Rapporto sull`Attività di Ricerca e di Sperimentazione 2011

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Rapporto sull`Attività di Ricerca e di Sperimentazione 2011
ISTRUZIONE
AGRICOLTURA
RICERCA
Rapporto
sull’attività di ricerca
e di sperimentazione 2011
Aosta Giugno 2012
INSTITUT AGRICOLE RÉGIONAL
CONSIDERAZIONI INIZIALI 3
SETTORE DI AGRONOMIA 7
SETTORE DI ECONOMIA AGRARIA 31
SETTORE DI FRUTTICOLTURA 37
SETTORE DI VITICOLTURA E ENOLOGIA 69
SETTORE ZOOTECNICO E LATTIERO-CASEARIO 87
FORMAZIONE PROFESSIONALE 103
IAR/Rapporto sull’Attività di Ricerca e di Sperimentazione 2011
lla luce della congiuntura economico-finanziaria generale e della situazione di
crisi del comparto agricolo, in particolare della filiera zootecnica-lattierocasearia, anche le attività di ricerca e sperimentazione nel 2011 sono state improntate al rigore. In tale contesto è risultato talvolta più impegnativo che nel
passato sia operare che valorizzare i risultati delle ricerche svolte: le aziende
valdostane infatti sono impegnate a fondo nel mantenere la propria redditività
economica, per cui l’interesse per le attività di ricerca e sperimentazione svolte
dall’Institut Agricole Régional non è in questo momento prioritario. I nostri studenti costituiscono
pertanto l’utenza privilegiata della ricerca e della sperimentazione: essi hanno infatti la possibilità di
conoscere per primi i risultati e di entrare in contatto diretto con operatori e tecnici che operano
quotidianamente presso cascina, stalla, alpeggio, caseificio, macello, frutteto, vigneto, cantina, laboratori e punto vendita. Da parte di aziende cooperative e private sono comunque giunti, e giungono, spunti utili per individuare temi di interesse da cui sono nate anche stimolanti collaborazioni; a
titolo di esempio si citano le esperienze con la Cave Coopérative La Kiuva di Arnad, il caseificio cooperativo Valdigne di Morgex, il consorzio di miglioramento fondiario di Introd, l’associazione Viticulteurs-Encaveurs, le cooperative Les Jardins du Château e Les Relieurs, un gruppo di ex allievi che
producono ortaggi, oltre che da vari produttori privati di vino, formaggi, frutta, cereali e piante officinali.
A
Negli ultimi anni è stato fatto uno sforzo per rinnovare locali e impianti, sperimentare
colture alternative quali specie orticole, piante officinali, cereali e piccoli frutti, implementare le
dotazioni in apparecchiature, attrezzature e macchine, provare nuove trasformazioni e valorizz are i prodotti direttamente in azienda. La vendita diretta dei prodotti presso la cascina di Montfleury è ulteriormente cresciuta e, oltre alle considerazioni di ordine meramente economico, si
può dire che i riflessi sulle attività di produzione e trasformazione sono stati tangibil i: lo smercio
sollecito e senza intermediari dei prodotti costituisce infatti anche un efficacissimo banco di pr ova per la loro qualità; l’azione dimostrativa rivolta agli studenti e alle aziende è un altro obiettivo
raggiunto. Sono stati ultimati una serie di interventi per migliorare le condizioni ambientali dei
locali di stagionatura per il Fromadzo DOP la cui produzione è iniziata a maggio; l’acquisto di
una nuova macchina ha permesso di implementare la produzione di formaggi freschi e latticini ,
oltre che di utilizzare le medesime a scopo didattico e dimostrativo. A Moncenis sono stati esti rpati circa 3.000 m 2 di meleto - varietà Golden Delicious allevata a vaso - in previsione del reimpianto e a Montfleury è entrato in produzione il nuovo meleto a colt ivazione biologica.
All’Ospizio di Carità è proseguita la messa a dimora delle accessioni del progetto di conservazi one del germoplasma viticolo valdostano, congiuntamente al sovrainnesto di marze di Petite Arvine selezionate nel vigneto originario di Cossan voluto dal Canonico Vaudan. A Montfleury è
stato costituito un campo catalogo di varietà di segale e frumento recuperate localmente; una s uperficie di circa 3.000 m 2 è stata dedicata alla coltivazione di alcuni degli ecotipi a scopo produttivo. La locazione di una superficie di circa cinque ettari a quota inferiore rispetto a quella in cui si
monticava normalmente ha permesso di allungare di una decina di giorni il periodo di pascol amento con le vacche a inizio stagione e di utilizzare il ricaccio per la pastura estiva dei vitelli.
CONSIDERAZIONI INIZIALI/3
Indice generale
IAR/Rapporto sull’Attività di Ricerca e di Sperimentazione 2011
I laboratori interni hanno svolto un elevato numero di analisi microbiologiche, biomolecolari, chimiche ed enologiche, anche di alto livello, a supporto dell’attività dei vari settori.
Nell’ambito dei progetti di ricerca e sperimentazione sono state attivate collaborazioni con Università e altri centri. La divulgazione dei risultati ha visto la pubblicazione di undici articoli su riviste
di settore, la presentazione di sette poster in occasione di convegni tenutisi in Italia e all’estero, la
stesura di quattordici relazioni, la collaborazione a numerosi articoli su testate giornalistiche regionali, nonché la partecipazione a trasmissioni monografiche e interviste televisive trasmesse dalla sede regionale della RAI. I ricercatori sono intervenuti sei volte come relatori in occasione di
convegni, conferenze, workshop e tavole rotonde. Nell’ambito delle varie attività di formazione e
aggiornamento i ricercatori hanno preso parte a una quarantina di eventi in Valle, in altre regioni
italiane e all’estero. Si citano infine quattro tesi di laurea e nove tesine elaborate rispettivamente da
studenti universitari e da studenti della classe quinta con il supporto del personale della ricerca; nel
corso del 2011 hanno operato presso l’Istituto tre borsiste finanziate dal F.S.E. e hanno svolto stage
e tirocini aziendali tre ragazzi.
Nel corso del 2011 sono sopraggiunti due fatti imprevedibili che per motivi diversi avra nno ripercussioni nelle future attività di produzione, ricerca e sperimentazi one del settore di Zootecnia e Industria Lattiero-Casearia: l’eredità dei beni del signor Luboz Gino e il dissesto
idrogeologico avvenuto a fine agosto nel vallone di Entrelor presso il quale l’Istituto gestisce
l’alpeggio sperimentale.
Sono terminati alcuni progetti quali NAPEA (Interreg-Alcotra), Caratterizzazione della microflora di superficie nella Fontina, Selezione di ceppi di lieviti Saccharomyces cerevisiae e Spumantizzazione di uve Premetta.
Sono iniziate nuove prove sperimentali che riguardano:
 Potatura meccanica del melo
 Diradamento meccanico su melo
 Pirodiserbo in frutteto e vigneto
 Salatura del lardo
 Vinificazione di uve prodotte dallo IAR con impiego di ceppi di Saccharomyces
cerevisiae selezionati in zona di produzione
 Produzione di sidro con mele Golden Delicious, Renetta del Canada e Raentze
Sono iniziate le seguenti ricerche:
 Monitoraggio dei rischi sanitari nella Fontina
 Studio dei fenomeni legati allo sviluppo di batteri sporigeni nella Fontina
 Selezione sanitaria di Petite Arvine
 Conservazione del germoplasma di varietà locali di melo
CONSIDERAZIONI INIZIALI/4
Indice generale
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 Studio delle potenzialità enologiche del Picotendro coltivato in siti diversi nella zona
di produzione del vino DOC Arnad Montjovet
 Vinificazione di uve della Cave Coopérative La Kiuva con impiego di ceppi di Saccharomyces cerevisiae selezionati dallo IAR
 Selezione di ceppi di Saccharomyces cerevisiae in zona di produzione del vino DOC
Arnad-Montjovet
 Valutazione della potenzialità di reddito derivanti dalla coltivazione di piante officinali in Valle d’Aosta
È ancora in incubazione un progetto in ambito lattiero-caseario in collaborazione con i
Consorzi di Tutela dei formaggi Parmigiano Reggiano, Comté (F), Morbier (F), Gruyère (CH) e
Fontina sul mantenimento della tipicità e della diversità dei formaggi a denominazione di origine
protetta: dopo una serie di incontri avvenuti presso il nostro Istituto, non si è infatti ancora riusciti
a individuare un idoneo canale di finanziamento a livello europeo.
Alla luce dell’entrata in vigore nel 2014 della direttiva sull’uso sostenibile dei pesticidi
(2009/128/CE), a novembre è iniziata una ricerca sui fenomeni di ruscellamento dei prodotti fitosanitari (erbicidi, fungicidi e insetticidi) nei terreni in pendio coltivati a vigneto e frutteto in Valle
d’Aosta, per la quale è stata finanziata una borsa di dottorato di ricerca da parte del F.S.E. a beneficio di una ex allieva dell’I.A.R. Una seconda borsa di ricerca finanziata dal F.S.E. è iniziata a ottobre e riguarda il “monitoraggio delle cinetiche di sviluppo delle principali popolazioni microbiche
in formaggio Fontina DOP allo scopo di interpretare i processi biochimici che hanno luogo dalla
caseificazione alla fine della stagionatura e che influiscono sulla qualità del prodotto”.
CONSIDERAZIONI INIZIALI/5
Indice generale
➣
SETTORE DI AGRONOMIA
BIODIVERSITÀ DEI SISTEMI AGRICOLI VALDOSTANI 9
FILIERA CORTA DELLE PRODUZIONI ORTIVE VALDOSTANE 10
PROVE SPERIMENTALI SULLA PATATA 11
VENDITA DIRETTA DEI PRODOTTI DELL’ORTO 13
RECUPERO DI ECOTIPI LOCALI DI CEREALI
(SEGALE, FRUMENTO, ORZO, MAIS) 15
COLTIVAZIONE E VALORIZZAZIONE DELLE SPECIE AROMATICHE
E OFFICINALI IN VALLE D’AOSTA 16
MITIGAZIONE DEL RUSCELLAMENTO DEI PRODOTTI FITOSANITARI
NEL VIGNETO E NEL FRUTTETO 19
NAPEA - NOUVELLES APPROCHES SUR LES PRAIRIES
DANS L’ENVIRONNEMENT ALPIN 20
STRATEGIE ADATTATIVE AI CAMBIAMENTI CLIMATICI DA PARTE
DEGLI OPERATORI AGROPASTORALI IN VALLE D’AOSTA 24
MONITORAGGIO SPERIMENTALE DEL COMPOST 27
CONTROLLO DELLA DIFFUSIONE DELLE MALERBE NEI PRATI 28
IAR/Rapporto sull’Attività di Ricerca e di Sperimentazione 2011
➣
BIODIVERSITÀ DEI SISTEMI AGRICOLI VALDOSTANI
Origine del progetto
Le produzioni vinicole e frutticole valdostane sono caratterizzate da un forte legame con il
territorio e da un’elevata qualità dei prodotti. Per mettere in luce i legami tra le attività agricole e la
biodiversità del territorio valdostano, l’IAR ha avviato nel 2005 un progetto di studio della diversità
biologica nei vigneti e nei meleti.
Obiettivi
Allo studio hanno partecipato ricercatori dei settori di Agronomia e di Frutticoltura e specialisti degli altri ambiti di competenza (botanica, entomologia, ornitologia), con l’obiettivo di:
 valutare la biodiversità vegetale e animale (con approfondimenti su insetti e uccelli)
nelle vigne, nei frutteti e negli areali naturali o semi-naturali adiacenti;
 catalogare le specie presenti nella vallata centrale (dal fondovalle
fino a circa 1000 m s.l.m.);
 analizzare il valore agro-ambientale delle pratiche colturali.
Attività previste
Nel 2011 si intendeva procedere alla redazione di una pubblicazione monografica, edita come numero speciale della Revue valdôtaine d’histoire naturelle edita dalla Société de la Flore Valdôtaine, in modo da assicurare una diffusione ampia ed esaustiva dell’insieme dei risultati acquisiti.
Durata
La ricerca è stata avviata nel 2005 e se ne prevedeva la chiusura nel 2011, con la conclusione
dell’elaborazione dei dati e la redazione della pubblicazione d’insieme.
Risorse umane coinvolte
M. Bassignana; F. Madormo (escludendo gli addetti del Settore di Frutticoltura)
Collaborazioni
Botanici: M. Bovio, L. Poggio; entomologi: A. Alma, E. Busato (UniTo - Divapra); ornitologi: S. Fasano, G. Gertosio, M. Pavia
Attività svolta
Nella primavera si è completato il controllo del database delle cicaline (2.580 record per un
totale di 480.000 individui identificati, di cui 231.000 appartenenti alle cinque specie sulle quali si
concentra lo studio, suddivise sulla base del sesso) e degli insetti entomofagi (3.330 record per otto
famiglie, per un totale di 18.000 individui identificati). In seguito, si è dato inizio alle elaborazioni
statistiche sulle matrici dei dati.
Oltre ai contatti mantenuti con continuità nel corso dell’anno, nell’autunno si sono tenute
riunioni settoriali, tanto con il gruppo degli entomologi quanto con quello dei botanici, per la
SETTORE DI AGRONOMIA/9
Indice settore
Indice generale
IAR/Rapporto sull’Attività di Ricerca e di Sperimentazione 2011
messa a punto dell’indice della pubblicazione e l’analisi dei dati e dei risultati via via raggiunti nel
corso delle elaborazioni.
Il programma originariamente previsto ha subito un ritardo, in conseguenza della concomitante conclusione del progetto NAPEA, che ha assorbito molte delle energie e dell’impegno dei ricercatori del settore. Conseguentemente, si è deciso di posporre la pubblicazione della monografia al 2012.
Valorizzazione dei risultati
Si veda sopra.
➣
FILIERA CORTA DELLE PRODUZIONI ORTIVE VALDOSTANE
Origine del progetto
Accogliendo le sollecitazioni che ci sono state rivolte negli ultimi anni sia da parte dei produttori sia da parte della grande distribuzione (CIDAC), abbiamo contribuito fattivamente al coordinamento della filiera produzione-vendita di prodotti orticoli di provenienza locale.
Obiettivi
L’obiettivo è di dimostrare, con un esempio concreto, l’interesse e la fattibilità della valorizzazione diretta delle produzioni ortive tramite la filiera corta, sia operando nella vendita diretta, sia
con l’intermediazione della CIDAC.
Attività previste
Nel 2011 continueranno i rapporti di collaborazione con gli orticoltori e proseguirà l’azione
di coordinamento della filiera produzione-vendita di ortaggi locali.
Durata
Si prevede che questo tipo di attività continui anche nei prossimi anni.
Risorse umane coinvolte
A. Neyroz
Collaborazioni
Nessuna collaborazione a titolo oneroso
Attività svolta
Sono state organizzate diverse riunioni e sono stati mantenuti rapporti regolari con i soggetti
coinvolti dall’iniziativa: la CIDAC e gli agricoltori Carlon, Cognein, Nicoletta, la cooperativa agricola Les Jardins du Château e la cooperativa sociale Les Relieurs.
SETTORE DI AGRONOMIA/10
Indice settore
Indice generale
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Il settore di Agronomia, in particolare nella persona di A. Neyroz, ha curato il coordinamento della filiera produzione-vendita di prodotti orticoli di provenienza locale. In una logica di
razionalizzazione e integrazione delle produzioni, per evitare sovrapposizioni e per regolare
l’offerta nel corso della stagione produttiva, è stata concordata una suddivisione delle singole colture tra gli orticoltori:
 cavolfiori, cavoli cappucci, coste, lattuga, pomodori e porri;
 cavoli cappucci, cipolle, zucche e zucchine;
 cipolle, insalate e porri;
 cipolle e insalate;
 zucchine tonde.
Le consegne sono state regolari e continuative, dal mese di maggio a quello di novembre.
Valorizzazione dei risultati
L’interesse crescente di agricoltori, venditori e consumatori per le produzioni ortive di provenienza locale è già un risultato concreto dell’opera di promozione della filiera corta dei prodotti
ortivi.
La diffusione di informazioni sul progetto è avvenuta tramite il passaparola tra produttori e
consumatori e con presentazioni pubbliche quali la giornata “Bien manger, bien boire, bien vivre”,
tenuta presso l’IPRA di Châtillon, o gli incontri sul tema “Filera corta” a Saint-Marcel e ad Aosta.
➣
PROVE SPERIMENTALI SULLA PATATA
Origine del progetto
Il settore di Agronomia conduce regolarmente prove di confronto varietale sulla patata da
molti anni, allo scopo di aggiornare le conoscenze sulle nuove varietà proposte dai costitutori e valutare le eventuali novità tecniche interessanti.
Obiettivi
 Individuazione delle varietà di patata più interessanti per la Valle d’Aosta
 Ricerca applicata sulle tecniche colturali adatte alla realtà regionale
 Divulgazione dei risultati delle ricerche condotte
Attività previste
Nel 2011 proseguiranno le prove di confronto varietale. Sarà avviata, inoltre, una prova sperimentale di confronto tra diverse tecniche d’irrigazione della patata.
