C`è un`Europa fuori dal gregge
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C`è un`Europa fuori dal gregge
anno 22 | numero 03 | 27 gennaio 2016 | 2,00 Poste italiane spa - spedizione in a. p. d.l. 353/03 (conv. l. 46/04) art. 1 comma 1, ne/Vr settimanale diretto da luigi amicone C’è un’Europa fuori dal gregge Dalle famiglie alle femministe, dall’ovest all’est, si fa strada un mondo che testimonia un altro “progresso” possibile EDITORIALE IL bALzO ALL’InDIETRO DEL MATRIMOnIO EGUALITARIO Adesso finitela con la lagna dei paesi “progrediti”. Siamo italiani, non scemi S tiamo mandando in stampa tempi e non abbiamo molti dubbi su cosa accadrà di qui al 30 gennaio, quando il popolo del Family Day invaderà pacificamente Roma dopo che il Quirinale ha ricordato al governo Renzi che così com’è la legge Cirinnà è incostituzionale perché le “unioni civili” sono il “matrimonio gay” camuffato con un altro nome, mentre già nel 2010 la Corte costituzionale sentenziava che «i costituenti tennero presente la nozione di matrimonio che stabiliva (e tuttora stabilisce) che i coniugi dovessero essere persone di sesso diverso». Accadrà che Renzi e i suoi padroni seguiteranno a camuffare la legge Cirinnà con emendamenti patacca, le cancellerie euroatlantiche a garantire sostegno al loro giovin cameriere e la grande stampa a costruire provocazioni e grancassa intorno alla retorica tiranna secondo cui il “matrimonio gay” è un diritto umano fondamentale superiore a ogni costituzione. Bene, sappiano Renzi e il suo regime di grand commis che non siamo una colonia. Siamo italiani. Popolo che per quanto sia stato vessato e impoverito in un OnORE ALLA ChIESA DEL CARDInAL ventennio di sovranità limitata, con- bAGnASCO, ALLE SUE pAROLE vIGOROSE E REALISTIChE, E AnCORA serva nel suo Dna il gusto della liberUnA vOLTA OnORE ALLA LOMbARDIA tà, pace, bellezza, originalità, che DEI LAICI ALLA RObERTO MAROnI tengono testa all’omologazione e alle correnti artiche nichiliste e belluine. Quell’italietta di professorini complessati nei confronti dei cosiddetti “paesi progrediti” se lo dovrebbe ricordare: l’Italia non ha nulla da invidiare alla tecnocrazia puritana e moralista che impone al mondo la “religione” dei diritti riproduttivi e gay, e specialmente cerca di imporla ai popoli del terzo mondo col vile ricatto sugli aiuti umanitari (vedi documento finale del Sinodo sulla famiglia). Siamo italiani, siamo il popolo più tollerante del mondo, non ci interessa con chi una persona s’accoppia. Ma non siamo scemi. Sappiamo cos’è un uomo e cos’è una donna. Ci fa schifo il commercio degli uteri e dei bambini. Sappiamo bene che, per quanto essa sia un’istituzione sociale in crisi (grazie anche alla ostilità che le riservano i poteri ricchi e viziosi), la famiglia è la cellula fondamentale di ogni società e l’istituzione matrimoniale una conquista civile orientata a proteggere la procreazione e il diritto dei bambinini ad avere una mamma e un papà. Il matrimonio non è stato inventato per riconoscere l’“amore”. Giacché in “amore” ciascuno fa come gli pare. E non è che siccome uno “ama” due donne e il vicino di casa, allora tu fai il “matrimonio egualitario”. Oggi con due identici, domani con l’harem. Perché se fai così, non è vero che progredisci. Se fai così, regredisci alla schiavitù della donna e dei bambini. Dunque, onore alla Chiesa del cardinal Bagnasco, alle sue parole vigorose e realistiche, e ancora una volta onore alla Lombardia dei laici alla Bobo Maroni. Tutti idealmente e appassionatamente insieme all’altra e consitente Europa che rifiuta di stare nel gregge condotto dal commissario Ue e dall’inquilino (per fortuna uscente) della Casa Bianca. L’ASCIA NEL CUORE Giggino ’a manetta E così, dopo diEci anni, è finita Why Not. È terminata con le assoluzioni degli ultimi politici che ancora attendevano la sentenza. Abbiamo dovuto aspettare così tanto per scrivere che quell’inchiesta era una bolla di sapone? No, almeno da queste parti, lo azzardammo dal principio, insospettiti dalla tracotanza di un magistrato di Catanzaro cui piaceva molto fare l’eroe, soprattutto mostrando il profilo migliore in favore di telecamera. Fu grazie a quell’inchiesta che Luigi de Magistris approdò alla politica, conseguendo anche risultati notevoli come certificarono, prima, i 400 mila voti alle Europee del 2009 e, poi, l’elezione a sindaco di Napoli nel 2011. Ricordarlo oggi fa venire il sangue amaro a chi, in questi due lustri, ha dovuto sputare sangue per difendersi da accuse campate in aria, pagare avvocati, reinventarsi un mestiere, una carriera e una reputazione. Intanto, de Magistris la sua carriera l’ha fatta e i più si sono ormai dimenticati che, col suo sodale Gioacchino Genchi, Giggino ’a manetta mise sotto controllo mezza Italia (da Prodi a Mastella, da Amato a Minniti, fino a Benedetto XVI e alle tre Memores Domini sue coinquiline). I più si sono dimenticati che attorno al fenomeno si sono costruite professionalità giornalistiche, mandate in onda trasmissioni tv, venduti libri (noi Il caso Genchi, 2009, 984 pagine, prefazione di Travaglio, lo usiamo ancora come fermaporta). Sono passati dieci anni, e le agenzie battono la sua ultima dichiarazione: «De Magistris: con me Napoli ha ricominciato a sognare». Emanuele Boffi | | 27 gennaio 2016 | 3 SOMMARIO 08 PRIMALINEA VADEMECUM SULLE UNIONI CIVILI | CERRELLI 3 NUMERO anno 22 | numero 03 | 27 gennaio 2016 | 2,00 Poste italiane spa - spedizione in a. p. d.l. 353/03 (conv. l. 46/04) art. 1 comma 1, ne/Vr settimanale diretto da luigi amicone C’è un’Europa fuori dal gregge Dalle famiglie alle femministe, dall’ovest all’est, si fa strada un mondo che testimonia un altro “progresso” possibile Dalle famiglie alle femministe, dall’ovest all’est, si fa strada un mondo che testimonia un altro “progresso” possibile LA SETTIMANA 22 ESTERI L’EUROPA POLITICAMENTE SCORRETTA | CASADEI 16 ESTERI ELISABETH LÉVY LA REAZIONARIA | ZANON L’ascia nel cuore Emanuele Boffi ............................3 Foglietto Alfredo Mantovano...........7 Boris Godunov Renato Farina............................ 15 Consequentia rerum P. G. Ghirardini ...................... 26 Vostro onore mi oppongo Maurizio Tortorella..... 27 Mamma Oca Annalena Valenti ...............37 Sport über alles Fred Perri.......................................... 40 Cartolina dal Paradiso Pippo Corigliano ..................41 Lettere dalla fine del mondo Aldo Trento ................................... 43 Appunti Marina Corradi ..................... 46 RUBRICHE 28 SOCIETÀ LA FRATTURA ANGLICANA | GROTTI 32 CULTURA DEI DIRITTI E DEL BENE | BUTTIGLIONE Stili di vita .......................................... 36 Motorpedia ....................................... 38 Lettere al direttore ......... 40 Taz&Bao................................................44 Foto: Ansa Reg. del Trib. di Milano n. 332 dell’11/6/1994 settimanale di cronaca, giudizio, libera circolazione di idee Anno 22 – N. 3 dal 21 al 27 gennaio 2016 DIRETTORE RESPONSABILE: LUIGI AMICONE REDAZIONE: Rodolfo Casadei (inviato speciale), Caterina Giojelli, Daniele Guarneri, Pietro Piccinini IN COPERTINA: Foto Ansa PROGETTO GRAFICO: Enrico Bagnoli, Francesco Camagna UFFICIO GRAFICO: Matteo Cattaneo (Art Director) FOTOLITO E STAMPA: Reggiani spa Via Alighieri, 50 – 21010 Brezzo di Bedero (Va) DISTRIBUZIONE a cura della Press Di Srl SEDE REDAZIONE: Via Confalonieri 38, Milano, tel. 02/31923727, fax 02/34538074, [email protected], www.tempi.it EDITORE: Vita Nuova Società Cooperativa, Via Confalonieri 38, Milano La testata fruisce dei contributi statali diretti di cui alla legge 7 agosto 1990, n. 250 CONCESSIONARIA PER LA PUBBLICITÀ: Editoriale Tempi Duri Srl tel. 02/3192371, fax 02/31923799 GESTIONE ABBONAMENTI: Tempi, Via Confalonieri 38 • 20124 Milano, dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 13 tel. 02/31923730, fax 02/34538074 [email protected] Abbonamento annuale 60 euro. 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Perfino i media più spinti nel sostegno al matrimonio fra persone dello stesso sesso, con annesse adozioni e utero in affitto, mettono in conto che il primo probabile effetto del successo della manifestazione sarà lo slittamento del ddl Cirinnà a data da destinarsi. Se finora per taluni rappresentanti delle istituzioni non hanno avuto peso le considerazioni di merito, prevarrà il timore di perdere doPo RoMA SARà nECESSARIo PoRRE In una fetta così significatiTERMInI dI PRIoRITà Il TEMA fAMIglIA A va di elettorato, trascuralIvEllo PolITICo, EdUCATIvo, MEdIATICo to perché non conosciuE gIUdIzIARIo, non Solo PER RISPondERE to a sufficienza. È il caso All’offEnSIvA MA gIoCAndo In ATTACCo di avere piena consapevolezza che il 30 gennaio non è – come non lo è stato il 20 giugno to negli orientamenti del Miur; non è però 2015 – un punto di arrivo, bensì un pun- scomparso il tentativo di inserire ovunque to di partenza: entusiasmante, perché fon- possibile corsi, spesso sostenuti con fondi dato su una partecipazione amplissima e comunitari e quindi appetibili, che col preperché darà un risultato concreto, inspe- testo di contrastare il bullismo diffondono rato anche solo un anno fa, e quindi tale l’ideologia del gender, in partnership con da dare la carica giusta. L’errore più gra- associazioni Lgbt. Genitori e docenti devove dopo il 30 sarebbe acquietarsi e pensa- no avere chiaro che dipende anche da loro se quella imposizione ideologica sarà re che sia finita. Non sarà finita in parlamento. Ci ri- tenuta fuori dalle aule italiane: interessanproveranno: non subito. Magari in modo dosi di più di quello che accade durante le subdolo, inserendo disposizioni poco de- lezioni e nelle ore extracurricolari; parlancifrabili in qualche legge di ratifica di ac- dosi di più fra insegnanti, padri e madri; cordo internazionale o di recepimento di candidandosi ai consigli di classe e di istiatti dell’Unione Europea, come è già avve- tuto; esigendo il consenso scritto per qualnuto per il gender. Per questo sarà neces- siasi novità da introdurre. Non sarà finita sui media. Per i quasario mantenere vivo il raccordo con i parlamentari (inizialmente pochi, ora molto li vale una logica di consenso analoga a più numerosi) che hanno mantenuto la quella della rappresentanza politica: continui sulla tua testata a fare propaganda posizione, per bloccare colpi di mano. Non sarà finita nelle scuole. Dopo il e a impedire un confronto civile fra diffe20 giugno qualcosa è cambiato, soprattut- renti posizioni? E io non ti seguo e non ti acquisto più, magari dopo averti manifestato il dissenso. Poiché il clima di intolleranza antifamiglia proseguirà, conviene moltiplicare conferenze e convegni che in tutta Italia sono già tanti su questi temi: finora sono stati occasione di chiarimento e di consapevolezza. Non si vive di porte blindate Non sarà finita nelle aule giudiziarie, dalle quali sono spesso intervenute pronunce-battistrada di norme sbagliate. Stepchild adoption o utero in affitto sono già una realtà non per legge ma per sentenza. Il terreno giurisdizionale merita approfondimento culturale, dedizione e coraggio da parte degli operatori del diritto. Molti di loro hanno, per la prima volta, sottoscritto in questi giorni un appello critico verso il ddl Cirinnà promosso dal Centro studi Livatino: è un buon segno e indice di non rassegnazione, cui devono seguire continuità e sistematicità. Soprattutto, dopo il 30 sarà necessario che le famiglie italiane pongano in termini di priorità il tema famiglia, a ciascuno dei livelli appena elencati, non solo per rispondere a un’aggressione. Significa uscire dalla logica dell’emergenza e giocare in attacco; nella vita di ogni comunità familiare c’è la cura per mettere in sicurezza l’abitazione e proteggerla da intrusioni indesiderate. Ma poi non si vive di porte blindate. Rendere meno difficile la vita quotidiana delle famiglie passa da una minore oppressività fiscale, da un favore reale per le nuove nascite, dalla scelta della scuola più coerente col proprio indirizzo educativo. Dopo il 30 gennaio, abbassata la saracinesca sul ddl Cirinnà, si ricomincia da qui: non in pochi intimi, ma con l’Italia di piazza San Giovanni. | | 27 gennaio 2016 | 7 le ragioni Del 30 gennaio Cosa sono e come si differenziano dal matrimonio? Davvero “ce le chiedono Bruxelles e la Corte costituzionale”? La stepchild adoption apre alla pratica dell’utero in affitto? Domande e risposte per capire meglio il disegno di legge Cirinnà | Il comitato “Difendiamo i nostri figli” ha organizzato per sabato 30 gennaio una nuova manifestazione per «difendere la famiglia “società naturale fondata sul matrimonio” e il diritto dei bambini di avere una mamma e un papà, e perché gli uomini che siedono in Parlamento sono sempre più lontani e sordi rispetto al sentimento della gente comune», ha spiegato il portavoce Gandolfini DI GIanCarLo CerreLLI La verità sulle unioni civili 8 | 27 gennaio 2016 | | Foto: Ansa | | 27 gennaio 2016 | 9 le ragioni Del 30 gennaio PRIMALINEA Nell’ultima settimana di gennaio inizia in Senato la discussione sulle unioni civili a partire dal testo proposto da Monica Cirinnà (Pd) È tRIstE costAtARE LA chIARA vIsIoNE AduLtocENtRIcA dEL PRogEtto dI LEggE. ALLE coPPIE oMosEssuALI sI vuoLE dARE L’AgIo, PER vIA LEgIsLAtIvA, dI PRocuRARsI uN fIgLIo della discussione, presso l’aula del Senato, del disegno di legge sulle unioni civili, è opportuno fare chiarezza su molti luoghi comuni, che, purtroppo, sono accettati come veri da molti italiani. Che cosa sono le unioni civili tra persone dello stesso sesso così come previste dal disegno di legge che sarà discusso dalla fine di gennaio presso il Senato? Le unioni civili tra persone dello stesso sesso sono una costruzione giuridica di dubbia costituzionalità e connotata da una forte valenza ideologica, con la quale s’intenderebbe dare rilevanza giuridica al rapporto affettivo tra due partner dello stesso sesso, con una disciplina simile a quella prevista per il matrimonio. Quali sono i punti salienti del disegno di legge sulle unioni civili? Per la costituzione di un’unione civile sarà necessaria la celebrazione di un 10 | 27 gennaio 2016 | | rito davanti all’ufficiale di Stato civile, alla presenza di due testimoni e si renderà una promessa di impegno, così come nel matrimonio. Si darà, dunque, lettura degli articoli del codice civile da cui deriverà l’obbligo reciproco alla fedeltà, all’assistenza morale e materiale e alla coabitazione, come nel matrimonio. I “civiluniti”, altresì, potranno stabilire di assumere un cognome comune scegliendolo tra i loro cognomi; avranno il diritto alla pensione di reversibilità del partner, godranno del medesimo regime patrimoniale e successorio che il codice civile riconosce ai coniugi e come se ciò non bastasse il disegno di legge stabilisce che tutte le disposizioni che si riferiscono al matrimonio e le disposizioni contenenti le parole «coniuge», «coniugi», in qualsiasi disposizione legislativa ricorrano, si applicheranno anche a ognuna delle parti dell’unione civile tra persone dello stesso sesso. L’equiparazione, però, tra unioni civili e matrimonio non solo è inop- quella del matrimonio. Il testo che sarà all’esame del Senato, pur non prevedendo formalmente l’adozione piena, prevede come detto l’adozione del figlio naturale o adottivo del partner omosessuale. Tale istituto è inaccettabile non solo perché rafforza il business della fecondazione eterologa e apre la strada alla vergognosa pratica dell’utero in affitto, che in alcuni paesi è, purtroppo, ammessa. Ma soprattutto perché non tiene conto di quei bambini che non potranno godere della ricchezza che si è soliti ricevere dal crescere in un rapporto di complementarietà e differenza di ruoli che la natura ha voluto indicare in una famiglia costituita da un padre e una madre. portuna e ingiusta, ma è anche dannosa, poiché la creazione giuridica di nuovi modelli “familiari” apre la strada a una ridefinizione del concetto di famiglia che depotenzia la vera famiglia: tante famiglie, nessuna famiglia. La norma, tuttavia, più controversa e inaccettabile del disegno di legge è quella che prevede la cosiddetta stepchild