove si fanno visibili". Quindi mai un gesto, uno scarto, un'istantanea mozione: evidentemente le preme
acquisire un valore duraturo, un valore riscattato nel tempo, che almeno racchiuda e circoscriva una durata sufficiente a postulare ancora una umana certezza di discorso e di ascolto.
É culturalmente importante che la Lazzari, con così notevole efficacia, abbia riproposto, qui in Italia, la possibilità di una pittura psicologica e di interno racconto, oltre l'immagine, oltre il diaframma idealistico...
Senza Titolo - 1938 - Inchiostro su Carta - cm.16x16
Contrappunti - 1939 - Pastello su Carta - cm.23,7x25
Senza Titolo - 1939 - Acquarello su Carta - cm.16x16
Bozzetto per il Concorso ENAPI-Tessuti - 1939 - Tempera su Cartoncino - cm.78,5x57,5
Tecnica Primordiale - 1939 - Tempera su Carta - cm.29,5x21,5
Senza Titolo - 1939 - Acquarello e Tempera su Cartone - cm.36,5x29
L12 Linee Oblique Azzurre - 1939 - Tecnica Mista su Carta - cm.25x17
1940 - Tempera su Compensato - cm.35,5x25
Senza Titolo - 1939 - Tempera su Carta - cm.26x17,5
Copertina Giornale - 1945 - Tecnica Mista su Carta- cm.15x15
Le Linee Curve - 1949 - Tempera su Carta - cm.49,3x97,2
Filiberto Menna
Dalla presentazione in catalogo della mostra alla
Galleria “Il Canale” Venezia Marzo 1962
...Anche la storia della Lazzari è la storia di una solitudine. Ma è una solitudine che non si ribella e non grida perché non crede nemmeno all'ultima illusione del non consenso e della rivolta: al mondo "ingigantito dalla scienza" la Lazzari dunque non si ribella, semplicemente oppone una irriducibile volontà di colloquio. Al di qua del
muro che ci separa dagli altri, tutto quello che ci accade dentro acquista allora un significato particolare, poiché
è solo in esso che possiamo ritrovare la via segreta che ci condurrà fino agli altri: Bice Lazzari lo ha compreso
perfettamente e perciò spende giorno per giorno la sua vita in uno scandaglio attento della propria vicenda interiore e nella ricerca dei pochi segni, i "puri segni", necessari a narrarla...
...Per questa sua evoluzione da una pittura di immagini, sia pure filtrate da una sottile sensibilità, ad una pura
pittura interiore, l'arte della Lazzari è venuta assumendo in questi ultimi anni una posizione singolare nel panorama artistico italiano: voglio dire che l'esperienza più recente della pittrice è una delle poche se non l'unica, di
cui si possa dire quello che è stato scritto a proposito di Fautrier, ossia che è venuta recuperando nel seno della
spazialità pittorica la dimensione temporale della poesia, intesa non come bruciante illuminazione lirica, ma
come pacato racconto e sommessa confessione...
Senza Titolo - 1951 - Tempera su Carta - cm.50x35
Senza Titolo - 1951 - Tempera su Carta - cm.50x34
Quadrati Effimeri - 1952 - Olio su Cartone Telato - cm.32,5x23
I Percorsi n.2 -1953 - Matita e Pastelli su Carta - cm.70x92
Limiti - 1954 - Olio su Tela - cm.35x50
Stratificazione II - 1955 - Olio su Tela - cm.60x45
Presenza - 1954 - Olio su Tela - cm.66x80
Trame Verticali - 1956 - Tecnica Mista su Carta - cm.23,5x17,5
Senza Titolo - 1956 - Acrilico su Tela - cm.28x38
Tracce Nere - 1953/6 - Olio su Tela - cm.65x88
Attraverso lo Spazio - 1957 - Olio su Tela - cm.72x90,5
N.6287 - 1957 - Matita e pastelli su Carta - cm.21,6x19,6
Racconto n°15 - 1957 - Olio su Tela - cm.65x45
Richiami Rossi - 1959 - Olio e Sabbia su Cartone - cm.46,8x46,8
G i u l i o C a r l o A rg a n
Dalla presentazione della mostra antologica
di Palazzo Sturm - Bassano del Grappa Maggio 1970
Nel lavoro analitico di Bice Lazzari il segno è tale in quanto segna, cioé in quanto si concreta nella combinazione di due o più materie secondo certi principi d'ordine, e si tratti pure soltanto della grafite della matita e della
superficie bianca della tela o della carta. Del resto, portando avanti la ricerca, anche la materia si costituisce
come segno: e questo è il lato del problema su cui Bice Lazzari ha lavorato con successo nel periodo in cui si
assumeva la materia come il principio e la fine della pittura.
Il segno non esiste in sé: come unità di struttura, si dà solo in un contesto, serie o sistema. Bice Lazzari ha formulato il problema in termini esatti: ciò che bisogna trovare è la relazione di segno e misura...
É anche facile osservare che alla riduzione della nozione di spazio-tempo alla nozione di campo corrisponde il
passaggio dalla progettazione alla programmazione dell'operazione pittorica: una distinzione fondamentale, che
nessun altro ricercatore estetico, oggi, mi sembra aver chiara come Bice Lazzari.
L'interesse percettivo non viene immediatamente sollecitato e appagato: viene tenuto in sospeso, rimandato da
segno a segno, come in una lettura. Ma intanto l'occhio fa propria la frequenza che gli viene imposta, oltrepassa la soglia del proprio dinamismo o cinetismo abituali. Diventa sensibile, più l'evidenza grafica e coloristica che
dei segni, al ritmo delle frequenze che li generano...
Quadro Verde - 1959 - Olio su Tela - cm.64,4x99,5
Senza Titolo - 1960 - Tempera su Carta - cm.50x64
Informale Azzurro - 1958 - Olio su Tela - cm.146x130
1958/60 - Olio e Sabbia su Tela - cm. 180x90
Materia e Segno - 1960 - Colla e Sabbia su Tela - cm.70x40
Senza Titolo - 1962 - Tecnica Mista su Carta - cm.35x43
Senza Titolo - 1961 - Tecnica Mista su Carta - cm.54x75
Qualcosa è Rimasto - 1961 - Olio Sabbia su Tela - cm.73x90
Punto Nero - 1962 - Tempera e Colla su Sabbia su Tela - cm.35x25
Bianco e Nero - 1962 - Tempera e Colla su Masonite - cm.35x24
Grigio + Nero - 1963 - Olio Sabbia su Tela - cm.89x100
Giochi di Lama n°2- 1962 - Xx - cm.81x130
Senza Titolo - 1963 - Olio Sabbia su Tela - cm.90x100
Marisa Dalai Emiliani
Da “Anamorfosi del tempo”. NAC n.6/7 giugno/luglio 1974
...Un campo di relazioni sottitli e problematiche per tre maestri, Bice Lazzari, Fausto Melotti, Ezsezebeth Schaàr,
ciascuno con radici lontane nella cultura europea tra la fine degli anni ’20 e l’inizio degli anni ‘30, ma attivo e
presente oggi in una nuova stagione densissima di risultati... e in un certo senso controcorrente è anche la lettura introduttiva di Marisa Vescovo, nella nitida plaquette pubblicata da Scheiwiller in occasione della mostra
della Lazzari (galleria “Arte Centro” Milano). Con lo stesso stupore con cui anche in presenza delle opere li abbiamo sentiti riaffiorare irresistibilmente alla memoria, troviamo in questi scritti termini, concetti, categorie che avevamo creduto irrecuperabili, in un contesto che non pretende di essere cauto nè mediato: il tema dello “spazio
lirico” e di una “dimensione atemporale” rimanda naturalmente alla poesia e “all’assoluto”
assonanze: la genesi del fare artistico si identifica con una condizione di “innocenza” per la Lazzari...