Durata
Queste prove sono una delle attività di routine del settore.
SETTORE DI AGRONOMIA/11
Indice settore
Indice generale
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Risorse umane coinvolte
F. Machet, A. Neyroz
Collaborazioni
Nessuna collaborazione a titolo oneroso
Attività svolta
La resa media di campo, considerando la pezzatura commerciale, è stata di 42,9 t/ha.
Penelope ha fornito produzioni valide esteticamente e qualitativamente, la produttività è risultata sugli standard abituali, con un tasso in sostanza secca (s. s.) del 19,1%. Permane la cultivar
“valdostana” per eccellenza.
Le varietà che sono parse interessanti e sarebbero da riprovare nel futuro sono presentate di
seguito.
Daifla
Semitardiva, vigorosa, ottima copertura, produzione nella media di campo. Nelle prove effettuate
presso gli agricoltori la produttività (27 t/ha) è superiore alla varietà Soprano e anche la pezzatura
del raccolto è maggiore, dimostrando di essere meno problematica quando le condizioni colturali
sono meno favorevoli. Tuberi di pezzatura medio-grossa, ovali oblunghi, poco belli e leggermente
sensibili a spaccature, a deformazioni e all’imbrunimento vascolare. La sensibilità peronosporica è
relativamente alta. Il contenuto in s. s. (18,1%) è leggermente inferiore alla media di campo.
Georgina
Precoce-semiprecoce. Tuberi gialli, tondi, sensibilissimi alle spaccature e alla peronospora. Interessante per il livello produttivo molto buono, molto basso il tasso di s. s. Da riprovare solo per le potenzialità produttive.
Luminella
Semiprecoce-semitardiva. Tuberi rossi, belli, a pezzatura regolare. Produzione discreta con tasso di
s. s. molto elevato (22,5%). Cultivar poco sensibile a peronospora.
Michelle
Semiprecoce a vegetazione non molto vigorosa. Produzione decisamente inferiore a quella fornita
nel 2010 (25% in meno). Tuberi lungo-ovali leggermente sensibili a difetti interni (cuore cavo),
spaccature e deformazioni, varietà più sensibile di altre alla peronospora. Il contenuto in s. s. è relativamente basso (16,9%). Notevole la qualità quando viene trasformata in patatine fritte. Rimane
una varietà da consigliare solo ad agricoltori esperti che riescano a mantenere condizioni colturali
adeguate.
Monika
Semiprecoce, ottima produzione di tuberi belli, lungo-ovali e leggermente grossi. Contenuti i difetti
esterni. La sensibilità alla peronospora non sembra elevata. Il tasso di sostanza secca è nella norma
(18,4%). Pare sensibile alle carenze magnesiache.
Soprano
Semiprecoce a media vigoria, produzione decisamente più bassa rispetto alle performance produttive del 2010. Nelle prove effettuate presso gli agricoltori la produttività è ancora più bassa, attestandosi intorno alle 25 t/ha. La rusticità non sembra essere una sua prerogativa e in condizioni
SETTORE DI AGRONOMIA/12
Indice settore
Indice generale
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colturali meno vantaggiose le sue potenzialità sono fortemente ridotte. Malgrado ciò rimane una
cultivar interessante, vista la qualità dei tuberi di pezzatura media, belli, oblunghi, leggermente sensibili alla scabbia e alle spaccature. Contenute le infezioni peronosporiche. Il tenore in s. s. (17,7%)
è più basso rispetto alla media di campo. La conservazione è buona.
Universa
Precoce-semiprecoce poco vigorosa, produzione nella norma di campo, ma il suo tasso in s. s. è il
più basso in assoluto (16,3%). Tuberi ovali-lunghi, ma alquanto irregolari nella forma e nella dimensione, leggermente sensibili a scabbia e alle spaccature. Apparentemente poco soggetta alla peronospora. Periodo di dormienza brevissimo, non si conserva per nulla. Può essere interessante per
produzioni precoci e per il mercato fresco.
Valorizzazione dei risultati
Prosegue la collaborazione con l’Ufficio Servizi fitosanitari dell’Assessorato Agricoltura e
Risorse Naturali, per la redazione della scheda sui trattamenti fitosanitari, pubblicata sui siti della
Regione http://www.regione.vda.it/gestione/gestione_contenuti/allegato.asp?pk_allegato=10428 e
dell’IAR.
➣
VENDITA DIRETTA DEI PRODOTTI DELL’ORTO
Origine del progetto
La produzione dell’orto, che è sempre stata destinata soprattutto alla mensa dell’Institut, è
integrata nelle attività sperimentali e dimostrative che sono uno dei compiti istituzionali dell’IAR.
Da qualche anno si è dato avvio alla vendita diretta di parte degli ortaggi, soprattutto durante il periodo delle vacanze estive, in cui le esigenze della nostra cucina sono ridotte e la produzione ortiva
è massima. Questa attività è stata condotta inizialmente a titolo sperimentale ed è proseguita in
modo più organizzato dopo l’apertura del punto vendita della ferme di Montfleury, riscontrando
una risposta molto positiva da parte degli acquirenti, sia per la qualità delle produzioni, sia per i
prezzi competitivi.
Obiettivi
Sul piano più strettamente tecnico, l’esperienza intende dimostrare, in condizioni reali, la
possibilità di ridurre al minimo le lavorazioni a carico del terreno e gli input chimici nella coltivazione, adottando la non-lavorazione del terreno, la pacciamatura con i residui delle malerbe e sperimentando l’uso di nemici naturali e di prodotti non chimici di sintesi per i trattamenti contro i
fitofagi e le crittogame.
Attività previste
I buoni riscontri ottenuti negli anni passati con la vendita diretta degli ortaggi ci hanno spinti ad ampliare la superficie coltivata, portandola a circa 3.100 m2, 600 dei quali sotto copertura di
tunnel plastico e 800 coltivati a fragola. Nel 2011 si intende proseguire in questa direzione. Se sarà
assicurata la presenza di sufficiente manodopera, si proseguirà anche la coltura delle superfici
dell’area sperimentale di Champlan.
SETTORE DI AGRONOMIA/13
Indice settore
Indice generale
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Durata
Si prevede che questo tipo di attività continui anche nei prossimi anni.
Risorse umane coinvolte
F. Machet, A. Neyroz
Collaborazioni
Nessuna collaborazione a titolo oneroso.
Attività svolta
Le colture ortive a Montfleury hanno interessato una superficie di oltre 2.600 m2, 350 dei
quali in coltura protetta. Altri 800 m2 sono stati coltivati a fragole.
Nell’annata 2011, sono stati prodotti i seguenti quantitativi per i diversi ortaggi:
COLTURA
Asparagi
PRODUZIONE (kg)
RESA (kg/m2)
249,6
3,1
1.077,0
9,2
Broccoli
234,5
1,1
Carote
379,2
2,4
Cavolfiori
215,1
2,3
Cavoli
484,5
3,2
Barbabietole
Cime di rapa
46,7
2,9
Cipolle
733,8
2,1
Coste
181,2
3,1
Costine
347,2
5,9
Fagioli borlotti
26,0
0,3
Fagiolini
67,6
1,6
Finocchi
353,6
5,4
Fragole
358,0
0,5
Insalata
460,7
2,5
Melanzane
Meloni
Peperoncini
73,4
2,4
114,7
1,2
5,0
1,0
156,0
2,6
Pomodori
1.496,8
13,2
Pomodori da conserva
1.838,5
11,3
Porri
175,3
4,9
Scarole
150,8
1,9
Spinaci
192,0
5,8
Zucche
2.922,1
6,6
703,9
3,0
Peperoni
Zucchine
SETTORE DI AGRONOMIA/14
Indice settore
Indice generale
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Valorizzazione dei risultati
La valorizzazione dei risultati delle attività di sperimentazione e di dimostrazione avviene
tramite rapporti diretti con gli orticoltori (per esempio nell’ambito del nostro progetto “Filiera corta delle produzioni ortive valdostane” e del progetto “Saveurs d’hauteur” promosso dal Comune di
Morgex) e i consumatori. Inoltre, l’esperienza dell’orto dell’IAR è oggetto di articoli sulla stampa
locale e di servizi televisivi nelle rubriche regionali della RAI.
➣
RECUPERO DI ECOTIPI LOCALI DI CEREALI
(SEGALE, FRUMENTO, ORZO, MAIS)
Origine del progetto
La conservazione e il confronto degli ecotipi locali costituiscono una prima base per promuovere la coltivazione dei cereali, ora quasi scomparsa dalla nostra regione. Oltre all’interesse dimostrato da parte di diversi agricoltori, va registrata anche l’attenzione dell’Assessorato regionale
all’Agricoltura e di panificatori valdostani, che vorrebbero valorizzare la segale e il grano coltivati
localmente per la panificazione e, in particolare, per la produzione del tradizionale pane nero.
Obiettivi
Questo progetto si propone di:
 raccogliere campioni di semente dei cereali tradizionalmente coltivati in Valle
d’Aosta, per conservare la diversità genetica che li contraddistingue;
 confrontare tra loro i diversi ecotipi locali;
 moltiplicare e rendere disponibili agli agricoltori i più interessanti sul piano
agronomico e produttivo;
 promuovere nella regione la coltivazione dei cereali autoctoni e la loro
valorizzazione attraverso la trasformazione in prodotti tipici
(pan ner, micooula, flantse ecc.).
Attività previste
Nella campagna 2009-2010 è proseguita l’attività di promozione e supervisione delle colture
di segale e, grazie anche alla collaborazione del Centro Sperimentale regionale di Saint-Marcel, è
stata avviata una prova di confronto varietale su 12 ecotipi valdostani di frumento.
Nel futuro si perseguirà l’obiettivo dell’ampliamento delle superfici coltivate, sia presso
l’azienda di Montfleury, sia presso aziende agricole esterne. Proseguirà inoltre il confronto varietale
del frumento.
Durata
Per arrivare alla definizione e all’autosufficienza di una filiera “recupero di varietà locali coltivazione - trasformazione e valorizzazione del pane di segale valdostano”, si prevede che i lavori, iniziati nel 2003, proseguano almeno nell’arco di una decina d’anni.
SETTORE DI AGRONOMIA/15
Indice settore
Indice generale
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Risorse umane coinvolte
D. Arlian, M. Bassignana
Collaborazioni
Nessuna collaborazione a titolo oneroso.
Attività svolta
Nella stagione 2010-2011 è proseguito il confronto degli ecotipi valdostani di frumento tenero,
avviato l’anno precedente, seminando nell’azienda sperimentale di Montfleury dodici accessioni locali e
la varietà commerciale svizzera Siala come termine di paragone e registrando le principali caratteristiche
morfo-fisiologiche e agronomiche. Nell’autunno 2011 gli stessi dodici ecotipi sono stati seminati sia a
Montfleury sia in altitudine, in località Lalaz di Sarre (1170 m s.l.m.), per il terzo anno di osservazione.
Oltre alle parcelle di confronto varietale, nel 2011 a Montfleury sono anche stati seminati un
campo di segale e uno di frumento e sono stati stipulati accordi di coltivazione sperimentale con 18 agricoltori, per una superficie complessiva di circa 14.000 m2, di cui 11.000 di segale e 3.000 di frumento.
Il campo di Montfleury è stato severamente colpito dall’evento meteorico del 1° giugno
2011, che ha determinato un esteso allettamento della segale, in fase di riempimento della granella.
Di conseguenza, tanto per le difficoltà nello svolgimento dell’ultimo periodo del ciclo, quanto per
le difficoltà alla raccolta, la resa è stata modesta: sui 2.600 m 2 coltivati sono stati raccolti 450 kg di
granella, con una resa media di appena 1,68 t/ha.
Il frumento, invece, è stato meno penalizzato dal fenomeno, sicché sui circa 1.000 m2 è stata
ottenuta una resa di 3,58 t/ha.
Valorizzazione dei risultati
La valorizzazione dei risultati è stata condotta tramite rapporti diretti con gli agricoltori e
con alcune amministrazioni comunali interessate al rilancio della cerealicoltura di tradizione sul loro territorio (a titolo d’esempio citiamo Morgex e i comuni della valle di Champorcher). Le informazioni raccolte sono state, inoltre, oggetto di presentazioni pubbliche (incontro a Morgex con
cerealicoltori per il progetto Saveurs d’hauteur, visita dei cerealicoltori piemontesi della Rete Semi
Rurali) e di due registrazioni televisive, una per la serie “Rien qu’une vache”, un’altra mandata in
onda dal TG3 Regionale.
Tra le valorizzazioni dei prodotti, rientra anche il buon successo della commercializzazione,
nel punto vendita della Ferme di Montfleury, di sacchetti da 1 kg di farina di segale e di frumento,
macinata a pietra e confezionata presso il Molino Roccati di Candia Canavese (TO).
➣
COLTIVAZIONE E VALORIZZAZIONE DELLE SPECIE AROMATICHE
E OFFICINALI IN VALLE D’AOSTA
Origine del progetto
Dopo lo studio sul mercato delle piante aromatiche e officinali condotto in collaborazione
con il settore di Economia Agraria, dal 2008 si è avviata la coltivazione diretta di specie aromatiche
e officinali da parte dell’Institut Agricole Régional.
SETTORE DI AGRONOMIA/16
Indice settore
Indice generale
IAR/Rapporto sull’Attività di Ricerca e di Sperimentazione 2011
Obiettivi
I principali obiettivi che si intendono perseguire sono i seguenti:
 ricerca di ecotipi locali con caratteristiche particolarmente interessanti
e individuazione dei siti di sviluppo spontaneo;
 studio tecnico e colturale delle specie officinali ritenute più interessanti;
 individuazione degli aspetti agronomici, fenologici e qualitativi delle specie
officinali in relazione all’altitudine;
 sviluppo della coltivazione di specie officinali rare, protette, locali o quasi
del tutto dimenticate, potenzialmente promettenti;
 valorizzazione e sfruttamento ottimale delle potenzialità di alcune specie tipiche
valdostane, risultate particolarmente interessanti, in prodotti finiti da destinare
ai settori cosmetico-benessere ed erboristico-farmaceutico, individuati come
molto promettenti dalla precedente indagine di mercato, realizzata
nel biennio 2005-2006;
 recupero di terreni abbandonati e/o sottoutilizzati, in particolar modo
quelli con esposizione a sud;
 sviluppo di promettenti nicchie di mercato;
 promozione e incentivazione dell’associazionismo;
 creazione di sinergie tra i vari settori della filiera e stimolo
per gli ipotetici operatori del settore;
 diversificazione delle attività produttive degli agricoltori.
Attività previste
Le attività future sono subordinate alla disponibilità di sufficienti risorse umane per lo svolgimento di quanto previsto. Nel 2009 sono state affittate per un periodo di otto anni tre parcelle a
Sarre (a 1250, 1400 e 1600 m s.l.m.), dove sono state messe a dimora diverse accessioni di Stella alpina, Arnica e Rodiola rosea.
Nel 2010, nell’area sperimentale di Champlan, si è avviata la messa in coltura di parcelle di
Stella alpina, Arnica, Rodiola rosea e Imperatoria, che sarà conclusa nel 2011. Ancora nel 2011, è
previsto la messa a dimora di 2.000 piantine di Issopo, di 1.400 piantine di Origano selvatico e 700
piantine di Origano commerciale.
Durata
Si prevede che questa attività continui almeno per i prossimi tre anni.
Risorse umane coinvolte
M. Bassignana, G. Chenal, F. Machet, D. Perruquet
Collaborazioni
Vivai valdostani, Sarre (AO)
SETTORE DI AGRONOMIA/17
Indice settore
Indice generale
IAR/Rapporto sull’Attività di Ricerca e di Sperimentazione 2011
Attività svolta
Sono proseguite le attività di coltivazione dei campi di Sarre (rodiola, stella alpina, arnica),
Gressan (rodiola, stella alpina, imperatoria, pelosella) e Aosta (timo). È stato preparato il terreno
per il giardino didattico di piante officinali xerotermofile a Montfleury e sono stati raccolti trapianti e semi di piante officinali o utili e ornamentali o da riempimento sia peri il giardino didattico sia
per la messa in coltura. Per il giardino didattico, inoltre, sono state seminate Melica ciliata, Bromus
erectus, Acinos arvensis, Fumaria officinalis e Alyssum alyssoides.
Sono stati raccolti semi di origano in 7 località diverse della Valle d’Aosta e i trapianti ottenuti sono stati messi a dimora a Montfleury (1.000 piante circa) e a Thouraz (100 piante, solo origano raccolto a Sarre).
Sono stati raccolti semi di timo selvatico in 6 località e i trapianti ottenuti sono stati messi a
dimora a Ollignan. Semi di timo da piante maschiosterili provenienti da 4 località sono stati consegnati per la semina ai ”Vivai valdostani”.
Sono state seminate piante tintorie (Echium vulgare, Isatis tinctoria e Reseda luteola) e Solidago virgaurea per la messa in coltura a Sarre.
Sono stati trattati apiari a Sarre, Planaval e Montfleury contro la varroa con olio essenziale
di timo Varico 1 e Varico 2 coltivato a Montfleury.