adoption, cioè l’adozione del figlio naturale o adottivo del partner omosessuale. Quali sono le differenze tra le unioni civili e il matrimonio? Sostanzialmente nessuna. Il disegno di legge, di fatto, fa continui rimandi alla disciplina che il nostro ordinamento prevede per il matrimonio. Nel disegno di legge, l’unione civile – con il pretesto di differenziarla dal matrimonio – è definita come “specifica formazione sociale”; tale definizione, però, è soltanto un elemento di facciata, perché nella sostanza la disciplina che il disegno di legge prevede per le unioni civili è identica a Quale scopo ha questo disegno di legge? Foto: Ansa ansa A pochi giorni dall’inizio I promotori del disegno di legge sulle unioni civili affermano che il loro scopo è di far riconoscere alle coppie omosessuali gli stessi diritti di cui godono le coppie eterosessuali coniugate, così da rimuovere un’inaccettabile disparità di tratta- mento. Tale rivendicazione può apparire a molti, anche ad alcuni cattolici, innocua e persino giusta; invero tale pretesa, che non è una priorità, è profondamente iniqua e nasconde, altresì, un fine ideologico e simbolico. Infatti, essa tutela esclusivamente i desideri degli adulti, senza tener conto dei diritti dei bambini, cui è negato il diritto più naturale di questo mondo: quello di avere per genitori un padre e una madre. È triste costatare la chiara visione adultocentrica del progetto di legge. Alle coppie omosessuali si vuole dare l’agio, per via legislativa, di procurarsi un figlio. È qui chiara ed evidente la pretesa simbolica e ideologica di tali unioni. D’altra parte, chi promuove le unioni civili rifiuta categoricamente un’attribuzione ai conviventi omosessuali di meri diritti individuali – diritto all’assistenza del convivente in ospedale, in carcere e così via, già ampiamente riconosciuti dall’ordinamento giuridico – mentre esige che siano riconosciuti i medesimi diritti propri del matrimonio alle coppie omosessuali, in quanto coppie. Che cosa cela tale pretesa simbolica e ideologica di uguaglianza? Dietro a tale richiesta di uguaglianza si cela l’intento di voler decostruire le basi antropologiche, finora fondamento della società, per ricostruirle su basi che intendono un diritto non più orientato alla lettura del reale, ma come strumento per trasformare la realtà; che giunge a considerare diritti dei meri desideri. Il disegno di legge sulle unioni civili omosessuali risponde a un desiderio emulativo nei confronti delle coppie eterosessuali. I rapporti omosessuali ed eterosessuali, però, sono antropologicamente diversi e il diritto dovrebbe tenerne conto. Il diritto, infatti, tutela interessi sociali, non rapporti affettivi, altrimenti tutti i legami di amicizia dovrebbero essere legittimamente tutelati dall’ordinamento giuridico. Il vincolo matrimoniale è storicamen- te tutelato perché funzionale all’ordine delle generazioni. La vera ragione per cui il nostro ordinamento giuridico dà rilevanza al matrimonio, non è per il fatto che due persone provino affetto l’una per l’altra, ma perché un’unione matrimoniale è potenzialmente feconda e crea un sistema di educazione e inserimento sociale delle nuove generazioni. La tutela giuridica di cui godono le coppie coniugate a differenza delle unioni omosessuali non può essere considerata una discriminazione, in quanto le due fattispecie rispondono a due situazioni differenti, che non possono essere trattate in egual modo, pena il commettere una profonda ingiustizia nei confronti dell’unica famiglia riconosciuta dal nostro ordinamento giuridico. Un’approvazione del disegno di legge sulle unioni civili senza l’art. 5 che prevede la stepchild adoption sarebbe accettabile? Un’approvazione del disegno di legge con lo stralcio della stepchild adoption o con la previsione dell’affido rafforzato non sarebbe accettabile, perché non muterebbe il carattere ideologico del provvedimento, che, peraltro, manterrebbe la struttura di un simil-matrimonio. Infatti: a) Saremmo di fronte a una vera e propria ingiustizia di dubbia costituzionalità, perché due fattispecie strutturalmente differenti come unioni civili e matrimonio, sarebbero disciplinate in egual modo pur essendo ontologicamente diverse. b) L’adozione, anche nel caso in cui non dovesse essere inserita in prima battuta nel disegno di legge, tuttavia non tarderebbe a essere riconosciuta legittima dalle corti di giustizia, com’è avvenuto anche in altri Stati. Due fattispecie analoghe, aventi la medesima disciplina, come il matrimonio e il disegno di legge sulle unioni civili, non potrebbero, a giudizio delle corti, essere trattate in modo differente e dunque in poco tem| | 27 gennaio 2016 | 11 PRIMALINEA le ragioni Del 30 gennaio po le unioni omosessuali verrebbero in tutto a essere equiparate al matrimonio, anche riguardo all’adozione piena. Differente sarebbe il caso in cui il Parlamento approvasse un testo unico ricognitivo di tutti i diritti che il nostro ordinamento già riconosce ai conviventi, compresi quelli omosessuali. Perché si teme che la stepchild adoption possa aprire la strada all’abominevole pratica dell’utero in affitto? Perché ne è un’immediata conseguenza. In Italia l’utero in affitto è vietato dalla legge 40, ma non lo è in altri paesi. Com’è accaduto più di una volta in Italia, sono stati proprio i giudici a non punire chi è tornato dall’estero con il bimbo in braccio, frutto di un utero in affitto. Nel momento in cui ci si trova di fronte a casi di utero in affitto, il reato contestato dalle procure è solitamente l’alterazione di stato civile del minore, cioè l’aver dichiarato falsamente di essere genitori del piccolo; tuttavia i giudici prevalentemente hanno più volte ritenuto che non fosse configurabile il reato di alterazione di stato civile quando i coniugi avessero sottoscritto l’atto di nascita ottenuto nel paese estero, in qualità di genitori. Come ho detto sopra, infatti, saranno proprio le corti di giustizia ad ammettere ciò che il legislatore non avrà ritenuto di prevedere. Basti pensare ad alcuni orientamenti giudiziari di apertura verso la pratica dell’utero in affitto, che auspicano – vedi Tribunale di Napoli del 17 luglio 2015 – che siano ammessi in Italia «progetti di genitorialità privi di legami biologici con il nato» diversi dall’adozione; ovvero la sentenza del tribunale di Varese del 7 novembre 2014 che sostiene che è divenuto irrilevante il metodo di concepimento e che dunque le false dichiarazioni rese dai falsi genitori a un pubblico ufficiale siano da ritenersi un danno innocuo e quindi non punibile. Tutto ciò consentirà a due partner omosessuali di “procurarsi” facilmente 12 | 27 gennaio 2016 | | un figlio. Vediamo come: uno dei partner omosessuali di un’unione civile si “procurerà” un figlio all’estero, comprando l’utero di una donna, poi una volta giunto in Italia con il bimbo, tramite la stepchild adoption, consentirà al proprio partner di diventare genitore adottivo. Certamente interverrà il controllo dei giudici, ma tale controllo invece di tranquillizzare preoccupa, perché se già ora che non vi è una legge che prevede la stepchild adoption alcuni tribunali (vedi ad esempio quello dei minori di Roma e Corte d’Appel- usandolo come strumento, non per leggere il reale ma per cambiare la realtà e il corso della natura; il diritto diventa, pertanto, il mezzo per propiziare una società finta e artificiale. Un elemento di viva preoccupazione desta costatare la posizione di molti giudici schierati a favore della vergognosa pratica della stepchild adoption. Una regolamentazione delle unioni omosessuali ce la chiede L’Europa? No. Non è per niente vero. Non esistono, infatti, disposizioni che trasferisca- ALcuNI gIudIcI usANo IL dIRItto coME stRuMENto NoN PER LEggERE IL REALE MA PER cAMbIARLo; IL dIRItto dIvENtA IL MEzzo PER PRoPIzIARE uNA socIEtà fINtA lo di Roma) hanno ammesso l’adozione del figlio del partner omosessuale, figuriamoci cosa accadrà nel momento in cui vi sarà una base normativa di riferimento, che ammetterà la stepchild adoption. Il criterio ermeneutico “the best interest of the child”, ossia il superiore interesse del minore, che è alla base dell’istituto dell’adozione, sarà gravemente disatteso. La stepchild adoption sarà una scorciatoia legislativa per far giungere velocemente all’adozione i “civiluniti” aggirando la disciplina prevista dalla legge 184/1983. Che peso hanno le corti di giustizia in tutto questo? Hanno un peso notevole. Molte sentenze stanno riscrivendo il diritto di famiglia con lo scopo di privatizzare e rendere sempre più fluidi i rapporti familiari, così da favorire l’avvento di una “famiglia on demand” in cui si potrà scegliere di entrare e uscire a piacimento quante volte si vorrà da un tipo di famiglia che si potrà scegliere tra una varietà di modelli, in base ai propri desideri e ai propri gusti sessuali. Alcuni giudici si sentono artefici del cambiamento sociale facendo un uso tecnocratico e ideologico del diritto, cioè no all’Unione Europea le competenze in materia di diritto di famiglia nazionale. Il diritto di famiglia sostanziale è di competenza esclusiva degli Stati membri. Tuttavia, l’Unione Europea ha una competenza concorrente con quella degli Stati membri nello spazio di libertà, sicurezza e giustizia, dove Bruxelles ha ricevuto dai trattati l’incarico di sviluppare la cooperazione giudiziaria in materia civile (compresa la famiglia) con implicazioni transfrontaliere. Ciò, però, non significa assolutamente che l’Europa ci imponga le unioni gay. Non esiste un consenso tra i vari Stati nazionali sul tema delle unioni omosessuali, la Corte europea dei diritti umani di Strasburgo – sul presupposto del margine di apprezzamento conseguentemente loro riconosciuto – afferma che sono riservate alla discrezionalità del legislatore nazionale le eventuali forme di tutela per le coppie di soggetti appartenenti al medesimo sesso. La stessa sentenza Schalk and Kopf contro Austria, infatti, pur ritenendo possibile un’interpretazione estensiva dell’art. 12 della Corte europea dei diritti umani, che prevede il diritto di contrarre matrimonio anche alle coppie omosessuali, chiarisce come non derivi da una siffatta interpretazione una norma impositiva per gli Stati membri. È vero che l’Italia è stata condannata dalla Corte europea dei diritti umani perché non ha nel suo ordinamento una disciplina che regolamenti le unioni omosessuali? È vero. La Corte europea dei diritti umani, con decisione del 21 luglio 2015 Oliari e altri contro Italia, ha condannato l’Italia, ma è anche vero che il governo italiano non ha presentato appello contro la sentenza che condanna l’Italia per il mancato riconoscimento delle convivenze omosessuali. Il termine per l’appello è scaduto il 21 ottobre 2015 e la sentenza è ora diventata definitiva. Non aver appellato la sentenza è stata una decisione incomprensibile, che tra l’altro ha come conseguenza l’obbligo per l’Italia di pagare immediatamente la multa inflitta dalla Corte, a danno dei contribuenti. Gli Stati appellano quasi sempre le sentenze della Corte europea dei diritti dell’uomo e quella del governo Renzi è una scelta ideologica che mostra chiaramente da che parte sta. Peraltro, a fronte di interpretazioni aberranti della sentenza Oliari, occorre sempre ricordare che questa Corte non ha affatto ingiunto all’Italia di approvare leggi come la Cirinnà, che parificano le unioni omosessuali ai matrimoni. La Corte afferma che gli Stati europei sono tenuti a riconoscere i “diritti fondamentali” dei conviventi omosessuali, ma sulle forme di questo riconoscimento lascia piena libertà a ciascuno Stato. E la sentenza afferma esplicitamente che non c’è alcun obbligo d’includere in questo riconoscimento l’adozione. È utile rilevare, inoltre, che nell’attuazione del loro obbligo positivo ai sensi dell’articolo 8 della Convenzione, gli Stati godono di un certo margine di discrezionalità. Qualora non vi sia accordo tra gli Stati membri del Consiglio d’Europa, com’è il caso del matrimonio tra coppie omosessuali, in particolare quando la causa solleva delicate questioni morali o etiche, il margine sarà più ampio (si vedano X, Y e Z contro Regno Unito, 22 aprile 1997, § 44, Reports 1997-II; Fretté c. Francia, n. 36515/97, § 41, CEDU 2002-I; e Christine Goodwin, sopra citata, § 85). Il margine sarà usualmente ampio anche quando si richiede allo Stato di garantire l’equilibrio tra opposti interessi privati e pubblici o tra diritti della Convenzione (si vedano Fretté, sopra citata, § 42; Odièvre c. Francia [GC], n. 42326/98, §§ 44 49, CEDU 2003 III; Evans c. Regno Unito [GC], n. 6339/05, § 77,CEDU 2007 I; Dickson c. Regno Unito [GC], n. 44362/04, § 78, CEDU 2007 V; e S.H.e altri, sopra citata, § 94). Concludendo, si può pertanto ribadire che l’Italia è sovrana nel decidere come regolamentare le coppie di conviventi omosessuali. La Corte costituzionale italiana con le sentenze numero 138/2010 e 170/2014 ha obbligato il Parlamento a dare regolamentazione giuridica alle unioni di persone dello stesso sesso? No. La Corte costituzionale non pone alcun obbligo al Parlamento a disciplinare le unioni di persone dello stesso sesso. Come afferma la stessa Corte «spetta al Parlamento, nell’esercizio della sua piena discrezionalità, nei tempi, nei modi e nei limiti stabiliti dalla legge, individuare le forme di garanzia e di riconoscimento per le unioni suddette». Il Parlamento è libero, pertanto, di regolamentare o meno tali unioni, senza alcun limite di tempo. La sentenza della Corte costituzionale n. 138/2010 ha, peraltro, ritenuto infondata la questione di legittimità costituzionale degli articoli 93, 96, 98, 107, 108, 143, 143-bis, 156-bis del codice civile in riferimento agli articoli 2, 3, 29 e 117 primo comma della Costituzione, nella «parte in cui, sistematicamente interpretati, tali articoli non consentono che le persone di orientamento omosessuale possano contrarre matrimonio con persone dello stesso sesso». La nozione di matrimonio Con buona pace di alcuni giuristi, che vorrebbero reinterpretare il dettato costituzionale sulla famiglia, è bene precisare che durante i lavori preparatori della Carta costituzionale la questione delle unioni omosessuali rimase del tutto estranea al dibattito, benché la condizione omosessuale non fosse certo sconosciuta. I costituenti, elaborando l’articolo 29 della Costituzione, tennero conto di un istituto che aveva una precisa conformazione e un’articolata disciplina nell’ordinamento civile. Essi ebbero presente, infatti, la nozione di matrimonio definita dal codice civile entrato in vigore nel 1942, che stabiliva (e tuttora stabilisce) che i coniugi dovessero essere persone di sesso diverso. Ciò è stato ribadito sia dalle sentenze della Corte costituzionale numeri 138/2010 e 170/2014 e anche dalla recente sentenza del Consiglio di Stato del 26 ottobre 2015 n. 4.897, in cui si afferma che il matrimonio omosessuale deve intendersi incapace, nel vigente sistema di regole, di costituire tra le parti lo status giuridico proprio delle persone coniugate (con i diritti e gli obblighi connessi) proprio in quanto privo dell’indefettibile condizione della diversità di sesso dei nubendi, che il nostro ordinamento configura quale connotazione ontologica essenziale dell’atto di matrimonio. Prova di ciò è che anche il secondo comma dell’articolo 29 della Costituzione, che afferma il principio dell’eguaglianza morale e giuridica dei coniugi, ebbe riguardo proprio alla posizione della donna cui intendeva attribuire pari dignità e diritti nel rapporto coniugale. Si deve ribadire, dunque, che la norma non prese in considerazione le unioni omosessuali, bensì intese riferirsi al matrimonio nel significato tradizionale di detto istituto. n | | 27 gennaio 2016 | 13 boris godunov iL vEro sCAndALo dEL CAso QuArTo Tocca compatire quei balordi di grillini, inforcati dalla libera informazione unica renziana | di rEnATo fArinA g scoperti con le mutande sporche, suscitano desiderio di cospargerli di pece e metterci le piume, onde coprirli di vergogna e riderne. Ma bisogna resistere al moralismo dell’antimoralismo, e guardare le cose con un certo distacco e un po’ di compassione, specie