PoLITIchE, LISTE PronTE: E` LA SAGrA dEI SoLITI noTI
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PoLITIchE, LISTE PronTE: E` LA SAGrA dEI SoLITI noTI
Settimanale gratuito di Roma e del Lazio - Anno 2 - Numero 3 - 16 Gennaio 2013 La Lente Nel nome dei figli, storie di padri separati in cerca del vero affido condiviso Sede Amministrativa e Commericiale: Via Nettunense Km 0.800-0.900 n. 63 00040 Frattocchie (RM) Tel. +39 06 9300313 - Fax +39 06 93540289 www.tatasrl.it - e-mail:[email protected] alle pagg 7, 8 e 9 www.lecitta.it PoLITIchE, LISTE PronTE: E’ LA SAGrA dEI SoLITI noTI Regionali I sondaggi dicono Storace Berlusconi: “È lui il candidato presidente nel Lazio” La sinistra sceglie giornalisti vip. L’Udc punta sulla cattolica Binetti. Berlusconi spolvera Travaglio e riprende quota La Lega vuole Tremonti premier. Per Fini battiquorum con Fli Incognita Grillo col Movimento 5 Stelle alle pagg 2 e 3 a pag 5 Con Francesco in campo la forza, la passione e il cuore dell’uomo che non ha mai smesso di crederci di Adriano Palozzi* Alla fine prevale la forza dell’esperienza e Francesco Storace sarà il candidato unitario del centrodestra nel Lazio. Portiamo avanti l’uomo che ha già rappresentato l’istituzione regionale prima del disastro messo in atto dalla giunta Marrazzo degli scandali e del terribile piano sanitario con i ben noti tagli alla sanità e le chiusure degli ospedali di cui ancora sul territorio viviamo i disagi e portiamo le ferite. Ripartiamo dunque da un uomo radicato nei valori della destra: il senso della nazione e dello Stato, l’individuo, la famiglia, la solidarie- tà sociale, il buon governo. Tutti valori che certamente, come del resto ha già fatto dal 2000 al 2005, Francesco Storace saprà applicare in una nuova stagione da “governatore” che noi tutti, con lui, ci auguriamo di condividere come cittadini del Lazio, militanti nel centrodestra. Un uomo di cuore, dunque, Storace che già cinque anni fa aveva dato questo segnale mettendo proprio il cuore al centro del palazzo della Regione Lazio a simboleggiare come davvero, non solo per motivi geografici, come il nostro territorio rappresenti il cuore autentico dell’Italia. segue a pag 5 Open Space Sport EScLUSIvo Tunisia, le mamme dei 250 desaparecidos contro l’ambasciata italiana alle pagg 16 e 17 L’archistar Mercurio parla dello Stadio delle Aquile: “Lo faremo sulla Tiberina” a pag 27 2 LE CITTA’ Home Page n. 3 - 16 Gennaio 2013 BEPPE GRILLO Il Cristo dell’antipolitica che vuole rendere Le Camere (e l’Italia) ingovernabili Parla di rivoluzione violenta, apre a Casa Pound, litiga e espelle dal Movimento 5 Stelle chi chiede più democrazia. I sondaggi lo danno in calo ma prenderà molti voti per aprire il Parlamento come una scatola di tonno di Luca Priori e nasci tondo, non puoi mori“S re quadrato” è questo uno dei tanti detti popolari che è stato smentito nel corso di questo XXI secolo e a farlo ci ha pensato un uomo, tondo, capelli grigi e ricci: Giuseppe Piero Grillo più semplicemente Beppe Grillo. Nato sul finire degli anni ’40 a Genova, muove i suoi primi passi su palcoscenici che contano, quelli televisivi, al fianco di uno dei padri della televisione italiana, Pippo Baudo. Beppone nazionale appare sul piccolo schermo per la prima volta nel 1977, al fianco del conduttore siculo nel quiz “Secondo voi” e da quel momento con la sua esuberanza caratteriale e dialettica non ha lasciato più spazio a nessuno. Di lì in poi l’ascesa di Grillo è stata inarrestabile: dalla televisione nazionale sino ad arrivare al francese Canal Plus (poi di proprietà del gruppo di Berlusconi) per giungere infine all’incoronazione da parte del settimanale statunitense Times fra gli uomini più illustri del 2005 per l’impegno e gli sforzi dimostrati nel campo dell’informazione pubblica, quella stessa informazione pubbli- Settimanale gratuito di Roma e del Lazio Direttore Responsabile: Daniele Priori Redazione: Via Don Ugo Bassi, 8c S. Maria delle Mole - Roma [email protected] Editore: Ass. Le Città Stampa: Litosud s.r.l. Via Carlo Pesenti 130 - Roma Concessionaria Pubblicità: Ora Solution s.r.l. [email protected] Tel e Fax 06 9351927 Registrazione al Tribunale di Roma n. 52/2012 del 15-3-2012 ca alla base della quale è nata l’idea del V2 - Day, per esteso “Vaffanculo day - Seconda edizione” la cui seconda edizione ha avuto come titolo “Libera informazione in libero Stato”. L’idea del V-Day nella carriera assai colorita di Beppe Grillo ha una funzione quanto mai fondamentale per spiegare la fattezza del personaggio in questione. Personaggio largo anche fisicamente, invadente, fastidioso, difficile da sistemare, nel corso degli anni è sembrato non accontentarsi mai dello spazio che ha avuto a sua disposizione. Questa tendenza è stata un leitmotiv dell’ascesa del grillo più canterino, o meglio urlatore, d’Italia. Quando è stato in televisione, la telecamera che ha avuto davanti ha iniziato a fargli da ostacolo, quando ha recitato a teatro lo hanno ostacolato le poltrone che si trovavano dinnanzi al palcoscenico, così fino ad arrivare all’aria aperta, nella piazze dove non ha trovato più ostacoli ma solo teste da indottrinare. Dove i palatini fini hanno girato lo sguardo inorriditi dalla tanta volgaritè del genovese, i netturbini mal pagati, gli operai in cassa integrazione si sono fermati a sentire. Storie del 2008, quando per la prima volta alle amministrative compaiono le liste civiche 5 Stelle. Nel corso del 2009, poi, prende piede l’idea di dar vita al Movimento 5 Stelle. Forse il particolare meno grillino di Beppe Grillo. Che infatti gli procura più (o meglio) ulteriori incazzature, fuori canovaccio. Ma del resto l’idea non dev’essere stata del tutto suo, quanto di più del suo guru-manager informatico-mecenate Gianroberto Casaleggio che, manovrando molto danaro, grazie al sito www.beppegrillo.it deve aver avuto l’intuizione di canalizzare tanto consenso e trasformarlo compiutamente in voti. C’è ben riuscito. Basti pensare all’inusitato miracolo di conquistare Parma, città ben oltre l’orlo del default, con un sindaco giovane, il bel Pizzarotti e una giunta monocolore. Storie della scorsa primavera 2012, alla quale è seguita la conferma del voto siciliano in autunno in cui il M5S ha preso quasi il 15% dei voti, trovandosi nella fortunata coincidenza di una vittoria (sia pure senza maggioranza del “puro” Crocetta) che si è detto subito d’accordo con la richiesta di abbassare gli stipendi dei parlamentari dell’Ars (Assemblea regionale siciliana) come pure dei dirigenti regionali fino ad arrivare, cronaca di questi giorni, al “restitution day” dove gli eletti di Grillo hanno restituito il 70% delle indennità, secondo atto dopo la restituzione totale dei rimborsi elettorali, oltre un milione di euro a novembre. Diversa la vicenda in Emilia Romagna dove il cuore del potere di sinistra è meno puro rispetto alla gestione dell’innovatore Crocetta e dove la politica è più intramata nel sangue delle persone, grillini compresi, che infatti - grazie ai fuori onda su La7, più o meno voluti, del consigliere regionale Giovanni Favia che ha denunciato per primo lo stato delle cose all’interno del movimento a suo dire non troppo democratico, si è aperta la prima grave falla nell’impero grillino. Praticamente una fronda che, pare, non sia nemmeno esaurita con la veloce espulsione del consigliere regionale, oggi candidato con la “Rivoluzione Civile” di Ingroia. La stessa sorte è toccata pochi giorni dopo, con tanto di attributi poco gentili verso il sesso femminile, alla consigliera comunale di Bologna, Federica Salsi, colpevole, secondo Grillo, di non aver rispettato il veto messo dal leader sulle ospitate televisive. La Salsi era andata a Ballarò. Dura la vita, insomma, per Grillo in terra emiliana. Infatti lo “tsunami tour” di apertura della campagna elettorale per le Politiche, l’ex comico lo farà tornando in Sicilia. Fatto sta che i tempi della crisi: politica, economica, sociale che si respirano in Italia che (pare pure per il 2013) non intenda allentare il cappio al collo della maggioranza degli italiani, per Grillo e le sue 5 Stelle resta l’unica vera manna dal cielo. Se, infatti, a Casaleggio rimane il ruolo di stratega, all’istrionico uomo di teatro spetta ancora il ruolo di mettere al servizio della causa la sua innata n. 3 - 16 Gennaio 2013 Home Page LE CITTA’ 3 Verso le elezioni. Al Viminale si decide sui contrassegni ammessi. Lotta sulle posizioni Liste, il solito caos coi simboli Battaglia sui nomi dei candidati Pd e Monti hanno già chiuso. Confermati in posizione eleggibile tutti i big. La Bindi capolista alla Camera in Calabria. Mineo alla guida delle liste democratiche in Senato. Berlusconi andrà a Palazzo Madama, in alto mare il Pdl. Polemiche in Campania su Cosentino e Papa. Carfagna capolista alla Camera. re frenetiche per la chiusura delle O liste dei partiti. Dopo il siparietto di inizio settimana sulla presentazione dei simboli al Viminale (ne hanno portati più di duecento tra liste civette, doppioni e simpaticoni), le segreterie dei partiti si sono rimesse in moto per chiudere le liste dei candidati che, con annesse firme per chi ne avrà bisogno, quei partiti che non avevano eletti o che non c’erano alla precedente tornata elettorale. Decisivo sarà il week end entrante quando, soprattutto il Popolo della Libertà dovrà sciogliere le proprie riserve. Alcuni punti fermi, tuttavia, ci sono. Il primo: la vera battaglia, per la governabilità e tra i maggiori leader sarà a Palazzo Madama dove il premio di maggioranza scatta su base regionale. Così troveremo candidati al Senato, per esempio: il presidente del Pdl, Silvio Berlusconii che, stando a quanto continua a dichiarare, anche se dovesse vincere le elezioni non sarebbe il candidato premier e l’attuale presidente dei senatori, Maurizio Gasparri. Pluricandidatura nella lista Monti per il Senato (il listone unico che racchiude Udc, Fli e montiani doc) per il leader Udc, Pierferdinando Casini. Il segretario dello scudocrociato do- vrebbe stare alla Camera. Passerà dalla Camera al Senato il capogruppo dei finiani, Benedetto Della Vedova, quarto in lista in Lombardia. E correranno per il Senato, tra i montiani, anche i candidati alla presidenza della Regione Lazio, Giulia Bongiorno e della Lombardia, Gabriele Albertini. Nel Pdl si sta trattando per un seggio da attribuire anche alla presidente uscente della Regione Lazio, Renata Polverini che sarebbe pronta, così come il giudice ed ex capo di gabinetto del Ministro delle Pari Opportunità, Simonetta Matone per un seggio al Senato. Il nodo da sciogliere per il Pdl resta la Campania. In particolare il collegio di Napoli dove la lotta sarebbe tra i candidati indagati o rinviati a giudizio (Casentino e Papa in particolare) e il governatore della Regione, Stefano Caldoro che li avrebbe addirittura definiti impresentabili. Stesso problema, come è noto, ce l’ha l’amico fraterno di Berlusconi, Marcello Dell’Utri che tuttavia pare abbia passato il giudizio dell’ufficio di presidenza del partito. Della partita in Camapania sarà anche Alessandra Mussolini che pare si stia spendendo nel ruolo di paciere dopo aver addirittura ingoiato e sostenuto la candi- datura alla Regione Lazio dell’ex nemico giurato, Francesco Storace. Capolista alla Camera, invece, in Campania 2 l’ex ministro Mara Carfagna. Nel Lazio resistono i nomi di potenti come Claudio Fazzone che dovrebbe tornare al Senato. Resta invece alla Camera il presidente di Futuro e Libertà, Gianfranco Fini che avrà fino all’ultimo il battiquorum essendo il suo partito al di sotto del 2% che è la soglia per avere eletti trovandosi, come si trova Fli, in coalizione. Dietro Fini in più regioni, soprattutto le roccaforti meridionali di Fli, Campania, Puglia e Sicilia, i big uscenti: dal vicepresidente Bocchino, al coordinatore Menia, passando per i siciliani Briguglio e Granata. L’ex direttore del Secolo, Flavia Perina è candidata nel collegio Lazio 1. Già pronte da giorni le liste della Scelta Civica di Mario Monti alla Camera dove, tra gli altri, correranno l’ex direttore de Il Tempo, Mario Sechi, la campionessa olimpionica Valentina Vezzali e la cantante medaglia d’oro alle paralimpiadi Annalisa Minetti. Pronti ai nastri di partenza anche gli uomini del Pd dopo i vari turni di Primarie. In lizza a sinistra nomi di famosi giornalisti come Corradino Mineo, capolista al Senato in Sicilia o Sandro Ruotolo, candidato con Ingoia e la sua Rivoluzione Civica. I big uscenti del Pd sono tutti ben piazzati. Molti anche i nomi nuovi ma relativamente arretrati. Così ricompare l’eterna Rosi Bindi, capolista in Calabria, Fioroni numero 2 nel Lazio 2, il responsabile economico Fascina terzo a Lazio 1, dietro a Bersani e Gasbarra. Solo undicesima la giovane Marianna Madia. Tutti nuovi, ovviamente, gli uomini e le donne di Beppe Grillo, scelti col sistema delle “parlamentarie”. Gli occhi all’inizio della prossima legislatura saranno principalmente su di loro. fatto domande, strattona e spruzza le gole dei giornalisti con lo Iodosan. È il più impolitico di tutti. Ha persino un programma ma è secondario. Prima nei suoi show ne parlava, svelando marchingegni diabolici come il crac Parmalat, anticipando, secondo lui non casualmente, persino la stampa. Adesso punta solo al Parlamento, dicendo nello stesso giorno che l’unica cosa che gli interessa è entrare lì dentro e aprire Montecitorio come una scatola di tonno, minacciando però al tempo stesso anche di ritirare la sua “armata” se verrà dato spazio alle liste civetta che gli hanno copiato le sue 5 Stelle. Staremo a vedere. Fatto sta che ad oggi, di fronte a questo caotico turno elettorale, il consenso per Grillo c’è e si sente. Ne usciranno un centinaio, forse di più, tra deputati e senatori che potranno contribuire a rendere ingovernabile la legislatura che già si annuncia pestilenziale. A tutto vantaggio dello spread e degli eurocrati che, nonostante i rimandi messianici per il comico che, secondo Casaleggio, userebbe la stessa tecnica comunicativa “virale” già appartenuta a Gesù Cristo, continuano a vedere solo in Mario Monti il salva- tore della causa italiana in senso europeo. Con buona pace di Bersani che, ammesso che vincerà, non potrà essere molto di più di un premier dimezzato: in Italia dal populismo parlamentare di Grillo, in Europa dal fantasma costante dell’attuale capo del governo uscente. segue dalla pag 2 capacità di fare share in televisione come in teatro, come nelle piazze, comiziando e incazzandosi come un ossesso, urlando fino allo strenuo delle forze. L’ultima deflagrazione risale a qualche giorno fa, in piazza del Viminale, in scena la tragicomica presentazione delle liste, allorquando l’uomo dal riccio cacio e pepe ha dato un nome al suo impegno: rivoluzione armata e violenta, aprendo a Casa Pound e creando l’ennesimo caso politico, lui che politico non sarà mai, all’interno del suo movimento forse al massimo parapolitico. Rimane il fatto che i sondaggi, per quanto in calo, continuano ad accreditarlo attorno al 15%. Più torna la politica, più cala lui. E allora è difficile dargli torto quando straparla sui partiti, ne vuole l’abolizione, caccia via persone dal suo movimento per il solo fatto di aver E.PRE CO.GE.PRE CO.G Via Prenestina Nuova 133 00036 - Palestrina (RM)CO GE PRE 4 LE CITTA’ Regione Lazio n. 3 - 16 Gennaio 2013 L'ordinanza. Così la II sezione del Tribunale amministrativo. Soddisfatta la Polverini: “Il nostro decreto corretto” Elezioni, il Tar respinge il ricorso: saranno 50 i consiglieri regionali Respinte le ragioni dei Radicali, dei Verdi e dei Socialisti riformisti. Ora si comincia a guardare avanti Alle prossime consultazioni del 24 e 25 febbraio nel Lazio si voterà per eleggere cinquanta consiglieri in Consiglio regionale. Lo ha deciso il Tribunale amministrativo regionale del Lazio che ha respinto le richieste dei Radicali, Giuseppe Rossodivita e Rocco Berardo, insieme a Giuseppe Paliotta (presiedente del Movimento cittadini e lavoratori) e Donato Robilotta presidente del Socialisti riformisti, nonchè i Verdi di Angelo Bonelli. Costoro sollecitavano la sospensione del decreto con il quale la presidente uscente Renata Polverini aveva ridotto da settanta a cinquanta i consiglieri da eleggere (secondo il pensiero dei ricorrenti la legge statale in questione pretenderebbe di modificare lo statuto regionale in assenza di una modifica statutaria, violando così l’autonomia regionale che viene garantita dalla Costituzione in tema di statuto, ndr). L'ordinanza è stata emessa nella mattina di martedì da parte della II Sezione bis del Tar del Lazio, presieduta da Eduardo Pugliese. Il Tar ha fissato al 7 marzo prossimo l'udienza per la discussione nel merito del ricorso. Sull’ordinanza questo il commento della Polverini: “Accogliamo con soddisfazione la decisione odierna del Tar del Lazio, di cui abbiamo sempre accettato e rispettato le indicazioni, che conferma la correttezza del decreto per l’elezione di 50 consiglieri. Il decreto è stato emanato in conformità a quanto stabilito dal governo nazionale in virtù delle esigenze di contenimento della finanza pubblica, e in osservanza delle regole e della legalità in cui questa amministrazione ha sempre operato nella