00 Copertina:Layout 1
Transcript
00 Copertina:Layout 1
febbraio 09 / no. 08 Press Tariffa R.O.C.: “Poste Italiane Spa” - Spedizione in abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) - art. 1, comma 1, DCB Milano Professione Economica e Sistema Sociale Un ponte contro la crisi Faissola: più credito e meno performance per le banche Tantazzi: liquidità assicurata nonostante la crisi Rio de Janeiro, il Carnevale abita qui... Press Sommario/febbraio 09 DAL PARLAMENTO 29 Focus legislativo EDITORIALE 3 Maria Luisa Campise ORDINI TERRITORIALI 30 Grosseto PEOPLE 4 6 Corrado Faissola Angelo Tantazzi LA PAROLA A... La professione economica in Olanda - Pag. 36 34 Paolo Salvadori L’INTERVENTO INTERNAZIONALE “Meno performance e più credito per le banche italiane” - Pag. 4 10 Francesco Distefano 12 Marcello Danisi 14 Francesco M. Renne L’OPINIONE 36 Olanda So(p)PRESSato 39 Marcello Febert 16 Amedeo Sacrestano 18 Alessandro La Porta VIAGGI FUORI CAMPO 40 Rio de Janeiro 20 Giannetti “Liquidità assicurata al sistema finanziario nonostante la cristi” - Pag. 6 TEMPO LIBERO CNDCEC REPORT 45 I musei della scienza 22 L’attività di gennaio LETTI PER VOI ISTITUTO DI RICERCA 26 Il nuovo project financing 47 Professione e tempo libero Rio de Janeiro, il Carnevale abita qui... - Pag. 40 Editoriale Etica per la fiducia e Fiducia nell’etica Per migliorare le relazioni economiche e sociali Maria Luisa Campise Direttore Press correndo le interviste e gli interventi nelle pagine di questo numero di Press, dedicato al tema del ruolo del sistema finanziario nell’ottica del sostegno e dello sviluppo dell’economia, il concetto che viene più insistentemente richiamato è quello della fiducia. Tra banche, risparmiatori e imprese deve esserci fiducia. Per uscire dalla crisi, bisogna avere fiducia. È tutto vero, anzi verissimo. Non si tratta di un vuoto ritornello, ma dell’irrinunciabile ed imprescindibile punto di partenza, in mancanza del quale non può esservi un punto di arrivo. I rapporti che vengono instaurati senza un clima di reciproca fiducia sono rapporti a perdere, o quanto meno rapporti destinati a produrre benefici assai inferiori di quelli che avrebbero potuto sprigionare ove non fossero stati accompagnati dal fardello di una reciproca diffidenza che rende tutto più complicato e difficile da raggiungere. Nelle fasi in cui il ciclo economico è positivo, il grado di fiducia che caratterizza le relazioni sociali ed economiche di un Paese è l’additivo segreto che può consentire di crescere più della media degli altri Paesi. È dunque qualcosa di importante per fare meglio di quanto altrimenti non si riuscirebbe a fare. Tuttavia è nelle fasi in cui il ciclo S economico è fortemente negativo, come la fase che stiamo purtroppo attraversando ora, che la fiducia assurge ad elemento irrinunciabile. In questo contesto, infatti, il grado di fiducia che caratterizza le relazioni economiche e sociali di un Paese diviene infatti non il “mero” volano per sfruttare al meglio (e meglio di altri) le opportunità di crescita, bensì l’unica possibilità per garantirsi la sopravvivenza oltre la crisi e, quindi, il suo superamento. La fiducia, però, va meritata. Quello che è emerso in quest’ultimo anno ha fatto chiaramente percepire come, soprattutto nel mondo dell’alta finanza, si è perso di vista il senso delle cose. Non avere oggi fiducia nel sistema bancario non vuol dire essere forzatamente e strumentalmente negativi. Vuol dire semplicemente prendere atto che c’è qualcosa che non funziona e che deve essere cambiato, nelle norme che regolamentano il settore e, prima ancora, nella mentalità delle persone che lo governano e lo compongono. Perché i settori economici, così come le Istituzioni, non sono fatte di statistiche e di palazzi, bensì di persone, con le loro intelligenze, le loro pulsioni emotive, le loro aspirazioni ed il loro senso etico. Etica. Questa è la seconda parola che deve essere recuperata e massa al centro del dibattito nel mondo finanziario, assieme a quella della fiducia. Hai tutto il diritto di ricordarmi che senza fiducia reciproca non andremo da nessuna parte, ma hai anche il dovere di dimostrarmi che, al centro delle tue scelte future, intendi porre l’etica dei comportamenti, piuttosto che la performance degli indici borsistico. Etica e fiducia. Due facce di una stessa medaglia, senza rovesci. Due stati dell’animo che si alimentano l’uno dell’altro e l’uno con l’altro si rafforzano. Chi meglio di noi, per eccellenza professionisti del settore economico, può trasmettere e comunicare questi valori, svolgendo in tal senso il ruolo di vero e proprio collante sociale tra le diverse componenti del Paese? Chi meglio di coloro che fondano la propria attività ed il proprio impegno quotidiano sul mandato fiduciario che sanno guadagnarsi giorno per giorno, esercitandolo nel rispetto di principi deontologici autoimposti, nel nome dell’etica professionale? Non è la rivendicazione di un ruolo. È l’enunciazione di una precisa responsabilità a cui non possiamo sottrarci. Faissola: più credito e meno performance per le banche italiane “La priorità attuale è recuperare la fiducia - dice a Press il Presidente dell’Abi - il mondo bancario deve rivedere tutto ciò che ha finora costruito col sistema produttivo” di Maria Luisa Campise In un momento di recessione dell’economia reale come quello che stiamo attraversando, come scongiurare i rischi di una contrazione sistemica del credito? Le banche, nonostante siano gravate dalla crisi, continuano a sostenere l’economia. Il Governo si sta muovendo con interventi concreti e mirati; credo sia necessario proseguire dando un’attenzione particolare alla pressione fiscale sul sistema bancario. Ci aspettano comunque tempi difficili: i dati Abi sulle prospettive economiche dimostrano che gli utili sono in calo, di circa il 30% nel 2008, del 16% nell’anno in corso. Da parte nostra si dovrà agire valutando caso per caso le richieste di finanziamento, e con massima attenzione ai rischi e alle potenzialità. Alle imprese in difficoltà, in grado però di superare la crisi, non faremo di certo mancare il sostegno. Qual è la valutazione sull’effetto di prociclicità dei modelli di rating di Basilea2 preposti alla valutazione delle decisioni di erogazione del credito? Qualunque sistema di adeguatezza patrimoniale, sia fondato o meno sui rating delle banche, è per sua natura prociclico. La People politica di credito del sistema bancario è quindi destinata ad assecondare i cicli economici, ossia ad allargare gli impieghi nei periodi di crescita nei quali il rischio di mercato e quello di credito sono abbastanza controllabili; mentre è portata a contrarre gli stessi in periodi di crisi per assolvere ai requisiti patrimoniali. Se i rischi di mercato e di credito aumentano a dismisura, le stesse banche sono infatti obbligate a rivedere al ribasso i rating assegnati, con conseguente aumento del costo del denaro e maggiore accantonamento di capitale. Uno dei punti di forza delle banche italiane è l’aver perseguito una politica di maggiore robustezza patrimoniale ed evitato così strette creditizie. Oggi più che mai, è comunque importante che i nostri istituti affianchino alla valutazione, sulla base dei rating di Basilea2, quella che deriva della conoscenza diretta del cliente. Le nostre banche hanno una presenza così capillare e un rapporto con il territorio così forte che faranno il possibile per garantire il credito alle aziende, consapevoli del fatto che il sostegno alle piccole e medie imprese è fondamentale per la tenuta del sistema produttivo italiano. Ricordiamoci però che se il sistema bancario italiano ha potuto assorbire meglio i colpi della crisi è grazie a comportamenti di grande prudenza rispetto a quelli adottati nel resto del mondo. Il passaggio d’anno è stato segnato da tagli di personale, sospensione del piano d’assunzione, crescente ricorso alla cassa integrazione da parte delle aziende. Come si sta comportando invece l’industria bancaria? Anche a fronte dell’andamento difficile, le banche italiane mantengono la capacità di favorire una tenuta dei livelli occupazionali. Secondo i dati dell’ultimo rapporto Abi sul mercato del lavoro nell’industria finanziaria, l’occupazione si conferma in crescita. Ricordo inoltre che la quasi totalità degli occupati nel settore è a tempo indeterminato e l’apprendistato, che riguarda il 2% degli addetti, registra tassi di conferma dei giovani lavoratori molto elevati. Il settore insomma finora non presenta in alcun modo una “questione precariato” nonostante, nella sfida competitiva internazionale, permangano criticità in relazione ai principali indicatori di costo. Di fronte alla congiuntura in corso è quindi fondamentale continuare a conciliare le esigenze di competitività delle imprese bancarie con quelle dei lavoratori. Per un settore aperto alla concorrenza internazionale, si tratta di un equilibrio più che mai necessario. E l’industria bancaria vuole riuscire a farlo continuando a creare “buona occupazione”. Quali le previsioni economiche per il prossimo futuro? L’anno iniziato sarà più difficile rispetto al precedente, per il 5 “Faremo il possibile per garantire il credito alle aziende, consapevoli del fatto che il sostegno alle pmi è fondamentale per la tenuta del sistema produttivo italiano” settore creditizio così come per il sistema produttivo in generale. Secondo l’ultimo Financial Outlook elaborato da Abi, il Pil italiano diminuirà dello 0,8% nel 2009, dopo il -0,3% stimato nel 2008. Solo dal prossimo anno si segnerebbe un’inversione di tendenza, con una crescita dello 0,7%, ma comunque sotto il livello potenziale e sotto il livello previsto per l'area euro. Dopo il biennio 2008-2009 in negativo, dal 2010 anche gli utili delle banche dovrebbero avere segno positivo e attestarsi intorno al 10%. In particolare, per il sistema bancario le difficoltà prossime saranno riuscire a sostenere l’economia e contenere le perdite in termini accettabili, con una redditività che, anche se più modesta del passato, non porti a una disaffezione di soci e azionisti. Nell’anno in corso, speriamo però di riuscire a gettare le basi per una ripresa forte e accentuata. Si va verso “tassi zero”, come cambieranno le strategie delle banche nei confronti delle imprese? Cosa vi aspettate dal sistema imprenditoriale? In uno scenario in cui vengono rimessi in discussione modelli di business che, estranei al nostro settore, hanno condotto alla attuale situazione globale, l’industria bancaria italiana si manterrà fortemente impegnata ad attenuare gli effetti della crisi sulla produzione e sulle imprese, quindi sulle famiglie. Soprattutto in questa fase di incertezza economica, la capacità di valorizzare il legame tradizionale con i clienti e il territorio si sta rivelando decisiva. Il mondo bancario oggi non può limitarsi a migliorare le sue performance, ma ha la necessità di rivedere e continuare ad approfondire tutto ciò che ha costruito finora col sistema produttivo. La priorità attuale è recuperare la fiducia. Tantazzi: liquidità assicurata al sistema finanziario nonostante la crisi “Per cercare di arrestare il crollo della fiducia - dice il presidente di Borsa Italiana - sono stati messi in campo interventi straordinari. Ora serve un nuovo inquadramento per i mercati finanziari” di Mauro Parracino People L’integrazione tra Borsa Italiana e il London Stock Exchange e il lancio dell’AIM Italia amplia l’offerta di Borsa Italiana, quali vantaggi per il sistema imprenditoriale e per i risparmiatori? L’integrazione di Borsa Italiana con il London Stock Exchange ha creato il più grande mercato borsistico europeo. Nel novembre dello scorso anno si è concluso il trasferimento delle negoziazioni dei titoli azionari italiani sulla piattaforma TradElect dove vengono già scambiati i titoli delle società quotate a Londra. Proprio grazie a questa piattaforma comune anche le imprese italiane potranno accedere al più grande pool di liquidità europeo. Un’altra delle opportunità dell’integrazione tra Milano e Londra è stata la nascita di AIM Italia, il mercato di Borsa Italiana pensato per le piccole e medie imprese. Questo mercato offrirà la possibilità di accedere in modo flessibile ed efficiente alla più selezionata platea di investitori internazionali. AIM Italia si rivolge infatti alle Pmi più dinamiche e competitive del nostro Paese, con una formula che soddisfa le specifiche esigenze del sistema imprenditoriale italiano. Questo sarà possibile facendo leva sul know how ottenuto in 14 anni di esperienza dell’AIM, il mercato inglese dedicato alle small caps, leader mondiale con 1.600 società quotate provenienti da 40 diverse nazioni. Grazie al modello inglese, AIM Italia potrà offrire un flusso addizionale e qualificato di investimenti esteri in capitale di rischio: Londra ospita infatti una delle comunità finanziarie più importanti al mondo nel comparto delle Small&Medium Caps, grazie a fondi specializzati e dedicati alle Pmi per circa 10 miliardi di euro. Come può Borsa Italiana contribuire a una maggiore fiducia dei risparmiatori? Servono nuove leggi o maggiori sanzioni o che altro? In un momento di difficoltà come quello attuale, per contribuire a ristabilire la fiducia dei risparmiatori si sono resi necessari una serie di interventi dei Governi e delle Autorità monetarie e di vigilanza, in alcune occasioni di portata mai vista in precedenza. Queste azioni troveranno ulteriore attuazione e articolazione nel corso del 2009, anno che sarà dedicato alla messa a punto di un nuovo inquadramento per gli operatori e i mercati finanziari in genere. Nonostante fosse stata ipotizzata una chiusura temporanea delle Borse per evitare la caduta dei listini, Borsa Italiana, rimanendo aperta, ha garantito, insieme agli altri exchange e alle Banche Centrali, liquidità al sistema finanziario. Mentre 7 “In un momento di difficoltà come quello attuale, si sono resi necessari una serie di interventi dei Governi e delle Autorità monetarie e di vigilanza, in alcune occasioni di portata mai vista in precedenza” un’ondata di riscatti si abbatteva sui