iscrizione anagrafica e occupazioni abusive

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iscrizione anagrafica e occupazioni abusive
L’ISCRIZIONE ANAGRAFICA DEI
RICHIEDENTI ASILO DEI
TITOLARI DI PROTEZIONE
INTERNAZIONALE
FORMAZIONE OPERATORI
SPRAR 2014
Avv. Anna Brambilla - ASGI
[email protected]
LA RESIDENZA COME DIRITTO
La residenza nel nostro ordinamento costituisce un diritto del
cittadino.
Il diritto di residenza si esercita mediante l’iscrizione nelle liste
anagrafiche della popolazione residente in un determinato
Comune, la cui tenuta è affidata al Sindaco, nella sua veste di
Ufficiale di Governo.
Le iscrizioni e variazioni anagrafiche dello straniero regolarmente
soggiornante si effettuano alle medesime condizioni degli italiani
(art. 6, co. 7, D. Lgs. 286/98).
L’iscrizione anagrafica è il presupposto per l’esercizio di importanti
diritti sociali fondamentali ai fini dell’integrazione sociale degli
stranieri.
PER I RIFUGIATI…
Convenzione di Ginevra
Art. 26
“Ciascuno Stato contraente concede ai rifugiati che soggiornano
regolarmente sul suo territorio il diritto di scegliervi il loro luogo di
residenza”.
Art. 27
Fa obbligo agli Stati contraenti di rilasciare i documenti d’identità
“a tutti i rifugiati che risiedono sul territorio e non possiedono un
titolo di viaggio valido”.
LA RESIDENZA COME PRESUPPOSTO PER L’ESERCIZIO DI
ALTRI DIRITTI
L’iscrizione anagrafica è il presupposto per l’esercizio di importanti
diritti sociali fondamentali ai fini dell’integrazione sociale degli
stranieri (es. accesso all’assistenza sociale e a diritti sociali).
L’iscrizione anagrafica è anche il presupposto per il rilascio della
carta di identità e delle certificazioni anagrafiche, così come per il
rilascio della patente di guida italiana o la conversione della
patente estera.
La mancanza di iscrizione anagrafica non preclude tuttavia
l’esercizio dei diritti fondamentali, garantiti a prescindere dalla
condizione di regolarità del soggiorno, tra i quali:
-il diritto allo studio del minore
-Il diritto alla salute
DOMICILIO, RESIDENZA E RINNOVO DEL PERMESSO DI
SOGGIORNO
L'assenza di iscrizione anagrafica non può rilevare ai fini del rilascio o del
rinnovo del permesso di soggiorno per richiesta asilo o protezione
internazionale.
Secondo il d.lgs 286/98 ed il relativo regolamento di attuazione, il
permesso di soggiorno va chiesto al questore della provincia nella quale lo
straniero intende soggiornare (art. 9 DPR 394/99), ed il suo rinnovo al
questore della provincia in cui lo straniero dimora (art. 5 c.4 D.lgs
286/98).
Per chi non ha una dimora si ritiene che, anche ai fini del rinnovo del
permesso di soggiorno, possa trovare applicazione il principio in base al
quale “la persona che non ha fissa dimora si considera residente nel
comune dove ha stabilito il proprio domicilio” (art. 2, co. 3 della legge
anagrafica n. 1228/54, modificato dalla legge 94/2009) e che pertanto sia
possibile rinnovare il soggiorno indicando un domicilio fittizio presso
un’associazione.
LA DIMORA ABITUALE
Il Codice Civile definisce la residenza come il luogo in cui la
persona ha la dimora abituale (art. 43 co. 2 C.C.) distinguendola
dal domicilio, definito, invece, come il luogo ove essa ha stabilito
la sede principale dei suoi affari e interessi (art. 43 co. 1 C.C.).
Per dimora abituale si intende la presenza stabile della persona su
un determinato territorio.
Posto che l’elemento soggettivo è soddisfatto nel momento stesso
in cui la persona richiede l’iscrizione anagrafica (perché manifesta
di voler dimorare abitualmente nel comune), all’Ufficiale
d’anagrafe non resta che sottoporre ad accertamenti l’elemento
oggettivo della stabile presenza, con la specifica che per gli
stranieri, in aggiunta, è richiesta la regolarità del soggiorno sul
territorio italiano.
Devono ritenersi illegittime quelle prassi volte a richiedere agli
stranieri, in aggiunta alla dimora abituale e alla regolarità del
soggiorno, ulteriori condizioni per l’iscrizione anagrafica, quali
indagini preventive sulle condizioni personali o particolare
produzione documentale non richiesta dalla legge (Circ. Min.
Interno n. 8 del 1995 e n. 2 del 1997).
Non può essere di ostacolo alla iscrizione anagrafica la natura
dell'alloggio, quale ad esempio un fabbricato privo di licenza di
abitabilità ovvero non conforme a prescrizioni urbanistiche,
grotte, alloggi in roulottes (circ. Min. Interno n. 8 del 1995).
LA DIMORA ABITUALE NEI CENTRI DI ACCOGLIENZA
La permanenza superiore a 3 mesi in un centro d’accoglienza
costituisce dimora abituale e pertanto legittima la richiesta di
iscrizione anagrafica (art. 6 c. 7 D. Lgs 286/98)
In ogni caso anche prima del decorrere dei tre mesi è possibile
procedere all’iscrizione anagrafica.
In particolare con l’ingresso in una struttura di accoglienza
SPRAR, si realizzano i presupposti di legge dell’abitualità della
dimora anche prima che siano trascorsi i tre mesi richiesti dall’art.
6, comma 7 D. Lgs. 286/98
LA DIMORA ABITUALE NEI CENTRI DI ACCOGLIENZA
Alcuni centri sono organizzati in forma collettiva.
