Studio Tecnico PI Bruno Pinagli

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Studio Tecnico PI Bruno Pinagli
Resistività del terreno espressa in Ωm.
L'impianto comprenderà: un dispersore, un conduttore di terra, un conduttore di protezione,
un collettore principale di terra, conduttori di equipotenzialità.
Dispersore
L’impianto di dispersione dell’edificio, che risulta essere in efficienti condizioni funzionali,
verrà ampliato e collegato all’impianto di dispersione esterno che verrà realizzato come
indicato negli elaborati di progetto allegati.
- Un dispersore costituito da una corda di rame nudo della sezione di 35mmq interrata ad una
profondità non inferiore a 50cm integrato da picchetti di acciaio zincato con sezione a croce
(50x50x1500) posti a distanza di 12_15m.
I valori delle dimensioni minime da rispettare per ciò che riguarda il dispersore sono riportati
nell'appendice G delle norme CEI 64-8.
La convenienza ad affondare il dispersore alla profondità di posa indicata è suggerita dalla
necessità di evitare forti variazioni stagionali alla resistenza di terra, dovute all'umidità o al
congelamento del terreno.
Attorno alla parte superiore del picchetto si predispone il "pozzetto" che ha lo scopo di
rendere ispezionabile il collegamento e consentire eventuali controlli e misure. I pozzetti
saranno in calcestruzzo con spessore di 5-6 cm. coperti da chiusini in cemento.
Conduttori di terra e di protezione
Il conduttore di terra è il conduttore che collega i dispersori al collettore (o nodo) principale di
terra, esso dovrà avere un percorso breve, non dovrà essere sottoposto a sforzi meccanici, nè
soggetto al pericolo di corrosione o di logoramento meccanico.
Il conduttore di protezione (PE) è il conduttore che collega le masse al collettore (o nodo)
principale di terra.
I conduttori di terra e di protezione devono avere sezione tali da non raggiungere, in
condizioni di guasto a terra , temperature dannose per l'ambiente circostante e per la buona
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conservazione del conduttore e delle giunzioni.
I requisiti sopra esposti si ritengono convenzionalmente soddisfatti quando essi sono scelti in
base alle tabelle di seguito riportate:
Sezioni minime convenzionali dei conduttori di protezione
Sezione S dei conduttori
di fase
(mmq.)
Sezione min. del conduttore
di protezione (mmq.)
S = 16
S
16 < S = 35
16
S > 35
S/2
Nota : Nel caso in cui il conduttore di protezione serve piu`
circuiti, si considera la sezione di fase piu` elevata.
Sezioni minime dei conduttori di terra
CARATTERISTICHE DI POSA DEI
CONDUTTORI
Protetto contro
meccanicamente
la
corrosione
Non protetto contro la corrosione
ma
SEZIONI MINIME (mmq)
non
16
25
(Cu)
(Cu)
16
(Fe)
50
(Fe)
Conduttori equipotenziali
Conduttori aventi lo scopo di assicurare l'equipotenzialità fra le masse e/o le masse estranee.
Le sezioni minime sono stabilite in modo convenzionale come di seguito indicato:
il conduttore equipotenziale principale deve avere una sezione almeno uguale alla metà di
quella del conduttore di protezione di sezione piu` grande dell'impianto con un minimo di 6
mmq. (Non è richiesto comunque che il conduttore superi i 25 mmq.)
Il conduttore equipotenziale supplementare, che collega masse estranee all'impianto di terra,
deve avere sezione non inferiore a 2,5 mmq. e deve essere protetto meccanicamente.
Collettore (o nodo) principale di terra
Serve a collegare fra loro:
- il conduttore di terra;
- i conduttori di protezione;
- i conduttori equipotenziali.
Dovrà essere meccanicamente robusto e mantenere le proprietà elettriche nel tempo. Sarà
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costituito da una piastra di acciaio zincato a caldo con morsetti di adeguate dimensioni posto
in scatola trasparente.
I collegamenti dovranno essere numerati e sconnettibili con l'uso di un attrezzo per verifiche e
misure. Sarà installato in prossimità del quadro generale e presenterà un morsetto per ogni
montante di protezione.
Esecuzione delle giunzioni
Le giunzioni fra le varie parti di un dispersore e fra un dispersore e il conduttore di terra,
devono essere sufficientemente robuste per sopportare gli sforzi meccanici dovuti ad eventuali
assestamenti del terremo. Saranno eseguite con appositi morsetti o bulloni avente superficie di
contatto di almeno 200 mmq.
Tutte le giunzioni dovranno presentare bassa resistenza di contatto ed essere protette contro la
corrosione.
Quelle tra metalli diversi sono le piu` esposte, per cui nelle giunzioni tra il rame ed il ferro
zincato, il capocorda di rame sarà stagnato o cadmiato per diminuire il potenziale
elettrochimico.
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MISURE DI PROTEZIONE DA ADOTTARE IN UN LOCALE AD USO
MEDICO DEL GRUPPO 1
Protezione per interruzione automatica dell'alimentazione
I locali medici oggetto del presente progetto saranno alimentati da un sistema di tipo TT
tramite la rete di distribuzione pubblica. Con questo sistema di distribuzione verrà adottata la
protezione per interruzione automatica dell'alimentazione mediante interruttore differenziale
con Idn non superiore a 30 mA associato ad un impianto di messa a terra delle masse e delle
masse estranee. La tensione limite UL , trattandosi di locali a maggior rischio elettrico, in
questo caso non è più di 50 V come per i locali di tipo ordinario ma di 25 V. Il coordinamento
con l'impianto di messa a terra lo si ottiene comunque abbastanza agevolmente con valori di
resistenza di terra facilmente realizzabili.
Masse, masse estranee e collegamenti equipotenziali
Qualsiasi volume in cui un soggetto con parti applicate può venire in contatto intenzionale, o
non intenzionale, con apparecchi elettromedicali o con masse estranee, direttamente o per
mezzo di altre persone in contatto con tali elementi è definito dalle Norme come zona
paziente. Le masse estranee e le masse che si trovano all'interno della zona paziente devono
essere collegate ad un nodo equipotenziale comune. Sono da considerare interne alla zona
paziente le masse e le masse estranee che si trovano in verticale ad una quota inferiore a 2,5 m
dal pavimento o, in orizzontale, ad una distanza inferiore a 1,5 m dal paziente considerando
anche le eventuali diverse posizioni che il paziente, quando è in contatto con apparecchi
alimentati dalla rete, potrebbe assumere se fosse spostato dal posto originario (fig. 1).
Fig. 1 - La zona paziente
Nei locali ad uso medico del gruppo 1 è sempre necessario effettuare i collegamenti
equipotenziali supplementari (EQS), in aggiunta agli altrettanto necessari collegamenti
equipotenziali principali (EQP) realizzati alla base dell'edificio. All'interno del locale deve
essere approntato un nodo equipotenziale al quale devono essere collegate tutte le masse a
portata di mano e le masse estranee poste ad un'altezza inferiore a 2,5 m dal piano di calpestio
(fig. 2).
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Fig. 2 - Tutte le masse e le masse estranee poste ad un'altezza inferiore a2,5 m dal piano di calpestio
devono essere collegate ad un nodo equipotenziale.
Anche le masse non a portata di mano (altezza superiore a 2,5 m dal piano di calpestio)
devono essere collegate a terra ma non necessariamente al nodo equipotenziale. Le masse
sono gli involucri esterni degli apparecchi elettrici utilizzati all'interno del locale e si
collegano al nodo di terra tramite il conduttore di protezione (PE). Il conduttore di protezione
collega al nodo equipotenziale anche il morsetto di terra delle prese (fig. 3) alle quali potranno
essere collegati gli apparecchi elettrici ad uso medico.