Il Cerchio Rosso - 1963 - Tempera su Carta - cm.48x66,5
L’Ostacolo - 1963 - Tempera, Colla e Sabbia su Tela - cm.146x195
Senza Titolo - 1963 - Xx - cm.11,2x17
Senza Titolo - 1964 - Tempera su Carta - cm.11x14
I Tre Tempi - 1964 - Tempera Colla Sabbia su Tela - cm.45x55
Sequenza n.2 - 1964 - Colla e Sabbia su Tela - cm.40x50
Linee - 1964 - Tecnica Mista su Carta Intelata - cm.48x67
Senza Titolo - 1964 - Tecnica Mista su Tela - cm.89x100
Senza Titolo - 1963 - Tecnica Mista su Cartoncino - cm.30,5x24,5
Misura 5 - 1965 - Tempera, Colla e Sabbia - cm.156x79
Misure - 1965 - Acrilico su Tela - cm.79x156
Senza Titolo - 1965 - Xx - cm.13,5x19,5
Vi t t o r i o F a g o n e
Dalla presentazione in catalogo della mostra
antologica al Museo di Milano 7 febbraio 1979
...Lazzari come Klee ha studiato musica - sa cosa significa ripetizione proporzionata, ritmo, armonia dentro lo
specchio del suono -, come Klee giovane potrebbe affermare "il mio amore é distaccato e religioso. Il senso faustiano della vita mi è estraneo". Il punto di vicinanza più certo, e non trascurabile, è l'atteggiamento dell'artista
di fronte al campo del quadro: il riportarvi una conoscenza del mondo per principi e misure dentro un gioco elementare di progressioni lineari, la corrispondente produzione di segni identificabili e nuovi come dato di appercezione immediata, come elementi di una nuova, consapevole creazione. Gli svolgimenti che negli anni la pittura di Bice Lazzari ha avuto possono essere ricondotti a due movimenti generali: uno è l'intervento sulla superficie del quadro, mai considerata supporto inerte, riquadro o sfondo, tabula nell'accezione elementare del termine, anzi sollecitata verso una evidenza dinamica; l'altro è il potenziamento e la semplificazione del segno: i "puri
segni" di Bice Lazzari si sviluppano e moltiplicano, assottigliando ogni pesantezza e corposità, tendono ad assumere con definizione ed efficacia la loro diretta funzione comunicante.
...Chi guarda questi quadri potrà provare a cercarne le scansioni, le pause, le improvvise e conseguenti accellerazioni. E mentre si accorgerà di come ricompaiono, rafforzandosi, elementi che sembrano dispersi dentro un
ordine chiaro, scoprirà insieme all'evidenza del quadro, la dichiarata genesi e crescita di questo, scandita dalla
ripetizione e nell'emergenza dei segnali; scoprirà come nessuno degli elementi che compongono l'immagine
complessiva dichiari una periferia, contribuendo invece alla pulsazione...
Cerchi gialli - 1965 - Tecnica Mista su Carta - cm.46x63
Senza Titolo - 1965 - Tempera su Compensato - cm.26x39,5
Senza Titolo - 1965 - Tecnica Mista su Carta - cm.46x63
Misure e Segni, Superficie Gialla - 1965 - Tecnica Mista su Carta - cm.85,5x89,8
Senza Titolo - 1965 - Tempera su Carta - cm.18,5x23
Linee - 1966 - Tecnica Mista su Carta - cm.38x57
La Linea Rossa - 1966 - Tempera e Matite - cm.75x75
N°950 - 1966 - Tecnica mista - cm.46,5x65
Dedicato a Fiorella - 1966 - Disegno su Carta - cm.25x23
Misure e Segni - 1966 - Tecnica Mista su Tela - cm.81x142
Misure K1 - 1966 - Tecnica Mista su Tela - cm.25x25
Giuliano Menato
Bice Lazzari. Tempestività e coerenza di un
messaggio figurativo.
Da “Bice Lazzari-Mostra Antologica” della Galleria Civica
d’Arte Moderna-Valdagno 1982
Mi sono chiesto tante volte il motivo per cui il lavoro pittorico di Bice Lazzari, così misurato e rigoroso, stimo-
E a Roma, dove si era trasferita fin dal 1935, erano allora nell’aria, pronte a comparire, le “ombre sottomarine”
lando le facoltà visive, susciti sempre emozioni profonde. Ho cercato una spiegazione in due fatti: innanzi tutto
di Afro, le “muffe” e le “plastiche” di Burri.
l’artista, per sua esplicita dichiarazione, è un’istintiva, vive d’impulsi: poi è di origine veneziana ed ha vissuto a
....Una cosa è certa: il segno rimase ancora l’elemento fondamentale di quelle stesure dipinte con materia tra-
lungo nell’ambiente lagunare: questi fatti, probabilmente, hanno avuto un certo peso su colei che oggi è consi-
sparente e magra, che fungevano solo da supporto per una vicenda lineare più studiata e mossa, campo di ten-
derata una delle voci più tempestive e lucide dell’astrattismo italiano.
sione per segni concreti e determinati, non casuali o arbitrariamente liberi.
Ma la “sensibilità” del suo astrattismo, che è soltanto un aspetto di una complessa operazione artistica in cui si
Poi, fino al 1964, si assiste ad un progressivo processo di liberazione del segno dalla materia colorata, al disan-
è impegnata ogni sua risorsa creativa, è stata troppo a lungo indicata come una caratteristica peculiare, sottil-
corarsi della scomposizione pittorica, al prosciugarsi di certi umori lirici per una distillazione degli elementi linea-
mente poetica, delicatamente femminile.
ri, sempre più frequenti e ripetuti nel fondo monocromo che li evidenzia con assolutezza.