fondi e le banche avevano rallentato la concessione di credito e la fiducia reciproca svaniva, i mercati regolamentati hanno contribuito a fornire liquidità al sistema attraverso il collaudato modello basato su sistemi di garanzia in grado di assumersi il rischio di controparte. La chiusura delle Borse avrebbe provocato un’ulteriore diminuzione della liquidità, togliendo al mercato trasparenza, efficienza e fiducia. L’Italia è in coda alle classifiche internazionali per cultura finanziaria diffusa: come si può invertire questa tendenza? Come si può fare “education” nei confronti delle imprese ma anche del piccolo risparmiatore? Borsa Italiana è molto sensibile al tema dell’educazione finanziaria e dall’inizio del 2000 ha creato Academy, una vera e propria “corporate university”. Attraverso i suoi numerosi corsi, che nel solo 2008 hanno interessato quasi 2.000 allievi, Academy ha l’obiettivo di anticipare e interpretare l’evoluzione del contesto finanziario italiano e internazionale, attraverso le testimonianze dei professionisti del settore. Borsa Italiana è anche impegnata costantemente nell’informazione su tutti i prodotti quotati sui mercati che gestisce attraverso il proprio sito internet che costituisce un 8 People valido strumento per rendere gli investitori più consapevoli e attenti alle scelte di investimento. Tra l’altro Borsa Italiana organizza la Trading On Line Expo, la più importante manifestazione dedicata al fenomeno del trading online che è diventata negli anni un’occasione di incontro per i trader e per i piccoli investitori che possono così aggiornarsi e partecipare a corsi gratuiti tenuti da analisti, esperti finanziari ed esponenti del mondo universitario. Un altro aspetto delle attività di education di Borsa Italiana è la costante attività di informazione sulla quotazione in Borsa. La quotazione è, infatti, riconosciuta come sinonimo di crescita, competitività, salute e dinamicità del sistema economico-finanziario e del tessuto industriale. A questo scopo, Borsa Italiana organizza da diversi anni una serie di eventi sul territorio per sensibilizzare le imprese sull’opportunità del ricorso al capitale di rischio e, in particolare, della quotazione sui mercati organizzati di Borsa Italiana. Borsa Italiana sta anche portando avanti una serie di accordi con associazioni di categoria, come Andaf (Associazione Nazionale Direttori Amministrativi e Finanziari), Aifi (Associazione Italiana dei Private Equity e Venture Capital) e recentemente proprio con il Consiglio Nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili. Tutti questi accordi prevedono fra i loro principali obiettivi quello della promozione della cultura finanziaria. In particolare, l’accordo con i dottori commercialisti ed esperti contabili prevede la condivisione di un sistema integrato di obiettivi legati allo sviluppo del sistema industriale e finanziario italiano, primo fra tutti quello di formare e informare gli Ordini territoriali, gli iscritti e gli altri soggetti interessati su tematiche finanziarie di interesse comune, collegate in particolare al ricorso al capitale azionario e quello di fornire servizi di “education” che possano prevedere l’attribuzione di crediti formativi attraverso programmi di training. 10 L’etica al centro di ogni azione Francesco Distefano - Vicepresidente CNDCEC L’economia prospera e la società progredisce quando tutti gli attori coinvolti si adoperano onestamente ed operosamente a situazione attuale è caratterizzata dalla più ampia crisi economica dei nostri tempi e tutti concordano che, per far ripartire l’economia, occorre innanzitutto ripristinare, nei mercati, la fiducia. Ma la sensazione di fiducia non può essere solo invocata, bisogna che sia ispirata dagli operatori economici e dai comportamenti della gente. Essa si basa infatti sul convincimento di ciascuno di avere, come controparte, delle persone oneste. E noi consideriamo onesto colui che riteniamo creda in valori morali dignitosi e che vediamo comportarsi in coerenza con tali valori. Primo fra tutti il rispetto per la verità e il disprezzo della menzogna, motivo per cui non si può prescindere dalla coerenza tra valori dichiarati e valori praticati. Ma quali sono oggi i valori generalmente condivisi? Bisogna purtroppo prendere atto di essere arrivati al punto in cui ormai gli unici valori diffusamente praticati sono quelli legati al mito del consumismo e dell’effimero. Mentre le verità declamate e sbandierate sono solo quelle artificiosamente costruite allo L scopo di fare sensazione, confidando di poter lucrare anche sullo scalpore delle successive smentite. L’importante è che, al momento, le proprie affermazioni sortiscano gli effetti voluti. Basti pensare alle promesse elettorali, alle frodi in commercio, alle false informative finanziarie, agli scandali giudiziari, per finire alle paventate armi di distruzione dell’Iraq di Saddam Hussein. In questo dissennato prevalere della cultura del consumo su quella del risparmio e dell’investimento, vengono coinvolti non solo i beni materiali, ma anche i sentimenti e le relazioni sociali. Accade così che beni tradizionalmente considerati d’investimento, come le auto o le barche di lusso, non vengano più acquistati, bensì usati sulla base di contratti periodici e, al tempo stesso, che fondamentali relazioni sociali come il matrimonio, la famiglia, la maternità, gli affetti e le amicizie non siano più considerate durature, perché spesso prevale il desiderio di approfittarne per un breve periodo e poi sostituirle allacciandone di nuove, mentre perfino la conoscenza non viene più conquistata con lo studio ed i libri, ma presa a prestito dal web. L’andazzo generale comporta quindi che non si investe, si consuma; non si produce, ci si procura quel che si vuole (non importa con quali mezzi); non si risparmia, ma si pretende; non si accetta il sacrificio, ci si vuole solo divertire; non si coltiva la solidarietà, ma un esasperato egoismo; si è sospinti nella carriera non da sana ambizione, ma da sfrenato arrivismo: niente doveri, solo diritti. In sostanza si vorrebbe campare tutti sulle spalle degli altri e finisce invece che non si vive, si sopravvive. È allora indispensabile una netta inversione di tendenza. Occorre riacquisire il senso del dovere e la prospettiva del futuro, perché insieme con la fiducia è necessario coltivare la speranza e se questi valori non sono più predominanti, dobbiamo interrogarci su come possano essere riconquistati. Non si vuol essere catastrofisti, ma la storia ci insegna che i periodi di decadentismo si concludono in due soli modi. La prima via d’uscita sono le rivoluzioni, che scoppiano quando il popolo ha mantenuto quei valori che i potenti dominatori hanno rinnegato, ovvero quando attecchiscono fermenti L’intervento 11 “Se gli operatori sociali vogliono veramente ripristinare quel clima di fiducia che può alimentare la ripresa economica, debbono attuare una forte campagna di sensibilizzazione etica da sostenere in primo luogo con l’esempio dei loro comportamenti” filosofici fortemente innovativi e nuovi valori sovvertono quelli ormai stantii. Ma nel nostro momento storico il decadimento è troppo diffuso ed ha contaminato tutti gli strati sociali. La condizione alternativa, affinché si creino le condizioni per riconciliarsi con i valori portati dalla propria cultura e tornare ad aggrapparsi disperatamente ad essi, è che si precipiti in un grave stato di bisogno, di malattia, di indigenza. Solo così si percepisce la funzione storica, e per chi ha fede, quella trascendente, delle guerre, delle epidemie, delle carestie e della povertà. Da questa prospettiva, l’incipiente, grave crisi economica potrebbe risultare addirittura benefica e costituire il lavacro in cui ripulirsi dal vizio del consumismo, che altrimenti finirà per consumare le nostre coscienze, le nostre famiglie, la nostra cultura e il nostro sistema sociale. Se gli operatori sociali, a partire dai rappresentati politici e delle istituzioni giudiziarie, accademiche, sindacali, imprenditoriali e professionali, assieme agli organi di stampa, vogliono veramente ripristinare quel clima di fiducia che può alimentare la ripresa economica ed un’ordinata e civile convivenza, debbono tempestivamente prendere coscienza del disastro morale in atto e, prima di arrivare in fondo al baratro, in questa fase della crisi, attuare una forte campagna di sensibilizzazione etica, da sostenere in primo luogo con l’esempio dei loro comportamenti. Soltanto chi saprà dare inequivocabili segni di forte rigore e adotterà comportamenti conseguenti acquisirà fiducia. Gli altri continueranno ad essere considerati dei deplorevoli ciarlatani, ma se li metteremo in minoranza avremo ristabilito l’ordine sociale, la voglia di lavorare e produrre, e ciascun individuo potrà finalmente operare per la propria realizzazione, piuttosto che cercare, a prezzo di qualunque compromesso, una più o meno transitoria sistemazione. Quando tutti perseguono onestamente ed operosamente la propria realizzazione, l’economia prospera e la società progredisce. 12 Il ruolo delle banche di fronte alla crisi Marcello Danisi - Consigliere nazionale CNDCEC con delega alla Finanza aziendale Professionalità, trasparenza, attenzione estrema ai bisogni del cliente: sono questi gli imperativi che devono ispirare il comportamento degli istituti bancari che vogliono risollevarsi dalla crisi economica L e banche sono i soggetti più esposti nella crisi finanziaria che la comunità internazionale sta vivendo. Per questa ragione urge una riflessione profonda sul loro ruolo di fronte alla crisi. Un tema attualissimo e stimolante, che merita di essere trattato con serietà e rigore. Negli ultimi quindici anni l’evoluzione della normativa sulle banche e sui mercati finanziari ha portato mutamenti epocali tanto da un punto di vista prettamente giuridico quanto nei suoi impatti operativi. In tema di strategie ed assetti organizzativi, l’aspetto dimensionale ha assunto un ruolo centrale a garanzia della loro permanenza sul mercato. Sempre più si è andato affermando lo slogan “banca di territorio” anziché “banca del territorio”. In chiave di orientamenti di business, a causa di certi indicatori di borsa (fallibili, in verità come l’attualità conferma), si è ridotto l’orizzonte dei piani industriali. Conseguentemente, si è assistito ad un mutamento del portafoglio prodotti e strumenti offerti e si è spostata l’attenzione verso la ricerca di commissioni piuttosto che verso l’efficienza finanziaria e il soddisfacimento delle esigenze della clientela. Nel contempo, tale situazione ha generato una forte contrapposizione tra aspettative economiche di risultati per il mercato e rispetto delle regole. In tale contesto, per comprendere come intervenire occorre prima ricordare alcune questioni di fondo, sovente dimenticate. Da un lato, l’interesse generale è sancito dalla nostra Costituzione nella tutela del risparmio – che, a ben vedere, è cosa diversa dalla tutela degli investimenti tout court, non essendo eliminabile in finanza la correlazione rischio-rendimento – e, dall’altro, il sistema economico, pur vivendo della correlazione tra impieghi e investimenti industriali, non può permettersi – e a maggior ragione il nostro sistema, così tanto bancocentrico – di avere banche fragili per dimensioni, per patrimonio, per sofferenze nei crediti. Quindi, il margine d’azione delle banche non può travalicare questi limiti: trasparenza e rispetto delle regole del risparmio, efficienza nell’allocazione degli attivi creditizi. Ma, nel contempo, deve rispondere ad interessi economici difficilmente coniugabili: reddituali, per i propri azionisti e socio-economici per il territorio in cui opera. Ma allora, qual è il ruolo istituzionale della banca? Null’altro che intermediazione! E non solo nell’area degli investimenti finanziari, ma anche nell’area degli impieghi creditizi. E’ proprio per questo che la tutela del risparmio si fa anche e soprattutto con la regolamentazione specifica per la concessione dei finanziamenti e con la regolamentazione dei mercati (vigilanza indipendente). Unica eccezione sarebbero interventi una tantum a seguito di eventi particolari come quello che il mondo economico e finanziario attualmente sta vivendo (grandi default, crisi liquidità, crisi paese), a condizione che siano coordinati fra le varie autorità finanziarie dei vari paesi e che siano non misure protezionistiche, ma mirate all’effettiva tutela del L’intervento 13 foto / Sebastiano Stringola “Una banca è strumento per la tutela del risparmio e per lo sviluppo del suo territorio, ma tale strumento è efficace solo quando agisce professionalmente nel proprio ambito senza arbìtri, nè speculativi né socialmente utili” risparmio. Una banca è strumento per la tutela del risparmio e per lo sviluppo del suo territorio, ma tale strumento è efficace solo quando agisce professionalmente nel proprio ambito senza arbìtri, né speculativi né socialmente utili, e come tale – se agisce correttamente – va difesa. I rischi infatti derivano sia da potenziali interventi con legislazioni d’emergenza, tese a sanare solo un aspetto particolare di volta in volta affiorante piuttosto che a regolare il quadro d’insieme delle regole del gioco, sia da derive gestionali antieconomiche per aiuto non meritocratico al territorio. Si pensi ad un grande distretto in crisi: non si risolve il problema continuando a finanziare quegli attori imprenditoriali a prescindere dalla loro capacità singola di reagire alla crisi stessa. Ciò indebolirebbe le banche, la loro solvibilità, quindi il sistema finanziario, quindi lederebbe i capisaldi della tutela del risparmio. In fondo, la qualità del credito non è forse data da singoli crediti di qualità? Come categoria professionale, che ha pieno titolo ed esperienza per intervenire in questo stimolante dibattito, e, che tra l’altro sta promuovendo sul territorio una sempre maggiore cultura finanziaria, riteniamo che tre debbano essere gli obiettivi da perseguire. Banche solide e professionali; quindi meno attivi speculativi e maggiore corretta allocazione degli attivi creditizi, anche tramite affinamento delle regolamentazioni conosciute come Basilea2, introducendo il finanziamento su progetti se certificati da terzi accreditati (e, sul ruolo del certificatore di tali piani d’impresa, la nostra Categoria professionale è in prima linea), nel contempo riducendo il peso specifico delle garanzie patrimoniali, che grava ancora oggi sul sistema delle pmi. Strumenti di finanza innovativa; da forme più semplici, come i prestiti partecipativi, i bond di distretto, il ruolo dei confidi come banche di garanzia, a forme più complesse, come il private equity, il placement di obbligazioni corporate, le operazioni straordinarie d’impresa: tutto andrebbe rivisitato con una legislazione che premia tali forme alternative al credito ordinario e al servizio di una più efficace crescita dimensionale e competitiva delle pmi. Centralità dei bisogni del cliente; se solo rispettando la correlazione “rischio-rendimento”, che è una variabile soggettiva, si può dire di essere dei bravi gestori di capitale, proprio o dei clienti, occorre allora maggiore professionalità, più trasparenza informativa sui prodotti e nei comportamenti banca-cliente e, ancora, evitare conflitti di interesse tra fabbrica prodotti e rete di distribuzione. E, non meno importante, Authorities di vigilanza – quale che sia il quadro regolamentare che le riguarderà in un prossimo futuro – attive ed indipendenti. 