Fig. 3 - Al nodo principale di terra devono essere collegate le masse costituite dagli involucri esterni
degli apparecchi elettrici e i morsetti di terra delle prese a spina
Le masse estranee sono elementi metallici, non facenti parte dell'impianto elettrico, in grado
di introdurre il potenziale di terra (tubazione idrica, tubi dei termosifoni, del gas, condotte
dell'aria, ferri del cemento armato, ecc..) o altro potenziale (finestra metallica comune ad altri
ambienti che si estende al di fuori del locale) (fig. 4).
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Fig. 4 - Tutte le masse estranee all'interno del locale devono essere collegate al nodo equipotenziale
I collegamenti equipotenziali devono essere effettuati una sola volta, senza ulteriori
"cavallotti", all'ingresso delle masse estranee nel locale con un conduttore di rame avente una
sezione di almeno 6 mm² . I tubi che alimentano un termosifone, ad esempio, possono essere
collegati all'ingresso nel locale e non è più necessario collegare al nodo equipotenziale il
termosifone stesso. I ferri del cemento armato sono da considerare masse estranee e come tali
vanno collegate al nodo equipotenziale, operazione abbastanza agevole in fase di costruzione
dell'edificio ma che diventa molto difficoltosa se l'edificio è già esistente. In questo caso si
ritiene che tale collegamento possa essere omesso. Anche gli infissi metallici all'interno del
locale se presentano una resistenza verso terra di 200 ohm sono da considerare masse estranee
e devono essere collegati al nodo equipotenziale. Gli elementi metallici con resistenza
superiore a 200 ohm o con resistenza inferiore a 200 ohm ma che si trovano ad un'altezza
superiore a 2,5 m dal piano di calpestio non è necessario che siano collegati al nodo
equipotenziale. Tutti i conduttori di protezione ed equipotenziali devono far capo ad uno
stesso nodo equipotenziale e devono essere singolarmente scollegabili (fig. 5).
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Fig. 5 - Tutti i conduttori di protezione ed equipotenziali devono essere collegati al nodo
equipotenziale ed essere singolarmente scollegabili
Per agevolare il collegamento di più prese o di più masse estranee sono ammessi in un unico
locale più nodi intermedi (subnodi) ma solo se tra il nodo equipotenziale e le masse o le masse
estranee è interposto un solo subnodo (fig. 6). Il "cavallotto" fra una presa e l'altra deve essere
considerato come un sub-nodo. Il collegamento entra-esci fra più di due prese non è perciò
ammissibile.
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Fig. 6 - Sono ammessi più subnodi in un unico locale ma tra le masse o le masse estranee e il nodo
equipotenziale deve essere inserito non più di un nodo intermedio
Il nodo equipotenziale deve essere collegato al collettore principale di terra con un conduttore
di sezione non inferiore a quella del conduttore di protezione o equipotenziale di sezione
maggiore rispetto a tutti i conduttori collegati al nodo.
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CABLAGGIO STRUTTURATO
Il sistema dovrà essere realizzato in conformità delle leggi e norme vigenti, classificabile
secondo la EIA/TIA 568 di categoria 5e, di classe D secondo la CEI 303-14. Per i componenti
elettrici si farà riferimento alla CEI 64-8.
Categorie e classi
Velocità di
trasmissione
Categoria
Classe
ISO/IEC
11801
EIA /TIA
568A
EN 50173
Fino a 100 kHz
1
A
*
*
*
Fino a 1 MHz
2
B
*
*
*
Fino a 16 MHz
3
C
*
*
*
Fino a 20 MHz
4
--
*
*
--
Fino a 100 MHz
5
D
*
*
*
5e
D 2000
*
*
*
Fino a 250 MHz
6
E
*
*
--
Fino a 600 MHz
7
F
--
*
--
Fibra ottica
Ottica
*
*
*
2 GHz
Cavi
Si suddividono in cavi non schermati, UTP - Unfoiled Twisted Pair e in cavi schermati, FTP Foiled Twisted Pair. Esiste sul mercato anche un cavo con coppie singolarmente schermate in
foglio d'alluminio più uno schermo generale in calza di rame, S - FTP Shielded-Foiled
Twisted Pair (Fig. 8).
Fig. 7- I tipi di doppino
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Le singole coppie di ogni cavo in rame sono identificabili tramite numerazione e colori:
coppia
coppia
coppia
coppia
1-bianco/blu-blu
2-bianco/arancio-arancio
3-bianco/verde-verde
4- bianco/marrone – marrone
I cavi saranno non schermati in rame a 4 coppie ritorte di tipo UTP cat 5e AWG24 con
impedenza caratteristica 100 hom e guaina LSZH. Dovranno essere posati in condotti idonei
per la protezione meccanica.
Connettori
Saranno utilizzati connettori di tipo RJ45 (maschio/femmina) 8 pin in policarbonato, non
schermati CAT 5e, conformi norme CEI 48-22 adatti per cavi AWG 22-24.
La connessione delle coppie di conduttori dovrà essere realizzata secondo quanto stabilito
dagli standard EIA/TIA - T568A e EIA/TIA - T568B (fig. 9). Tutti e due i modi di
connessione, essendo perfettamente equivalenti (differiscono solamente per l'inversione della
coppia 2 con la coppia 3), possono essere indifferentemente utilizzati purché in ogni impianto
lo schema di collegamento sia unico e sia quindi evitato l'impiego contemporaneo di entrambi
i metodi; o si utilizza lo standard T568A o lo standard T568B.
Fig. 8 - Le prese quadro e i due standard di comunicazione con i relativi codice colore
Patch Cord
Sono previste corde per collegamenti utenze terminali e per i pannelli di permutazione di
varie lunghezze da 1 a 3 metri costituiti da cavo UTP cat. 5e AWG26 completi di connettori
RJ 45 8pin.
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Fig. 9 - I collegamenti alla postazione utente
Quadro Rack
Sarà costituito da armadio a pavimento in acciaio verniciato con polveri epossidiche e portello
trasparente (RACK 19”) idoneo ad ospitare i componenti attivi e passivi indicati negli
elaborati di progetto. Per meglio identificare i vari utilizzatori e rendere agevole la gestione, le
prese dei pannelli di permutazione dovranno essere di 4 colori diversi per identificare le
utenze primo piano e le utenze piano terra di entrambi gli edifici. Si dovrà provvedere a
collegare la struttura metallica del quadro a terra mediante apposito collegamento
equipotenziale.
Condutture
La conduttura saranno posate sottotraccia in tubo corrugato ad uso esclusivo dei cavi UTP di
rete. I cavi dovranno essere posati in modo da evitare spigoli vivi e con raggi di curvatura
idonei. I punti presa saranno costituiti da connettori RJ45 posti in scatole portafrutto in
materiale isolante posate a vista. Grado di protezione min. di tutti i componenti: IP40.
Componenti attivi
Router - Modem
Non è prevista la fornitura di apparati tipo Router o modem da parte della ditta appaltatrice.
Switch
Non è prevista la fornitura di apparati tipo swicth da parte della ditta appaltatrice.
Cablaggio strutturato nei locali medici
Per i locali ad uso medico deve essere applicata la norma CEI 64-8 parte 7 – ambienti ed
applicazioni particolari. In modo particolare si ricorda di non installare punti di connessione
RJ45 all’interno della zona paziente nei locali medici di gruppo 1 e 2.