Si spiega così, in parte, l’incomprensione o l’indifferenza della cririca fino a quando - se si esclude l’eco di qual-
...Verso gli anni ’70 e durante tutto il decennio successivo fino ai nostri giorni il lavoro della Lazzari si configura
che mostra isolata - le recenti antologiche di Milano e Modena hanno costretto a prender coscienza del “caso
come “scrittura” dove soltanto al segno spetta il compito di scandire e circoscrivere lo spazio. La scrittura si
Lazzari”.
svolge preferibilmente su tele e fogli bianchi, il segno è dato semplicemente dalla matita che fissa i ritmi di un
...Lo spazio pensato e rappresentato da Bice Lazzari è popolato di segni precisi, equilibrati: ”Può darsi che io lo
racconto tutto interiore. Il controllo emotivo e l’equilibrio raggiunto trovano nella mano che esegue il mezzo che
senta così armonioso perché ho bisogno di armonia. Io ho bisogno di armonia, quando mi manca sono amma-
compie immediatamente l’atto creativo: l’operazione artistica obbedisce solo ad esigenze visive, ad un pro-
lata”. La ricerca che ha contraddistinto il suo operare artistico si è basata sul principio strutturale dell’azione figu-
gramma che si sviluppa dall’operazione manuale in atto.
rativa: il segno. “Segno che è tale in quanto segna - ha scritto Argan - cioè in quanto si concreta nella combi-
“Il valore del segno è sempre costituito da una somma, un aggregato di segni, e non è mai la conseguenza di
nazione di due o più materie secondo certi principi di ordine, e si tratti pure soltanto della grafite della matita e
una sottrazione o distruzione parziale del testo visivo.”...
della superficie bianca della tela o della carta”. Solo che la qualità di questo segno, l’intima vitalità che lo fa lie-
...Si può allora concludere che la Lazzari è un’artista che ha avuto idee chiare fin dall’inizio del suo difficile cam-
vitare nel tessuto che lo accoglie lo rendono unico, inconfondibile.
mino e che queste idee ha saputo concretare nell’opera senza lasciarsi fuorviare da falsi miraggi, sempre fede-
Quando in Italia si cominciò a parlare seriamente di astrattismo, sulla base delle prime opere astratte prodotte
le ad una rigorosa linea astratta.
ed esibite da Licini, Soldati, Fontana, Melotti. Reggiani, Veronesi, Radice - vale a dire i protagonisti dell’avanguardia milanese degli anni trenta - la Lazzari aveva già fatto per conto suo, pur chiusa nell’ambito lagunare,
precise scelte: sorprende le avesse fatte tanto per tempo se, intorno al 1930, poteva presentare una serie rigorosa di disegni colorati, eseguiti durante il decennio precedente. Aveva attinto da fuori, dagli ambienti dell’avanguardia europea, gli stimoli e le idee per alimentare il suo lavoro: vedi le esperienze del cubismo più rigoroso di
Braque, le ricerche varie e diverse del Bauhaus, le proposte rivoluzionarie dei costruttivisti russi.
...L’autoritarismo allora imperante in ogni campo della vita italiana e funesto per l’arte, le diede modo di conservare l’autonomia da movimenti e gruppi che, all’insegna del nuovo, tendevano a confondere l’ideologia artistica
con l’ideologia politica, associando l’idea dello spiritualismo con il populismo in funzione estetica.
Visse isolata anche rispetto al gruppo degli astrattisti lombardi, i quali orientati da Edoardo Persico, critico di rara
cultura e sensibilità, furono preservati da pericolose tentazioni.
...Quando infine negli anni ’50 si diffuse in Italia il verso informale, la Lazzari aveva già mostrato con buon anticipo di sapere trattare con gusto la materia colorata e luminosa.
Il Cerchio Bianco - 1968 - Tempera e Matita - cm.130x81
Misure e Segni - 1967 - Matita su Carta - cm.130x81
Ritmo - 1967 - Acrilico su Tela - cm.75x75
Segni e Misure - 1968 - Tecnica Mista su Tela - cm.75x75
Luigi Rognoni
Ascoltando i quadri di Bice Lazzari.
Da “Bice Lazzari-Mostra Antologica” della Galleria Civica
d’Arte Moderna-Valdagno 1982
Il rigore della struttura di Bice Lazzari non è “razionale” come quello di Mondrian, ma è un rigore “emotivo”; in
fondo assai più vicino al rigore del segno sonoro di Anton von Webern, che è anch’esso “emotivo”; e basterebbe pensare alla Sinfonia op. 21 (1928) o alle Variazioni per pianoforte op. 27 (1936). Soprattutto nel deciso
orientamento verso il segno come pura espressione dell’interiorità che caratterizza le opere di Bice Lazzari degli
ultimi vent’anni, tutte pensate, dette in una direzione estremamente coerente, senza sottintesi, dubbi, anche se
talvolta esprimenti l’incolmabile solitudine dell’Io. Il suo rapporto col segno “intersoggettivo”, nel senso che il
concetto di internazionalità husserliano ci indica.
Già Nietzsche aveva profetizzato “Si è artisti a patto di sentire come contenuto, come la cosa stessa ciò che i
non artisti chiamano forma...” (in un Aforisma del 1887/88). E Bice confessa di aver scelto il segno, come scrittura della propria interiorità (preferisco parafrasare e non chiamarla “poetica”), “perchè con più chiarezza posso
fare un discorso che risulti leggibile con facilità... Come una partecipazione mentale, voluta con ordine e possibilmente con rigore non oggettivo, che potrei definire nel suo risultato scopo di emozione” (1968). Proprio perchè “emotivo”.
Il suo segno è carico di suono; e segno e suono si identificano in una vibrazione che fa risuonare la percezione
visiva. Come in Webern, in molti quadri di Bice Lazzari si può cogliere un Kern, un centro generatore, analogo
alla serie dodecafonica che condiziona tutta la costruzione musicale sulla base di una scelta rigorosa degli intervalli: rapporti intervallari, altezze tra segno e segno, sia in senso orizzontale, sia in senso verticale, come nel linguaggio musicale, emergono dalla lettura-ascolto dei quadri di Bice Lazzari.
...Il segno, la linea, il tratto, il colore si pongono nello spazio in dimensioni che non richiamano solo l’orizzontalità della sequenza musicale, ma anche una verticalità polifonica, proprio come quella che ogni immagine musicale, anche se sottaciuta, lascia risuonare.
...è tuttavia certo che il segno pittorico, posto sulla tela come diretta “scrittura dell’interiorità è divenuto l’analogo del segno musicale, perchè anch’esso si muove e si fa ascoltare in una unità spazio-temporale”.
A patto però che il segno non provenga dall’esterno, come eco di altri segni ormai codificati e allineati che s’imposessano del soggetto e lo legano oggettivamente, secondo la “logica” del profitto, alla cavezza dell’industria
artistica e culturale. Nella “morte dell’arte” il segno di Bice vibra ancora come tenue fiamma di una “cosciente
misura morale” che assume l’utopia della comunicazione quale unica reale forza rimasta al soggetto; come nella
poesia di Else Lasker-Schuler.