14 Ritornare a sostenere l’economia reale Francesco Maria Renne - Presidente Commissione Finanza innovativa del CNDCEC Banche e imprese devono riportare l’economia reale al centro delle loro scelte gestionali, abbandonando gli eccessi di finanza fine a se stessa e reazioni sui mercati di questo ultimo periodo hanno scontato l’effetto “panico” degli investitori (anche nei comportamenti di alcuni gestori finanziari istituzionali), un effetto amplificatore dei media, una scarsa trasparenza sugli attivi delle banche (che determina crisi di fiducia generalizzata e dubbia attendibilità sui dati di bilancio), una carenza di controlli istituzionali (soprattutto nel caso USA , meno nell’Eurozona), una forte incertezza nelle risposte sistemiche da parte dei Governi (o la loro presunta inefficacia, in alcuni casi) e, soprattutto, una marcata azione speculativa ribassista. In tale contesto, però, le reazioni paiono eccessive ed irrazionali: l’economia reale (pur ormai in recessione) era già in rallentamento da oltre un anno ed il fatto era noto ai mercati, essa non è la causa della crisi finanziaria – è invero quest’ultima che ha agito da acceleratore del calo del ciclo economico già in atto – e appare minimo il rischio di fallimenti bancari in Italia. Uno sguardo razionale ai problemi derivanti dalla crisi dei mercati finanziari può consentirci di individuare alcuni aspetti peculiari L con cui il sistema imprenditoriale italiano, costituito essenzialmente da Pmi, e con esso la nostra professione, dovrà confrontarsi nel prossimo futuro. Finora è stata una crisi “di carta”; l’anello di congiunzione con il mondo reale (quello fuori dalle borse e diverso dagli speculatori, che già si confronta con un rallentamento dell’economia che ci sarebbe stato comunque) è il rischio di riduzione delle esposizioni creditizie (in volumi o tramite innalzamento dei tassi) che, se effettuato a livello sistemico, danneggerebbe il sistema imprenditoriale. Se le istituzioni finanziarie (alcune a corto di liquidità, altre per prudenza eccessiva) drenassero liquidità al sistema imprese (effetto cd. di credit crunch) si rischierebbe di generare problemi all’economia reale e, in particolar modo, al sistema delle Pmi. Se occorre dire con molta chiarezza che, ad oggi, non tutte le banche stanno agendo verso una riduzione del tasso degli impieghi e che quindi l’effetto sistemico è, per ora, solo un “rischio” futuro, occorre anche dire che, a ben vedere, è un “rischio” talmente pericoloso da doverlo scongiurare in tutti i modi. Sul tema va detto che solo apparentemente le banche, riducendo i volumi, riducono il rischio: in effetti, riducono sì l’esposizione al danno (loss given default, per Basilea2) ma, aggravando le tensioni finanziarie alle imprese clienti, se tale riduzione fosse sistemica, ne aumentano il rischio soggettivo (PD, probability of default) e non ne beneficierebbe la qualità degli attivi nei bilanci bancari. In ogni caso, poiché nei modelli di rating di accesso al credito bancario la componente della capacità di autofinanziamento derivante dal ciclo aziendale e lo spostamento delle scadenze a medio termine (anche tramite operazioni di “consolido” del debito) danno effetti addirittura migliori delle componenti reddituali o patrimoniali classiche, sarebbe ora essenziale, come risposta da parte delle imprese, mantenere il più possibile “liquida” la struttura aziendale. In un orizzonte strategico, oltre ad alcuni interventi possibili (e parzialmente già introdotti) da parte del legislatore, occorre – da parte di tutti gli attori del mercato, siano essi banche, imprese o professionisti – portare la massima attenzione a temi quali la trasparenza informativa nei bilanci, l’attenuazione dei conflitti di interessi sui mercati finanziari, e, soprattutto in questo momento, L’opinione 15 “La ‘finanza innovativa’ deve tornare ad essere prioritariamente volano per l’economia e non una fabbrica di ‘castelli di carta’: solo così potrà costruirsi un nuovo scenario a sostegno del sistema imprenditoriale e a tutela del risparmio” riportare al centro delle scelte gestionali (delle banche e delle imprese) la “finanza per l’economia reale”, abbandonando taluni eccessi di “finanza per la finanza”. Invero, proprio perché l’innovazione (anche finanziaria) crea sempre “valore”, occorre ricordare che, per essere “stabile” nel tempo, la “finanza innovativa” deve tornare ad essere prioritariamente volano per l’economia e non una fabbrica di “castelli di carta”: solo così potrà costruirsi un nuovo scenario a sostegno del sistema imprenditoriale e a tutela del risparmio. Ecco perché la professione deve impegnarsi su questi temi, accompagnando le imprese alle prese con Basilea2 ed il mutato clima di accesso al credito, ponendosi come “perno” delle scelte di capitalizzazione e di struttura finanziaria aziendale, e anche utilizzando strumenti di accesso ai capitali, diversi al variare delle dimensioni delle imprese assistite, come le strutture di garanzia (Confidi) o l’accesso al mercato borsistico per le Pmi (opportunità, questa, scaturita con l’integrazione di Borsa Italiana con il London Stock Exchange). Non meno importante è il ruolo che le Istituzioni, anche locali, della nostra Categoria possono svolgere per stimolare questi “comportamenti consapevoli” e diffondere cultura finanziaria sul territorio, anche esercitando opportuna moral suasion sulle banche locali (indifferentemente se piccole realtà o appartenenti a grandi gruppi: in entrambi i casi sono interessate al dialogo) al fine di prevenire la situazione, rendere più fluido il rapporto banca-impresa e far emergere la centralità del ruolo del dottore commercialista in questi processi. È, in sintesi, il messaggio del Consiglio Nazionale e anche la linea guida dell’attività della Commissione di studio “Finanza innovativa e nuovi orizzonti professionali”, come facilmente riscontrabile dal documento sulla crisi finanziaria pubblicato sul sito nazionale e dall’impegno a portare “sul” territorio questi temi tramite specifiche iniziative convegnistiche organizzate congiuntamente agli Ordini territoriali. 16 Quale destino della finanza strutturata dopo la crisi Amedeo Sacrestano Consigliere Ordine di Nocera Inferiore e delegato alla Cassa di Previdenza dei Dottori Commercialisti Ragioni etico giuridiche alla base del disfacimento del sistema economico mondiale. Ricreare un clima di fiducia ’è ancora spazio per la finanza “innovativa” dopo la crisi? È questa una domanda ricorrente negli attuali mesi segnati, più che dalla recessione, dalla profonda messa in discussione del modello di sviluppo che ha guidato l’economia negli ultimi decenni. Ci può essere ancora utilità e, soprattutto, praticabilità nell’utilizzo di forme strutturate di rapporti giuridico finanziari? È un modo diverso di porsi la stessa domanda, che equivale a dire: si porrà un limite alla ricerca di architetture contrattuali complesse per il contemperamento di esigenze economiche diverse e multiformi? La risposta può essere più o meno ardita, a seconda dell’ottica che si utilizza nel gettare in avanti lo sguardo ad immaginare il mondo e la società che verranno. Probabilmente, una visione equilibrata ci può far ritenere che si continuerà, anche in futuro, a perseguire utilità differenti, eppure convergenti, nell’utilizzo di forme di finanza strutturata e innovativa. Lo si farà, forse, con un C approccio diverso o, forse, anche uguale a quello che ha contraddistinto il governo dei sistemi economici dell’ultimo decennio: tutto dipenderà dal livello di maturità culturale col quale la collettività guarderà e comprenderà detti fenomeni o, almeno, i fondamenti dei relativi istituti giuridico contrattuali. L’attuale crisi dell’economia è più una caduta di fiducia generalizzata verso il futuro e, probabilmente, verso il prossimo, che una congiuntura negativa legata al disfacimento di un determinato paradigma di società (almeno, nel mondo evoluto). Se così è, il problema non può che risolversi con una diversa attenzione alla legalità ed equità sostanziale nei rapporti economici. Ritorna, così, al centro dell’attenzione il tema della tutela della fede pubblica; quello della “certificazione” di determinate situazioni e stati di fatto; il tema dell’assunzione di responsabilità nella qualificazione e interpretazione di rapporti giuridici e fenomeni economici. Insomma, si riapre con maggiore forza (deve riaprirsi, con rinnovato interesse) una discussione politica e istituzionale sul ruolo del professionista economico giuridico nelle società moderne. Sulla figura che l’ordinamento futuro vorrà (o non intenderà) darsi per l’interpretazione univoca (e secondo standard condivisi) di fatti, relazioni e dinamiche economiche finanziarie. Il cammino verso il miglioramento delle condizioni dell’esistenza umana non può arrestarsi; la crescita dell’economia e il perseguimento di migliori condizioni di benessere mondiale sono connaturati alla stessa esistenza dell’uomo. Se così è, appare evidente che occorre ricreare un clima di fiducia nella strutturazione e, soprattutto, nella tenuta dei negozi giuridici che legano i destini degli uomini nella realizzazione di imprese complesse. È fin troppo semplice affermarlo. Ben diverso perseguirlo e praticarlo. In Italia, il decreto legislativo n. 139 del 2005 stabilisce che agli iscritti nell’Albo dei dottori commercialisti e degli esperti contabili “è riconosciuta competenza specifica in economia aziendale e diritto d’impresa e, comunque, nelle materie economiche, L’opinione finanziarie, tributarie, societarie e amministrative”. Un’affermazione probabilmente troppo generica, che richiederebbe un rafforzamento delle prerogative, anche agganciato ad un innalzamento delle responsabilità. Se l’oggetto della professione comprende (tra l’altro) la “redazione di perizie e consulenze tecniche, le ispezioni e le revisioni amministrative, la verificazione e ogni altra indagine in merito all’attendibilità di bilanci, conti, scritture e ogni altro documento contabile delle imprese ed enti pubblici e privati”, ciò deve avvenire secondo standard ancora più vincolanti e uniformi, oltre che attraverso l’impiego di più efficaci meccanismi di autogoverno della Categoria, compensati dall’esclusiva su alcune funzioni da svolgere a piena (e reale) tutela della fede pubblica. Alla maggiore assunzione di responsabilità del professionista economico giuridico nella “certificazione” di natura e dimensione di stati di fatto e interrelazioni tra soggetti, deve corrispondere una sempre maggiore qualificazione tecnica del medesimo professionista e la necessaria attribuzione allo stesso, giuridicamente vincolante in più fenomeni e situazioni, della funzione di “interpretazione oggettiva dei fenomeni”, finalizzata alla tutela della fede pubblica. Non può che essere questa la soluzione. Semplice a dirsi ma difficile a farsi, poiché lunga e tortuosa è la strada che deve essere percorsa dalla Categoria e dalla Collettività per maturare la consapevolezza che c’è bisogno di un approccio nuovo alla “revisione e formulazione di giudizi o attestazioni “Il cammino verso il miglioramento delle condizioni dell’esistenza umana non può arrestarsi; la crescita dell’economia e il perseguimento di migliori condizioni di benessere mondiale sono connaturati alla stessa esistenza dell’uomo” 17 in merito ai bilanci di imprese ed enti” che il decreto legislativo 139 già attribuisce al dottore commercialista, ma in maniera non esclusiva e non per tutte le situazioni. Se questo professionista deve operare “valutazioni d’azienda”; se deve essere “curatore, commissario giudiziale e commissario liquidatore nelle procedure concorsuali, giudiziarie e amministrative, e nelle procedure di amministrazione straordinaria”; se deve essere “ausiliario del giudice” e “componente di organi di controllo o di sorveglianza”; se deve poter “predisporre studi e ricerche di analisi finanziaria aventi a oggetto titoli” o valutare la “programmazione economica negli enti locali; se deve “asseverare business plan per l’accesso a finanziamenti pubblici e monitorarne l’utilizzo” deve poterlo fare in maniera esclusiva, a tutela della certezza del diritto e tutela della fede pubblica. Assumendosene tutte le responsabilità, ma facendo pienamente superare al “non addetto ai lavori” i tanti aloni d’incertezza e indeterminazione che troppo spesso contraddistinguono la rappresentazione e interpretazione dei fenomeni economici. Gli esseri umani, nelle società moderne, hanno funzioni e prerogative particolari in ragione della loro competenza tecnica di base e della qualificazione giuridica che viene attribuita alle loro opere e valutazioni. Il dottore commercialista ed esperto contabile ne ha e può averne di diverse, a patto che la Collettività intenda attribuirgliele ed Egli stesso lo voglia. 