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BAND: JENS LEKMAN
TITLE: NIGHT FALLS OVER
KORTEDALA
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DEBASER
http://www.debaser.it/recensionidb/ID_20099/Jens_Lekman_Night_Falls_Over_Kortedala.htm
Ne è già stato scritto ma non era sufficiente. Non sarà mai sufficiente ammutolirmi nella zona rosa dove le
parole sono troppe, dove ogni cosa è superflua. La voce, gli arrangiamenti, i testi.
Jens Lekman è attualmente il compendio più aggiornato sul movimento della musica popolare. Burt
Bacharach lo inviderebbe, Elvis Costello lo copierebbe, Dylan sciorinerebbe accordi su "Night Falls Over
Kortedala". Il massimo attualmente.
Se non vi siete mai chiesti dove stia la felicità, beh, chiedetevelo e mentre cercate la risposta fate colare i
vostri minuti nell'abbacinante distesa di luci e saliscendi cromatici scanditi da archi e mammasantissima di
fiatelle di "Sipping On The Sweet Nectar"; se non ve lo siete ancora chiesti chiedetevelo dopo il tum tum tum
cha che profuma di meraviglie e primi baci, petali, dedali, Europe e Americhe a braccetto nella giga
autunnale che suona in "The Opposite of Halleluja", tambureggiante jam session con triangolazioni di rime e
un pianoforte suonato dai polpastrelli di un angelo. Se ancora state esitando, se tentennate ancora sul senso
e sul luogo, allora "A postcard To Nina" vi farà trovare coraggio e risposte: dindin di campanelli lesbici in una
storia di amori simulati e dissimulazione d'omosessualità colorite da coretti provenienti direttamente da un
certo soulman caffèlatte perfettamente barocco e di gran lusso, come fosse una lettera imbucata dalla
stazione del cuore che finisce e quando noi siamo in ginocchio, roteanti di stelline come nel cartone animato,
lui fa: "yours truly, Jens Lekman". BRIVIDI.
E poi, anche i cuori di cemento con le spine crolleranno, i violini apostroferanno il collasso e tutti fluttueremo
ebbri di gas nobili che euforizzano tra gli uccellini e i ninnoli di "Shirin", straordinaria storia d'amore dal
parruchiere raccontata dai passettini di una vocina che saltella, sale e scende tra costellazioni, accelerazioni
e frenate su un brucomela all'ossigeno.
E poi quando tutti ci saremo chiesti che cosa sia la felicità, allora, solo allora staremo ballando "Friday Night
At The Drive-In Bingo", coi capelli del Travolta, con i popcorn in mano, cullati dal sassofono che non smette,
appiattiti sulla Cadi di papà, tanti finti romanzi in bachelite di uno screenplay in technicolor diretto da
quest'uomo a cui, volens aut nolens, ci si inchina. La felicità è questo: felicità nelle piccole cose.
Jens Lekman: poeta, francescano, scultore di suoni: ti amo.
Ps: la lunghezza delle frasi è voluta. Il talento di Jens Lekman è tale da farmi scrivere queste cose, a me,
paninaro-metallaro-pankabbestia.
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INDIERIVIERA BLOG
http://indieriviera.blogspot.com/2007/10/jens-lekman-night-falls-over-cortedala.html
Jens Lekman c'è chi sostiene se ne stia beato sotto le mani della parrucchiera citata in Shirin (...when Shirin
cuts my hair it's just a love affair...). In realtà, in quell'espressione, io ci vedo l'aria assente e beata della
trasfigurazione dei martiri.
Sì, un martire, costretto a pubblicar un nuovo album quando quello che ama fare sono EP, EP e solo EP. Se
all'indomani di When I Said I Wanted To Be Your Dog, ci eravamo detti, "ok, come esordio vale anche una
raccolta di singoli", ora nulla sembra esser cambiato da allora: di fatto una nuova raccolta di pezzi (dal 2004
al 2007, ancora dedicati alla migliore amica Lisa)
La reticenza mi fa pensare al peso di un successo non ancora metabolizzato. Il primo posto nella classifica
dei dischi più venduti nel suo paese, la Svezia, non è una cosa che ti aiuta a mantenere i piedi per terra,
tanto che in certi periodi si parlava addirittura di un ritiro.
"...things get more complicated when you're older..."
Non solo, oltre ad un post-debutto difficoltoso, Jens ha dovuto fare i conti con il ritorno a Cortedala il
quartiere di Goteborg che lui chiama casa. Cortedala, citata nel titolo, non è esattamente un posto adatto ai
giovani, dice Jens: "What a depressing suburban hell this place is. Everyone goes to bed at nine, after that
you can't see one single window lit up. You can walk for hours without meeting one single person."
Eppure il mood di Night Falls Over Cortedala risulta ancora romantico e vivace più che malinconico.
L'iniziale And I Remeber Every Kiss, parte con una rullata altisonante che, nel suo volgere sinfonico, è già un
manifesto d'intenti, è una dichiarazione d'amore al chamber pop. Fin dai primi versi "..I remember evry kiss
just like the first kiss...", è di scena il romanticismo.
A Postcard to Nina, con xilofoni e fiati che ne imoreziosiscono la trama, è uno dei pezzi più briosi del disco.
Novella biografico-o-inventata su Nina "che può essere la ragazza di Jens", almeno ufficialmente, per
nascondere, in realtà, altri gusti che il babbo evidentemente farebbe proprio fatica ad accettare.
Fra i brani migliori infine, doveroso menzionare l' "infant joy" It Was Strange Time In My Life. Violini, arpa,
flauto e le voci di Jens e di El Perro Del Mar, ci ricordano che esistono ancora dischi che si lasciano ascoltare
dall'inizio alla fine.
Una particolarità di rilievo è la presenza dei testi nel booklet. In When I Sai I Wanted To Be Your Dog, Jens
aveva optato per alcune citazioni, senza le lyrics per intero. Bello sì, ma poco fruibile. Molto meglio questa
seconda scelta.
Disco delizioso e raffinato, appendice naturale di When I Sai I Wanted To Be Your Dog, nulla di più nulla di
meno.
Similar Artist: Morrissey, Magnetic Field, Belle And Sebastian, Burt Bacharach
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ONDAROCK
http://www.ondarock.it/recensioni/2007_lekman.htm
“I vecchi che scrutano col binocolo per strada in cerca di qualcosa di sospetto, i gatti morti che mi ritrovo in
giardino, il sentir bussare alla mia porta alle 4 del mattino e poi delle voci dire 'quando apre dagli una botta in
testa'…”
Kortedala, sobborgo di Goteborg, stranezze e paranoie di una metropoli.
In mezzo a queste storie di ordinaria alienazione suburbana, Jens Lekman si sente rifiutato, a volte viene persino
picchiato, allora se ne sta nel suo studio a registrare o nella sua casa con i grandi muri che rimbombano dal suono
dei fantasmi e della sua voce.