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Prove e verifiche
L’impresa assuntrice dei lavori deve essere iscritta all’Albo Nazionale delle imprese
autorizzate alla installazione, al collaudo, all'allacciamento ed alla manutenzione degli
impianti di telecomunicazioni, ai sensi del DM 23 maggio 1992, n.314 - Regolamento recante
disposizioni di attuazione della legge 28.3.1991, n.109 -( Direttiva 88/301/CEE del 26 maggio
1988).
Al termine delle opere e prima della messa in esercizio dell'impianto, l'installatore dovrà
effettuare le prove e misure previste nella norma 303-14 e EIA/TIA 568. Si ricorda che la
misura va effettuata per ogni collegamento dalla presa postazione al quadro principale
“permanet link”, senza considerare i cordoni di collegamento ai componenti attivi.
L’impresa, dopo aver eseguito le misure con gli appositi strumenti e verificato che i risultati
rientrino nei limiti imposti, dovrà allegarli alla dichiarazione che l’impianto soddisfa i
requisiti della norma e dovrà essere consegnata al committente unitamente alla relazione con
le tipologie dei materiali utilizzati e al certificato di riconoscimento dei requisiti tecnicoprofessionali.
BAGNI E DOCCE
Sono ambienti particolari nei quali devono essere seguite le prescrizioni della sezione 701
della Norma CEI 64-8.
Classificazione delle Zone
In funzione della pericolosità, nei locali bagno e doccia (Norma 64-8 sez. 701) si possono
individuare quattro zone (fig. 11) che influenzano i criteri di scelta e di installazione dei
componenti e degli utilizzatori:
Zona 0 - Corrisponde al volume interno alla vasca da bagno o al piatto doccia.
Zona 1 - Costituisce il volume delimitato dalla superficie che si estende in verticale dalla
vasca da bagno o dal piatto doccia fino ad un piano orizzontale situato a 2,25 m dal
pavimento.
Se manca il piatto doccia manca pure la zona 0. In questo caso il solido che delimita la zona 1
è un cilindro, con raggio di 0,6 m e con il centro nel soffione della doccia, che si sviluppa
verticalmente verso il basso sotto il soffione. Se il soffione è mobile il centro può essere
individuato nella posizione di aggancio del soffione stesso.
Se il fondo della vasca da bagno o del piatto doccia si trova a più di 0,15 m al di sopra del
pavimento, il punto limite di tale zona è situato a 2,25 m al di sopra di questo fondo. La zona
1 si estende anche al di sotto della vasca da bagno.
Zona 2 - Corrisponde al volume circostante alla zona 1 che si sviluppa in verticale,
parallelamente e ad una distanza in orizzontale dalla zona 1 di 0,6 m, fino ad un'altezza di
2,25 m dal piano del pavimento.
Zona 3 - Volume delimitato dalla superficie verticale che si sviluppa in orizzontale di fianco
alla zona 2 per 2,4 m ed in verticale fino ad un'altezza dal piano del pavimento di 2,25 m. La
presenza di pareti e ripari fissi permette in alcuni casi di modificare i limiti indicati.
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Fig. 10 - Suddivisione in zone, in funzione della pericolosità, nei locali bagno e doccia
Le zone sono delimitate dai muri perimetrali e dalle aperture se munite di serramenti come
porte o finestre. Per i locali contenenti bagni ad uso medico, possono essere necessarie
prescrizioni speciali. La presenza di barriere o diaframmi isolanti può variare i limiti indicati.
Nella figura seguente (fig.12) sono rappresentati i nuovi limiti, misurati col metodo della
corda tesa, nel caso in cui sia presente una parete fissa. Questo può essere particolarmente
utile per l'istallazione di apparecchi utilizzatori ammessi solo nella zona 3.
Fig. 11 - I limiti delle zone di pericolosità possono essere modificati in presenza di barriere o diaframmi
isolanti di tipo fisso
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Collegamenti equipotenziali
Tutte le masse estranee devono essere collegate al nodo di terra mediante un conduttore
equipotenziale con sezione non inferiore a 2,5 mm² se con protezione meccanica (tubo
protettivo) o non inferiore a 4 mm² se non è prevista protezione meccanica. Devono essere
collegate a terra le condutture metalliche dell'acqua calda e fredda, del gas, degli scarichi, dei
calorifieri. I collegamenti possono essere effettuati all'ingresso delle tubazioni nel bagno e
non è necessario che siano accessibili. Altre masse estranee potrebbero essere la vasca da
bagno se metallica e collegata in qualche modo ai ferri dell'armatura e i serramenti se
metallici e collegati ai ferri dell'armatura o se in comune con altri locali. Dal momento che
solitamente questo non accade il collegamento di tali elementi non è generalmente necessario.
Criteri d'installazione dell'impianto elettrico in relazione alla zona
L'installazione di componenti elettrici nei bagni-doccia è limitata allo stretto necessario per
ridurre nelle zone più pericolose il rischio di elettrocuzione. Per questo motivo nella zona 0 è
vietata l'installazione di qualsiasi componente elettrico, anche se a bassissima tensione di
sicurezza, mentre nelle altre zone si seguono i seguenti criteri:
•
•
•
Protezione contro i contatti diretti
o
Zona 1 - Vietati i sistemi di protezione ottenuti mediante distanziamento,
ostacoli, collegamenti equipotenziali non collegati a terra
o
Zona 2 - Vietati i sistemi di protezione ottenuti mediante distanziamento,
ostacoli, collegamenti equipotenziali non collegati a terra
o
Zona 3 -Vietati i sistemi di protezione ottenuti mediante distanziamento,
ostacoli, collegamenti equipotenziali non collegati a terra
Condutture incassate ad una profondità di almeno 15 cm
o
Zona 1 - Ammesse
o
Zona 2 - Ammesse
o
Zona 3 - Ammesse
Condutture in vista o incassate a meno di 15 cm
o
o
o
•
Zona 1 - Ammesse se presentano un isolamento di classe II è sono limitate al
tratto necessario ad alimentare gli apparecchi utilizzatori che possono essere
installati in quella zona
Zona 2 - Ammesse se presentano un isolamento di classe II è sono limitate al
tratto necessario ad alimentare gli apparecchi utilizzatori che possono essere
installati in quella zona
Zona 3 - Ammesse
Cassette di derivazione
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o
o
o
•
Zona 2 - Non ammesse se impiegate per la connessione dei conduttori,
ammesse se utilizzate per facilitare la connessione agli apparecchi utilizzatori
installati in questa zona
Zona 3 - Ammesse
Dispositivi di comando, protezione, sezionamento
o
o
o
•
Zona 1 - Non ammesse se impiegate per la connessione dei conduttori,
ammesse se utilizzate per facilitare la connessione agli apparecchi utilizzatori
installati in questa zona
Zona 1 - Vietati gli apparecchi e le prese a spina ad esclusione di:
- interruttori di circuiti SELV alimentati con una tensione non superiore a 12 V
c.a. o non superiori a 30 V c.c. con sorgenti di alimentazione situate fuori dalle
zone 2 e 1.
- tiranti isolanti purché si utilizzino apparecchi conformi a specifiche
normative tecniche
Zona 2 - Vietati gli apparecchi e le prese a spina ad esclusione di:
- interruttori di circuiti SELV alimentati con una tensione non superiore a 12 V
c.a. o non superiori a 30 V c.c. con sorgenti di alimentazione situate fuori dalle
zone 2 e 1.