18 Alleati del territorio per lo sviluppo e l’internalizzazione Alessandro La Porta - Head of Territorial Relations Department – UniCredit Group S.p.A. Conoscere il territorio e relazionarsi con gli attori che lo rappresentano per costruire un processo di sviluppo solido e stabile a capacità di competere in un ambito internazionale ampliando le opportunità di sviluppo e, al contempo, la capacità di valorizzare l’esperienza e i talenti locali consolidando la propria posizione di mercato, costituiscono una condizione importante per affrontare la mutevolezza degli scenari socio economici soprattutto in momenti critici come quello attuale. In particolare, il territorio diventa un tassello centrale da cui partire per costruire un contesto di sviluppo solido e per cogliere nuove opportunità di business. Per contribuire ai processi di sviluppo è necessario conoscere il territorio, cogliere le dinamiche di trasformazione dei fenomeni socioeconomici locali, individuare e promuovere le potenzialità specifiche. Per comprendere un territorio è, inoltre, necessario saper ascoltare e relazionarsi con gli attori che lo rappresentano. L’esperienza mi ha insegnato come le “libere professioni” siano profonde conoscitrici delle “pieghe” economico sociali dei territori nei quali operano. Tra queste, quella del commercialista è di sicuro di “riferimento”, essendo L caratterizzata, oltre che evidentemente da una elevata e specifica competenza professionale, da una duttilità, un’elasticità essenziali per leggere, accompagnare e talvolta disegnare l’evoluzione delle dinamiche socio-economiche, figlie di continui mutamenti dei mercati, degli operatori economici e delle loro stesse necessità. È per questo che è da sempre nostro obiettivo stringere collaborazioni con le libere professioni così come accade anche attraverso le attività dei nostri Comitati Territoriali, organismi consultivi presenti nelle diverse aree territoriali che rappresentano l’Italia da Nord a Sud, a cui partecipano figure chiave di un determinato territorio e cioè, oltre ai liberi professionisti, referenti dell’imprenditoria, dell’associazionismo di categoria, delle autonomie funzionali, della cultura, del volontariato e della ricerca. I Comitati si propongono di connettere sempre più reti locali e reti globali, facilitando l’individuazione di nuove opportunità di business e costituiscono uno strumento fondamentale di lettura e interpretazione di quanto avviene nelle comunità territoriali. Un vero e proprio canale di confronto e scambio tra cultura dell’impresa e cultura del territorio attraverso un costante e continuativo rapporto con le istituzioni e le rappresentanze economiche. Uno strumento efficace che, oltre a supportare l’individuazione delle opportunità di crescita, costituisce anche un ponte tra il territorio e le Banche anche per il finanziamento dei progetti. Un esempio concreto di iniziativa bancaria per lo sviluppo sono i “bond di distretto” e “di territorio”, veri e propri strumenti finanziari che, attraverso la partnership con i Consorzi Fidi che svolgono un fondamentale ruolo di garanzia, mettono a disposizione delle piccole e medie imprese finanziamenti a medio e lungo termine contenendo il ricorso all’indebitamento bancario. Altre iniziative utili sono per esempio partnership con Associazioni di categoria e Consorzi Fidi per rendere disponibili finanziamenti destinati alle aziende di piccole dimensioni che potranno così contare su crediti sia a breve termine per il rafforzamento della gestione del circolante aziendale, sia a medio- L’opinione 19 “Un accordo tra CNDCEC e UniCredit per instaurare una partnership operativa sull’internazionalizzazione mettendo a fattore comune competenze tecniche, capacità organizzative e radicamento territoriale” lungo termine per effettuare i propri investimenti. Ritengo che tra le diverse aree progettuali, quella legata allo sviluppo e all’accompagnamento delle imprese nei rapporti con e tra operatori internazionali, è sicuramente una di quelle cardine. Proprio per fare un esempio concreto, quest’anno, dopo l’edizione pilota del giugno 2008 a Brescia, proporremo di nuovo un tour a tappe che interesseranno da Nord a Sud le diverse realtà aziendali italiane. L’iniziativa che intende mettere a disposizione degli imprenditori tutta l'esperienza che abbiamo maturata in Centro-Est Europa, si propone come un aiuto concreto per le piccole e medie imprese che guardano all’Est come ad una opportunità di crescita economica e produttiva. Ancora, ad ulteriore conferma della centralità del tema della internazionalizzazione e della primaria considerazione nei confronti della categoria professionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili, ricordiamo che lo scorso mese di luglio è stato firmato un accordo tra il CNDCEC ed UniCredit Corporate Banking, al fine di instaurare una partnership operativa che realizzi al meglio gli obiettivi prefissati dalle parti sull’internazionalizzazione, mettendo a fattore comune competenze tecniche, capacità organizzative e radicamento territoriale. Le principali attività caratterizzanti la collaborazione sono: - organizzazione di eventi (convegni, workshop, ecc.) da parte del CNDCEC con la partecipazione in qualità di partner della Banca, con particolare riferimento al tema dell’internazionalizzazione delle Pmi; - disponibilità da parte della Banca ad erogare servizi informativi sui paesi ove il Gruppo UniCredit è presente, sia direttamente che tramite società esterne specializzate; - individuazione di percorsi formativi da inserire nei programmi di Formazione Professionale Continua (FPC) degli iscritti ai quali partecipi personale specializzato della Banca che supportino l’attività dei professionisti impegnati nell’assistenza ai propri clienti; - possibilità da parte del personale specializzato della Banca di partecipare ad incontri congiuntamente ai professionisti interessati con i propri clienti in modo da migliorare la qualità delle attività di consulenza fornita dai medesimi professionisti; - individuazione di servizi finanziari per l’internazionalizzazione dedicati, da proporre alle imprese clienti degli iscritti del CNDCEC. Fuori Campo Niente fiducia, niente finanza Giannetti È sul ritorno della fiducia che si gioca la possibilità di ripresa dei mercati borsistici. Certezza e trasparenza rappresentano due ottimi punti di partenza a fiducia dei cittadini nel mondo della finanza è ai minimi storici. Del resto, anche a prescindere dall’esistenza di periodi di crisi più o meno conclamati e più o meno gravi, le persone, quando entrano in banca, sono solite dimostrare una notevole dose di diffidenza. Come quando si va al mercato e tutti cercano di venderti le proprie mercanzie, con l’aggravante che in questo contesto i prodotti non li vedi e ancor meno li capisci. Figuriamoci dunque quale può essere l’approccio quando si verificano eventi su scala planetaria che danno concretezza ai sospetti più atroci. È il momento di gloria del risparmiatore paranoico, il quale cessa automaticamente di essere tale per assumere la ben più prestigiosa qualifica di risparmiatore accorto o, se si preferisce, avveduto. Tutti quelli che lo hanno sempre sbeffeggiato, classificandolo come un divertente rompi scatole con parecchio tempo libero, improvvisamente guardano a lui e ascoltano il Verbo. Per fortuna, simili momenti di gloria sono passeggeri e, nel giro di poco, torna alla sua giusta dimensione folkloristica chi vive nella perenne convinzione che il mondo intero sia nella sostanza un artifizio assemblato L ad arte per cercare di fregarlo, con l’attiva e carognosa collaborazione di tutti coloro che lo abitano. Resta però il fatto che, questa volta, le banche e tutti coloro che operano nel mondo della finanza ci hanno messo davvero del loro per dare ragione a chi ne pensa tutto il male possibile. Basti pensare soltanto ai prodotti derivati e al modo in cui sono stati propinati ad aziende ed enti pubblici. Più agli enti pubblici che alle aziende, per la verità, ma solo perché quando a pagare il conto è Pantalone c’è, stranamente, una assai maggiore serenità nel lasciarsi abbindolare. Quanto meno a livello di tentativo, è fuori di dubbio che l’offerta di questi prodotti finanziari fortemente speculativi, ove non proposti realmente per finalità di mera copertura dei rischi, è stata avanzata in questi anni, con insistenza ed una certa capillarità, non soltanto nei confronti di pubbliche amministrazioni. A fronte di questo, tuttavia, è praticamente impossibile trovare un soggetto che si ritenga concretamente responsabile di quanto avvenuto. Né per quanto concerne la responsabilità verso gli azionisti di banche che, a forza di collocare titoli spazzatura, pur di dare l’illusione nell’immediato di grandi performance aziendali, hanno finito per andarci loro stesse nel cassonetto dei rifiuti. Né per quanto concerne la responsabilità verso i sottoscrittori di prodotti finanziari tanto complessi, quanto ottimi per le esigenze di chi li vendeva (il solito budget per calcolare poi i premi), assai meno per quelle di chi li sottoscriveva. Praticamente, la crisi ha chiarito che nella generalità degli istituti di credito vi sono anzitutto due ruoli da cui parrebbe impossibile prescindere in sede di formalizzazione di un organigramma. In primo luogo, i geni del male, ossia quelli che architettano scientemente follie finanziarie, quali il sistematico collocamento di derivati finanziari vestiti da prodotti di copertura, costruendoli però con caratteristiche reali di ben altra natura. In secondo luogo, i piazzisti di pentole, ossia quelli che materialmente propongono e consigliano operazioni che si rivelano poi di una rischiosità inaudita e rispetto alle quali si pongono, a cose fatte, come i primi ad essere stupefatti e addolorati per le conseguenze dei loro brillanti suggerimenti. Cronache dei giornali alla mano, sembrerebbe che i piazzisti di pentole siano assai più numerosi dei geni del male. Probabilmente anche perché questi ultimi, in linea con la denominazione 21 della loro qualifica aziendale, sono maggiormente abili a defilarsi quando iniziano i primi seri scricchiolii. Sta di fatto che, fino a quando non verrà ricostruito un clima di fiducia, sarà semplicemente impossibile una ripresa dei mercati borsistici. Quando ci si muove in contesti che si caratterizzano per una complessità tecnica particolarmente elevata, la fiducia è il motore immobile che tutto muove. Il mondo della finanza è oggettivamente complesso, non appena si esce dal recinto del rendimento previsto a fronte di un deposito di denaro o di qualche titolo obbligazionario. Come si può ricostruire questo clima di fiducia? Ad esempio, licenziando tutti quelli che lavorano in banca, per sostituirli con il personale delle società che gestiscono la raccolta dei bagagli negli aeroporti italiani. In questo caso, infatti, si cesserebbe di vivere con l’angoscia di affidare i propri soldi a chi potrebbe farli sparire e con il dubbio di affidare le proprie scelte di investimento a chi potrebbe veicolarle verso destinazioni ben diverse da quelle che avresti voluto che prendessero. Niente angosce e dubbi: solo certezze. Altrimenti, si potrebbe pensare di trasformare le filiali degli istituti di credito in altrettanti casinò, con tavoli verdi al posto delle scrivanie e slot machine al posto dei bancomat. Anche questa soluzione, infatti, consentirebbe di porre in essere un’operazione di vera trasparenza nella comunicazione alla clientela del grado di rischio e della volatilità delle forme di investimento del proprio denaro, superando in tal modo tutte le fastidiose ambiguità che spesso caratterizzano il rapporto tra istituti di credito e risparmiatori. Converrete che certezza e trasparenza, al di là del merito di ciò che in concreto garantiscono e, rispettivamente, lasciano trasparire, sono due ottimi punti di partenza per ricostruire un clima di fiducia tra le parti. In subordine, ma solo se avanza tempo, si potrebbero fare alcuni interventi legislativi mirati sui principi di rendicontazione contabile, sui criteri di remunerazione dei top manager degli istituti di credito, sui modelli di governance societaria e, non ultimo, sui problemi concernenti il cumulo degli incarichi. Proprio una recente indagine dell’Antitrust ha dimostrato, con dovizia di numeri, che, soprattutto in ambito finanziario, esiste un problema oggettivo in relazione al numero di incarichi di amministrazione in diverse società ricoperti da medesimi soggetti. Fino a oggi il legislatore ha preferito fingere che il problema del cumulo risiede solo negli incarichi di controllo ed ha il suo presupposto nel tempo che il singolo professionista può ragionevolmente dedicare ad adempiere il suo ruolo nei confronti di ciascuna società soggetta al suo controllo. Forse è tempo che riconosca la priorità del problema sul fronte degli incarichi di amministrazione ed il suo presupposto nell’elevazione del problema del conflitto di interessi da anomalia di sistema a vera e propria regola di vita del sistema Italia. CNDCEC-Report L’attività di gennaio a cura di Francesca Maione - CNDCEC Antiriciclaggio Il Consiglio Nazionale ha approvato lo scorso 14 gennaio 2009, le osservazioni al documento dell’Ufficio di Informazione Finanziaria recante i nuovi indicatori di anomalia per l’individuazione di operazioni sospette, per i professionisti e i revisori, sottoposto a consultazione nei mesi scorsi. Pur esprimendo apprezzamento per l’avvio del confronto sul complesso tema dei nuovi indicatori di anomalia, il Consiglio Nazionale ha però manifestato molteplici perplessità sui contenuti della bozza di provvedimento sottoposto a consultazione, con particolare riferimento all’introduzione, in via interpretativa, di obblighi ulteriori non previsti dal D.lgs. n. 231/2007 ed alla scarsa correlazione delle ipotesi individuate dagli indicatori proposti con lo specifico rischio di riciclaggio e di