Malessere, certo, ma anche affetto per quelle piccole cose che ci rendono la vita un po’ più bella, volti e situazioni
a cui ci stringiamo per non sentirci diversi, legame di amore e odio verso il posto in cui sei nato ma che ti fa
sentire estraneo.
La musica di Jens ha sempre posseduto la caratteristica di saper comunicare una levità velata di tristezza che
riflette bene la sua personalità, e in questo disco questa particolarità esprime perfettamente i sentimenti che il
cantautore svedese prova verso il borgo natio.
Dopo l’esordio di “When I Said I Wanted To Be Your Dog” e l’eccellente raccolta di Ep “Oh, You’re So Silent, Jens”,
“Night Falls Over Kortedala” arriva frutto dei pensieri maturati negli ultimi tre anni e mette a fuoco alcuni elementi
che, allo stato embrionale, si trovavano anche nei dischi precedenti.
Dando spazio alla passione per i crooner romantici, per le orchestrazioni raffinate e complesse di Bacharach e per
le melodie facili e languide della Motown, mescolando il tutto con un po’ di elettronica e ornando con i soliti testi
ironici e originali, Lekman crea il suo capolavoro di perfetto pop, qualitativamente ineccepibile ed eccezionalmente
orecchiabile.
Basterebbero le prime quattro canzoni per sancire l’altissimo livello di questo disco: “And I Remember Every Kiss”
si libra letteralmente in volo sulle ali di archi e timpani per poi arrivare all’orchestrazione imponente del ritornello,
“Sipping On The Sweet Nectar”, con il suo basso pulsante che crea una base funk in cui s’insinuano fiati, violini e
percussioni, è irresistibile sotto il profilo ritmico, e non da meno è “The Opposite Of Hallelujah”, da una parte gli
archi richiamano il ritornello, dall’altra Jens canta languido su un fanciullesco piano, il tutto amalgamato da un
ripetitivo tempo di batteria.
Dove però Lekman si avvicina di più alla perfezione (e a Bacharach) è in “A Postcard To Nina”, la leggerezza dei
rintocchi di un triangolo, una chitarra evanescente, cori soul e un ritornello punteggiato da fiati dipingono
splendidamente il resoconto surreale di un’imbarazzante cena col padre di un’amica lesbica per la quale Jens deve
fingersi il fidanzato.
La capacità del cantautore svedese di costruire orchestrazioni complesse ma non ridondanti è rimarchevole; si
senta “Into Eternity”, tropical-ballad in cui coesistono accordion, flauto, timbali, handclapping…
Brasile e Cuba suonano affacciate sul mare del Nord.
“Night Falls Over Kortedala” è un disco sull’amore, ma il sentimento nell’album non è mai bolso e banale; “I’m
Leaving You Because I Don’t Love You” e “If I Could Cry (It Would Feel Like This)” potrebbero essere melense,
ma Lekman rinforza la prima con una drum machine che, insieme a un piano insistente, stempera lo zucchero nel
canto, nella seconda invece lo svedese si serve di percussioni e di un call and response singhiozzante per rendere
figurata la sensazione descritta nel titolo, mentre soavi ed eterei violini finiscono storpiati elettronicamente.
Il resto del disco non sbaglia un colpo, “Your Arms Around Me” è di una dolcezza splendida con l’ukulele a unirsi ai
soliti giri d’archi, “Shirin”, dedicata al proprio barbiere (“when Shirin cuts my hair/ it’s like a love affair”), è
sognante cantar d’amore stile gruppo giovanile fine 50-inizio 60, “It Was A Strage Time In My Life” un agrodolce
ritratto dell’artista da giovane per chitarra e violino, reso bucolico da un flauto e dal sampling di una registrazione
di Jens bambino.
A concludere il disco due pezzi che confermano, se ce ne fosse bisogno, la passione di Lekman per le melodie oldfashioned, il doo-wop di “Kanske Ar Jag Kar I Dig” e il twist-pop “Friday Night At The Drive-in Bingo”, melodia
fifties più che mai con il sassofono a fare da protagonista.
Divertente e romantico, coinvolgente e ricco, vero classico contemporaneo, “Night Falls Over Kortedala” è un disco
che non stanca, un album che è segno di una maturazione artistica importante e innegabile, col quale Jens
Lekman dimostra di potersi imporre come uno dei nomi su cui fare affidamento per la musica dei prossimi anni.
Forse alcuni lo tralasceranno nella classifica dei migliori del 2007, dando spazio a dischi più impegnativi e
intellettualmente stimolanti, ma “Night Falls Over Kortedala” è un album che si ripescherà anche tra qualche anno,
per svagarsi la mente o per pacificarsi da un infortunio di cuore.
“A Kortedala tutti si fanno gli affari propri. E visto che sto lentamente diventando così anch’io, appena finisco il
disco me ne vado via di qui” dice Jens; se gli stimoli che il suo quartiere gli fornisce contribuiscono a creare dischi
come questo, c’è da augurarsi che lo svedesino cambi rapidamente idea.
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BAND: JENS LEKMAN
TITLE: NIGHT FALLS OVER
KORTEDALA
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PAG. 15
STORIA DELLA MUSICA
http://www.storiadellamusica.it/Jens_Lekman_-_Night_Falls_Over_Kortedala_(Secretly_Canadian,_2007).p0r1049
Dopo vari cd-r, ep, 7” in edizione limitata e di scarsa reperibilità, nel 2004 l’uscita di When I Said I Wanted
To Be Your Dog spinge il nome di Jens Lekman tra i papabili al trono di “rivelazione dell’anno”. Subito
incastonato come una pietra preziosa tra Morrissey e Jonathan Richman, Lekman si impone come acuto
songwriter di indie pop da camera; ora trascorsi tre anni e mezzo dalla sua ultima full lenght release,
intercalata da qualche ep in edizione limitata, le speranze di un gran ritorno si erano affievolite
notevolmente, tanto da non farmi scommettere grosse somme su una sua plausibile rifioritura: scommessa
persa malamente la mia. Questo Night Falls Over Kortedala non solo è un ulteriore testimonianza del talento
del ragazzo svedese, ma è il disco di un artista all’apice della (prima) completezza intellettuale,
perfettamente consapevole delle proprie potenzialità.
L'album estende considerevolmente il raggio d'azione già segnato dal precedente lavoro, Lekman assorbe e
rielabora tutto ciò che ha sempre amato spillando idee ovunque: curiosa a tal proposito la cover, inserita in
un recente ep, di un vecchio pezzo scritto nel bel mezzo del secondo conflitto mondiale, dal compositore
napoletano Cesare Andrea Bixio, "La strada nel bosco", portata al successo da vari interpreti tra cui Claudio
Villa ed in tempi più recenti Pavarotti, ed in cui Lekman si cimenta accompagnato da ukulele e armonica con
una buona padronanza della lingua nostrana.