per la signor Rosa Capuozzo. Boris così ha stabilito che nella vicenda del Movimento 5 Stelle e dei suoi presunti servizi alla camorra il pericolo viene soprattutto dalla maggioranza scandalizzata. A cui non importa di camorra e di morale, ma solo di sopraffare gli avversari per imporre la propria banda e la propria musica. In apparenza è logico. Fa più notizia la storia della verginità perduta di una madonnina infilzata che la scoperta di una nuova liaison di una cortigiana. Per cui si capisce il gusto morboso con cui i telegiornali e i giornaloni sbattono in prima pagina la vicenda di Quarto come un quarto di un bue grasso nella vetrina della macelleria. Certo lo sfizio e l’occhio goloso sono assicurati: perché coinvolge i Cinque Stelle che dovrebbero essere gli intemerati custodi della purezza amministrativa rivoluzionaria, e invece si sono seduti in una pozzanghera. Ma qui si sta esagerando in modo inverecondo e manipolatorio nelle accuse. E così questa vicenda dimostra una volta di più che il vero padrone dell’informazione italiana è il Partito democratico in generale e Renzi in particolare. E questo è assai peggio, dato che riguarda la vita dell’intera nazione, di un casino comunale di provincia. li igienisti del culo altrui Un gioco che fa schifo sempre Questo gioco a dimostrare chi è più sporco fa in realtà schifo, chiunque lo faccia. Era una pratica da farisei quando era condotta dai grillini; è una esibizione di sfacciata prepotenza mediatica, un moralismo peloso, adesso che è impugnata dal Partito democratico. Il quale – ripeto – si mostra potentissimo nella classe giornalistica e nelle direzioni di tutti i media. D’accordo. I Cinque Stelle sono una banda di dilettanti, deputati e senatori e sindaci pentastellati sono riusciti a farsi eleggere perché avevano più tempo da passare al computer per raccogliere amici su Facebook che per sudare e guadagnarsi il pane. su QuArTo si EsAgErAno LE ACCusE in modo invErECondo. Così QuEsTA viCEndA dimosTrA unA voLTA di più ChE iL vEro pAdronE dEi mEdiA in iTALiA è iL pd in gEnErALE E iL suo LEAdEr in pArTiCoLArE Sono in buona parte una banda di balordi. Ma se sono cresciuti a dismisura è proprio grazie a chi ora li denigra per fatti in fondo minori in una cittadina di quarantamila abitanti. Li ricorda bene Boris, gli stregoni dell’opinione pubblica, in combinato disposto con potere finanziario e giudiziario, che assediarono con computer-forconi la cosiddetta casta preparando il terreno ai sanculotti grillini. Oggi il vento è cambiato, e i medesimi preparano i lampioni per impiccarvi i seguaci di Casaleggio come in Messico facevano con i peones di Pancho Villa. Sprovveduti e giacobini, giannizzeri e cicisbei In sostanza a Quarto la camorra ha cercato di corrompere e ricattare (una mansardina abusiva!) senza riuscirci la sindachessa grillina per mezzo di un infiltrato. Lei non ha denunciato le minacce in attesa di ordini del direttorio, che ora la scomunica. La faccenda criminale è grossa come una nocciolina. Essa al massimo rivela l’inconsistenza, l’impreparazione, il servilismo verso i capi dei grillini, la capacità pervasiva della camorra in terre dove domina da decenni. Ma questo già lo sapevamo. Quello su cui vorremmo oggi puntare l’attenzione è il regime dell’informazione normalizzata, che ha il suo caposaldo nelle televisioni Rai, e si sparge per ogni dove in salsa renziana. Bisogna assolutamente evitare che una banda di sprovveduti, presuntuosi, dei Robespierre da strapazzo arrivino al governo. Ma sarà il caso che piuttosto che preoccuparci di un più o meno lontano futuro regime di puritani con la coda impiastricciata di fango, cerchiamo di combattere quello che c’è adesso, e che ha l’apparenza della libera informazione, e invece è fatta in gran parte da giannizzeri e cicisbei del Sultano di Firenze. | | 27 gennaio 2016 | 15 ESTERI Un’inFreqUentAbile reAzionAriA La fatica della libertà Uno sforzo di lealtà e di schiettezza per salvare un paese schiacciato tra l’estremismo islamico nemico del pluralismo e il conformismo spaventato dalla verità. Conversazione con Elisabeth Lévy, intellettuale francese ultralaica pronta a farsi dare di “fascista” pur di chiamare le cose con il loro nome | 16 | 27 gennaio 2016 | | Foto: Ansa DI MAURO ZANON | | 27 gennaio 2016 | 17 ESTERI Un’inFreqUentAbile reAzionAriA La polizia davanti alla stazione centrale di Colonia, dove nella notte di Capodanno un migliaio di stranieri hanno molestato decine di donne tedesche 18 | 27 gennaio 2016 | | sabeth Lévy è quella che Marc Cohen, editorialista di Causeur e storico fondatore dell’Idiot international, ha recentemente utilizzato per qualificare un’altra figura importante del femminismo francese come Elisabeth Badinter: «laica punk». Sì, una laica spettinata, intimamente contraria, ma anche una femminista ilare, gioiosa, che alla stregua della maggior parte dei collaboratori del suo magazine guastafeste non accetta di farsi tappare la bocca dai nuovi gendarmi del pensiero che affollano i salotti televisivi e le pagine di opinione dei giornali progressisti. Tempi l’ha incontrata per un lungo colloquio, durante il quale si sono affrontati i grandi temi del dibattito politico- mediatico, Europa, immigrazione, islam, integrazione, laicità, a partire dall’annus horribilis appena trascorso dalla Francia. «Dopo gli attentati terroristici di gennaio 2015 nella redazione di Charlie Hebdo e nel supermercato kosher Hyper Cacher, per qualche giorno sembrava che ci fosse una vera e propria presa di coscienza da parte della classe politica e di tutti i francesi a proposito del pericolo islamista. Ma dopo solo due settimane la parentesi della République determinata a combattere contro quella minaccia si era già chiusa. Il 20 gennaio, durante il suo messaggio di auguri alla stampa, il premier socialista, Manuel Valls, ha parlato di “apartheid territoriale, sociale ed etnico” in Francia, dicendo sostanzialmente che i colpevoli eravamo noi francesi, noi occidentali, che i responsabili del male che ci avevano fatto eravamo noi», dice a Tempi Lévy. Foto: Ansa P «DOPO GLI ATTENTATI DI GENNAIO SI ERA DETTO CHE I COLPEVOLI DI CIò CHE ERA SUCCESSO ERAVAMO NOI. DOPO LE STRAGI DI NOVEMBRE PER LA PRIMA VOLTA CI SI è DETTI CHE OCCORREVA DARE UNA RISPOSTA CONCRETA» er i salotti della sinistra chic parigina, è un’infrequentabile reazionaria. Il Nouvel Obs l’ha recentemente sbattuta in prima pagina sotto il titolo “Néo-fachos”, i nuovi fascisti, accanto alle altre mosche bianche del dibattito intellettuale francese, Alain Finkielkraut, Éric Zemmour, Renaud Camus, Ivan Rioufol, Robert Ménard, tutti “accomunati”, secondo il settimanale della gauche benpensante, «dall’ossessione di un’identità bianca e cristiana». Eppure lei, Elisabeth Lévy, intellettuale ebrea e ultralaica nata e cresciuta a Marsiglia da padre e madre di origini algerine prima di salire nella capitale, è una figlia prediletta della gauche. Negli anni Ottanta era una mitterrandiana convinta. Lo votò a occhi chiusi, François Mitterrand, quando si presentò e vinse nel 1981 dinanzi al cristiano-liberale Valéry Giscard d’Estaing, e le sue prime esperienze nella carta stampata coincidono con la nascita della rivista Globe, il «tempio dell’antirazzismo e del mitterrandismo militante», diretta da Bernard-Henri Lévy. Ma l’amore con la sinistra si è incrinato bruscamente quando ha capito che la «pretesa della gauche di detenere il monopolio della morale» era incompatibile con le sue idee e la sua visione del mondo. Da giornalista ha condotto le sue crociate politicamente scorrette prima sulle pagine del settimanale Marianne, poi scrivendo un pamphlet incandescente contro i Maîtres censeurs di Saint-Germain-dèsPrés, e infine nel mensile che ha fondato nel 2007, Causeur, oggi tribuna degli insubordinati al pensiero unico. Nel 2012 ha pubblicato La gauche contre le réel, saggio al vetriolo contro i suoi ex compagni di battaglie divenuti «insopportabilmente puritani» e «conformisti», e da quel momento è considerata l’intellettuale réac più impertinente di Francia. Ma forse la formula che meglio si addice a Eli- «Tutti sulla stessa barca» «Dopo le stragi del 13 novembre, invece, le cose sono andate diversamente. Al Bataclan e nei bar dell’est parigino, i terroristi non hanno colpito dei disegnatori “colpevoli” di aver pubblicato alcune vignette satiriche su Maometto e l’islam, o degli ebrei “colpevoli” di essere ebrei, ma dei francesi “innocenti”. Abbiamo così capito di essere tutti nella stessa barca e che non si poteva più “noyer le poisson”, e cioè eludere i grandi problemi che si nascondevano dietro quegli attentati», spiega Lévy. Mentre a gennaio, in uno stato di intontimento emotivo, la Francia e i francesi sembravano essere convinti di poter cancellare tutto dietro i movimenti di solidarietà e i “Je suis Charlie”, dopo il 13 novembre ci si è resi conto che era arrivato il momento di passare all’azione, di agire concretamente, con perquisizioni e arresti, e non soltanto con l’unanimismo e nuovi slogan, che era arrivato il tempo della riflessione. «Per la prima volta, tra i rappresentanti del culto musulmano in Francia, ci si è detti che la situazione era veramente grave, che andava data una risposta concreta al più presto. Per la prima volta ci si è chiesti apertamente: perché questi giovani non amano la Francia, la République e i valori occidentali? Perché questi giovani si definiscono anzitutto come musulmani contro il resto del mondo? Ci si è resi conto che un’intera generazione era oramai perduta e questo era diventato impossibile da ignorare», spiega Lévy. «I ghetti, le banlieue svantaggiate, le discriminazioni, l’idea che la Francia era colpevole di tutto, sono passati in secondo piano dopo le stragi di novembre. Sempre più persone, anche a sinistra, hanno preso atto del fallimento del multiculturalismo, dell’impostura che si cela dietro frasi come “l’immigrazione è una fortuna, un arricchimento”, e del problema di un islam che non riesce ancora a integrarsi alla Francia. Dopo le stragi di novembre c’è stata una reazione, una scossa. Ora, però, bisogna fare attenzione a non annegare tutto nella solita ondata emotiva, in un’overdose di bandiere, marsigliesi, selfie patriottici e discorsi solenni che certamente aiutano a rafforzare il sentimento di appartenenza alla nazione, ma non servono da soli a risolvere i problemi concreti». L’esempio della comunità ebraica Marianne e Maometto sono compatibili? «Ribadisco forte e chiaro ciò che ho scritto lo scorso anno nel numero di Causeur uscito dopo gli attentati di gennaio: la Francia può essere una soluzione per l’islam, un’opportunità, come lo è stato per gli ebrei. Tra la Francia e gli ebrei c’è stato un accordo, sono state fissate delle regole. Da più di duecento anni la comunità ebraica è organizzata attorno al Concistoro, gli ebrei si sono integrati alla Francia, la amano e non passano il loro tempo a recriminare e a dire che è brutta e cattiva, nonostante il crescente clima di antisemitismo», afferma Lévy prima di aggiungere: «È necessario un patto, ma non solo un patto scritto. La massa silenziosa dei musulmani deve rompere questo silenzio e accettare le regole del gioco, e cioè realizzare la sintesi tra pubblico e privato, laico e religioso, individuo e comunità, che molti altri hanno fatto prima di loro. Per integrarsi in un paese pluralista come la Francia, la comunità musulmana deve accettare quello che Finkielkraut ha chiamato il “dolore della libertà”, deve accettare che il suo Dio o il suo profeta possano essere insultati da dei vignettisti, deve accettare che aprendo un giornale possa essere ferita da quanto vi è scritto o disegnato. In Francia è la laicità che deve essere difesa innanzitutto. Bisogna iniziare a definirsi prima come francesi che come musulmani». Il capodanno da incubo trascorso | | 27 gennaio 2016 | 19 ESTERI Un’infreqUentabile reazionaria a Colonia da centinaia di donne, vittime di violenze sessuali commesse da un gruppo di uomini di cultura arabo-musulmana, ha fatto emergere prepotentemente alcune scomode verità per i paladini del vivre-ensemble e per i buonisti di ogni latitudine. «Mi dispiace per i grandi apologeti del multiculturalismo e per i cantori della mixité, ma gli abusi di Colonia sono un affaire etnico. La realtà è che centinaia di uomini di cultura arabo-musulmana hanno stuprato delle donne occidentali perché erano occidentali, dunque libere, dunque delle puttane. Punto», dice Lévy. Abolire l’utero in affitto «Bisogna ovviamente fare dei distinguo, sarebbe devastante criminalizzare tutte le popolazioni implicate. Ma ciò che possiamo dire è che c’è una differenza profonda tra la visione della donna che è stata appresa da quegli uomini che hanno palpeggiato, molestato, strappato gonne e abusato di un gruppo di ragazze vestite all’occidentale, e la visione della donna in Occidente. La polizia ha cercato di nascondere i fatti, i media tedeschi pure. In Francia si è cercato di minimizzare, ma era impossibile negare, perché è stato toccato qualcosa di profondo. È la guerra di Troia, è la donna preda e bottino di guerra, è il “touche pas à ma soeur”, il “touche pas à ma femme”, non toccare mia sorella, non toccare la mia donna. È qualcosa di arcaico. I fatti di Colonia hanno portato sotto i riflettori lo scontro tra due culture antagoniste: da un lato una cultura repressiva nei confronti delle donne, dall’altra una cultura dove per le donne è normale scegliere liberamente il proprio partner». Dall’afasia delle suffragette occidentali, dal silenzio assordante delle senonoraquandiste di ogni lido, Elisabeth Lévy si dice «sconcertata»: «La maggior parte delle femministe cerca di cancellare quanto successo a Colonia e anzi trova il coraggio di dire che è colpa dell’uo20 | 27 gennaio 2016 | | mo bianco perché non è intervenuto. È uno scontro antropologico quello che si sta verificando». In Francia, così come in tutti paesi dell’Europa occidentale, non passa giorno senza che un giornale dedichi un articolo demonizzante all’“altra Europa”, al blocco dell’Est formato da Ungheria, Polonia, Slovacchia, Slovenia, a quei paesi che respingono i dogmi del politicamente corretto su immigrazione e islam. «In realtà tutti li invidiano perché hanno carattere. Hanno ragione a difendere i loro interessi. Il premier ungherese Orban ha certamente esagerato in alcune dichiarazioni sugli immigrati, ma quan- l’abolizione universale dell’utero in affitto organizzato da Sylviane Agacinski, étoile del femminismo francese, nata e cresciuta nella gauche, nonché moglie dell’ex premier socialista Lionel Jospin. Alla Agacinski, così come a due femministe controcorrente come Marie-Jo Bonnet ed Eliette Abécassis, Causeur ha dedicato poco tempo fa un encomio, per l’appello contro la maternità surrogata che assieme ad altre centocinquanta personalità hanno pubblicato su Libération. «Sono assolutamente contro l’utero in affitto, non mi piace quando viene toccato il concepimento dei bambini. È il cuore del sistema simbolico. Vorrei che «con I mETodI conTRAccETTIvI SI è dISconnESSA lA SESSuAlITà dAllA RIpRoduzIonE. oRA è Il conTRARIo: vIEnE dISconnESSA lA RIpRoduzIonE dAllA SESSuAlITà» do dice che non ha voglia che l’Ungheria diventi un “grande campo rifugiati” come Marsiglia lo capisco. Lo capisco molto bene». Anche il Front national in Francia sostiene da tempo la necessità di regolare i flussi migratori e anche Florian Philippot, il braccio destro di Marine Le Pen e vicepresidente del partito frontista, ha recentemente dichiarato che nel 2025, se non si cambierà verso, la Francia sarà una «grande Marsiglia». «La crescita del Fn durante le ultime scadenze elettorali – continua Lévy – non può essere trascurata. È il segno dell’aspirazione di sempre più cittadini a voler difendere la Francia, che a loro avviso è fortemente minacciata. C’è tuttavia un grande scarto ideologico tra la giovane Marion-Maréchal Le Pen, cattolica, identitaria e liberale, e Florian Philippot, colbertista, progressista e dialogante sui cosiddetti “nuovi diritti”, che nel futuro prossimo metterà a dura prova la salute del Front national». Il prossimo 2 febbraio, il Parlamento francese