La vera Storia della Giubiana La vera Storia della Giubiana
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La vera Storia della Giubiana La vera Storia della Giubiana
La vera Storia della Giubiana olti anni fa, che ci crediate o no, c’era, dalle parti del bosco vecchio, a rovescio del monte, una località che i nostri vecchi chiamavano Spiazzo... un piccolo prato, con in mezzo un unico viottolo, che introduceva nel folto degli alberi … Ogni giorno, dopo la scuola, molti bambini venivano a giocare: d’autunno raccoglievano funghi e castagne, d’inverno i rami secchi caduti dagli alberi, in primavera fiori odorosi e fragoline, d’estate lamponi dai rovi… C’era, insomma, un gran via vai, e il vecchio bosco era molto contento di tutte quelle visite quotidiane, anche perché non gli sembrava vero che i bambini, così giocando, tenessero puliti i sentieri che lo attraversavano, e gli piaceva sentire le loro squillanti vocine che si mischiavano con il cinguettio dei passeri. Un brutto giorno però, la castellana del posto … LA CASTELLANA ???... direte voi … Sì, perché... il tempo di cui vi racconto è così antico che c’erano ancora castelli e castellane, e il prato apparteneva, appunto, ad una ricca e bella castellana … Un brutto giorno, dunque, la castellana decise che forse si poteva ricavare qualcosa dal piccolo prato, e lo mise in vendita per chi voleva costruirci la propria casa … Per la verità nessuno di lì volle acquistar nulla, poiché a tutti il prato ed il bosco piacevano così com’erano. Ma … vennero da fuori, e cominciarono a tirar su mattoni, muri e tetti; una casa, due case, tre case … Sapete com’è: l’appetito vien mangiando … e dopo un po’... del piccolo prato non rimase nulla … L’avida castellana pensò che si poteva far diventare prato anche il bosco, e ordinò ai suoi fittavoli di abbattere i primi alberi … Tagliarono e costruirono, e la faccenda cominciò a impensierire lo Spirito del Bosco che lì abitava, anche perché, con tutto quel trambusto, i bambini avevano smesso di venire … In una notte senza luna, scura scura, come la pece, lo Spirito del Bosco apparve, tra il sonno e la veglia, all’avida castellana: se non cesserai subito di far tagliare alberi - le intimò - per ogni tronco in meno, trenta centimetri della tua pelle, morbida come il velluto, diventeranno ruvidi come corteccia … Svegliatasi l’indomani, la castellana pensò che si era trattato solo di uno stupido sogno, e imperterrita continuò a ordinare di distruggere il bosco… Cadde un albero, e poi un altro, ed un altro ancora … Giunti a sera, la castellana era diventata come un vecchio tronco rugoso, tranne un piedino, coperto da una calza di seta rossa … Il suo aspetto era così spaventoso, che solo al vederla, gli abitanti di Spiazzo e i legnaioli pensarono di trovarsi davanti ad una strega, e se la diedero a gambe senza neppure voltarsi indietro, abbandonando case e … cose. La castellana, invece, piena di vergogna per come si era ridotta - rinsecchita e rugosa - pensò che il miglior nascondiglio fosse fra i rami degli alberi a cui ormai somigliava, al punto che, come metteva piede a terra, nel giro di pochi minuti, cominciavano a spuntar le radici, e rischiava di diventare tutta intera un albero solo … Cominciò così a girar voce che dalle parti del bosco c’era una strega così cattiva che, forse, mangiava i bambini, e nessuno, per lungo tempo, si avvicinò più … Piano piano, il bosco tornò a crescere, e divorò con le sue radici i muri e le case, finché non ne rimase in piedi neppure una! Lo Spirito del Bosco sperava che adesso sarebbero finalmente tornati i suoi piccoli amici a rallegrare le giornate, ma, ahimè, la paura della strega teneva tutti distanti - grandi e piccini - e il povero bosco rimase solo, abbandonato e triste… Neppure le stagioni lo frequentavano più, e sembrava immerso in un unico gelido, lunghissimo inverno… Finché un bel giorno di fine gennaio dell’anno milasescent e voltes in dré … sì perché fu proprio un bel giorno - e per la precisione era un giovedì - quello in cui, un gruppo di mamme decise che i loro bambini dovevano, a Primavera, tornare a godere della bellezza maestosa del bosco … Avrà fame, la strega, dopo tutto questo tempo, avrà sete … pensarono … Vennero giù per la strada che porta a Terliscia, dal paese nuovo che era venuto su in cima alla collina, e da lì fino a Spiazzo, armate di … pentole e padelle … PENTOLE E PADELLE ???... direte voi … Proprio così … pentole e padelle … perché avevano deciso di prendere la strega per la gola ... Sul calar della sera prepararono un gran rogo di sterpaglie, misero nelle pentole vino speziato con cannella e cinnamomo, sulla brace arrostirono le castagne conservate dall’ultimo autunno, e … si nascosero insieme a tutti i bambini. Il profumo del vino e delle caldarroste giunse presto alle narici della strega, che, non vedendo nessuno – cautamente - scese dai rami e cominciò a bere e a mangiare a quattro palmenti … Sarà stato il vino, saranno state le castagne … la strega non si accorse che il tempo passava … mangia una e bevi l’altro, il piede che non era coperto dalla calza rossa cominciò a mettere radici … quando le mamme si accorsero che la strega non avrebbe più potuto muoversi, balzarono fuori dai loro nascondigli seguite da tutti i loro bambini, e … ZAC!!! … in men che non si dica, legarono la strega con corde e legacci, e così com’era, come una vecchia fascina, la gettarono nel fuoco acceso … una vampata altissima si levò ad illuminare la notte … e l’ultima cosa che si vide bruciare della strega fu la sua lunga calza di seta rossa … Fu così, cari ragazzi, che da quella primavera i bambini tornarono ogni giorno, dopo la scuola, a giocare, a raccogliere fiori odorosi e fragoline, in estate lamponi dai rovi, d’autunno funghi e castagne, e Lipomo riebbe il suo bosco … E ogni anno, a fine gennaio, mamme e bambini, e anche i papà, tornano a festeggiare la fine del lungo inverno del bosco, con un falò su cui viene bruciata la strega fatta di fascine, che da quel giovedì prese il nome di Giubiana … Questa è la storia della Giubiana … Se non ci credete, ragazzi … chiedete ai nostri nonni, e vi diranno che ancora oggi, a scavare da quelle parti, in località Spiazzo, vicino al bosco, a rovescio del monte, si trovano i mattoni di quelle case così precipitosamente abbandonate … e a star lì, sul far della sera, si sente come puzzo di brucio, e una calza rossa si leva nel cielo, gonfiata dal vento, come una mongolfiera …