Queste sue attenzioni maniacali per la forma canzone classica, per il pop, per la melodia, nonchè l'interesse
autentico per la varietà di coloriture offerta dai suoni campionati, confluiscono in modo cospicuo in questa
sua ultima fatica senza mai risultare straripanti, è il caso dei brani più vicini a quel filone kaleidopop molto in
voga negli ultimi tempi, dai Concretes agli I'm From Barcelona, fino ai più blasonati Architecture In Helsinki
(quando nomini gli AIH automaticamente i numi tutelari sono i Belle & Sebastian) ed ovviamente Patrick
Wolf: tracce come Your Arms Around Me o It Was A Strange Time In My Life, ma anche I’m Leaving You
Because I Don’t Love You, sono gioiellini pop splendidamente cantati, nutriti da un ampio uso di archi,
handclapping e campionamenti che entrano ed escono di scena sempre al momento giusto, in Shirin ed Into
Eternity rivivono l’estro di Van Dyke Parks e la magniloquenza di Burt Bacharach, un pò ovunque si scorge
l’attitudine eccentrica del John Cale primi ’70.
L'impronunciabile Kanske Ar Jag Kar I Dig è un tripudio di fantasia pop, spumeggiante il singolo apripista
Friday Night At The Drive-In Bingo, do la- fa sol, un riff solare di sax e via per un giro armonico twist che sa
di Crocodile Rock del terzo millennio. Sarebbe imperdonabile non approfondire l’irresistibile poker iniziale,
l’apertura con And I Remember Every Kiss, una pioggia d’archi e timpani tuonanti da far ghignare Scott
Walker e Phil Spector, grandi vocalizzi sempre adeguati al contesto (nell’album il backing vocals tra gli altri
puo’ contare su El Perro Del Mar sigla dietro la quale si cela Sarah Assbring), Sipping On The Sweet Nectar ti
porta dritto nelle piste da discoteca stile Saturday Night Fever, una sorta di Barry White scandinavo, The
Opposite Of Hallelujah e A Postcard To Nina si avvicinano pericolosamente alla canzone pop perfetta!
Dimenticavamo …Kortedala è una zona della città di Lekman, Goteborg. Lavoro che fin d'ora si candida a
misurarsi con quello di Patrick Wolf nella top5 di fine anno.
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BAND: JENS LEKMAN
TITLE: NIGHT FALLS OVER
KORTEDALA
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PAG. 16
INDIE FOR BUNNIES
http://www.indieforbunnies.com/2007/10/15/jens-lekman-night-falls-over-kortedala/
Quello che mi butta giù sono i rapporti interpersonali e le loro difficoltà. Quello che mi spezza in due è
l’impossibilita ad andare avanti senza inciampare, avendo il coraggio di dirsi le cose in faccia. Potrei stare a
guardare il soffitto sciogliersi e crollarmi addosso, ma questa volta ho la medicina per guarire. Ho bisogno di
questo disco molto spesso, per ingranare la marcia giusta, per incamminarmi nella mia giornata o per andare
a letto meno scontento. Ho bisogno di iniettarmi queste canzoni direttamente nel sangue e risvegliare i miei
neuroni depressi e demotivati. Erano almeno due anni e mezzo che aspettavo il nuovo lavoro di Jens
Lekman, proprio per vedere come avrebbe suonato con una band vera e propria, con qualche mezzo in più,
visto che il primo disco non era altro che una raccolta di canzoni ripescate dai cassetti della sua cameretta.
L’approccio non è poi tanto differente nemmeno qui, perché si preferisce sempre una produzione abbastanza
lo-fi, anche se il tutto risulta molto più coeso. Ad un primo ascolto si può essere leggermente frastornati da
quello che ogni canzone ci sputa addosso: melodie acustiche, pop orchestrale, campionamenti di vecchi
vinili, attitudine soul, armonie agrodolci ed esplosioni sonore carnevalesche e abbaglianti. Ad un certo punto
ti fermi e dici: “no, forse tutto questo è troppo”, ma poi lo rimetti nel lettore e scopri che non c’è niente di
sbagliato. Le canzoni poi ti si incollano addosso, e tu che sei schiavo della melodia inizi a consumare il disco
in ogni dove: a casa, nel tuo ipod, in auto, e soprattutto nella tua testa per schiacciare i fantasmi della
quotidianità. Come potrei non amare qualcuno che scrive una canzone dedicata alla sua parrucchiera?
(Shirin) E non è perché ho un ricordo quasi sfocato e romantico di quando avevo un numero sufficiente di
capelli per farmeli addirittura tagliare da un parrucchiere. E’ solo perché è tutto così melodicamente perfetto
che ipnotizza i miei sensi. Come anticipato, Jens ama ripescare campionamenti da vecchi vinili ed aggiungerli
alle sue canzoni; in tal senso sono evidenti certi passaggi di vecchi motivi tradizionali africani e sudamericani
in brani come “Into Eternity” e “If I Could Cry”. L’album è una festa che si apre dolce e soffusa con “And I
Remember Every Kiss”, e che ha i picchi melodici più gratificanti in “The Opposite Of Hallelujah”, la già citata
“Shirin” e la travolgente popsong da balera “Friday Night At The Drive–In Bingo” . Non mancano i momenti
più malinconici, interpretati sempre con un piglio divertito e disilluso, tipico di chi non ama troppo piangersi
addosso. Vi basti pensare ad “I’m Leaving You Because I Dont’ Love You”, un titolo abbastanza significativo ,
così crudo e reale, o anhce al pigro andamento di “It Was A Strange Time In My Life”, condita dal suono di
un fiato e di un violino piangente. A volte sembra di trovarsi di fronte ad un nuovo Bacharach, altre volte ad
un Barry White nordico, o meglio ancora ad un Morrissey meno serioso. Poi se guardi bene ci trovi solo Jens
Lekman e le sue canzoni perfette, uno che, al secondo disco, proprio quando tutti hanno i fucili puntati
contro, pronti a far crollare il bel castello di sabbia, ti inchioda il disco al lettore, e semplicemente scrive il
tuo disco pop dell’anno. Ho sempre pensato che cinque stelle sarebbero state troppe, ma sarò ripetitivo,
“Night Falls Over Kortedala” nel suo genere è un disco fantastico, e la cosa incredibile è che ovunque io ne
abbia letto un parere, i consensi sono unanimi. O ci siamo tutti omologati, o davvero questo è davvero un
disco a cinque stelle. Propenderei per la seconda ipotesi.
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BAND: JENS LEKMAN
TITLE: NIGHT FALLS OVER
KORTEDALA
LABEL: SECRETLY CANADIAN
PAG. 17
INDIEROCK
http://www.indie-rock.it/recensioni_look.php?id=278
GENERE: bitter-sweet pop baritonale.
PROTAGONISTI: Jens Lekman, che scrive, canta, suona e produce. In 'It Was A Strange Time In My Life' El
Perro Del Mar canta i cori.
SEGNI PARTICOLARI: giovane svedese (26 anni) di Goteborg, alla terza 'raccolta di canzoni' (come egli
stesso definisce i propri album). 'Kortedala' è un quartiere-dormitorio della seconda città della Svezia, dove
Jens vive in un piccolo monolocale.