- tiranti isolanti purché si utilizzino apparecchi conformi a specifiche
normative tecniche
- prese a spina alimentate da trasformatore di isolamento a bassa potenza
incorporato nella spina stessa
- interruttori incorporati negli apparecchi utilizzatori ammessi per
l'installazione nella zona 2
Zona 3 - Sono ammessi tutti i componenti purché la protezione contro i
contatti indiretti sia ottenuta per mezzo di:
- protezione di ogni singolo componente mediante separazione elettrica
- alimentazione tramite circuiti SELV
- protezione mediante interruttore differenziale con Idn non superiore a 30 mA
Apparecchi utilizzatori
o
Zona 1
Apparecchi alimentati tramite circuiti SELV
Scaldacqua
Vasche da bagno per idromassaggi conformi alle relative norme purché
sia previsto un collegamento equipotenziale che colleghi le masse
estranee con il conduttore di protezione dell'apparecchiatura e la parte
sottostante la vasca sia accessibile solo mediante l'uso di attrezzo.
Elementi riscaldanti annegati nel pavimento se coperti da una griglia
metallica collegata a terra e connessa al collegamento equipotenziale
supplementare del locale
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o
o
Zona 2
Apparecchi alimentati tramite circuiti SELV
Scaldacqua
Apparecchi di illuminazione, vasche da bagno per idromassaggi,
apparecchi di riscaldamento di classe I se protetti mediante interruttore
differenziale con Idn non superiore a 30 mA
Elementi riscaldanti annegati nel pavimento se coperti da una griglia
metallica collegata a terra e connessa al collegamento equipotenziale
supplementare del locale
Zona 3 - Non è prevista nessuna limitazione purchégli apparecchi utilizzatori
collocati nella zona 3 che sono alimentati tramite presa a spina non possano
entrare nelle zone 0, 1 e 2. Gli utilizzatori devono essere protetti mediante
interruttore differenziale (è sufficiente anche quello del centralino
d'appartamento) con Idn non superiore a 30 mA.
Grado di protezione
o
Zona 1 - IPX4 (non inferiore a IPX5 nei bagni pubblici o di comunità quando
è previsto l'uso di getti d'acqua per la pulizia)
o
Zona 2 - IPX4 (non inferiore a IPX5 nei bagni pubblici o di comunità quando
è previsto l'uso di getti d'acqua per la pulizia)
o
Zona 3 - IPX1 (non inferiore a IPX5 nei bagni pubblici o di comunità quando
è previsto l'uso di getti d'acqua per la pulizia)
Pulsante a tirante
Il pulsante a tirante può essere alimentato direttamente alla tensione di rete 230 V (può essere
comunque raccomandabile che tali dispositivi siano alimentati tramite circuiti SELV) se
l'apparecchio è installato fuori dalla zona 1 ad una altezza superiore a 2,25 m. Il tirante però
non deve essere metallico ma costituito da una corda di materiale isolante.
Apparecchi di illuminazione
Gli apparecchi di illuminazione possono essere installati in zona 2 purchè sia garantito un
grado di protezione minimo IPX4. La conduttura deve essere di classe II ottenibile anche
tramite conduttori unipolari in tubo protettivo isolante. La connessione deve essere realizzata
in modo che sia garantito il grado di protezione minimo richiesto.
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CENTRALE TERMICA
L’intero complesso è privo di una centrale termica propriamente detta, in quanto per il
riscaldamento verrà collegato alla rete di distribuzione termica esistente nel comune di
Gallicano (impianto di teleriscaldamento) e pertanto i locali che ospiteranno lo scambiatore e
l’allaccio alla rete di teleriscaldamento sono da considerarsi da un punto di vista elettrico di
tipo ordinario.
IMPIANTO DI ILLUMINAZIONE DI SICUREZZA
L’illuminazione di sicurezza ha lo scopo di consentire, quando manchi l’energia all’impianto
di illuminazione ordinaria l’evacuazione delle persone, le manovre necessarie alla sicurezza e
l’intervento dei soccorsi.
-
L’alimentazione di sicurezza dovrà essere automatica ad interruzione breve (tempo di
intervento < 0.5 sec)
Il dispositivo di carica degli accumulatori deve essere di tipo automatico e tale da
consentire la ricarica completa entro 12 ore.
L’autonomia minima dell’impianto di illuminazione di sicurezza deve essere di 2 ore.
L’impianto di illuminazione di sicurezza deve assicurare un livello di illuminazione,
non inferiore a 5 lux ad 1 m di altezza dal piano di calpestio, lungo le vie di uscita e
nelle aree di tipo C (aree destinate a prestazioni medico sanitarie di tipo
ambulatoriale).
Si farà quindi ricorso ad apparecchi autonomi SA e/o SE in materiale plastico
autoestinguente, isolamento in classe II, grado di protezione IP 40 con tempo d’intervento ≤
0.5sec e autonomia min. 2 ora, (SA= sempre accesi: la stessa lampada che normalmente viene
alimentata da rete, al mancare di questa deriva l’energia dell’inverter alimentato dalla batteria
SE=solo emergenza). Gli apparecchi saranno installati in modo da favorire un esodo ordinato
dei presenti.
Sotto il profilo impiantistico, per le alimentazioni di sicurezza si farà riferimento alla Norme
CEI 64-8/7 art 752xx; in particolare si ricorda che:
- I circuiti di alimentazione devono essere indipendenti dagli altri circuiti.
- E` consigliato non proteggere contro i sovraccarichi i circuiti di sicurezza e perciò verranno
usati interruttori automatici solo magnetici o fusibili opportunamente dimensionati.
Per cio`che attiene agli apparecchi si utilizzeranno apparecchi di emergenza autoalimentati
conformi alla Norma EN 60598-2-22 (CEI 34-22) “Apparecchi per illuminazione di
emergenza”.
Per i locali ad uso medico si farà riferimento anche alla CEI 64-8/7 sez. 710.
La norma CEI 64-8 non stabilisce un valore dell’illuminamento minimo per l’illuminazione
di sicurezza nei vari locali medici, si limita a prescrivere che l’alimentazione di sicurezza
alimenti almeno un apparecchio di illuminazione nei locali medici di gruppo 1.
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Luoghi di installazione
L’illuminazione di sicurezza, essendo preposta alla evacuazione di una zona o di un locale
deve garantire una buona visibilità nell’intero spazio di mobilità delle persone. Ma
l’illuminazione di sicurezza deve, non solo rendere visibile il locale, ma anche illuminare le
indicazioni segnaletiche poste sulle uscite e lungo le vie di esodo, in modo da identificare in
maniera immediata il percorso da seguire per giungere in un luogo sicuro. Quindi un discorso
sull’illuminazione di sicurezza non può scindersi da quello sulla segnaletica di sicurezza da
impiegare per facilitare il raggiungimento delle uscite di emergenza. Normalmente si devono
usare segnali direzionali luminosi, nel caso in cui si sia in un luogo da cui non è possibile
vedere direttamente l’uscita di emergenza.
Gli apparecchi di illuminazione da utilizzare devono rispondere alla norma EN 60598-222 (CEI 34-22) e devono essere installati almeno nei seguenti punti (queste sono indicazioni
minime che possono essere integrate dal progettista in base alle singole situazioni):
1. In corrispondenza di ogni uscita di sicurezza indicata;
2. In corrispondenza di ogni porta di uscita prevista per l’uso in emergenza;
3. Vicino (cioè ad una distanza inferiore ai 2 m misurati in senso orizzontale) ad ogni
rampa di scale in modo che ognuna di esse riceva luce diretta;
4. Analogamente vicino (cioè ad una distanza inferiore ai 2 m misurati in senso
orizzontale) ad ogni cambio di livello o gradino;
5. In corrispondenza dei segnali di sicurezza;
6. In corrispondenza di ogni cambio di direzione lungo la via di esodo;
7. In corrispondenza di ogni intersezione di corridoi, cioè quando ci si trova di fronte
ad una diramazione o bivio che comporta una scelta di direzione;
8. Immediatamente all’esterno di ogni uscita che porta in un luogo sicuro cioè la meta
dell’esodo in situazioni di emergenza. Questo apparecchio potrebbe non essere
necessario se il luogo sicuro è la pubblica via dotata di illuminazione.