gestione delle procedure di un momento delicato quale è lo svolgimento delle consultazioni elettorali”. L'evento. La presidente della Regione al convegno di Farinetti a Cuneo Polverini: “Vi racconto la destra che vorrei...” Renata punta su famiglia, immigrati e lavoro Sull’Imu: “Si è rivelata una tassa di proprietà. Bisogna guardare alla progressività” eekend di impegno politico per W la presidente della Regione Lazio, Renata Polverini, che sabato è intervenuta all'incontro La Destra che Vorrei promossa a Cuneo dalla Fondazione Mirafiore di Oscar Farinetti. Un incontro importante quello svoltosi il 12 gennaio, in cui la Polverini ha parlato a 360 gradi delle tematiche sociali, politiche ed economiche più delicate per il BelPaese. In primo piano il capitolo immigrati: “Mi auguro - ha detto Renata - che il prossimo governo dia una risposta ai tanti figli di immigrati nati e cresciuti nel nostro paese. Sono più italiani di noi e ritengo che si debba applicare lo ius soli, è un problema non più rinviabile e la destra potrà considerarsi pienamente evoluta quando accetterà che siamo in un mondo globalizzato, che cambia velocemente”. Poi il pensiero sull’Imposta municipale unica: “La destra sappia riprendere con determinazione il tema del fisco che non significa soltanto non far pagare l'imu, che si è rivelata una tassa di proprietà non giusta, ma che tipo di imposizione fiscale. Si deve guardare con più attenzione alla progressività e alla famiglia”.Ossia quel principio del “quoziente familiare” attuato anche nel Lazio: “Nei limiti delle nostre competenze, in molte misure, come per l'erogazione del bonus bebè - ha confermato la Polverini - abbiamo applicato questo principio tenendo conto del numero dei figli nel nucleo familiare. In Francia il quoziente familiare funziona da anni e così il sistema di welfare ad esso collegato a beneficio anche delle donne che lavorano in numero maggiore rispetto all'Italia”. La presidente, infine, ha trattato un altro tema assai attuale: “Uno dei nodi che la destra deve sciogliere è quale tipo di federalismo vogliamo altrimenti avremo un paese ancora più ingessato di quanto non lo sia oggi. Un federalismo compiuto - ha aggiunto Polverini - non può prescindere da riforme istituzionali con la previsione di una Camera delle Regioni che possa concordare i provvedimenti con gli organi centrali. Altrimenti come oggi accade ci troviamo con leggi approvate dai consigli regionali, poi impugnate dal governo che restano inapplicate”. Scandalo fondi. L'esponente Idv torna libero dopo 60 giorni Vincenzo Maruccio esce da Regina Coeli La Procura aveva richiesto un'ulteriore proroga alla custodia cautelare in carcere Vincenzo Maruccio, l'ex consigliere regionale dell'Idv accusato di peculato, è uscito dal carcere di Regina Coeli a Roma. “Sono stati due mesi che ho passato con dignità. Sicuramente le condizioni carcerarie non sono delle migliori: 12 metri quadri per tre persone, viene calpestata la dignità umana - ha detto l'ex capogruppo dipietrista in Consiglio regionale -. Affronteremo il processo e continueremo ad avere fiducia nella magistratura. Ora comincia una nuova vita”. Maruccio dunque torna ad essere un uomo libero do- po sessanta giorni di prigione. Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Roma infatti non ha recepito la richiesta della Procura che aveva richiesto una ulteriore proroga, di 30 giorni, alla custodia cautelare in carcere disponendo invece la scarcerazione di Maruccio. L’esponente dell’Idv era arrivato a Regina Coeli il 12 novembre scorso con l’accusa di peculato per essersi, secondo i pubblici ministeri capitolini, appropriato di quasi un milione di euro dei fondi destinati al gruppo consiliare dell'Italia dei Valori alla Pisana. Per il gip quindi sono venute meno le esigenze cautelari “non ravvisandosi più sussistere il concreto ed attuale pericolo di inquinamento probatorio, in considerazione dello stato attuale delle indagini”. Il giudice tuttavia ha sottolineato “la gravità indiziaria”, spiegando pure come “l’attività investigativa espletata ha permesso di ulteriormente confermare il quadro indiziario, stanti diversi profili di discrepanza emersi tra la tesi difensiva e le dichiarazioni rese dagli informatori”. n. 3 - 16 Gennaio 2013 Regione Lazio LE CITTA’ 5 La decisione. Fatta fuori la concorrenza di Beatrice Lorenzin Regionali, Berlusconi decide con un tweet Storace è il candidato per il centrodestra Il segretario nazionale de La Destra: “Ora va costruita la coalizione. Possiamo vincere” P rima corteggiato, poi messo da parte e alla fine “reclutato”. Il segretario nazionale de La Destra, Francesco Storace, è ufficialmente il candidato di centrodestra a presidente della Regione Lazio. La conferma incontrovertibile è giunta lunedì sera dal profilo Twitter del Cavaliere, che finalmente scioglie le riserve e affida a Storace il testimone. Battuta sul filo di lana la concorrenza della Lorenzin. “Sono molto soddisfatto”, ha dichiarato il leader de La Destra, che poi si è mostrato molto positivista sull'esito del voto, che lo vedrà opposto al candidato del centrosinistra Zingaretti, alla montiana Bongiorno e al grillino Barillari. Dunque il centrodestra, dopo settimane di limbo, è pronta a ripartire più forte di segue dalla prima Correremo insieme a Francesco Storace senza perdere nemmeno un centesimo della passione giovanile che ha guidato alcune componenti della coalizione e che, proprio sullo scorso numero de Le Città avevo avuto modo di lodare tra le doti dell’amica Beatrice Lorenzin. E un grande sollievo - anche se in realtà conoscendone lo stile non ho avuto dubbi - ho avuto nel leggere il sostegno che proprio Beatrice per prima ha garantito a Francesco. D’altra parte è altresì vero, come ho avuto modo di affermare più volte, non ultimo nel corso della bella presentazione della piattaforma Oltre, nel centrodestra non siamo e non saremo mai, sebbene giovani, esponenti di quella volontà un po’ greve di “rottamare”. Non si rottamano le prima. Si ma da dove? In primis edificando le alleanze: “Ora va costruita la coalizione - spiega il candidato presidente del centrodestra - e ci tufferemo in una entusiasmante campagna elettorale. Si può avere un risultato straordinario sovvertendo i pronostici, come nel 2000”. Questo l'esempio celebre: “Anche a Palermo è successo con Orlando - ha aggiunto Storace - non sempre l'esperienza è qualcosa da buttare, e abbiamo esempi di giovani non esaltanti. Ora ci sono cose da mettere a posto e dobbiamo dire ai cittadini che faremo cose giuste”. In molti si sono chiesti in queste ore perchè la scelta sia finita sul battagliero Storace piuttosto che sulla giovane e in gamba Lorenzin. Secondo il neo candidato alla fine dei giochi la decisione è andata su di lui perché “in 40 giorni dobbiamo fare una campagna elettorale sul territorio approfittando della notorietà di una persona, le rilevazioni statistiche dicono che io questa partita la posso fare. Con Berlusconi - continua Storace - ci siamo sentiti più volte nelle ultime ore, ma la cosa più importante è ciò che avverrà nei prossimi cinque anni: dobbiamo proporre un programma serio e fattibile a milioni di persone che, comunque votino, devono individuare i contorni di un futuro”. Tra i suoi cavalli di battaglia figura il contrasto alle auto blu: “Mi piacerebbe che, dal presidente della Regione all'ultimo burocrate, chi vuole l'auto se la paga”. Vinceranno il calore e il cuore dell’uomo Storace persone. Si fa piuttosto in modo che le diverse generazioni collaborino al naturale ricambio naturale, anagrafico che veda i più giovani collaborare con i più esperti. E al tempo stesso abbia come metro di valutazione unico, nel massimo rispetto umano delle persone, il merito dei singoli piuttosto delle gerarchie che, questo sì, troppe volte hanno rallentato il corso della buona politica in favore di “senatori” che non avevano il fisico per ambire ad alcun ruolo dirigenziale. Una linea quest’ultima, la meritocrazia, va detto, che proprio Francesco Storace ha condiviso in pieno, incoraggiandola anche nei momenti più duri e difficili, nel corso dei due anni e mezzo di amministrazione della presidente Polverini. Non posso dimenticare, in tal senso, la sera delle dimissioni di Renata. Eravamo tutti in quell’hotel al centro di Roma. Non mancavano la delusione e la rabbia. C’erano persino ragazzi e ragazze in lacrime. Di quella triste sera ricordo due cose in particolare: la serenità cosciente, addirittura sorridente per quanto affaticata, della presidente Polverini. E l’arrabbiatura, il volto irrigidito, di Francesco Storace. Lui ci credeva ancora. E non riteneva giusto che a pagare fosse la presidente Polverini per colpe non sue. Nel Lazio sono stati in molti, moltissimi, a pensarla così. Francesco ha continuato a dirlo costantemente, sfidando l’impopolarità in nome della coerenza e della giustizia. Capite da voi, dunque, perché in fondo Storace questa candidatura l’ha in effetti meritata tutta sul campo. Sono certo che non saranno i freddi numeri dei sondaggi, ma il calore e il cuore dell’uomo a fare la differenza. Buona campagna elettorale, presidente! *Sindaco di Marino e Presidente Cotral S.p.A. CodiCe di autoregolamentazione per le pubbliCità elettorali su settimanale CartaCeo e sito web Modalità dell'offerta per l'accesso agli spazi destinati ai messaggi politici per le elezioni Regionali, Politiche e Amministrative2012 e eventuale ballottaggio. L’Associazione Le Città ai sensi della legislazione vigente (legge 28/2000) ha stabilito che: Articolo 1 Nei giorni consentiti dalla legge 10/12/1993 n. 515 e successive, modifiche, così come decretato nel Regolamento di esecuzione suindicato, e con espressa esclusione dei giorni di voto e precedente, l’Editore raccoglierà inserzioni elettorali da pubblicare sul settimanale cartaceo Le Città e sul portale web www.lecitta.it, secondo le regole sotto indicate. In caso di ballottaggio, ossia di attivazione del secondo turno di votazione, come previsto dalla legge 81 del 25/3/1993, la raccolta delle inserzioni di propaganda elettorale si effettuerà anche nel periodo successivo il primo turno con esclusione del giorno previsto per il ballottaggio ed il precedente. Articolo 2 Le inserzioni di propaganda elettorale dovranno essere relative a: annunci di dibattiti, tavole rotonde, conferenze e discorsi; pubblicazioni destinate alla presentazione di programmi, delle liste, dei gruppi di candidati e dei candidati. Tutte le inserzioni dovranno recare la seguente dicitura "Messaggio politico elettorale". Non saranno accettate inserzioni pubblicitarie pure e semplici e cioè le pubblicazioni esclusivamente di slogan positivi o negativi, di foto e disegni, di inviti al voto non accompagnati da adeguata, ancorché succinta, presentazione politica dei candidati e/o di programmi e/o di linee, ovvero non accompagnati da una critica motivata nei confronti dei competitori. Per tali inserzioni vi è un espresso divieto legislativo (art.2 legge 515/93). Articolo 3 La richiesta di inserzione elettorale dovrà essere rivolta alla direzione via posta elettronica all'indirizzo [email protected]. 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Articolo 4 In osservanza delle regole di cui alla legge 10/12/1993 n. 515 e del regolamento 6/2/1997, al fine di garantire la possibilità di accesso in condizioni di parità e l'equa distribuzione degli spazi tra tutti i soggetti interessati che ne abbiano fatto richiesta, qualora, per la data prenotata per la pubblicazione, non vi fosse, per esigenze informative o precedente carico pubblicitario di altra natura, spazio sufficiente all'esaurimento delle inserzioni regolarmente pagate, verrà attuata la seguente procedura: l’Editore comunicherà ai richiedenti l'eventuale mancanza di disponibilità alla pubblicazione per la data e le date indicate. L’Editore concorderà con l'inserzionista i tempi e gli spazi, se diversi da quelli richiesti, per la pubblicazione in altra data; se ciò non fosse possibile Le Citta procederà ad una riduzione proporzionale degli spazi richiesti onde garantire l'accesso a tutte le categorie interessate. Analogamente, qualora dovessero verificarsi fenomeni di accaparramento di spazi, l'editore, si riserva, per garantire concretamente la possibilità dell’accesso in condizioni di parità nonché l'equa distribuzione degli spazi tra tutti i soggetti che ne abbiano fattorichiesta, a ristabilire una pari condizione per i richiedenti, procedendo nel modo indicato nel precedente punto. Articolo 5 La persona che richiede un'inserzione dovrà essere identificata, con annotazione del documento di identità (carta di identità o altro documento con fotografia, emesso dall’Amministrazione dello Stato). Nei testi degli avvisi pubblicitari dovrà apparire il “Committente” responsabile (persona fisica) come da art. 3, 2° comma, legge 10/12/1993 n. 115. 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[email protected] [email protected] n. 3 - 16 Gennaio 2013 LE CITTA’ 7 AFFIDO CONDIVISO CERCASI I padri separati, da babbomat a di nuovo papà La legge lo prevede ma pure i tribunali se ne fregano Spesso ridotti in miseria, privati dei diritti genitoriali nonostante dal 2006 la legge parli di “bigenitorialità” Solo nel 18,9% dei casi di separazione è stata messa in pratica la norma. Qualcosa non funziona… di ElEonora DEl PaDrE ome recita un’evocativa formula C a tutti nota, scritta a caratteri cubitali in qualsiasi tribunale italiano e vero cardine ideologico del nostro ordinamento giuridico da ormai molti anni, “la Legge è uguale per tutti”. L’esperienza però ci dimostra che tra le parole e la realtà concreta di strada ne passa: succede così che l’uguaglianza e la parità di trattamento che quelle stesse parole vogliono evocare non sempre trova reale riscontro. Fra i molteplici casi che si potrebbero riportare a testimonianza di quanto detto ce n’è uno che, fra le altre cose, si riconnette ad un tema recentemente affrontato da Le Città in occasione dell’ultima protesta dei padri separati a Montecitorio lo scorso mese di dicembre: l’affidamento condiviso. Abbiamo visto questi genitori urlare a gran voce i limiti di una legge che, lungi dal tutelare i loro diritti ed i loro legittimi interessi, ha lasciato che il ruolo paterno in caso di separazione e/o divorzio scolorisse progressivamente, nonostante l’entrata in vigore nel 2006 dell’affidamento condiviso. Al fine di garantire il “sacrosanto diritto” dei figli di avere entrambi i genitori, nella certezza che tanto il padre quanto la madre siano fondamentali nella sua crescita e formazione, essi hanno allora richiesto la reale applicazione di un procedimento la cui efficacia, a parte pochi casi, continua a essere estremamente debole e circoscritta. Ma cosa chiedono in fin dei conti questi genitori? Cos’è, esattamente, l’affidamento condiviso? Vediamolo ripercorrendone in breve la storia: entrato in vigore per mezzo della legge 54 dell’anno 2006, il provvedimento stabilisce sin da subito un principio molto importante e innovativo, quello della “bigenitorialità”, per cui in caso di separazione la potestà genitoriale rimane comunque nelle mani di entrambi. L’importanza di un simile cambiamento è evidente: se con il precedente affidamento esclusivo la potestà sul figlio veniva affidata ad un solo coniuge, nel 90% dei casi la madre, cosa che finiva per porsi quale principale motivo di sofferenza per il minore e di contenzioso legale per i due genitori, esso va a ristabilire quantomeno teoricamente un certo equilibrio tra le parti. Sin dalle prime statistiche, tuttavia, è apparso chiaro un dato sconcertante: l’affidamento condiviso, per quanto successivo, non ha davvero sostituito il suo precedente. Nel 2008, ad esempio, esso è stato applicato solo nel 18,9% circa dei casi di divorzio: per il resto l’ordinamento ha privilegiato il “classico” affidamento esclusivo, alimentando in tal modo l’insofferenza e lo sdegno di innumerevoli padri, da una parte tagliati fuori dalla vita dei propri figli e dall’altra costretti a mantenere economicamente (fenomeno descritto con l’ironica e amara formula babbomat) una famiglia di cui in realtà non fanno più parte, riducendosi spesso in miseria. Si tratta di una situazione, a ben vedere, alquanto paradossale: dapprima la legge ha stabilito che, eccettuati i casi in cui questo possa ledere la serenità del minore, il figlio rimanga sotto la potestà dei due genitori, sottolineando attraverso l’articolo 155 del Codice civile che egli “ha il diritto di mantenere un rapporto equilibrato e continuativo con ciascuno di essi, di ricevere cura, educazione e istruzione da entrambi”; poi però, in barba a qualsiasi “parità di trattamenti”, ha continuato a privilegiare la figura materna e a preferire l’affidamento esclusivo con tutte le conseguenze già descritte. Proprio l’anomalia della situazione ha destato l’interesse di molte associazioni, le quali hanno voluto soste- nere questi genitori tristemente noti come “padri separati” in molte delle loro manifestazioni, si pensi all’Ami (Associazione Matrimonialisti Italiani), Gesef (Genitori Separati dai figli), Fe.N.B (Federazione Nazionale Bi-genitorialità) e così via; il sostegno non basta però a far sì che le legittime richieste di costoro, dalla riduzione dei tempi che intercorrono tra separazione e effettiva cessazione del vincolo matrimoniale all’introduzione del reato di “mobbing genitoriale” per il coniuge alienante, trovino immediata applicazione. E allora, contro un ordinamento che ancora discrimina una parte a favore dell’altra, non resta che far sentire la propria voce e, armati di buon senso e forza di volontà, denunciare situazioni che in un Paese come il nostro non dovrebbero neppure poter essere pensate. Solo così potrà venire meno quella diffidenza che da svariati anni, si pensi all’emblematica espressione del poeta Trilussa per cui “il caso ci protegge più di qualunque Legge”, ancora in molti nutrono verso il nostro ordinamento. 