INGREDIENTI: voce da crooner, Jens costruisce le sue canzoni con un approccio estremamente moderno,
farcendole di campioni come neanche se producesse elettronica. Il risultato è comunque estremamente
originale, e ricorda, giusto per dare un idea a chi non l'avesse mai ascoltato, un Morrissey che si prende
meno sul serio remixato da Peter Bjorn And John. Difatti, c'è un utilizzo abbondante di percussioni, parte
fondamentale di arrangiamenti accuratissimi. I testi sono tutti molto personali ed ironici, e muovono da
storie di vita vissuta dallo stesso Jens, che la racconta quasi fosse un mondo a sè.
DENSITA' DI QUALITA': questo ragazzo adora fare musica: lo si capisce da quanta passione e cura Jens ha
messo in ogni singola canzone di questo album. Che è un deciso passo in avanti rispetto alle sue produzioni
precedenti, comunque ottime. Per cui, si potrà facilmente intuire che ci troviamo di fronte a livelli di assoluta
eccellenza. Jens scrive testi in cui racconta storie a cui ci si affezziona al primo ascolto, ha una bella voce
calda e un senso della melodia straordinario. I ricchi arrangiamenti che sceglie per i suoi brani meriterebbero
un capitolo a parte, e potrebbero essere materia di studio per generazioni di musicisti futuri. Consigliamo di
ascoltare il disco per intero, perché davvero se lo merita, e perché l'ultima traccia, 'Friday Night At The
Drive-In Bingo', è quanto più capace di mettere di buon umore che ci sia in giro in questo momento.
VELOCITA': andatura spesso allegra, che a volte diviene triste, ma che non smette mai di far schioccare le
dita.
IL TESTO: "Nina I can be your boyfriend / So you can stay with your girlfriend", è l'incipit di 'A Postcard To
Nina', canzone dedicata ad un'amica omosessuale, a cui Jens offre di fare da finto fidanzato per salvare le
apparenze di fronte al padre di lei, persona di mentalità piuttosto chiusa.
LA DICHIARAZIONE: "Mi piacerebbe che le canzoni si componessero da sole durante la notte, e che si
facessero trovare la mattina seguente sedute sul mio letto, con in mano una tazza di te dicendo: 'Salve,
sono la tua nuova canzone'."
IL SITO: Jenslekman.com, dove c'è un interessantissimo ed esilerante blog dell'artista, che spesso regala
qualche canzone gratis (andate nella sezione 'presents', dove potete persino trovare una cover di Claudio
Villa, 'La Strada Nel Bosco').
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BAND: JENS LEKMAN
TITLE: NIGHT FALLS OVER
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PAG. 18
FARDROCK BLOG
http://fard-rock.blog.excite.it/permalink/502387
Night Falls Over Kortedala s'arroga il compito di arrivare al Settimo Cielo utilizzando poco più che un soldo di
cacio.
Jens Lekman, alla seconda prova discografica sulla lunga distanza ha deciso di provare ad esagerare. L’idea
di partire dai sobborghi di Göteborg (Kortedala, per l’esattezza) per dar vita a un universo easy listening
spazzolato di superclassici pop come Supremes, Cole Porter, Sinatra e Tony Bennett, è già sulla carta una
bella idea che Jens, entusiasta ed iperbolico, riesce con difficoltà a mantenere nei ranghi. Tema dell’album,
manco a dirlo, l’amore e, manco a dirlo, inteso come forma di rispetto e benevolenza globale.
Il gioco interpretativo è quello già collaudato nel precedente album e ripercorre la vocalità intensa dell’autore
mentre gioca (ci si augura) a fare il crooner sfigato. La sua interpretazione intensa rischia sempre di essere
sopra le righe e lui, gliene dobbiamo dar atto, riesce sempre a rientrare in carreggiata appena in tempo, solo
un frammento prima che l’impostazione arrivi alla parodia di se stessa. Dodici canzoni in puro stile Lekman
che, come sempre, si stabilizzano a metà tra un ispirato Morrissey e un sovrabbondante Phil Spector (I’m
Leaving You Because I Don’t Love You).
And I Remember Every Kiss, epica apertura dell’album, ha un’orchestrazione quasi da Big Band e mette
immediatamente in chiaro le intenzioni del disco: l’ambizione è quella di realizzare un piccolo capolavoro
della musica moderna e poco importa se non ci si riuscirà fino in fondo. Finiremo per accontentarci di alcuni
piccoli gioielli musicali come Sipping On The Sweet Nectar e il suo incedere leggiadro e allegro, con un
retrogusto un po’ Four Tops, smorzato dall’indolenza della voce di Lekman, oppure Into Eternity che, col suo
groove percussivo un po’ afro, pesca a piene mani dalle analoghe esperienze di Paul Simon di vent’anni fa.
È un album che non si pone il problema di raggiungere qualcosa o qualcuno ma che è semplicemente l’opera
di un autore che straborda di idee e che cerca di servirsene completamente senza il timore dei rischi che si
corrono a mettere in gioco le decine e decine di riferimenti, di brani copiati o fortemente ispirati e nemmeno
degli affetti e delle passioni musicali dichiarate apertamente come modelli. Night Falls Over Kortedala,
assieme ad un’evidente voglia di riesumare atmosfere pop desuete e irripetibili, non arriva mai a sminuire la
personalità di Jens Lekman che, ancora una volta, si tuffa nel suo fanatismo senza che il suo carattere venga
minimamente scalfito.
Edito da Secretly Canadian, che in contemporanea rende disponibili per il download gratuito ben due tracce
dell’album, Night Falls Over Kortedala sta già al primo posto della classifica in Svezia dove, evidentemente, si
sta meglio che altrove.
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BAND: JENS LEKMAN
TITLE: NIGHT FALLS OVER
KORTEDALA
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PAG. 19
INDIE-EYE
http://www.indie-eye.it/recensore/2007/10/04/jens-lekman-night-falls-over-kortedala/
Dal particolare all’universale. Dalle miserie e dalla solitudine di un quartiere di Göteborg (Kortedala, il suo
quartiere) Jens Lekman si proietta di nuovo verso il mondo con dodici canzoni e un tema da svolgere:
l’amore – ovvero quanto di più globale, condiviso e soprattutto, nel bene e nel male, cantato. Il concept si
presta certamente bene all’attitudine romantica e disillusa del crooner svedese che ha buon gioco nel
proporne un’interpretazione intensa, diretta e mai banale (e quando si canta l’amore il rischio è altissimo). Il
timbro vocale forte e suadente di Jens Lekman disegna melodie irresistibili che nei momenti più vigorosi
ricordano da vicino l’ispirazione di Morrisey (personaggio con cui probabilmente condivide anche diversi
ascolti) e che marchiano a fuoco i brani di “Night Falls Over Kortedala”. L’album si apre con le orchestrazioni
imponenti di “And I Remember Every Kiss”, epica e classica, e già si capisce che Jens Lekman è in stato di
grazia. Opinione rafforzata dalla successiva “Sipping On The Sweet Nectar”, traccia dall’incedere disco e dal
groove contagioso. “Into Eternity”, esotica e percussiva, dà ragione a quanti ravvedono affinità col Paul
Simon di “Graceland”, mentre “I’m Leaving You Because I Don’t Love You” e “Kanske Ar Jag Kar I Dig” ci
mostrano Jens ugualmente a suo agio anche su percussioni elettroniche e suoni più sintetici. “Night Falls
Over Kortedala” raccoglie molteplici suggestioni che vengono abilmente ricondotte a unità dalla voce del suo
autore. Ne esce un album semplicemente perfetto, dolce e amaro al tempo stesso, che canta la vita e
chiama alla vita. Nel bene e nel male.