9. Vicino (cioè ad una distanza inferiore ai 2 m misurati in senso orizzontale) ad ogni
punto o locale di pronto soccorso;
10. Vicino (cioè ad una distanza inferiore ai 2 m misurati in senso orizzontale) ad ogni
dispositivo antincendio (estintore, manichette, pulsanti di allarme, etc.) e ad ogni
punto di chiamata telefonica per pronto soccorso o per interventi antincendio.
Nelle due ultime situazioni indicate (punti 9 e 10), nel caso in cui i punti di pronto soccorso e
antincendio non siano lungo le vie di esodo o in aree estese (dove vi è la presenza di
illuminazione antipanico), e quindi siano più difficilmente individuabili, l’illuminamento a cui
devono essere sottoposti deve essere di almeno 5 lx al suolo.
Ricordiamo che i livelli di illuminazione di cui parliamo (EN 1838) non devono tenere conto
dei contributi dati dagli effetti di riflessione della luce e che sono sempre valori intesi come
requisiti minimi. Inoltre è importante sottolineare che i livelli di illuminazione minimi devono
essere garantiti lungo tutto l’arco di vita degli apparecchi di illuminazione di emergenza, e che
per questo occorre in fase progettuale sempre sovradimensionare il valore di illuminamento
per tenere conto dell’inevitabile degrado luminoso a cui è sottoposto qualunque apparecchio.
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Installazione degli apparecchi
I requisiti minimi di visibilità impongono l’installazione degli apparecchi di illuminazione ad
una altezza non inferiore ai 2 metri.
Nel caso in cui si ritenga che gli apparecchi siano sottoposti a sollecitazioni meccaniche
particolari, quali urti o colpi che potrebbero comprometterne il funzionamento (ad esempio
perché installati ad altezza inferiore ai 2,5 m o perché l’ambiente si presta particolarmente a
questi rischi), è bene prevedere il montaggio di una griglia metallica di protezione.
E’ possibile anche installare apparecchi ad altezze inferiori se si desidera rimarcare la
presenza di un ostacolo particolare sulla via di esodo, quale ad esempio un piccolo dislivello o
gradino. Questi apparecchi ad altezze inferiori ai 2 metri sono comunque da considerare un
“di più” che non va considerato nel progetto dell’impianto, anche perché il flusso luminoso di
apparecchi a basse altezze, in presenza di molte persone che si dirigono verso l’uscita di
sicurezza, viene quasi totalmente oscurato.
In ogni caso, sia per l’illuminazione delle vie di esodo che per quella antipanico, occorre che
la luce proveniente dagli apparecchi sia diretta dall’alto verso il suolo, illuminando ogni
ostacolo fino a 2 m di altezza al di sopra del suolo.
IMPIANTO ILLUMINAZIONE DI RISERVA
Verrà anche realizzato un circuito luce di sicurezza di riserva che andrà ad alimentare tutti i
corpi illuminanti dell’intero complesso alimentato da una sorgente di sicurezza (UPS).
Sorgente centralizzata
La sorgente centralizzata di alimentazione dei servizi di sicurezza deve essere installata a posa
fissa, in luogo appropriato, accessibile solo a personale addestrato, CEI 64-8 art. 562.2.
Tale sorgente inoltre, non deve essere influenzata negativamente dai guasti all’alimentazione
ordinaria, CEI 64-8, art. 562.1.
Per garantire il rispetto di tali condizioni, la sorgente deve essere installata in un locale
possibilmente dedicato ad essa, separato dalla cabina elettrica, in modo che un incendio non
metta fuori servizio anche l’illuminazione di sicurezza.
Il suddetto locale non deve essere necessariamente compartimentato, ma è opportuno che
presenti un basso carico di incendio.
Secondo l’attuale norma CEI 64-8, art. 562.5 una sorgente utilizzata per alimentare servizi di
sicurezza, come è appunto l’illuiminazione di sicurezza, può essere utilizzata per altri scopi
purchè:
- la potenza sia sufficiente a garantire sempre la disponibilità per i servizi di sicurezza;
- un guasto su un circuito non di sicurezza (riserva) non comprometta il funzionamento
dei servizi di sicurezza.
E’ pertanto ammesso utilizzare per l’illuminazione di sicurezza la stessa sorgente di riserva
prevista per alimentare l’intero complesso.
In questo caso però, devono essere considerati circuiti di sicurezza solo i circuiti che dalla
sorgente alimentano gli apparecchi di emergenza (adibiti all’illuminazione di sicurezza),
mentre i circuiti di riserva, che alimentano i servizi dai quali non dipende la sicurezza delle
persone, sono da considerarsi come circuiti ordinari a tutti gli effetti.
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PROTEZIONE DA SOVRATENSIONI
PER FULMINAZIONE INDIRETTA E DI MANOVRA
La valutazione del rischio relativo alle sovratensioni non è oggetto di questo relazione.
Si ricorda che la valutazione del rischio e l’eventuale protezione è un obbligo legislativo,
D.L. n. 81 del 9 aprile 2008 art. 84 e normativo, CEI 64-8 Sez. 444.3.
La norma CEI 64-8 rimanda alle norme del CT 81 per stabilire ae è necessario installare SPD.
IMPIANTO RIVELAZIONE INCENDI
Generalità
L’impianto di rivelazione incendi sarà progettato e installato in base alla norma UNI 9795
“Sistemi fissi automatici di rivelazione, di segnalazione manuale e di allarme d'incendio”
i dispositivi componenti l’impianto di rivelazione incendi dovranno essere conformi alle
seguenti norme di prodotto:
• Norma UNI EN 54 “Sistemi di rivelazione e di segnalazione d'incendio”;
• Norma UNI EN 54-1 “Introduzione”;
• Norma UNI EN 54-2 “Centrale di controllo e segnalazione”;
• Norma UNI EN 54-3 “Dispositivi sonori di allarme incendio”;
• Norma UNI EN 54-4 “Apparecchiatura di alimentazione”;
• Norma UNI EN 54-5 “Rivelatori di calore – Rivelatori puntiformi”;
• Norma UNI EN 54-7 “Rivelatori di fumo – Rivelatori puntiformi funzionanti secondo il
principio della diffusione della luce, della trasmissione della luce o della ionizzazione”;
• Norma UNI EN 54-10 “Rivelatori di fiamma – Rivelatori puntiformi“;
• Norma UNI EN 54-11 “Punti di allarme manuale“;
• Norma UNI EN 54-12 “Rivelatori di fumo – Rivelatori lineari che utilizzano un raggio
ottico luminoso“;
Scelta dei rilevatori
La scelta del tipo di rivelatore più adatto alla sorveglianza di un locale si basa sui seguenti
elementi:
- caratteristiche delle sostanze presenti e del tipo di incendio che possono determinare;
- geometria dell’ambiente da proteggere;
- caratteristiche ambientali.
In generale, occorre considerare che:
- i rivelatori di fumo garantiscono una risposta più rapida all’incendio rispetto ai rivelatori di
calore, ma possono originare più facilmente falsi allarmi se non correttamente installati;
- i rivelatori di calore hanno una buona resistenza alle avverse condizioni ambientali, ma
comportano maggiori tempi di rivelazione;
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- i rivelatori di fiamma sono i più veloci in caso di incendio con fiamme, ma non sono adatti a
rilevare fumi e il loro uso risulta molto limitato.