In questi casi si ritengono applicabili le disposizioni relative alle
convivenze anagrafiche (artt. 5 e seg. Regolamento anagrafico
d.p.r. 223/89). A capo della convivenza è posto un responsabile normalmente chi dirige la struttura - che ha il compito di curare le
dichiarazioni anagrafiche degli ospiti (iscrizione anagrafica e avvio
della pratica di cancellazione dopo l’uscita dal centro).
Non è escluso che possa provvedere all’iscrizione anagrafica
anche lo stesso ospite ma il responsabile della struttura potrebbe
comunque essere interpellato per accertare l’abitualità della
dimora. In altri casi può essere sufficiente il provvedimento di
accoglienza nella struttura SPRAR (es. per SPRAR non organizzati
in forma collettiva).
In ogni caso il responsabile della struttura non ha un potere
discrezionale in merito all’iscrizione anagrafica e qualora ne
ricorrano i presupposti di legge non può impedirla
ISCRIZIONE ANAGRAFICA E DOCUMENTI RICHIESTI
Richiedente in possesso della ricevuta di rinnovo/richiesta
del permesso di soggiorno per richiesta asilo
Nel caso in cui il richiedente asilo (o il titolare di protezione
internazionale/umanitaria) disponga solo della ricevuta rilasciata
in seguito alla richiesta di rinnovo del titolo, l’iscrizione anagrafica
è ammessa, a condizione, però, che la domanda di rinnovo sia
stata presentata prima o entro 60 giorni dalla scadenza del
permesso (Circ. Min. Interno n. 42 del 2006).
Più problematica è l’iscrizione anagrafica del richiedente asilo in
possesso della sola ricevuta di richiesta del primo permesso di
soggiorno per richiesta asilo.
Pur non esistendo circolari specifiche a riguardo, si ritiene che
debba essere comunque consentita l’iscrizione anagrafica al fine
di assicurare al richiedente tutti i diritti previsti dalla normativa
vigente.
ISCRIZIONE ANAGRAFICA E DOCUMENTI RICHIESTI
Richiedente o titolare di protezione privo di passaporto o
titolo equipollente
L'iscrizione anagrafica non può essere condizionata dalla
mancanza di passaporto o documento equipollente, in quanto
l’identificazione della persona richiedente la protezione avviene
sulla base dei dati riportati sul titolo di soggiorno che riveste, ai
sensi dell’art. 1 lett. C del D.P.R. 445/2000, natura di documento
di riconoscimento in quanto munito di fotografia del titolare e
rilasciato, su supporto cartaceo, magnetico o informatico, da una
pubblica amministrazione italiana o di altri Stati, consentendo,
pertanto, l’identificazione personale del titolare (Quesito al
Ministero dell’Interno del 04.07.2006).
L’ISCRIZIONE ANAGRAFICA DEI SENZA FISSA DIMORA
In mancanza della dimora abituale la persona si considera residente in un
luogo, se fornisce elementi idonei a dimostrare il domicilio nel territorio
comunale.
Anche in questo caso rileva la presenza effettiva nel territorio comunale (il
domicilio deve infatti essere accertabile) ma non è necessaria l’indicazione di
un preciso indirizzo in cui rintracciare la persona; l’ufficiale di anagrafe non
deve procedere agli accertamenti relativi all’abitualità del domicilio perché
esso è sostanzialmente oggetto di una libera elezione da parte della persona
senza fissa dimora (Ministero dell’Interno – Direzione generale dell’
Amministrazione civile, circ. n. 1/1997).
L’iscrizione anagrafica può effettuarsi prendendo in considerazioni fatti ed
elementi dai quali può desumersi che l’interessato ha stabilito nel territorio
del Comune la sede principale dei suoi affari ed interessi.
Prassi:
-indirizzo fittizio presso associazioni o modulistica
anagrafica
-Individuazione di via territorialmente non esistente
utile
all’iscrizione
ISCRIZIONE ANAGRAFICA E OCCUPAZIONI ABUSIVE
Art. 5 L. 80/2014
“Chiunque occupa abusivamente un immobile senza titolo non può
chiedere la residenza né l’allacciamento a pubblici servizi in
relazione all’immobile medesimo e gli atti emessi in violazione di
tale divieto sono nulli a tutti gli effetti di legge”
Circolare del Ministero dell’interno n. 14 del 6.8.2014
Evidenzia come il fine del legislatore sia stato quello di consentire “il
ripristino delle situazioni di legalità compromesse dalla sussistenza
di fatti penalmente rilevanti”.
Valorizza le autocertificazioni per l’iscrizione anagrafica e negli
allegati alla circolare lascia spazio a detta modalità, in alternativa
alla presentazione dei documenti quali il contratto di locazione o di
comodato registrati presso l’Agenzia delle entrate o il titolo di
proprietà, corredato dei dati catastali.
ISCRIZIONE ANAGRAFICA E OCCUPAZIONI ABUSIVE
In attesa di una pronuncia sulla costituzionalità della norma
Interpretazione rigorosa del concetto di “occupazione abusiva senza
titolo”, richiamato dal summenzionato art. 5.
Si ritiene che occupino abusivamente un immobile tutti coloro che vi
abitano senza titolo di proprietà o di possesso (locazione,
comodato, usufrutto) contro la volontà del proprietario.
Dal punto di vista strettamente giuridico, si ritiene che debbaessere
esclusa la qualificazione abusiva allorché il titolare del diritto reale
sia a conoscenza dell’occupazione fino a quando non decida di
esercitare pienamente il suo diritto ovvero allorché il titolo
giuridico sia controverso tra le parti e sia in corso un
giudizio ovvero allorché la pubblica amministrazione non
abbia adottato provvedimenti esecutivi nei casi previsti dalla
legge.