Pubblicato da Secretly Canadian, che mette anche a disposizione il download gratuito di due brani (“The
Opposite Of Halleluja” e “Friday Night At The Drive-In Bingo”), “Night Falls Over Kortedala” ha facilmente
raggiunto il numero 1 nelle classifiche di vendita svedesi. Non stupirebbe affatto scoprire una simile
affermazione a livello internazionale di Jens Lekman.
COOLCLUB [record of the week]
http://www.coolclub.it/
Disco della settimana: Jens Lekman, Night falls Over Kortedala. C’è un artigianato nordico di ottima fattura,
sopraffina. C’è talento da vendere da quelle parti dove il freddo è spazzato da dischi come questi che non
possono che scaldare il cuore. Ci sono poi persone che sembrano non appartenere a questo tempo, a questo
mondo. Jens Lekman è uno di questi. Questa sorta di Bacharach dei tempi moderni compone tutto in casa, si
affida a campioni che recupera in po’ qua e un po’ là tra i suoi ascolti e ci suona su per legarli insieme. Il
risultato è esaltante, orchestre anni 50 incontrano beat soul, la sua voce calda come quella di un Morrisey
che gioca a fare il crooner è irresistibile. Per gli inguaribili romantici è un invito a nozze, un viaggio in dodici
tappe che parte dal suo quartiere Kortedala a Goteborg e viaggia tra le latitudini del suo sentire e concepire
l’amore. Si affida al ricordo di una parrucchiera, quella del Kortedala beauty center, alle sue carezze, alla sua
infanzia, agli attimi di felicità ( da qui la bella copertina). Il resto è una manciata di canzoni di una bellezza
spiazzante orgogliose di sfoggiare il vestito pop più bello dell’armadio. I fiati nel taschino, il fazzoletto gonfio
di campanelli la musica di Jens Lekman si affida alle piccole cose, in queste cerca la bellezza e puntuale la
trova. Solo lui riesce a unire ritmiche calipso a tappeti da tastierina casio, arpe, finendo per incontrare
fisarmoniche bretoni, flauti dal sapore di oriente, tutto in una canzone. Molti dicono sia un genio,
sicuramente è l’autore di uno dei dischi più interessanti, romantici, ispirati dell’anno.
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BAND: JENS LEKMAN
TITLE: NIGHT FALLS OVER
KORTEDALA
LABEL: SECRETLY CANADIAN
PAG. 20
KALPORZ
http://www.kalporz.com/recensioni/night-falls-over-kortedala-jens-lekman.htm
Lo stereotipo indie pop prevede cuori sempre troppo piccoli per: contenere emozioni di commozione e
meraviglia per le piccole bellezze che gli altri ignorano, esprimere rancore e indignazione verso le piccole
meschinità che gli altri ignorano, sopportare astinenze sessuali pluriennali nell'attesa o nel ricordo del vero
amore, provare empatia nei confronti dei propri amici e conoscenti che hanno un lavoro schifoso o devono
fare coming out di fronte ai genitori bacchettoni: insomma bisogna essere degli sfigati, e portare anche un
po' sfiga. Bene, Jens Lekman da Kortedala, Svezia con questo secondo album sembra volersi agguantare la
corona di Re degli Sfigati con tutte e due le mani. Ha tutto l'armamentario del caso: una voce da crooner
calda e melodrammatica, una passione per gli arrangiamenti zuccherosi da pop primi anni '60, e un ampio
corredo di battimani, vibrafoni, cori femminili e tutto il resto.
Quello che lo salva è che spesso la superficie levigata del muro sonoro tutto violini e campanellini si squarcia
per rivelare una estetica fai-da-te, le sontuose tappezzerie retrò rivelano un bricolage di campionamenti che
il mite Jens assembla nella sua cameretta Ikea tra una tristezza qui e una malinconia là. È il caso dei “cali”
degli archi in “If I Could Cry”, dei coretti accelerati di “I'm Gonna Leave You Because I Don't Love You”, del
vecchio disco soul inceppato di “Kanske Ar Jag Kar I Dig”. Sparandola grossa, potrei dire che Lekman è uno
che vorrebbe scrivere testi alla Stuart Murdoch, cantare alla Morrissey e mettere tutto insieme con la colla di
Beck (e un pochino di Magnetic Fields).
Sto facendo il cinico, ma in verità il tenero Jens ha confermato di essere bravo, sul serio. Ha una sensibilità
pop cristallina, padroneggia il vocabolario di decenni di easy listening e lo usa per costruire un racconto
assieme privato e teatralizzato, sempre in bilico tra la pagina di diario e l'uscita da primadonna: alcuni
episodi sono veramente memorabili, come il singolo “The Opposite of Hallelujah”, melodia leggerissima per
raccontare un complicato rapporto tra fratello maggiore e sorellina, che finisce direttamente nella mia top 10
delle canzoni dell'anno.
È solo che a volte melassa sonora e impacci emozionali raggiungono il livello di guardia, e tra una fidanzata
scaricata che si attacca al puff anti-asma per soffocare i singhiozzi e una canzoncina infantile campionata per
cinque minuti mi viene quasi paura a riascoltare l'album. Si sa mai la sfiga sia contagiosa.
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KORTEDALA
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SENTIREASCOLTARE
http://www.sentireascoltare.com/CriticaMusicale/Monografie/JensLekman.htm#nig
Il caro, vecchio Jens. Strano, eppure nascono proprio sensazioni di questo tipo ascoltando il nuovo lavoro
lungo - appena il secondo - del giovane cantautore svedese, così forte la sensazione che procura l'imbattersi
nuovamente con questa calligrafia tanto ciondolante quanto marcata, languida e frondosa, cazzona e
sofisticata. Una scaletta che nei soli primi due pezzi squaderna afrori da Scott Walker in dormiveglia (And I
Remember Every Kiss) e dance soul da Bacharach sul love boat (Sipping On The Sweet Nectar), senza
tralasciare quella certa inclinazione post-wave da Morrissey scarabocchiato sul diario (la malinconia
dolcissima e strapazzata di Shirin). Palpiti e tremori stemperati tra sogni esotici (A Postcard To Nina) e
rigurgiti disparati (i REM di Near Wild Heaven nella struggente Your Arms Around Me, una inopinata La
Colegiala nell'ineffabile Into Eternity) fino a una geniale regressione nella ninna nanna belleandsebastiana di
It Was A Strange Time In My Life.