finanziamento del terrorismo. Il Consiglio Nazionale ha, ancora una volta, ribadito la necessità di una profonda revisione dell’impianto normativo al fine di realizzare un quadro operativo conforme alle indicazioni provenienti dal legislatore comunitario e, al medesimo tempo, realmente coerente rispetto al contesto professionale al quale tali indicazioni operative sono destinate. Il documento è pubblicato sul sito del Consiglio Nazionale, nella Sezione “Studi e ricerche, Commissioni Antiriciclaggio”. Mandato professionale Definito, dal Consiglio Nazionale, un facsimile di lettera di incarico professionale che disciplina adeguatamente il rapporto professionale e prevede una serie di accordi ed obblighi volti a garantire la massima tutela del professionista e del cliente. La lettera d’incarico professionale, elaborata con l’ausilio dei Gruppi di Studio “Tariffa professionale” e “Tariffa consulenti”, costituisce un ausilio per il professionista che, in ogni caso, rimane libero di disciplinare il rapporto con il cliente nei modi ritenuti più opportuni. Il facsimile è consultabile sul sito internet www.cndcec.it, nella sezione “Tariffa professionale e Assicurazione RC” dell’area “Studi e ricerche – Commissioni”. Borsa Italiana – CNDCEC È stato siglato, il 23 gennaio a Roma, presso la sede del Consiglio Nazionale, l’accordo tra CNDCEC e Borsa italiana che mira a formare gli iscritti sulle problematiche relative al ricorso al capitale azionario e sul ruolo del professionista nel processo di quotazione in Borsa, sensibilizzando le imprese sull’opportunità della quotazione sui mercati organizzati e gestiti da Borsa Italiana. La collaborazione tra CNDCEC e Borsa Italiana, che prevede anche la creazione di un apposito tavolo tecnico, riserva un ruolo strategico alla formazione dei professionisti, prevedendo per gli Ordini territoriali dei commercialisti servizi di “education” con l’attribuzione di crediti formativi grazie a programmi di training sul ruolo attribuito agli iscritti all’Albo dei dottori commercialisti e degli esperti contabili nel processo di preparazione alla quotazione, nella fase di quotazione e nell’affiancamento post quotazione. CNDCEC e Borsa Italiana si impegnano inoltre a promuovere congiuntamente sia la quotazione CNDCEC Report nei mercati finanziari, sia il ruolo del commercialista nell’ambito del processo di quotazione. L’accordo prevede inoltre la creazione di un apposito “elenco” di professionisti qualificati nelle materie finanziarie, iscritti nella sezione A dell’Albo, che possano garantire, pur nell’assoluta libertà di mercato, adeguati standard qualitativi e professionali ed essere punto di riferimento sia nel processo di quotazione e post-quotazione sia nella governante societaria delle imprese. Il CNDCEC si occuperà dell’identificazione degli iscritti all’elenco individuandoli tra i professionisti che hanno seguito specifici corsi di specializzazione nelle materie finanziarie in tema di processi di quotazione, analisi finanziarie, risk management e governance societaria. Responsabile per il CNDCEC del coordinamento delle iniziative scaturenti dall’accordo sarà lo stesso Consigliere Nazionale delegato all’area finanza aziendale, Marcello Danisi, che ha curato, tra l’altro, l’intera iniziativa. Il testo dell’accordo è consultabile sul sito del Consiglio Nazionale. Relazione sulla gestione per il bilancio dell’esercizio 2008 Il Consiglio Nazionale ha approvato lo scorso 14 gennaio 2009 il documento Relazione sulla gestione per il bilancio dell’esercizio 2008 alla luce delle novità introdotte dal D. Lgs. n. 32/2007 realizzato, con il supporto tecnico della Commissione nazionale di studio per le norme e i principi contabili, al fine di fornire agli interessati un vademecum operativo per l’adempimento della nuova informativa richiesta dal legislatore. Il documento, interpretativo delle novità informative nella relazione sulla gestione che vede per la prima volta l’ingresso nell’informativa finanziaria italiana generale degli indicatori di risultato e dell’informativa non finanziaria relativa all’ambiente ed al personale, è in fase di pubblicazione sul portale del Consiglio Nazionale. 23 Istituto di Ricerca dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili Un’interpretazione quasi autentica del nuovo project financing L’Autorità di vigilanza chiarisce il significato del correttivo e stabilisce i requisiti dello studio di fattibilità Maria Elena Puzzo - IRDCEC L’Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture ha pubblicato, lo scorso 15 gennaio, le nuove Linee guida per la finanza di progetto e gli studi di fattibilità. Un documento (diviso in due parti) molto atteso e di straordinaria rilevanza, non solo per centrare l’obiettivo di riduzione del deficit infrastrutturale del Paese, ma anche per l’attività specifica del dottore commercialista ed esperto contabile. È noto che il cosiddetto “terzo decreto correttivo al codice dei contratti pubblici” – posto in essere ad opera del D.lgs. n. 152/2008 – ha radicalmente modificato la disciplina del project financing del Testo unico degli appalti (D.lgs. n. 163/2006). È, ora, del tutto nuova la procedura per I’affidamento delle concessioni di lavori pubblici con l’utilizzo, totale o parziale, di risorse private: il novellato testo dell’articolo 153 del Codice introduce, infatti, la necessità, per la Pubblica amministrazione, di operare una scelta preliminare tra la “classica” procedura di affidamento delle concessioni di lavori pubblici (articolo 143 del codice) e le due nuove procedure stabilite dall’art. 153. Confermata, infine, una terza procedura, grazie alla quale i soggetti privati possono superare l’eventuale inattività dell’ente pubblico. Sulla scia di tale modifica normativa, l’Autorità ha fornito un proprio contributo, producendo uno strumento prevalentemente di chiarimento. Con esso - oltre a specificare il significato concreto di alcuni passaggi delle nuove norme – si è rimarcata la fondamentale importanza dello studio di fattibilità, per il quale le linee guida prescrivono l’elaborazione “con la massima cura e completezza, in modo da consentire ai privati di investire in progetti realizzabili in tempi rapidi e a costi certi”. In tale ambito, il ruolo del professionista economico giuridico può (e deve) essere di straordinaria rilevanza. Per l’Autorità, lo studio di fattibilità assume ora la duplice valenza di atto propedeutico all’inserimento delle iniziative negli strumenti di programmazione e di fondamentale documento a base di gara, nella nuova procedura ex articolo 153 del Codice. Per esso, il documento varato lo scorso 15 gennaio prova a individuare i contenuti minimi e indefettibili, richiamando (e facendo proprio) anche il contenuto della Guida per la certificazione degli studi di fattibilità, elaborata il 12 giugno 2003 dalla Rete dei Nuclei di Valutazione e Verifica degli investimenti pubblici. L’intervento è quanto mai opportuno poiché, lo si rammenta, né il Codice degli appalti né il DPR n. 554/1999 prevedono una disciplina specifica dello Studio di fattibilità, sia dal punto di vista dei contenuti che del procedimento di elaborazione. Esso, viene chiarito, deve consentire l’acquisizione delle necessarie autorizzazioni preliminari, in virtù della completezza e dell’affidabilità dei suoi contenuti, ma deve altresì mantenere uno spazio per la creatività dei concorrenti nella partecipazione alle successive gare. Un obiettivo non semplice da centrare, tenuto anche conto che il medesimo documento deve contenere anche tutte le informazioni essenziali per l’individuazione dei requisiti dei concorrenti nonché dei criteri di valutazione delle proposte e della loro relativa ponderazione. 27 In aggiunta all’importo presunto dell’intervento (da effettuarsi mediante computo metrico estimativo di massima), lo studio di fattibilità deve contenere, per l’Autorità, specifici contenuti tecnico progettuali, giuridico amministrativi (compresi quelli urbanistici) ed economico finanziari; deve identificare le principali categorie di rischio connesse alla realizzazione e gestione del progetto e dimostrare il livello di fattibilità amministrativa, tecnica, economica e finanziaria del progetto. Il documento deve essere in grado di trasformare l’iniziale idea progetto in una specifica ipotesi di intervento, “attraverso I’identificazione, la specificazione e la comparazione, ove possibile, di più alternative atte a cogliere modalità diverse di realizzazione dell’idea originaria e consentire all’autorità politico-amministrativa competente di assumere una decisione fondata e motivata”. Uno Studio completo e attendibile assicura - per l’Autorità e per quanto possibile - la sicurezza della bancabilità delle proposte dei concorrenti, espresse nel piano economico finanziario. Come noto, la realizzazione delle infrastrutture può avvenire o mediante la formula dell’appalto con risorse totalmente a carico dell’amministrazione, o mediante una delle formule di Partenariato Pubblico Privato (PPP). È per tale motivo che, con lo Studio di fattibilità, è necessario valutare preliminarmente, da parte delle amministrazioni pubbliche, se sia conveniente procedere ad una forma di PPP oppure, diversamente, ricorrere ad un contratto di appalto più tradizionale. Se è vero che tale analisi va effettuata in modo differenziato (in rapporto alle caratteristiche e dimensione dell’intervento che si prevede debba essere realizzato e alle risorse economiche disponibili) è altrettanto vero - sempre per l’Autorità - che la verifica del modello più adatto di PPP è una componente essenziale dello Studio di fattibilità. L’approccio al Partenariato Pubblico Privato deve avere l’obiettivo di raggiungere la condizione ottimale dei costi complessivi del progetto e della qualità dei servizi erogati (quello che gli anglosassoni chiamano, sinteticamente, Value for Money). Essa viene valutata attraverso le procedure del Public Sector Comparator, che si basa sul confronto del Valore Attuale Netto (VAN) dei costi e dei ricavi generati nelle due diverse soluzioni di appalto o di concessione. La differenza tra i valori indicati rappresenta la misura del Value for Money, ovvero il risparmio sui costi di un’alternativa rispetto all’altra. In tale scia, per l’Autorità, lo Studio di fattibilità deve accertare la bontà dell’iniziale ideaprogetto, la sua convenienza rispetto agli impieghi alternativi delle risorse e individuare le modalità di realizzazione dell’idea originaria più realistiche e promettenti. Se ciò è vero, tra gli altri elementi esso deve contenere: l’analisi dei costi gestionali in fase di esercizio, nella quale devono essere descritti i costi monetari ed economici correlati alla gestione del progetto; l’analisi di fattibilità finanziaria (analisi costi e ricavi), mediante la quale deve essere individuato il flusso finanziario generato dalla gestione e a valle della quale occorre elaborare la cd. “matrice dei rischi”, che deve evidenziare l’allocazione del tipo di rischio e su chi ricade (amministrazione o partner privato); l’analisi di fattibilità economica e sociale (analisi costi e benefici), con la quale occorre tenere conto anche dei benefici sociali di alcune delle opere realizzate. Per tutte queste indagini, il ruolo di un professionista esterno, competente ed autonomo, rivestono carattere di essenzialità, per semplificare i processi e renderli più trasparenti. 29 Focus legislativo I provvedimenti in fase di discussione di maggiore interesse per la professione economico-contabile di Davide Persico, CNDCEC Atto: Camera n. 1783 Proponente: on. Alberto Fluvi (Partito Democratico) ed altri Oggetto: Modifiche ai decreti legislativi 31 dicembre 1992, n. 545 e n. 546, per il riordinamento della giustizia tributaria Iter: assegnato alla Commissione Giustizia della Camera La proposta di legge è diretta ad apportare alcune novità in materia di giustizia tributaria. In particolare viene prevista una nuova denominazione degli organi giudiziari tributari di primo grado (Tribunale tributario) e secondo grado (Corte d'appello tributaria). Dalla proposta si evince che l'accesso alla magistratura tributaria dovrebbe avvenire solo con la nomina a giudice tributario di soggetti muniti di specifici requisiti, tra i quali gli iscritti agli albi professionali dei dottori commercialisti, che abbiano esercitato per almeno dieci anni le rispettive professioni oppure che abbiano svolto incarichi in qualità di amministratori, di sindaci, di dirigenti o di revisori dei conti in società di capitali. Inoltre, nel progetto di legge si prevedono, analogamente a quanto stabilito per le altre magistrature, concorsi per il trasferimento e l'attribuzione di diverse funzioni e incarichi semidirettivi e direttivi. Tra le diverse novità al d.lgs. 545/1992, che la proposta vorrebbe inserire, si segnala l’introduzione di un regolamento di amministrazione e contabilità per la gestione delle risorse finanziarie, da adottare da parte del consiglio di presidenza. Contenuto: Atto: Senato n. 1204 Atto: Senato n. 733-bis Proponente: on. Luigi Compagna (Popolo delle Libertà) ed altri Oggetto: Modifiche degli articoli 648-bis e 648-ter del codice penale Iter: assegnato alle Commissioni riunite Affari Costituzionali e Bilancio Contenuto: La proposta di legge interviene nell’ambito Proponente: Governo Oggetto: Modifiche degli articoli 648-bis e 648-ter del codice penale Iter: assegnato alla Commissione Giustizia del Senato Contenuto: Il disegno di legge, risultante dallo stralcio del sistema di controlli sulla gestione economico-finanziaria degli enti locali. In particolare, il progetto prevede la distinzione tra spese obbligatorie e spese facoltative (così come già stabiliva, del resto, il testo unico della legge comunale e provinciale, di cui al RD n. 383/1934). Su tale ambito viene ribadito un importante principio di diritto, in base al quale esistono spese che devono essere necessariamente effettuate, perché collegate allo svolgimento dei compiti istituzionali dei singoli enti e spese invece che, non rientrando in questa categoria, sono