ospiterà un convegno per si smettesse di nascondere che per fare un bambino ci vogliono un uomo e una donna», afferma convintamente Lévy. «Il problema più grande è che si toccano le coordinate antropologiche, stiamo cambiando l’essere umano del terzo millennio. L’idea mi procura molto dispiacere. Ci sono state delle rivoluzioni con i metodi contraccettivi: si è disconnessa la sessualità dalla riproduzione. Ora, però, sta succedendo il contrario: viene disconnessa la riproduzione dalla sessualità, ora si possono fare dei bambini in laboratorio, rapidamente e da soli. Non so a cosa potrà portare tutto ciò fra qualche anno, ma faccio molta fatica a pensare che avrà degli effetti positivi sul futuro dell’essere umano. Un’umanità dove gli uomini possono fare dei figli da soli senza che ci sia un incontro con l’alterità che è l’altro sesso è inquietante. Se non si cambia verso, ci dirigiamo verso un’indifferenziazione dei sessi. Sono reazionaria anche per questo, mi piace il mondo di prima, quando si facevano i bambini a letto». n ESTERI QUALE UNIONE? C’ I non allineati Qual è il prezzo da pagare per avere la “protezione” economico-sociale dell’Europa? Rinunciare alla propria identità. Così il fronte scettico dell’Est si allarga e alza la voce: «Una volta eravamo sotto la supervisione di Mosca. Oggi cos’è cambiato?» DI RODOLFO CASADEI Foto: Ansa | nei manifesti ideologici dei partiti e chi cerca di prendere la temperatura della xenofobia, chi dà un’occhiata alle statistiche della disoccupazione e chi ipotizza manipolazioni russe e/o americane. Ma per capire le radici profonde dell’ondata di disincanto e di scontento che ha portato al governo partiti e leader euroscettici in una bella fetta di Europa orientale e che ha materializzato un fronte del rifiuto che va da Tallinn a Budapest contro la proposta di redistribuire in tutta l’Unione Europea i profughi arrivati l’anno scorso, basta riprendere in mano un articolo scritto nel lontano 1969 da Milan Kundera, lo scrittore cecoslovacco insospettabile di sciovinismo. «Una grande nazione – scriveva l’autore de L’insostenibile leggerezza dell’essere all’indomani dell’invasione sovietica della Cecoslovacchia – non si tormenta con l’interrogativo di trovare un motivo e una giustificazione alla propria esistenza, ma semplicemente esiste e continua a farlo con evidenza schiacciante. Una grande nazione si fonda sulla propria grandezza, lasciandosi spesso inebriare come fosse essa stessa un valore (…). Una piccola nazione, invece, se ha una certa importanza nel mondo, deve ricrearla di giorno in giorno, senza mai fermarsi. Nel momento in cui cesserà di creare dei valori, perderà la sua motivazione di esistenza e alla fine forse cesserà pure di esistere perché è fragile e distruttibile. (…) Credo nella grande missione storica delle piccole nazioni nel mondo attuale, lasciato in balìa delle superpotenze che desiderano adeguarlo e livellarlo alla loro misura. Le piccole nazioni, nel loro costante tentativo di cercare e creare la propria fisionomia, e nella lotta per la propria individualità, diventano al contempo protettrici di quel globo minacciato da terribili spinte uniformatrici, consentendo così di brillare a tutta una lunga serie di diversità di tradizioni e di stili di vita, permettendo così che individualità, prodigiosità e peculiarità umana siano di casa entro i propri confini». I paesi dell’Est, anche quando sono paesi di media grandezza come la Polonia coi suoi 38 milioni di abitanti, sono piccole nazioni nel senso che la loro esistenza come stati è da sempre precaria, sono stati cancellati dalle carte geografiche e sono riapparsi più volte. Nei quarant’anni seguiti alla Seconda Guerra mondiale hanno vissuto come fantasmi incorporati nell’Unione Sovietica (i tre paesi baltici) o sotto la cappa della dottrina Breznev del| è chi scruta | 27 gennaio 2016 | 23 ESTERI QUALE UNIONE? Dalla Polonia all’Ungheria Allora si capisce che cosa hanno oggi in comune un primo ministro socialdemocratico post-comunista come lo slovacco Robert Fico e un ultraconservatore anticomunista che governa di fatto il suo paese pur non ricoprendo alcuna carica pubblica come il polacco Jaroslaw Kaczynski per parlare la stessa lingua in materia di profughi, cioè per rigettare la possibilità di accogliere nei loro paesi profughi di religione musulmana. Se la fisionomia nazionale diventa indeterminata, a causa dell’ingresso di immigrati di cultura diversa da quella che ha preso forma nel corso di una storia secolare, l’esistenza stessa dei loro popoli come entità distinte rischia di collassare. La cessione parziale di sovranità all’Unione Europea diventa rinuncia all’indipendenza se si lascia decidere a Bruxelles chi ha il diritto di entrare nel proprio territorio. Undici anni fa, quando otto paesi ex comunisti entravano in un colpo solo a far parte dell’Unione Europea, c’era un solo personaggio pubblico euroorientale che osava paragonare quell’Unione all’Unione Sovietica: il russo Vladimir Bukovski. Quattro anni fa Viktor Orban, primo ministro ungherese, fece scandalo quando si appropriò del paragone. Adesso è diventato moneta corrente in molti ambienti politici dell’Est. Concetti simili si possono ascoltare da un parlamentare ceco la cui formazione è affiliata al Partito popolare europeo (Ppe): «Una volta ci trovavamo sotto la supervisione di Mosca», ha dichiarato il presidente della Commissione per gli affari europei del parlamento ceco, il democristiano Ondrej Benesik. «Ora molta gente ha l’impressione che la stessa cosa stia accadendo con Bruxelles». 24 | 27 gennaio 2016 | | tico postnazionale definito soltanto dai diritti umani individuali e dalla solidarietà universale. Anche stavolta si tratta di coperture ideologiche di grandi interessi economico-finanziari: la cancellazione delle comunità nazionali e la loro sostituzione coi diritti/desideri degli individui è funzionale alla logica del consumismo e del profitto, l’apertura totale delle frontiere alle masse di migranti è funzionale alla globalizzazione dei mercati e al contenimento dei costi della manodopera. Per gli europei dell’Est tutto ciò non ha senso: loro non hanno preso parte alle epopee colonialiste e imperialiste e quindi la loro autocoscienza non è afflitta dai sensi di colpa degli occidentali, né capiscono perché debbano rinunciare all’identità nazionale e alla sovranità senza averne fatto prima esperienza come hanno potuto farla i paesi dell’Europa occidentale. Non hanno vissuto le disillusioni degli occidenta- La polizia ungherese ha bloccato gli immigrati provenienti dalla vicina Serbia A Ovest i giudizi negativi e sommari sui fratelli orientali sono una cascata: li si accusa di essere egoisti, razzisti, xenofobi, ritardatari della storia, ma soprattutto ingrati. Fra il 2007 e il 2013 l’Unione Europea ha messo a bilancio 176 miliardi di euro (di cui effettivamente erogati 131 al 2014) di fondi europei destinati allo sviluppo di dieci paesi dell’Est. La Polonia è stata la destinataria di 67 miliardi di aiuti. Il vicecancelliere tedesco Sigmar Gabriel è stato sferzante: «Ci sono paesi dell’Unione che vedono l’Europa come una comunità di benefici alla quale si partecipa solo quando ci sono soldi da spartire», ha commentato. I pochi osservatori benevoli propongono l’attenuante degli effetti depressivi prodotti dalla crisi finanziaria del 2008 sulle economie dei paesi membri. Ma se guardiamo le statistiche, il Fondo monetario nazionale (Fmi) ha da poco comunicato che l’area economicamente più dinamica dell’Unione Europea nel 2016 sarà quella che comprende i tre paesi baltici (Estonia, Lettonia e Lituania) e i quattro del cosiddetto Gruppo di Visegrad (Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria). Con un aumento medio del Pil del 2,9 per cento, questa che è l’Europa sul banco degli imputati per le frizioni con Bruxelles sarà anche quella con la crescita economica maggiore. Tendenza che dovrebbe proseguire nel periodo 2017-2020. I sensi di colpa occidentali No, i problemi economici non c’entrano. Con i migliori tassi di crescita del Pil a livello europeo e con tassi di disoccupazione che sono simili a quelli dell’Italia nei peggiori dei casi (10,8 per cento in Slovacchia e 10 in Lettonia) e che sono la metà dei nostri nei migliori dei casi (4,6 per cento nella Repubblica Ceca e 6,4 in Ungheria), l’unica questione socio-economica che i paesi dell’Est possono invocare per tenere chiuse le frontiere ai migranti è la presenza sul loro territorio di minoranze etniche svantaggiate di antica data che rappresentano un problema niente affatto risolto e che hanno per natura la precedenza: par- Foto: Ansa/AP Exchange la sovranità limitata (paesi del Patto di Varsavia). Caduto il muro di Berlino hanno creduto di poter vivere un’insperata primavera della libertà e dell’indipendenza, e che la Nato e l’Unione Europea sarebbero state scudo e spada per garantire la loro sicurezza e gettare le basi di un benessere crescente. Hanno avuto la loro luna di miele con Bruxelles, fatta di fondi di coesione e di sviluppo regionale, fino a quando hanno capito qual è il prezzo per poter andare in giro ben nutriti e ben vestiti: l’Unione Europea non vuole limitare la sovranità degli stati nazione dell’Est, come facevano i sovietici, vuole proprio sciogliere l’individualità culturale e storica di queste nazioni nel grande calderone dei diritti individuali, del multiculturalismo, del mercato e della finanza mondializzati. L’Unione Europea non è europea: è globale, è un’incarnazione del mondialismo. liamo dei rom, particolarmente numerosi in Ungheria (6 per cento degli abitanti) e in Slovacchia (10 per cento). La vera ragione delle incomprensioni fra Est e Ovest e della crescente volontà di allentamento dei legami da parte dei paesi del Gruppo di Visegrad sta nel décalage storico e culturale fra Est e Ovest e nel giudizio che l’Est sta dando di quello che succede a Ovest. L’apertura dell’Europa occidentale al multiculturalismo e all’immigrazione di massa nasce dal suo senso di colpa per l’imperialismo e il colonialismo del passato, quando i popoli extraeuropei sono stati sottomessi con la giustificazione della missione civilizzatrice europea, ideologia di copertura degli interessi economici e finanziari delle grandi compagnie e della volontà di potenza degli stati. Oggi l’Europa occidentale espia le sue colpe relativizzando il valore della sua civiltà (accettazione del multiculturalismo al suo interno e del relativismo morale) e abiurando la realtà degli stati nazione storici per sostituirla con quella di uno spazio poli- Le politiche che i governi del Gruppo di Visegrad assumono per difendere e promuovere l’identità nazionale contro i tentativi di omologazione di Bruxelles cominciano ad assomigliarsi e a convergere: rivalutazione del ruolo dello Stato nell’economia; stretto controllo del governo sulla banca centrale, sui media pubblici e sulla corte costituzionale; aumento dell’imposizione fiscale sui profitti delle banche e diminuzione di quella sui privati; precedenza alle imprese nazionali su quelle straniere anche europee; aumento della spesa sociale. A monte di questo ci sta l’idea che lo Stato è lo strumento organizzativo di una comunità nazionale, non di una somma di individui che rivendicano diritti. La proposta di Orban La formulazione più chiara della visione del mondo da cui emanano le suddette politiche l’ha data Orban, nel suo discorso di Baile Tusnad del luglio 2014, quello in cui propoLa cessione, anche soLo se il modello politico delparziaLe, di sovranità la «democrazia illiberale» e dello «Stato del workfare» in aLL’Unione eUropea diventa opposizione allo Stato del welfare. «Quello che stiamo rinUncia aLLa propria facendo in Ungheria – disse indipendenza se si Lascia in terra rumena davanti ai rappresentanti della minodecidere a BrUxeLLes ranza magiara – può essere chi ha iL diritto e chi interpretato come un tendella leadership di non ha iL diritto di entrare tativo armonizzare il rapporto fra gli interessi e le conquiste neL proprio territorio degli individui – che devoli e quindi non accettano ricette che non no essere riconosciuti – e gli interessi e le fanno al caso loro. Esprimono il loro dis- conquiste della comunità, cioè della naziosenso con toni e argomenti diversi a secon- ne. Questo significa che la nazione ungheda del loro orientamento politico e della rese non è una semplice somma di indiviloro biografia. «Pensano il mondo secon- dui, ma una comunità che ha bisogno di do un modello marxista e credono che si essere organizzata, rafforzata e sviluppata, debba sviluppare automaticamente in una e in questo senso il nuovo stato che stiamo sola direzione», dichiara il nuovo mini- costruendo è uno stato illiberale, uno stastro degli Esteri polacco, l’ultraconservato- to non liberale. Esso non nega i valori fonre Witold Waszczykowski. «Quella di una dativi del liberalismo, come la libertà e tutnuova mescolanza di culture e di razze, to il resto. Ma non fa di questa ideologia un mondo fatto di ciclisti e di vegetariani, un elemento centrale dell’organizzazione che usano solo energie rinnovabili e com- dello stato, bensì applica al suo posto uno battono tutte le forme di religione». Inve- specifico, particolare approccio nazionace il primo ministro slovacco Robert Fico, le». Sul Financial Times queste posizioni, non dimentico del suo passato comunista come quelle del nuovo governo polacco del e anti-imperialista, chiede retoricamente: PiS, vengono demonizzate come “autocra«Abbiamo bombardato noi la Libia? Chi ha tiche” e snobbate come “nativiste”, menliquidato il regime in Iraq? Abbiamo desta- tre si dà notizia che la Commissione eurobilizzato noi la Siria? Che rapporto abbia- pea ha messo sotto osservazione la Polonia mo noi con quei territori? Noi non abbia- per sospetta violazione dello Stato di diritmo nessuna responsabilità per l’attuale to. Ma parecchi lettori non gradiscono: «La situazione in quei paesi. Perciò non pos- Commissione europea ha aperto un’indasiamo accettare che qualcuno ci obblighi a gine su di un governo “autoritario”? Queprenderci cura di quelle persone». sta sì che è satira!». n | | 27 gennaio 2016 | 25 VOSTRO ONORE MI OPPONGO CONSEQUENTIA RERUM ATTENzIONE: SpOIlER CONTRO IL BUSINESS DELL’ANTIMAFIA Il 2016 della politica internazionale (in anteprima da House of Cards) Perché «i beni sequestrati a Cosa Nostra si dovrebbero vendere, vendere, vendere» | S | 27 gennaio 2016 | DI MAURIZIO TORTORELLA dI pIER gIACOMO gHIRARdINI econdo un calembour in voga nella russia sovietica, v Pravde net izve- stij, a v Izvestijakh net pravdy, ossia sulla Pravda (che in russo significa “Verità”) non ci sono notizie, e nelle Izvestija (“Notizie”) non c’è verità. Per i più giovani, ricordiamo che i quotidiani Pravda ed Izvestija assolvevano, nell’Urss, più o meno, alla stessa funzione che Corriere della Sera e Repubblica assolvono nell’Italia commissariata dalla Troika. Di bello c’è che qui non ti mandano alle Solovki. Naturalmente si scherza solo un po’ per intrattenere i 3 milioni 71 mila disoccupati che si ostinano a non voler agganciare la ripresa. In realtà sul Corriere l’abbiamo letta, l’altro giorno, una notizia. Aldo Cazzullo ha scritto, puntuale e temerario: «È vero: la gestione tedesca della grande crisi non è stata né generosa, né lungimirante. L’America ha investito 900 miliardi di dollari; in Europa non si è visto ancora un euro dei 300 miliardi annunciati da Juncker». Cose da niente. Ma ha poi prudentemente aggiunto: «Isolare ulteriormente la Merkel non ci conviene». Sì, giusto, non isoliamola – non si sa mai di cosa sono capaci i tedeschi se restano isolati, visti i precedenti, da noi, sulla linea gotica. E non facciamo arrabbiare quella pasta d’uomo di Juncker, che non se l’è presa neanche quando han detto che faceva colazione col cognac. Allora che fare? Proviamo a fare il punto. L’anno 2016 si preannuncia bisesto ed elettorale. A NOvEMbRE vINCERà Punto uno: ho controllato di persona sul lunario e il 29 febbraio c’è e cade lE ElEzIONI USA di lunedì – e a scanso di sfighe varie consiglierei di darsi malati. Punto due: m’ha detto l’uccellino che, martedì 8 novembre, vince