È stata prelevata alla svinatura, pulita ed essiccata una piccola quantità di vinaccioli per
l’estrazione dell’olio.
Fino a febbraio 2011 è proseguito lo studio dettagliato e la ricerca delle caratteristiche tecniche e delle esigenze colturali delle specie officinali ritenute più interessanti e presenti a livello locale.
Un tecnico dell’Institut Agricole Régional ha partecipato al gruppo di lavoro, promosso
dall’Assessorato Agricoltura e Risorse naturali, per sostenere ed accelerare lo sviluppo della filiera
piante officinali a livello locale.
Si è istaurata una collaborazione con l’Università di Torino, Facoltà di Agraria - Dipartimento
di Economia, per un confronto su esperienze di ricerca e possibili futuri sviluppi dei progetti in corso.
Sulla base dei rilievi effettuati in campo e dei dati sperimentali raccolti in ambito agronomico, è iniziato uno studio economico sulla redditività lungo la filiera produttiva delle piante officinali (collegamento al progetto “Valutazione delle potenzialità di reddito derivanti dalla coltivazione,
trasformazione e commercializzazione di alcune piante officinali in Valle d’Aosta”).
Valorizzazione dei risultati
Si è iniziato il lavoro di adattamento e conversione in formato PDF di alcune delle circa 50
schede tecnico-colturali realizzate finora. L’obiettivo finale sarà di renderle fruibili sul sito dello I.A.R.
La collaborazione con l’Assessorato Agricoltura per l’organizzazione dei corsi di formazione
per operatori del settore della coltivazione e della prima trasformazione delle piante officinali ha
fornito un’ulteriore occasione di valorizzazione dei risultati delle attività di ricerca applicata.
Su L’Informatore Agricolo n. 3 del 2011 è stato pubblicato un articolo sull’attività di ricerca
e sperimentazione svolta nel periodo 2006-2011, con accenni sugli ultimi sviluppi nel settore delle
piante officinali.
Nell’autunno 2011 è stata messa in onda un’intervista, realizzata per la trasmissione “Rien
qu’une vache”, sugli ultimi sviluppi ed un aggiornamento sulla sperimentazione delle piante officinali in Valle d’Aosta.
SETTORE DI AGRONOMIA/18
Indice settore
Indice generale
IAR/Rapporto sull’Attività di Ricerca e di Sperimentazione 2011
➣
MITIGAZIONE DEL RUSCELLAMENTO DEI PRODOTTI
FITOSANITARI NEL VIGNETO E NEL FRUTTETO
Origine del progetto
L’entrata in vigore della direttiva sull’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari (2009/128/CE)
imporrà a livello europeo misure di mitigazione in grado di contenere i rischi di contaminazione dei
corpi idrici causata da fenomeni di deriva, drenaggio e ruscellamento (art. 11 Direttiva 2009/128/CE).
Queste misure dovranno essere contenute nei cosiddetti Piani di Azione Nazionale (PAN), di prossima applicazione da parte dei singoli stati membri. Le disposizioni e prescrizioni previste dai PAN saranno redatte facendo riferimento alle conoscenze attualmente disponibili a livello nazionale ed
internazionale in materia. Il progetto, che sarà condotto in collaborazione con i settori di Viticoltura
e di Frutticoltura, nasce dall’esigenza di prepararsi all’applicazione dei PAN.
Obiettivi
Questo progetto si propone di:
 costituire un impianto permanente di riferimento per il monitoraggio
dei fenomeni di ruscellamento nei terreni in pendio;
 quantificare i fenomeni di ruscellamento e le perdite di prodotti fitosanitari
in relazione alle diverse tecniche di gestione del suolo;
 individuare indicatori di rischio di contaminazione delle acque superficiali
in relazione alle tecniche di gestione del suolo;
 determinare l’influenza del tipo di sistemazione (a rittochino, a cavalcapoggio)
sui fenomeni di ruscellamento e sull’efficacia delle misure di mitigazione
adottate in vigneto e frutteto;
 valutare l’effettiva applicabilità nel contesto viticolo e frutticolo di alcune
misure di mitigazione per contrastare il fenomeno del ruscellamento;
 acquisire informazioni di supporto alla definizione di protocolli di difesa
utili alla qualificazione sanitaria ed ambientale delle produzioni;
 acquisire informazioni utili nella predisposizione dei Piani di Azione
Nazionale (PAN) previsti dalla Direttiva 128/2009/CE;
 realizzare e divulgare materiale tecnico-scientifico a carattere
formativo per gli operatori del settore.
Attività previste
Il progetto sarà articolato in tre sottoprogetti:
 valutazione del rischio di movimento superficiale di prodotti fitosanitari
per ruscellamento in vigneto;
 valutazione del rischio di movimento superficiale di prodotti fitosanitari
per ruscellamento in frutteto;
 divulgazione.
SETTORE DI AGRONOMIA/19
Indice settore
Indice generale
IAR/Rapporto sull’Attività di Ricerca e di Sperimentazione 2011
Durata
Si prevede che il progetto abbia una durata almeno biennale. Poiché è allo studio la possibilità di
attivare parallelamente una ricerca di dottorato, è possibile che gli studi proseguano per un triennio.
Risorse umane coinvolte (escludendo gli addetti del Settore di Viticoltura)
M. Bassignana
Collaborazioni
Personale strutturato (Prof. ordinario, Ricercatore, Dottorando, Tecnico) e non strutturato
(M. Letey) del dipartimento AGROSELVITER dell’Università di Torino
Attività svolta
Nel novembre del 2011 si è dato inizio alla ricerca di Marilisa Letey, finanziata con Borsa di
ricerca del FSE. Per il momento, la borsista sta procedendo alla consultazione della bibliografia esistente sull’argomento.
Valorizzazione dei risultati
La ricerca è al suo inizio. Al termine del biennio di sperimentazione è prevista la predisposizione di materiale divulgativo, indirizzato a tecnici, agricoltori e altri operatori del settore, che fornisca indicazioni sulla trasferibilità dei risultati della ricerca all’ambito aziendale.
➣
NAPEA - NOUVELLES APPROCHES SUR LES PRAIRIES
DANS L’ENVIRONNEMENT ALPIN
Origine del progetto
Sui due versanti delle Alpi, i prati permanenti sono la base dei sistemi zootecnici di montagna e
rappresentano, al tempo stesso, una risorsa naturale ed ecologica insostituibile, essendo un serbatoio
unico di biodiversità, assicurando un paesaggio attrattivo per gli abitanti e i turisti e contribuendo,
infine, alla protezione dei versanti contro il rischio idrogeologico. Tuttavia, i crescenti rischi climatici
(per esempio la siccità), l’evoluzione delle politiche pubbliche e l’aumento della pressione demografica
pongono nuovi interrogativi sulla gestione dei prati e sulla tutela delle loro risorse. In questo quadro,
si rinnova la collaborazione con l’Assessorato regionale all’Agricoltura e con il SUACI Alpes du Nord
di Chambéry, per affrontare i nuovi temi riguardanti i prati permanenti, affinché essi continuino ad
assicurare la base di un’alimentazione di qualità per gli animali allevati e contribuiscano a mantenere il
valore naturalistico, paesaggistico e ambientale di questi territori.
Obiettivi
Il progetto punta ad approfondire le conoscenze sulle interconnessioni tra suoli, prati e
biodiversità, tenendo conto delle aspettative attualmente espresse dai conduttori di queste superfici
e affinché sia assicurata l’utilizzazione sostenibile delle risorse, affrontando i seguenti aspetti:
SETTORE DI AGRONOMIA/20
Indice settore
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IAR/Rapporto sull’Attività di Ricerca e di Sperimentazione 2011
 accrescere il livello delle conoscenze sulla biodiversità dei prati permanenti, in relazione alle condizioni ambientali e alle pratiche gestionali, e sviluppare strumenti
adeguati a valorizzare tale diversità;
 affrontare alcune delle problematiche relative all’attuale gestione dei prati e suscettibili di ridurne considerevolmente le risorse. A questo riguardo, due temi sono
stati messi in particolare evidenza:
 la lotta al degrado dei prati provocato dagli animali selvatici (quali cinghiali e
arvicole) e dall’invasione di specie vegetali neofìte invasive (quali il Panace del
Caucaso, il Poligono del Giappone o il Senecione sudafricano);
 la valutazione delle conseguenze sul suolo e sulle risorse prative derivanti da
lavori di sistemazione e dalla realizzazione di opere sulle superfici (miglioramento fondiario, posa d’impianti d’innevamento artificiale ecc.), al fine di predisporre un disciplinare delle tecniche di realizzazione e delle modalità di
gestione adeguate.
Ci proponiamo di sviluppare nuovi elementi di riferimento da cui partire per tutelare e
valorizzare la biodiversità e le funzioni ecologiche dei prati permanenti all’interno dello spazio
transfrontaliero.
Oltre all’acquisizione di elementi di conoscenza, i risultati attesi dal presente progetto si
concretizzeranno nella creazione:
 di uno strumento che permetta ai conduttori delle superfici di valutare rapidamente la
biodiversità di una parcella basandosi su criteri semplici, quali l’eterogeneità della parcella (diversità di micro-habitat), del suo contesto ambientale (presenza di siepi, bordure ecc.) e della sua vegetazione (lista di piante indicatrici facilmente identificabili);
 di un dossier tecnico destinato anch’esso ai conduttori delle superfici, che raccolga le
conoscenze più aggiornate sui mezzi per proteggere le risorse rappresentate dai prati
e dal loro ambiente (salvaguardia della biodiversità, della qualità dei suoli ecc.);
 di sussidi (poster, schede di divulgazione ecc.) rivolti agli agricoltori e al grande
pubblico, che permettano la comunicazione e la sensibilizzazione sul ruolo dei
prati e sull’importanza di salvaguardare queste superfici in un quadro di evoluzione dei territori.
Attività previste
COORDINAMENTO E SUPERVISIONE DEL PROGETTO
 Coordinamento tecnico e metodologico dei gruppi di lavoro
 Sorveglianza e rispetto dei termini dei lavori
 Produzione della documentazione tecnica e finanziaria del progetto
PRATI E BIODIVERSITÀ
 Definizione di un approccio comune per determinare il valore ecologico e
ambientale dei prati permanenti
 Analisi congiunta dei dati
SETTORE DI AGRONOMIA/21
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IAR/Rapporto sull’Attività di Ricerca e di Sperimentazione 2011
GESTIONE E RINNOVAMENTO DELLE SUPERFICI
 Studi, scambi di buone pratiche, definizione di protocolli comuni e di azioni per il
mantenimento della qualità dei suoli, il controllo delle neofìte invasive e degli
animali dannosi (arvicole) e il rinnovamento dei prati degradati
COMUNICAZIONE
 Promozione del progetto; diffusione dei suoi risultati per mezzo di pubblicazioni
e incontri rivolti ai conduttori (agricoltori, tecnici agricoli, incaricati delle
collettività territoriali, amministratori locali e responsabili professionali)
Tutte le attività del progetto saranno realizzate congiuntamente dai partner. A questo scopo,
saranno costituiti gruppi tematici, ciascuno dei quali sarà animato da un partner:
 coordinamento e supervisione del progetto: Regione Autonoma Valle d’Aosta;
 tema “Prati e biodiversità”: SUACI Alpes du Nord;
 tema “Gestione e rinnovamento delle superfici”: Institut Agricole Régional;
 tema “Comunicazione”: i tre partner insieme.
Durata
Il progetto è ufficialmente iniziato il 1° settembre 2009 e terminerà il 5 agosto 2011.
Risorse umane coinvolte
D. Arlian, M. Bassignana, A. Curtaz, F. Madormo, A. Neyroz
Collaborazioni
Botanici: M. Bovio, L. Poggio; stagiaire Montpellier SUPAGRO: C. Meyer
Attività svolta
COORDINAMENTO E SUPERVISIONE DEL PROGETTO
Nell’ultimo anno del progetto NAPEA sono state curate la conclusione della raccolta dati e
la loro elaborazione. Giunti alle fasi finali del progetto, si è provveduto al coordinamento del lavoro redazionale e alla predisposizione delle pubblicazioni per la diffusione dei risultati del progetto.
Gli scambi transfrontalieri sono stati assicurati da alcune riunioni (4 maggio, 4 luglio, 10 ottobre) e
assidui aggiornamenti via telefono ed e-mail.
PRATI E BIODIVERSITÀ
Si è proseguito e terminato il lavoro di campo per i rilievi, le prove sperimentali e la raccolta dati,
che sono stati poi elaborati congiuntamente dall’IAR e dal SUACI. Si è proceduto, infine, alla redazione
dei testi della pubblicazione conclusiva, anche questa condotta in stretta collaborazione tra i partner.
GESTIONE E RINNOVAMENTO DELLE SUPERFICI
Si è proseguito e terminato il lavoro di campo per i rilievi, le prove sperimentali e la raccolta
dati, che sono stati poi elaborati congiuntamente dall’IAR e dal SUACI, con il fondamentale con-
SETTORE DI AGRONOMIA/22
Indice settore
Indice generale
IAR/Rapporto sull’Attività di Ricerca e di Sperimentazione 2011
tributo del DIVAPRA (Università di Torino) per gli aspetti pedologici e, per quanto riguarda le
specie invasive, in stretta collaborazione con il Dipartimento di Biologia Vegetale dell’Università di
Torino. Si è proceduto, infine, alla redazione dei testi delle pubblicazioni conclusive, anche questa
condotta in stretta collaborazione tra i partner e i ricercatori coinvolti.
COMUNICAZIONE
Nell’estate del 2011 si è provveduto all’espletamento della gara di appalto per la stampa e si è
determinato lo stampatore a cui affidare l’incarico. Si è provveduto, inoltre, alla registrazione presso il sistema ISBN (International Standard Book Number) e all’ottenimento dei codici per le pubblicazioni. Per le pubblicazioni sulla biodiversità dei prati e sulle specie invasive e dannose è stata
terminata la redazione dei testi e la loro traduzione. Parallelamente si è cercato e selezionato il materiale iconografico di corredo ai testi. Il lavoro redazionale si è concluso con l’assemblaggio di testi
e illustrazioni, così da fornire alla tipografia i materiali pronti per l’impaginazione e la stampa.
All’inizio del 2012 si è preparato il seminario finale, che si è svolto il 29 febbraio 2012; si è poi dato
inizio alla diffusione e all’utilizzazione, a scopo divulgativo e didattico, dei documenti stampati.
Valorizzazione dei risultati
In occasione del simposio “Grassland farming and land management systems in mountainous
regions”, promosso dall’European Grassland Federation, tenutosi nell’agosto 2011 in Austria, è stato
presentato il poster dal titolo Relationship between farming systems and grassland diversity in dairy
farms of Valle d’Aosta (I), di Bassignana M., Curtaz A., Journot F., Poggio L., Bovio M., che riportava i risultati raccolti nell’ambito del sottoprogetto prati e biodiversità.
In conclusione del progetto NAPEA, sono stati pubblicati sei testi rilegati:
TITOLO
PAGINE
COPIE
Guida pratica di pedologia
(ISBN 978-88-906677-0-1)
155
200
Diversité des prairies permanentes en zone de montagne alpine
(ISBN 978-88-906677-2-5)
56
300
Diversità dei prati permanenti in montagna
(ISBN 978-88-906677-4-9)
56
100
Specie esotiche invasive e dannose nei prati di montagna
(ISBN 978-88-906677-6-3)
78
300
Espèces exotiques invasives et nuisibles dans les prairies de montagne
(ISBN 978-88-906677-8-7)
78
100
Manuale tecnico dei miglioramenti fondiari in zona montana
(ISBN 978-88-906677-1-8)
96
500
Sono stati stampati
tre pieghevoli a tre ante:
TITOLO
COPIE
Coltivare la diversità (rivolto a tecnici e agricoltori)
1.500
Cos’è un prato permanente (rivolto ai non specialisti)
1.000
Qu’est-ce que une prairie (rivolto ai non specialisti)
1.000
SETTORE DI AGRONOMIA/23
Indice settore
Indice generale
IAR/Rapporto sull’Attività di Ricerca e di Sperimentazione 2011
tre pieghevoli a due ante:
TITOLO
COPIE
Panace di Mantegazza
500
Poligono del Giappone ibrido
2.000
Senecio sudafricano
2.000
tre poster:
TITOLO
COPIE
Scoprite la diversità dei prati
10
Coltivare la biodiversità
10
Diversité des prairies
10
quattro roll-banner:
TITOLO
COPIE
Panace di Mantegazza
1
Poligono del Giappone ibrido
1
Senecio sudafricano
1
Scoprite la diversità dei prati
1
Il giorno 29 febbraio 2012, i risultati raggiunti dal progetto NAPEA e le pubblicazioni sono
stati presentati in un seminario finale ad Aosta, che ha visto una partecipazione numerosa di addetti
di settore, di funzionari pubblici e di cittadini interessati alle tematiche trattate.
È stata data evidenza all’evento anche con interventi radiotelevisivi.
Le pubblicazioni del progetto NAPEA sono disponibili
http://www.iaraosta.it/context.jsp?ID_LINK=306&area=15.