da considerarsi meramente discrezionali e delle quali pertanto, ove manchino le risorse, si può senz’altro fare a meno. L’obiettivo del proponente è di creare una maggiore responsabilizzazione degli amministratori locali che, nell’ottica di una sana gestione, non potrebbero non tener conto della ripartizione tra spese obbligatorie e facoltative. all’A.S. 733-A recante “Disposizioni in materia di sicurezza pubblica”, prevede modifiche al codice penale in materia di riciclaggio (art. 648-bis) e impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita (art. 648-ter). La novellata disciplina renderebbe possibile l'incriminazione del c.d. autoriciclaggio o autoreimpiego (ossia il riciclaggio posto in essere dallo stesso autore del reato che genera l'acquisizione illecita delle disponibilità finanziarie). Attualmente, l'autore del reato presupposto di quello di riciclaggio non può essere chiamato a rispondere di tale successiva attività, poiché essa viene fatta rientrare nel post-factum non punibile, attraverso la clausola di riserva introdotta nell'art. 648-bis c.p. ("fuori dei casi di concorso nel reato"). La proposta in esame, pertanto, eliminando la suddetta clausola, renderebbe punibile l'autoriciclaggio. Ordini territoriali Internazionale è bello Il ruolo dei commercialisti a fianco delle aziende che guardano oltrefrontiera. Per le pmi non più solo un’opportunità, ma una necessità dettata dalla crisi. Anche in realtà locali come quella di Grosseto di Tiziana Mastrogiacomo, CNDCEC on solo consulenza fiscale, ma anche una visone globale e strategica a fianco delle imprese che decidono di intraprendere il percorso della internazionalizzazione. È questo il nuovo ruolo del commercialista in un momento caratterizzato da una crisi economica che mette a dura prova le piccole e medie imprese, per le quali entrare in nuovi mercati non è più soltanto un’opportunità, ma ormai anche una necessità. Se ne è parlato, lo scorso 12 gennaio, durante il convegno “L’internazionalizzazione come opportunità per le imprese: funzione del Commercialista e aspetti fiscali a sostegno delle Istituzioni, strumenti finanziari e ruolo delle banche”, organizzato dall’Ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili di Grosseto, presso il centro congressi “Fattoria La Principina”. Ma cosa significa per un’impresa internazionalizzare? Non solo allargare la platea dei propri scambi commerciali, ma anche intraprendere un percorso insidioso durante il quale avrà bisogno di avere accanto un professionista che sia in grado di individuare i mercati di riferimento, le possibilità di sviluppo all'estero e gli aiuti dal punto di vista fiscale, attraverso un aggiornamento puntuale sulle normative straniere e sui N Grosseto sostegni finanziari degli istituti bancari. Non è dunque un caso che negli ultimi tre anni sia aumentato il numero dei consulenti – come commercialisti e avvocati – che hanno supportato le piccole e medie imprese nella loro avventura oltre frontiera. Una prospettiva, quella dell’ampliamento delle competenze dei commercialisti, che riguarda da vicino anche la realtà grossetana. “Bisogna aggiornare il nostro ruolo in funzione della crisi economica – afferma Mario Morandini, presidente dell’Ordine di Grosseto – l'internazionalizzazione è necessaria per far uscire l'economia della nostra provincia dal guscio in cui è sempre stata chiusa, diventando protagonisti del rilancio produttivo, trovando idee ed intercettando gli strumenti finanziari a sostegno delle imprese. È importante estendere il raggio d'azione fuori dai localismi e iniziare a confrontarsi con realtà nazionali ed internazionali. E se per anni siamo stati quelli che compilavano le denunce dei redditi, ora bisogna diventare propositivi, "suggeritori" e consulenti per le imprese, oltre che interlocutori attivi del mondo istituzionale. Vogliamo rappresentare un aiuto reale, un punto di riferimento per gli imprenditori grossetani nelle scelte che fanno crescere l'economia e portano benessere alla società”. I 255 professionisti iscritti all’Ordine, 88 donne e 167 uomini, devono confrontarsi quotidianamente con un territorio il cui tessuto economico è formato quasi esclusivamente da piccole imprese appartenenti ai settori del commercio, dell’agricoltura, del terziario e turistico-alberghiero. L’assenza di infrastrutture adeguate non consente però uno sviluppo significativo del settore industriale, se non con pochissime realtà imprenditoriali di rilievo. La mancanza di un tessuto produttivo solido e ramificato, limita sicuramente le aspettative dei giovani che fanno parte della categoria (sono 51 gli under 40 e 42 i tirocinanti appartenenti all’Ordine), i quali lamentano un difficile inserimento professionale. In un contesto come 31 questo, in cui l’attività svolta dagli iscritti è ancora prevalentemente incentrata sull’assistenza contabile e fiscale alle imprese e ai professionisti, l’azione svolta dal Consiglio Nazionale in materia di cessioni di quote e di esecuzioni mobiliari ha favorito il crescere delle prospettive di sviluppo, soprattutto per i commercialisti più giovani. E proprio sul fronte dei rapporti con le altre professioni e con le istituzioni locali, l’Ordine di Grosseto collabora da sempre fattivamente con le altre categorie – soprattutto con gli Ordini di avvocati e notai – sia in materia di Superficie (Kmq) 4.504 Popolazione (01.01.2008) 223.429 Imprese attive (2007) 27.779 Occupati (2007) 95.360 Valore aggiunto* (2006) 4.826 Fallimenti dichiarati (2006) 11 *VALORE AGGIUNTO AI PREZZI BASE AL LORDO SIFIM – VALORI A PREZZI CORRENTI IN MILIONI DI EURO formazione, sia per quanto riguarda la soluzione di problematiche comuni. Con le Istituzioni locali, quali Tribunale, Camera di commercio ed Enti locali, l’Ordine è da sempre attore principale nell’intrecciare rapporti, nella convinzione che il 32 Grosseto Grosseto: veduta aerea delle mure che circondano il centro storico della città ruolo del commercialista sia indispensabile per le aziende, i cittadini e la pubblica amministrazione. Per questo motivo, l’Ordine ha organizzato negli anni numerosi eventi che hanno coinvolto funzionari pubblici, magistrati, rappresentanti della Camera di commercio, dell’Amministrazione finanziaria, delle Associazioni di categoria e della politica locale. Ma i commercialisti grossetani, così attivi sul piano locale, fanno i conti con problemi per i quali chiedono l’impegno diretto del Consiglio nazionale. La problematica più sentita riguarda senz’altro gli studi di settore, poiché il tessuto economico della provincia di Grosseto è formato prevalentemente da piccole imprese soggette a questi parametri In cifre Iscritti: 255, di cui 88 donne Età media: 59 anni Tirocinanti: 474 Iscritti di età inferiore ai 40 anni: 51 accertativi. L’auspicio espresso dai rappresentanti dell’Ordine è che il Consiglio Nazionale faccia sentire la propria voce nelle opportune sedi istituzionali affinché non vi sia un uso distorto di uno strumento che, in piccole realtà come questa, potrebbe provocare notevoli squilibri. Discorso analogo a proposito della normativa antiriciclaggio: pur non essendo una problematica strettamente locale, anche a Grosseto la speranza è che questo adempimento venga almeno in parte semplificato, per non appesantire l’iter burocratico con cui i commercialisti devono quotidianamente confrontarsi. La professione non ha certo bisogno di ulteriori ostacoli. Tanto più in realtà locali quali quella grossetana. La parola a... In dubio contra fiscum Paolo Salvadori (*) Il brocardo di Modestino esprime un principio di antica civiltà giuridica a cui è possibile ricollegare tre univoche sentenze della Corte di Cassazione l tema dell’elusione tributaria attraversa non solo la storia del diritto tributario, ma anche quella della civiltà occidentale, che ha sempre ritenuto la libertà dal tributo un connotato essenziale della libertà del cittadino dallo Stato. Nella nostra tradizione si fa risalire il tema dell’elusione al reperto del Modestino: “Non puto delinquere eius qui in dubiis questionibus contra fiscum facile responderit (non penso che commetta un reato colui che nelle questioni fiscali dubbie risponda alla leggera contro il fisco)”. Modestino difendeva un giureconsulto dell’epoca imperiale, il quale molto verosimilmente aveva consigliato facile forme di evasione e perciò era stato condotto in catene davanti al giudice insieme al suo cliente. Il giureconsulto fu assolto, mentre il cliente venne, almeno così pare logico ritenere, condannato. Tuttavia il frammento del Modestino ebbe poi vita autonoma e l’in dubio contra fiscum, avulso dal suo specifico contesto, divenne una garanzia del cittadino-suddito di fronte alle pretese dello Stato-leviatano. L’in dubio contra fiscum ha subito nel tempo varie metamorfosi ed alla fine dell’800 fu veicolato sotto forma di interpetratio strictu sensu, con la quale si intendeva dire che non solo la I legge tributaria non andava estesa oltre i casi in essa esplicitamente previsti, ma, addirittura, andava interpretata strettamente e, cioè, a favore del contribuente, perché la legge tributaria è una lex odiosa. L’elusione tributaria è l’ultima frontiera a cui è giunto lo scontro tra gli apparati statali ed i contribuenti. Peraltro il principio dell’in dubio contra fiscum sembra oggi soccombere di fronte a manovre elusive sempre più sofisticate e sostanzialmente confinanti con l’evasione vera e propria. Eppure, nonostante ciò, va ribadito che il fenomeno dell’elusione si distingue nettamente da quello dell’evasione. Sotto il profilo squisitamente giuridico, infatti, si ha evasione quando essendosi verificato il presupposto dell’imposta si sottrae materia imponibile già prodotta, mentre con l’elusione si impedisce che sorga e si manifesti il presupposto stesso dell’imposizione. L’elusione, poi, si contrappone alla simulazione, perché gli atti simulati nascondono l’atto vero, mentre con l’elusione si vogliono proprio gli effetti di quegli atti attraverso i quali si evita il sorgere del presupposto dell’imposta. L’elusione ha invece una analogia, ed anzi ne ripete l’intero paradigma, con il negozio in frode alla legge regolato dall’art. 1344 del Codice civile. In base a tale norma un contratto è nullo per illiceità della causa “quando costituisce il mezzo per eludere l’applicazione di una norma imperativa”. Il negozio in frode alla legge altro non è che un negozio volto ad eludere i precetti normativi, utilizzando una forma apparentemente lecita, ma sostanzialmente volta a violare una norma imperativa. Si può pertanto dire che il paradigma del negozio in frode alla legge è lo stesso utilizzato dalla normativa fiscale in tema di elusione. Infatti per aversi elusione fiscale occorre che si verifichino tre presupposti contemporaneamente: (i) che vi sia l’aggiramento di un obbligo o di un divieto, (ii) che questo comporti un risparmio di imposta ed, infine, (iii) che ciò avvenga senza valide ragioni economiche. È sulla base di questi presupposti che si distingue l’elusione dal lecito risparmio di imposta. Quest’ultimo si verifica tutte le volte in cui la legge mette a disposizione dei contribuenti vari strumenti ed essi utilizzano quello fiscalmente più conveniente. Il risparmio di imposta resta fuori dal perimetro dell’elusione tutte le volte che esso sia conseguito attraverso gli strumenti che la legge mette a disposizione del contribuente. 35 Si potrebbe a questo punto obiettare che anche l’elusione del tributo avviene utilizzando forme giuridiche lecite e, quindi, da questo punto di vista, non si dovrebbero ravvisare diversità formali con il lecito risparmio di imposte. La giurisprudenza più recente, in specie quella della Sezione tributaria della Suprema Corte, sia pure tra evidenti oscillazioni, stava evolvendo su questo versante molto pericoloso. Tendeva, cioè, ad affermare che laddove vi è un risparmio di imposta vi sono fondati sospetti di abuso del diritto. In questa estrema prospettiva si sottovalutava totalmente l’elemento fraudolento che deve invece caratterizzare il fenomeno elusivo. Il risparmio fiscale è una valida ragione economica in se stesso, solo che deve essere perseguito con gli strumenti che la legge mette a disposizione del contribuente. È l’aggiramento (cfr. Cass. 21 gennaio 2009, n. 1465) l’elemento caratterizzante l’abuso del diritto, che rende esplicita la tensione tra lo spirito e la lettera della legge, conferendo la sua inconfondibile impronta alle convenzioni elusive, formalmente rispettose del precetto normativo, ma sostanzialmente fraudolente. Solo quando si è di fronte a questo tipo di costruzioni occorre chiedersi se esse abbiano condotto o meno ad un risparmio di imposta e solo in tale ultimo caso si dovrà valutare se siano dettate da valide ragioni economiche. Se si esce da questo schema di ragionamento, il cittadino vede colpita la certezza del diritto in uno dei momenti essenziali del suo rapporto con lo Stato. È questo il punto cruciale su cui occorre soffermarsi. La necessità di motivare i passaggi di fronte a fenomeni elusivi è imprescindibile, affinché non si crei artificiosamente materia imponibile. Il cittadino deve fare un certo affidamento sul disposto normativo che non può essere lasciato aperto a interpretazioni semplicistiche se non addirittura bizzarre. Su questo punto essenziale le tre sentenze del 23 dicembre 2008 n.ri 30055, 30056 e 30057, rese a Sezioni unite dalla Cassazione, sono particolarmente puntuali, pur stabilendo che il divieto di abuso del diritto costituisce principio immanente dell’ordinamento tributario. I giudici della Suprema Corte traggono questo convincimento argomentando in base all’art. 53 della Costituzione e traendone la conclusione che le manovre abusive tendono ad eludere l’applicazione delle norme tributarie, erodendo artificiosamente la capacità contributiva e la progressività cui deve ispirarsi il sistema impositivo. Chiariscono però, in modo inequivocabile, che per aversi abuso del diritto occorre che si verifichino contestualmente tre circostanze e cioè che (i) vi sia un uso distorto della normativa