Certo, la scrittura paga pegno inevitabilmente ad una certa ripetitività, forse anche un po' di quella
freschezza raffazzonata e carbonara si disperde nel cesello sempre più definito degli arrangiamenti (archi e
trombe, vibrafonini e percussioni, strani campioni come miraggi al ralenti), quasi che il Nostro avesse messo
sul serio il maestro Stephen Merritt nel mirino. Alla fine però tocca capitolare di fronte all'evidenza, perché è
un lavoro che ti ci tuffi come nella rete di sicurezza, scoprendo ad ogni rimbalzo possibilità nuove,
sfaccettature tanto insospettabili quanto inusuali, come nelle conclusive Kanske Är Jag Kär I Dig - funky soul
pervaso di strane allucinazioni TV On The Radio - e Friday Night At The Drive-In Bingo, il sax da orchestrina
di periferia per un piccolo inno al disimpegno trafelato.
Ad accompagnarlo in questa straordinaria cavalcata altre due teste pensanti della contemporanea scena pop
svedese, le amiche El Perro Del Mar e Frida Hyvonen, che hanno inciso sulla gestazione dell’album molto di
più di quanto si possa intendere e pensare. Ovvero, in quel modo particolare che non può non caratterizzare
tutto ciò che circonda l'universo scombiccherato e ineffabile del caro Jens. Il quale ha infatti dichiarato: “El
Perro e Frida) sono due geni. El Perro doveva produrre l’intero album ma alla fine ha deciso lei stessa che si
sarebbe trovata molto più a suo agio in un ruolo più defilato. Ci siamo ritrovati nel suo studio, lei si è seduta
dietro di me limitandosi ad annuire con la testa, sorseggiando una tazza di caffè…Era tutto quello di cui
avevo realmente bisogno.” Che dite, c'è bisogno di commentare? (7.2/10)
ROCKLAB
http://www.rocklab.it/recensioni.php?id=2049
Non male questo ritorno del cantautore svedese Jens Lekman, anche se a tratti un po’ noioso.
A tre anni dalla pubblicazione di 'When I Said I Wanted To Be Your Dog' e a due dalla raccolta di e.p. 'Oh,
You’re So Silent, Jens' la Secretly Canadian licenzia questo nuovo ed interessante put pourri ad opera del
nostro, dove compare praticamente tutto l’armamentario sonoro del Bacharach ‘70/’80, compresa la stessa
attitudine all’arrangiamento barocco, studiato nei minimi particolari, dai risvolti complessi ed in qualche
modo complementari all’essenzialità fanciullesca della composizione.
Sul mondo del sobborgo di Goteborg scende così la notte di Lekman: tonda, romantica, talvolta
eccessivamente levigata. Le scelte del nostro volgono ad un’impostazione sonora al limite dell’artefatto, e, se
da un lato convince la decisione compositiva con cui il risultato viene conseguito, delude una certa ripetitività
e la pesantezza del suo involucro patinato.
Restano comunque alcuni spunti veramente interessanti, soprattutto a livello testuale come per la smithsiana
Shirin, dedicata al barbiere di Jens, o per la dolce Your arms around me, con i suoi tocchi chitarristici alla
R.E.M., il funkettino melodico di Kanske Ar Jag Kar I Dig o la bella canzone di chiusura Friday Night At The
Drive-In Bingo, a metà tra Raoul Casadei in Svezia e la dolcezza seminale dei Belle and Sebastian; episodi in
grado di sostenere l’album e restituirlo alle mie orecchie come sufficientemente interessante e personale.
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BAND: JENS LEKMAN
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KORTEDALA
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ROCKLINE
http://www.rockline.it/modules.php?name=Reviews&rop=showcontent&id=2567
Artista acclamato e costantemente applaudito per la sua musica scanzonata e lievemente adornata di
malinconia, Jens Lekman è senza ombra di dubbio uno dei personaggi più influenti e, relativamente,
peculiari del pop rock moderno. Guarda caso è svedese, lontano dai canoni di qualsiasi forma di pop, sia
esso il brit o il pop a stelle e strisce, sperimentatore di nuove commistioni stilistiche e personalità bizzarra,
un figlio raffinato della bohemè: insomma, la faccia azzeccata per dare una nuova spinta creativa ad una
musica leggera che Lekman non rende tale, presentando un registro compositivo dalle mille sfaccettature,
arricchito da arrangiamenti al limite del barocco, e in molti casi fin troppo ridondante.
Il bisogno dell'artista svedese di particolarizzare e innovare la dimensione pop è infatti da una parte
interessante e apprezzabile, dall'altra parecchio criticabile per le sue scelte che da semplicemente raffinate
diventano, penso involontariamente, aristocratiche. Questo perchè Lekman ha un gusto elegante nel
comporre, si tratti di brani scanzonati o di ballate impegnate, una peculiarità compositiva fuori dalla norma,
che dall'altra parte rovescia però una discreta mole di ridondanza e di quegli aspetti musicali che vengono
volgarmente, ma altrettanto giustamente, definiti "pacchiani".
Night Falls Over Kortedela, ultima fatica dello scanzonato svedese, è tutto questo calderone di elementi e
schizzi pittorici avvolti nella sua strana personalità che sempre tende ad uscire dal convenzionale e dal già
utilizzato per approdare ad una musica che è fresca tanto quanto stancante. Ma non si tratta di complessità
nel comporre o nel disporre l'ensamble strumentale, nè di uno slancio compositivo di eccessiva difficoltà
d'apprendimento, bensì, ciò che in primo luogo mi fa criticare questo album, è il suo volersi divincolare a
tutti i costi dai clichè moderni per farsi incatenare da altri da esso stesso creati.
Quando infatti And I Remember Every Kiss apre il disco già si vede la buca in cui Lekman inciamperà: questo
dipinto fatto da barocchismo quasi orchestrale e melodie scivolose. Se si va avanti di una traccia il discorso
non cambia perchè Sipping On The Sweet Nectar prosegue sulla stessa scia della precedente, con le solite
atmosfere pompose e terribilmente irritanti, eccezionali non tanto nell'emozionare quanto nel far innervosire.
Una prima sterzata di umiltà si ha invece con The Opposite Of Hallelujah, brano che si scrolla di dosso i
ridondanti arrangiamenti piano/violino/synth (che ritorneranno senza fatica con la pessima Into Eternity) e si
dimostra una delle più significative del lotto per la sua schiettezza espressiva, forse troppo ancorata ad un
sound molto alla The Shins. Il problema di Lekman è che non solo a livello stilistico presenti cali di una
profondità sconcertante, ma anche per quanto riguarda la sfera emotiva che da questa musica esce a
brandelli: refrain scontati e melodie monotone che si abbinano in egregia maniera solo e soltanto alla
mascherata borghesia estetica di questa musica. Eppure Jens Lekman è un personaggio che spesso viene
descritto come solitario, come rifiutato, un reietto che nella sua arte immette la malinconia proveniente da
questo status esistenziale, una malinconia però difficile da chiamare tale, anzi impossibile, perchè non c'è in
tutto Night Falls Over Kortedala un solo frammento capace di commuovere o almeno di emozionare come si
deve: un'atmosfera così volgarmente raffinata in cui Lekman si diverte a sfoggiare la sua pelliccia ricoperta
di diamanti fasulli.