Misure e Segni - 1968 - Tempera e Matite - cm.65x195
Senza Titolo - 1968 - Tempera su Compensato - cm.29x39
Quadrilatero e Frequenze - 1969 - Matita Nera e Colorata su Carta - cm.26,7x26,9
Senza Titolo - 1969 - Acquarello su Carta - cm.18x18
Segnalazione L - 1971 - Acrilico su Tela - cm.40x35
Misure 21 - 1969 - Acrilico su Tela - cm.89x100
Senza Titolo - 1971 - Tecnica Mista su Carta - cm.45x65
Paolo Fossati
Dalla “Monografia” Electa Bice Lazzari
1925-1981 (1984)
Credo che un gesto così importante e siginificativo, come quello di offrire di un’artista un catalogo esaustivo e
motivato, nel caso di Bice Lazzari non stupisca nessuno. L’importanza di questa pittrice è un fatto ancor più che
pacifico accertato e sicuro, anzi a sfogliare la bibliografia che da pochi lustri infine accompagna adeguatamente la Lazzari si ha l’impressione che la critica si sia mossa con un’attenzione che va oltre i consueti riti di riconoscimento o di omologazione. Ed è un fatto quest’ultimo non frequente negli annali critici di casa nostra come
non lo è l’altro lato ben rilevabile a leggerla, una volta sfogliata, quella bibliografia e cioè che la robustezza e lo
spessore e ricchezza della pittura non figurativa della Lazzari vien riconosciuta e letta proprio quando ricerche e
studi sull’astrazione e sulla non figurazione segnano vistosamente il passo e sembrano affrontar la questione
storica e critica quasi fosse già tutta esplicita. Come a dire che la robustezza e la sottigliezza di linguaggio della
Lazzari han fatto aggio sulla rediscussione del quadro in cui inserirla, e che, per sua e nostra fortuna, non si è
dovuto usar poetiche per venire a capo della poesia. Dunque, una vistosa eccezione propiziata anche da talune esposizioni attraverso le quali la provocazione a capire non è mancata.
...Come notava Emilio Garroni osservando che, alla fine, i conti non tornavano per una Bice Lazzari “cui nessuno, credo, oserebbe mettere in dubbio l’alto livello qualitativo”, ma della quale la facile deduzione in una formula che l’imprigiona non è dato di consumo troppo utilizzabile. Collocandoci sulla porta di un catalogo come questo, che ha volontà di organismo sistematico e continuo, bisognerà annotare prima di tutto questa perplessità
che a me pare più che fondata, e non solo per un ovvio mal costume nazionale. Che è poi quello, come dicevo, di preferire le poetiche, o, più sbrigativamente, i discorsi a rapida presa immediata che azzerino la verità dell’opera in una sua presunta omogeneità e unità: cioè preferiscono la poetica al linguaggio effettivo...
Penso, cioè, che valga la pena provarsi a qualcosa di un, ovvio, a questo punto, tesser l’elogio di questa straordinaria pittrice. Perchè ho la netta impressione che faccia parte della stessa ricchezza di lavoro della Lazzari il
rimettere in discussione convinzioni e pensieri, modi di lettura e immagini critiche...
...Comincerei col rimuovere un primo ostacolo: dicevo che la Lazzari gode da non molto di fortuna critica. Ciò
ha posto taluni problemi e ai critici in fase di descrizione e a chi si è posto a ripensarla, per esempio, tra le due
guerre, in mezzo ad altri avvenimenti e ad altri moduli pittorici. Si pensi, così al fatto che il molto materiale anni
’30 che quest’artista produce non viene esposto negli anni coevi alla sua produzione, come opera pittorica, sebbene come prodotto d’arte applicata di modo che si ha, a studiarlo oggi, un doppio gioco di approssimazioni.
...Anzi è difficile in Italia tacere una volontà operativa che ha il suo mondo formale nella realtà rigorosa della pittura e della sua esibizione, della conoscenza tra artista e pubblico e così via. Non mi riferisco solo alle poetiche
da prendere per quel che sono e che qui poco ci interessano, quanto ai linguaggi effettivi, nei modi più diversi
con cui si presentano. So di ragionare schematicamente, e che la realtà del tempo è assai frastagliata, ma non
credo di tradire la sostanza della questione, che proverei a citare in estrema sintesi nei termini seguenti. Dunque:
l’astrattismo italiano, o non figurartivo che sia, ha esasperato all’estremo per via formale l’affermazione della propria purezza, cioè non mimesi, non letteratura, e così via: col risultato, più volte assai alto, di agitare un contenutismo di architetture, strutture plastiche e relativi valori, blocchi chiusi di colori e severità struttive. Con l’ag-
giunta che un tale formulario appare in tutto coerente con le condizioni culturali, tecniche e di linguaggio nel filo-
sua formulazione più esasperata, a porsi come “forma estrema di espressione estetica”.
ne di una Einfuhlung che fa da spina dorsale alla “tradizione nel luogo” quale procede dal futurismo e relativo
...”Quando dipingo un quadro penso sempre segretamente alla parete su cui in quel momento potrei dipinge-
modernismo, e ancor prima dal simbolismo in avanti, sino alla metà anni Trenta.
re, allo spazio, all’architettura a cui quel quadro dovrebbe esser destinato. Il che vuol dire forse che io non credo
...Val a dire la Lazzari non dipinge facendo riferimento alla figurazione astratta in visione pubblica e relative que-
alla pittura purista, alla pittura che vive da sé, autonoma nel suo astratto isolamento. Questa è o dovrebbe esse-
stioni espressive, rappresentative e stilistiche, ma agendo in termini di pratica effettuale, trattando la tela come
re, a mio avviso, l’unica possibile umanità della pittura contemporanea. Ma quando il quadro è portato a com-
spazio aperto in cui agisce con una esperienza che si fa motivo di ricerca nella fisica e materiale verità diretta
pimento (quando credo che non ci sia altro da aggiungere) allora mi prende il sospetto che esso voglia proprio
della fattualità, delle procedure artigianali.
vivere per sè stesso. E allora qui è la divinità o l’angoscia della pittura contemporanea? Nè si saprebbe cosa
...In una conversazione con Montana (L’esserci e l’arte. Incontro con Lazzari. Roma 1970) la Lazzari accenna
aggiungere alla descrizione del percorso pensiero/esperienza/produzione/oggetto, cioè alla descrizione dell’e-
ad una condizione del suo operare artistico che mi pare di un certo interesse. Ciò che induce alle scelte, alle ori-
sperienza complessa del proprio lavoro, compiuto dalla Lazzari.
gini di una ricerca e disponibilità pittorica, osserva, “è l’innocenza”, e in questa luce “la mia speculazione è sem-
...I segni han funzione di rime, cioè, con rapporto diretto con ciò che dalla rima si innerva e precede o segue
pre un modo di pensare e riflettere sul mio lavoro, il lato pratico della vita mi sfugge”. La distinzione che viene
per equivalenza e simultaneità di luoghi spiazzati in spazi anche lontani, con una fertilità di risuono e di dissemi-
introdotta qui è tra innocenza ( “l’esser disarmato dinnanzi all’operazione estetica” annota Montana) e pulsione,
nazione davvero inedite, da noi. E ciò che più giunge in atteso è l’estensione e le densità, appunto il corpo di
istinto, psicologia più o meno profonda. Vien fatto di tradurre questa innocenza, e quindi differenza, con le paro-
una simile pittura, quanto di poroso e soffice, ma definito comporta.