tributaria (ii) che da tale uso derivino vantaggi tributari e, infine, (iii) che tali vantaggi non siano fondati su apprezzabili ragioni economiche. Se questi tre momenti sussistono, e si motiva adeguatamente l’esistenza di ognuno di essi, si ha abuso del diritto, di fronte al quale non ha ragione di essere la garanzia posta dall’art. 23 della Costituzione, in base al quale “nessuna prestazione personale o patrimoniale può essere imposta se non in base alla legge”. Perché questo baluardo costituzionale possa cadere è però necessario che i tre passaggi siano rigorosamente motivati, altrimenti il rischio è quello di creare materia imponibile inesistente. In conclusione la domanda a cui occorre rispondere è se un atto sarebbe stato comunque posto in essere indipendentemente dal risparmio di imposta. Occorre, in sintesi, che a fondamento dell’operazione oltre al risparmio di imposta vi siano delle apprezzabili ragioni economiche. La loro mancanza o la loro marginalità, unite a comportamenti negoziali artificiosi, rendono illecito il risparmio di imposta, che altrimenti non è un atto criminoso ed anzi talvolta è perfino un atto dovuto. Quando si dimentica questa basilare distinzione tra lecito risparmio di imposta ed elusione (od abuso), riducendo il primo termine al secondo, si vanifica il rapporto Statocittadino in uno dei suoi momenti cruciali. Pertanto, il ritorno a Modestino, recuperando il senso autentico dell’in dubio contra fiscum, costituisce un momento essenziale del recupero della libertà del cittadino dallo Stato, che non può essere lasciata nella zona grigia dell’interpretazione talvolta pericolosamente faziosa dell’Amministrazione finanziaria. Se lo Stato di diritto viene meno in questo passaggio, che è alla base della sua stessa ragione d’essere, è destinato a soccombere anche in altre direzioni. Le tre sentenze della Cassazione mi sembra pongano un importante punto fermo nei recenti sviluppi del secolare dibattito lungo questo delicato crinale. (*) Ordine di Firenze La professione contabile in Olanda Ventiduemila i professionisti, cinque gli istituti nazionali di diritto pubblico che li rappresentano, ma oltre il 40% sono gli iscritti che svolgono attività in altre aree professionali rispetto a quelle proprie di Noemi Di Segni, CNDCEC L a professione economico-contabile nei Paesi Bassi è costituita da oltre 22.000 professionisti. Questi sono iscritti nei registri di cinque istituti nazionali, alcuni dei quali, peraltro, svolgono attività complementari e collegate (attraverso particolari rapporti istituzionali), in funzione di specifiche aree professionali. Inoltre, la maggior parte degli iscritti agli altri istituti sono professionisti contabili aderenti al Royal NIVRA. I due principali istituti, Royal NIVRA e NOvAA, hanno avviato negli ultimi mesi il processo di unificazione. Le donne rappresentano poco più del 12% degli iscritti, i praticanti sono circa 8.000. Esaminando la distribuzione degli iscritti per attività è interessante notare la differenza rispetto al nostro Paese, in particolare per quanto concerne il basso numero di iscritti che esercitano attività di revisione. Altro dato interessante riguarda la percentuale dei professionisti, oltre il 40%, che svolgono attività in “altre aree professionali” rispetto a quelle “proprie” della professione contabile in Olanda. È necessario a questo proposito incrociare il dato con quello relativo a coloro che rientrano nell’area dei cosiddetti Members in business (oltre il 50% del totale): si tratta dei professionisti che svolgono la propria attività nell’ambito della consulenza aziendale, o ricoprendo incarichi dirigenziali nelle imprese, o nella pubblica amministrazione, o nell’ambito dell’insegnamento accademico. A differenza del modello italiano, tuttavia, a tali professionisti è rivolta gran parte delle risorse generate dalle contribuzioni annuali degli iscritti, in quanto si tratta anche di un importante bacino di clienti cui si rivolgono i servizi professionali erogati dagli istituti (FPC, software gestionali e di analisi economica, strumenti e checklist per il controllo di gestione, strumenti per la revisione contabile, manuali per la revisione e per la qualità ecc.). Ancorché il NIVRA costituisca Internazionale un ente di diritto pubblico, infatti, è abilitato a svolgere attività commerciale rivolta al pubblico e ai propri membri. Accesso alla professione Per accedere alla professione contabile in Olanda (in particolare al registro del NIVRA) occorre conseguire una formazione accademica e svolgere un tirocinio di 3 anni (con un minimo di 1.000 ore di formazione annue). Il tirocinio deve essere svolto in alcune specifiche materie quali: revisione contabile e asseverazione; contabilità economica; sistemi di informativa contabile; controllo interno. Le ore di pratica nella revisione contabile devono rappresentare almeno il 33% (almeno 1000 ore) del totale delle ore di tirocinio. Non vi sono vincoli relativamente agli altri contenuti dell’attività formativa. L’attività di tirocinio può essere svolta negli enti pubblici, nelle imprese e nelle istituzioni governative. Ogni sei mesi il tirocinante viene sottoposto a una verifica delle conoscenze acquisite attraverso quattro tesine e un esame scritto più complesso. Dopo il periodo triennale, il tirocinante deve sostenere un esame finale orale, che include anche l’analisi dei documenti prodotti nei semestri precedenti. Il tirocinante è sottoposto alla supervisione di un mentor che, peraltro, non deve avere competenze specifiche purché, per almeno due dei tre anni del tirocinio, sia persona iscritta nel registro NIVRA. Istituti 37 Attività professionale L’attività esercitata dalla professione olandese riguarda, soprattutto, le aree della revisione, della contabilità, della consulenza finanziaria e della governance. In questa prospettiva, l’attività istituzionale delle organizzazioni cui sono iscritti i professionisti contabili si focalizzano in particolare: nella regolamentazione e nel monitoraggio dell’integrità e delle competenze; nella promozione e nello scambio informativo tra la professione e la società in generale; nell’erogazione di servizi ai membri nell’ottica di favorirne l’esercizio della professione. Con riguardo all’audit, il NIVRA è standard setter e tra i suoi compiti, oltre alla statuizione dei principi, ha anche quello di promuovere l’adempimento alle norme statutarie e al codice che ne disciplina le modalità di applicazione. Nel settore contabile, il NIVRA svolge un’attività similare a quella del CNDCEC, fornisce ai regulator pareri nella definizione dei principi di contabilità da quelli emanati ed elabora a sua volta per i propri iscritti le linee guida per l’implementazione e l’applicazione dei principi contabili; riesamina infine i propri principi di auditing con riguardo alla loro effettiva possibilità di applicazione in relazione agli standard di contabilità. Con riguardo alla governance, tutti gli istituti giocano un ruolo attivo nel fornire specifiche linee guida per l’applicazione e l’implementazione dei principi di governance aziendale e per la verifica dell’applicazione dei medesimi nei processi gestionali. Iscritti Il Dutch Institute of Certified Accountants (Royal NIVRA) 14,148 Dutch AA-Accountant profession (NOvAA) che include i professionisti che lavorano per le PMI (complementarità istituzionale con il NIVRA) ca. 6.500, di cui 3000 iscritti al NIVRA Institute of Internal Auditors in Netherlands (IIA Netherlands) ca. 800, di cui 500 sono iscritti al NIVRA Controllers Institute (CI) ca. 5.800, di cui 4.200 sono iscritti al NIVRA Institute of Certified IT-auditors (NOREA) (complementarità istituzionale con il NIVRA) ca. 1.000, di cui 400 sono iscritti al NIVRA So(p)PRESSato 39 Finché c’è crisi… Marcello Febert Ore 6.54 am, puntuale suona la sveglia! È lunedì mattina, si riparte. Sono di ottimo umore; rigenerato da un giorno e mezzo di vita familiare, da pranzi succulenti ed infiniti, da sconfitte della squadra del cuore; il lunedì si affaccia come un toccasana. I ratei, i risconti ed i disaggi su prestiti profumano di romanticismo. Sono proprio di ottimo umore! Doccia, barba, colazione e accompagno i bambini a scuola: sono un papà di ottimo umore. Passaggio dall’edicola di fiducia: «al solito dottore?», «sì, signora Patrizia, Sole 24 Ore, Italia Oggi, Gazzetta del Sud» sono un commercialista di ottimo umore. Arrivo in studio, sono solo, inizio a sfogliare ed a leggere: la crisi attanaglia le imprese; risorse per premi produttività e straordinari per aiutare le famiglie alle prese con lo stress della crisi; Iva per cassa e meno tasse lo prevede il decreto anticrisi; aiutare i paesi arretrati a reggere l’impatto della crisi; i comportamenti del mondo finanziario e bancario sono all’origine dell’attuale grave crisi economica; Bush al G20 (ex G8-next G21): «i capi di Stato sono alla ricerca di una via d’uscita per una crisi che non è finita», ma Bush è un ex, aspetto il primo discorso di Obama: «vinceremo la crisi, è l’ora della responsabilità». Il mio umore tende a vacillare, barcollo ma non mollo: sono un commercialista di buon umore. Mi tornano in mente le parole che un uomo di cultura mi disse qualche giorno prima «nell’ideogramma cinese crisi ed opportunità hanno lo stesso identico significato!». Il mio umore migliora, penso e ripenso alle mille o poco meno opportunità che mi potranno derivare,… anche la parola crisi, ora, ha un sapore più dolce, ed il mio umore tende a lievitare. Arriva il primo cliente: «il credito bancario, bla bla bla .. la crisi, bla bla bla…, i miei clienti bla bla bla, la crisi…, gli studi di settore, bla bla bla…. la crisi» per lui, per il suo personale ideogramma, crisi ed alibi hanno lo stesso significato. Il mio umore ora comincia ad avere l’esigenza di essere tirato su. Idea, ma io sono un giovane commercialista, andrò sul sito dei giovani commercialisti, qualche spunto interessante e confortante lo troverò: vigilanza a 360° nel periodo di crisi, Crisi finanziaria la ricetta dell’Ungdc; Una nuova era per l’economia: dalla crisi alle opportunità di sviluppo. No, non è possibile, sono senza scampo, un commercialista senza scampo. Torno a casa, ma prima voglio andare sul sito del Consiglio Nazionale, devo, dico devo, prenotare il mio posto per il Congresso di Torino, il primo dopo l’unificazione, la presenza è dovuta più che voluta, non oso pensare al tema, tremo al solo pensiero di sentire o leggere ancora quella parola che mi tormenta e mi “ulcerizza”; mi accingo a prenotare, il mio umore è ormai, sì, ahimè, in piena crisi. Prenoto ad occhi chiusi, sto per spegnere tutto, ma la curiosità la fa da padrona e l’occhio cade sul logo del congresso: -044. Protagonisti del cambiamento. Evviva!!! Bello, protagonisti del cambiamento, essere protagonista del cambiamento mi fa tornare ad essere un commercialista di ottimo umore, mi fa venire voglia di preparare le valige ed andare a Torino… protagonisti del cambiamento… mi piace … protagonisti del cambiamento, voglio essere anch’io… protagonista del cambiamento! 40 Viaggi Rio de Janeiro, il Carnevale abita qui… Ci sono mille buone ragioni per visitare Rio de Janeiro: una città divertente, rutilante, bellissima. Che può diventare indimenticabile se non ci si ferma alle apparenze e si fa largo esercizio di curiosità di Victor / Foto Getty Images n pochi ricordano che Rio de Janeiro vuol dire in portoghese “fiume di gennaio”. Ma, al di là di questa pura e semplice curiosità toponomastica, possiamo certamente testimoniare che la meravigliosa metropoli brasiliana risulta essere a ragione una delle più conosciute località del mondo ed una delle mete più ambite per i turisti italiani. Una città, insomma, che vale la pena visitare almeno una volta nella vita. Anche questa è la stagione giusta. Tra gennaio e febbraio la temperatura media va da una minima di 23 gradi ad una massima di 29. E, pur essendoci ancora qualche pioggia di troppo, una vacanza brasiliana si può sempre organizzare. Anche perché questo è il periodo del fantasmagorico Carnevale di Rio che si svolge nel “sambodromo” della città: quattro giorni di assoluta follia per vedere sfilare le migliori scuole di samba della città. Ma Rio, naturalmente, non è solo carnevale. Anzi, il carnevale è solo una espressione di questa città gioiosa e malinconica, colorata, multiforme, sempre bella ed affascinante. La città è composta da quattro distretti, nei quali il centro è sostanzialmente la parte storica della città con la Cattedrale e diversi musei. Nella zona sud troviamo la celeberrima linea costiera di Rio con le stupende spiagge di Ipanema e Copacabana, superata la quale, dopo il distretto di Urca, si trova il Pan di Zucchero dal quale si gode una vista seconda soltanto a quella del Corcovado dove si erge – ad oltre 700 cento metri di altezza sul livello del mare – la famosissima statua del Cristo redentore che troneggia dall’alto sull’intera metropoli I brasiliana. Una statua benedicente che però, nel comune sentire della popolazione, è vissuta anche come il simbolo dell’accoglienza e delle braccia aperte con le quali il popolo di Rio accoglie turisti e visitatori. La zona nord della città è famosa per lo stadio più grande del mondo, il Maracanà, capace di contenere quasi duecentomila persone. Ed il calcio è un altro ingrediente fondamentale per conoscere la città. Qui ci sono quattro gloriosi club calcistici: il Botafogo, il Flamengo, il Fluminense ed il Vasco. Tutte fucine di talenti calcistici come Adriano, Ronaldo, Zico. Infine la parte ovest della città, la più lontana dall’area metropolitana, comprende Jacarepaguá, Campo Grande, Santa Cruz, Bangu e Barra da Tijuca. Quest’ultima è un'area di grandissimo sviluppo che attira principalmente la parte più ricca della popolazione. Ma tra le luci di questa meravigliosa città si annidano le cosiddette favelas, le zone più povere di Rio, dove vivono centinaia di migliaia di persone, rinchiuse in tremende baraccopoli dove impera la miseria, la violenza, il traffico della droga. Una vera e propria vergogna mondiale dalla quale Rio non ha ancora saputo affrancarsi. E le luci ed ombre della città si riflettono in particolare nel meraviglioso talento artistico e musicale che pervade interamente questa metropoli. E che porta il nome di firme immortali come quella del musicista Vinicius de Moraes, o dello scrittore Paulo Coelho, del compositore Chico Buarque e tante, tantissime personalità ancora che sarebbe praticamente impossibile ricordare tutte. 