Nel presente progetto si utilizzeranno rivelatori ottici di fumo in tutti i locali ad esclusione
della centrale termica e dell’area di sosta ambulanza dove, per evitare falsi allarmi, verranno
utilizzati rivelatori di calore puntiformi statici.
Installazione dei rivelatori puntiformi di fumo
Ricordiamo che, in base alla circolare del Dipartimento dei Vigili del Fuoco 09/10/2003, n.
P1172/4101, i rivelatori di fumo per poter essere installati nelle attività soggette ai controlli di
prevenzione incendi devono soddisfare ad almeno una delle seguenti due condizioni:
• Devono essere dotati della marcatura CE, prevista dalla Direttiva 89/106/CEE (DPR
21/4/93, n. 246), dal 1 aprile 2003;
• Devono essere muniti di dichiarazione di conformità al prototipo dotato di certificato di
prova, attestante la rispondenza alla norma EN 54-7 e alle norme a questa equivalenti, emesso
da organismi legalmente riconosciuti in uno dei Paesi membri;
Disposizioni generali
Essendo tali rivelatori sensibili al fumo, è ovvio che deve essere attentamente valutata la loro
posizione, in modo che sorgenti di fumo presenti nell'ambiente da sorvegliare non diano
origine a falsi allarmi. In particolare, i rivelatori di fumo non devono essere installati dove
possono venire investiti direttamente dagli aerosol prodotti da eventuali cicli di lavorazione di
prodotti o dove possono venire investiti direttamente dal flusso d'aria immesso dagli impianti
di condizionamento, aerazione e ventilazione. Il numero di rivelatori (vedi tabella 1), deve
essere determinato in modo che non siano superati i valori A max dell'area a pavimento
sorvegliata da ogni rivelatore, in funzione della superficie in pianta S e dell'inclinazione a del
soffitto (o della copertura) del locale sorvegliato.
Locale sorvegliato
Area a pavimento
massima sorvegliata
Inclinazione α del
Superficie S in pianta
Altezza h del soffitto o
soffitto o copertura * da ogni rivelatore Amax
del locale sorvegliato
(m2)
della copertura * (m)
rispetto all'orizzontale
2
(m )
**
S <= 80
qualsiasi
80
S > 80
qualsiasi
60
0° < α <= 20°
80
20° < α <= 45°
100
45° < α
120
h <= 6
h>6
qualsiasi
* Quando l'intradosso della copertura costituisce il soffitto del locale
** Nel caso di copertura a shed o con falde a diversa pendenza, si considera come inclinazione α la
pendenza minore
Nota: le coperture a forma curva (cupole, volte, etc.) il cui colmo è più di 6 m dal pavimento del
locale, devono essere assimilate a coperture piane inclinate con pendenza determinata
dall'inclinazione della corda sottesa tra il colmo e l'imposta.
Tabella 1 – Distribuzione dei rivelatori puntiformi di fumo
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Nell'ambito dell'area sorvegliata da ciascun rivelatore, la distanza tra questo e le pareti o l'area
sorvegliata da un altro rivelatore non deve essere maggiore dei valori limite specificati in
tabella 2. Questa distanza va valutata in orizzontale (vedi figura 12).
Superficie S
Altezza h del
in pianta del
locale
locale
sorvegliato
sorvegliato
(m)
(m2)
S <= 80
Distanza massima in orizzontale del rivelatore dalle pareti o
dall'area sorvegliata da un altro rivelatore (m)
Inclinazione α del soffitto o copertura rispetto all'orizzontale
α <= 20°
20° < α <= 45°
α > 45°
h <= 12
6,5
7
8
h <= 6
6
7
9
6 < h <= 12
7
8
10
S > 80
Tabella 2 – Distanze dei rivelatori puntiformi di fumo
Figura 12 – Prospetto per la comprensione delle tabelle 1, 2, 4 e 5
Altre indicazioni sulle distanze da tenere sono le seguenti:
• Tra rivelatori e pareti almeno 0,5 m;
• Tra rivelatori e pareti, quando il locale è un cunicolo o un corridoio di larghezza inferiore
ad 1 m, non esistono distanze minime;
• Tra rivelatori e superficie laterale di correnti, travi o strutture sospese (es. condotte di
ventilazione) sporgenti al massimo 15 cm, devono esserci almeno 0,5 m;
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• Tra rivelatori e materiali o macchinari posti al di sotto, devono esserci almeno 0,5 m in tutte
le direzioni;
L'altezza dei rivelatori rispetto al pavimento non deve essere maggiore dei seguenti limiti
massimi:
•
12 m nel caso di locali ordinari;
•
Nel caso di magazzini di altezza superiore a 12 m, è possibile utilizzare ugualmente
questi rivelatori, a patto che vengano posti anche ad altezze intermedie, inferiori ai 12
m;
Le massime e le minime distanze verticali ammissibili fra i rivelatori ed il soffitto (o la
copertura) dipendono dalla forma di questo e dall'altezza del locale sorvegliato, come indicato
in tabella 3.
Distanza dell'elemento sensibile al fumo dal soffitto
(o dalla copertura) in funzione della sua
inclinazione rispetto all'orizzontale
Altezza del
locale (m)
α <= 15°
Min.
cm
15° < α <= 30°
α > 30°
Max cm Min. cm Max cm Min. cm Max cm
h <= 6
3
20
20
30
30
50
6 < h <= 8
7
25
25
40
40
60
8 < h <= 10
10
30
30
50
50
70
10 < h <= 12
15
35
35
60
60
80
Tabella 3 – Distanze dal soffitto dei rivelatori puntiformi di fumo
Possibili precauzioni da prendere in situazioni particolari sono le seguenti:
• Fare attenzione alla massima temperatura di funzionamento del rivelatore indicata dal
costruttore (in genere tra i 50 e i 60 °C). Se l'ambiente è particolarmente caldo, non installare
il rivelatore in posizione tale da essere esposto a fonti di calore o irraggiamento solare;
• Se l'altezza del locale è molto bassa (inferiore ai 3 m) attenzione ai falsi allarmi
potenzialmente provocati dal fumo delle sigarette.
La norma UNI 9795 riporta poi disposizioni particolari per i locali con soffitto (o copertura)
con elementi sporgenti ( correnti o travi in vista); disposizioni particolari per i locali con
soffitto (o copertura) inclinati, disposizioni particolari per i locali dotati di impianti di
condizionamento e ventilazione.
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Installazione dei rivelatori puntiformi di calore
Ricordiamo innanzitutto che, in base alla circolare del Dipartimento dei Vigili del Fuoco
09/10/2003, n. P1172/4101, i rivelatori di calore, per poter essere installati nelle attività
soggette ai controlli di prevenzione incendi devono soddisfare ad almeno una delle seguenti
due condizioni:
• Devono essere dotati della marcatura CE, prevista dalla Direttiva 89/106/CEE (DPR
21/4/93, n. 246), dal 1 aprile 2003;
• Devono essere muniti di dichiarazione di conformità al prototipo dotato di certificato di
prova, attestante la rispondenza alla norma EN 54-5 e alle norme a questa equivalenti, emesso
da organismi legalmente riconosciuti in uno dei Paesi membri;
Disposizioni generali
Essendo tali rivelatori sensibili al calore, è ovvio che deve essere attentamente valutata la loro
posizione, in modo che sorgenti di calore presenti nell'ambiente da sorvegliare non diano
origine a falsi allarmi. In particolare, i rivelatori di calore non devono essere installati dove
possono venire investiti direttamente dal flusso d'aria immesso dagli impianti di
condizionamento, aerazione e ventilazione. Nel caso in cui l'aria fosse immessa nel locale
attraverso soffitti a pannelli forati, ciascun rivelatore deve essere protetto dalla corrente d'aria
otturando almeno tutti i fori posti entro il raggio di 1 m attorno al rivelatore stesso.