le elezioni presidenHIllARy ClINTON. ziali Hillary Clinton. Se no, in aggiunta a Merkel e Juncker, si arrabbiano Cia SE NO SI ARRAbbIA e produttori di House of Cards che, per la quarta stagione, vorrebbero farlA pROdUzIONE dI ci l’improvvisata di eleggere presidentessa la bella stangona pro-Lgbt Claire HOUSE Of CARdS CHE, Underwood – con una Robin Wright precisa alla Hillary, che tutti andranno fuori di cocomero. Che così mettono il matrimonio gay obbligatorio anpER lA 4A STAgIONE, che da noi e la piantiamo di essere terzo mondo. Capisco di avervi spoileravORREbbE fARCI to di brutto il serial, ma la fonte è certa e c’ho il dovere dell’informazione. Morale: fino all’8 novembre l’agenda della politica mondiale sarà votata l’IMpROvvISATA al fancazzismo globale. Poi vogliamo metterci di buono i classici primi cento dI ElEggERE giorni? E arriviamo già al carnevale dell’anno venturo: per cui ti saluto 2016! pRESIdENTE lA bEllA Che poi anche in Italia si voterà – però non la contano come valida. STANgONA pRO-lgbT Eh sì, ha ragione Aldo Cazzullo: restiamo a letto tutto il 2016. Tanto i diClAIRE UNdERwOOd soccupati non scappano e non vogliono mica sposarsi fra di loro. 26 | | C he troppo spesso istituzioni e norme dell’antimafia girino desolatamente a vuoto, e non solo per la difficoltà della materia, è vecchia storia. È anche una vecchia polemica, accesa 29 anni fa da Leonardo Sciascia con un articolo pubblicato sul Corriere della Sera. Era il 10 gennaio 1987 e l’articolo s’intitolava “I professiozione tra l’1 e il 2 per cento annuo del vanisti dell’antimafia”: Sciascia scriveva che ormai in Italia il modo migliore per fare lore. Questo permette loro di raggiungecarriera in politica e in magistratura era dichiararsi antimafioso, e usare l’«antimare retribuzioni elevatissime, con evidenti, fia come strumento di potere», come mezzo per essere potenti e intoccabili. potenziali distorsioni che alimentano faDa allora è passata molta acqua sotto i ponti. E molte leggi sono passate in Parlavori e illeciti di ogni tipo. mento, ma purtroppo i risultati sono deludenti. Lo hanno mostrato con drammatiE cosa fa la politica per rimediare ai ca evidenza molti recenti casi di cattivissima gestione dei beni confiscati a Cosa nosuoi errori? La Camera ha varato nel 2015 stra (un valore stimato in 30 miliardi di euro), a partire dallo scandalo di Palermo un nuovo Codice antimafia, ora all’esache da settembre vede indagati per corruzione e altri reati alcuni giudici di quel Trime del Senato. I grillini gridano al succesbunale, accusati di avere favorito sempre gli stessi custodi giudiziari cui sono stati so perché sono riusciti a attribuiti lucrosissimi incarichi. inserire un emendamenIn una clamorosa intervista a PanoHA DETTO CORAGGIOSAMENTE CATELLO to apparentemente giacorama il sostituto procuratore napoletaMARESCA, MAGISTRATO ANTICAMORRA: bino, che vieta al giudice no Catello Maresca (43 anni, 11 dei qua«MI CHIEDO CHE FINI SOCIALI POSSA che gestisce i beni confili trascorsi come magistrato anticamorra) lancia serie accuse contro «gli estremiAVERE UN CAPANNONE INDUSTRIALE. OGGI scati di affidarlo a un amministratore che sia stato sti dell’antimafia, le false cooperative, le IL TABù DELL’ANTIMAFIA è LA PAROLA suo «abituale commensamultinazionali del bene sequestrato». Ma“VENDITA”. DOVE POSSIBILE SI POSSONO le», oltre che (ovviamenresca se la prende perfino con Libera, l’asCOSTRUIRE CASERME, PER ESEMPIO. te) a propri parenti. La sociazione di don Luigi Ciotti, sostenendo MA TUTTO IL RESTO è DA ALIENARE» norma, però, dimentica che «gestisce i beni sequestrati alle mafie di escludere che un giuin regime di monopolio e in maniera anticoncorrenziale». Don Ciotti ha annunno costruire caserme, per esempio. Ma tut- dice possa assegnare il bene al parente di un altro magistrato. Così gli “scambi di faciato querele, si vedrà. Resta il fatto che il to il resto è da alienare». magistrato ha confermato quel che pare Certo, poi c’è il rischio che ad acquista- vori” sono sempre possibili… Fino al prosun fatto incontrovertibile: «Le imprese sere siano gli stessi mafiosi. Ma è vero che simo scandalo, che arriverà dopo infinite questrate ai mafiosi si dovrebbero vendel’attuale gestione dei beni confiscati è a dir intimidazioni e censure verso chi avrà prore, vendere, vendere», ha detto. «Mi chiedo poco lacunosa. Basti pensare ai compensi vato a sollevarlo. Perché chi osa sfiorare i che fini sociali possa avere un capannone attribuiti ai custodi giudiziari. La legge potentati dell’antimafia è sempre un «deindustriale. Oggi il tabù dell’antimafia è 140 del 2012 stabilisce che, quando il va- legittimatore», come fu considerato Sciala parola “vendita”. Una volta sequestrati i lore del bene sequestrato supera i 50 mila scia ai suoi tempi (e probabilmente il pm beni, bisogna individuare quelli riutilizzaeuro (quasi sempre), agli amministratori Maresca da domani). E rischia grosso. bili per fini sociali: dove possibile si possonominati dal tribunale spetta una retribuTwitter @mautortorella | | 27 gennaio 2016 | 27 SOCIETÀ O DIO O MAMMONA Consacrarsi a sua maestà il mondo? Così la capitolazione delle province occidentali davanti alle pretese più “liberal” dell’opinione pubblica sta provocando fratture devastanti nella Chiesa anglicana. Che in quasi mezzo millennio di esistenza non è mai stata tanto vicina allo scisma | DI LEOnE GrOTTI Una manifestazione di attivisti Lgbt davanti alla cattedrale di Canterbury per denunciare l’“omofobia” della Chiesa anglicana durante il recente Incontro dei primati a Londra SOCIETà O DIO O MAMMONA ni di appartenenti alla Comunione anglicana parlano di “scisma”, “disintegrazione”, “eresia”. Ma la Chiesa nata nel XVI secolo dal capriccio di un re, Enrico VIII, non ci è mai andata così vicino come la settimana scorsa. Dall’11 al 16 gennaio si sono riuniti a Canterbury 38 arcivescovi, detti primati, a capo delle altrettante province in cui è divisa la Comunione anglicana nel mondo. I leader religiosi non dovevano solamente prendere una decisione che riguarda la sfera della sessualità, se cioè accettare il matrimonio tra persone con tendenze omosessuali, e una che tocca la struttura della Chiesa, cioè se mantenere in un’unica Comunione coloro che già celebrano i matrimoni gay nel nome dell’“amore” e coloro che li rigettano come «deviazione dall’insegnamento della Bibbia». Il tema al cuore del raduno più spinoso mai organizzato dagli anglicani nei loro quasi 500 anni di vita era un altro: le decisioni dottrinali devono ancora essere prese a partire dalla Bibbia e dall’insegnamento che Gesù ha dato con la sua vita e le sue parole? E ancora: i Vangeli hanno qualcosa da dire oggi al mondo secolarizzato? L’unità non è mai stata il punto forte degli anglicani, che nei fatti sono divisi su tutto, soprattutto da quando la Comunione si è diffusa nel mondo: c’è chi permette alle donne di diventare sacerdoti e vescovi e chi no, chi crede nei sacramenti e chi no, chi crede nella Bibbia e chi no. Non avendo un’autorità ultima come il Papa – l’arcivescovo di Canterbury infatti è solo un primus inter pares – gli anglicani hanno faticato a mantenere un’identità precisa. Alcune delle attuali 38 province ritengono che i 39 articoli in cui è racchiusa la Confessione di fede anglicana siano fondamentali, ma c’è anche chi pensa che «bisogna rinchiuderli in un bel palazzo signorile e fargli visita solo di tanto in tanto». Alcune comunità hanno abbandonato la liturgia del Book of Common Prayer per sostituirla con una più femminista o più multiculturale o più multireligiosa. Ad esempio, un gruppo di pressione femminista chiamato Watch (Women and the Church), formato da sacerdoti donne, ha chiesto che la Chiesa anglicana smetta di utilizzare un «linguaggio sessista» e si rivolga a Dio «al femminile per non dare l’idea che gli uomini siano più simili a Dio delle donne». Un teologo studioso dell’anglicanesimo come James Innell Packer ha sintetizzato così i problemi della Comunione: «Relativismo in teologia, sincretismo nella religione, naturalismo nella liturgia, approccio fem- 30 | 27 gennaio 2016 | | minista al ministero femminile, valutazione positiva del comportamento omosessuale e visione socio-politica della missione della Chiesa». Un sondaggio condotto nel 2003 da Christian Research ha ben evidenziato queste divisioni: solo il 58 per cento dei sacerdoti di sesso maschile e appena il 33 per cento dei preti donne crede che Gesù sia nato da Maria Vergine; solo il 68 per cento dei sacerdoti maschi e il 53 per cento dei preti donne crede che Gesù sia risorto; solo il 53 per cento dei sacerdoti maschi e il 39 dei preti donne crede che la fede in Gesù possa salvare l’uomo. Per tenere insieme queste diverse posizioni, senza squalificarne nessuna, la Comunione ha imparato a «descrivere in modo retorico il caos come ordine, l’ambiguità come ricchezza di comprensione, la patente diversità come speciale tipo di unità», ha spiegato l’ex sacerdote anglicano e studioso Edward Robert Norman, accolto nel 2012 nella fede cattolica. Ecco perché la Chiesa anglicana, con la sua teoria della «autorità dispersa», è stata definita dall’ex vescovo di Leicester come «una casa costruita sulla sabbia di dottrine cangianti». a sorpresa, sabato 16 gennaio l’incontro dei primati a londra si è concluso con una sanzione per la Chiesa episcopale usa per via del suo «allontanamento dalla fede» in materia di matrimonio. nella foto, Justin Welby, arcivescovo di Canterbury Il colpo di grazia Il risultato di questa confusione, almeno in Inghilterra, è dato da un recente sondaggio di NatCen Social Research: se nel 1983 gli anglicani erano il 40 per cento della popolaprima dell’inizio dei lavori, zione, nel 2014 costituiva105 importanti membri no appena il 17 per cento. Se nel 2004 c’erano 13 milioni della Comunione, tra Cui di anglicani in Inghilterra, oggi sono meno di 8,5 miliovesCovi, hanno sCritto ni. Secondo l’ex arcivescovo a Welby Chiedendogli di Canterbury, Lord Carey, «se non facciamo niente, la Che la «Chiesa riConosCa Chiesa di Inghilterra tra una di non essersi presa Cura generazione sarà estinta». Il colpo di grazia alla già dei membri lgbti del Corpo fragile unità degli anglicani è stato dato nel 2003 da tre di Cristo in tutto il mondo» diverse chiese di tre diversi paesi: in Inghilterra è stato nomina- rici attriti con gli inglesi) non si è fermato vescovo di Reading Jeffrey John, gran- ta e nel 2015 ha cambiato la definizione de sostenitore delle unioni omosessua- del matrimonio e adottato due riti speciali, in Canada una coppia gay di Vancou- li per benedire le unioni omosessuali. La ver è stata benedetta dal vescovo di New Chiesa canadese ha seguito l’esempio. In Westminster e negli Stati Uniti è stato risposta a queste mosse progressiste, nel ordinato vescovo di New Hampshire Gene 2008 è nata Gafcon, la Rete mondiale delle Robinson, divorziato dalla moglie e impe- Chiese anglicane rimaste ancorate alla tragnato in una unione omosessuale. Nono- dizione e al Vangelo. Rappresentando la stante le proteste della maggior parte dei maggioranza nella Comunione anglicana, fedeli anglicani, guidati soprattutto dal- i vescovi aderenti hanno deciso di disertale province africane, la Chiesa episcopale re l’ultima Conferenza di Lambeth e l’ultiamericana (nome assunto dagli anglicani mo Incontro dei primati (due dei quattro negli Stati Uniti per motivi legati agli sto- organi decisionali della Chiesa anglicana Per evitare una rottura definitiva, l’arcivescovo di canterbury Welby ha addirittura PredisPosto due caPPelle diverse Per l’incontro dei Primati 2016 a londra: i vescovi africani non volevano Pregare insieme ai Progressisti americani ti inaspettato: nessuno scisma ma condanna della Chiesa episcopale, sospesa per tre anni dal rappresentare la Comunione negli organismi ecumenici e interreligiosi. Nel comunicato finale si legge che «i recenti sviluppi nella Chiesa episcopale rispetto a un cambiamento nel loro canone sul matrimonio rappresentano un fondamentale allontanamento dalla fede e dall’insegnamento seguito dalla maggioranza delle nostre Province sulla dottrina del matrimonio». Che è e resta «una unione fedele per tutta la vita tra un uomo e una donna». insieme all’arcivescovo di Canterbury e al Consiglio consultivo), per non essere associati a vescovi che hanno «deliberatamente sovvertito l’ordine divino senza dimostrare pentimento alcuno». Foto: LaPresse Ansa S ono decenni che gli 85 milio- «Non possiamo cambiare la Bibbia» Ha spiegato Peter Jensen, ex arcivescovo di Sydney e segretario generale di Gafcon: «La Chiesa episcopale americana e quella canadese sono andate troppo oltre nel loro tentativo di raggiungere un compromesso con il mondo e hanno perso la capacità di parlare con forza nel nome del Vangelo e di Gesù». Per cercare di evitare uno scisma definitivo, l’arcivescovo di Canterbury Justin Welby ha convocato l’Incontro dei primati 2016 a Londra, predisponendo addirittura due cappelle diverse perché i vescovi africani non volevano pregare insieme ai progressisti americani. Fiutando la possibile capitolazione degli anglicani allo “spirito del mondo”, prima dell’inizio dei lavori, 105 importanti membri della Comunione, tra cui alcuni vescovi, hanno inviato una lettera a Welby chiedendogli che la «Chiesa anglicana riconosca di non essersi presa cura dei membri Lgbti del Corpo di Cristo in tutto il mondo». La Chiesa dovrebbe «pentirsi di aver accettato e promosso la discriminazione in tema di sessualità, causando dolore ai fratelli e alle sorelle Lgbti», e dovrebbe approvare i matrimoni gay una volta per tutte. Mentre i primati erano riuniti, all’esterno della cattedrale di Canterbury decine di attivisti protestavano contro «l’omofobia della Chiesa». In questo clima, molti hanno invocato un compromesso per evitare lo scisma, ma Michael Nazir-Ali, influente vescovo e teologo anglicano, ammiratore di Benedetto XVI, ha chiarito: «Su un tema fondamentale come questo non si possono fare compromessi. Gli omosessuali vanno sempre accolti e amati, come la Comunione anglicana ha già detto in una famosa risoluzione. Se poi abbiamo compiuto qualche torto, dobbiamo pentirci perché siamo una comunità di peccatori. Ma l’insegnamento della Bibbia e della Chiesa è sempre stato che il matrimonio è tra un uomo e una donna. La pratica omosessuale è incompatibile con la Sacra Scrittura. Questo può non piacere alla comunità Lgbti, ma sta a loro decidere: noi non abbiamo il diritto di cambiare la Bibbia». Dopo un confronto serrato, i primati hanno raggiunto un risultato per mol- «Milioni di anime in pericolo» Molti hanno protestato ugualmente perché alla Chiesa episcopale non è stato chiesto di «pentirsi», anche se è stata nominata una commissione per provare ad appianare le divergenze, visto il «comune desiderio di camminare insieme». Probabilmente le divergenze rimarranno, se si dà credito alle dichiarazioni del leader della Chiesa sanzionata, Michael Curry: «I fedeli gay o lesbiche che seguono Gesù nella nostra Chiesa saranno ancora più addolorati ora. Noi non cambieremo la nostra posizione, avevo già detto agli altri primati che non sarebbe mai successo». Le differenze per ora restano, così come le difficoltà della Comunione anglicana. Ma le province più numerose, cioè quelle africane, che da anni hanno superato in numero di fedeli le province inglese, americana e canadese, affette da una emorragia di cristiani sempre più grave, sono riuscite a riaffermare «l’insegnamento della Bibbia». Questo movimento partito dal sud del mondo, secondo Nazir-Ali, non si è certo fermato in Africa: «La Chiesa episcopale americana mette in pericolo le anime di milioni di persone, permettendo cose condannate da Dio. Non bisogna pensare che solo gli africani siano contrari a queste nuove dottrine: la stragrande maggioranza dei cristiani, anche cattolici e protestanti, non vuole capitolare davanti al fascino modernista come hanno fatto pochi occidentali. Questa è la realtà». n | | 27 gennaio 2016 | 31 cultura L’IO SENZA NOI Rembrandt Harmenszoon van Rijn, Il sacrificio di Isacco (part.), 1655 | so una gerarchizzazione dei desideri e viene unificata da un principio di responsabilità. Dio chiama Abramo e Abramo gli risponde. Il desiderio di rispondere alla chiamata e di essere fedele all’alleanza con Dio diventa il principio organizzatore della vita di Abramo. Ogni avvenimento e ogni desiderio verranno giudicati dal punto di vista della conformità o difformità con questo desiderio fondamentale. Responsabilità deriva dal latino respondeo, rispondo. La responsabilità è una risposta a una chiamata. Più esattamente il verbo re/spondeo è un iterativo del verbo spondeo che significa prometto. La responsabilità è una promessa che risponde a una promessa, cioè un’alleanza. di rocco buttiglione Dei diritti e del bene Così la tirannia del «desiderio unilaterale» uccide la nostra «personalità comunionale» e con essa la democrazia. Indizi da una indagine sulle cause di una crisi antropologica e culturale che comincia nella famiglia e travolge tutto. Fino alla politica Pubblichiamo ampi stralci della relazione tenuta da Rocco Buttiglione il 25 novembre scorso al convegno dell’Università Lateranense su “Bene comune, dignità e libertà tra ragioni e regole”, organizzato dall’area di ricerca “Caritas in Veritate” e dalla cattedra Giovanni Paolo II istituita dalla Fondazione Fede e Scienza. L della mia generazione sono cresciuti nel mito del progresso lineare. La storia progredisce sempre verso il bene e, naturalmente, l’Europa (e gli Stati Uniti) marcia alla testa del cammino della storia. Il movimento della storia culmina con le democrazie occidentali. Per una fase si è pensato che una nuova tappa ulteriore del progresso storico si delineasse all’orizzonte: il comunismo. Poi il comunismo è fallito e si è affacciata la convinzione che la storia fosse finita. Oggi questo mito si è molto indebolito ed è difficile trovare qualcuno che ci creda davvero fra gli storici e i filosofi. Esso tuttavia persiste come una specie di substrato inconfessato nelle valutazioni dei giornali e della cultura di massa. Il motivo di questa permanenza è probabilmente il fatto che ancora non abbiamo trovato un principio ordinatore alternativo che ci serva da criterio per comprendere il mondo e per orientarci in esso. In questo contribu- 32 e donne e gli uomini | 27 gennaio 2016 | | to voglio proporre alcune tesi sulla cultura della crisi per cercare di ritrovare alcuni punti di riferimento. 