42 Viaggi Rio de Janeiro: la statua del "Cristo Redentor", sulla cima del monte Corcovado, che si affaccia sulla città, è uno dei monumenti più conosciuti al mondo Dove dormire... Rio è una città calda ed ospitale. Ma il suo livello di sicurezza lascia ancora alquanto a desiderare. Per evitare inconvenienti o spiacevoli soprese, legate soprattutto all’altalenante stato dell’ordine pubblico, appare conveniente optare per una ospitalità alberghiera legata alle grandi catene internazionali o a strutture di elevata affidabilità. Le soluzioni più spettacolari sono quelle che si affacciano sulle spiagge di Ipanema e Copacabana. Qui è possibile godere di una vista mozzafiato sull’Atlantico. Abbiamo sperimentato, tra gli altri, gli hotel Porto Bay Rio International, un cinque stelle a Copacabana. Ed anche un quattro stelle, lo Sheraton Rio Hotel e Resort che si trova ad Ipanema, nell’area di Leblon. E per mangiare… Come in ogni metropoli che si rispetti, la cucina internazionale è di casa a Rio de Janeiro. Ci sono numerosissimi ristoranti, spesso abbinati ai grandi alberghi, dove è possibile mangiare piatti internazionali a vari prezzi. Non mancano naturalmente ristoranti italiani e Rio de Janeiro: uno scorcio di Copacabana, il sobborgo sito nella parte meridionale della città, famosa per la sua spiaggia sabbiosa lunga oltre 4 chilometri pizzerie. O ristoranti tipici come i giapponesi, gli indiani e di altre nazionalità. Ma una esperienza che vale la pena fare è quella delle churrascarie dove si può commettere solo un errore: quello di non entrare troppo affamati. Concludendo Rio de Janeiro è una città speciale. Il posto ideale per qualunque evento della vita, dal viaggio di nozze alla celebrazione di un anniversario. O anche semplicemente per fare una vacanza tranquilla e memorabile. Un consiglio per tutti: non abbiate paura di sperimentare. Rio è una città che non si può vivere al chiuso di un albergo o nel lembo di spiaggia affollata che conquistate sotto l’hotel. È una città che va vissuta, capita, amata e visitata con la curiosità dell’esploratore. Così e solo così rimarrà eterna nella vostra memoria. Link www.loverio.net/ www.qviaggi.it/brasile/città/rio-de-janeiro/ www.brasilevacanze.net/paese/geografiabrasile.php?citta=riodejaneiro Tempo libero 45 I musei della scienza: il fascino della scoperta Sorti con l’intento di promuovere e divulgare la cultura scientifica e tecnologica, i musei della scienza sono delle vere e proprie “macchine del tempo”, capaci di riportarci nel passato e di ammirare il lungo ed impegnativo cammino del progresso umano e dell’evoluzione tecnologica, frutto delle fatiche, delle speranze, della tenacia e dell’ostinata ricerca dei pionieri della scienza di Maria Pia Parenti comune e dietro alle numerose attività dell’uomo. Quindi un museo interattivo, che si MUSEO NAZIONALE DELLA SCIENZA E DELLA TECNICA LEONARDO DA VINCI (MI) rivolge a spettatori di ogni età e di ogni livello culturale, un luogo di incontro con le idee più brillanti e feconde per favorire una vera cultura Uno dei più grandi musei delle scienze si trova a matematica. Milano e si estende su un’area di 40mila mq.. Le Via San Bartolo a Cintoia, 19/a 50143 Firenze Tel. 055-7879594 - fax 055-7333504 web.math.unifi.it/archimede/archimede/index.html sue collezioni testimoniano il complesso rapporto uomo-macchina, a partire dalla figure e dalle raffigurazioni tecniche del genio di Leonardo. Il museo si distingue più di altri per l’obiettivo fenomeni scientifici e del loro impiego MUSEO GIANNI CAPRONI AERONAUTICA SCIENZA E INNOVAZIONE (TN) tecnologico e pratico. Il visitatore è coinvolto in Per gli appassionati del volo, segnaliamo il un apprendimento dei processi scientifici, “Museo G. Caproni aeronautica scienza e attraverso l’esperienza dei laboratori interattivi, innovazione” di Trento. Il museo trae origine da conferenze e work shop, corsi di formazione, quello fondato nel 1929 da Gianni Caproni, ecc.. Collezioni e laboratori sono organizzati in industriale e pioniere dell’aviazione, per dipartimenti, dedicati ai materiali, ai trasporti, conservare la memoria dell’azienda e all’energia, alla comunicazione, alle nuove dell’aviazione italiana. frontiere e alle scienze per l’infanzia. Tra questi Oggi il museo rappresenta una delle maggiori segnaliamo quello dedicato a “Leonardo, arte e collezioni aeronautiche a livello mondiale con scienza”, che contiene le invenzioni del grande un’ampia selezione di velivoli Caproni e di educativo e formativo, che vuole guidare il visitatore nell’interpretazione ed esplorazione dei apparecchi realizzati da altre ditte italiane ed genio fiorentino, ricostruite in grande formato, secondo i manoscritti vinciani. Via S. Vittore 21 - 20123 Milano Tel. 02-48.555.1 – fax 02-48.0100.16 www.museoscienza.org/ una e dove finisce l’altra. Tuttavia, i musei delle scienze dedicati a questa disciplina sono pochi, anche in ragione dell’esigente spazio espositivo che richiedono gli stessi oggetti matematici. Il Giardino di Archimede di Firenze è il primo IL GIARDINO DI ARCHIMEDE (FI) museo completamente dedicato alla Legata al progresso tecnologico e scientifico è matematica, concepito e realizzato per senz’altro la disciplina della matematica. Fisica, avvicinare la matematica ai cittadini. Il visitatore è ingegneria, meccanica, astronomia, economia e accompagnato nel nucleo centrale dei concetti più tardi la stessa informatica sono materie che matematici che risiedono all'interno degli oggetti avrebbe fatto ben poca strada senza il esposti e che determinano i loro reciproci legami. contributo della matematica. Tanto che, a volte, Inoltre, il visitatore è guidato a riconoscere il appare difficile il limite di demarcazione tra una ruolo della matematica nell’uso quotidiano della disciplina scientifica e la matematica, dove inizia propria vita, insito nei molti oggetti di uso estere, quasi sempre esemplari unici. La collezione dei velivoli è affiancata da una preziosa pinacoteca, che raccoglie documenti e libri di alcuni rappresentanti del movimento futurista. Balla, Depero, Ambrosi, solo per fare qualche nome. Pittori che, una volta ospitati dal Caproni e affascinati dai velivoli, lasciavano alcune loro opere. Oggi il Museo promuove l’organizzazione di mostre interattive a carattere scientifico, con particolare attenzione alla didattica, rivolta soprattutto ai giovani. via Lidorno, 3 - 38100 Trento Tel. 0461-944 888 – fax 0461-944 900 www.museocaproni.it/index.html Letti per Voi RIFORMA FALLIMENTARE Lavori preparatori e obiettivi a cura di Michele Vietti, Francesco Marotta, Fabrizio Di Marzio (Itaedizioni) La seconda edizione del presente volume si pone come completamento della prima, raccogliendo in un unico testo tutti i lavori preparatori man mano succedutesi sino alla pubblicazione del decreto legislativo n. 169 del 12 settembre 2007, ormai noto come il “Correttivo”. La documentazione, anche in questa seconda edizione, è arricchita da saggi – alcuni nuovi, altri aggiornati a seguito dell’entrata in vigore del correttivo – redatti da studiosi della materia (professori, avvocati e magistrati) che costituiscono un valido strumento per comprendere l’evoluzione e gli obiettivi della riforma della legge fallimentare. GLI STRUMENTI FINANZIARI DERIVATI NELL'ECONOMIA DELLE AZIENDE Risk management, aspetti operativi e principi contabili internazionali Gianluca Risaliti (Giuffré) Il lavoro nasce dall’idea di delineare “la frontiera della conoscenza” relativamente al trattamento contabile dei derivati secondo i principi contabili internazionali, affrontando anche altri aspetti di carattere propedeutico. Nella prima parte dell’opera si affrontano le problematiche connesse alla gestione dei rischi aziendali analizzate secondo l'approccio tradizionale e secondo la prospettiva evolutiva dell'enterprise risk management -, si puntualizza la nozione di rischio finanziario da accogliere e si introduce il processo di financial risk management. Nella seconda parte si analizzano gli strumenti derivati maggiormente utilizzati nella pratica aziendale (contratti a termine, futures, forward rate agreements, swaps e opzioni) mettendone in risalto le principali caratteristiche tecniche, i possibili impieghi operativi e le insidie connesse al loro uso. Nella terza parte, dopo aver illustrato il quadro normativo di riferimento alla luce del processo di convergenza contabile in atto da alcuni anni a livello comunitario, sono trattate le problematiche connesse alla rilevazione, alla valutazione e alla rappresentazione in bilancio degli strumenti finanziari in genere e, in particolare, di quelli derivati. LEASING Barbagelata Giovanni, Traballi Alberto (Sistemi Editoriali) Tra le forme di finanziamento cui può ricorrere un’impresa o un professionista, il leasing è, probabilmente, lo strumento più versatile, poiché riesce a fondere basso rischio (per tutta la durata del contratto la società di leasing è proprietaria del bene acquistato), impegno monetario limitato al pagamento dei canoni periodici e trattamento fiscale favorevole. Gli autori analizzano i profili giuridici e le problematiche di natura contabile, tributaria e concorsuale riguardanti il contratto di leasing nelle sue forme più svariate: leasing operativo, finanziario, azionario, immobiliare, nautico, internazionale, leasing di beni immateriali, lease-back, leasing addossé. Inoltre, il lavoro si giova di una nutrita raccolta di interpretazioni giurisprudenziali e ministeriali relative alle questioni più controverse. PRIVATE EQUITY E INFRASTRUTTURE Marco Nicolai (Mc Graw-Hill) Gli ingenti investimenti necessari per l’adeguamento infrastrutturale del territorio ripropongono costantemente il tema dell’intervento pubblico. In questi anni si è potuto assistere all’implementazione di prodotti e tecniche finanziarie sempre più sofisticati, anche con lo scopo di veicolare risorse a favore di infrastrutture e servizi di pubblica utilità. Uno dei fenomeni più significativi degli ultimi due anni è stato l’evoluzione dell’offerta dei fondi di private equity dedicati alle infrastrutture. La ricerca di Finlombarda S.p.A., di cui il presente elaborato rappresenta una sintesi, ne ha censiti 61 a livello mondiale, riconducibili a 37 operatori, per una dotazione finanziaria complessiva pari a circa 52 miliardi di euro. L’analisi si sofferma sui più diffusi approcci strategici perseguiti dagli operatori, evidenziando quanto il mondo dei “veicoli finanziari” per le infrastrutture sia eterogeneo, ricco di esperienze e modelli di gestione differenti. In tale ambito sono stati rappresentati numerosi aspetti, quali, a titolo esemplificativo, la dimensione, il mercato di riferimento, il grado di specializzazione settoriale e territoriale nonché le modalità di intervento. Particolare attenzione è riservata al contesto italiano per il quale viene stimata un’offerta potenziale pari a 16,5 miliardi di euro, parte della quale destinata esclusivamente alle nuove opere infrastrutturali. Tempo libero Capitalismo: lusso o risparmio? Franco Ferrarotti (Donzelli, 2008) “Qualcuno ha proposto di salvare il capitalismo dai capitalisti. Ma è una cura omeopatica che nel migliore dei casi sbocca in un super o turbocapitalismo. Ad ogni buon conto, il capitalismo si salva da sé…”. Straniera Hélène Visconti (Neri Pozza, 2008) La storia vera di una bambina straordinaria, Hélène, che fin da piccola segue i discorsi dei grandi, in lingue diverse e meticce che apprende con il cuore e con l’istinto. Acciai speciali. Terni, la ThyssenKrupp, la globalizzazione Portelli Alessandro (Donzelli, 2008) Gennaio 2004: la ThyssenKrupp annuncia la chiusura del reparto magnetico delle Acciaierie di Terni. L’Autore racconta quei giorni, i cambiamenti del mondo operaio, la passione politica, le trasformazioni di una città industriale nell’era della globalizzazione. Cina. Viaggio nell'Impero del futuro Rob Gifford (Neri Pozza, 2008) In Cina vi è la lunga Strada Madre della Cina, la Route 312, che l’Autore ha percorso per svelarci il ricco mosaico della moderna vita cinese e la realtà di una immensa nazione. Un paese dove è in corso un’imponente avventura, tra grandi speranze e altrettante miserie umane. 47 Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili Press Professione economica e sistema sociale Direttore Responsabile Maria Luisa Campise Presidente Claudio SICILIOTTI Vice Presidente Francesco DISTEFANO Segretario Giorgio SGANGA Tesoriere Giuliano BOND Redattori Gianpaolo Valente Enrico Zanetti Segreteria di redazione Maria Pia Parenti Editore Wolters Kluwer Italia Srl Strada 1, Palazzo F6 – 20090 Milanofiori Assago Tel 02.824761 Consiglieri Giancarlo ATTOLINI Luciano BERZÈ Claudio BODINI Giosuè BOLDRINI Andrea BONECHI Roberto D’IMPERIO Marcello DANISI Flavio DEZZANI Enricomaria GUERRA Stefano MARCHESE Massimo MELLACINA Paolo MORETTI Giovanni Gerardo PARENTE Domenico PICCOLO Giulia PUSTERLA Felice RUSCETTA Emanuele VENEZIANI Progetto grafico e art direction Giuseppe Antonucci Piazza della Repubblica, 59 00185 - ROMA Tel +39 06.47863322 Fax +39 06.47863640 Sito internet: www.cndcec.it e-mail: [email protected] Autorizzazione del Tribunale di Roma n. 408/2006 Impaginazione Hedrarte sas di Angelo Mastria Concessionaria esclusiva pubblicità db Consulting srl events & advertising via Leopoldo Gasparotto, 128 21100 Varese Tel 0332.282160 Fax 0332.282484 e-mail: [email protected] Sito internet: www.db-consult.it Stampa Rotolito Lombarda Spa Via Roma 115/A 20096 Pioltello Milano Prezzo di copertina EURO 0.52 Valido solo ai fini fiscali Ogni articolo firmato esprime esclusivamente il pensiero di chi lo firma e pertanto ne impegna la responsabilità personale