➣
on-line,
all’indirizzo
STRATEGIE ADATTATIVE AI CAMBIAMENTI CLIMATICI DA PARTE
DEGLI OPERATORI AGROPASTORALI IN VALLE D’AOSTA
Origine del progetto
Il cambiamento climatico sta già avendo un forte impatto sugli ecosistemi di montagna in
tutto il mondo, con il ritiro dei ghiacciai e gli spostamenti altitudinali verso l’alto nella diversità
floristica fra le conseguenze più ovvie già documentate. Studi sui cambiamenti climatici in Europa
hanno già stabilito che la stagione primaverile-estiva si è allungata oltre ad essersi anticipata di 2,5
giorni rispetto al passato. In conseguenza di ciò anche le attività agropastorali in montagna saranno
influenzate, ma le ricerche su questi sistemi socio-ecologici e sulle loro risposte attuali ai cambiamenti climatici sono ancora preliminari, così come sono scarse le conoscenze sulle variazioni locali
nelle strategie adattative. Con l’obiettivo di arricchire il campo delle conoscenze, quindi, l’Institut
Agricole Régional ha accettato di patrocinare un dottorato di ricerca in collaborazione con il Dipartimento di Antropologia dell’Università del Kent. Il progetto di ricerca sarà incentrato sulle
SETTORE DI AGRONOMIA/24
Indice settore
Indice generale
IAR/Rapporto sull’Attività di Ricerca e di Sperimentazione 2011
strategie adattative ai cambiamenti climatici da parte degli operatori agropastorali in Valle d’Aosta e
in particolare su come i cambiamenti climatici possano influenzare la produzione di un prodotto
locale di eccellenza quale la Fontina.
Obiettivi
 Analizzare le conoscenze ecologiche degli operatori agropastorali sugli effetti dei cambiamenti climatici sui pascoli alpini, la pastorizia, la gestione idrica e il sistema produttivo della Fontina
 Analizzare la percezione del rischio e le risposte adattative degli operatori agropast orali ai cambiamenti climatici e l’impatto che questi potrebbero avere sul futuro della
Fontina e dell’agropastoralismo in Valle d’Aosta
 Fornire alle amministrazioni locali nuove conoscenze per migliorare la futura gestione
dei cambiamenti climatici e del loro impatto sull’attività agropastorale in Valle d’Aosta,
con il fine di mantenere le attività agropastorali tradizionali in generale e la produzione
di Fontina in particolare
Attività previste
Sotto la supervisione di M. Bassignana, correlatore della tesi, il progetto è condotto dalla
dottoressa M. Olmedo secondo la seguente articolazione:
 settembre 2009 - aprile 2010
stage a Canterbury presso il Dipartimento di Antropologia dell’University of Kent;
 aprile - giugno 2010
preparazione della stagione di lavoro sul campo con la raccolta di dati dagli allevatori,
completamento della raccolta bibliografica tematica;
 giugno - settembre 2010
ricerca sul campo: prima stagione estiva; raccolta dati negli alpeggi;
 settembre 2010 - giugno 2011
ricerca sul campo: prima stagione autunnale-invernale-primaverile; raccolta dati nelle
aziende di fondovalle; analisi dei dati raccolti e stesura articoli scientifici;
 giugno - settembre 2011
ricerca sul campo: seconda stagione estiva; raccolta dati negli alpeggi;
 settembre - dicembre 2011
ricerca sul campo: seconda stagione autunnale; raccolta dati nelle aziende di fondovalle;
analisi dei dati raccolti e stesura articoli scientifici;
 gennaio - ottobre 2012
analisi dei dati raccolti e completamento della redazione della tesi.
Durata
La ricerca di dottorato è iniziata nel settembre 2009 e si concluderà nell’ottobre 2012.
Risorse umane coinvolte
M. Bassignana, M. Olmedo (con borsa di studio dell’Agenzia del Lavoro)
SETTORE DI AGRONOMIA/25
Indice settore
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IAR/Rapporto sull’Attività di Ricerca e di Sperimentazione 2011
Collaborazioni
Nessuna collaborazione a titolo oneroso
Attività svolta
Poiché cambiamento ambientale, mitigazione e adattamento sono concettualmente e strutturalmente collegati, richiedendo politiche negoziate e progettate parallelamente, sono state esaminate le capacità di adattamento di altre società complesse. Una considerevole quantità di tempo è
stata dedicata alla ricerca di materiale bibliografico, combinando un approccio delle scienze naturali
e fisiche con quelle sociali. È stato approfondito lo studio delle risposte al cambiamento climatico
da parte di altre culture pastoraliste, così come allo studio di nuove metodologie di campo (partecipative soprattutto), già testate sul campo con i primi allevatori intervistati, e sono state analizzate le
relazioni fra cambiamento ambientale, integrazione regionale e politica rurale.
L’abbondante collezione di materiale multimediale disponibile per consultazione all’archivio
BREL, comprendente fonti iconografiche, audio e video, permette di ricavare informazioni a livello
comparativo sul clima (ad esempio comparando fotografie antiche di settori dove si osservano cambiamenti a livello di quantità di neve e/o di acqua o qualità dei pascoli), mentre le registrazioni video e le interviste registrate su formato video o audio permettono di ampliare le conoscenze agropastorali a livello più etnografico.
Come richiesto dal programma di dottorato britannico, e in particolare dalla scuola antropologica, il secondo e terzo anno del progetto di ricerca vengono trascorsi nell’area di studio raccogliendo dati fra la popolazione studiata, in questo caso gli allevatori valdostani che producono
formaggio. Gli ultimi mesi, quindi, sono stati dedicati alla raccolta dati, principalmente qualitativa,
passando tutto il tempo possibile sul campo, con le famiglie di allevatori, raccogliendo dati
sull’utilizzo delle superfici (produzione di fieno e gestione dei pascoli), sulla gestione dell’acqua e sulla monticazione, attraverso lunghe osservazioni partecipative, interviste e registrazioni audio e video.
La dottoressa Olmedo, inoltre, ha partecipato a diversi incontri specialistici. L’incontro con
la sociologa M. Schmidt e colleghi dell’OEW (Istituto Uomo Ambiente di Innsbruck, Austria) le ha
permesso di discutere i primi risultati invernali della sua tesi e scambiare esperienze simili sullo studio dell’interazione fra utilizzo della terra e cambiamenti climatici dal punto di vista sociale. Utili
sono anche stati gli spunti che i ricercatori dell’OEW hanno suggerito, soprattutto nella gestione
delle multi-variabili raccolte nel corso del progetto di ricerca.
L’incontro con la dottoressa F. Giarè, responsabile del Progetto Promozione della Cultura
Contadina dell’INEA (Istituto Nazionale di Economia Agraria, Roma), ha contribuito alla comprensione generale di come le popolazioni si stanno adattando al fenomeno di cambiament o ambientale ed ha dato anche l’opportunità di approfondimenti sui metodi sociali ed ecologici che
combinano l’analisi ecosistemica, sociale, economica e politica per far fronte alla problematica
nei prossimi anni e dare un contributo alla sua soluzione dal punto di vista scientifico.
La partecipazione all’Indigenous People Climate Change Assessment Synthesis Workshop, tenuto a Sevvetijarvi (Finlandia) e che riuniva ricercatori provenienti da tutto il mondo nel campo del
cambiamento climatico e relativi aspetti sociali, è stata l’occasione di allargare e rafforzare la rete di
contatti con enti italiani ed esteri.
Valorizzazione dei risultati
Gli incontri con specialisti e la partecipazione a convegni sono state occasioni per far conoscere la ricerca al di fuori della Valle d’Aosta e discutere la possibilità di collaborazioni future.
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Nel corso dell’estate 2011, inoltre, la dottoressa Olmedo ha presentato il lavoro “Tra burro e
fieno: alla scoperta della cultura materiale ed immateriale della vita rurale di montagna”, all’interno
della rassegna Montagne aux livres organizzata dal Comune di Valsavarenche, e “Donne e montagna:
esperienze vere dal mondo rurale della Valle d’Aosta", a Rhêmes-Saint-Georges.
Sta proseguendo, infine, la redazione di un articolo sul Traditional Ecological Knowledge in
Valle d’Aosta.
➣
MONITORAGGIO SPERIMENTALE DEL COMPOST
Origine del progetto
Il progetto è stato promosso dall’Assessorato Ambiente e Territorio in partenariato con
ARPA, IAR e IPLA. Esso prevede di procedere al monitoraggio di cumuli e compostiere domestiche, per definire le buone pratiche di gestione del compostaggio domestico in tutta la sua filiera,
dalla produzione all’utilizzo.
Obiettivi
Gli obiettivi del programma promosso dall’Assessorato Territorio e Ambiente sono:
 ridurre le quantità di rifiuti urbani prodotti;
 promuovere l’uso del compostaggio domestico;
 applicare agevolazioni a favore degli utenti domestici che effettuano
il recupero diretto, tramite compostaggio domestico,
della frazione umida.
La sperimentazione è il primo passo per raggiungere gli obiettivi proposti.
 Scelta dei siti di monitoraggio in base alla loro posizione geografica (bassa, media,
alta valle e vallate laterali), all’esposizione solare (adret e envers) e all’altitudine
(Assessorato, ARPA e IAR)
 Individuazione delle famiglie disposte a partecipare al progetto (Assessorato e Sub-ATO)
 Acquisto delle compostiere e loro consegna, allestimento dei cumuli (ARPA)
 Campionamento e analisi della qualità e del grado di maturazione del compost
(ARPA, IAR e IPLA), in particolare l’IAR effettuerà test di germinazione e di accrescimento di crescione (Lepidium sativum)
 Analisi risultati e conclusioni (ARPA, IAR, IPLA, Assessorato)
Durata
La ricerca è stata avviata nel 2010 e si concluderà nel 2013.
Risorse umane coinvolte
M. Bassignana, A. Neyroz
Collaborazioni
Nessuna collaborazione a titolo oneroso
SETTORE DI AGRONOMIA/27
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Attività svolta
Sono stati sottoposti ad analisi di germinazione tutti i 19 campioni raccolti dall’ARPA nella
primavera e parte di quelli raccolti nell’autunno.
In questa fase è prematuro parlare di risultati; quello che si può dire è che la metodica adottata risulta efficace nel discriminare i diversi campioni.
Valorizzazione dei risultati
Nel 2011 i ricercatori del settore hanno partecipato alla registrazione del video “Io composto
… e tu?” e all’incontro per la sua presentazione al pubblico il 25/11/2011.
➣
CONTROLLO DELLA DIFFUSIONE DELLE MALERBE NEI PRATI
Origine del progetto
La presenza di specie indesiderate nei prati è un elemento di criticità per gli agricoltori, che
ci viene segnalato in diverse zone. Per esempio, a Challand-Saint-Anselme, si registra un’inconsueta
diffusione di erba cipressina (Euphorbia cyparissias) nei prati-pascoli, mentre in molte delle parcelle
riseminate a Introd si riscontra un quantitativo anomalo e indesiderato di erba medica (Medicago
sativa). Gli amministratori comunali e i conduttori dei terreni interessati si sono rivolti all’IAR per
cercare gli opportuni rimedi.
Obiettivi
Individuazione delle tecniche di gestione più efficaci nel contenere la proliferazione indesiderata delle specie infestanti nei prati stabili e in quelli recentemente riseminati.
Attività previste
In entrambi i comuni interessati sono stati effettuati sopralluoghi con agricoltori e rappresentanti dei consorzi o delle Amministrazioni comunali. Nell’autunno 2010, con la partecipazione
di personale dei settori di Agronomia e di Zootecnia, si è dato avvio alle operazioni di campo, intervenendo sia con mezzi meccanici sia con prodotti chimici.
Nel 2011 proseguiranno le attività di campo e si effettueranno rilievi sull’efficacia delle diverse tecniche d’intervento.
Durata
È previsto di sviluppare queste ricerche almeno nell’arco di un biennio.
Risorse umane coinvolte
D. Arlian, M. Bassignana
Collaborazioni
Nessuna collaborazione a titolo oneroso
SETTORE DI AGRONOMIA/28
Indice settore
Indice generale
IAR/Rapporto sull’Attività di Ricerca e di Sperimentazione 2011
Attività svolta
L’intervento iniziale è consistito nell’applicazione di un diserbante totale non selettivo (glifosate). Dopo il disseccamento della vegetazione, si è eseguita la semina che, su una parte della superficie trattata, è stata preceduta dalla trinciatura dei residui. Sulla restante parte, invece, i residui
della vegetazione disseccata sono stati trinciati dopo la semina, così da coprire la semente distribuita. Su una parte delle superfici riseminate, infine, è stato distribuito del compost.
Il diserbo si è dimostrato efficace nel controllare l’erba medica, che è praticamente scomparsa dalle parcelle trattate. Le superfici riseminate si sono inerbite adeguatamente e l’inerbimento è
parso migliore nelle superfici su cui era stato applicato il compost e su quelle in cui la trinciatura dei
residui aveva seguito la semina.
Valorizzazione dei risultati
L’efficacia degli interventi di controllo dell’erba medica è stata verificata dagli stessi agricoltori interessati e il Consorzio di Miglioramento Fondiario Ru de Ponton ha adottato il protocollo
di intervento come linea guida per la risemina dell’insieme della superficie interessata.
Al momento, tuttavia, non si ritiene che i dati raccolti e la portata della prova giustifichino
la pubblicazione di un articolo specifico.
SETTORE DI AGRONOMIA/29
Indice settore
Indice generale
➣
SETTORE DI ECONOMIA AGRARIA
OSSERVATORIO ECONOMICO DELLE ATTIVITÀ AGRICOLE 33
VALUTAZIONE DELLE POTENZIALITÀ DI REDDITO DERIVANTI DALLA COLTIVAZIONE
DI PIANTE OFFICINALI IN VALLE D’AOSTA 34
IAR/Rapporto sull’Attività di Ricerca e di Sperimentazione 2011
➣
OSSERVATORIO ECONOMICO DELLE ATTIVITÀ AGRICOLE
Origine del progetto
Disporre di dati, aggiornati e adeguati, riguardanti le produzioni agricole e i fattori di produzione risulta indispensabile al fine di poter svolgere gli studi e le ricerche nell’ambito dell’economia
agraria riducendo considerevolmente i tempi di realizzazione. Tale strumento risulta quindi fondamentale nelle ricerche del settore come ad esempio:
 valutazione delle potenzialità dei redditi in Valle d’Aosta derivanti
dalle attività agricole;
 determinazione dei costi di produzione delle produzioni agricole;
 stima di danni alle coltivazione a causa di avversità;
 determinazione del valore delle produzioni.
Obiettivi
L’osservatorio costituirà una banca dati, periodicamente aggiornata e revisionata, che servirà
come strumento per svolgere ricerche nell’ambito dell’economia agraria.
Attività previste
 Aggiornamento del database svolto in contemporanea con le ricerche
 Riorganizzazione del database al fine di adeguarlo alle necessità del settore
 Rafforzamento dei rapporti di collaborazione fra il settore e i fornitori di dati
(tecnici di settore, aziende pubbliche e private, amministrazione regionale e altri
enti) al fine di poter disporre di un flusso di dati continuo in ingresso per poter effettuare un aggiornamento periodico dei dati costituenti il database; eventualmente la disposizione di convenzioni con tali enti potrebbe risultare utile allo scopo; la
realizzazione di tale fase dipende dalla disponibilità di una risorsa aggiuntiva da
dedicare alla realizzazione di tale progetto
Durata
Dato che è uno strumento di archiviazione dati il lavoro è tutt’ora in corso e continuerà ad
esserlo in futuro.
Risorse umane coinvolte
G. Bagnod
Collaborazioni
Enti pubblici e privati, tecnici di settore per aggiornare i dati economici del database, tecnico
informatico aziendale, enti pubblici e privati, attraverso la stesura di convenzioni, per la rilevazione
sistematica e continuativa di dati economici
SETTORE DI ECONOMIA AGRARIA/33
Indice settore
Indice generale
IAR/Rapporto sull’Attività di Ricerca e di Sperimentazione 2011
Attività svolta
Il lavoro è stato quello di vedere di migliorare lo strumento di archiviazione dati.
Se ci fosse stata una risorsa aggiuntiva da dedicare alla realizzazione di questo progetto, come
auspicato nelle “Attività previste”, questa fase sarebbe terminata: nel frattempo l’archiviazione dati
continuerà con il procedere delle ricerche.
Valorizzazione dei risultati
Ottenimento di uno strumento efficiente, fondamentale per effettuare studi in tempi rapidi
sia per lavori di ricerca in economia agraria che per far fronte a richieste puntuali da parte
dell’amministrazione regionale e altri enti operanti in agricoltura.
➣
VALUTAZIONE DELLE POTENZIALITÀ DI REDDITO DERIVANTI
DALLA COLTIVAZIONE DI PIANTE OFFICINALI IN VALLE D’AOSTA
Origine del progetto
In seguito al sempre maggiore interesse che negli ultimi anni sta riscuotendo tra i produttori
valdostani la coltivazione di piante officinali, il settore di economia agraria vuole approfondire
l’analisi economica in termini di processi produttivi, di costi e di redditi prodotti, utilizzando i dati
tecnici rilevati in questi anni dal settore di agronomia.