8 n. 3 - 16 Gennaio 2013 LE CITTA’ La storia. D.M. sta vivendo una vita fatta di disagio economico, sociale e personale “Io papà separato senza soldi, senza casa e senza lavoro” Lontano dal figlio, ora la sua unica compagnia è il cane di AleSSAndRo BellARdini Q uesta è la storia di un uomo come tanti, un padre separato come tanti. Un padre che però, da anni, non può più essere pienamente tale. Vuoi per uno stato di fatti, vuoi per la legge italiana che non supporta queste situazioni, vuoi per scelte personali, oggi D.M. affronta la vita da papà separato tra mille difficoltà. Ha un figlio ormai grande, se a vent’anni si può dire così, che ha lasciato con la madre quando era poco più che bambino. Viveva a Pomezia ma con la separazione ha dovuto cambiare casa e tornare a vivere, ironia del destino, proprio con mamma e papà, a 60km di distanza dal figlio. La separazione non è stata una passeggiata: non è stata consensuale ma giudiziale, quindi ancor più complicata, lunga, rancorosa. Sono trascorsi 10 anni e il suo status è sicuramente peggiorato: “Il giudice ha deciso che il mantenimento per mia moglie e mio figlio doveva essere di 800 euro mensili, più la metà del mutuo tuttora acceso per la casa dove vivono. Insomma, a conti fatti devo corrispondere 1150 euro mensili - spiega D.M -. La busta paga che allora percepivo era di 1900 euro al mese, mi rimaneva il minimo indispensabile per tirare avanti”. Poi le cose cambiano, peggiorano: un anno fa D.M. perde il lavoro. Lui a 56 anni suonati è il primo della lista, non è più “funzionale in questo momento”, gli viene detto. Così si ritrova senza lavoro, ma deve comunque corrispondere alla ex famiglia il mantenimento: “da un anno non so più come tirare avanti. Non posso più pagare le rate della macchina e così me l’hanno sottoposta a fermo giudiziario. Già da mesi poi, non pagavo neanche l’assicurazione. Ora è arrivata l’ennesima ingiunzione di sfratto nella casa dove vivo in affitto con mia madre 90enne, dobbiamo lasciarla entro fine mese. Sto andando avanti con la pensione di mia madre, con quella paghiamo anche tutte le altre spese mensili”. L’avvocato della ex moglie continua a mandargli comunicazioni più o meno minacciose in cui gli intima il pagamento del mantenimento non più corrisposto da mesi, da quando ha perso il lavoro. “Io vorrei dare quello che devo, soprattutto per mio figlio, per non fargli mancare nulla ma non so davvero come fare. Ora non ho neanche più un tetto sulla testa”. E così, in attesa che la sentenza venga revisionata per quanto riguarda il mantenimento dovuto e ci vorranno mesi - D.M. va a mangiare a casa delle sorelle che ospitano la mamma anziana. La casa dove viveva è ormai vuota, spogliata dei mobili che ha venduto prima di lasciarla definitivamente a breve. Andrà a dormire chissà dove, solo con il suo cagnolino spelacchiato e affamato. L’unica compagnia che gli resta. Lorenzo, quel figlioletto con una vita a metà Francesco: “Non gli manca nulla ma soffre molto questo stato di cose” non vuole andare via, che è stanco, che vorrebbe restare con me. Probabilmente fa le stesse storie quando devo prenderlo dalla casa di Arianna. Probabilmente”. Un amore mai sbocciato, una relazione complicatasi all’arrivo del bimbo: il tentativo di vivere insieme presto naufragato e marcate differenze di vedute. Come Ladyhawke, insomma, Francesco e Arianna non si fanno vedere mai insieme da Lorenzo destinato a vivere una vità spaccata a metà: giovanissimo Visconte dimezzato di calviniana memoria, Lorenzo ha due case, due stanzette colorate, un milione di giochi e qualche licenza in più di fare capricci di chi ha in casa entrambi i genitori. “Crescendo - racconta ancora Francesco - il bimbo capisce ogni giorno in più la propria situa- Alessandro: “Non vedo m Ora non ha soldi per la s Due anni senza vedere il figlio. Una storia che lo vede coinvolto ingiustamente per violenza domestica e il sogno infranto di vedere crescere suo figlio. E’ la storia di Alessandro (nome fittizio) che ha perso anche la voglia di lottare. “La mia è una storia come tanti papà che si vedono negato il diritto di veder crescere il figlio - dice Alessandro - con l’unica variante che mi porto dietro un’accusa assurda e pesante, quella di violenza”. Alessandro è stato accusato dalla sua ex compagna di essere un uomo violento, tanto da portarla dopo 4 anni di matrimonio a chiedere il divorzio e a portarsi via il bambino. Di violenza tuttavia non c’è traccia, così come i referti medici hanno assicurato, e l’unico errore di Alessandro è di aversi fatto sfuggire un lavoro all’estero ben retribuito e che avrebbe assicurato una vita migliore a donna e bambino. Alessandro però ha scelto di vedere crescere suo figlio e restare a casa. Scelta non condivisa dalla sua compagna. Una NEL NOME Il caso. È in affido condiviso tra i genitori, che però mantengono buoni rapporti Lorenzo ha quasi cinque anni: li compie a metà maggio. E, pur piccolissimo, di ricordi del papà e della mamma insieme non ne ha. Neanche uno: magari qualche flash nei primi mesi di vita, ma per lui Francesco e Arianna sono due adulti che se c’è uno non c’è l’altro. Quando avrà l’età per vedere (e capire) un cult movie come “Ladyhawke” la vicenda del capitano Navarre e della bellissima Isabeau gli sembrerà affare vecchio. Già visto: vissutissimo. Tre giorni di qua, tre giorni di là: il giudice tutto sommato è stato clemente, ma solo perché papà Francesco ha un buon lavoro e mamma Arianna fa la cassiera in un supermercato e non arriva a mille euro. Fare il ragazzopadre, a 38 anni, è comunque pesantissimo. Soprattutto sul piano degli affetti. “Quando devo riaccompagnare Lorenzo dalla madre dice Francesco - è sempre uno strazio, soprattutto per lui. Dice che L'intervista. Senza un impiego, c Il pronunciamento Sentenza storica de “Sì all'affido condivi Un minore può crescere in modo corretto ed equilibrato anche in una famiglia gay. Né esistono “certezze scientifiche o dati di esperienza” che provino il contrario. È il principio espresso dalla prima sezione civile della Cassazione con una sentenza, che nel respingere il ricorso di un immigrato musulmano, ha dato l'ok all'affido condiviso di un bambino a una coppia formata da due donne, spiegando che “il mero pregiudizio che sia dannoso per l'equilibrato sviluppo del bambino il fatto di vivere zione. Non gli manca nulla, è vero, eppure sono convinto che soffra molto questo stato di cose”. La quasi totale parità di diritti verso il figlio, in affido condiviso tra papà e mamma, non garantisce però una vita “normale” a Lorenzo. Destinato ad avere per sempre due vite a metà, una quasi all’oscuro dell’altra. Marco Caroni n. 3 - 16 Gennaio 2013 comincia a perdere tutte le speranze mio figlio da due anni” sua battaglia legale caduta della donna dalle scale della sua casa in un momento di litigio tra i due e la falsa denuncia di aggressione. Inizia l’incubo di Alessandro. “Ai medici ha detto che l’avevo buttata giù dalle scale, ma non ho mai fatto una cosa simile e i medici del pronto soccorso non hanno riscontrato ferite o traumi da aggressione. E’ vero, urlavo, ma non l’ho spinta. La mia versione non è servita a nulla. Si è portata via mio figlio”. I giudici hanno deciso per l’affido condiviso, ma la realtà è un’altra: sono due anni che Alessandro non vede il figlio e non ha soldi per portare avanti la sua battaglia legale. Hai chiesto aiuto a qualche associazione? “Dove vivo non ci sono associazioni che operano a sostegno dei genitori separati. Online ho trovato enti importanti, ma ora che ho perso lavoro, non ho modo per intraprendere una battaglia per mio figlio. Ho perso le speranze”. Simona Rocchi LE CITTA’ Il lieto fine. Grazie alla figlia la separazione è ormai un lontano ricordo Paolo: “Ho vissuto anni bui, l’amore di Alessia è l'ancora su cui poggiarmi. Finalmente felice” L’amore, la crisi, l’incubo e il sollievo. Paolo li ha vissuti tutti. Lui ha 39 anni e da 11 è padre di Alessia. Quattro anni fa il suo matrimonio si è concluso aprendo di fatto le porte a un’odissea legale ma soprattutto esistenziale. “La mia separazione - dice Paolo - da consensuale è finita nelle aule dei tribunali. Il rapporto con la mia ex divenne via via burrascoso: tra spese processuali e quelle del mantenimento di mia figlia e della mia ex non avevo più un soldo nemmeno per pagarmi il barbiere”. Afferma con fare schietto. “Vivevo e vivo in un monolocale a Santa Marinella, due volte alla settimana andavo a Roma per stare un po con mia figlia: tutto ciò era estenuante. Il tempo con la mia Alessia scorreva troppo veloce. Lei cresceva e prosegue Paolo - la mia presenza DEL FIGLIO Campidoglio ella Cassazione: iso a coppie gay” in una famiglia incentrata su una coppia omosessuale” dà “per scontato ciò che invece è da dimostrare, ossia la dannosità di quel contesto famigliare". Respinto dunque il ricorso del padre naturale che si era rivolto ai Supremi giudici per contestare la decisione con la quale la Corte d'Appello bresciana, nel luglio 2011, aveva affidato in via esclusiva il figlio minore, naturale, che lui aveva avuto dalla sua ex compagna. La sentenza è stata definita “storica” dalle associazioni omosessuali. 9 L’esempio di Roma Capitale Raddoppia la Casa dei Papà Buone notizie per i padri separati di Roma: la Casa dei Papà aumenta la disponibilità dei posti. La struttura, voluta dal Comune di Roma, è stata realizzata per ospitare papà separati, che si trovano in difficoltà economiche. Ora alle 34 abitazioni già esistenti, ne saranno aggiunte altre 28. Gli appartamenti potranno accogliere anche i figli in affido condiviso e dovrebbero sorgere, se il Comune darà il via libera alle autorizzazioni necessarie, in due aree comunali già destinate al progetto: all’Infernetto saranno disponibili altri 14 posti, idem al Parco dell’Appia Antica. I mini appartamenti hanno un costo di 35mila euro cadauno, denaro che sarà raccolto con donazioni e contributi. I padri che vi dimoreranno dovranno corrispondere una quota simbolica di 200 euro al mese e potranno permanervi temporaneamente, mentre il Comune pagherà tutte le utenze domestiche. A. B. era quasi nulla”. Poi un giorno, 8 mesi fa, la logica del buonsenso, come d’incanto, prevalse sul dissapore. “Mia moglie ormai ha un posto stabile, i rapporti sono migliorati e io riesco a andare sia dal barbiere - sorride - che al cinema. Il merito ha solo un nome: Alessia”. Una bambina sensibile la quale, una sera, mentre l’accompagnavo a casa, ha preteso salissi e davanti alla madre disse: io vorrei stare ancora con lui!”. Si commuove Paolo, il gesto di sua figlia ha rappresentato la carezza più dolce in una fase di schiaffi. “Ho vissuto anni bui, l’amore di e verso mia figlia è stata l’ancora su cui poggiarmi”. La vicenda di Paolo è comune a molti padri, una figura, quella paterna, specialmente durante la separazione, sempre delicata. “Mai quanto quella dei figli - afferma Paolo - loro ne risentono terribilmente soprattutto se i genitori non hanno buoni rapporti. La legge sull’affido condiviso è un procedimento dietro cui si nascondono problemi, in primis la sofferenza dei figli. Vedere un figlio ogni 15 gg è triste”. Oggi, però, per Paolo quei momenti di tristezza sono solo un ricordo. Raffaele Caldarelli Guidonia Montecelio L’analisi Una “casa” per i padri in difficoltà Il sindaco Rubeis: “Si potrebbe fare” I padri senza diritti chiedono un sostegno agli enti pubblici Guidonia, è sempre più vicina la nascita della “casa dei papà”. In tempi non sospetti l’organo esecutivo del Comune aveva pubblicato una delibera nella quale si dava via libera alla ristrutturazione di un immobile a Montecelio, proprio sotto la Rocca, da destinare a residenza per i papà separati in difficoltà. Le spese erano state quantificate in 500mila euro da finanziare in parte con mutuo. Uno dei problemi era quello di accertarne la proprietà. Grazie a Maria Sperandio del Gruppo Archeologico Latino Latium Vetus era venuto fuori che l’immobile è proprio del Comune: è l’ex casa delle suore devote al Preziosissimo sangue, ora abbandonata. È sarà proprio il “Preziosissimo sangue” a diventare centro di accoglienza per i papà separati. “Il progetto - spiegava allora il sindaco - partecipa anche a un bando regionale per proposte di interventi di carattere edilizio finalizzati al recupero di strutture esistenti per adeguarle all'erogazione di servizi sociali”. Ora sembrerebbe che i finanziamenti siano in arrivo. Mi. Ma. Sempre più papà separati senza casa, senza soldi, con affetti negati e poche possibilità di avere assistenza dalle istituzioni. Al di là delle associazioni nazionali che garantiscono assistenza legale e psicologica, sono poche le strutture in provincia per affrontare in maniera più serena questa piaga moderna. Ed è proprio l’assistenza legale quella che preme di più, soprattutto se si considera che tanti non hanno la possibilità di pagarsi le spese e non riescono a far prevalere le proprie ragioni. Le spese maggiori, infatti, sono indirizzate al mantenimento dei figli e dell’ex compagna. Ad ascoltare le storie di questi uomini, emerge quanto sia difficile restare a galla in un contesto dove hanno perso tutto e dove sono costretti a lottare contro un sistema che li emargina e che, nonostante dal 2006 in Italia è in vigore la legge sull’affido condiviso, si vedono negati un diritto senza poter avere un sostegno da parte delle istituzioni locali. Si. Ro. 10 LE CITTA’ Roma Capitale Istituzioni. Quattro ore al giorno di navigazione gratuita Roma Capitale rende presente il futuro Ecco 700 punti di free internet in città Con smartphone, tablet o notebook si accede al portale di accesso Digit Roma di RiccaRdo Manai Q uattro ore al giorno di navigazione internet gratuita, grazie alla rete di hotspot attivati da Roma Capitale, oltre settecento punti di accesso Wi-Fi pubblici in 170 luoghi della città. Al momento del collegamento con la rete wi-fi da smartphone, tablet o notebook al portale di accesso Digit Roma, si accede a una pagina, il captive portal, che permette la navigazione web dopo essersi registrati come utenti e, contemporaneamente, di avere accesso a numerosi servizi per i quali, invece, non è richiesta la registrazione e dove la navigazione è libera. Tra questi servizi “Roma sul web” offre la possibilità di navigare senza limiti su portali e siti istituzionali di Roma Capitale (come ad esempio il sito delle Biblioteche, quello della Polizia Roma Capitale, di Zètema, Ama e Agenzia Mobilità), anche senza registrarsi come utente e dove chi naviga potrà avere un contatto diretto con i servizi dell'Amministrazione comunale: oltre cinquanta mila informazioni dalla mobilità, all'anagrafe, agli eventi, agli orari delle Ztl, al servizio bike sharing. “Intorno a te” è l'altro servizio cui si accede dal captive portal in modo libero, senza bisogno di registrazione. Qui servizi ed eventi che la città offre, con mappe e suggerimenti su musei, hotel, ristoranti più vicini, attraverso la geolocalizzazione di chi accede e consulta i dati. Musei, biblioteche, sedi municipali e di dipartimenti capitolini, scuole, piazze (piazza San Silvestro, Colosseo, Torre Argentina e altre), luoghi dello shopping, punti di aggregazione del litorale romano sono i luoghi con gli hot spot di Roma Capitale nei quali è visualizzabile la rete Wi-Fi DigitRoma. Per maggiori informazioni su Digit Roma e per conoscere i punti di accesso hotspot è consigliato visita le pagine dedicate sul portale istituzionale, raggiungibili anche dal banner posizionato sull'homepage in alto a destra e riconoscibile dal logo Digit Roma. n. 3 - 16 Gennaio 2013 Ipab Sacra Famiglia, lavoratori in protesta Sono giorni di passione per l'Ipab Sacra Famiglia di Roma. Nei giorni scorsi una decina di lavoratori dell'ente pubblico di assistenza e beneficenza per l’accoglienza dei minori si sono asserragliati nella stanza del direttore della sede legale di via Francesco Severi 24 (in zona Casal Lumbroso) “dopo sono essere stati letteralmente messi alla porta dal primo gennaio 2013. I lavoratori – ha denunciato l'8 gennaio Roberto Betti del sindacato Usb Pubblico Impiego - a suo tempo sono stati inseriti in piani di stabilizzazione, che però non sono stati completamente onorati anche in virtù di un cambiamento di gestione politica e amministrativa”. Nel momento in cui andiamo in stampa i lavoratori hanno sospeso il presidio di protesta in attesa di capire le notizie che giungeranno dalla dirigenza. Tuttavia gli stessi hanno confermato