Il numero di rivelatori (vedi tabella 4), che devono essere sempre installati sotto il soffitto del
locale, deve essere determinato in modo che non siano superati i valori A max dell'area a
pavimento sorvegliata da ogni rivelatore, in funzione della superficie in pianta S e
dell'inclinazione a del soffitto (o della copertura) del locale sorvegliato.
Locale sorvegliato
Area a pavimento
massima sorvegliata da
ogni rivelatore
Amax (m2)
Superficie S in pianta
del locale sorvegliato
2
(m )
Inclinazione
a del soffitto o copertura* rispetto
all'orizzontale **
S <= 40
qualsiasi
40
0° < a <= 20°
30
20° < a <= 45°
40
45° < a
50
S > 40
* Quando l'intradosso della copertura costituisce il soffitto del locale
** Nel caso di copertura a shed o con falde a diversa pendenza, si considera come
inclinazione a la pendenza minore
Nota: le coperture a forma curva (cupole, volte, etc.) devono essere assimilate a coperture a
superficie piana con pendenza determinata dall'inclinazione della corda sottesa tra il colmo e
l'imposta.
Tabella 4 – Distribuzione dei rivelatori puntiformi di calore
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Nell'ambito dell'area sorvegliata da ciascun rivelatore, la distanza tra questo e le pareti o l'area
sorvegliata da un altro rivelatore non deve essere maggiore dei valori limite specificati in
tabella 5. Questa distanza va valutata in orizzontale.
Superficie S in
pianta del
locale
sorvegliato
(m2)
Distanza massima in orizzontale del rivelatore dalle pareti o
dall'area sorvegliata da un altro rivelatore
(m)
Inclinazione a del soffitto o copertura rispetto all'orizzontale
a <= 20°
20° < a <= 45°
a > 45°
S <= 40
5,0
5,5
6,5
S > 40
4,5
5,5
7,0
Tabella 5 – Distanze dei rivelatori puntiformi di calore
Altre indicazioni sulle distanze da tenere sono le seguenti:
• Tra rivelatori e pareti almeno 0,5 m;
• Tra rivelatori e pareti, quando il locale è un cunicolo o un corridoio di larghezza inferiore
ad 1 m, non esistono distanze minime;
• Tra rivelatori e superficie laterale di correnti, travi o strutture sospese (es. condotte di
ventilazione) sporgenti al massimo 15 cm, devono esserci almeno 0,5 m;
• Tra rivelatori e materiali o macchinari posti al di sotto, devono esserci almeno 0,5 m in tutte
le direzioni;
L'altezza dei rivelatori rispetto al pavimento non deve essere maggiore dei seguenti limiti
massimi:
- 9 m per rivelatori aventi grado di risposta 1;
- 7,5 m per rivelatori aventi grado di risposta 2;
- 6 m per rivelatori aventi grado di risposta 3;
dove il grado di risposta è legato al tempo di risposta; i più veloci sono i rivelatori di grado 1,
che per questo possono essere installati ad altezze superiori. La norma UNI 9795 riporta poi
disposizioni particolari per i locali con soffitto (o copertura) inclinati, disposizioni particolari
per i locali con soffitto (o copertura) con elementi sporgenti ( correnti o travi in vista).
Pulsanti di allarme manuali
Gli impianti automatici di rivelazione incendi devono essere completati da un sistema di
segnalazione manuale d’incendio. In ogni zona devono essere previsti almeno due pulsanti di
allarme manuale (art. 5.4.5.2 UNI 9795), un guasto, e/o l’esclusione dei rivelatori automatici,
non deve mettere fuori servizio il sistema di segnalazione manuale (art. 5.4.5.1 UNI 9795).
Allo stesso modo un guasto, e/o l’esclusione dei pulsanti di allarme manuale, non deve
mettere fuori servizio il sistema di rivelazione automatico.
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Dispositivi di allarme ottico-acustico
Un impianto di rivelazione incendi deve disporre di dispositivi di allarme posti all’interno
della centrale di comando e controllo e percepibili nelle immediaate vicinanze di quest’ultima.
Oltre ai dispositivi a bordo della centrale, devono essere installati dispositivi ausiliari esterni.
I dispositivi di allarme ausiliari consistono, in targhe con segnalazione acustico-luminosa,
costituite da pannelli luminosi con la scritta “Allarme incendio” e con sirena elettrica
incorporata.
Il segnale ottico-acustico deve essere chiaramente riconoscibile e distinguibile da altre
segnalazioni (art. 5.5.3.4 UNI 9795).
I dispositivi acustici devono essere disposti in modo che il segnale di pericolo sia udibile in
ogni parte del fabbricato.
Le linee di segnale che collegano la centrale ai segnalatori ottico-acustici, esterni alla centrale,
devono essere resistenti al fuoco per 30 minuti (art. 5.5.3.6 UNI 9795).
Se le targhe non sono autoalimentate, le linee di alimentazione elettrica devono essere
derivate da una sorgente di sicurezza e devono essere resistenti al fuoco.
In ogni caso, l’autonomia di funzionamento delle targhe deve essere di almeno 30 min.
Linee di interconnessione
Le linee di interconnessione tra i vari elementi dell’impianto di rivelazione incendi , per
quanto possibile, tali linee devono transitare in locali sorvegliati dal medesimo impianto.
Non esistono prescrizioni particolari per il tipo di cavi da utilizzare, compresi quelli che
collegano la centrale di controllo ai rivelatori.
Devono invece essere resistenti al fuoco le linee che collegano la centrale al dispositivo di
segnalazione ottico-acustico (targhe) e gli attuatori per l’emergenza.
I cavi dellìimpianto devono essere riconoscibili, almeno in corrispondenza dei punti di
ispezione, se posati con cavi di altri servizi.
Centrale di controllo e segnalazione
La centrale deve essere ubicata in un luogo presidiato, facilmente accessibile e, per quanto
possibile, protetto per danneggiamenti, manomissioni e dall’incendio (art. 5.5.1 UNI 9795).
Tale luogo deve essere:
- sorvegliato da rivelatori automatici, se non presidiato permanentemente;
- situato, se possibile, vicino all’ingresso principale della struttura/edificio;
- dotato di illuminazione di sicurezza ad intervento immediato (entro 0,5 sec).
La centrale deve distinguere i segnali se provengono dai pulsanti di allarme manuale oppure
dai rivelatori automatici.
La centrale deve disporre di un dispositivo di allarme interno che emetta un segnale otticoacustico, percepibile almeno nelle immediate vicinanze della centrale stessa, a seguito
dell’intervento di qualsiasi rivelatore automatico o pulsante di allarme manuale (art. 5.5.1
UNI 9795).
Devono essere previste segnalazioni luminose e acustiche delle eventuali condizioni di guasto
e di fuori servizio dell’impianto di rivelazione incendi (art. 8 art. 9 UNI EN54-2).
La presenza dell’alimentazione elettrica ordinaria deve essere evidenziata da una segnalazione
luminosa (art. 5.4 UNI EN 54-2).
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- 43 -
Se la centrale non è sotto costante controllo del personale addetto, gli allarmi di incendio e di
guasto e le segnalazioni di fuori servizio devono essere ripetuti in un luogo presidiato (art.
5.5.3.2 UNI 9795).
La centrale, oltre ad attivare i segnalatori acustico-luminosi posti nelle varie zone, deve essere
in grado, se richiesto di:
- chiudere le porte tagliafuoco normalmente aperte,
- bloccare l’impianto di ventilazione,
- chiudere la serrande tagliafuoco nei caanali dell’aria,
- aprire gli evacuatori di fumo,
- attivare l’impianto di estinzione incendio.