Se non fosse per qualche piccolo spezzone di livello leggermente superiore al resto che caratterizza
quest'album (qualche breve parte di It Was A Strange Time In My Life e della già citata The Opposite Of
Hallelujah), il mio personale giudizio sarebbe vertiginosamente sprofondato più di quanto lo è già.
Certamente, si sta parlando di una delle più importanti peculiari del pop, un cantautore moderno ed elegante
che però a me da tanto l'idea di un animatore da circo americano. Si può essere barocchi e raffinati quanto
si vuole ma quando dietro a tutte queste sfarzose decorazioni c'è soltanto il vuoto, allora l'amarezza
comincia a venir fuori. Night Falls Over Kortedala, per quanto sia anche riflessivo per le suggestioni evocate
dai suoi testi, è puro esercizio esteriore, un disco che fa dell'apparenza la sua arma e che delude fortemente
per la sua mancanza di emozioni e atmosfere godibili. Se il pop si deve innovare staccandosi dai suoi stessi
stilemi per autoincatenarsi a clichè tutti nuovi e ancora più irritanti, vale la pena lasciare questo genere così
com'è: penso che converrebbe sul serio.
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KORTEDALA
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TROUBLEZINE
http://www.troublezine.it/view.php/Lekman-Jens/Night-Falls-OverKortedala/pagina/recensioni/id/1341/unique/65f614eecb757ce27f5cb43586a4f8e4/
La colonnina di mercurio che devia precipitevolissimevolmente verso il basso negli ultimi giorni non può fare
altro che facilitarmi il compito di recensire la nuova fatica di Jens Lekman, non fosse altro che almeno entro
in clima nazione. Capirai direte voi, quei diavolo di svedesi cacciano fuori talmente tanti bei dischi, prendi nel
2007 quello dei Cats On Fire, che dovresti avere i termosifoni accesi anche in agosto. Bene, vero, però mi
andava così, come anche far notare che ormai il Nord Europa è la vera fabbrica del pop, come quella dei
mostriciattoli poco più di 20 anni fa, e oltre alla Volvo e i 22 Pistepirkko, che sono finlandesi ma ho deciso di
citare a sfregio e per buffoneria, impacchetta diverse altre cose.
Devo essere onesto, a me Mr.Lekman non ha mai detto molto, non saprei nemmeno dare una motivazione
valida, semplicemente non mi ha mai stuzzicato più di tanto. PEEEEEE!!!!! Spia rossa lampeggiante, male,
male. Il buon caro Jens, tutto coperto nella coltre suburbana di Gothenburg, sbatte la testa contro un
iceberg fatto di Scott Walker, Belle & Sebastian, Burt Bacharach, romanticherie e ritmi electrolatini che
giudicare godibile, " apperò " o carino è un eufemismo. Maneggiare con cura: fortemente cinematografico e
suggestivo. Già dall'opening orchestrale, una score perfetta, e la gaiezza blaxpoitation di Sipping on the
Sweet Nectar. Se standard dal sapore glaswegiano è The Opposite of Hallelujah, uno dei tanti EP, cattura la
dolce e bizarra storia di A Postcard to Nina, un motivo, ennesima rivincita del softcore soul, farcito di letali
scontri tra fiati che lascia basito l'ascoltatore. Stessa reazione suscita in generale il saper passare dalla
pomposità, alla malinconia, ai ritmi ballabili di brani come Into the Eternity, o creare sequenze tipo It Was a
Strange Time in My Life, un carillon vagamente lo-fi e più vicino a sue registrazioni passate, seguita dalla
metropolitan white soul dance di Kanske Är Jag Kär I Dig e la chiusura da psicotica giostra di Friday Night at
the Drive-In Bingo.
Jens è un ragazzo che vive la sua realtà in chiave tragicomica e che fa di tutto per far sentire chiunque a
proprio agio nel suo personalissimo quartiere in stile twee-northern soul. E lo fa benissimo.
KRONIC
http://www.kronic.it/artGet.aspx?aID=2&sID=15798
Cantautori. Oggi?
Jens Lekman, idolo di grandi e piccini dell`indi(e)pendenza, accogliente e malinconico, svedese per di più e,
diciamolo, anche bravo. Perchè, se nell`esordio le qualità erano intuibili e l`Ep successivo andava in parte a
confermarle, con "Night Falls Over Kortedala" queste escono clamorosamente, senza alcuna maschera a
nasconderle. Poi, permettelo, dipende le qualità che uno cerca: una volta, ma mica si parla di secoli fa,
inquietudine ed malessere erano descritti da Oldham e Smog a modo loro. Lekman è altra roba: moderna,
forse, attuale, presumiamo, più semplice ed immediata, lo garantiamo. Ma è altra roba.
Non la prendamo a male i seguaci, ma la forza del nostro è una ripetitività ricercata e voluta, non solo nei
temi trattati. Ogni canzone, in cui è la tematica del piccolo (siano momenti o cose) a dominare, gode di
sensibilità concreta esaltata da arrangiamenti complessi e ricercati, anche quando sembrano effimeri. Ogni
aggiunta, qui, è ingrediente indispensabile per il piatto finale. Sembrano (sono) troppi, eppure senza questi
si perderebbe qualcosa. Il minimalismo cantautorale viene annebbiato da un pop gommoso, tratteggiato da
sofisticazioni in cui c`è spazio per archi ed elettronica. Annebbiato, non cancellato, perchè poi vai a leggere i
testi e trovi quel gusto per il piccolo che quasi avevi dimenticato.
Allora comprendi il perchè dell`album e resti perplesso su cosa, nel concreto, sia in effetti Jens. O forse su
cosa, anche solo nella forma, venga cercato oggi.
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KORTEDALA
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DIRADIO
http://www.diradio.it/files/index.cfm?id_rst=6&id_art=28&idr=34559
Giunge al secondo disco ed è veramente una chicca molto complessa ed elaborata.
Può crescere un dandy in Svezia? La cosa sembra(va) assolutamente improbabile, anche se questi tempi
imprevedibili e sconvolgenti qualsiasi abitudine o rassicurante luogo comune, ci hanno insegnato a non
meravigliarci di nulla.
E Jens Lekman un dandy lo deve essere di sicuro. Quantomeno quanto lo possono essere artisti quali Rufus
Wainwright, Sufjan Stevens, Anthony o, per andare più indietro nel tempo, Morrissey.
Stesso incanto efebico, stessi colori pastello (anche nell'artwork), stessa attitudine preraffaellita, stessa
ambiguità sessuale (al di là di qualsiasi genere o classificazione). Ma anche stessa penna intinta
nell'inchiostro drastico della sottile e candida crudeltà che inchioda questi personaggi ad una rivincita piccata
contro il cinismo imperante.