1. Dobbiamo cercare di comprendere il mondo a partire dal primato non dell’economia, ma dell’autocoscienza umana. L’uomo è guidato nell’azione dalla idea che ha di se stesso e della propria dignità. Nel definire cosa è un bene economico noi siamo naturalmente condizionati dalla nostra struttura biologica (sistema dei bisogni) 6. La religione è la forma dell’autocoscienza umana. La religione è insieme l’appello dell’assoluto e la risposta della creatura attraverso cui si costituisce l’autocoscienza. Essa unifica la persona e, insieme, la società. desideriamo godere della bellezza. Il sistema dei desideri, tuttavia, è in larga misura plasmato storicamente. Perfino il riconoscimento di ciò che è alimento adeguato per saziare la fame può variare da una cultura all’altra. La maggior parte delle culture pone un tabù alimentare sulla carne umana, alcune invece no. Gli occidentali non mangiano la carne dei cani, i cinesi sì. 3. Il sistema dei desideri di ciascuno si forma fondamentalmente nei primi anni neanche il successo economico dei più basta a rendere giusto un ordine in cui alcuni (al limite uno solo) siano violati nella dignità ma la struttura biologica è assunta dal soggetto sulla base di una visione ideale di sé che egli si sforza di realizzare (sistema dei desideri). Nelle nostre società avanzate la gran parte del tempo e dello sforzo lavorativo sono orientati dal sistema dei desideri piuttosto che dal sistema dei bisogni. di vita all’interno della famiglia. Ogni generazione consegna a quella successiva la propria esperienza non solo delle tecniche del lavoro e quindi del modo di assoggettare la natura, ma anche di ciò che vale la pena di desiderare e quindi del modo di ordinare e soddisfare i propri desideri. 2. Il sistema dei desideri ha una struttura oggettiva (come il sistema dei bisogni). Desideriamo comprendere la realtà (desiderio di verità), desideriamo essere riconosciuti e amati (desiderio del bene), 4. Le forme storiche di organizzazione della famiglia costituiscono dunque le strutture fondamentali della personalità. 5. La personalità si costituisce attraver- 7. L’idealismo ha pensato il soggetto come se esso fosse una realtà originaria, assoluta, indipendente. Per fare questo ha oscurato il processo di formazione del soggetto, la sua genesi storica e psicologica. 8. Marx, Nietzsche e Freud hanno invece messo in luce il carattere derivato della soggettività umana. Essi vedono che il soggetto è una realtà mobile, precaria, che si forma storicamente sotto la pressione della società, della necessità di soddisfare gli istinti, del desiderio del riconoscimento. Il decostruzionismo moderno denuncerà il soggetto come un inganno e uno strumento del potere; identificherà la verità dell’uomo non con il soggetto ma con il magma degli istinti che il soggetto soggioga per affermare sé. Esso non vede però che la repressione dell’istinto e la formazione dell’io sono necessarie per permettere la sopravvivenza dell’individuo. Solo attraverso il compimento del dovere (lavoro) l’uomo può dominare l’ambiente e trarre da esso il necessario per la vita. 9. Freud ha espresso meglio di altri l’antinomia della soggettività: solo attraverso la repressione dell’istinto è possibile assicurare la sopravvivenza dell’individuo. L’energia degli istinti deve essere distolta dal piacere e canalizzata verso | | 27 gennaio 2016 | 33 CULTURA L’IO SENZA NOI il dovere. Se il processo va troppo oltre, però, il soggetto perde la voglia di vivere o si trova a dover fronteggiare la ribellione dell’inconscio. Per esistere è necessario agire secondo la legge ma l’azione secondo la legge comprime il desiderio, lo condanna e lo spegne. È interessante osservare che ciò che Freud dice sulla legge incrocia ciò che sulla legge ci dice un altro grande ebreo, Paolo di Tarso. ti (per esempio in cosmologia), essa è esattamente verificata nel processo costitutivo dell’autocoscienza umana. 12. La prima voce che ci chiama per nome è quella della madre. La famiglia si costituisce attorno alla relazione madre/ bambino per contenerla e proteggerla. La donna lega a sé l’uomo per condividere l’impegno di nutrire ed educare il figlio. Educare significa prima di tutto comunicare le ragioni per le quali il bambino è stato accolto e fatto vivere. In queste ragioni è contenuta sia la vocazione del bambino sia il principio genetico della cultura di un gruppo umano. monogamico convergono verso la formazione di una personalità dotata di una forza particolare. Nelle religioni politeiste l’uomo tende ad essere posseduto in momenti diversi dalla presenza di divinità diverse. Ogni passione dell’anima ha il suo dio e l’unità della persona è magmatica e provvisoria. Il Dio di Abramo e di Mosè è uno e non ne esiste alcuno simile a Lui, non esiste alcuna istanza che possa esonerare l’uomo dalla responsabilità verso di Lui. Nel rapporto con il padre e la madre il bambino interiorizza la legge della vita, il dovere di rendere conto delle proprie azioni, l’esperienza fondamentale di essere membro di una comunità insieme con i suoi fratelli, eccetera. Nella famiglia “tradizionale” si forma l’io che unisce in sé l’universale e il particolare, la cura per se stesso con la responsabilità verso il bene di tutti. Si forma cioè la persona che è contemporaneamente individuo e comunità. 10. All’interno del post-strutturalismo contemporaneo Julia Kristeva è forse quella che nel modo più deciso ha riscoperto la funzione dello spazio religioso. Non possiamo comprendere la costituzione dell’io come un semplice effetto della pressione 13. Religione e famiglia sono connesdi conformità dell’ambiente e dell’istinto di autoconservazione o della domanda se strettamente nella genesi dell’autocodi riconoscimento. Tutti questi elementi scienza umana. La ragione adeguata per entrano nella costituzione dell’io. Il prin- allevare un bambino invece di lasciarlo cipio formale della costituzione dell’io è però l’appello dell’assoQuando è arrivata la crisi luto e la risposta a tale appello. La repressione del desiderio troeconomica, e invece di va la sua giustificazione adeguabenefici ci si è trovati a ta in un desiderio più grande e nella speranza del compimento ripartire sacrifici, ci si è resi di un desiderio più grande. Un conto di Quanto la base teologo direbbe: la giustificazione ultima della legge è nella spesolidaristica delle nostre ranza della redenzione. 15. Le strutture della rappresentanza politica democratica sono dipendenti anche esse dalla costellazione di fattori che abbiamo brevemente descritto. La rappresentanza democratica presuppone l’esistenza di comunità i cui membri si sentono parte gli uni degli altri, sono vitalsocietà si fosse indebolita 11. Le diverse culture organizmente interessati gli uni al destizano in modo diverso la struttura dei desi- morire è la percezione in lui dell’appel- no degli altri e proprio per questo partecideri e quindi anche quella della soddisfa- lo dell’Assoluto. È la storia di Isacco. Natu- pano del medesimo bene comune. zione dei bisogni. Il modo in cui esse lo ralmente è possibile accogliere e allevare fanno dipende ultimamente dalla conce- un bambino per altre ragioni, come stru16. Il bene comune non è la somma zione che hanno dell’assoluto, dell’appel- mento per un fine umano, anche nobile. delle utilità individuali. Oggi spesso il lo ultimo davanti al quale, per risponder- Abramo voleva offrire il figlio in sacrificio bene comune viene confuso con la somgli, si costituisce il soggetto. Ci ricordia- a Dio. Dio rifiuta perché il bambino non ma delle utilità individuali o è fatto coinmo infatti di esistere quando qualcuno ci è un mezzo per la realizzazione del desi- cidere con il Pil. I redditi prodotti possono chiama per nome. Chi chiama per nome derio del padre ma un fine in se stesso. La essere sommati fra loro, ma nel concetto ultimamente è Dio. La chiamata di Dio, gloria di Dio è che l’uomo viva, il deside- di bene comune non entra solo la produperò, è filtrata esistenzialmente attraverso rio giusto del padre è che il figlio viva per zione del reddito. Esso ha piuttosto a che molte voci umane. La voce umana davan- il suo destino. fare con la vita buona, con la possibilità ti alla quale la mia soggettività scopre se per ciascuno dei membri della comunità 14. Nell’ordine simbolico del cristia- di camminare verso la realizzazione delstessa è quella di un altro soggetto umano già costituito. Dice esattissimamente san nesimo, che ha influenzato potentemen- la propria piena verità e maturità umana. Tommaso: «Nihil potest de potentia dedu- te anche la civilizzazione occidentale, una Non solo una grande ricchezza concentraci in actum nisi per aliquod ens in actum». forma della religione e una forma del- ta nelle mani di pochi mentre i più sofQualunque sia il giudizio che vogliamo la famiglia sono connesse strettamente frono il freddo e la fame non costituisce il dare di questa tesi metafisica in altri ambi- fra loro. Il monoteismo e il matrimonio bene comune, ma nemmeno il buon suc- 34 | 27 gennaio 2016 | | cesso economico della maggioranza basta a rendere giusto un ordine politico in cui alcuni (al limite uno solo) fossero violati nella loro dignità umana. 17. La crisi della rappresentanza democratica che noi oggi viviamo è legata strettamente con la crisi dei meccanismi che producono la personalità comunionale. ta. La crisi della religione fa in modo che non si ascolti l’appello ad essere se stessi. Non lo si ascolta nella forma radicale della voce di Dio e non lo si ascolta nelle forme mediate con cui la voce di Dio entra nella quotidianità. Si ha paura di innamorarsi e soprattutto di scommettere sulla possibilità che un innamoramento si consolidi in un amore che dura e costituisce una base solida per generare ed educare dei figli. va il consenso distribuendo fra diversi ceti sociali e gruppi di pressione i benefici dello sviluppo. Sommando le diverse richieste dei diversi gruppi si costruiva un simulacro di bene comune. Quando è arrivata la crisi economica, e invece di distribuire benefici ci si è trovati a ripartire sacrifici, ci si è resi conto di quanto la base solidaristica delle nostre società si fosse indebolita. 23. Adesso ci sforziamo di fare rifor18. Hegel vede con grande realismo il 21. L’uomo che non è educato a padro- me costituzionali che mimino la democraprocesso attraverso cui si costituisce storicamente questo tipo di personalità e il neggiare il proprio desiderio non è in gra- zia e consentano di governare con meno ruolo che hanno in questo processo la do di riconoscere e accettare il desiderio consenso privilegiando il momento delfamiglia e la religione. Una volta formato- dell’altro e il diritto dell’altro a deside- la decisione su quello della rappresentansi il soggetto si rende però indipendente rare. Ancora meno è in grado di accetta- za. Per aggirare la fatica di rappresentadai suoi presupposti. Essi vengono “supe- re l’eguaglianza fra il proprio desiderio e re il popolo si inventano strumenti istiturati” (aufgehoben). Cosa questo significhi il desiderio dell’altro. Uomini che non si zionali sempre più complessi per ottenere esattamente non è chiaro e sul significa- riconoscono come membra gli uni degli che il potere di decidere sia delegato a un to esatto della Aufhebung la scuola hege- altri non possono essere rappresentati gruppo di “saggi”. Altra alternativa semliana si è spaccata fra destra e sinistra. Di politicamente. La rappresentanza politi- bra non esserci perché il popolo non c’è più e la massa non può essere fatto è prevalsa l’interpretaziorappresentata. ne secondo la quale famiglia e Per aggirare la fatica di religione appartengono alla sto24. Se un’alternativa c’è, essa ria dell’umanità ma il soggetto raPPresentare il PoPolo si non nasce dall’interno della polimoderno, una volta costituitosi, inventano strumenti affinchÉ tica, anche se certo la politica non ne ha più bisogno. ha un ruolo importante per peril Potere sia delegato a un metterle di crescere e di gene19. La mentalità dominangruPPo di “saggi”. sembra ralizzarsi. Se la crisi della cultute si è dunque rivolta contro la ra nasce dalla religione e dalla famiglia e contro la religione, ha non esserci alternativa famiglia, la ripresa può ricominritenuto di non averne bisogno. ciare solo lì da dove è iniziata la Le ha criticate perché non demoPerchÉ il PoPolo non c’è Più crisi. Ogni qual volta due giovani cratiche, perché strutturate attorno a un principio di differenza e non di ca suppone sempre la mediazione fra desi- si innamorano, si sposano e fondano una eguaglianza, con ruoli precisamente deter- deri e domande che si riconoscono di pari nuova famiglia, insieme con loro rinasce minati e non interscambiabili. Le è sfuggi- dignità. Se i soggetti sono estranei total- la speranza dell’uomo. Ogni qual volta un to che il soggetto responsabile e libero, per mente l’uno all’altro nessuna mediazione uomo sente la voce di Dio che chiama e si costituirsi, ha bisogno di uno spazio e un è possibile. Il desiderio unilaterale si affer- mette in gioco per seguirla, lì la salvezza insieme di relazioni che non sono gover- ma come diritto. Esso tenta di imporsi e, diventa di nuovo possibile. La salvezza è nate da una astratta regola di eguaglianza. se non vi riesce, si rivolta contro la comu- possibile quando l’uomo riconosce la granità, afferma la propria non appartenen- zia e si affida alla grazia. Nel tempo della crisi dell’uomo, nel 20. Il risultato è che si sono bloccati i za. Di qui la crisi delle democrazie occimeccanismi di formazione della soggetti- dentali che non riescono più a trovare una tempo della crisi antropologica, è bene vità responsabile e libera e della comuni- definizione di bene comune. Il bene comu- ripetere le parole del Re Davide: tà solidale, oltre che della rappresentanza ne presuppone una personalità comunio«Io