le stesse di Montana, dove, nel libro citato, osserva come vi sia nella Lazzari “quella peculiare angoscia del fare
...(E, intanto, leggo in un appunto della Lazzari con data del 1929, “la musica ha suoni che coprono mondi senza
che è in definitiva l’espressione di una fiducia, non già nei confronti della possibilità operativa in sè, ma verso la
segni riconoscibili...anche la pittura ha arresti misteriosi e infiniti mondi da portare alla conoscenza. Teso è lo spi-
volizione esterna e la certezza programmatica”. E ancora, lo stesso critico annota un ulteriore dato importante,
rito nella prepotente urgenza di dar vita a oscure forze che agiscono per una inesauribile ricerca.
una sorta di stupore d’infanzia delle forme, attraverso la cui “istituzione” la Lazzari evita la memorizzazione magi-
...La Lazzari, intendo dire, lavora su un mezzo, lo spazio pittorico, percettivamente, fisicamente pregnante, che
ca di tipo psicologico o introspettivo.
non si riduce a una superficie bidimensionale su cui scrivere segni e organizzarli per relazioni, ma che si pone in
...Qui non è artigiano il risultato perchè conduce a cuscini, tappeti, centri, ma perchè il lavorare nella dimensio-
spessore soffice e denso, obbligando, ripeto, il segno a procedere dentro, all’interno, all’intorno, in ogni dire-
ne, nella cultura, nei materiali, nelle tecniche (e con tutto ciò) ci restituisce un mondo, libero e intenso pittorica-
zione. Per giungere alla globalità, al suono ambientato, cioè a comprendere il senso che le varie situazioni, i
mente, con altre logiche e forme e percezioni da quello che fa nascere pittura dalla pittura. Credo sia proprio
tempi del lavoro, assumono in un ben preciso corpo, in una storia ben riconosciuta e data, e esplorata. Come
questo da intendere là dove si parla di una sfiducia nella volizione esterna e nella certezza programmatica.
si vede insisto su una partitura che è impossibile leggere senza il corpo che la musica, facendola secondo il trac-
...Vediamo di arrivare al punto di osservazione che ci siamo proposti. Se è vero che, fin da buona data, la Lazzari
ciato indicato, fatalmente istituisce, (proprio quel corpo che, nelle vicende astratte, è sempre laterale, e qui, natu-
si sottrae alla “convenzione di figura” è anche vero che nella ricerca delle arti applicate trova una dimensione
ralmente, è centrale.)...
ancora più ricca e complessa della semplice negazione delle “convenzioni”. Un modo di intendere la questione, senza andar oltre la necessità di accennarne appena, può essere quello indicato da Linda Nochlin, la quale
(nel libro catalogo redatto con A. Sutherland Harris, Le grandi pittrici 1550-1950, Milano 1979) osserva come
l’artigianato, o più direttamente l’arte applicata, rappresenti un salutare sacrificio per una pittura che tende, nella
Senza Titolo - 1971 - Tecnica Mista - cm.31x37,4
Senza Titolo - 1971 - Acquarello e China su Compensato - cm.20,5x27,6
Senza Titolo - 1971 - Acquarello e China su Compensato - cm.20,5x27,6
Senza Titolo - 1971 - Tecnica Mista su Carta - cm.50x70
Misure e Segni + Giallo - 1972 - Acrilico su Tela - cm.105x120
Guido Montana
Dal catalogo della mostra "Essenza dell'astrattismo"
Comune di Macerata Chiesa di S.Paolo Giugno 1988
L'emarginazione della donna nella storia dell'arte è ovviamente vistosa, macroscopica. L'altra metà del cielo ha
La sua estraneità alla ridondanza verbale e alla retorica si rifletteva anche nel suo lavoro, direi nell'idea stessa di
avuto in passato rare occasioni di realizzarsi in campo artistico, con risultati a volte drammatici (penso non tanto
pittura che l'ispirava. Il suo era un atteggiamento di essenziale, mentale "innocenza", che si traduceva in puri
ad Artemisia ma a Camille Claudel). Numerose sono oggi, tuttavia, le donne che svolgono una impegnata ricer-
segni, in immagini semplici e rigorose...
ca nello specifico ambito delle arti visive. Le prevenzioni, però, non sono scomparse, soprattutto da parte di un
Il suo concetto di avanguardia artistica era aperto non schematico. Non diceva mai: è troppo facile; ma diffi-
settore della critica ancora maschilista, priva quindi di obiettività di giudizio nei confronti dell'arte realizzata dalle
dava degli atteggiamenti vuoti e arroganti, delle astuzie del comportamento intellettuale. Alla ricerca dava
donne.
infatti un significato etico lineare, su cui non riusciva a transigere. Per lei avanguardia era soprattutto questo:
Bice Lazzari aveva sulla questione un atteggiamento distaccato ma equilibrato. Anche se, per dolorosa espe-
avere l'apertura mentale necessaria per essere in modo autentico e puro nelle nuove forme dell'arte...
rienza personale, riconosceva da una parte l'emarginazione e le concrete difficoltà dell'artista in quanto donna,
Una seria analisi critica di questa importante pittrice (ma meglio sarebbe dire "operatrice del segno") impone
dall'altra rifiutava, però, una connotazione artistica semplicisticamente basata sul sesso di appartenenza. A que-
a mio avviso una prima considerazione: il suo processo di ricerca non segue la linea "aristocratica" della
sto riguardo era per un'arte "indifferente", sessualmente "anonima".
forma, che è data come è noto dalla identificazione massima e formalistica dello stile. É piuttosto una pittura
L'arte - diceva - non è nè uomo nè donna, è solo un'espressione (la piu'alta, forse) dell'intelligenza e della sen-
di tipo "orizzontale", in cui la superficie diviene il campo aperto di una imprevedibile e "insolita" sistemazione
sibilità della specie umana.
visiva dei segni. Una poetica del segno, dunque, che però non dichiara in modo perentorio la propria appar-
La sua pittura e' infatti mentale e astratta, carica di sensibilità essenziale più che di senso e di sensualità. In
tenenza formale...
polemica con le contrapposizioni settarie di un certo femminismo, rifiutava di partecipare a mostre di sole
A Bice Lazzari si dovranno certo richiamare coloro che, in una condizione di quotidiana banalizzazione dell'im-
donne, considerando tali iniziative (pur lodevoli sotto l'aspetto dell'aggregazione militante) una forma di autoe-
magine, riconsiderano già oggi l'importanza dell'Astrattismo e di una informazione visiva priva di accumuli ridon-
marginazione sul piano culturale. Fece eccezione alla mostra "L'altra metà dell'avanguardia" (Palazzo Reale,
danti, retorici della rappresentazione. In realtà la storia della pittura astratta è anche la storia dei valori del segno,
Milano 1980).
sulla quale molto resta ancora da scrivere, per ricostruire le verità non dette nello specifico campo della cultura
In questo caso si trattava pero' di una "riparazione" appunto culturale, di cui va dato atto a Lea Vergine che curò
dell'immagine.
la rassegna, riguardo al contributo internazionale dato dalle donne all'avanguardia artistica di questo secolo.