Tali linee devono essere resistenti al fuoco.
Alimentazione elettrica
La centrale di controllo e segnalazione deve essere alimentata dalla rete ordinaria mediante un
linea dedicata, derivata a monte dell’interruttore generale dell’impianto elettrico. La linea
deve essere dotata di propri dispositivi di sezionamento, manovra e protezione (art. 5.6.3 UNI
9795).
Deve essere prevista una sorgente di sicurezza, con intervento automatico ad interruzione
breve ≤0,5 sec dal fuori servizio dell’alimentazione ordinaria, che garantisca il corretto
funzionamento dell’impianto per 72h (l’autonomia può essere ridotta a 24h purchè gli allarmi
siano trasmessi a uno o più posti presidiati ed esista una adeguata organizzazione interna di
manutenzione e pronto intervento).
Dopo tale periodo, la sorgente di alimentazione deve essere in grado di alimentare tutti i
dispositivi di allarme interni ed esterni alla centrale per almeno 30 min.
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MESSA IN FUNZIONE ED ESERCIZIO DEGLI IMPIANTI
Prima della messa in esercizio degli impianti dovranno essere effettuate tutte le verifiche
previste dalla parte 6 capitolo 61. Verifiche iniziali e 62. Verifiche periodiche della norma
CEI 64-8 SESTA EDIZIONE.
In particolare dovrà effettuare le seguenti verifiche:
- Esame a vista per accertare che le condizioni di realizzazione dell'impianto siano corrette;
- Prova della continuità dei conduttori di protezione, dei conduttori equipotenziali principali e
secondari.
- Prova della resistenza di isolamento dell'impianto;
- Prove di funzionamento.
- Prova delle protezioni mediante interruzione automatica dell'alimentazione. Deve essere
effettuata la prova di funzionamento dei dispositivi differenziali;
- Misura della resistenza di terra dell'impianto;
- Verifica del corretto funzionamento dell'impianto di illuminazione d'emergenza;
L' esecutore delle verifiche e/o misure dovrà rilasciare documentazione scritta sui risultati
delle stesse.
VERIFICHE DI LEGGE
Se sono presenti lavoratori subordinati o ad essi equiparati, l’attività è soggetta alla Legge n.
D.L. n.81 del 9 aprile 2008, e al DPR 462/01. Al termine dei lavori e prima della messa in
servizio dell’impianto, dovrà essere prodotta l’omologazione dell’impianto di terra, valida per
primi due anni, ai fini della protezione contro i contatti indiretti da parte dell’installatore,
mediante dichiarazione di conformità, che il committente invierà all’ISPESL e ASL o ARPA
territorialmente competenti.
Il DPR 462/2001 stabilisce inoltre, trascorsi i primi due anni, la frequenza delle verifiche
periodiche da effettuarsi a carico del datore di lavoro:
Ogni 2 anni - Verifica dell'impianto di terra
Ogni 2 anni - Verifica degli eventuali dispositivi di protezione contro le scariche atmosferiche
se la struttura non è autoprotetta.
Le verifiche periodiche di legge potranno essere eseguite a cura dell' ASL/ARPA o di
Organismo Abilitato. Il verificatore rilascerà regolare verbale che devrà essere custodito dal
titolare ed esibito a richiesta agli organi di vigilanza.
MANUTENZIONE
La manutenzione è un capitolo importante nella conduzione degli impianti elettrici.
Da essa dipendono la FUNZIONALITÀ e la SICUREZZA, sia dei sistemi di trasformazione
e distribuzione sia degli utilizzatori.
Le verifiche periodiche sugli impianti elettrici infatti sono destinate a mantenerne inalterate
nel tempo le prestazioni funzionali e antinfortunistiche.
L’efficienza degli interruttori e dei dispositivi differenziali, ad esempio, va verificata, almeno
ogni 6 mesi, premendo il tasto di prova “T” previsto su ogni apparecchio.
Prima della messa in funzione e almeno ogni 2 anni va realizzata la vera e propria prova di
funzionamento dei differenziali, attuabile con strumenti in grado di misurare la corrente
differenziale d’intervento e, possibilmente, anche il tempo d’intervento differenziale.
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Solo in questo modo si può dire di aver mantenuto sotto controllo l’efficacia del sistema di
protezione contro i contatti indiretti.
La manutenzione deve interessarsi anche delle apparecchiature installate nei diversi locali ed
all’esterno, garantendone il buono stato di conservazione; in particolare per le prese a spina
dovrà accertare:
- che gli eventuali coperchietti di protezione siano integri;
- che la tenuta dei pressacavi non sia venuta meno;
- che gli alveoli si presentino integri e non danneggiati da sovracorrenti o da eccessivi
sforzi meccanici.
Sugli impianti d’illuminazione gli interventi manutentivi mirano soprattutto a:
- evitare che il livello d’illuminamento medio scenda al di sotto dei valori minimi
accettabili, in relazione allo scopo per cui s’è provveduto a illuminare un determinato
ambiente, ovvero ai compiti che in esso vengono svolti dalle persone;
- prevenire la bruciatura delle lampade o il guasto di elementi accessori, che sottoporrebbero
l’utenza a una drastica e improvvisa riduzione del livello d’illuminamento;
- ridurre le perdite energetiche dovute alla progressiva diminuzione di rendimento delle
lampade.
CONSEGNA ELABORATI
La ditta assuntrice dei lavori é tenuta, subito dopo il termine dei lavori, e comunque entro 30
giorni dalla consegna degli impianti, alla presentazione del certificato di conformità degli
impianti eseguiti, completo dei seguenti allegati:
Relazione con le tipologie dei materiali utilizzati ;
Verbale delle verifiche e misure effettuate in conformità alle norme;
Fotocopia del certificato di riconoscimento dei requisiti tecnico - professionali.
Schema dell’impianto eseguito ove non vige l’obbligo di progettazione.
OBBLIGHI DEL DATORE DI LAVORO
Il datore di lavoro deve inviare entro trenta giorni dalla messa in esercizio dell’impianto di
terra all’ISPESL e ASL o ARPA, la dichiarazione di conformità rilasciata dall’installatore.
Castelnuovo G. 15 Settembre 2011
VISTO IL COMMITTENTE
IL TECNICO INCARICATO
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ELENCO TAVOLE DI PROGETTO
Di seguito è riportato l’elenco delle tavole degli elaborati grafici riguardanti il progetto
dell’impianto elettrico in oggetto
Tav E1
Disposizione corpi illuminanti
Tav E2
Distribuzione principale
Tav E3
Schema planimetrico di posa
Tav E4
Particolari impianto di protezione
Tav E5
Impianto rivelazione incendi
Tav E6
Impianto di diffusione sonora
Tav E7
Particolari impianto di diffusione sonora e rivelazione incendi
Tav E8
Cablaggio Strutturato
Tav E9
Particolari cablaggio strutturato e collegamenti DVM 2 tubi
Tav E10
Particolare rete distribuzione e locali UPS
Tav E10
Particolare distribuzione esterna, sezioni
Tav 11
Schemi unifilari quadri elettrici
Tav 12
Calcoli Tecnici
Tav 13
Calcoli illuminotecnici
Tav 14
Relazione tecnica
Tav 16
Valutazione dei rischi dovuti a fulmine ai sensi del DLgs 81-08 art. 29
Dette tavole sono parte integrante del progetto, e pertanto, vanno conservate insieme a questa
relazione.
IL TECNICO
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