Lo scopo dell’analisi è quello di poter fornire informazioni ed essere di supporto ai produttori di piante officinali agricoltori e non.
Obiettivi
Allo scopo di poter fornire informazioni ed essere di supporto ai produttori di piante officinali, agricoltori e non, il settore svolgerà le sue attività di ricerca con:
 acquisizione dell’informazione di base in collaborazione con gli altri settori di ricerca dell’Institut, con i produttori di piante officinali, con gli Enti Pubblici e con
gli altri attori della realtà produttiva valdostana;
 approfondimento della gestione aziendale sia nel suo complesso che con l’analisi di
singoli centri di produzione aziendale;
 valutazione delle potenzialità di reddito agricolo derivante dalla coltivazione di
piante officinali cercando di capire:
 come valorizzare il lavoro aziendale con la vendita dei prodotti semilavorati e
finiti;
 come diminuire, almeno in parte, i costi di produzione e come migliorare
l’organizzazione aziendale.
Attività previste
Studio di alcune specie officinali per analizzare la situazione produttiva regionale sotto i seguenti profili:
SETTORE DI ECONOMIA AGRARIA/34
Indice settore
Indice generale
IAR/Rapporto sull’Attività di Ricerca e di Sperimentazione 2011
 produzione: valutazione dei costi di impianto e di conduzione;
 trasformazione e commercializzazione: valutazione della redditività
nei seguenti casi:
 vendita del prodotto fresco;
 essiccazione;
 estrazione dell’oleolita;
 estrazione dell’olio essenziale;
 realizzazione di prodotti finiti.
Durata
La ricerca iniziata nel 2011, è tutt’ora in corso.
Risorse umane coinvolte
G. Bagnod, G. Chenal
Collaborazioni
Consulenze, a titolo non oneroso, con l’Università di Torino, personale del settore di ricerca
dell’Institut, tecnici dell’Assessorato Agricoltura e Risorse Naturali. Risultano importanti i contributi di alcuni produttori valdostani, di alcune ditte di trasformazione extraregionali ed in generale
di chi in questi anni ha già operato nel campo delle piante officinali.
Attività svolta
L’attività di ricerca, avviata in maniera frammentaria a partire dal mese di febbraio, si è sviluppata in modo più continuativo e regolare dal mese di agosto 2011.
Preliminarmente è stato fatto un lavoro di documentazione per l’analisi di progetti similari;
questo primo approccio ha permesso di individuare gli strumenti e le metodiche più adeguate da
adottare per uno studio di questo tipo. In questa fase iniziale si è partecipato anche ad alcuni seminari formativi, in materia economica-commerciale.
Successivamente si è iniziata un’attività di classificazione ed organizzazione dei dati agronomici raccolti presso i campi sperimentali a piante officinali dello I.A.R., approfondendo parallelamente un’attenta e mirata ricerca in ambito economico-commerciale. Questo ha permesso una
migliore e più dettagliata articolazione delle diverse sezioni che componevano il progetto iniziale.
In particolare si sono sviluppate in maniera particolareggiata le prime voci del progetto relative alla:
 valutazione dei costi d’impianto e di conduzione di 7 specie officinali coltivate dallo IAR (calendula, iperico, issopo, timo, stella alpina, arnica ed imperatoria);
 valutazione della redditività media annua potenzialmente ottenibile dalla produzione e vendita del:
 prodotto fresco tal quale;
 prodotto essiccato tal quale;
 prodotto essiccato e confezionato;
 semilavorato (olio essenziale ed oleolita).
SETTORE DI ECONOMIA AGRARIA/35
Indice settore
Indice generale
IAR/Rapporto sull’Attività di Ricerca e di Sperimentazione 2011
Contemporaneamente si è sviluppata una rete di contatti, con i diversi attori della filiera
produttiva delle piante officinali, stringendo in particolare una collaborazione con l’Università di
Torino, Dipartimento di Economia e Ingegneria Agraria, Forestale e Ambientale, con
l’organizzazione di alcuni incontri tematici tecnico-economici.
Risultati
In relazione alle integrazioni che sono state apportate, in corso d’opera, al progetto originario, parte della ricerca deve ancora essere approfondita. I risultati, pertanto, verranno presentati nel
loro complesso a studio terminato.
Valorizzazione dei risultati
I risultati saranno divulgati e valorizzati, al termine del progetto, attraverso i seguenti canali:
 pubblicazione di un articolo di sintesi sull’Informatore Agricolo o su riviste specializzate di settore;
 valorizzazione dei risultati attraverso la divulgazione della ricerca, sul sito dello
I.A.R.;
 strutturazione di un Quaderno di settore nel quale pubblicare il rapporto finale;
 partecipazione a seminari, tavole rotonde o congressi a tema;
 realizzazione di incontri tematici con gli addetti ai lavori, anche al di fuori della
Valle d’Aosta (collaborazioni con l’Università di Torino);
 supporto all’attività d’istruzione, formazione ed aggiornamento, nel quadro dei
corsi organizzati dall’Institut o da altri enti.
SETTORE DI ECONOMIA AGRARIA/36
Indice settore
Indice generale
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SETTORE DI FRUTTICOLTURA
STUDIO DELL’ADATTABILITÀ IN AMBIENTE MONTANO
DI NUOVE VARIETÀ E CLONI DI MELO 39
STUDIO DELL’ADATTABILITÀ IN AMBIENTE MONTANO
DI ALCUNE VARIETÀ DI NOCE 40
STUDIO DELL’ADATTABILITÀ IN AMBIENTE MONTANO
DI DIVERSE VARIETÀ UNIFERE DI LAMPONE 42
STUDIO DELL’ADATTABILITÀ IN AMBIENTE MONTANO
DI ALCUNE VARIETÀ DI NOCCIOLO 43
STUDIO DELL’ADATTABILITÀ IN AMBIENTE MONTANO
DI ALCUNE VARIETÀ DI MANDORLO 45
RECUPERO, VALUTAZIONE E CONSERVAZIONE DI CLONI AUTOCTONI DI RENETTA 46
RECUPERO, VALUTAZIONE E CONSERVAZIONE DI CLONI AUTOCTONI DI MARTIN SEC 47
ADATTABILITÀ DI DIVERSI PORTINNESTI DI CILIEGIO 48
CONFRONTO FRA LO SPINDEL TRENTINO E LA CONDUITE CENTRIFUGE
SULLA VARIETÀ FUJI KIKU 8 49
VALUTAZIONE DEL SISTEMA BIBAUM SULLO SVILUPPO VEGETATIVO
E SULLA PRODUTTIVITÀ 51
CONFRONTO DI DIVERSI PRINCIPI ATTIVI E DIVERSE STRATEGIE PER IL CONTROLLO
DELLE INFESTANTI LUNGO IL FILARE 52
METODO DI CONSERVAZIONE IN ATMOSFERA CONTROLLATA DI NUOVE VARIETÀ
DI MELE E LORO CAPACITÀ A CONSERVARSI 53
VALUTAZIONE DELLA QUALITÀ INTRINSECA DI DIFFERENTI VARIETÀ
DI MELE PROVENIENTI DA DIVERSE ZONE DELLA VALLE D’AOSTA
E SUA EVOLUZIONE A FINE CONSERVAZIONE 54
RELAZIONI TRA AVIFAUNA E COLTURE PREGIATE IN VALLE D’AOSTA 56
VALUTAZIONE DEL SISTEMA DI POTATURA MECCANICA “TAILLE LORETTE” ASSOCIATA
AL DIRADO MECCANICO CON MACCHINA OPERATRICE DARWIN 58
CONTROLLO DELLE INFESTANTI MEDIANTE L’UTILIZZO DEL PIRODISERBO 60
SAGGIO DI ALCUNE TECNICHE DI TRASFORMAZIONE PER LA PRODUZIONE
DI SIDRO DI MELA IN VALLE D’AOSTA 61
VALUTAZIONE DELLE RISORSE GENETICHE DI NOCE COMUNE DELLA VALLE D’AOSTA
E IMPOSTAZIONE DI UN PROGRAMMA DI MIGLIORAMENTO GENETICO
PER LA PRODUZIONE DI OLIO 62
STUDIO DELLA BIODIVERSITÀ NEI SISTEMI AGRICOLI VALDOSTANI:
ASPETTI ENTOMOLOGICI 65
VALUTAZIONE PRELIMINARE DELLE RISORSE GENETICHE
DI SPECIE FRUTTICOLE DELLA VALLE D’AOSTA 67
IAR/Rapporto sull’Attività di Ricerca e di Sperimentazione 2011
➣
STUDIO DELL’ADATTABILITÀ IN AMBIENTE MONTANO
DI NUOVE VARIETÀ E CLONI DI MELO
Origine del progetto
Il panorama varietale del melo è costituito da numerose cultivar più o meno interessanti.
L’individuazione di una o più varietà che possono dare buoni risultati produttivi in ambiente alpino
costituisce un’opportunità di diversificazione della produzione nell’azienda e di distinzione sul mercato della mela.
Obiettivi
 Individuare, tra le varietà di melo resistenti alla ticchiolatura, quelle che
presentano le migliori attitudini colturali e caratteristiche organolettiche
 Individuare, tra le varietà di melo, quali cloni presentano le migliori
attitudini colturali e caratteristiche organolettiche
Attività previste
 Applicazione della Conduite Centrifuge
 Peso della produzione
 Calibratura dei frutti
 Peso medio 50 frutti (varietà resistenti alla Ticchiolatura)
Durata
Moncenis: inizio impianto nel 1998, in continuo rinnovo con nuove cultivar
Montfleury: impianto nel 2010 (Golden Parsi e Jéromine)
Risorse umane coinvolte
I. Barrel, M. Diemoz
Attività svolta
 Applicazione della Conduite Centrifuge
 Peso della produzione
Risultati
Le diverse cultivar si adattano bene al sistema di conduzione in taille longue, mostrando anche
una buona adattabilità dal punto di vista vegeto-produttivo alle nostre condizioni pedo-climatiche.
Nessuna cultivar ha mostrato problemi particolari in campo quali tendenza all’alternanza e sensibilità
diverse.
Delle varietà testate dotate del carattere di resistenza alla ticchiolatura, poche presentano caratteristiche organolettiche interessanti ed apprezzate; fra queste si distingue la Goldrush che risulta
SETTORE DI FRUTTICOLTURA/39
Indice settore
Indice generale
IAR/Rapporto sull’Attività di Ricerca e di Sperimentazione 2011
interessante per numerosi aspetti ed in particolare per le sue caratteristiche agronomiche, organolettiche e di serbevolezza del frutto. Questa varietà, grazie alle sue caratteristiche agronomiche e alla
possibilità di ridurre il numero di trattamenti, essendo resistente alla ticchiolatura, potrebbe risultare particolarmente interessante negli impianti a conduzione biologica.
Tra le varietà non resistenti, la Fuji, la Pinova, la Falstaff e la Mairac hanno mostrato caratteristiche interessanti. La Fuji, nonostante la tendenza all’alternanza di produzione, ha mostrato una
produzione annua media soddisfacente applicando il sistema di conduzione in taille longue.
Valorizzazione dei risultati
Si prevede di divulgare altri risultati utili con delle pubblicazioni sull’Informatore Agricolo.
➣
STUDIO DELL’ADATTABILITÀ IN AMBIENTE MONTANO
DI ALCUNE VARIETÀ DI NOCE
Origine del progetto
In Valle d’Aosta la coltura del noce non è radicata come in altre regioni italiane e la sua diffusione è strettamente legata all’utilizzo famigliare. Le cause di questa sottovalutazione del noce come
coltura da reddito sono dovute principalmente alla scarsa redditività delle piantagioni tradizionali, dovuta a molteplici fattori quali la mancanza o l’insufficienza di cure colturali, l’impiego modesto o nullo di cultivar di pregio, l’irrazionalità degli impianti basati sulla coltura promiscua, gli elevati costi
durante la fase di raccolta per mancanza di meccanizzazione. Inoltre, dal dopoguerra ad oggi, si è assistito spesso, con l’abbandono delle campagne e di parte dell’agricoltura montana, al taglio di esemplari
di noce senza che si provvedesse alla loro sostituzione, pensando che questa pianta richieda tempi lunghi prima di fornire una produzione.
La coltura del noce in Valle d’Aosta è attuata prevalentemente con criteri obsoleti; infatti le
piante, sparse sull’appezzamento o ai margini dei campi, sono coltivate con tecniche spesso rudimentali e approssimative, nella convinzione sicuramente errata che il noce non possa essere coltivato con
razionalità e profitto.
L’obiettivo principale, quindi, è quello di valorizzare al massimo la noce ed i suoi prodotti incoraggiando il consumo di questo frutto in virtù dei suoi valori nutrizionali e dietetici e incentivando
i valdostani ad effettuare impianti intensivi di noci o quanto meno a recuperare, attraverso questa specie, le zone marginali ed abbandonate, molto presenti sul territorio della Valle d’Aosta.
È evidente che, accanto a questi accorgimenti, bisogna adottare una produzione nocicola
razionale, attraverso la scelta di un materiale vegetativo adatto e selezionato, una rigorosa condotta agrotecnica del proprio frutteto ed una gestione ottimale delle operazioni post -raccolta
(conservazione).
L’ampia diffusione, a livello spontaneo, di questa specie sul territorio valdostano ha indotto
a provare l’adattabilità di alcune cultivar di diversa origine alle condizioni pedo-climatiche della nostra regione. Visto che il noce è caratterizzato da una fioritura molto precoce, è interessante soprattutto verificare l’influenza delle temperature, durante questo stadio fenologico, sui risultati
produttivi finali.
SETTORE DI FRUTTICOLTURA/40
Indice settore
Indice generale
IAR/Rapporto sull’Attività di Ricerca e di Sperimentazione 2011
Obiettivi
 Individuare, fra 10 varietà diverse (Franquette, Meylannaise, Ronde de Montignac,
Pieral Lara e Adam’s 10, di origine francese, Sibisel 39, di origine rumena, Geisenhein 139, di origine tedesca, Chandler CR88 e Hartley, di origine californiana, ed
infine Chase D9, dell’Oregon), quelle che presentano le migliori caratteristiche
produttive e di adattabilità all’ambiente montano (noceto di Champlan)
 Individuare, fra 4 varietà diverse (Franquette, Fernor e Lara, di origine francese,
Chandler, di origine californiana), quelle che presentano le migliori caratteristiche
produttive e di adattabilità all’ambiente montano (noceto di Moncenis). Sono state
inoltre inserite altre due cultivar (Meylannaise e Fernette, di origine francese) a scopo di migliorare l’impollinazione delle varietà principali
 Confrontare l’adattabilità delle cultivar a due quote ed esposizioni differenti
(Champlan e Moncenis)
 Produrre l’olio di noci con conseguente calcolo della resa allo sgusciato e resa finale in olio in base a due metodi di estrazione (a freddo e a caldo)
 Effettuare le analisi chimiche dell’olio di noci
Attività previste
 Analisi produttive (produzioni unitarie, peso del frutto intero e % dello sgusciato)
 Analisi di sensibilità nei confronti di avversità biotiche ed abiotiche
 Misurazione delle diverse epoche di fioritura (maschile e femminile) e di raccolta
(inizio e fine)
 Analisi chimiche dell’olio di noci ottenuto mediante spremitura a caldo (Villeneuve) e a freddo (Bertolin): acidità totale, numero di perossidi, saggio di Kreiss
Risorse umane coinvolte
Personale del settore
Attività svolta
 Analisi produttive
 Analisi di sensibilità nei confronti di avversità biotiche ed abiotiche
 Rilievo delle diverse epoche di raccolta (inizio e fine)
 Analisi chimiche dell’olio di noci ottenuto mediante spremitura a caldo (Villeneuve)
e a freddo (Bertolin): acidità totale, numero di perossidi, saggio di Kreiss
Risultati
I risultati parziali del noceto di Champlan confermano i dati degli anni precedenti:
 produzione: le varietà di origine francese, Franquette, Meylannaise e Pieral Lara in
particolare, hanno mostrato buoni livelli produttivi;
SETTORE DI FRUTTICOLTURA/41
Indice settore
Indice generale
IAR/Rapporto sull’Attività di Ricerca e di Sperimentazione 2011
 precocità: Franquette e Pieral Lara, a differenza delle varietà americane, sono più
tardive e quindi riescono a sfuggire in parte alle gelate primaverili, aspetto molto
importante per le nostre condizioni montane;
 peso di 50 gherigli: Sibisel è la cultivar che ha mostrato il peso più elevato.
I dati delle analisi chimiche dell’olio di noci sono ancora in fase di elaborazione.
Il noceto di Moncenis è ancora improduttivo (piante in fase di allevamento).
Valorizzazione dei risultati
Si prevede di divulgare i primi risultati, dopo un certo numero di anni dalla piena produzione, attraverso pubblicazioni su riviste del settore.