Bice Lazzari mori' nel 1981 e i suoi oltre ottant'anni di esistenza furono dedicati in gran parte al lavoro artistico.
Sarebbe del resto arduo separare il lavoro dalla sua vita e dal suo essere persona, non dico personaggio. La
vita di relazione, gli affetti e il suo inimitabile rapporto umano col marito, gli stessi interessi culturali, sono intimamente intrecciati con la sua totale dedizione al lavoro creativo e all'arte. Dinanzi ad eventi e cose che avevano per lei interesse, o l'inquietavano, il suo atteggiamento era recettivo e umile, ma sempre indipendente e critico. Era sensibile al nuovo e ai mutamenti, in ogni campo, non solo in quello dell'arte. Sapeva sottrarsi a fatti e
discorsi inutili, ripetitivi. Guardava e ascoltava senza prevenzioni. Per se' non chiedeva l'approvazione ma il giudizio sereno, intellettualmente onesto...
Multigrafia a Nero - 1972 - Acrilico su Tela - cm.145x195
1974 - Disegno su Cartone - cm.50x70
Appunto - 1974 - Tecnica Mista su Carta - cm.13x16
Sequenze - 1974 - Acrilico su Tela - cm.35x40
Sequenza del Segno - 1973 - Acrilico su Tela - cm.72x81
Senza Titolo - 1974 - Matita e Pastello su Carta - cm.42x52
Obliquo Rosso e Nero - 1974 - Acrilico su Tela - cm.100x89
Quadrato Bianco 1 - 1974 - Acrilico su Tela - cm.75x75
Conseguenza - 1975 - Acrilico su Tela - cm.35x40
Senza Titolo - 1974 - Tecnica Mista su Carta - cm.50x70
Linee e Forma n°5 - 1975 - Acrilico su Tela - cm.65x58
Linee e Forma n°7 - 1975 - Acrilico su Tela - cm.58x65
Quadrato Bianco n°4 - 1975 - Acrilico su Tela - cm.75x75
Senza Titolo - 1975 - Tecnica Mista su Carta - cm.18,5x21,5
Q 509 A - 1976 - Acrilico su Tela - cm.38x28
Senza Titolo - 1975 - Tecnica Mista su Carta - cm.70x100
Acrilico n°1 - 1976 - Acrilico su Tela - cm.89x100
P a o l a Wa t t s
Dal catalogo per la mostra al Padiglione d’Arte
Contemporanea Palazzo Massari Ferrara 1988
Con significativa continuità il lavoro di Bice Lazzari è stato seguito dal 1968 da Fiorella La Lumia dell’Arte
Centro, proponendo in questi anni nella sede milanese un arco di esposizioni dedicate sia alla documentazione di opere recenti, sia nella più ampia prospettiva della ricognizione antologica o del recupero di particolari
momenti operativi, come quello dedicato agli “anni ’30 ”curata da Paolo Fossati nel 1982. Richiamare brevemente questo interesse passato serve a rendere ragione della presente iniziativa, concepita come significativo
omaggio all’opera della pittrice e come occasione per un pubblico di verificare all’oggi l’attualità del suo percorso, una volta caduta la tensione emotiva della commemorazione ufficiale. E non a caso la presente iniziativa s’inaugura all’indomani della chiusura della mostra antologica tenutasi a Roma in Palazzo Venezia, patrocinata dal Ministero per i Beni Culturali e Ambientali e dalla sopraintendenza per i beni artistici e storici di Roma
curata da Paola Watts e Claudio Strinati, momento senza dubbio importante ed esauriente, momento significativo di una presenza, pure temporanea dell’opera di Lazzari in spazi pubblici italiani che, pur avendo conosciuto negli anni precedenti momenti ed episodi degni di nota può lamentare vistose assenze prima di tutto
Venezia la sua città natale. In ogni caso confrontando l’ampiezza e la precocità - del lavoro e le date dei riconoscimenti pubblici, un ritardo che può risultare imbarazzante e incomprensibile solo per quanti ritengono che
la fortuna di un artista vada di simmetrico accordo con la sua qualità, magari comprovata a parole ma non con
i fatti. Certamente oggi quando la distanza dei primi esordi di Lazzari sembra aver raggiunto l’atmosfera della
“storia” e non del passato recente; quando ancora quegli esordi ostinatamente privati rispetto ad una attività
pubblica dedicata alle arti applicate, all’oggettistica e alla decorazione ambientale, hanno finalmente acquistato una loro legittima autonomia in una serrata ridiscussione dei generi che ha impegnato una critica più avvertita che si è dedicata al lavoro di Lazzari, quando infine la temperie culturale sembra offrire un panorama eclettico, senza una linea dominante, in cui cioè un recupero del passato, recente o remoto, sembra facilitare lo
stallo, quasi una dialettale pausa di riflessione; appunto oggi un recupero dell’intero arco di lavoro di Bice
Lazzari può conoscere atmosfere e consensi più tranquillizzanti di ieri... La linea nello spazio pittorico, il segno
e le sue risonanze, definite tali dalla stessa artista, costituiscono il tema che Bice Lazzari andrà sviluppando
fino alla fine dei suoi giorni. Con un tempo di meditazione severo ma non dogmatico, la pittrice esprimerà una
sorprendente varietà di organizzazioni ove le geometrie si fondono con la complessità dei suoi concetti e con
le sue meravigliose semplificazioni.
A conti fatti, e alla luce degli studi più recenti è chiaro che la pittura di Bice Lazzari sarebbe piaciuta a Harold
Rosenberg, il quale giustamente aveva osservato che molti dipinti del nostro tempo sono, ancor prima che un
gesto creativo, un esplicito atto di critica.
A l b e r t o Ve c a
Dal catalogo per la mostra al Padiglione d’Arte Contemporanea
Palazzo Massari 28 Febbraio 1988
A dispetto dell'arrembaggio indiscriminato di mediazioni teoriche sovente incomprensibili di cui è segnata la vicenda artistica di Bice Lazzari, spiccano per chiarezza e semplicità non solo la sua pittura, ma anche taluni scritti della
stessa pittrice che la Galleria Arte Centro di Milano ha raccolto nell'archivio di Bice in modo organico.
La Lazzari si distinse per il suo talento eclettico e uno spiccato gusto per la sperimentazione, in un certo qual
modo si potrebbe dire che la sua creatività si sviluppò contemporaneamente in tre direzioni diverse: la pittura
figurativa, che lei stessa non amava e indirizzata esclusivamente al suo mondo privato; l'arte applicata e, infine,
le opere non rivolte alla committenza, la sua vera ricerca, che per rigore e coerenza si colloca a pieno titolo nella
pittura europea contemporanea.