la volontà di mantenere lo stato di agitazione fintanto che non verranno realizzate le preesistenti condizioni di occupazione per tutto il personale licenziato di fatto. Marco Montini n. 3 - 16 Gennaio 2013 Roma Capitale LE CITTA’ 11 LA GIUNGLA DEI MANIFESTI ABUSIVI Le elezioni si avvicinano e sta per iniziare la guerra contro il decoro urbano Cartelloni abusivi e pubbliche affissioni: Roma si prepara ad esser invasa e coperta in ogni suo centimetro. Il problema grande è che moltissimi non rispettano le regole A rimetterci sono soprattutto le casse del Comune: sconcertanti i dati di RiccaRdo Manai artelloni, manifesti, pubbliche C affissioni. Chiamateli come vi pare anche se, l’unica cosa certa, è quello di muoversi dentro una vera e propria giungla. La recente condanna di Massimiliano Tonelli, blogger di Cartellopoli, ha portato alla ribalta della cronaca il mondo delle affissioni abusive. A Roma e dintorni, quella denunciata dal blogger, è ormai una piaga arcinota come dimostrano anche i tanti messaggi di solidarietà arrivati a Tonelli attraverso il web e i vari social. Una giungla, appunto, e come tale governata dal più forte, o dal più furbo scegliete voi, con meccanismi che non sempre seguono vere e proprie regole. Ovviamente il periodo delle elezioni, con il relativo bisogno di visibilità dei vari politici, rappresenta un terreno fertile per l’abusivismo che così, sfruttando vere e proprie legioni di “attacchini”, tappezza qualsiasi superficie libera della capitale. Roma diventa un enorme album fotografico, tappezzata da facce di politici che, di destra o sinistra non fa differenza, sfruttano sino all’ultimo centimetro libero per sfoggiare il loro sorriso migliore. Le affissioni abusive non rappresentano però un problema esclusivamente per il decoro della città ma sono un danno economiche per le casse dello stesso Comune. Rifacendoci ai dati pubblicati in uno studio effettuato durante il biennio 2008-2009 dall’Agenzia per il controllo e la qualità dei servizi pubblici locali del Comune di Roma, la capitale è una delle città che trae meno giovamento dalle pubbliche affissioni. La valutazione in chiave comparativa degli introiti al metro quadro conferma la minore redditività del servizio nella capitale che, con 19 euro a metro quadro (nell’anno 2009), è del tutto insoddisfacente se paragonato a quello di Torino (37 euro), Genova (48 euro) e Milano (78 euro). Numeri che, seppur non recentissimi, servono a chiarire qual è la tendenza di un simile fenomeno. A completare il quadro un dossier redatto dai Radicali Italiani che dichiara come la perdita di incasso dovuta all’abusivismo sia tra 30mila e 40mila euro al mese, per un totale che spazia tra 330mila e 470mila euro l'anno. Le prossime elezioni si avvicinano, la guerra è aperta. Il caso. Per lui nove mesi di reclusione e ventimila euro di risarcimento X Municipio. Molte denunce di commercianti e cittadini Non chiedeva certo un premio ma, probabilmente, non si aspettava nemmeno una condanna penale. Parliamo di Massimiliano Tonelli, coordinatore del blog “Cartellopoli” che ormai da anni è uno dei protagonisti nella lotta alle affissioni abusive. Centinaia, se non migliaia, le segnalazioni arrivate sulla pagina del sito attraverso le “indagini” di semplici cittadini ormai stufi di veder deturpato il loro quartiere da montagne di cartelloni e manifesti. Giorni fa, per Tonelli e il suo blog, è però arrivata una vera e propria stangata. Condanna a nove mesi di reclusione e ventimila euro di risarcimento alla società che l’ha tirato in tribunale con l’accusa di istigazione a delinquere. Ma cos’è stato a scatenare l’ira della ditta? “Qualche tempo fa vennero pubblicate sul blog delle foto spedite da un lettore che era intervenuto smontando e segnalando come abusivi alcuni cartelloni a suo avviso non regolari - scrive Tonelli sul suo blog -. Una delle ditte interessate a questa azione di resistenza civica ha pensato bene di chiedere il sequestro del blog Cartellopoli perché si è sentita danneggiata in prima persona”. Da qui in avanti partirà poi un procedimento legale nei confronti di Tonelli che poi aggiunge: “Durante il dibattimento nulla è emerso contro di me - e ancora - ciò nonostante il giudice ha preferito dare ascolto alla appassionata arringa dell'av- Il X Municipio è sicuramente uno dei territori più problematici da gestire. Ultimamente, a complicare ulteriormente le cose, ci stanno pensando i cosiddetti “bancarellari” che ormai impazzano per tutto il territorio. Ogni giorno aumentano infatti le denunce dei negozianti e i rimbrotti dei cittadini che sono letteralmente assediati dal sempre crescente numero di bancarelle più o meno regolari che affollano le principali arterie del municipio. Un esempio sono quelle presenti sulla Tuscolana dove i tanti passanti sono costretti a fare lo slalom tra gli abusivi o, forse in maniera ancora più evidente, in via Marco Fulvio Nobiliore. Qui la situazione sfiora il paradosso. Il marciapiede risulta infatti impossibile da percorrere per due persone insieme visto che, su numerosi tratti, le bancarelle si spingono talmente tanto a ridosso dei negozi da trasformare Condannato Tonelli, il blogger di Cartellopoli vocato della società che, dopo aver richiesto il sequestro del blog, una volta partito il procedimento si è costituita parte civile richiedendomi la somma di 20mila euro”. Oltre il danno anche la beffa visto che la sentenza costerà ora a Tonelli oltre che i ventimila euro, più altri due di spese legali, ben nove mesi di reclusione. Il blogger, in attesa della pubblicazione delle motivazioni, già si prepara al ricorso. Ri.Ma. Negozianti assediati dai bancarellari il normale passaggio in poco più di un’angusta strettoia. A peggiorare ulteriormente la situazione ci sono poi i furgoni che, questi abusivi, utilizzano. Sono parcheggiati a filo del marciapiede ingombrando in maniera consistente la carreggiata che così, durante le ore di punta, non può far altro che collassare dando vita a inevitabili ingorghi stradali. Le denunce non mancano, , così come le proteste dei negozianti che, interpellati, spesso commentano: “Per noi lavorare così è difficile” o ancora. Si piazzano davanti alla vetrina o in mezzo al marciapiede, la gente fa fatica a passare e questo certo non aiuta gli affari”. Blog e gruppi sui social network si fanno sempre più numerosi ma chissà quando, da piazza di Cinecittà, si decideranno ad ascoltarli. Ri.Ma. 12 LE CITTA’ Metropoli nord n. 3 - 16 Gennaio 2013 Roma Nord. Anguillara, Formello e Bracciano cercano di risolvere il problema Emergenza arsenico, acque agitate in molti Comuni Intanto la Ue attende dall’Italia una relazione dettagliata sulla concentrazione del minerale di Sara Scatena opo quasi tre anni dalla dichiaraD zione delle stato di emergenza, la concentrazione dell’arsenico nelle acque del Lazio non ha ancora raggiunto i limiti fissati dalla normativa europea. Dal 1 gennaio del nuovo anno sono 300 mila le persone, soprattutto nelle province di Roma, Viterbo e Latina, che non possono utilizzare le acque domestiche. In particolare, lo scorso 28 dicembre, il Consiglio comunale di Anguillara Sabazia ha votato all’unanimità una mozione straordinaria sul problema dell’arsenico nell’acqua. Con un’ordinanza, poi, il Sindaco Pizzorno ha dichiarato non potabili le acque che servono metà della popolazione. Quattro gli acquedotti interessati: Arsial 1, che serve la località Quarticciolo, e Arsial 2, che provvede al fabbisogno idrico della stessa località e di Via Casal di Spanora, che non sono, però, di competenza del Comune, e Ponton dell’Elce e Colle Baiardo, che servono le aree comprese tra l’incrocio tra Via Anguillarese e Via di Ponte Valle Trave, Ponton dell’Elce, Residenza Claudia, Colle Baiardo, Campo Marinaro e la zona della stazione. Le acque nei territori indicati, quindi, non possono essere bevute, né utilizzate per cucinare o per l’igiene personale. Sdegnati i cittadini che si vedono privati di un servizio già carente non erogato con regolarità, le cui bollette, però, continuano a essere molto salate. Hanno rassicurato i propri concittadini preoccupati, invece, i sindaci di Bracciano e Formello. Seconda una nota diffusa dal comune sulle sponde del lago, le acque che servono le abitazioni della popolazione sono sicure. La concentrazione del minerale, considerato pericoloso per la salute umana dall’Oms, rientra nei limiti previsti dalla normativa europea. A stabilirlo, ha dichiarato l’Assessore all’Ambiente di Bracciano Lucci, le costanti analisi “effettuate sia dalla Asl attraverso l'Arpa che dal Comune stesso presso laboratori di analisi”. Prevista, inoltre, la realizzazione di due nuovi pozzi. “Con responsabilità e sensibilità al fenomeno - conclude l’Assessore - il Comune di Bracciano dal 2008 sta affrontando il problema. Il tutto è stato programmato con risorse economiche esclusivamente di bilancio comunale. Queste attenzioni ci hanno permesso di arrivare al 1 gennaio 2013 senza dover emanare ordinanze di non potabilità delle acque”. Anche il sindaco di Formello Celestino ha fatto sapere che l’acqua proveniente dall’acquedotto Peschiera è potabile e che a breve inizieranno i lavori per l’adeguamento dell’acquedotto Camuccini, che serve la località Perazzeta, le cui acque sono, invece, state dichiarate non potabili nel 2008. E mentre Legambiente Lazio lancia l’allarme e il Codacons ricorre al Tar affinché i cittadini coinvolti siano risarciti, da Bruxelles fanno sapere che l’Ue attende dall’Italia una relazione dettagliata in merito alla concentrazione dell’arsenico nell’acqua entro il 28 febbraio. Guidonia. Dopo petizioni e interrogazioni il sindaco prende posizione Rubeis: “No alle antenne nel campo da calcio” Dopo l'ordinanza comunale adesso i lavori sono fermi e quindi in attesa di nuove verifiche Oltre un anno di lotte contro le antenne di telefonia mobile che sono spuntate come funghi: bloccata la realizzazione di quella in via Missori a Villanova e le due previste all’interno del campo di calcio Attilio Ferraris a Villanova. Inattiva, dopo la sua realizzazione lampo, quella di via Missori, contro la quale è stata promossa una raccolta di firme ed un’interrogazione da due consiglieri, Guglielmo (Pd) e Messa (La Destra). La struttura dista dalle case pochi metri e confina con un’area a verde pubblico, che recentemente è stata anche messa a bando dal Comune di Guidonia per la sua gestione a opera di privati con l’intento di valorizzarla. A poche centinaia di metri, poi, ci sono le scuole. E di antenne, sempre vicino alle scuole, proprio all’interno del campo da calcio, ne dovrebbero sorgere due. Ma il sindaco Rubeis, ha detto “no”, un diniego che si va ad aggiungere ad una raccolta di firme ed altre interrogazioni. La realizzazione dell’impianto di due antenne è stato bloccato con un’ordinanza “perché - dice una nota del sindaco - eccessivamente vicino ad una scuola materna, ma anche ai tralicci dell’alta tensione già di per sé produttori di campi elettromagnetici e dunque di elettrosmog”. “L’area all’interno della quale ubicare l’apparecchiatura - si legge ancora - era stata individuata dal piano comunale delle antenne, votato e approvato il 28 marzo del 2006 dalla maggioranza dell’allora sinda- co del Pd Filippo Lippiello. Un regolamento i cui effetti di legge hanno vincolato l’amministrazione municipale, nel 2012, alla stipula del contratto di locazione a beneficio della Spa delle comunicazioni che ne faceva richiesta”. Lavori fermi, quindi, in attesa di nuove verifiche. Michela Maggiani Fiano Romano. I Carabinieri chiudono il cerchio magico Sgominata una banda italo-albanese di falsari Si erano fatti passare per gli autori del furto e per i possessori delle opere d’arte rubategli e gli chiedevano il riscatto per riaverle indietro: in manette una banda italoalbanese ora ospite nel nuovo carcere di Rieti. Sono stati i carabinieri di Monterotondo, sotto la direzione della procura del tribunale di Rieti, che hanno chiuso il cerchio attorno alla banda. Per i sei, tre italiani e tre albanesi sono scattate le ordinanze di custodia cautelare per “ricettazione di opere d'arte ed estorsione”. La banda, composta da malviventi ben noti alle forze dell’ordine, con alle spalle reati contro il patrimonio e per violazioni alle leggi speciali sulle armi e gli stupefacenti, stava ricattando un noto mercante d'arte, un gallerista italiano che vive tra la Svizzera gli Stati Uniti. L’uomo lo scorso maggio aveva subito il furto di un’intera collezione di quadri, gioielli ed argenti preziosi, del valore complessivo di 1,2 milioni di euro. Il gallerista è stato contattato dai sei che sono riusciti a farsi consegnare, in più trance, un riscatto totale di 60mila euro. Se il gallerista non avesse pagato non avrebbe più rivisto i suoi preziosi. Ma loro il bottino non l’avevano. “E’ stato proprio in occasione delle operazioni di ricerca dei preziosi oggetti di furto dicono dall’Arma - che i militari hanno innescato complesse attività di indagine, anche tecniche, ed eseguito servizi di controllo, pedinamento e osservazione che hanno delineato un quadro indiziario sufficiente a far emettere al Tribunale di Rieti un'ordinanza di custodia cautelare nei confronti dei sei soggetti”. Mi.Ma. n. 3 - 16 Gennaio 2013 Metropoli sud Rocca di Papa. I dipendenti attendono ancora tre mensilità LE CITTA’ 13 Monteporzio Catone. Acque agitate in sede distaccata Non si ferma l'agonia del San Raffaele Cambia l'appalto per i servizi al Miur L'attenzione dei lavoratori rimane alta Sei dipendenti restano senza lavoro di Marco caroni er il San Raffaele di Rocca di P Papa restano momenti complicati. Quella prossima potrebbe essere la settimana buona per vedere sbloccata una situazione congelata da mesi. I 170 lavoratori della struttura roccheggiana sono in attesa, al pari di tutti gli altri dipendenti delle cliniche appartenenti al gruppo Tosinvest, del pagamento degli stipendi da ottobre in poi. Compresa la tredicesima dicembrina. Dopo l’annuncio dell’imminente chiusura, il San Raffaele ha fatto marcia indietro annullando quella che sembrava una decisione ormai presa ma - insomma - il quadro resta molto complicato. La minaccia di chiusura per tutte le 13 case di cura della regione, insomma, non è ancora disinnescata. Nel frattempo lavoratori ed istituzioni continuano nella loro civile protesta. Martedì scorso l’ennesima manifestazione presso la rotatoria di via dei Laghi, sito che sta diventando un vero simbolo della protesta. “Nonostante gli appelli più volte mossi al Prefetto di Roma e al Commissario per la Sanità, poco o nulla è cambiato - dice il sindaco di Rocca di Papa, Pasquale Boccia -. Ora più che mai non possiamo e non dobbiamo abbassare la guardia sulla questione che sta portando allo stremo gli operatori, tanto da mettere a rischio l’ordine sociale e una struttura sanitaria presente da più di 40 anni sul territorio, che eroga cure specializzate e assistenza sanitaria di qualità per oltre 200 pazienti”. Sventato l’imminente rischio chiusura, insomma, ora i lavoratori vogliono legittimamente i loro stipendi. Cambia l’appalto per i servizi alla sede distaccata del Miur di Monteporzio Catone e sei dipendenti restano senza lavoro. Inizio d’anno terribile per alcuni lavoratori che si ritrovano, dunque, senza stipendio e senza contratto. “Il 31 dicembre è scaduto il contratto della multiservizi Esi Plus, che si occupava delle pulizie e della portineria - spiega Sebastiano Morelli, segretario della Filcams Roma Sud-Pomezia-Castelli - ed è subentrata la Almaviva, che ha subappaltato il lavoro alla Sis. Quest’ultima azienda non rispettando le leggi che regolano i Contratti Nazionali del Lavoro ha licenziato gli operai addetti alla portineria e ha ridotto fino a un 50% le ore e lo stipendio del personale addetto alle pulizie, ci sono dipendenti che lavoravano in questa sede da circa 33 anni, hanno visto molte società di multiservizi avvicendarsi e sempre sono stati riassorbiti”. Qualche giorno fa i dipendenti hanno mani- festato davanti alla sede del Miur: con loro anche il sindaco di Monteporzio, Luciano Gori. “La nostra solidarietà - spiega Gori - è massima nei confronti di questi lavoratori e del dramma che stanno vivendo: la speranza è che si possa giungere ad un ripensamento da parte della nuova società di servizi e ad un riassorbimento di tutti i lavoratori. Per tale motivo abbiamo proposto un incontro in questi giorni in aula consiliare con la società Sis, i lavoratori interessati e i loro rappresentanti sindacali”. Ma la situazione resta complicata. Ma. ca. n. 3 - 16 Gennaio 2013 Litorale LE CITTA’ 15 Anzio. La scoperta è stata fatta dal personale addetto alla preparazione. È polemica Escrementi di topo nella mensa della scuola Genitori e famiglie a dir poco infuriati, il vicesindaco Patrizio Placidi tenta di difendersi di AlessAndro BellArdini opo le vacanze natalizie, il rienD tro a scuola è sempre traumatico. Figuriamoci se poi nella propria aula o peggio nella mensa dove si mangia, si trovano escrementi di topo. E’ successo ad Anzio, nel plesso scolastico di Via Severiano, facente parte del IV comprensorio. Il personale addetto alla preparazione della sala mensa, nel corso delle ordinarie pulizie, ha fatto la disgustosa scoperta: spazzando sotto i tavoli, sono stati avvistati gli escrementi. Dopo aver informato la dirigenza scolastica, sono stati convoca- ti gli operatori competenti della commissione mensa che lì per lì hanno chiesto di far pranzare i bambini nelle aule. Prontamente si è decisa la chiusura della scuola, per un paio di giorni, proprio per consentire gli interventi di derattizzazione. L’ordinanza è stata repentinamente emanata dal vicesindaco Patrizio Placidi e prevede anche la bonifica dell’area esterna. Ovviamente non sono mancate feroci reazioni da parte dei genitori che, il giorno seguente, hanno invaso l’istituto per protestare con la dirigenza. Alcune mamme hanno affisso cartelli fuori ai cancelli in cui si sot- Pomezia. Sempre più aspre le polemiche tra i sindacati e i lavoratori tolineava la non ammissibilità di tali episodi. “È a dir poco increscioso”, grida un genitore “pensiamo di stare tranquilli quando mandiamo i bambini a scuola e invece è assurdo che proprio lì corrano pericoli per la salute!”