➣
STUDIO DELL’ADATTABILITÀ IN AMBIENTE MONTANO
DI DIVERSE VARIETÀ UNIFERE DI LAMPONE
Origine del progetto
La coltura del lampone può rivelarsi un’interessante opportunità di apertura verso nuove
prospettive per l’agricoltura di montagna che, inevitabilmente e in modo consapevole, si avvicina
a modelli produttivi più integrati con l’ambiente, il paesaggio e le mutate condizioni socioeconomiche. Nella nostra regione le prospettive sono concrete, in quanto è una coltura che si presta
particolarmente bene per essere promossa in piccole aziende, in particolare in quelle a conduzione famigliare, a produzione mista o in agriturismi.
Obiettivi
 Valutazione dell’adattabilità in ambiente montano di 14 varietà unifere
di lampone caratterizzate da differenti epoche di maturazione
 Confronto fra 2 differenti sistemi di allevamento: sistema a coltura tradizionale
e sistema a coltura alternata
 Miglioramento delle tecniche colturali
Attività previste
 Misurazione del diametro e della lunghezza dei polloni
 Rilievo dei danni da gelo invernale
 Rilievo di fioritura, inizio e fine raccolta
 Produzioni per varietà e sistema di allevamento per m2 e per metro lineare
 Peso medio del frutto
SETTORE DI FRUTTICOLTURA/42
Indice settore
Indice generale
IAR/Rapporto sull’Attività di Ricerca e di Sperimentazione 2011
Durata
Impianto maggio 2002, prova in corso.
Risorse umane coinvolte
I. Barrel, M. Diemoz
Collaborazioni
Contatti con i tecnici svizzeri del centro sperimentale di Bruson (R.A.C) e con i tecnici di
Cuneo del CreSO
Attività svolta
Rilievo dei danni da gelo invernale
Risultati
Il progetto è terminato con la pubblicazione di un articolo sull’Informatore Agricolo.
La maggior parte delle varietà ha subìto danni rilevanti da freddo sui tralci durante il periodo
invernale, con una percentuale di tralci secchi elevata. La Rubaca, tra tutte le varietà, è quella che ha
dimostrato di avere una tolleranza superiore al freddo invernale.
È comunque previsto un nuovo impianto sperimentale con le varietà unifere ritenute più interessanti.
Valorizzazione dei risultati
Pubblicazione di un articolo riguardante i risultati della prova sull’Informatore Agricolo e di
un manuale sulla coltivazione del lampone.
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STUDIO DELL’ADATTABILITÀ IN AMBIENTE MONTANO
DI ALCUNE VARIETÀ DI NOCCIOLO
Origine del progetto
Dall’Asia all’Europa il nocciolo è stato apprezzato e utilizzato per millenni, in quanto produce un frutto secco nutriente e riparato da un guscio legnoso in grado di consentire una lunga conservazione.
L’ampia diffusione, a livello spontaneo, di questa specie sul territorio valdostano, la facilità
di coltivazione e di conservazione e le svariate trasformazioni della materia prima (olio di nocciole,
granelle per gelati, granelle per torte, creme per pasticceria, nocciole salate, nocciole pralinate, nonché l’abbinamento al cacao per la produzione di cioccolato) hanno indotto a provare l’adattabilità
di alcune cultivar interessanti alle condizioni pedo-climatiche della nostra regione. Visto che il nocciolo è caratterizzato da una fioritura molto precoce, è interessante soprattutto verificare
l’influenza delle temperature, durante questo stadio fenologico, sui risultati produttivi finali.
SETTORE DI FRUTTICOLTURA/43
Indice settore
Indice generale
IAR/Rapporto sull’Attività di Ricerca e di Sperimentazione 2011
Obiettivi
Valutazione dell’adattabilità in ambiente montano di 4 varietà di nocciolo (Segorbe, Jemtegaard,
Merveille de Bollwiller e Tonda Gentile delle Langhe) caratterizzate da differenti epoche di germogliamento, fioritura e maturazione.
Attività previste
Le varietà prese in esame, allevate a cespuglio con un sesto d’impianto di 5 x 4 m, sono sottoposte ad analisi produttive (produzioni unitarie, peso del frutto intero e % dello sgusciato) e di
sensibilità nei confronti di avversità biotiche ed abiotiche; in particolare si vuole rilevare la diversa
tolleranza al freddo invernale e alle gelate primaverili.
Vengono quindi annotate le diverse epoche di fioritura (maschile e femminile) e di raccolta (inizio e fine).
Durata
L’attività è iniziata nel 2007 con l’impianto del noccioleto e la prova, quindi, è tuttora in corso.
Risorse umane coinvolte
I. Barrel, M. Diemoz e personale del settore
Collaborazioni
Contatti con il CreSO: azienda sperimentale di Cravanzana per la corilicoltura
Attività svolta
 Analisi produttive (produzioni unitarie, calo di peso, % sgusciato)
 Misurazione della circonferenza dei tronchi
 Analisi della sensibilità nei confronti di avversità biotiche ed abiotiche
 Rilievo delle diverse epoche di fioritura (maschile e femminile)
e di raccolta (inizio e fine)
Risultati
La prova, iniziata nel 2007, permette di trarre solamente delle conclusioni parziali.
Le piante sono ancora in fase di allevamento (5° anno) e per il momento è stato possibile determinare solo l’epoca di raccolta delle singole varietà, anche se la Segorbe e la Jemtegaard hanno
mostrato una produzione iniziale leggermente superiore rispetto alle altre varietà. La % di calo del
peso dell’achenio dopo un certo periodo di conservazione è risultata molto simile tra le differenti
varietà (25%), come pure la % allo sgusciato (45%). La raccolta della Merveille de Bolwiller è risultata
leggermente più difficoltosa per il fatto che l’achenio, allo stacco, rimaneva avvolto dalla cupola. La
qualità degli acheni è risultata comunque ottima.
Da evidenziare una certa sensibilità al freddo invernale della Merveille de Bolwiller.
SETTORE DI FRUTTICOLTURA/44
Indice settore
Indice generale
IAR/Rapporto sull’Attività di Ricerca e di Sperimentazione 2011
Valorizzazione dei risultati
Si prevede di divulgare i primi risultati dopo un certo numero di anni dalla piena produzione
attraverso pubblicazioni su riviste del settore.
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STUDIO DELL’ADATTABILITÀ IN AMBIENTE MONTANO
DI ALCUNE VARIETÀ DI MANDORLO
Origine del progetto
Il mandorlo è sempre stato considerato una tipica coltura mediterranea, mentre in effetti esso vive sia negli ambienti a clima mite che in quelli a clima continentale. È comunque molto importante che non si verifichino ritorni di freddo, quali gelate primaverili, dopo che la pianta si è
messa in vegetazione.
L’ampia diffusione, a livello spontaneo, di questa specie sul territorio valdostano ha indotto
a provare l’adattabilità di alcune cultivar alle condizioni pedo-climatiche della nostra regione. Visto
che il mandorlo è caratterizzato da una fioritura molto precoce, è interessante soprattutto verificare
l’influenza delle temperature, durante questo stadio fenologico, sui risultati produttivi finali.
Obiettivi
Valutazione dell’adattabilità in ambiente montano di 4 varietà di mandorlo (Beneveglio e
Gottasecca, a guscio duro, Tuono e Mandorlo Premice, a guscio tenero) caratterizzate da differenti
epoche di germogliamento, fioritura e maturazione.
Attività previste
Le varietà prese in esame, allevate a vaso con un sesto d’impianto di 4 x 3,5 m, sono sottoposte ad analisi produttive (produzioni unitarie, peso del frutto intero e % dello sgusciato) e di sensibilità nei confronti di avversità biotiche ed abiotiche, in particolare si vuole rilevare la diversa
tolleranza al freddo invernale e alle gelate primaverili.
Vengono quindi annotate le diverse epoche di fioritura e di raccolta (inizio e fine).
Durata
L’attività è iniziata nel 2008 con l’impianto del mandorleto e la prova, quindi, è tuttora in corso.
Risorse umane coinvolte
I. Barrel, M. Diemoz e personale del settore
Attività svolta
 Analisi produttive (produzioni unitarie, calo di peso, % sgusciato)
 Misurazione della circonferenza dei tronchi
 Analisi della sensibilità nei confronti di avversità biotiche ed abiotiche
SETTORE DI FRUTTICOLTURA/45
Indice settore
Indice generale
IAR/Rapporto sull’Attività di Ricerca e di Sperimentazione 2011
Risultati
Le varietà hanno mostrato, per il momento, una buona resistenza al freddo primaverile
per quanto riguarda lo stadio fenologico della fioritura. Alcune piante, soprattutto quelle appartenenti alla varietà Beneveglio, hanno manifestato una certa sensibilità alla Monilia, con il conseguente disseccamento dei rami annuali.
A livello produttivo, Mandorlo Premice e Tuono si sono distinti per la loro produzione maggiore.
Valorizzazione dei risultati
Si prevede di divulgare i primi risultati, dopo un certo numero di anni dalla piena produzione, attraverso pubblicazioni su riviste del settore.
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RECUPERO, VALUTAZIONE E CONSERVAZIONE
DI CLONI AUTOCTONI DI RENETTA
Origine del progetto
La ricerca della biodiversità costituisce una priorità nella rivalutazione dei prodotti locali che
sono parte integrante del bagaglio culturale e che possono dare un interessante risvolto
all’economia del settore agricolo.
L’individuazione dei cloni di Renetta ha lo scopo di caratterizzare e rivalutare questa varietà
che riveste una grande importanza nel panorama frutticolo valdostano.
Obiettivi
Verificare, su 5 biotipi selezionati e innestati su 2 portainnesti diversi (M26 e M9),
l’influenza della termoterapia sullo sviluppo vegetativo delle piante e sulle caratteristiche organolettiche dei frutti.
Attività previste
 Allevamento secondo i principi della Conduite Centrifuge
 Controllo dello sviluppo vegetativo (misurazione del diametro dei tronchi)
 Peso della produzione
 Confronto degli aspetti estetici dei frutti (grana)
 Analisi qualitative intrinseche
 Prelievo delle marze per l’innesto presso il vivaio Huber
Durata
Nuovo reimpianto a primavera 2008 a Moncenis, innestato su M26.
SETTORE DI FRUTTICOLTURA/46
Indice settore
Indice generale
IAR/Rapporto sull’Attività di Ricerca e di Sperimentazione 2011
Risorse umane coinvolte
I. Barrel, M. Diemoz
Collaborazioni
Vivai Huber (Alto Adige), CAV di Faenza, Cofruits, frutticoltori valdostani
Attività svolta
 Allevamento secondo i principi della Conduite Centrifuge
 Controllo dello sviluppo vegetativo
 Peso della produzione
 Valutazione degli aspetti estetici dei frutti (grana in particolare)
 Prelievo delle marze per l’innesto presso il vivaio Huber
 Conservazione delle piante madri sotto tunnel con rete anti-afide
Risultati
La prova, iniziata nel 2008, non permette, per il momento, di trarre delle conclusioni. I caratteri estetici dei differenti cloni comunque vengono trasmessi e conservati negli anni.
Valorizzazione dei risultati
È in fase di pubblicazione un articolo (Informatore Agricolo) riguardante il lavoro di recupero, risanamento, conservazione e propagazione dei differenti biotipi di Renetta.
➣
RECUPERO, VALUTAZIONE E CONSERVAZIONE
DI CLONI AUTOCTONI DI MARTIN SEC
Origine del progetto
Il Martin Sec, antica cultivar di pero e in passato molto diffusa in Valle d’Aosta, ha subìto nel
corso degli ultimi decenni un notevole calo. La causa principale di abbandono è da attribuire alla
difficoltà di coltivazione causato dalla eccessiva dimensione delle piante innestate sul portinnesto
Franco. La ricerca è dunque orientata sulla valorizzazione dei cloni autoctoni di Martin Sec e
sull’individuazione di uno o più portinnesti nanizzanti per migliorare la produttività e facilitare le
operazioni colturali.
Obiettivi
Verificare l’affinità di innesto di 4 cloni di Martin Sec su 2 portinnesti: OHF 333 e Pyrus Dwarf.
SETTORE DI FRUTTICOLTURA/47
Indice settore
Indice generale
IAR/Rapporto sull’Attività di Ricerca e di Sperimentazione 2011
Attività previste
Allevamento libero, limitando gli interventi cesori, per valutare l’affinità dei portinnesti sullo sviluppo vegetativo e sulla regolarità di produzione.
Durata
Nuovo impianto: primavera 2009 a Moncenis.
Risorse umane coinvolte
I. Barrel, M. Diemoz
Attività svolta
Potatura di allevamento
Risultati
Non vi è, per il momento, alcun risultato. Tutte le piante, comunque, presentano un buon
sviluppo vegetativo senza problemi particolari di affinità. C’è stato solamente qualche caso di moria
di piante dovuto molto probabilmente alla “crisi da trapianto” dal vivaio al campo sperimentale.
Valorizzazione dei risultati
Si prevede di divulgare i primi risultati utili con delle pubblicazioni sull’Informatore Agricolo.
➣
ADATTABILITÀ DI DIVERSI PORTINNESTI DI CILIEGIO
Origine del progetto
La diffusione del ciliegio selvatico sul territorio valdostano è un chiaro segnale dell’adattabilità
di questa specie alle condizioni pedo-climatiche della nostra regione. Risulta quindi interessante testare
le varietà commerciali innestate su portinnesti di recente introduzione, che riducono in modo considerevole il volume delle piante, facilitando l’esecuzione delle diverse operazioni colturali. Inoltre la
coltura del ciliegio può rivelarsi molto interessante per le aziende a conduzione famigliare, a produzione mista o in agriturismi.
Obiettivi
 Verificare l’influenza del portainnesto Prunus mahaleb, in assenza di irrigazione,
sullo sviluppo vegetativo e sulla produttività di 5 varietà diverse
 Valutare il comportamento della varietà Lapins innestata su 8 portainnesti di
diversa vigoria, in coltura irrigata
 Confrontare il comportamento della varietà Lapins innestata sul portainnesto
Prunus mahaleb, in funzione della presenza o dell’assenza di irrigazione
SETTORE DI FRUTTICOLTURA/48
Indice settore
Indice generale
IAR/Rapporto sull’Attività di Ricerca e di Sperimentazione 2011
Attività previste
 Accrescimento vegetativo (misurazione del diametro dei tronchi)
 Peso della produzione
 Peso medio dei frutti
Durata
Impianto primavera 2005, in corso.
Risorse umane coinvolte
I. Barrel, M. Diemoz
Collaborazioni
Gruppo MAFCOT, consulenze di tecnici dello IASMA del Trentino
Attività svolta
 Piegature dei rami nelle forme assiali
 Accrescimento vegetativo (misurazione del diametro dei tronchi)
 Peso della produzione
Risultati
La prova non permette, per il momento, di trarre delle conclusioni. Le piogge prolungate in
corrispondenza della primavera 2011 hanno favorito, in parte, la spaccatura dei frutti, soprattutto
quelli degli stacchi successivi; la produzione comunque è stata soddisfacente.
Il portinnesto Prunus Mahaleb, per il momento, ha un buon comportamento in situazione
non irrigua.
Valorizzazione dei risultati
Si prevede di divulgare i primi risultati utili con delle pubblicazioni su riviste specializzate e
sull’Informatore Agricolo.
➣
CONFRONTO FRA LO SPINDEL TRENTINO E LA CONDUITE
CENTRIFUGE SULLA VARIETÀ FUJI KIKU 8
Origine del progetto
Tra le cultivar di recente introduzione la Fuji Kiku 8 è la varietà che ha suscitato un notevole interesse a livello mondiale soprattutto per le ottime qualità gustative dei frutti molto zuccherati, croccanti e
succosi, con una buona conservazione e un ottimo shelf-life. Purtroppo la gestione agronomica risulta
molto difficile a causa del suo forte vigore e soprattutto per la forte alternanza di produzione.
SETTORE DI FRUTTICOLTURA/49
Indice settore
Indice generale
IAR/Rapporto sull’Attività di Ricerca e di Sperimentazione 2011
Obiettivi
 Verificare la differente influenza delle due forme di allevamento sulla regolarità
di produzione e sul comportamento vegetativo della cultivar Fuji Kiku 8
 Confrontare diversi sesti d’impianto
Attività previste
La parcella è suddivisa in tre parti per ognuna delle quali sono stati adottati 3 diversi sesti
d’impianto (4x1,10, 4x1,30, 4x1,50). Ogni parte è composta da 70 piante, 35 allevate a Spindel e 35
allevate con la Conduite Centrifuge, suddivise in blocchi randomizzati di 5 piante/tesi.
Ad ogni tesi sono applicate le diverse tecniche di allevamento (potatura, potatura verde,
piegatura) controllo dello sviluppo vegetativo (misurazione diametro tronchi), peso della produzione, calibratura dei frutti per ogni pianta e valutazione dei diversi aspetti qualitativi dei
frutti.
Durata
Iniziata ad aprile 2006 a Moncenis, la prova è tuttora in corso.