Nei ritratti, Bice Lazzari non crea, bensì annota, e questi dipinti, paragonati ai suoi quadri astratti, assumono un
ruolo secondario, di esercitazione a latere, sorta di cronaca familiare, inediti in gran parte fino all'antologica di
Palazzo Venezia in Roma, a cura di Paola Watts e Claudio Strinati. E sono i volti delle amiche, della balia, della
sorella, di una felice immediatezza di approccio, si presenta a tutt'oggi complesso, capace come è di provocare reazioni e stimoli fortemente differenziati con il variare delle aspettative rispetto all'opera. Voglio dire che l'immediatezza del sistema pittorico di Lazzari, giocato sull'essenziale, quasi primordiale, rapporto tra un campo e
una traccia che lo determina - ma il rapporto si badi può essere rovesciato leggendo le diverse "stagioni" della
pittrice - proprio nella sua essenzialità e nella sua evoluzione costituisce uno "strumento" per affermare, per raccontare, per illustrare anche, e non l'automatica invenzione di una sigla, di uno stile proprio che, indipendentemente dalle dimensioni del lavoro o dalla sua collocazione, viene automaticamente ripetuto. La semplicità e la
chiarezza di Lazzari sono frutto di una riconsiderazione del fare pittura, o meglio del fare "immagine", appunto
dell'immaginazione, la cui complessita' risulta evidente proprio dal privilegio di poterne scorrere davanti agli
occhi le diverse fasi, le stagioni, anche conflittuali tra loro.
Sulla felice "spontaneità" dell'artista che, qualunque opera si accinga a fare, compone versi esiste un luogo
comune che, mi sembra a partire da Ovidio, percorre una storia preconfezionata della creatività: in effetti - e le
"svolte" di Lazzari ne sono conferma - l'essenzialità dell'immagine, come volontaria esclusione del compiacimento retorico, dell'abilità tecnica fine a se stessa, è una conquista ogni volta ricercata con un calcolo che è
operazione di autocensura a fronte e in dispetto di altri concorrenziali immaginari...
Ma l'esperienza di una pittura "divisa", appunto in contrasto se non in concorrenza con gli "idoli" collettivi, è elemento esistenziale, e conseguentemente critico, dell'arte attuale, e non solo di essa se la presunta "alterita'" dell'oggi viene temperata in una più continua riflessione sulla storia...
Senza Titolo - 1977 - Matita e Tempera su Tela - cm.20x30
Acrilico n°14 - 1976 - Acrilico su Tela - cm.93x164
Acrilico n°27 - 1977 - Acrilico su Tela - cm.28x38
Senza Titolo - 1977 - Olio su Tela - cm.72x51
Senza Titolo - 1977 - Tecnica Mista su Cartoncino - cm.26,5x37
Acrilico 525 - 1979 - Acrilico su Tela - cm.65x57
Disegno su Cartone - 1978 - Tecnica Mista su Cartone - cm.70x100
Appunto - 1978 - Tecnica Mista su Carta - cm.16x21
Senza Titolo - 1978 - Tecnica Mista su Carta - cm.70x100
Senza Titolo - 1978 - Tecnica Mista su Carta - cm.70x100
Elena Pontiggia
Dalla Mostra alla Casa del Mantegna
Comune di Mantova 1989
Nel 1957 Bice Lazzari dipinge informale. Le fa seguito, idealmente, informale azzurro. Sono due delle rare, rarissime volte in cui l’artista accoglie nel piccolo mondo dei propri titoli, delle proprie delicate e precise didascalie,
un’individuazione per così dire esterna di tendenza…
…Cos’è dunque l’informale per Bice Lazzari, dato che nella sequenza delle sue opere non trova posto una cesura netta, ma piuttosto, a partire dal ’57, si fanno più evidenti alcune dimensioni espressive, si fanno più urgenti
alcuni problemi pittorici?
…Per la Lazzari l’informale è la ricerca di un alveo e di un territorio per i propri segni, che si intessono nella totalità della superficie. Alla contrapposizione di forme, rettangolo accanto a rettangolo, geometria accanto a geometria, dei lavori precedenti (che erano percorsi da una lontana evocazione cubista, ripensata attraverso l’astrazione analitica dell’Ecole de Paris degli anni ’50) si affianca la volontà di affrontare la tela come un universo
solamente a partire dal quale prendono corpo i singoli segni. Non si può parlare, abbiamo detto, di stacchi evidenti e di congedi, quanto di un sottile gioco di rimandi, di echi. Eppure tutta questa “stagione” del lavoro di
Bice Lazzari è attraversata da una riflessione sulla totalità…
…Il quadro è un insieme, un paesaggio mentale, dove affiorano i singoli ritmi, le singole voci. Ciò che importa
più che l’invenzione formale, è questo sentimento di tessitura unitaria che va colta con lo sguardo e che insieme, ugualmente, chiede di essere accarezzata e assaporata…
…Dunque il primo dato su cui riflettere avvicinando questo momento espressivo dell’artista, è la coesistenza di
ricerche diverse, stilisticamente contrapposte. É evidente che la Lazzari non sente queste divergenze come portatrici di una necessaria opzione, di un perentorio aut-aut. Le osserva coesistere, le osserva dialogare. E, lungo
l’arco di un decennio, indagine della superficie e indagine della forma, invenzione del segno e registrazione della
materia non si opporranno tra loro. La prevalenza di una dimensione non significa la cancellazione delle altre…
Biografia essenziale di Bice Lazzari
Bice Lazzari nasce a Venezia il 15 novembre e vi compie gli studi, prima al Conservatorio Benedetto Marcello,
poi all’Accadenia di Belle Arti.
Nel primo periodo della sua ricerca, i suoi interessi sono divisi fra la pittura, legata ad un contesto veneziano
e assai lontana dal gusto e dai termini teorici del Novecento (allora dominante), e una presenza nel campo della
cosidetta arte applicata, che le offre la possibilità di ritagliarsi uno spazio più ampio di strumenti e materiali.
Su questo tema nel 1925 e 1926 presente nella collettiva a Ca’ Pesaro a Venezia dove presenta “Astrazione
di una linea”.
Dal 1926 agli anni ’40 prende parte a varie mostre dell’Enapi ed esegue affreschi e pannelli per varie situazioni.
Dagli anni Venti fino al 1963 partecipa a vari premi fra cui il Michetti, il Premio Golfo di La Spezia, il Premio
Scipione di Macerata e molti altri, arrivando spesso a prendere il primo premio.
1927
Partecipa alla Triennale di Milano (ha partecipato a tutte le Triennali di Milano fino al 1961)
1928
Collettiva “Botteghe d’arte” Venezia
Partecipa alla Mostra Nazionale d’Arte Sacra di Padova
1929
Mostra personale alla Galleria San Moisè, Venezia
1939
Mostra del Minerale, New York
1941
Triennale D’Oltremare di Napoli
1943
Galleria San Marco, collettiva, Roma
Mostra di Barcellona, esposizione italiana
1949
Pavimentazione in mosaico del Cinema Fiammetta di Roma
1950
Partecipa alla XXV esima edizione della Biennale di Venezia sezione arti decorative, ottiene primo premio per il
mosaico
Partecipa alla VI Quadriennale di Roma
Primo Premio ex-aequo per la grafica.