Giunge al secondo disco ed è veramente una chicca molto complessa ed elaborata. Però, badate bene,
niente di stucchevole se non la forma barocca, sempre comunque organica ad un progetto di reale sostanza
creativa.
Un "improbabile" crooner tardo moderno.
IL MUCCHIO ONLINE
http://www.ilmucchio.it/contents.php?id=227&sezione=recensioni
L’impressione che ci siamo fatti di Jens Lekman è che sia un tipo tutto sommato schivo, e che le attenzioni
ricevute all’uscita di "When I Said I Wanted To Be Your Dog" (2004) lo abbiano disorientato ancor prima che
gratificato. A confermarlo, le voci che lo volevano in preda a una pericolosa mancanza di ispirazione e
motivazioni. Timori che lo svedese, dopo un salutare periodo di pausa, smentisce nel migliore dei modi: coi
fatti o, meglio, con le canzoni. Quelle contenute in un’opera seconda che, se al primo ascolto può suscitare
qualche perplessità, con il passare del tempo si rivela pienamente all’altezza del lavoro precedente.
Kortedala è il quartiere di Göteborg dove Lekman ha il propro studio di registrazione: una zona residenziale
che al calare delle tenebre si trasforma in un pericoloso ricettacolo di delinquenza e indifferenza. Forse
proprio per reazione a un contesto non esattamente amichevole, "Night Falls Over Kortedala" è un disco
nell’insieme più solare e lieve del predecessore, meno propenso all’introspezione - per lo meno nelle musiche
- e a suo modo più vario e ballabile. Tra ritmiche caraibiche e percussioni assortite, infatti, emergono con
forza influenze latino-americane in passato solo accennate ("Sipping On The Sweet Nectar", una "Into
Eternity" al gusto di lambada), ove invece l’incalzante "The Opposite Of Hallelujah" si tinge di soul e "If I
Could Cry (It Would Feel Like This)" si spinge dalle parti della blaxploitation. E se l’iniziale "And I Remember
Every Kiss" è una imponente ballata orchestrale da far morire di invidia i Divine Comedy, in chiusura "Friday
Night At The Drive-In Bingo" è un infallibile antidoto per le giornate più fredde e grigie. Il tutto realizzato
grazie al solito campionario a fedeltà medio-bassa di plettri, fiati e archi, batterie elettroniche d’epoca e
frammenti sonori riciclati da vecchi vinili (per dire, il coro che si sente nella deliziosa "A Postcard To Nina" è
lo stesso dell’inizio di "Kanske Är Jag Kär i Dig"). A dimostrazione di come spesso il pop migliore sia quello
più artigianale.
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PAG. 25
ROCK ACTION
http://www.rockaction.it/articles.asp?id=552
Svezia, città di Goteborg, quartiere Kortedala. Anni 50, anni 60, anni 80, o giù di lì. Qui, come in tutto il
mondo, voci limpide di cantautori come Jonathan Richman o Burt Bacharach si sollevavano da preziosi vinili
e deliziavano le orecchie dei più romantici.
Oggi, a Kortedala come in tutti i quartieri, un venticinquenne svedese incide il suo talento sui più moderni
cd, deliziando i nostri sensi. Eh sì, perché ascoltando il suo terzo lavoro ci sembrerà di trovarci all’ombra di
un grosso albero, a gustare dolci frutti e guardare il paesaggio bucolico fra un sorriso e una lacrima. Un
ritorno alla natura quindi e alle sensazioni che si provano da bambino, quando ci si sente curiosi, capricciosi
o anche estranei. E si vive d’amore. L’amore trasparente che ha riempito le opere del Romanticismo, lo
stesso amore e le stesse esperienze che sa far sue e sa raccontarci con ironia Jens, l’ultimo dei romantici.
Night Falls Over Kortedala si apre con And I remember every kiss, in cui Jens ricorda, recita, canta mentre si
fa inseguire e sorreggere in volo da un’orchestra che esplode ad ogni ritornello.
Sipping on the sweet nectar è molto ritmata. Il funk in sottofondo si sposa benissimo con la voce
accompagnata da flauti e violini, in un contrasto inaspettatamente armonioso.
Il terzo brano è The opposite of Hallelujah, che segue la spensieratezza della canzone precedente ed è uno
dei momenti in cui possiamo alzarci e saltare, battendo le mani al ritmo di una batteria e un piano.
A postcard to Nina continua a farci sorridere: la comica atmosfera di una situazione paradossale viene resa
perfettamente dall’incedere lento dei flauti mentre sotto la batteria sembra voler trascinare la melodia in un
momento che sembra non finire mai.
Una dichiarazione d’amore ci aspetta subito dopo: Into eternity affianca un testo dolcissimo a una ritmica
brasiliana, tanto che alla fine ci sembra che si concluda con ballerini che battono le mani e musicisti che
fanno suonare cucchiaini su bicchieri di vetro.
Le tre canzoni successive sono più lente, ma non sdolcinate. Jens riesce sempre a ravvivare tutto con un
testo simpatico (I’m leaving you because I don’t love you) o con stratagemmi melodici originali (If i could
cry, it would feel like this).
Shirin è dedicata al proprio barbiere, argomento ripreso anche in copertina.
Altre tre canzoni ci restano da ascoltare: It was a strange time in my life, Kanske Ar Jag Kar I Dig e Friday
night at the Drive-in bingo, tutte belle, tutte con qualcosa da raccontare. Eppure, mi piacerebbe chiudere
con la prima. È stato un periodo strano nella sua vita. Sì, quando era imbranato, quando era sfortunato,
insomma, normale. Si prende in giro ma non è superficiale, e riesce, nella canzone, a dialogare con un
bimbo. Un bimbo che ride e canta, nato nel quartiere di Kortedala. Sarebbe davvero bello se anche noi
riuscissimo a parlare col bambino che abbiamo lasciato dietro di noi qualche anno fa. E sarebbe bello
ascoltare con lui questo album. Perché l’amore è una cosa seria e solo il suo gioco può farcelo scoprire.
DISCOCLUB65
http://www.discoclub65.it/index.php?option=com_content&task=view&id=1749&Itemid=1
Jens, che certo non è anziano, l’anno scorso è andato in pensione. Dopo due album ha deciso di
abbandonare la musica, motivazioni non chiarissime ma decisione irrevocabile. Aveva pure trovato lavoro, in
una sala da bingo. Quello che rimane oggi di quei propositi è Friday Night At The Drive-In Bingo,
spumeggiante ultima traccia del disco del grande ritorno. È stato meglio così, con buona pace dei giocatori di
tombola. Jens Lekman, svedese, è tra le voci più smaccatamente melodiche e accattivanti del pop moderno.
Melodie a presa sicura, arrangiamenti vari ma facili e immediati, rimandi a tempi lontani e luccicanti in cui la
musica pop era un pianeta strano e multicolore. Musica senza pretese, per fischiettare qualche melodia,
innamorasi di un motivetto e nulla più. Sembra facile e non lo è.