Risorse umane coinvolte
I. Barrel, M. Diemoz
Collaborazioni
Gruppo MAFCOT, consulenze di tecnici dello IASMA del Trentino
Attività svolta
 Applicazione delle diverse tecniche di allevamento (potatura secca,
potatura verde, piegatura)
 Controllo dello sviluppo vegetativo (misurazione diametro tronchi)
 Peso della produzione
 Suddivisione della produzione per classi di pezzatura attraverso
la calibratura dei frutti
Risultati
La prova, con le piante alla sesta foglia, ha mostrato una leggera superiorità della produzione
nelle tesi con un sesto d’impianto di 1,30 m sul filare. I dati a disposizione non permettono, comunque, di evidenziare differenze significative tra le due forme di allevamento.
Valorizzazione dei risultati
Si prevede di divulgare i prossimi risultati utili con delle pubblicazioni su riviste specializzate
e sull’Informatore Agricolo.
SETTORE DI FRUTTICOLTURA/50
Indice settore
Indice generale
IAR/Rapporto sull’Attività di Ricerca e di Sperimentazione 2011
➣
VALUTAZIONE DEL SISTEMA BIBAUM SULLO SVILUPPO
VEGETATIVO E SULLA PRODUTTIVITÀ
Origine del progetto
L’introduzione del sistema Bibaum nelle nuove forme di allevamento può rivelarsi
un’alternativa molto interessante ai sistemi d’impianto attuali. Questo di sistema prevede
l’allevamento di due assi per pianta innestati e preformati in vivaio. I minori costi d’impianto e la
migliore esposizione al sole dei frutti sono i punti di forza di questo innovativo impianto.
Obiettivi
 Verificare l’influenza del sistema biasse sul comportamento vegetativo,
sulla produttività e sulla qualità del prodotto finale della cultivar
 Verificare l’influenza della pendenza sullo sviluppo dell’asse situato
a monte rispetto all’asse situato a valle
 Applicare la potatura meccanica su 1 filare/varietà
Attività previste
 5 cultivar testate (Golden, Gala, Fuji, Renetta Canada e Renetta Grigia), 2 file per
varietà
 Applicazione delle diverse operazioni colturali (potatura, potatura verde, piegatura), controllo dello sviluppo vegetativo (misurazione diametro tronchi), peso
della produzione, calibratura dei frutti e analisi qualitative dei frutti
 Potatura meccanica su 1 filare/varietà
Durata
Inizio primavera 2009 a Moncenis.
Risorse umane coinvolte
I. Barrel, M. Diemoz
Collaborazioni
Contatti con i tecnici dello IASMA e con i tecnici del CReSO Piemonte
Attività svolta
 Analisi produttive
 Misurazione dello sviluppo vegetativo
 Osservazione del comportamento delle piante
SETTORE DI FRUTTICOLTURA/51
Indice settore
Indice generale
IAR/Rapporto sull’Attività di Ricerca e di Sperimentazione 2011
Risultati
Le diverse varietà, per il momento, si adattano bene all’adozione della forma Bibaum. I dati
produttivi a disposizione, comunque, non permettono di trarre delle conclusioni.
Valorizzazione dei risultati
Si prevede di divulgare i primi risultati utili con delle pubblicazioni su riviste specializzate e
sull’Informatore Agricolo.
➣
CONFRONTO DI DIVERSI PRINCIPI ATTIVI E DIVERSE STRATEGIE
PER IL CONTROLLO DELLE INFESTANTI LUNGO IL FILARE
Origine del progetto
Da diversi anni la strategia per il controllo delle infestanti del melo lungo il filare si basava
principalmente sull’utilizzo di 2 molecole, il Glifosate e il Glufosinate, la prima applicata durante il
periodo estivo e l’altra applicata in autunno e su giovani impianti. In questi ultimi anni sono state
scoperte delle nuove molecole, alcune delle quali testate e registrate su altre colture, che possono
sostituire o essere combinate con quelle finora utilizzate per abbassare i rischi di resistenza e per
ridurre il numero di applicazioni.
Obiettivi
 Verificare l’efficacia dei diversi principi attivi testati
 Verificare la strategia migliore per il contenimento delle infestanti
Attività previste
 Applicazione dei principi attivi scelti in epoche diverse
 Osservazioni visive dell’efficacia dei diversi principi attivi testati
sulla flora infestante
 Determinazione della % di copertura
 Determinazione delle specie infestanti
Durata
Inizio: autunno 2009 a Moncenis
Risorse umane coinvolte
I. Barrel, M. Diemoz, M. Bassignana
Collaborazioni
Prova parallela con i tecnici del CreSO
SETTORE DI FRUTTICOLTURA/52
Indice settore
Indice generale
IAR/Rapporto sull’Attività di Ricerca e di Sperimentazione 2011
Attività svolta
A causa di problemi organizzativi, la prova non è stata effettuata nel 2011.
Valorizzazione dei risultati
Si prevede di divulgare i primi risultati utili con delle pubblicazioni su riviste specializzate e
sull’Informatore Agricolo.
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METODO DI CONSERVAZIONE IN ATMOSFERA CONTROLLATA
DI NUOVE VARIETÀ DI MELE E LORO CAPACITÀ A CONSERVARSI
Origine del progetto
In seguito all’introduzione di nuove varietà di mele caratterizzate da differenti epoche di maturazione, è risultato necessario determinare il giusto grado di maturazione per consentire una
buona conservazione nel tempo dei vari parametri qualitativi intrinseci.
Al fine di prolungare il periodo di conservazione mantenendo un buon livello qualitativo del
frutto, è stata impostata la prova di conservazione in atmosfera controllata delle varietà ritenute più
interessanti, utilizzando diversi valori dei parametri atmosferici (CO2, O2 e temperatura) in base
alla cultivar considerata.
Obiettivi
 Determinare la tecnica di conservazione più adatta (temperatura, durata, CO2, O2)
e il grado di conservazione di nuove varietà di mele che potrebbero avere un interesse per il contesto frutticolo valdostano
 Avere indicazioni sulle sensibilità fisiologiche e patologiche delle diverse varietà,
oltre a determinare le cultivar (resistenti e non alla ticchiolatura) più interessanti
dal punto di vista qualitativo e della conservazione, attraverso i test di qualità, le
osservazioni visive e l’effettuazione di degustazioni
Attività previste
Le diverse cultivar, una volta stabilito il giusto grado di maturazione per un’ottima predisposizione alla conservazione in atmosfera controllata, vengono sottoposte a differenti analisi qualitative, prima della messa in atmosfera controllata e alla fine del periodo di conservazione, allo
scopo di determinare l’evoluzione dei parametri qualitativi in base al metodo e alla durata di conservazione. I parametri misurati sono i seguenti:
 zuccheri, espressi in °Brix, misurati attraverso il rifrattometro;
 acidità, espressa in g/l di acido malico, misurata attraverso la titolazione acido-base;
 durezza, espressa in kg/cm2, misurata attraverso il penetrometro;
 peso medio del singolo frutto, espresso in g, prima e dopo il periodo di conservazione;
 % di attacco di malattie (fisiologiche e fungine in particolare) al termine del periodo di conservazione.
SETTORE DI FRUTTICOLTURA/53
Indice settore
Indice generale
IAR/Rapporto sull’Attività di Ricerca e di Sperimentazione 2011
La scelta delle cultivar sottoposte alle analisi viene stabilita in funzione dell’interesse e
dell’effettuazione di nuovi impianti che prevedono l’introduzione di nuove varietà.
Durata
La prova, iniziata nel 2002, è tuttora in corso.
Dal 2008 è in sovrapposizione con la prova dei polifenoli e dell’acido ascorbico per alcune
delle varietà prese in esame.
Risorse umane coinvolte
I. Barrel e personale del laboratorio chimico
Attività svolta
Misurazione dei seguenti parametri:
 zuccheri, espressi in °Brix, misurati attraverso il rifrattometro;
 acidità, espressa in g/l di acido malico, misurata attraverso la titolazione acido-base;
 durezza, espressa in kg/cm2, misurata attraverso il penetrometro;
 peso medio del singolo frutto, espresso in g, prima e dopo il periodo di conservazione.
Risultati
La gran parte delle cultivar ha mostrato un buon adattamento alla conservazione in AC, utilizzando i giusti valori dei differenti parametri (T, O2, CO2, durata di conservazione). Non si segnalano
problemi particolari legati a malattie di natura varia.
Valorizzazione dei risultati
Pubblicazione di un articolo sull’Informatore Agricolo.
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VALUTAZIONE DELLA QUALITÀ INTRINSECA DI DIFFERENTI
VARIETÀ DI MELE PROVENIENTI DA DIVERSE ZONE DELLA VALLE
D’AOSTA E SUA EVOLUZIONE A FINE CONSERVAZIONE
Origine del progetto
In seguito alla necessità di una migliore caratterizzazione delle mele valdostane (Golden e
Renetta in particolare) è stata impostata tale prova che, oltre alle classiche analisi qualitative, comprende la determinazione del contenuto in polifenoli totali e acido ascorbico, sostanze antiossidanti
di interesse sempre più crescente.
SETTORE DI FRUTTICOLTURA/54
Indice settore
Indice generale
IAR/Rapporto sull’Attività di Ricerca e di Sperimentazione 2011
Obiettivi
Determinazione del tenore in polifenoli totali mediante tecniche spettrofotometriche,
dell’acido ascorbico mediante analisi HPLC e determinazione di differenti parametri qualitativi delle mele, a maturità di raccolta e nelle diverse fasi di conservazione considerate.
Tali analisi sono state effettuate su campioni di mele di differenti varietà, provenienti da
varie zone della Valle d’Aosta e a differenti fasi (alla raccolta e a fine conservazione).
Attività previste
Vengono analizzate le classiche varietà coltivate in Valle d’Aosta (Renetta, Golden, Gala, Jonagold, Red Delicious) e quelle promettenti (Fuji, Pinova, Falstaff, Mairac, Topaz, Goldrush). Inoltre
vengono analizzati campioni di mele provenienti da altre regioni vocate alla produzione di mele.
Per fornire valori il più possibile rappresentativi, i vari campioni di mele (25 mele/campione) sono
stati prelevati in frutteti situati in diverse zone della Valle d’Aosta. Le varie cultivar, una volta stabilito il giusto grado di maturazione per un’ottima predisposizione alla conservazione in atmosfera
controllata, vengono sottoposte a differenti analisi qualitative, prima della messa in atmosfera controllata e a fine conservazione (per la Renetta anche alla fine della pre-maturazione), allo scopo di
determinare la qualità intrinseca di ogni varietà e l’evoluzione dei parametri qualitativi alla fine del
periodo di conservazione, di durata variabile in funzione della cultivar.
I parametri misurati sono i seguenti:
 zuccheri, espressi in °Brix attraverso il rifrattometro;
 acidità, espressa in g/l di acido malico attraverso la titolazione acido-base;
 durezza, espressa in kg/cm2 attraverso il penetrometro;
 peso medio del singolo frutto, espresso in g;
 polifenoli totali, attraverso tecniche spettrofotometriche;
 acido ascorbico, attraverso analisi HPLC.
Per la determinazione del momento ottimale della raccolta si effettua anche il test dell’amido.
Analisi chimiche da effettuare nel 2011: analisi dei polifenoli raccolta 2010; polifenoli, ac. ascorbico e altri parametri qualitativi post-conservazione 2010/11.
Durata
La prova, iniziata nel 2007 con la ricerca e la messa a punto dei metodi analitici per la determinazione del tenore in polifenoli totali e dell’acido ascorbico, prevede un nuovo periodo sperimentale della durata di 2 anni con le campagne produttive 2010 e 2011.
Risorse umane coinvolte
I. Barrel e personale del laboratorio chimico
Collaborazioni
Consulenza dell’IASMA per i metodi analitici riguardanti la determinazione del tenore in
polifenoli totali e dell’acido ascorbico.
SETTORE DI FRUTTICOLTURA/55
Indice settore
Indice generale
IAR/Rapporto sull’Attività di Ricerca e di Sperimentazione 2011
Attività svolta
I parametri misurati nel 2011 sono stati i seguenti:
 zuccheri, espressi in °Brix attraverso il rifrattometro;
 acidità, espressa in g/l di acido malico attraverso la titolazione acido-base;
 durezza, espressa in kg/cm2 attraverso il penetrometro;
 peso medio del singolo frutto, espresso in g;
 polifenoli totali, attraverso tecniche spettrofotometriche
(estrazione post-raccolta 2010 e raccolta 2011);
 acido ascorbico, attraverso analisi HPLC (estrazione e analisi post
raccolta 2010 solo su Renetta; estrazione e analisi raccolta 2011).
Le diverse varietà sono state sottoposte a diversi test di maturazione al fine di determinarne
il giusto grado.
Risultati
Le analisi, effettuate sulle diverse varietà, hanno evidenziato la Renetta come varietà con il
contenuto più ricco in polifenoli e la Goldrush come quella più ricca in acido ascorbico.
Per gli altri parametri qualitativi misurati, i risultati hanno confermato i dati delle analisi
degli anni precedenti.
I risultati devono comunque essere sottoposti ad analisi statistica.
Valorizzazione dei risultati
Pubblicazione di articoli su riviste del settore.
Utilizzo come dati aggiuntivi per la valorizzazione del prodotto valdostano.
➣
RELAZIONI TRA AVIFAUNA E COLTURE PREGIATE
IN VALLE D’AOSTA
Origine del progetto
Da quando l’agricoltura fece la sua comparsa, l’uomo fu subito impegnato a difendere le colture
da vari agenti naturali, biotici e abiotici; tra questi gli uccelli rivestono un ruolo importante, non solo
negativo – si pensi alle specie insettivore o a quelle che lo diventano durante la nidificazione per nutrire
la prole e al loro ruolo di controllo delle popolazioni di fitofagi – ma malgrado ciò sono pochi i filoni
di ricerca che hanno studiato le relazioni tra avifauna e agricoltura in modo approfondito e su basi
scientifiche in Valle d’Aosta, dove sono altrettanto rari gli studi che indagano l’impatto che le sostanze
chimiche usate in agricoltura hanno sugli uccelli.
SETTORE DI FRUTTICOLTURA/56
Indice settore
Indice generale
IAR/Rapporto sull’Attività di Ricerca e di Sperimentazione 2011
In questa regione sono inoltre insufficienti le informazioni necessarie a una conservazione
efficace delle specie protette e inserite, direttamente o indirettamente, nelle convenzioni internazionali (Parigi 1950, Ramsar 1971, Parigi 1972, Bonn 1979, Berna 1979, Salisburgo 1991, Rio de Janeiro 1992), nelle direttive comunitarie (79/409, 92/43) e nelle leggi italiane (91/394, 92/157), molte
delle quali note in quanto attualmente minacciate (per esempio l’ortolano, il torcicollo, le avèrle
ecc.), la cui sopravvivenza è legata in modo indissolubile all’agricoltura.
Nelle considerazioni espresse, trova giustificazione la proposta di una ricerca mirata a studiare approfonditamente, con ottica conservazionistica, naturalistica ed economica, le relazioni – positive e negative – esistenti tra l’avifauna e le colture più estese in Valle d’Aosta, ossia la melicoltura e
la viticoltura.
Obiettivi
 Studiare gli uccelli di alcuni ambienti agrari valdostani di particolare interesse economico, nonché approfondire le stesse conoscenze in biotopi meno antropizzati, per individuare le specie – insettivore e/o baccivore o onnivore – che
frequentano con più assiduità i diversi ecosistemi e ottenere una stima qualitativa,
quantitativa ed economica del loro impatto, anche positivo, sulle colture
 Calcolare sui dati ottenuti alcuni indici di biodiversità e confrontare i risultati con
quelli di altri ambienti già indagati con le stesse metodologie, al fine di ottenere
una mappa della biodiversità avifaunistica attuale
 confrontare i danni subiti dalle coltivazioni difese coi metodi attuali (reti di copertura, manichini spaventapasseri, dissuasori ottici, cannoni a carburo) e quelli
delle colture non difese, quindi proporre e sperimentare eventuali metodi di d ifesa alternativi (richiami e ultrasuoni) qualora quelli impiegati si dimostrassero
antieconomici, inefficaci o dannosi (p. es. animali che muoiono perché rimangono impigliati nelle reti) e valutare anche se la difesa sia da preferire
all’inazione
 Studiare l’impatto delle sostanze chimiche attualmente utilizzate per la difesa dagli
agenti patogeni sugli individui delle specie di uccelli che frequentano maggiormente
le colture, sia in corrispondenza dei trattamenti (fase di possibile contaminazione
acuta) che negli altri periodi dell’anno (fase cronica), inverno compreso, proponendo l’abolizione di quelle più tossiche in un'ottica conservazionistica
 Analizzare l’importanza dei frutteti e dei vigneti quali risorsa trofica per le specie
migratrici e per quelle sedentarie
 Evidenziare le tipologie colturali maggiormente efficaci per la conservazione delle
specie note come minacciate o vulnerabili (distanza tra i filari, conservazione degli
alberi cavi, copertura erbacea del suolo, articolazione degli strati verticali delle colture arboree ecc.)