volgo il mio sguardo ai monti democratica. La crisi della famiglia ci con- nale. Se essa viene meno il bene comune Da dove può venire l’aiuto? segna un numero crescente di soggetti in non può essere definito. Il bene comune è L’aiuto ci viene dal Signore cui le due polarità dell’esistenza (l’essere infatti il bene di una comunità. Creatore del cielo e della terra». per se stesso e l’essere con gli altri) non si 22. Per un certo tempo storico la fine integrano più armoniosamente. Si oscilDall’invocazione dell’aiuto di Dio ricola fra una solitudine assoluta e lo smar- del bene comune è stata mascherata dalrimento di sé in una massa indifferenzia- la crescita economica. La politica compra- mincia il cammino della speranza. n | | 27 gennaio 2016 | 35 STILI DI VITA Piatti ghiotti a prezzi bassissimi IN BOCCA ALL’ESPERTO di Tommaso Farina P IL PARERE DI GRAMSCI CINEMA A Le PATrIe DAL FrIuL, CAmPoFormIDo (uDIne) uò capitare, a volte: puntate un ristorante che conoscevate, vi sedete e vi accorgete che la gestione è cambiata, rimanendone delusi. Però potrebbe anche capitarvi il contrario: una piacevole sorpresa. È quello che è successo a noi, quando lo scorso dicembre ci siamo seduti ai tavoli dell’osteria A le Patrie dal Friul, a Campoformido (Udine), la città del funesto trattato napoleonico. Ce l’avevano segnalata in molti, ma non sapevamo che al timone le mani erano cambiate da qualche tempo. Poco male: ci abbiamo mangiato benissimo, spendendo un’inezia e divertendoci. L’ambiente, come sempre in Friuli, comprende anche un bar, rifugio di compagnie di amici di tutte le età. La saletta propriamente detta è caratterizzata dagli stemmi dipinti di ciascun comune friulano, una parata davvero interessante. La cucina, a prezzo concorrenziale, sviscera i prodotti e le ricette locali con acume casalingo. D’antipasto, formaggi e salumi friulani come la famosa Pitina; flan di porro con trucioli di speck e crema al Formadi Frant (un formaggio antichissimo, nato dal “recupero” di altri formaggi malriusciti); polenta abbrustolita col medesimo Frant, davvero ghiotta. Stesso discorso, tra i primi piatti, per i ricchi blecs (maltagliati) con ragù di Pitina, salume tipico della montagna pordenonese. In alternativa, orzotto con speck e porro; tagliatelle con lumache, radicchio e speck; risotto al radicchio rosa di Gorizia e crema di Formadi Frant; gnocchi di zucca alla ricotta affumicata. Ma che buone, di secondo, le semplicissime salsicce di maiale al latte con la loro polenta! Un piatto di una sapienza elementare e grande. Avrete comunque anche il frico; il musetto “in caramella” con la brovada; il salame all’aceto; il gulash. Concludete con un assaggio di Gubana o la torta di ricotta e cioccolato. I vini sono curati con una certa passione dal proprietario. E la spesa finale, miracolo, si contiene sotto i 30 euro, anzi sotto i 25 con scelte opportune. In questo periodo, non ha giorni di chiusura, ma la situazione potrebbe cambiare. Creed – Nato per combattere, di Ryan Coogler Il ritorno (bello) del grande Rocky Il figlio di Apollo Creed vuole come allenatore il mitico Rocky. Grande film, classico nell’impostazione ma carico di no- stalgia e affezione per una saga che ha segnato la storia del cinema e le storie personali di tanti di noi. A metà tra lo spin-off e il reboot, ha tanti pregi. Diretto da un regista giovane che sa intrattenere e commuovere, dando spazio al cuore dei personaggi. Cast azzeccato in cui brillano Michael B. Jordan da un lato, ragaz- zo rabbioso in lotta contro la solitudine, e Stallone, che si ritaglia un ruolo di secondo piano. Acciaccato, segnato dalla vita, il suo Rocky è il migliore di tutti eccezion fatta per il primo film. Solo, ripiegato su un passato glorioso ma lontano, Rocky è l’alter ego di Stallone. Attore così così ma capace di interpretazioni di gran cuore, sa che la sua carriera deve tutto al suo pugile. È il valore aggiunto di un film che è un grande omaggio al cinema anni Settanta e un regalo agli spettatori affezionati agli eroi ammaccati. visti da Simone Fortunato Holmes contro padre Brown MAMMA OCA Il regista Ryan Coogler di Annalena Valenti S iamo nella settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. Per rimanere nella banalità dei contrasti di parte: la tv inglese ha prestato al cinema con l’ennesima trasposizione di Sherlock Holmes e ci piacerebbe si prestasse anche con Padre Brown. Per sottolineare il contrasto tra i due detective, e il motivo per cui probabilmente Holmes “tira” più del pretino, ricordo quel che scrisse Antonio Gramsci, che leggeva in carcere le «interessanti novelline» di Chesterton, stupito e invidioso del piacere ingenuo e meravigliato che provava la cognata Tania nel leggere quelle storie. «Il padre Brown è un cattolico che prende in giro il modo di pensare meccanico dei protestanti e il libro è fondamentalmente un’apologia della Chiesa romana contro la Chiesa anglicana. Sherlock Holmes è il poliziotto “protestante” che trova il bandolo di una matassa criminale partendo dall’esterno, basandosi sulla scienza, sul metodo sperimentale, sull’induzione. Padre Brown è il prete cattolico che attraverso le raffinate esperienze psicologiche date dalla confessione e dal lavorio di casistica morale dei padri, pur senza trascurare la scienza e l’esperienza ma basandosi specialmente sulla deduzione e sull’introspezione, batte Sherlock Holmes in pieno, lo fa apparire un ragazzetto pretenzioso, ne mostra l’angustia e la meschinità. D’altra parte Chesterton è grande artista, mentre Conan Doyle era un mediocre scrittore…». mammaoca.com HOME VIDEO Everest, di Baltasar Kormákur Scenari mozzafiato e rispetto per la storia La rievocazione di una tragica scalata sull’Everest. Buon film di montagna: c’è un bel cast, una regia attenta e soprattutto scenari mozzafiato. C’è di meglio per quanto riguarda il genere (uno per tutti: il grande La morte sospesa) ma è un film che cerca di mettere insieme un certo rispetto per il dato storico, peraltro controverso, e lo spettacolo tipicamente hollywoodiano. Per informazioni A le Patrie dal Friul Largo Municipio, 24 Campoformido (Udine) Tel. 0432632116 Non chiude mai (provvisoriamente) AMICI MIEI L’AnnIVerSArIo La Sorbona di Parigi studia Eugenio Corti Il 29 e 30 gennaio, presso l’università Sorbona di Parigi, si terrà un convegno dal titolo “Racconto per immagini. Colloquio su Eugenio Corti”. A soli due anni dalla scomparsa del grande scrittore brianzolo – autore, tra i tanti romanzi scritti, de Il cavallo rosso e I più non ritornano –, la Sorbona 36 | 27 gennaio 2016 | | di Parigi ha deciso di organizzare una due giorni fatta di incontri e testimonianze sull’autore italiano. Un bel modo per festeggiare il 95esimo anniversario della nascita di Corti (21 gennaio 1921 - 4 febbraio 2014). Un evento che mostra la grande attenzione del mondo accademico francese per lo scrittore di Besana Brianza che ha raccontato a tutto il mondo la ritirata dell’esercito italiano dal territorio russo durante la Seconda Guerra Mondiale. In attesa che anche l’Italia renda omaggio al suo grande autore, la Francia si è portata avanti. LIbrI/1 Dodici racconti che vi faranno volare Le avventure di Lenin, Stalin, Marx, Molotov e Kruscev. Non proprio quelle dei leader sovietici, ma quelle di un gruppo di piloti protagonisti di dodici racconti ambientati in una base aerea negli anni precedenti la caduta del muro di Berlino. Dopo Buon volo, Maggiore, Flavio Babini si rimette le vesti dello scrittore per dare alle librerie In bocca al lupo, Maggiore (Itaca, 15 eruo). Protagonisti dei racconti sono i pilo- ti del mitico 101° Gruppo, che con le ali della fantasia porteranno i lettori a bordo dei loro G 91Y, gli agili e veloci Yankee. In un mondo fatto di severa disciplina, duro addestramento ed ebrezza per il volo, i racconti risultano accattivanti, ricchi di suspance, talvolta esilaranti. L’autore riesce a far rivivere uno spirito goliardico e le rivalità, in terra e in volo, tra i vari reparti dell’Aeronautica militare di allora. Personaggi ed episodi avvicinano il lettore e lo rendono partecipe delle scenografiche e appassionanti imprese dei vari piloti. LIBRI/2 Il vero segreto di Medjugorje Quando si parla delle apparizioni di Medjugorje – in corso da oltre trent’anni nel villaggio della Bosnia-Erzegovina e meta ogni anno di milioni di pellegrini da ogni parte del mondo – non si può fare a meno di trattare dei dieci segreti che la Regina della Pace ha affidato ai veggenti. Ma il rischio, come si può intuire, è quello di farne oggetto di semplice e banale curiosità o speculazione, senza coglierne, invece, il reale valo- re all’interno del piano di Maria che – da Fatima a Medjugorje – va ormai realizzandosi. Padre Livio Fanzaga con Diego Manetti affrontano la questione ne Il segreto di Medjugorje. Per affrontare gli ultimi tempi (Piemme, 214 pagine, 16 euro). Nel tempo dei dieci segreti l’umanità sarà messa alla prova come mai prima e dovrà attraversare eventi difficili, situazioni drammatiche. Come vivere la prospettiva di questo tempo di prova senza lasciarsi prendere dallo scoraggiamento, dalla paura o dalla disperazione? Bisogna ricorrere ai messag- gi della Regina della Pace che, nel corso degli anni, ci ha svelato i mezzi per affrontare questo tempo di dolore. In ciò sta il “segreto” di Medjugorje che fa da sfondo alle apparizioni che non cessano di stupire i credenti e i non credenti. LIBRI/3 Contro la Croce In Medio Oriente è in atto una guerra interna all’islam per la supremazia politica sulla regione mediorientale. Le minoranze cristiane che vivono in quella parte di mondo da duemila anni rappresentano un intralcio per ogni progetto egemonico e totalitario. È questa la tesi del senatore Mario Mauro e del consigliere comunale Matteo Forte che insieme hanno scritto Contro la croce. Il martirio dei cristiani in Medio Oriente (Itaca, 12,50 euro). La presenza di queste comunità cristiane, con parole e fatti, testimonia che pace e convivenza sono possibili. Per questo è urgente un intervento della Comunità internazionale a favore di tale presenza. Ne va del futuro del Medio Oriente. E dell’intero Occidente. | | 27 gennaio 2016 | 37 motorpedia WWW.red-LiVe.it WWW.RED-LIVE.IT PER La MERcEDES Un DEbUTTo In gRanDE STILE chE VUoLE InTIMoRIRE La SToRIca RIVaLE, bMW SERIE 5 a CUra di Classe E, l’unica auto che può guidare da sola M dUe rUote iN meNo Ducati Scrambler Sixty Two La Scrambler raddoppia e viene offerta anche nella cilindrata 400 cc, più vicina forse a quella che è l’essenza stessa della Scrambler Originale. Stesso look accattivante, ma nuovo motore omologato Euro4, che mantiene tutte le prerogative tipiche del marchio di Borgo Panigale come la distribuzione desmodromica e il raffreddamento ad aria. La Scrambler Sixty Two ha una potenza di 41 cavalli a 8.750 giri con una coppia massima di 34 Nm a 7.750 giri. La ciclistica prevede lo stesso telaio della 800 ma la forcella sulla Sixty Two è di tipo tradizionale, con steli da 41 millimetri di diametro e il freno anteriore adotta una pinza assiale con disco da 320 invece della pinza radiale con disco da 330 della Scrambler 800. Non cambia invece l’estetica, capace di convincere migliaia di motociclisti nel mondo. Stefano Cordara 38 | 27 gennaio 2016 | | ette il sale sulla coda persino all’ammiraglia Classe S. Clas- se E, del resto, non era mai stata tanto raffinata. Un salto in alto sia sotto il profilo delle finiture sia quanto a ricercatezza tecnologica, tanto da divenire la prima auto al mondo autorizzata a guidare da sola. Un debutto in grande stile che mira a intimorire la rivale di sempre, BMW Serie 5, la cui nuova generazione è attesa entro la fine dell’anno. La berlina di Stoccarda di medio/grandi dimensioni giunge alla decima serie e assume il codice identificativo W213. Esteticamente perde parte della propria originalità, mutuando gran parte degli stilemi delle “sorelle” Classe C ed S, ma in compenso si fregia del titolo di prima vettura al mondo autorizzata alla guida autonoma in autostrada/colonna (sino a 210 km/h). Confermando i rumors trapelati di recente, oltre a seguire l’andamento del traffico cambia corsia e sorpassa senza che il guidatore faccia nulla. Merito del sistema Drive Pilot, forte dell’Active Lane Change Assist, attivo qualora il conducente azioni l’indicatore di direzione per più di due secondi e in grado di spostare la vettura nella corsia di sorpasso riportandola successivamente in quella di marcia grazie all’interazione tra radar, sensori, telecamera e navigatore, nonché dello Steering Pilot, il dispositivo che gestisce autonomamente lo sterzo tra gli 80 e 130 km/h. Soluzioni hi-tech al pari della tecnologia Car-to-X che sfrutta lo scambio d’informazioni con altri veicoli per anticipare i pericoli celati alla vista. Lunga 4,92 metri, vede aumentare il passo di 6,5 centimetri, a tutto vantaggio dell’abitabilità posteriore, mentre l’abitacolo – ispirato a Classe S – vive una vera e propria rivoluzione: un “tablet panoramico” da 12,3 pollici a cristallo unico (optional) domina la plancia e permette di visualizzare sia le informazioni affidate alla strumentazione sia le opzioni del sistema d’infotainment. La grafica, ampiamente personalizzabile, PUò PRocEDERE In può essere gestita anche mediante i nuovi MoDo aUTonoMo comandi touch lungo le razze del volante SIno a 210 kM/h: – una prima assoluta – simili nell’utilizzo SEgUE IL TRaffIco, a uno smartphone. caMbIa coRSIa E Sotto il profilo delle motorizzazioni, SoRPaSSa SEnza L’aIUTo DI chI gUIDa al lancio la nuova Classe E è disponibile in abbinamento al noto 4 cilindri 2.0 turbo a iniezione diretta di benzina da 184 cavalli e 300 Nm di coppia (E200) e all’inedito quadricilindrico td di 2,0 litri da 195 cavalli e 400 Nm (E200d), accreditato di uno scatto da 0 a 100 km/h in 7,7 secondi a fronte di una percorrenza media di 25,6 km/l. Unità in entrambi i casi abbinate alla trasmissione automatica a 9 rapporti del tipo mediante convertitore di coppia. La gamma è destinata ad ampliarsi in un secondo momento. La berlina tedesca promette un vero e proprio salto di qualità anche nella scelta dei materiali e nella cura delle finiture. I comandi secondari sono realizzati in metallo, debuttano inediti abbinamenti cromatici e particolari in legno marino. Il design dei sedili cambia in base alle versioni Avantgarde, AMG Line o Exclusive, esaltando ora l’aspetto, ora il contenimento, ora i rivestimenti in pelle delle sedute. Altrettanto raffinati l’illuminazione ambientale a Led con 64 tonalità e l’impianto audio 3D Burmester forte di 23 altoparlanti. Sebastiano Salvetti | | 27 gennaio 2016 | 39 LETTERE AL DIRETTORE [email protected] La fine di un mondo vista dal canile che sta meglio della scuola H Radio24 e letto in un articolo sul sito dell’Unità (Michele Anzaldi, “Ma chi si occupa dell’emergenza randagismo?”, 13 gennaio) che i costi per l’emergenza randagismo (ma sarebbe più corretto chiamarli costi per il mantenimento dei canili comunali) sono stimati intorno a 5 miliardi di euro l’anno, che corrisponderebbero a 7.000 euro a cane. Nota bene: un cane di razza costa circa 1.000 euro e il cibo per cani non più di 500 euro all’anno. Se la realtà fosse effettivamente questa, occorrerebbe chiedersi se non sia giusto che scompaia una civiltà di questo tipo, che spende per un cane quanto investe in un anno per l’istruzione di un ragazzo della scuola pubblica: 7.000 euro. Io ho i figli alle scuole pubbliche non statali e mi sveno per permettere loro l’accesso a un’educazione libera e non all’omologazione statale, pago attraverso le mie tasse anche per i figli degli altri per i quali questo Stato incapace spende circa 7.000 euro l’anno, non essendo capace di gestire niente. Io pago 3000 euro a figlio quindi lo Stato per ogni ragazzo butta nel cesso 4000 euro ogni anno. Significa che lo Stato butta nel cesso 4.000 x 7.800.000 = 31 miliardi di euro per i ragazzi e 5 miliardi per mantenere cani randagi e soprattutto associazioni compiacenti e parassiti vari comunali. Con questa lettera, se fossimo un paese di uomini e non di capre, potremmo già risparmiare una quarantina di miliardi, quanto il governo fa con la manovra di stabilità. Mi vergogno di essere italiano e che i miei soldi siano spesi do ci governerà l’islam. Penso che andrà meglio e ci tratteranno meglio di 50 anni di governi italiani. 