. Molti genitori, difatti, si lamentano delle generali condizioni degli istituti, alcuni al limite della agibilità. “Le istituzioni devono attuare misure preventive, non è possibile che bisogna sempre attendere che accada il fattaccio o la tragedia perché le cose cambino”, si sfoga una mamma. E dal Comune precisano “in data 27 dicembre è stato regolarmente effettuato l’inter- vento di disinfestazione in tutti plessi scolastici del territorio comunale mentre, per quello di Viale Severiano, in data 28 dicembre si è effettuata anche la derattizzazione. Gli escrementi rinvenuti nel plesso scolastico, dopo essere stati trattati con prodotto disinfettante in data 28 dicembre, dovevano essere rimossi dalla Ditta che gestisce il servizio di refezione scolastica. Non conosciamo le ragioni per le quali questo non è avvenuto, ma l’Amministrazione si farà carico di ripetere l’intervento completo e di effettuare la bonifica e la pulizia dell’area esterna all’edificio”. Anzio. Rinuncia sin da subito all’incarico di parlamentare Sigma Tau, 128 dipendenti in cassa integrazione Il senatore De Angelis si candida a sindaco Un anno fa erano stati in 232 in Cigs. In questi giorni è stato dato il nuovo triste annuncio al personale Ancora cassa integrazione alla Sigma Tau di Pomezia per altri 128 lavoratori. Un anno fa, erano già stati collocati in Cigs 232 unità e in questi giorni, nel corso delle ultime assemblee convocate dalle rappresentanze sindacali e alle quali hanno preso parte tutti i lavoratori, inclusi coloro già collocati in cassa, è stato dato il triste annuncio. L’azienda continua ad avere grosse difficoltà, questo il motivo che ha portato a prendere decisioni di tale portata, contro le quali i sindacati non si sono opposti, ritenendo anzi una vittoria l’aver ottenuto la cassa integrazione, piuttosto che il licenziamento di molti dipendenti come si era paventato inizialmente. “Tra azienda e sindacati è stato raggiunto l’accordo che prevede la Cigs per 128 lavoratori invece che per i 146 di cui inizialmente di parlava. Anche se parliamo di grossi numeri, è comunque il risultato migliore che si potesse ottenere, visto l’intenzione iniziale dell’azienda era il licenziamento coatto. Abbiamo ottenuto che la cassa integrazione sia per 24 mesi e non per 12 rinnovabili. Crediamo che i lavoratori abbiano capito che non era possi- bile fare di più, in queste condizioni”, hanno dichiarato all’unisono le sigle sindacali. I lavoratori non sembrano però essere del medesimo avviso, tanto che annunciano nuove manifestazioni dinanzi la sede della Regione Lazio, per protestare contro l’accordo non ritenuto valido poiché non discusso dalle attuali Rsu il cui mandato è scaduto da tempo e mai rinnovato: “sono state prese decisioni importanti da parte di chi non aveva la competenza e l’autorità per farlo”, spiegano alcuni dipendenti al termine delle assemblee. Ale.Be Il senatore Candido De Angelis ha annunciato la candidatura a sindaco di Anzio, rinunciando da subito all’incarico parlamentare. La notizia, dopo mesi di voci e indiscrezioni, è stata ufficializzata da De Angelis stesso: “Sono pronto e orgoglioso di ricandidarmi come sindaco di Anzio e rinuncio per questo a presentarmi in Parlamento”. Alla base della decisione, la volontà di rinnovare il proprio impegno per la città, come era avvenuto nei dieci anni in cui aveva già amministrato da primo cittadino: “È una scelta civica che voglio perseguire per ridare slancio alla mia città e senza il paracadute di una candidatura nazionale. Potrei mettermi in lista, vedere come va alle politiche e poi eventualmente scegliere, ma sono logiche che non mi appartengono”. Il Senatore ex Fli - in procinto di aderire a Fratelli d’ Italia - non si fa scappare l’occasione per biasimare alcuni colleghi che “sono maestri nel parlare di doppi incarichi e incompatibilità, ma poi si tengono tutto o piazzano mogli, figli e capi segreteria. Io ho fatto una scelta radicale e saranno i miei concittadini a giudicarla”. Parole positive, infine, per l’esperienza finora vissuta in Parlamento: “È stata una difficile, ma bella esperienza che ho affrontato con impegno e senso del dovere anche in momenti decisivi, da ultimo relazionare sulla legge di Bilancio”. Nessun accenno, almeno per ora, al sindaco uscente Bruschini, che nei prossimi giorni dovrebbe indire una conferenza stampa per chiarire la sua posizione in vista delle prossime elezioni. A. B. 16 Open Space LE CITTA’ LE CITTA’ 17 ESCLUSIVO. Ancora nessuna notizia dei 250 tunisini spariti in Italia. Scoppia la rabbia delle mamme “RIDATECI I NOSTRI FIGLI” Manifestazione sotto l’ambasciata italiana a Tunisi. I genitori sono sicuri: i ragazzi sono vivi in Italia. Segretato l’accordo tra i ministri degli Interni delle due nazioni. Perché? Le testimonianze raccolte sul posto dal cronista de Le Città, l’unica testata italiana presente di EnriCo oLiari - da Tunisi foto di roCCo SEdona U n misto di rabbia, di delusione e di speranza ha spinto oltre 200 persone, per lo più donne, a esprimere con forza la loro protesta venerdì scorso nei pressi dell’ambasciata italiana a Tunisi: già alle 10 del mattino i manifestanti si erano raccolti presso un piccolo parco antistante la rappresentanza diplomatica di rue Jamel Abdelnaceur, per poi dirigersi in massa verso l’entrata degli uffici attigui, in rue de Russie, scandendo slogan e tenendo bene in vista le fotografie di giovani, spesso neanche maggiorenni. “Portano le immagini dei “tunisini scomparsi” - spiega Myriam Mnaouar, un’esile ma energica giovane che presiede il Parti Tunisien - cioè di quei 250 che sono stati dati per dispersi nella traversata verso l’Italia, ma che, a differenza di molti altri spariti nel mare, sono stati visti sbarcare sulle coste siciliane dalle immagini dei telegiornali italiani, o ancora che hanno fatto sporadiche telefonate ai loro cari, o che in qualche modo hanno dato un segnale di essere in vita”. In passato avevamo già dato notizia del caso dei giovani di cui non si sa più nulla da quasi due anni, ma che i parenti giurano essere arrivati in Italia a bordo di quelle che da noi si chiamano “carrette del mare”, ma che nel Nordafrica prendono il sinistro nome di ‘barche della morte’. Le mamme, i papà ne sono certi: i loro figli sono in Italia o quanto meno in Europa, cioè hanno superato quel braccio di mare che separa la sicura miseria da un sogno forse utopico, tuttavia migliore di un futuro a casa loro fatto di povertà e di disoccupazione. “Noi non ci rassegniamo - riprende Mnaouar fra le grida della donne avvolte nei veli ed i colpi sul portone dell’ambasciata, a stento protetto da un cordone di polizia tunisina -. Oggi siamo qui a manifestare perché i conti non tornano, perché le risposte che arrivano sia da Roma che da Tunisi sono confuse, quasi ci sia un muro di omertà istituzionalizzato o qualcosa da nascondere. La Tunisia, per esempio, ha fornito all’Italia quelle che sarebbero dovute essere le impronte digitali degli scomparsi ebbene, risalivano al 1998, quando molti dei giovani erano ancora bambini, tanto che lo stesso ministro Cancellieri ha detto di tenerne in considerazione solo … due 250! E poi ancora, l’intesa firmata dal ministro Roberto Maroni e dal collega tunisino Habib Essid il 6 aprile 2011, un mese dopo le sparizioni: è tutt’ora rimasta un segreto, di cui è trapelato pochissimo, cioè una marea di soldi e di mezzi dati dall’Italia alla Tunisia per bloccare le partenze”. Gli immigrati che avevano attraversato il mare nel 2011 erano oltre 60mila; era l’epoca delle “primavere arabe”, delle fughe dalla guerra della Libia; in quasi 2000 erano stati inghiottiti dalle acque del canale di Sicilia, Lampedusa era divenuta improvvisamente teatro di un’emergenza umanitaria senza precedenti. Si era pensato a interventi per alleggerire la pressione sull’isola italiana, come un permesso di soggiorno valido per sei mesi, prontamente rifiutato dalla Francia, che aveva chiuso il valico di Ventimiglia. Tuttavia, se è facile reperire in rete il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, datato 5 aprile 2011 che stabiliva le misure urgenti per far fronte alla situazione dei nordafricani sbarcati, altrettanto non lo è per l’intesa firmata dai due ministri degli interni, lo stesso girono, per impedire le partenze: nel resoconto stenografico dell’audizione del ministro Maroni davanti alle Commissioni riunite di Affari costituzionali, Presidenza del Consiglio, Interni e Affari esteri e comunitari del 12 aprile 2011 si legge di quattro motovedette, autoveicoli e fuoristrada, per un valore complessivo di circa 30 milioni di euro, oltre all’invio di personale per la formazione delle forze di polizia; tuttavia le notizie trapelate hanno riportato anche della fornitura di apparecchiature elettroniche e soprattutto dell’impegno da parte dell’Italia di farsi promotrice in Europa di un piano di crediti allo sviluppo per 4 miliardi e mezzo di euro a favore della Tunisia. A distanza di quasi due anni si fanno sempre più forti le proteste dei famigliari dei 250, rimasti impigliati, nonostante gli accordi e le intese, chissà dove. In Rue de Russie si sfiorano i momenti di tensione, tutti vogliono entrare, spingono, qualcuno viene anche alle mani. Gli slogan sono contro l’Italia, contro la Tunisia, “Dove sono i nostri figli? Ridateci i nostri figli!”. Le mamme si fanno fotografare con le immagini dei ragazzi: “Magari qualcuno che conosce mio figlio vede la foto in Italia grazie al vostro giornale, così ci fa sapere qualcosa”, dice una di loro, mentre a stento trattiene le lacrime. “Non ci basta essere stati ricevuti dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano - riprende l’esponente del Parti Tunisien - o aver incontrato rappresentanti del Parlamento: a due anni dalle sparizioni vogliamo risposte precise. Possibile che le istituzioni italiane ed europee non riescano a trovare 250 persone? E’ stata fatta un’interrogazione parlamentare, alcuni famigliari dormono da mesi per strada o in alloggi di fortuna a Roma, perché non vogliono tornare a casa senza qualcosa che sia più di una risposta vaga, di uno scrollamento di spalle. E colpe ce ne sono anche da parte della Tunisia: perché, ammesso che alcuni possano essere in carcere, il consolato di Milano non ha dato il via libera a che eventuali detenuti possano contattare le loro famiglie a casa?”. “Mio figlio mi ha chiamato un mese fa, dopo due anni - urla un uomo sulla quarantina, in un italiano stentato - la telefonata è durata solo pochi secondi, non sono riuscito a sapere dove si trova”. “Il mio… guardi sul mio cellulare… mi è arrivato un paio di mesi fa questo mms: è su un molo a Pantelleria, fra due poliziotti”, spiega una donna che fatica a tenersi in piedi nella calca. Bussiamo anche noi al portone dell’ambasciata, lasciano passare solo i giornalisti italiani, in fondo è anche casa nostra. “Purtroppo non possiamo fare nulla in quanto ambasciata - spiega Andrea della Nebbia, responsabile della Cancelleria politica e dei rapporti con la stampa - perché il caso dei tunisini scomparsi, o presunti tali, è in mano ai rispettivi ministeri degli Interni. L’ambasciatore ha già ricevuto in più occasioni le delegazioni dei parenti ed ha trasmesso le informazioni all’organismo centrale. La manifestazione di oggi, con le grida, i colpi sulla porta, non ha molto senso, in quanto da parte nostra c’è stata la massima disponibilità a collaborare, per quanto possibile e di nostra competenza”. Usciamo, ci rituffiamo nel marasma della folla che urla, che scalcia, che vuole fare arrivare a Roma un messaggio di non arrendevolezza e magari un saluto, a uno di quei giovani spariti nel nulla. Tutti vogliono dire la loro a Le Città, l’unica testata italiana presente insieme alle moltissime della Tunisia e di altri paesi, segno che dare voce al dramma umano o incarnare la speranza di centinaia di genitori al di là del mare paga meno degli interessanti dibattiti che stanno colorando la campagna elettorale appena iniziata. Ma questa è tutta un’altra storia. 18 LE CITTA’ PENSIERI 3P n. 3 - 16 Gennaio 2013 PERSONE P A R O L E MARCELLO SEMERARO Io credo in te, le riflessioni del vescovo di Albano in un libro sulla fede al tempo della crisi economica di Aldo onorAti editrice Mither Thev ha pubbliL’ cato la Lettera Pastorale per l’anno della fede “Io credo in Te”, scritta dal Vescovo di Albano monsignor Marcello Semeraro, Presidente della Commissione Episcopale Cei per la Dottrina della Fede, l’Annuncio e la Catechesi. È un testo breve ma denso e attualissimo. Affronta un nodo gordiano delle problematiche d’oggi: la Fede, proprio nell’anno dedicato ad essa, che il Papa ha voluto far coincidere con il cinquantesimo anniversario dell’inizio del Vaticano II e con il ventesimo della promulgazione del Catechismo della Chiesa Cattolica. La decisione, però - sottolinea il Vescovo - non è legata ad un’intenzione unicamente celebrativa, ma alla constatazione che la quaestio fidei è ora la sfida pastorale prioritaria. Scrive monsignor Semeraro: “Dio è il grande esiliato della nostra cultura contemporanea. La sua stessa ‘ipotesi’ sembra scartata”. E aggiunge una riflessione del Papa all’Assemblea dei Vescovi italiani il 24 maggio 2012: “Il patrimonio spirituale e morale in cui l’Occidente affonda le sue radici e che costituisce la sua linfa vitale, oggi non è più compreso nel suo valore profondo, al punto che più non se ne coglie l’istanza di verità”. Sono parole che fanno pensare, in un tempo in cui si pensa poco, sempre di meno, distratti come siamo dal rumore ovunque, un rumore interiore oltre che esterno, alimentato da troppe informazioni dolorose che sembrano cercare il male per reclamizzarlo onde confondere gli animi e togliere la speranza. Ma, se si procede nella lettura, ci si accorge che l’au- grottaferrata tore scandaglia la Fede nelle sue sfaccettature reali, vedendola nel suo stesso cammino, in divenire, a guisa della visione di Dante che giunge ad essa attraverso l’itinerarium mentis in Deum. Su un versante più misterioso (fu così per Charles de Foucauld), Dio irrompe prepotentemente nella vita di una persona e allora non è più possibile nascondersi. Ma la Fede è un dono della Grazia? È il risultato di un procedimento intellettivo, filosofico? È entrambe le possibilità? È un itinerario del cuore e della mente, scrive monsignor Semeraro. Credere è dire “Amen” a Dio, anzi: è ripetere le parole di Gesù sulla croce: “Padre, nelle tue mani io consegno tutto me stesso”. Ma ora esaminiamo quante sono le modalità di credere nella vita degli uomini. L’autore le snocciola col suo fare nitido e agglutinante, frutto di riflessioni della sapientia cordis e della cogitatio mentis, e noi lettori, almeno il sottoscritto, ossessionato dal riscrivere a margine un proprio libro a matita, per entrare dentro gli stessi spazi eloquenti del discorso, ha segnato in numeri ordinali i punti salienti di queste modalità. Per intenderci: primo, la Fede inquieta (“l’essere cristiano è l’inquietudine più alta dello spirito”); secondo, la Fede che nasce improvvisa (Paul Clodel, e Manzoni quando Enrichetta Blondel si smarrì nel tumulto di Parigi…); terzo: la Fede che, messa alla prova, è dapprima perplessa (“Andiamo incontro a un’epoca completamente non religiosa”, scriveva D. Bonhoeffer); quarto: la Fede che torva Dio nel buio del dramma (“come Hetty Hillesum, ebrea morta ad Aushwitz… Senza essere cristiana, Het- AFH ty diventò una donna eucaristica”); quinto: la Fede degli altri, che aiuta i dubbiosi; sesto: Quella che restituisce e trasmette quanto ha già ricevuto; settimo: la Fede che ascolta il silenzio di Dio: e questa è una questione enorme! La persona credente non sperimenta l’assenza, ma l’abbandono. Come Gesù, ella (la persona in genere) continua a credere nonostante l’abbandono. Un capitolo ampio e potente è dedicato al carattere adorante della Fede: e l’ho distinto col numero ordinale ottavo; segue il nono: la Fede itinerante, la quale è un valore escatologico come la speranza, aperta a una crescente maturazione. Al punto decimo, ho sottolineato questo pensiero: la Fede nasce sempre da un incontro: dei nostri simili, di un particolare significativo, da un dramma, da una