1954
Mostra personale nel chiostro comunale del Comune di Nonantola (Arte Centro).
Mostra personale alla Galleria Schneider di Roma
Partecipa ad una collettiva a Tunisi.
1955
1968
Mostra personale alla Galleria Numero di Firenze
IV Biennale romana, I° Premio per la grafica
Galleria Cadario, Milano
1958
Centro di Cultura Democratica, Cagliari
Mostra dell’Art Club di Venezia
Mostra personale alla Galleria Il Cavallino di Venezia
1970
Partecipa alla mostra “Segni e materia” alla Galleria La Medusa di Roma
Antologica nel Museo Civico di Bassano del Grappa (Palazzo Sturm).
Mostra alla galleria La Salita, Roma
Mostra alla Fondazione Querini Stampalia.
Mostra personale alla Galleria Arte Centro Milano
1959
Personale Galleria Unimedia di Genova
Partecipa seconda Biennale Premio Morgan’s Paint, Rimini
1972
1960
Presente alla Art. 3 di Basilea con Arte Centro. Sempre in quegli anni alla Galleria Arte Centro e alla Galleria
Seconda mostra salone Internazionale “I 4 soli Torino”
Unimedia di Genova (Arte Centro).
Milano, Palazzo Reale, Sala delle Cariatidi (Arte Centro).
1961
Mostra personale alla Galleria Arte Centro.
Mostra personale alla Galleria Pater, Milano
1973
1962
Partecipa alla X Quadriennale di Roma Problemi dell’avanguardia italiana a Stoccolma.
Partecipa una mostra per la Galleria Il Fondaco a Messina.
Mostra alla SM 13, Roma.
Galleria Il Canale, Venezia
Galleria La Carabaga di Genova,
Mostra Incontro d’Arte di Bossico, (Bossico-Bergamo), Arte Centro.
1963
Mostra alla Galleria Gritti di Venezia.
1974
Mostra personale alla Galleria Arte Centro e alla Galleria Unimedia di Genova (Arte Centro).
1964
Mostra personale Galleria Il Cancello di Bologna
1975
Antologica al Comune di Alessandria curata da Marisa Vescovo (Arte Centro).
1966
“Strutture Significanti”, Genova-Torino
1976
Mostra “Totalità, unicità, significato”, Sassari
Mostra personale presso Palazzo dei Diamanti di Ferrara (Arte Centro).
Mostra personale alla Galleria Contini, Roma.
1967
Mostra personale alla Galleria Arte Centro.
Mostra alla Galleria Numero, Firenze
“Oggetto e Visione” Galleria La Caraboga, San Pier d’Arena, Genova
1977
Mostra alla Galleria Il Paladino, Palermo
Presente alla Fiera di Bologna, (Stand di “Arte Centro”).
Partecipa alla mostra itinerante “Cento proposte”, Firenze
1978
1968
“Melotti-Licini-Lazzari” a cura di Marisa Vescovo Galleria Arte Centro-Milano.
Mostra “Il filo d’Arianna”, Galleria Arte Centro, Milano.
Istituto Alvar Alto, Mostra “Profili di donne nelle arti, nell’architettura e nelle arti applicate” a cura di Diana Conti.
Mostra personale Galleria Rondanini-Roma e Mostra (disegni) alla Galleria Spazio Alternativo, Roma.
Opere dal 1921 al 1981 Ministero Beni Culturali e Ambientali Soprintendenza Beni artistici e storici di Roma
Palazzo Venezia Roma.
1979
Arte Centro Milano, Frankfurter-Westen Gallery
Antologica al Comune di Milano, Museo della Città, Via Sant’Andrea (Arte Centro).
Galleria Studio B2 Genova (Arte Centro)
Partecipa alla “Section d’Or o della Restaurazione”, (Pinacoteca Comunale-Ravenna).
Galleria il Triangolo Nero Alessandria (Arte Centro)
“Verifica tra due decenni, 1960/1970”, (Chiesa di S. Paolo, Comune di Macerata).
Mostra personale alla Galleria Arte Centro a Milano “Segno come essenza” e Galleria Weber di Torino.
1988
Galleria Verifica “Otto piu’ uno”, Venezia.
1980
Presente a Palazzo Reale a Milano nella Mostra Internazionale “L’altra metà dell’Avanguardia (1910-1940)”, a
1989
cura Di Lea Vergine (Arte Centro).
“Bice Lazzari, Due Stagioni” ,Casa del Mantegna, Mantova (Arte Centro)
Mostra Antologica presso la Galleria Civica di Modena, “Continuità dell’Avanguardia in Italia”, a cura di Federico
Teodoro (Arte Centro).
1991
“Lionello Venturi e l’Avanguardia Italiana” Comune di Pavullo nel Frignano, Palazzo Ducale.
1981
Gallerie Contemporaine “Geneve/Roma/Stoccolma”
1993
Mostra personale alla Galleria Arte Centro Milano.
Galleria Edieuropa, personale Roma .
Personale alla Sala Comunale di Valenza Po (Arte Centro).
Mostra personale nel chiostro comunale del Comune di Nonantola (Arte Centro).
Bice Lazzari muore il 13 Novembre 1981.
1994
1982
“Un’altra realtà”, Sala di Cultura-collettiva, Palazzo Comunale Nonantola.
“Anni ’30”, Galleria Arte Centro, Milano.
Galleria Martano Torino (Arte Centro).
1997
Mostra personale al Museo Civico di Valdagno (Arte Centro).
“Licini, Melotti, Lazzari”, a cura di Paola Serra Zanetti, Galleria Arte Centro
Mostra a Palazzo Reale Milano (Arte Centro).
1999
1983
“Al di’ là del fiume tra gli alberi”, personale, Concesio-San Vigilio -Brescia, (Arte Centro).
Permanente di Milano (Arte Centro).
2002
1984
Mostra collettiva sulle donazioni effettuate al Guggenheim di Venezia
Uscita catalogo Electa a cura di Fiorella La Lumia e Alberto Veca, monografia presentata con la Mostra alla Sala
Napoleonica di Brera (Arte Centro).
2005
Arte Centro “Interpreti a confronto”, Milano.
Mostra “Antologica” 1925-80 - Arte Centro Milano. Testi di C. G. Argan - E. Crispolti - M. Dalai Emiliani - V. Fagone
P. Fossati - G. Menato - F. Menna - G. Montana - E. Pontiggia - L. Rognoni - A. Veca - P. Watts.
1985
Partecipazione Sima Terzo Salone internazionale dei mercanti d’arte Venezia
Terza Biennale Nazionale d’arte contemporanea generazione primo decennio, Rieti Palazzo Vescovile.
Galleria Balestrini Albisola mare (Arte Centro)
Centro Arti Visive Amnesia Alessandria collettiva (Arte Centro).
1987
Mostra pubblica al Comune di Rieti.
Introduzione alla mostra di F. La Lumia.
Progetto grafico e videoimpaginazione Top Graphic Milano
Finito di stampare nel Mrzo 2005