2 Il 1° febbraio 2016 saranno 30 anni dalla bella intervista del Sabato a Madre Teresa di Calcutta citata in “Riconoscere Cristo” (lezione di don Luigi Giussani agli universitari di Cl durante gli esercizi spirituali del 1994): «E infatti, come per Josif, la più grande sorpresa per me cristiano è sperimentare ora, è trovare la corrispondenza col cuore che Egli è, ora. Quando il giornalista accostò la suora di madre Teresa di Calcutta in India, una suora giovanissima, non ancora ventenne, e le fece qualche domanda, tra l’altro lei disse: “Ricordo di aver raccolto un uomo dalla strada e di averlo portato nella nostra casa”. “E cosa disse quell’uomo?”. “Non biascicò, non bestemmiò, disse soltanto: ‘Ho vissuto sulla strada come un animale e sto per morire come un angelo, amato e curato. (…) Sorella, sto per tornare alla casa di Dio’, e morì. Non ho mai visto un sorriso come quello sulla faccia di quest’uomo”. Il giornalista replicò: “Perché anche nei più grandi sacrifici sembra che non ci sia sforzo in voi, che non ci sia fatica?”. Allora intervenne Madre Teresa: “È Gesù quello a cui facciamo tutto. Noi amiamo e riconosciamo Gesù, oggi”.Oggi: ieri non c’è più. Quel che c’era ieri o è oggi o non c’è più». Matteo Rigamonti o sentito su in questo modo e che poi tutti piangano miseria e noi non si possa aiutare i migranti (che ci sono costati a esagerare 3 miliardi nel 2015) per mantenere questi centri di potere inefficienti e clientelari (scuole e canili uniti nel nome della trascuratezza). Riccardo Castagna via internet Anche questa settimana saremo in Regione Lombardia per presentare lo studio di Anna Monia Alfieri & C. (a cui Tempi ha dato ampio risalto) dove si documenta come lo Stato risparmierebbe 17 miliardi se adottasse il “costo standard” applicato al sistema di istruzione. Ma sa qual è il massimo della presa per i fondelli? Che il ministro di questo governo, Stefania Giannini, approva, sottoscrive e addirittura scrive una introduzione a questo studio. Poi, tutto finisce lì. Un’infamia. Vuol dire che tratteremo con il governo quan- 2 «Sottraendo la vita a Dio la vita scompare nella sua obiettività, nella sua ORAZIONE, ESPIAZIONE, AZIONE In piazza non perché “semo forti” ma perché è giunta “l’ora di guardia” CARTOLINA DAL PARADISO di Pippo Corigliano F ra le varie iniziative per dissuadere il Parlamento dall’approvare il ddl Cirinnà vorrei rilevare “l’ora di guardia” (così sul web). È promossa da alcuni laici che prendono sul serio le parole di san Paolo agli Efesini: «La nostra battaglia non è contro creature fatte di sangue e di carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male». Perché di questo si tratta. Il demonio tenta l’uomo promettendogli di diventare come Dio e di decidere lui cos’è bene e cos’è male. Non è demoniaca la cultura che deride la fedeltà d’amore nel matrimonio, che acconsente alla donna di sopprimere la vita che palpita sotto il suo cuore, di manipolare la vita umana, di far morire i vecchi improduttivi, di corrompere i bambini? Conclude san Paolo: «Pregate inoltre incessantemente con ogni sorta di preghiere e di suppliche nello Spirito, vigilando a questo scopo con ogni perseveranza e pregando per tutti i santi, e anche per me». Quando è che nel Vangelo Gesù loda qualcuno? Quando trova la fede, come per il centurione romano, l’emorroissa, il paralitico con i suoi amici spericolati. Ha scritto un santo dei nostri giorni: «In primo luogo, orazione; poi, espiazione; in terzo luogo, molto “in terzo luogo”, azione» (Cammino n.82). Andrò in piazza il 30 gennaio ma non per dimostrare che “semo forti”. Non semo forti, sennò non saremmo arrivati a questo punto. Siamo piccoli e servi inutili però siamo cittadini italiani e quando ci vuole ci vuole. umanità, nella sua sostanziale personalità, ovvero nella sua unicità e irripetibilità. Esiste la massa, che non ha né verità, né consistenza, né dignità, né libertà. Una massa di individui sottoposta alla più terribile manipolazione che esista: la perdita della libertà di coscienza ottenuta attraverso l’uso indiscriminato e violento dei mezzi di comunicazione sociale. L’olocausto che minaccia l’umanità non è innanzitutto di tipo nucleare, ma è un olocausto delle coscienze degli individui, attraverso i mezzi della comunicazione sociale». Queste parole di monsignor Luigi Negri (Lo stupore di una vita che si rinnova, Cantagalli) mi sono sembrate di una lucidità impressionante nel descrivere la situazione che ci troviamo a vivere in questi tempi. Alessandro Pacini via internet È così. Il vescovo Negri è un Solzenicyn. Grazie che esisti, Eccellenza. SPORT ÜBER ALLES di Fred Perri UN CASo di eUGeNeTiCA N dell’umana vita moderna italiana che usi l’eugenetica come il calcio. Quando intravede un pericolo che possa danneggiare la sua intrinseca rozzezza, la sua genetica meschinità, lo taglia, lo elimina. Che ne è di Fabio Quagliarella passato in un amen da eroe destinato al Walhalla granata a persona non gradita? È stato cancellato per quello che è successo a Napoli. Quagliarella, nato a Castellammare di Stabia, ha segnato un rigore alla squa- 40 on c’è nessun settore | 27 gennaio 2016 | | dra dove ha giocato un campionato, 2009-2010, e poi si è scusato con i suoi ex tifosi. Il gesto ha fatto infuriare il Torino (dai dirigenti ai tifosi) e Quagliarella è stato tenuto in panchina la partita dopo e si è dovuto scusare pure con gli ultrà granata. La faccenda è stata occultata, come è stato occultato il fatto che la famiglia di Quagliarella viva praticamente blindata a Napoli perché il giocatore è considerato un traditore della patria. Ci sono tante storie come questa, ci sono tante pic- Foto: Ansa L’assurda obliterazione di Fabio Quagliarella cole miserie che, però, vengono cancellate non solo dai diretti interessati, ma anche da tutti noi al grido: the show must go on. Lo spettacolo va avanti, ma al prezzo dell’eugenetica. Tagliamo tutto quello che può danneggiare la perfezione, o almeno l’idea che ne abbiamo, del calcio. Possiamo sopportare qualche inutile scandalo sulle scommesse, sul doping, possiamo addirittura ricominciare dopo tutto quello che è successo nel 2006. L’abbiamo potuto fare perché l’approccio al calcio è sempre fazioso. Sulla faccenda Quagliarella, infatti, noi siamo d’accordo con i tifosi di Napoli e Torino perché noi, prima di tutto siamo tifosi, e quindi ci saremmo comportati come loro. E fanculo la ragione. | | 27 gennaio 2016 | 41 LETTERE DALLA FINE DEL MONDO In questa mia “non libertà” ecco cosa significa essere libero AvERE bIsOgNO DI TuTTO Ora che non decido più nemmeno come muovere le gambe, so cos’è la libertà | DI ALDO TRENTO Q uattro anni fa l’ex presidente della repubblica mi invitò a partecipare a un pellegrinaggio al santuario della Madonna di Caacupè. Cinque chilometri di cammino. Tutto bene per circa 3 chilometri, poi la gamba sinistra ha iniziato a perdere colpi, distanziandomi dal presidente. Lui, quando si è accorto che ero rimasto indietro, mi ha aspettato. «Presidente, faccio fatica a camminare». Sono arrivato al santuario in camionetta e lì ho celebrato Messa. Quella è stata la prima occasione in cui la mia libertà si è rivelata impotente. La mia volontà era decisa, ma la mia gamba no… È stata una sensazione dolorosa. Mentre celebravo Messa non riuscivo a darmi ragione di ciò che stava succedendo e che successivamente, dopo visite mediche in Brasile e in Italia, gli specialisti hanno sentenziato: spondilite anchilosante dismetabolica. Parole rare e difficili. Sono passati quasi quattro anni da quella diagnosi e la malattia piano piano sta facendo il suo cammino, rendendo sempre più difficile e fastidioso il mio. Nell’ultimo viaggio in Italia, un anno fa, quando mio fratello mi è venuto a prendere a Malpensa per portarmi a casa sua guardando le montagne, le mie montagne, mi sono venute le lacrime agli occhi. E così anche quando stavo andando in aeroporto per tornare in Paraguay. E come non pensare ad Abramo, e a quella voce misteriosa che gli chiedeva di lasciare tutto? Non gli sarà stato facile obbedire; ma la sua relazione con il Mistero era così intima, così profonda, così carica di certezza, che non ha dubitato e si è posto in cammino verso una terra che il Mistero gli aveva promesso. di 18 anni ricoveraNON pOssO pIù cONFONDERE LA MIA ragazza Quando Dio chiama è perché vuole tutto, ma ta nella nostra clinica. VittiLIbERTà cON uNA DEcIsIONE MIA. un “tutto” lasciato nelle mani della tua libertà. ma di un incidente stradale Motivo per cui dentro la nostalgia per ciò che che le ha frantumato tutte NON è sTATO FAcILE RIcONOscERE, lasciavo ho ridetto per l’ennesima volta «sì, ece due le gambe. Un calvario AccETTARE QuEsTA REALTà, QuEsTO di dolore. C’erano momenti comi». Sapevo che la salute, se non fosse intervenuto don Giussani con un miracolo, lentain cui nemmeno la morfina MODO chE DIO hA DI vOLERMI bENE mente sarebbe peggiorata fino a impedirmi di riusciva ad alleviare la sua camminare. Ancora riesco a fare la processiosofferenza. I tre infermieri che la assistevano mentando che la libertà consiste nel riconoscene quotidiana nella clinica o a muovermi fino a sudavano freddo quando dovevano muoverla. re la presenza del Mistero. Non si tratta più di giungere alla “Casetta di Betlemme”. Non mi è Ogni volta che le porto la comunione sorride. decidere, ma di riconoscere. In questa mia non facile riconoscere istante dopo istante la volon- libertà sto apprendendo cosa significa essere Vedo in lei una grande voglia di vivere anche tà di Dio in questa progressiva impotenza; pelibero. Se non fosse così sarei vittima della rab- se di fatto la famiglia l’ha abbandonata e querò non mi sono mai ribellato a questa modalità sto è un dolore ancora più grande dello stesso bia, della bestemmia contro il Mistero che mi con la quale il Mistero mi chiede tutto, e in par- ha tolto la possibilità di decidere. male fisico. Ha bisogno di tutto. Una dipendenticolare la mia libertà. Così sto sperimentando za totale, eppure anche per lei la libertà è nel L’esempio quotidiano di Alba cosa significa veramente “libertà”, cosa signifiriconoscere di essere relazione con il Mistero. Solo nel riconoscimento che io sono relazione ca essere liberi. Un tempo, quando le mie gamNon c’è impotenza fisica che impedisca il ricocon il Mistero mi è donata la letizia di riconobe si muovevano bene, mi sentivo libero di denoscimento di questa verità. Quante volte ho scere in ogni istante, anche nelle peggiori concidere se camminare o no. Adesso non posso sentito dire e ridire che l’uomo è relazione con dizioni fisiche, che la mia consistenza non sta più confondere la mia libertà con una decisione il Mistero. Ma solo ora che vedo in me e nei in ciò che posso fare, ma in ciò che sono. È solo miei figli questa impotenza a decidere o scemia. Non mi è stato facile riconoscere e accetin questo sguardo a ciò che sono, a ciò che ontare questa realtà, riconoscere in tutto questo gliere, faccio l’esperienza di cosa significa che tologicamente sono, la ragionevolezza del vive- la libertà è dire «Tu, o Cristo mio». l’amore di Dio per me. Con l’aiuto della [email protected] re quotidiano. Me lo sta insegnando Alba, una na e dei miei ammalati, piano piano sto speri| | 27 gennaio 2016 | 43 taz&bao «Allora ti vengo a prendere domani, arrivi con l’aereo delle velate». Mi scusi, onorevole Sbai, ma chi sono le velate? «Le italiane, mia sorella le chiama così. Quando vado a trovarla a Casablanca mi vede scendere dall’aereo che arriva da Roma circondata da marocchine immigrate. Sono tutte velate, vestite di nero, con gli occhi bassi». E non è normale? «Per niente. Sono arrivata in Italia a 19 anni, per amore, e prendo quell’aereo dagli anni ’80. Era un tripudio di voci e colori. Sbarcavano sorrisi, donne felici, vestite di arancione, giallo, azzurro. Ora sembrano tutte vedove, solo che il marito è vivo e il lutto che portano è per la loro vita. La cosa terribile è che sono partite dal Marocco libere. Sono diventate schiave in Italia». Mi spiega più nel dettaglio questo processo di schiavizzazione? «L’islamico arriva in Italia per lavorare e ha tutte le difficoltà dell’immigrato: è solo, disorientato, debole. Ma noi non lo integriamo, non gli diamo i nostri valori, le regole, i costumi, ce ne disinteressiamo con la scusa di rispettarlo. Così l’unico riferimento che gli resta è la moschea fai da te. Lì predica un imam che risponde direttamente a Riad, quando non a Raqqa, e su cui lo Stato non esercita alcun controllo e l’immigrato impara l’islam estremista. Quando torna a casa lo impone alla famiglia. Quando poi in un palazzo la prima donna porta il velo, il gioco è fatto, gli altri mariti per dimostrare di essere loro a comandare in casa, lo impongono alle loro mogli. E, quando compiono 11 anni, alle figlie». Souad Sbai giornalista ed ex deputata italiana di origini marocchine, intervistata da Pietro Senaldi per Libero, 18 gennaio 2016 44 | 27 gennaio 2016 | | Foto: Ansa Made in Italy APPUNTI NELLA NECROPOLI VATICANA Su questa pietra R oma, gennaio. Non ero mai stata nella Necropoli vaticana, sotto a San Pietro. Si passa per una piccola porta nelle mura possenti della Basilica, spesse sette metri, e poi si scende per scalette e cunicoli, nelle viscere della terra. Fa caldo qui sotto, e una luce rossastra illumina gli scavi che negli anni Quaranta, sotto il pontificato di Pio XII, portarono al ritrovamento della tomba di Pietro. Si cammina fra le urne e i sarcofagi lussuosi dei potenti che ai tempi dell’Impero si fecero seppellire in riva al Tevere: tombe pagane e poi, passando i decenni, cristiane. Ma su tutte indistintamente, nel terzo secolo dopo Cristo, si sovrappongono le fondamenta della Basilica costantiniana, di cui ancora vedi le mura regolari, e l’ordine perfetto dei mattoni. (Meraviglia il visitatore il fatto che l’imperatore ordinasse di erigere la prima Basilica proprio sopra le tombe di famiglie ricche e influenti. Non avrebbe, ti chiedi, potuto scegliere un altro luogo?) Si cammina per anditi angusti, chinando il capo, si procede dietro alla guida come in un labirinto in cui pare di avvertire il fiato umido del vicino Tevere. E finalmente si arriva a scorgere una parte della nicchia in cui l’archeologa Margherita Guarducci decifrò, incisa sul marmo, la frase in greco: «Pietro è qui». Pietro è qui, il suo corpo fu, in un remoto giorno, dopo il martirio, sepolto qui. Qui venivano a pregare i primi cristiani. Ai tempi di Costantino questa memoria doveva essere ben viva, perché l’imperatore facesse sbancare una collina per costruire lì, e non altrove. Poi, il tempo e i saccheggi bar- 46 | 27 gennaio 2016 | | di Marina Corradi barici e il decadimento dell’Impero oscurarono la memoria, mentre alla Basilica costantiniana si sovrappose quella rinascimentale. Quella piccola lapide fu una contrastata, ma straordinaria scoperta. Non su parole, non su leggende sta fondata San Pietro, ma sulla tomba dell’apostolo. «Tu es Petrus, et super hanc petram aedificabo Ecclesiam meam», sta inciso all’interno della cupola, e quante volte lo hai letto; ma, mentre sbuchi in Basilica dal sottosuolo, la perfetta corrispondenza in verticale dell’altare del Bernini con quella scritta, laggiù nel buio, ti colpisce il cuore. «Pietro è qui», e nemmeno un tempo per gli uomini immenso lo ha potuto cancellare. Dopo l’oblio, la tomba è stata ritrovata. Su quella lapide sta l’altare di Pietro, sulla stessa verticale si leva la sommità del Cupolone. «Su questa pietra edificherò la mia Chiesa»: risalendo dalle viscere della terra in San Pietro avverti tutta la carnalità tenace della Chiesa, come inchiodata alla tomba del primo apostolo. Non altrove, non a un’utopia, a un non-luogo, ma qui, esattamente qui, a questa pietra siamo ancorati noi, due millenni dopo. FINO AL 16 MARZO ARRIVANO I ROLLINZ DI SCARICA LA APP E GIOCA! SCARICA LA APP PROMOZIONE RISERVATA AI POSSESSORI DI CARTE FÌDATY - REGOLAMENTO NEI NEGOZI E SU ESSELUNGA.IT ARMANDO TESTA COLLEZIONARLI TUTTI, VOI POTETE !