gioia, da una rivelazione, da una scommessa (ma questo sintagma è mio, e me ne assumo tutta la responsabilità: chi ha parlato, prima di me, di “scommessa su Dio”?). E poi la conclusione, bellissima, nel capitolo undice- simo (ripeto: la numerazione è esemplificazione del lettore) “Io credo-Noi crediamo”. Dio è imprevedibile. Nessuno si è dato la Fede da sé, così come nessuno da se stesso si è dato l’esistenza. Da qui il “noi della Fede”, cioè la Chiesa. Il duplice nesso del “tu” e del “noi” è il collegamento dell’uomo a Dio, perché - leggendo Ratzinger, “Introduzione al cristianesimo”- “Dio vuol giungere all’uomo solo tramite l’uomo; egli non cerca l’uomo fuorché nella fraternità degli altri uomini”. Ma la conclusione è sublime e amata specie da chi ha il peso del dubbio fecondo: “Bisogna mettersi in cammino per trovare Colui che non cercheremmo se non ci fosse già venuto incontro”. Ho tirato a stringere il già sintetico e serrato procedimento logico-interiore del Vescovo Semeraro. Chiarezza e cultura, dottrina, incisività e tatto nel porgere a tutti un sicuro ‘antidoto’ alla opaca inquietudine odierna, fanno di questa lettera pastorale un punto inequivocabile di riflessione e - a me sembra- di preghiera. GRUPPO FABRIZI HOLDING S.p.A. marino Vendesi/Affittasi immobili residenziali e commerciali Ufficio vendite in loco. Aperti dal lunedì al sabato nei seguenti orari 9-13 e 15-19. Domenica 9-13 Tel. 06.79.81.16.04 - Cell. 329.86.30.808 / 329.86.30.809 / 329.73.11.019 / 329.73.11.020 www.afhspa.it [email protected] n. 3 - 16 Gennaio 2013 PENSIERI 3P LE CITTA’ 19 PERSONE P A R O L E DISINFORMATION? NO, GRAZIE… Mussolini, la stampa inglese, gli italiani. L’icona del Duce è goffa, la democrazia imperfetta ma vera. Persino in Italia Risposta al cronista del The Guardian che ha ironizzato sugli italiani presunti nostalgici del fascismo: ma cosa dice? La dittatura è stata la tragedia che ha portato alla guerra Un evento che troppi italiani come me ancora ricordano in maniera nitida I l giornale di Londra The Guardian scrive che in Italia ci sono molti nostalgici del Duce anche fra i giovani, i quali lo eleggono a icona comprando calendari con la sua immagine, etc. A parte che è sempre imbarazzante parlare - in Italia almeno - del Fascismo e del suo fondatore (basta, infatti, dire una parola non in linea con la moda e si è giudicati reazionari), ma qui occorre qualche considerazione ad hoc. Sono nato nel 1939, in tempo per conoscere la follia d’una guerra degenerata in lotta civile e in disastrosa sconfitta; in tempo per sentire dal vivo le sofferenze date dalla paura, dalla morte improvvisa di tante persone con cui si era spartito il tozzo di pane un’ora avanti! Ho toccato con mano la fatica del rientro dallo sfollamento, pur ringraziando la sorte di averci scampati dalle bombe che piovevano da ogni dove e ammazzavano buoni e cattivi, fascisti e comunisti, preti e bestemmiatori, uomini donne bambini: il ricordo orribile di un mio coetaneo spellato come l’abbacchio pasquale, steso ai miei piedi (zia copriva gli occhi con la mano a mia madre incinta), e lui, con le orbite aperte al cielo nuvoloso di polvere dalle mine esplose… Non posso essere un nostalgico: è ovvio e incontestabile. Ciò premesso, e proprio perché il fascismo ha coinvolto in pieno un ventennio che mio padre ha vissuto da combattente “contro”, e alla fine del quale ventennio sono venuto alla luce per “godermi” le fughe nei grottoni al riparo dagli aerei, la fame, le paure diffuse, l’incertezza non dico del domani, ma dell’oggi, del minuto dopo: proprio per questo, ho voluto approfondire quel periodo attraverso le testimonianze dei vecchi, le letture più antitetiche (fino agli otto volumoni di Renzo de Felice editi da Einaudi, i diari di Ciano e di Claretta, di Bottai e cento biografie italiane e straniere su Mussolini, Hitler, studi psichiatrici sui criminali del nazifascismo - si leggano Fromm, J.A. Vallejo Nàgera, Walter L. Langer): insomma una vasta parete del mio studio è zeppa di libri sull’argomento). Perché mai tanta attenzione ostinata da parte mia? Sono per questo un nostalgico? La storia la scrive chi vince, non chi perde. Ecco perché siamo ancora prigionieri di passioni che non ci fanno vedere chiaro in quelle nebbie di odio, risentimenti, speranze deluse, opere importanti e leggi distruttive, il tutto con l’epilogo di una guerra totale che il Duce avrebbe potuto benissimo risparmiare all’Italia, come hanno fatto i suoi colleghi Franco alla Spagna e Salazar al Portogallo. Ma il Duce era ai confini con la follia nazista: l’Austria era stata inclusa al Reich: Stavamo spalla a spalla con uno dei più spietati criminali della storia: Hitler. Ma - se guardiamo bene - il primo Novecento ha prodotto i mostri più spaventosi degli ultimi secoli dopo Robespierre. Non do un parere storico su Mussolini: la passione è ancora troppo viva per un giudizio sereno in campo politico. E noi sappiamo, dopo Tacito e dopo Machiavelli, che la politica è una branca a sé, il più delle volte staccata dalla morale, in contrasto con essa (il fine giustifica i mezzi) o in camaleontica osmosi con il suo falso sembiante. Sono stato invitato dal direttore Daniele Priori a esprimermi su quanto dice il The Guardian, secon- do cui Mussolini è un’icona pop in Italia. Personalmente non lo credo affatto. Che la gente, e i giovani soprattutto, comprino i calendari con la sua goffa immagine ficcata dentro a un elmetto che lo schiaccia, di profilo, o “lievitato” da terra nel suo suggestivo saluto romano, non significa granché. Mentre noi ammiriamo sempre le cose che gli stranieri fanno, essi, invece, trovano il neo comunque a ogni nostra manifestazione. Mussolini è stato un protagonista della storia, anche se dal 1936, proprio dal momento in cui era salito all’apice della sua parabola, Hitler lo ha agganciato alla sua carretta di morte, mettendolo in una condizione di estremo disagio alternato a un non meglio spiegabile entusiasmo d’una vittoria finale. La cosa più vergognosa sono state le leggi della razza: la sudditanza al nazismo è grave quanto la guerra stessa. Dunque, scegliere un personaggio storico per farne una curiosità esterna (c’è pure chi porta ancora nella tasca la foto di Baffone, e forse nemmeno è al corrente delle rivelazioni di Kruscev!), non significa eleggere un esempio da seguire. Quanta gente va a visitare la “Tana del lupo” del Fuhrer, e quanta la tomba di Lenin, la casa natale del Duce, per curiosità? Alcuni turisti sono andati anche a vedere il luogo in cui è stata uccisa Sara Scazzi, ma non credo che ciò significhi l’elezione d’un esempio da seguire. D’altronde, come dice Dostoesvskij, la massa vuole tre cose da chi la governa: l’autorità, il miracolo e il mistero, elementi che le democrazie non possono dare, perché le opposizioni (e la libertà di critica) non lo permettono. La dittatura elimina anche fisicamente (Stalin, Pol Pot, Mao, Gheddafi, i dittatori dell’America Latina etc.) i suoi avversari, per cui l’autoritarismo viene propagandato quale autorità e questa dà sicurezza a chi si fa adescare (e sono i più); il miracolo segue di conseguenza perché uno solo comanda e uno solo dispone; il mistero si confonde con il culto della personalità (Hitler si dichiarava la “voce clamante nel deserto” e “colui che recava i mandati della provvidenza”, Mao, col suo libretto, faceva “camminare i treni”, Stalin ha “alleggerito” il problema demografico). Ma la pubblicità battente crea il mito, il quale è difficile da distruggere, anche perché - alla fine: e non mi si fraintenda - il tempo addolcisce i dolori e spallidisce gli sbagli, per cui - se non vengono fuori dei De Gasperi, degli Adenauer, dei Roosevelt, dei Cavour etc.- l’uomo qualunque stravolge le proporzioni e rimpiange il passato. Consiglio a tutti la lettura di “Psicopatologia del potere politico” del grande psichiatra Juan Antonio Vallejo Nàgera e “Psicanalisi di Hitler” di Langer. Ridimensionino il fenomeno dell’icona pop di Mussolini gli stranieri: ora siamo in democrazia. La democrazia sarà pure una forma imperfetta di governo, ma la dittatura è disumana e quando l’individuo non può esprimere il suo pensiero, perché vive in un paese dove tutti la pensano alla stessa maniera (o la debbono pensare alla stessa maniera), che senso ha la vita? A. O. 20 LE CITTA’ Play Time n. 3 - 16 Gennaio 2013 ARMANDO BENEDETTI “Presto un mio libro sui papà separati. Io sono uno di loro e dico: basta lasciare tutto in mano ai giudici A perdere sono sempre i bambini” di Carol Verde A rmando Benedetti è un giornalista romano. Dopo diversi anni in Mediaset è stato accolto definitivamente in Sky, dove lavora ormai da quasi dieci anni. Per amore quello verso le sue figlie - ha lasciato la Capitale e si è trasferito a Milano: fa parte, infatti, di quella schiera numerosissima di padri separati che sono disposti a cambiar vita (e città) per seguire i propri figli. A marzo uscirà il suo romanzo sull’argomento, che trae spunto dalla sua vicenda. Quali sono i problemi principali che ci si ritrova ad affrontare? “Al primo posto ci sono sicuramente dalle difficoltà economiche. Quasi sempre i giudici stabliscono somme per il mantenimento dei figli superiori alle reali possibilità dell’obbligato, anche fino a metà stipendio. Ma non solo. Talvolta le madri lasciano che il nuovo compagno rivesta un ruolo del padre de facto. Questo crea nei minori una progressiva confusione, tale da portarli a avere rapporti inibiti e poco naturali con il mondo degli adulti. In ogni caso non bisogna mai generalizzare: io sto parlando di padri che vogliono esserlo, non di delinquenti che mettono al mondo dei figli e poi se ne fregano del loro futuro”. Quanta tutela c’è da parte della legislazione italiana? “Il diritto della famiglia va riformato perché è palesemente iniquo e non tutela i padri. La legislazione italiana è lacunosa, ha creato dispa- rità insostenibili e ha causato danni ai bambini, quelli che andavano tutelati per primi...” Ci sono associazioni che, effettivamente, vi sostengono? “Si, ce ne sono tante. Ti cito la Gesef e Adiantum, ma basta fare una breve ricerca per trovarne tante altre, come “L’armata dei Padri” e “Figli per sempre Onlus”. A breve uscirà il tuo romanzo. Cosa puoi anticiparci? “Purtroppo non posso dirti qual è il titolo del libro, perchè verrà registrato con un codice solo il mese prossimo. In generale, comunque, parlerà del ruolo delle madri nella psicologia dei figli, nel loro destino. Mi auguro che diverse persone si ritrovino nelle vicende del protagonista, affinchè comprendano che le lotte infinite non portano a nulla, che il cosiddetto tribunalificio va progressivamente combattuto, e che chi davvero ci rimette nei contrasti sono i minori. Bisogna cercare di attraversare una propria evoluzione, fino ad arrivare a perdonare chi ci ha fatto del male. Ma è anche un romanzo che denuncia situazioni, squilibri giuridici che vanno risolti. Spero che, nel suo piccolo, sia utile per sensibilizzare chi ha le leve del potere a fare davvero qualcosa: troppe lobbies professionali sfruttano il dolore delle famiglie”. n. 3 - 16 Gennaio 2013 Play Time LE CITTA’ 21 mariangela melato l’ultimo cambio scena di un’attrice immortale A 71 anni la scomparsa a Roma della grande interprete del cinema e del teatro italiano, la diva che tutti i più grandi attori del nostro Paese hanno voluto avere a fianco sul palcoscenico o sul set Testi e foto di Marco Piraccini siste qualcosa di immortale al eriangela mondo, l’Arte, e certamente MaMelato ne incarna lo spirito, le caratteristiche, l’unicità di una dimensione destinata a non scomparire ma, anzi, ad influenzare il futuro grazie ai segni indelebili lasciati nel corso di una vita sul palcoscenico. Mariangela Melato ha rappresentato, nel corso della sua ineguagliabile carriera, l’essenza stessa del talento convogliando su di sé le idee, le aspettative, le contraddizioni e le speranze di un intero Paese che, negli anni, ha avuto la fortuna di rispecchiarsi nei memorabili personaggi che solo un’Artista che vive e rispetta l’arte può essere in grado di fare: alternando la comicità al dramma, la spensieratezza alla riflessione, Mariangela Melato è stata, ed è, dolce ma severa, spietata ma sottomessa, ironica ma riflessiva. Non è un caso, dunque, se ogni nome scolpito nell’olimpo del cinema e del teatro ha voluto, preteso, almeno una volta nella vita, di poter lavorare Lei: “In genere riesco ad instaurare bei rapporti con le persone con cui lavoro” ricordava Mariangela Melato pochi mesi fa, ripercorrendo le tappe salienti del so percorso artistico. “Non mi viene in mente una persona che abbia detestato anche perché se ci fosse qualcosa che non ha funzionato non replicherei un altro film o un’altra opera teatrale con lo stesso regista: cerco di lavorare con la stima verso chi lavora con me perché ne ho bisogno, perché mi consegno totalmente nelle mani di un regista. Le mie esperienze lavorative sono infatti quasi tutte ripetute: da Monicelli a Vetri”. La forza di Mariangela Melato è sempre stata nel suo essere persona sopra e sotto un palco, nel saper rispettare il lavo- ro curando il talento messo a disposizione del pubblico: lontana dal grande schermo da diversi anni, l’Attrice giustificava la sua scelta come segno di rispetto verso il tessuto sociale e culturale attraverso il quale era cresciuta. “È ovvio che per una persona che può fare teatro ai massimi livelli, e lo dico senza falsa modestia, è difficile accettare i ruoli che ora come ora il cinema mi offre: qualche nonna, qualche zia, istitutrice del protagonista in film che onestamente non ricordano neanche lontanamente l’epoca del cinema che ho vissuto. Sarei una cretina se accettassi di farlo”, raccontava l’artista a poche ore dal suo debutto teatrale con l’opera “Nora alla prova”. In questi giorni, all’età di 71 anni, Mariangela Melato ci ha salutati: tuttavia sono certo che per lei si sia semplicemente chiuso un altro scenario. Noi tutti rimarremo qui, estasiati dal suo talento, arricchiti da quello che ci ha regalato grazie alla passione, pronti a respirare e coltivare l’immortale eredità lasciataci da chi di Arte si è nutrito. Come ogni volta che l’abbiamo ammirata a teatro o a quel cinema che lei ha reso grande nel mondo. n. 3 - 16 Gennaio 2013 Play Time LE CITTA’ 23 NERINA E PANELA Le maialine vietnamite che vivono a Trastevere Hanno 5 e 2 anni e sono “residenti” in una casetta del popolare quartiere del centro storico di Roma. La padroncina Ada racconta a Le Città “Sono pulite, igieniche e mangiano vegetariano. Alla faccia dei soliti pregiudizi” di Marco Montini “V ivo con mamma e nonna in un appartamento a Trastevere. Con noi ci sono Panela e Nerina, due bellissime maialine che si sono abituate subito allo spazio domestico”. Inizia così la chiacchierata con la solare Ada, giovane padroncina delle sue “bestioline casalinghe”. Una storia di amore e complicità, quella delle inquiline a quattrozampe, che mira a scardinare lo stereotipo del maialino quale animale sudicio, sporco e mangione. Una storia, quella di Panela e Nerina, altrettanto tenera e commovente. Pronta ad essere compresa solo da chi ha cuore e cervello sgombri da superficialità e luoghi comuni. Ada, ci racconti qualcosa in più di Nerina e Panela? “Panela compirà cinque anni a febbraio e Nerina ha circa un anno e mezzo. La grande l'abbiamo comprata in una fattoria, mentre la piccolina l'abbiamo trovata abbandonata a Roma Nord: una mia amica infatti l'ha scovata casualmente nel giardino di casa sua e sapendo di Panela, mi ha chiamato chiedendomi se potevo prenderla. Altrimenti sarebbe finita al mattatoio...” E da lì è entrata a far parte della tua famiglia. “Assolutamente si. Quando nonna l'ha vista si è praticamente innamorata”. Vogliamo sfatare la diceria che non si tratta di porcellini d'India ma di maialini davvero in salute... “Eh si sfatamiola! Si tratta di due femminucce vietnamite, razza dalla taglia media. Panela pesa sui 70 chilogrammi mentre Nerina ne pesa una trentina”. Torniamo un po’ indietro e viaggiamo sulla strada dei ricordi: ci racconti come è nata l'idea di prendere in casa Panela? “La cosa è nata dal fatto che all'epoca mio padre stava poco bene e abbiamo preso Panela per uno scopo diciamo così terapeutico, essendo un animale pulito, igienico e con il pelo che non raccoglie lo sporco. Lei era grande, anzi piccola, come un iphone... ora misura oltre un metro e venti. Si è ricavata subito un posto nel cuore di tutta la famiglia. Vorrei comunque sottolineare che prima vivevamo in campagna, non è che siamo diventati pazzi e abbiamo deciso di avere in casa un maiale. Poi per vari motivi ci siamo trasferiti e Panela è divenuta un “condomino” come noi in quel di Roma”. Le porcelline hanno avuto difficolta di adattamento? “Panela sin da subito ha imparato a fare i bisogni sul tappetino: questo per iniziare ad abituarla. E poi non ha avuto difficolta a ripetersi sulla lettiera. È un animale casalingo perchè si è abituato totalmente ai ritmi della casa. Tuttavia è un po’ permaloso e a volte la fa fuori per dispetto. Il maiale infatti è un po' come noi, si sente come l'essere umano, non si sottomette come il cane, ha un rapporto più diretto con l'uomo. Nel nostro caso Panela si sente libera di aprire il frigo, di salire sul divano (ride, ndr). Per noi diventa difficile falle capire il ruolo che poi realmente ha”. E Nerina è come Panela? Che rapporto hanno? “No, lei è un po’ come un cane, un po’ più rispettosa. Il loro rapporto non è così facile. Bisticciano moltissimo, dunque cerchiamo di non farle incrociare troppo spesso. Nerina è sulla difensiva essendo arrivata dopo in casa, mentre Panela si è sentita screditata e invasa nelle attenzioni e negli spazi”. Le altre persone cosa dicono di Panela? “C'è chi la adora e chi la, odia. Lei è un po' lo specchio delle persone. Ho notato che coloro che sono interessate a lei, sono persone estremamente belle nell'animo, ecco. C'è chiaramente chi ci scherza sopra dicendo “Quando è che metti Panela e Nerina in forno” oppure “Ce le mangiamo a Natale o a Pasqua”, e ancora c'è chi si schifa come se il maiale fosse un qualcosa di inconcepibile e sporco”. Questo luogo comune del maiale animale sporco e “poco” domestico ti infastidisce? “Ecco hai detto bene: è un luogo comune, una superficialità, un pregiudizio. Queste accezioni rappresentano uno dei rari motivi che mi portano a rilasciare interviste. A confermare, al contrario, che il maiale è un animale molto pulito, amante del bagno, che mangia poco. Non a caso Panela ha una dieta molto equilibrata mentre Nerina ha bisogno di un supporto calorico e proteico maggiore visto che sta ancora crescendo. Tendenziamente mangiano verdure, finocchi bolliti, crusca e non è vero che si abbuffano di tutto. Ah dimenticavo, Nerina mangia il mandarino ma sputa i semi”. Altre curiosità sulle due bestioline? Sono entrambe due pigrone, dormono tanto. La piccola russa, la grande no”. Ultima domandina: le porti in giro a prendere un po' d'aria? “Certo, mettiamo loro la pettorina e via in giro per il quartiere. Anche se per fare 100 metri ci si mettono due ore visto che la gente quando le vede si ferma e mi comincia a chiedere di loro. Siamo andati una volta al parco e si è fermata una volante della Polizia, incuriosita da Panela e Nerina. Subito dopo si è fermata una altra volante pensando che quella fosse ferma per qualche problema. Alla fine dei giochi ci siamo ritrovati con quattro macchine delle forze dell'ordine e con tutti gli agenti che si sono fatti la foto di gruppo con i due maialini. Una scena fantastica”. ci su lta Asco 24 n. 3 - 16 Gennaio 2013 LE CITTA’ L’Italia e il fashion spendaccione di Valentina Carboni l contintente europeo è attualIMade mente in crisi ma il paese del in Italy, dell’eleganza e del buon gusto non può rinunciare assolutamente a vestire alla moda e ad arredare le case. Si perchè l'Italia risulta essere, secondo l'ultima pubblicazione di Eurostat, il paese europeo più spendaccione per quanto riguarda abbigliamento, accessori, calzature e arredamento. È il paese che più di tutti gli altri europei ha “investito” in vestiti e mobili, rispettivamente il 7,7% e il 7,1% della loro spesa complessiva, contro una media dell'Unione Europea del 5,3% e del 5,7%. Ma gli italiani dopo aver speso tutto nel mercato del fashion dovranno pur contenersi in qualcosa, infatti per risparmiare hanno scelto di ridurre le cene nei ristoranti e a qualche week end fuori porta. La spesa per ristoranti e hotel, è pari al 9,8%, anche se superiore alla media dell'Unione Europea dell'8,5%. Ma a godersi di più la vita, tra cibi, bevande e soggiorni fuori casa sono gli spagnoli, seguiti dai maltesi (14,6%) e dai ciprioti (14,5%), poi dagli irlandesi (13,5%), dagli au- striaci (11,8%), dai portoghesi (11,0%) e dai greci (10,1%). Ma dove gli italiani hanno deciso di tagliare completamente le loro spese è purtroppo nella cultura e nel tempo libero, dedicando a questo settore solo il 7,2% delle loro uscite complessive, quindi meno che per i vestiti, e inferiori alla media Ue, che è pari all'8,9%. Qui a primeggiare sono invece i paesi del Nord Europa, i finlandesi (11,5%), i danesi e gli svedesi (entrambi 11,1%), senza contare i norvegesi che arrivano al 12,6%. Link: valemood.blogspot.com Armani Junior apre nella Capitale Anche i piccoli romani potranno verstirsi Armani. Finalmente Re Giorgio ha deciso di aprire un monomarca Junior anche a Roma. È stato inaugurato il 10 ottobre il primo store Armani Junior: 180 metri quadrati, in via Frattina 34/A, che ospiteranno le collezioni baby, junior e teenager in tre diversi spazi. L’ambiente espositivo è stato progettato interamente da Giorgio Armani ovviamente con l’aiuto di esperi architetti e il tema principale scelto è: la natura. Infatti il punto vendita è totalmente caratterizzato da colori neutri e mobilio minimal. Un’apertura perfetta per i clienti romani che proprio in questo periodo di saldi potranno approfittare per vedere il nuovo store e acquiatare qualcosa a prezzi scontatissimi. Ma il grande stilista italiano non si ferma qui, ha previsto infatti un fitto programma di aperture Armani Junior che è iniziato gia a metà set- tembre 2011 con l’inaugurazione di shop in shop a Taiwan e Manchester, nonché di un monomarca in Kuwait. Altri store sono seguiti in ottobre in Armenia e in Cina, mentre shop in shop hanno poi aperto a Londra, da Harrods, Sydney, Chengdu, Qingdao e Bangkok. L'ultima inaugurazione italiana in ordine di tempo è stata quella di Firenze, lo scorso giugno. Con le trenta nuove aperture annunciate per Armani Junior entro il 2012, il brand arriverà ad avere centoventuno punti vendita nel mondo (32 monomarca e 89 corner in “department store”). Nei nuovi punti vendita è disponibile l’intera gamma di prodotti, che predilige le fibre naturali per contribuire anche alla salvaguardia dell’ambiente. n. 3 - 16 Gennaio 2013 Sport LE CITTA’ 25 Calcio a 5. Sabato è stato un giorno pazzesco, un vortice di emozioni contrastanti Cogianco Genzano, prima la sofferenza e poi la gioia Arriva lo storico accesso alla Final Eight di Coppa Italia I castellani pareggiano a Montesilvano e entrano nel desiderato “G8” del calcetto italiano L a Cogianco ha sancito quel suo accesso alla Final Eight di Coppa Italia guadagnato nell’arco di tutte le prime 13 giornate, in un vortice di emozioni contrastanti che più d’una volta hanno fatto il giro tra Montesilvano e Cercola, teatri delle sfide dove si è decisa la rosa del “G8” del futsal italiano, oltre al campo del Venezia, su cui però la Marca ha subito fatto capire di non voler partecipare al gioco avvincente quanto rischioso dei calcoli, conducendo dall’inizio alla fine. Sabato la Cogianco si presentava al PalaRoma con due risultati a disposizione ma intenzionata a non rischiare e cercare il bottino pieno, di contro, il Montesilvano doveva vincere per entrare in Coppa dalla porta principale. Un pareggio avrebbe qualificato entrambe solo se il Napoli avesse perso con il Kaos. La tensione al fischio d’inizio si sente, le squadre si prendono le misure, poi inizia la vera battaglia. Il primo acuto dopo 4 minuti è della Cogianco, Mauricio libera Rescia che cerca l’angolo alla sinistra di Mammarella, ma il portiere del Montesilvano para. I primi tentativi del Montesilvano vanno sul fondo, finché Velazquez trova una deviazione che però non inganna Diogo. Poi si arriva al 15’ quando da calcio piazzato Cuzzolino sfodera una botta di sinistro che sibila sulle teste della barriera e gonfia la rete: Montesilvano sull’1-0, la Marca ha già preso il largo a Venezia e il Napoli conduce sul Kaos, così la Cogianco è fuori. Si va al riposo e al rientro la tensione è più fitta. Arrivano altre ammonizioni mentre a tre e mezzo dal termine la Cogianco raggiunge il quinto fallo ma nel frattempo, il Montesilvano ha cercato di affondare il colpo, trovando sulla sua strada un Diogo provvidenziale. Le notizie da Venezia e da Cercola intanto si rincorrono, la Marca chiude i giochi sul 5-0 e si qualifica, mentre il Kaos, prima sotto 3-1, ha trovato il pari, delineando una classifica che vede Monte-silvano e Napoli dentro, Co- gianco fuori di un punto con il Kaos ancora lontano. Così Musti si gioca la carta del portiere di movimento a poco più di 2 minuti dalla fine e l’incombenza tocca a Grana. Nemmeno un giro d’orologio, che tutto si capovolge: da Cercola arriva la notizia del vantaggio del Kaos e è come un segnale, pochi secondi dopo, Mammarella respinge corto il tiro di Mauricio e Rescia segna il tap-in, riportando dentro la Cogianco e al momento, lasciando intatta la qualificazione anche del Montesilvano, quando resta da giocare poco più d’un minuto. Per la squadra di Ricci il tempo per riportarsi sopra sarebbe pochissimo, ma di lì a poco arriva da Cercola l’aggiornamento più atteso: Kaos batte Napoli 4-3 quando al PalaRoma manca mezzo minuto e sia Cogianco che Montesilvano sono qualificate. E proprio al suono della sirena, la Cogianco festeggia, oltre che l’ennesimo ottimo risultato in casa di una grande, un altro storico traguardo raggiunto. Al primo anno in Serie A parteciperà alla sua prima Final Eight di Coppa Italia del massimo campionato. 26 LE CITTA’ Sport Serie A. Entusiamo alle stelle a Formello dopo la vittoria contro l'Atalanta Lazio seconda, Petko prova a entrare nella storia Giallorossi contro l'Inter per ritrovare Zemanlandia A Trigoria si cerca la forma giusta. Totti e Osvaldo sono sempre più indispensabili di Silvia Panizza omenica ore 20.45 big match per D i giallorossi: Roma-Inter. Il gruppo di Zeman dovrà impegnarsi parecchio per bissare il risultato della gara di andata, quando superò Stramaccioni per 3-1. La vittoria di San Siro entusiasmò i tifosi, i quali già vedevano quella famosa “Zemanlandia” di cui si parlava in estate, una Roma che poteva battere chiunque, dal gol semplice con un gioco divertente. Con i mesi le cose non sono andate così, il sesto posto attuale la dice lunga. La Roma continua a alternare prestazioni entusiastiche a altre poco edificanti, che palesano la mancanza di un equilibrio. Riguardando Inter-Roma di pochi mesi fa un dato è certo. Totti e Osvaldo appaiono indispensabili in questa squadra, il Capitano è il giocatore che ha avuto più continuità da quando c’è Zeman: attento, preciso, è lui la fantasia e quel tocco in più. Capitolo Osvaldo, non si sa bene se la Roma lo rimpianga in queste ultime gare per le sue capacità o per le scarse qualità del suo sostituto Destro. Fatto sta che tutti i tifosi romanisti si augura- no di vedere entrambi in campo domenica per rosicchiare qualche punto prezioso al gruppo di Moratti. In casa Lazio l’entusiasmo è alle stelle: Petkovic ha eguagliato il record proprio di Zeman, quando era nelle fila biancocelesti nella stagione 1994/1995, di quattordici risultati utili consecutivi tra campionato e coppe. Quell’anno il boemo chiuse al secondo posto in classifica e arrivò ai quarti in Coppa Uefa. Il tecnico di Sarajevo però afferma che lo scudetto “dipende solo dalla Juve”, ma continua a spronare i suoi, a studiare migliorie per il gruppo. Petko entra però di diritto nella storia biancoceleste, sperando di vedere ben presto eguagliato anche il record di Rossi (15 vittorie consecutive stagione 2006/2007) e, perché no, quello dei 24 risultati utili consecutivi di Eriksson nell’anno dello scudetto. Sognare non costa nulla, in attesa di Palermo-Lazio prevista per sabato alle ore 18, il tifoso biancoceleste può continuare a godersi i 42 punti, a sole 3 lunghezze dalla Juve e a +10 sui giallorossi. n. 3 - 16 Gennaio 2013 Coppa Italia Fiorentina-Roma, la sfida delle polemiche Dopo le polemiche questa sera al Franchi di Firenze si disputerà la gara valevole per l’accesso alle semifinali di Coppa Italia tra Fiorentina e Roma. Polemiche che hanno portato la Roma a fare tutti i ricorsi possibili, ma la Corte Federale ha ritenuto tale ricorso improponibile per varie motivazioni. Il regolamento parlava chiaro, in caso di contemporaneità di quarti avrebbe giocato in casa chi era la testa di serie, in questo caso la Lazio, anche se in realtà per i diritti televisivi questa contemporaneità non esiste. Fatto sta che la Roma dovrà giocare fuori casa questi quarti, sicuramente con ancora più voglia di vincere e più determinazione a battere l’ex Montella (il quale ha anche polemizzato sulla vicenda, affermando che la Roma ha fatto ricorso solo per acquisire un po’ di visibilità). Ad arbitrare sarà Rizzoli, in campo ci si aspetta di vedere schierata da Zeman una delle formazioni migliori, ma forse senza Totti né Osvaldo. Potrebbe essere l’occasione giusta per Destro. Si.Pa. n. 3 - 16 Gennaio 2013 LE CITTA’ Sport 27 S.S. Lazio. Intervista esclusiva all'architetto di fede biancoazzurra ALFONSO MERCURIO E' l'ideatore del progetto dello Stadio delle Aquile “L’impianto sorgerà sulla Tiberina e avrà un costo di 250 mln di euro. “Siamo molto più avanti dei Cugini...”. La prima ipotesi di Valmontone? “Una provocazione mediatica, un modo per creare interesse intorno ai biancocelesti” di Luca Priori proprio vero, chi non muore si Èanche rivede. Questo detto sembra valere per l’annosa questione riguar- dante gli stadi di proprietà delle squadre di calcio. A ravvivare un tema che sembrava non essere più d’attualità, ci ha pensato James Pallota affermando che la sua Roma avrà uno stadio e per l’appunto nella zona di Tor di Valle. Le dichiarazioni del numero uno giallorosso hanno dato vita ad un “tam tam” mediatico a cui ha preso parte anche il presidente dell’altra squadra romana, la Lazio. Lotito dal canto suo ha tuonato durante la festa per i 113 anni laziali: “Alla famiglia laziale manca una casa dove poter ospitare i suoi 10mila atleti.” Le Città, con l’intenzione di indagare da vicino riguardo a questa spinosa questione, è andata ad intervistare l’ideatore del progetto dello “Stadio delle Aquile”, l’architetto Alfonso Mercurio. Quali le origini e gli sviluppi di questo progetto? “Premetto innanzitutto che sono di fede laziale. Noi abbiamo iniziato questo progetto quando la Lazio stava fallendo intorno al 2002, prima che venisse Lotito. Inizialmente ci fu l’allora sindaco di Valmontone, Miele, che offrì un terreno dove far sorgere lo stadio della Lazio, così iniziammo il progetto, era anche un modo per creare interesse intorno alla squadra in modo tale da attirare investitori per far risollevare la Lazio salvandola dal fallimento. In seguito venne Lotito che cavalcò questo progetto. Chiaramente lo stadio non sarebbe mai sorto a Valmontone, l’ipotesi di farlo sorgere in quel posto era più una provocazione mediatica e inoltre sarebbe stata una diminutio capitis con i cugini della Roma. In questo modo Lotito optò immediatamente per terreni di proprietà della sua famiglia sulla Tiberina. Il terreno di cui stiamo parlando è vasto 500 ettari, in parte è limitrofo e confinante con l’autostrada e con la ferrovia ad alta velocità, Roma-Firenze. È una zona toccata anche dal fiume Tevere e per questo motivo c’è una diatriba sul fatto che è una zona soggetta ad esondazioni. In ogni caso a questo problema si possono trovare delle soluzioni. Ci tengo a precisare che la zona dello stadio non si troverebbe nella fascia a rischio esondazioni. Lo stadio che avevamo progettato a Valmontone era un modello che in seguito abbiamo ingrandito in maniera sostanziale fino a farlo diventare di 55mila posti quando in partenza era di circa 30mila. Il progetto che noi avevamo realizzato non è costituito semplicemente da uno stadio su cui si giocano partite di calcio una volta ogni quindici giorni, è piuttosto un progetto di un impianto sportivo costituito da piscine, ristoranti, negozi e un albergo utilizzabili 365 giorni l’anno. Lotito vorrebbe fare anche un’operazione immobiliare, nella parte alta, quella collinare. Noi a suo tempo abbiamo fatto un’ipotesi preliminare per questo ulteriore progetto. Personalmente ritengo poco saggia a livello urbanistico un’operazione immobiliare così cospicua da affiancare contemporaneamente ai lavori per gli impianti sportivi. Quella della Tiberina è una zona che ha numerosi vantaggi a livello logistico: ha l’autostrada, ha la ferrovia con binari utilizzabili anche per un’eventuale passaggio della metropolitana e ha la possibilità da Castel Giubileo di un Tevere navigabile. Quest’ultimo particolare renderebbe ancor più affascinante e divertente l’arrivo allo stadio attraverso delle piccole navi mediante un porticciolo. Questo progetto è stato presentato ai tempi di Veltroni sindaco di Roma, il progetto poi non è andato avanti per gli intoppi burocratici”. La famosa legge sugli stadi che avrebbe permesso la risoluzione di questi intoppi burocratici è stata definitivamente bocciata in Parlamento e etichettata da alcuni parlamentari come una manovra che avrebbe favorito le speculazioni edilizie… “Non sono d’accordo con questa definizione. L’Italia è in una crisi che a tratti appare irreversibile, il calcio è rimasta una delle attività che fa circolare denaro e la costruzione di impianti sportivi di proprietà sarebbe anche un grosso incentivo all’economia. E’ chiaro le procedure devono essere eseguite correttamente, se si consentisse una cementificazione indiscriminata un’eventuale legge sugli stadi diverrebbe un fattore negativo”. Dando una sguardo da Nord a Sud vediamo che ciò che qui appare irrealizzabile, a Torino è stato realizzato, stiamo parlando dello Juventus Stadium. Com’è possibile? “Non lo so, tuttavia ho una mia personale opinione. Ritengo sia un fatto puramente economico. La Juventus ha avuto la capacità economica necessaria per attuare un simile progetto. Presumo che il motivo sia questo anche perché una volta superati gli ostacoli urbanistici, chiunque può costruire uno stadio, purché abbia la capacità economica di farlo”. La Roma è più avanti nella faccenda stadio? “Sicuramente c’è un processo mediatico attorno alla faccenda Roma-stadio e sappiamo che la Roma a livello mediatico è più forte della Lazio. In ogni caso non penso che la Roma sia così avanti nei lavori per l’esecuzione dello stadio anzi ritengo che noi con gli studi che abbiamo portato avanti negli anni siamo molto più avanti di loro”. Un progetto di questo tipo che sforzo economico richiede? “La costruzione dello stadio di per sé si aggira intorno ai 230, 250 milioni di euro”. La particolarità dello “Stadio delle Aquile”? “Non è il solito stadio a forma di canotto. Ormai tutti gli architetti tendono a copiare l’Allianz Arena di Monaco di Baviera”. Lei ha uffici in tutto il mondo: Tripoli, Singapore… Nessun’altra squadra all’estero le ha chiesto questo progetto che in Italia non riesce a decollare? “Mi è stato richiesto nei Paesi arabi. E’ chiaro, ho partorito questo progetto per la Lazio e prima di venderlo ad Abu Dhabi o in Cina vorrei vederlo attuato per la squadra per cui è nato”. A.S. Roma. I lavori per lo stadio dureranno 24 mesi. L'annuncio è di Alemanno La casa sportiva dei giallorossi sorgerà a Tor di Valle Sarà costruita su un terreno del costruttore Parnasi Dopo queste festività natalizie possiamo dirlo tranquillamente, il regalo più bello l’hanno ricevuto i tifosi della Roma. Alla fine dell’anno 2012 è stato annunciato infatti che la squadra giallorossa avrà a sua disposizione uno stadio di proprietà. La “location” della nuova costruzione è stata annunciata dal primo cittadino romano, Gianni Alemanno, che ha confessato come la Roma avrà la propria casa a Tor di Valle su un terreno del costruttore Luca Parnasi che con la sua impresa sarà anche responsabile della costruzione del nuovo impianto. Ora l’augurio di tutti è che dal nuovo stadio nascano incentivi a favore di un’economia, quella italiana a livello macroscopico, quella romana spostandoci nel micro, in grave difficoltà. Innanzitutto in 24 mesi soltanto per la costruzione del nuovo stadio, saranno impiegate oltre mille unità lavorative che andranno quindi a dar vita a “importanti risvolti professionali”, ha confessato Parnasi. Lu. Pri. 28 n. 3 - 16 Gennaio 2013 LE CITTA’ L’agenda Festival delle scienze all'Auditorium La felicità è il tema dell’ottava edizione del Festival delle scienze, in programma dal 17 al 20 gennaio all’Auditorium Parco della Musica di Roma. La ricerca della felicità è un viaggio misterioso attraverso neuroscienze, psicologia, religione, antropologia, sociologia. Esiste una formula della felicità? Cercheranno di dare risposta i tanti ospiti. Il festival propone eventi ogni giorno: incontri, dibattiti, caffè scientifici, eventi per le scuole, mostre, spettacoli con i grandi nomi della ricerca scientifica. Ma anche con filosofi, storici, scrittori, esperti, che indagheranno il significato della più urgente domanda personale che ogni essere umano deve affrontare. Quali i comportamenti che portano alla felicità? Quali le sue basi nel cervello? Come varia attraverso le culture? Esiste per gli animali? Ad inaugurare il Festival giovedì 17 alle 18 in sala Petrassi saranno Mark Williamson, direttore di Action for Happiness, e Sonam Phuntsho del Centre for Bhutan Studies. IL DUALISMO CORPO E ANIMA DI RENATO COSTRINI Un farmaceutico romano che da 40 anni è anche un grande artista: Renato Costrini. Si dedica con molta attenzione al disegno e alla pittura dal vero... Le sue opere nascono da un largo studio sui classici italiani e francesi come i macchiaioli e gli impressionisti da cui prende tutta la sua ipirazione. Dagli anni Novanta non si è più fermato, ha partecipato a numerevoli mostre e concorsi d’arte di tutta Italia, ma soprattuto a Roma, la sua tanto amata città. Infatti lo ritroviamo fino al 19 gennaio all’Artespazio la Vaccarella di Roma con una mostra personale che si intitola: Black and Whyte. Dove continua il suo viaggio di esplorazione e ricostruzione della realtà, abbandonando la natura morta e avvicindosi “al corpo”, tema centrale dell’esposizione. Argomento che purtroppo nell'arte contemporanea, è ben poco trattato ma Renato vuole distinguersi avvicinandosi ai duelli al doppio Corpo e Anima, metafora di nascita e morte, di creazione e di distruzione, dell'equilibrio tra microcosmo e macrocosmo e il caos nascosto dentro di noi. Dualità che Renato in questa mostra esprime con i colori primigeni come il bianco e il nero, la luce e l’ombra... La sfida del Frascati Docg “Presentazione Frascati Docg, una nuova sfida per il territorio laziale”. Questo il titolo dell'interessante appuntamento, che si svolgerà il 20 gennaio 2013, dalle 18 alle 22 presso il Casale dei Pini via Tuscolana 1633. L'incontro, atteso nel comprensorio castellano, vedrà tanti ospiti e personaggi di settore: Dario Cappello, presidente della associazione “Castelli e Torri Romane”, che darà il saluto di ben venuto; Erder Mazzocchi, presidente Arsial), che esporrà la Presentazione dell’Arsial; Fulvio Comandini, delegato Onav Colli Romani che spiegherà “le caratteristiche che rendono i Castelli Romani un territorio ad alta vocazione vitivinicola”; Mauro De Angelis, presidente del Consorzio Tutela Frascati), che tratterà del Docg, le prospettive e le speranze. Moderatore dell'incontro sarà Claudio Cerroni, giornalista e segretario associazione “Castelli e Torri Romane”. Per l'occasione andrà in scena Degustazione e buffet ore 20/22nonché una degustazione di vini del Consorzio e cena a buffet. Ingresso libero. Comuni da scoprire: Frascati Frascati è un comune italiano di 21.285 abitanti della provincia di Roma e è situato nella piacevole area dei Castelli Romani. I ritrovamenti archeologici più significativi risalgono all'epoca romana e appartengono alla villa patrizia di Lucullo (117 a.C.-57 a.C.) e poi alla dinastia imperiale dei Flavi (69 d.C. - 96 d.C.). Il nome della città secondo la tradizione è legato alla freschezza delle sue acque. Secondo un’altra ipotesi il nome deriva da frasca o da frascata, che si riferisce o al diritto per gli abitanti di tagliare la legna nei boschi circostanti utilizzando le “frasche” come legname o dall'utilizzo delle stesse per costruire ripari di fortu- na dopo la distruzione di Tuscolo. Frascati è famosa per le ville tuscolane, costruite dalla nobiltà papale fin dal XVI secolo, esse erano uno “status symbol” dell'aristocrazia romana ed erano destinate ad attività di rappresentanza e al soggiorno estivo della corte pontificia. Le ville tuscolane, da iniziali “case di campagna”, circondate da terre coltivate e da boschi, divennero veri e propri palazzi signorili, i castelli, frutto dell'impegno dei più valenti architetti ed artisti dei secoli XVI e XVII. Esse si legano all'impostazione della villa romana d'epoca imperiale come luogo di ritrovo e meditazione, con l'utilizzo del “ninfeo” come apparato deco- rativo dell'assetto del giardino del castello. L'intuizione che l'acqua poteva essere fonte di divertimento, unita alla scultura ed alla scenografia architettonica, propose nuovi atteggiamenti e tendenze stilistiche realizzate attraverso svariate tipologie costruttive. La scuola classicista, cortonesca e barocca, sia in pittura che in scultura, ebbero nelle Ville Tuscolane il luogo per la loro espressione sia all'interno del palazzo-castello che all'esterno, nel circostante giar- dino. Attualmente le ville sono in buone condizioni strutturali, pur avendo in molti casi subito danni durante la seconda guerra mondiale. Daniela Mei n. 3 - 16 Gennaio 2013 nti e Agenda Ev LE CITTA’ 29 Vita sul pianeta con Lilies on Mars Un pezzo di Caravaggio illumina Frascati Esiste la vita sul pianeta Marte? Forse sì forse no. Chi lo sa. Ancora non è dato sapere quasi nulla della risposta nonostante l’avanzamento continuo della scienza, ma intanto qui sulla Terra c’è chi, in carne e ossa, del pianeta rosso ne ha preso il nome e forse anche le atmosfere e le influenze del cosiddetto Terzo Tipo. Le protagoniste in questione sono le Lilies on Mars, un gruppo che sembra arrivare direttamente dallo spazio, presentandosi al primo ascolto molto più che alternativo e indipendente. In realtà non si tratta di una band formata dai canonici quattro elementi, ma si tratta di un duo italo-americano, tutto in rosa, composto da Lisa Masia e Marina Cristofalo che, unendosi cinque anni fa, hanno dato vita a questo progetto altamente sperimentale, sicuramente fuori dai consueti binari indie rock fatto di insistenti schitarrate e ritmi veloci. La musica delle Lilies on Mars è una creazione di atmosfere surreali, a volte aliene per l’appunto e a volte soffici, calde e armoniose. Non a caso sono state scoperte da un’artista abbastanza quotato, un certo Franco Battiato. Non è un azzardo, inoltre, poter dire che nelle composizioni delle Lilies on Mars sembrino echeggiare le melodie dei Radiohead, i migliori Thom Yorke & Co., quelli di Ok Computer del 1997 per intenderci. Le premesse per un interessantissimo live ci sono tutte. Per averne la conferma basta andare, nella serata di sabato 19 gennaio, all’Angelo Mai di via delle Terme di Caracalla nel cuore della Capitale. Jacopo Paoletti Un Caravaggio a Frascati. E’ arrivato nei giorni scorsi e sarà esposto fino al 3 marzo prossimo il “San Giovanni Battista” di Michelangelo Merisi, realizzato nel 1606 dal famosissimo artista lombardo. Un tocco di magia per il genio del chiaro-scuro e del realismo secentesco: un’opera che dà enorme lustro ad una mostra, “About Caravaggio”, di già grande fascino. Ad ospitare l’ennesimo grande momento di arte è quella che rappresenta da anni una delle più suggestive location espositive dei Castelli romani, il museo delle Scuderie Aldobrandini. Venticinque artisti contemporanei - pittura, fotografia, scultura ma anche architettura e arte a 360° - riuniti insieme proprio sotto le insegne della reinterpretazione dei temi cari al Caravaggio. Innegabilmente una mostra di forte impatto. “Un momento di eccezionale importanza - dice il sindaco Stefano Di Tommaso - che al di là della straordinarietà dell’opera in mostra, per la quale ringraziamo la Galleria Corsini di Roma, conferma l’altissimo livello di collaborazioni, sinergie e relazioni tra Frascati e le più alte istituzioni artistiche a livello nazionale ed internazionale”. “Ospitare un’opera del Merisi è per Frascati un sicuro titolo di vanto e denota come la nostra città goda della considerazione di quelle importanti istituzioni nazionali che hanno contribuito all’allestimento dell’intera mostra”, aggiunge l’assessore Gianpaolo Senzacqua. Presso il “Frascati Point”, inoltre, uno spazio ludico per i piccoli con ricostruite le atmosfere dell’atellier del Caravaggio. Marco Caroni Redazionale Redazionale Redazionale Redazionale Redazionale Redazionale Redazionale Villa Stuart: Servizio di Chirurgia Refrattiva ADDIO AD OCCHIALI E LENTI A CONTATTO La chirurgia refrattiva offre una soluzione alternativa all’uso di occhiali e lenti a contatto. Correggere ed eliminare vizi refrattivi come miopia, astigmatismo ed ipermetropia di Paolo Brandimarte Milioni di interventi di chirurgia refrattiva eseguiti in tutto il mondo. Un dato che certifica la bontà della ricerca ed insieme, la fiducia che i pazienti nutrono per i moderni sistemi adoperati in seno all’oftalmologia. Il trattamento, per una cospicua parte dei pazienti, ha ripristinato la visione naturale mentre per altri, notevoli migliorie. Eliminare la dipendenza da occhiali e lenti a contatto, rivalutare l’aspetto estetico e la fiducia in se stessi: la chirurgia refrattiva con laser ad eccimeri, permette di contrastare e ridurre patologie come miopia, astigmatismo ed ipermetropia. L’utilizzo di una serie di impulsi laser consente di asportare il tessuto corneale, rimodellandone la superficie. Affidabilità, sicurezza e precisione. Le tecnologie più recenti sono in grado di controllare anche i movimenti minimi eseguiti dall’occhio, mediante un dispositivo all’infrarosso: il trattamento laser è indolore. In ambito diagnostico è possibile eseguire diversi esami quali misu- ra della refrazione, dello spessore corneale e del diametro pupillare, analisi della superficie corneale, della pressione oculare ed esame della funzionalità lacrimare. Il trattamento chirurgico, invece, è particolarmente indicato nei casi di sbilanciamento tra un occhio e l’altro ed intolleranza alle lenti a contatto. In genere, l’intervento è definitivo, anche se, può rendersi necessario un ulteriore trattamento di minore entità, per eventuali residui refrattivi. Chirurgia refrattiva, da oggi l’occhio ha un nuovo alleato. Casa di Cura Villa Stuart Via Trionfale, 5952 – 00136 Roma Servizio di Chirurgia Refrattiva Studi Medici 3 Tel. 06.35528324/459 – 06. 355281 www.villastuart.it 30 ubriche R , e r e t t e L ti e Commen LE CITTA’ La stilista di tutte le spose di Maria Celli (ha collaborato Simone Bocci) ono lieta di poter ancora una S volta confermare che a metà gennaio, precisamente nei giorni che stanno arrivando, dal 17 al 21, si terrà la venticinquesima fiera “Roma Sposa” a Parco Leonardo, zona Fiumicino. Questa tradizione, se così vogliamo chiamarla, nacque nel 1989 e vide allora solo pochi stilisti, tra i quali chi scrive, ad essere tra i primi a fondare e a rappresentare ovviamente. Tutto si creò per poter mostrare a tutta Italia come al mondo intero, affac- n. 3 - 16 Gennaio 2013 Arriva Roma Sposa, l’evento che ha reso l’Urbe capitale dei matrimoni ciato su Roma, uno degli aspetti più affascinanti della moda capitolina. E così, nonostante gli anni siano passati, sono di nuovo qui, con grande orgoglio, a comunicare l’evento che si terrà a breve. La fiera ha come scopo la presentazione di quelli che diverranno poi gli abiti dei sogni di ogni coppia di sposi, soprattutto di quelli che desiderano più di qualsiasi altra cosa che il giorno più speciale della loro vita risulti davvero straordinario. Una grande esposizione di capi, suddivisi in decine di linee pregiate ed eleganti, saranno a disposizione degli occhi di chiunque voglia venire a trovarci, e sicuramente nessuno rimarrà deluso. Mi piace vantare che lo spazio del mio stand è da anni il più grande, di tutti gli altri, e questo non lo dico per megalomania, ma lo dico per certificare la scelta sempre ampia e sicura che riesco a garantire ai miei clienti. Detto ciò, invito voi, giovani coppie di sposini, a fare visita al nostro stand alla fiera “Roma Sposa”. Non serve cercare l’abito dei vostri sogni: io l’ho già realizzato, e aspetta solo voi per essere utilizzato. La stilista Maria Celli Riceviamo e pubblichiamo Fuga di cervelli: coazione a ripetere? di Giovanni italiano relativamente recente la definiÈinnovatore” zione di “paese moderatamente attribuita, in maniera perlomeno eufemistica, all’Italia dall’attuale Commissario Europeo alla Ricerca ed alla Innovazione: Máire Geoghegan-Quinn. Tale considerazione si basa su un dato puntuale, spietatamente esaustivo ed inopinabile: occupiamo il sedicesimo posto (in compagnia di Grecia, Polonia e Portogallo) di una classifica che annovera tutti i paesi della Ue, graduandoli per la mole di investimenti in Ricerca e Sviluppo, sulla scorta di vari indicatori, quali, ad esempio, il numero brevetti, le pubblicazioni di rilevanza internazionale... L’Italia devolve alla innovazione solo un misero 1,3% del suo prodotto interno lordo, aliquota troppo distante dall’obiettivo “3% del Pil negli investimenti in ricerca”, già raggiunto dalla solita “elite virtuosa”, composta da Danimarca, Germania e Finlandia, e sancito nel piano strategico “Europa 2020” sottoscritto da tutti gli stati membri. Partendo da questa semplice analisi, è immediato comprendere quale sia (e continuerà ad essere) l’impatto del nostro ennesimo ritardo nell’attività scientifica, che dovrebbe caratterizzarci. E’ una storia che si ripete, ribadendosi, inesorabilmente: disponiamo, ceteris paribus, di uno sterminato potenziale, e lasciamo che siano “terzi” a sfruttarlo per renderlo effettivo. “Vantiamo” un passato gremito di menti eccelse costrette a recarsi altrove, per i più svariati motivi - talvolta razziali, sovente “politichesi, al fine di materiare il loro desidero di pensatori dediti allo sviluppo dell’umanità; Rita Levi Montalcini, Renato Dulbecco, Salvatore Lauria, Enrico Fermi, Giuseppe Levi, Carlo Rubbia, Federico Faggin, sono solo alcuni, più o meno celebri, scienziati appartenenti alla cerchia degli “schiaffeggiati dal modo di vedere e gestire la ricerca in Italia”, gruppo alquanto nutrito e destinato ad accrescersi ed espandersi, perchè da noi la ricerca si tratta alla nostra maniera: si prende a ceffoni; e allora ci consoleremo con una sempre più folta collezione di nomi di personaggi, di ricercatori che avranno lavorato, magari con l’Italia, ma lontano dall’Italia medesima. Stiamo, seppure in maniera inconscia, veementemente alimentando un “senno del poi nazionale”.