 Stilare un bilancio estimativo dell’effetto economico che gli uccelli hanno sulle
due colture, confrontando i dati positivi e quelli negativi
 Riferire le catture, le ricatture e le osservazioni più interessanti ottenute
 Contribuire ad altre ricerche in corso
SETTORE DI FRUTTICOLTURA/57
Indice settore
Indice generale
IAR/Rapporto sull’Attività di Ricerca e di Sperimentazione 2011
Attività previste
 Inanellamento (pro e contro)
 Transetti, punti d’ascolto e osservazioni col binocolo
 Trappole per insetti, cassette nido e rigurgiti
 Frutti sani sparsi a terra
 Confronto tra metodi tradizionali e innovativi
 Analisi economica per eventuali risarcimenti
Durata
Il progetto prevede una durata di 3 anni.
Risorse umane coinvolte
I. Barrel
Collaborazioni
Dr. Ghigo Rossi; UPO: entomologi, fisiologi e chimici; A.R.P.A. della Valle d’Aosta;
CERMAS dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta; GPSO;
Museo Regionale di Scienze Naturali della Valle d’Aosta; RAVA - Ufficio fauna; COFRUITS
Attività svolta
 Inanellamento (pro e contro)
 Transetti, punti d’ascolto e osservazioni col binocolo
 Trappole per insetti, cassette nido e rigurgiti
 Frutti sani sparsi a terra
 Confronto tra metodi tradizionali e innovativi
 Analisi economica per eventuali risarcimenti
 Raccolti dati ed elaborazione
Valorizzazione dei risultati
Pubblicazione su riviste del settore e giornata divulgativa.
➣
VALUTAZIONE DEL SISTEMA DI POTATURA MECCANICA
“TAILLE LORETTE” ASSOCIATA AL DIRADO MECCANICO
CON MACCHINA OPERATRICE DARWIN
Origine del progetto
Le voci di costo che più incidono nella gestione di un frutteto sono rappresentate dalla p otatura e dal diradamento dei frutti. Inoltre le recenti limitazioni riguardanti l’utilizzo dei diradi
SETTORE DI FRUTTICOLTURA/58
Indice settore
Indice generale
IAR/Rapporto sull’Attività di Ricerca e di Sperimentazione 2011
chimici e il prezzo all’origine dei prodotti frutticoli in continua diminuzione costringono il frutticoltore a limitare il tempo richiesto per effettuare tali operazioni. Per questi motivi la rivalutazione della potatura meccanica associata al dirado meccanico può rappresentare una valida
alternativa.
Obiettivi
 Confronto del sistema “meccanico” con la “Conduite centrifuge” in coltura
biologica
 Valutazione del sistema “meccanico” applicato al Bibaum
 Valutazione della produttività, della qualità e della conservabilità dei frutti
Attività previste
Applicazione delle diverse operazioni colturali (potatura secca, potatura verde, piegatura,
diradamento), controllo dello sviluppo vegetativo (misurazione diametro tronchi), peso della
produzione, calibratura e analisi qualitative dei frutti alla raccolta e in post conservazione.
Durata
Inizio primavera 2011 a Moncenis e 2012 a Montfleury
Risorse umane coinvolte
I. Barrel, M. Diemoz, U. Petitjacques
Collaborazioni
Contatti coi tecnici dello IASMA e con i tecnici del CReSO Piemonte
Attività svolta
 Diverse operazioni di potatura al fine di formare le piante
(potatura meccanica e Conduite centrifuge)
 Controllo dello sviluppo vegetativo
 Analisi produttive
Risultati
Per il momento è possibile notare il ritorno a fiore in seguito alla potatura meccanica attraverso la cimatrice. Nel 2011 non è stato effettuato il passaggio con la macchina operatrice Darwin
per la presenza limitata di fiori a causa della conversione della forma.
Valorizzazione dei risultati
Si prevede di divulgare i primi risultati utili con delle pubblicazioni su riviste specializzate e
sull’Informatore Agricolo.
SETTORE DI FRUTTICOLTURA/59
Indice settore
Indice generale
IAR/Rapporto sull’Attività di Ricerca e di Sperimentazione 2011
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CONTROLLO DELLE INFESTANTI MEDIANTE
L’UTILIZZO DEL PIRODISERBO
Origine del progetto
L’applicazione del pirodiserbo come mezzo fisico per il controllo delle infestanti costituisce una
valida alternativa all’utilizzo dei diserbanti chimici. L’assenza di residui nocivi e un impatto ambientale
del tutto trascurabile si inseriscono perfettamente in un contesto di frutticoltura ecosostenibile.
Obiettivi
 Verificare l’efficacia e la durata del trattamento
 Valutare egli effetti secondari sul controllo di carpocapsa,
afide lanigero, ticchiolatura e polloni
Attività previste
Applicazione del pirodiserbo
Durata
Inizio primavera 2011 a Montfleury e Moncenis
Risorse umane coinvolte
I. Barrel, M. Diemoz, U. Petitjacques
Collaborazioni
Contatti coi tecnici dello IASMA e con i tecnici del CReSO Piemonte
Attività svolta
 Applicazione del pirodiserbo (collaudo della macchina)
 Osservazione della persistenza del trattamento
Risultati
Per il momento il pirodiserbo sembra essere un’alternativa interessante al diserbo chimico,
in quanto la persistenza dell’efficacia è simile a quella di un tradizionale diserbo chimico, con il
vantaggio della possibilità della sua applicazione in conduzione biologica. L’effetto secondario di
spollonatura, inoltre, è risultato interessante.
Sono ancora da analizzare i dati relativi ai tempi necessari per il trattamento, nonché i costi
del trattamento stesso.
Valorizzazione dei risultati
Si prevede di divulgare i primi risultati utili con delle pubblicazioni su riviste specializzate e
sull’Informatore Agricolo.
SETTORE DI FRUTTICOLTURA/60
Indice settore
Indice generale
IAR/Rapporto sull’Attività di Ricerca e di Sperimentazione 2011
➣
SAGGIO DI ALCUNE TECNICHE DI TRASFORMAZIONE
PER LA PRODUZIONE DI SIDRO DI MELA IN VALLE D’AOSTA
Origine del progetto
In una situazione generale di evoluzione del mondo agricolo e di frammentazione e scarsa
redditività, è evidente l’importanza di approfondire nuovi modelli di imprenditorialità nei quali
giocano un ruolo decisivo anche forme di commercializzazione alternativa dei prodotti.
La trasformazione delle mele in sidro permette la diversificazione dell’offerta di uno dei
prodotti tipici della nostra regione, permettendo, allo stesso tempo, di valorizzare anche quella minima parte di prodotto di qualità inferiore, destinandola alla trasformazione.
Obiettivi
Esplorazione e confronto di tre tecniche di vinificazione (in bianco secco, frizzante con carbonicazione naturale di fine fermentazione e con rifermentazione) di Golden Delicious, Renetta Canada, Raèntze (varietà autoctona) e cotogno, con due diverse fasi di maturazione del prodotto di
partenza, alla raccolta e dopo periodo di conservazione (solo per Golden Delicious, Renetta Canada
e Jonagold).
Attività previste
 Analisi chimico-fisiche del prodotto di partenza
 Trasformazione in base alle 3 tipologie di trasformazione
 Analisi chimico-fisiche e sensoriali del prodotto finale
Durata: 3 anni
Risorse umane coinvolte
P. Lale Demoz, I. Barrel, M. Diemoz, D. Stevenin
Collaborazioni
Tecnici della scuola di Malva
Attività svolta
 Analisi chimico-fisiche del prodotto di partenza
 Trasformazione in base alle 3 tipologie di trasformazione
 Analisi chimico-fisiche e sensoriali del prodotto finale
 Degustazione dei differenti sidri
Risultati
Tutte le varietà hanno presentato una buona resa alla torchiatura. Il sidro di Renetta, soprattutto con la trasformazione in II epoca, presentava un intorbidimento, dovuto alle pectine, difficile
SETTORE DI FRUTTICOLTURA/61
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IAR/Rapporto sull’Attività di Ricerca e di Sperimentazione 2011
da stabilizzare. Situazione ancora più evidente nel cotogno, che per questo motivo è stato tolto come tesi nel 2011-2012, ma che si può considerare interessante nell’ipotesi di futuri tagli per conferire
al sidro un aroma caratteristico.
Le tesi più interessanti sono state quelle con la Golden, soprattutto per quanto riguarda il
metodo della spumantizzazione (spumante brut).
Valorizzazione dei risultati
È stata effettuata una giornata divulgativa (dicembre 2011) riguardante la trasformazione delle mele in sidro attraverso i differenti metodi di trasformazione, seguita da una degustazione dei vari prodotti; l’attività ha suscitato notevole interesse tra le aziende frutticole.
È stato inoltre rinnovato l’invito da parte degli organizzatori della manifestazione CELTICA a
partecipare con degustazioni guidate e laboratori per divulgare la tecnica di trasformazione, esperienza
già avvenuta con la produzione di idromeli.
Si prevede di divulgare i primi risultati utili con delle pubblicazioni su riviste specializzate e
sull’Informatore Agricolo e di valorizzare l’esperienza acquisita nella didattica.
➣
VALUTAZIONE DELLE RISORSE GENETICHE DI NOCE COMUNE
DELLA VALLE D’AOSTA E IMPOSTAZIONE DI UN PROGRAMMA
DI MIGLIORAMENTO GENETICO PER LA PRODUZIONE DI OLIO
Origine del progetto
Juglans regia L., specie originaria dell’Asia centrale, giunse probabilmente in Europa attraverso le antiche vie della seta che collegavano l’oriente all’occidente. Furono gli antichi Greci a portarlo in Italia (le prime citazioni riguardanti la sua coltivazione risalgono alla fine del periodo dei
Re di Roma e quindi datano VII secolo a. C.), mentre i Romani furono artefici della sua ulteriore
diffusione in Germania, Francia, Spagna e Inghilterra.
Nonostante la nocicoltura vanti in Italia un’antica tradizione, la produzione di frutto nel
nostro Paese è in calo, così come scarseggiano i programmi di miglioramento genetico del materiale italiano; inoltre, per la realizzazione dei nuovi impianti, vengono spes so utilizzate varietà
francesi e californiane, più idonee alla raccolta meccanica. In Valle d’Aosta la situazione ricalca
quella nazionale, seppur nei secoli passati la coltivazione del noce sia stata maggiormente diffusa
rispetto ad oggi, al duplice scopo di produrre olio e legname pregiato. La diffusione della specie
è oggi, per lo meno a livello di singoli esemplari, significativa, anche se sono scarse le inform azioni sistematiche a tal proposito. Nella nostra Regione la coltivazione del noce potrebbe assumere, al di là dell’importanza economica legata alla commercializzazione del frutto, del legno e
dell’olio, anche una connotazione ambientale, avendo infatti il noce un apparato radicale pr ofondo ed esteso, utile dunque a mitigare i fenomeni di dissesto idrogeologico quali erosioni e
frane. Pare pertanto di un certo interesse realizzare un’indagine conoscitiva della diffusione di
esemplari di noci in Valle d’Aosta, attraverso uno studio congiunto di caratteri morfologici, ecofisiologici, qualitativi e molecolari al fine di identificare e caratterizzare ecotipi di Juglans regia diffusi sul territorio valdostano.
SETTORE DI FRUTTICOLTURA/62
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IAR/Rapporto sull’Attività di Ricerca e di Sperimentazione 2011
Obiettivi
Il progetto si pone l’obiettivo di:
 acquisire informazioni sugli aspetti genetici di popolamenti di noce comune in
Valle d’Aosta, mediante la valutazione sia di caratteri morfologici (in particolare
riferiti alle caratteristiche del frutto, quali dimensioni e peso secco) che molecolari
(analisi di marcatori RAPD);
 quantificare il livello di variabilità genetica presente nell’ambito del materiale in
esame, stabilendo i rapporti che intercorrono tra gli individui campionati, evidenziando similitudini e diversità genetiche;
 stabilire le più opportune strategie per la conservazione delle risorse genetiche del
noce nell’ambito della Regione Valle d’Aosta;
 fornire indicazioni per la costituzione di un impianto artificiale, utilizzabile sia
come riserva biogenetica che, eventualmente, come arboreo da seme per l’ottenimento di materiale propagativo caratterizzato da un’elevata attitudine alla produzione di olio.
Compatibilmente con la disponibilità di attrezzature e di specifiche competenze, sarà inoltre
possibile:
 valutare gli individui campionati per gli aspetti legati alla produzione di olio;
 impostare prove di progenie per la valutazione genotipica delle piante.
Attività previste
 Acquisire informazioni sugli aspetti genetici di popolamenti di noce comune in
Valle d’Aosta, mediante la valutazione sia di caratteri morfologici (in particolare
riferiti alle caratteristiche del frutto, quali dimensioni e peso secco) che molecolari
(analisi di marcatori RAPD)
 Quantificare il livello di variabilità genetica presente nell’ambito del materiale in
esame, stabilendo i rapporti che intercorrono tra gli individui campionati e evidenziando similitudini e diversità genetiche
 Stabilire le più opportune strategie per la conservazione delle risorse genetiche del
noce nell’ambito della Regione Valle d’Aosta
 Valutare alcuni individui campionati per gli aspetti legati alla produzione di olio (2012)
Durata: 2009-2011
Risorse umane coinvolte
L. Bertignono, U. Petitjacques
Collaborazioni
DIVAPRA – Dipartimento di valorizzazione e Protezione delle Risorse Agroforestali – Settore di Genetica Agraria, prof. Belletti
SETTORE DI FRUTTICOLTURA/63
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IAR/Rapporto sull’Attività di Ricerca e di Sperimentazione 2011
Attività svolta
Nel corso del 2011 sono state portate a termine le analisi molecolari volte a stabilire il livello
di variabilità genetica presente nell’ambito del materiale in studio. In dettaglio, sono stati analizzati
229 individui, ripartiti nell’ambito di 48 Comuni, a loro volta riuniti in 9 aree sulla base di una
omogeneità delle caratteristiche ecologiche e territoriali. La stima della variabilità genetica è stata
effettuata mediante l’uso di marcatori molecolari RAPD, amplificati con procedimento PCR (reazione a catena della DNA-Polimerasi). La stima dei parametri genetici della popolazione di piante
considerata è stata calcolata usando il programma statistico Popgene 1.21. La ripartizione della diversità genetica è stata effettuata attraverso l’analisi della varianza molecolare (AMOVA). Il Mantel
test è stato utilizzato per correlare le distanze genetiche e quelle geografiche. Parallelamente, sono
state valutate le caratteristiche morfologiche dei frutti mediante la misurazione di 4 parametri: i due
diametri equatoriali, quello polare ed il peso secco del gheriglio, determinato dopo essiccazione in
stufa. Da tali parametri sono poi stati calcolati altrettanti indici che risultano più efficienti nel descrivere la morfologia del frutto (forma della sezione del frutto, forma più o meno allungata, volume del frutto, densità).
Risultati
I risultati del presente studio hanno confermato come anche in Valle d’Aosta le caratteristiche
genetiche delle popolazioni di noce non siano dissimili da quelle già evidenziate in altre Regioni. In
particolare, il materiale ha presentato un elevato grado di omogeneità genetica, comprovato dal fatto
che circa il 24% dei marcatori RAPD analizzati è risultato monomorfico: risultato decisamente elevato, anche se inferiore a quanto evidenziato nell’ambito di uno studio condotto in Piemonte, dove
la percentuale di marcatori RAPD risultati monomorfici è risultata ancora maggiore (circa il 52%).
La scarsa variabilità genetica della specie è una diretta conseguenza delle attività umane: il noce è infatti, tra le specie arboree, una di quelle che risulta maggiormente legata alla storia dell’uomo. È peraltro noto come la domesticazione di una specie induca profondi cambiamenti sulle caratteristiche
genetiche della specie stessa, soprattutto erodendone per selezione artificiale il pool genico naturale.
La diffusione di poche varietà dalle caratteristiche di pregio va a scapito di individui appartenenti a
più antiche popolazioni, con evidenti conseguenze di erosione genetica. La stessa mancanza di un
chiaro pattern geografico della variabilità genetica indica una riduzione della biodiversità e la potenziale perdita di risorse genetiche della specie.
Un’indicazione significativa, che tuttavia necessiterà di ulteriori analisi, riguarda la correlazione tra distanze genetiche ed ambiti ecologici: si riscontra una certa similitudine genetica tra le
macroaree della fascia endalpica, mentre quelle appartenenti al settore mesalpico risultano distanti
dalle prime, non evidenziando tuttavia similitudine tra di loro. Da questa elevata omogeneità genetica discende una scarsa differenziazione dei gruppi di piante esaminate, che risultano essere distribuiti sul territorio in maniera tale da riflettere, probabilmente, la modalità di approvvigionamento
del materiale utilizzato per la propagazione delle piante. Individui geograficamente vicini o che crescono in condizioni ecologiche analoghe risultano solo in pochi casi geneticamente più simili tra
loro rispetto a popolazioni cresciute in condizioni diverse. Analogamente, costituiscono un’eccezione i casi in cui individui dello stesso gruppo sono geneticamente più simili rispetto a piante che
crescono in località differenti. Tuttavia, non è possibile escludere che ricorrendo a marcatori caratterizzati da un maggior grado di polimorfismo (SNP o SSR) oppure ampliando il numero di marcatori RAPD analizzati sia possibile evidenziare maggiori livelli di variabilità.
Di conseguenza, l’approvvigionamento di materiale propagativo potrà essere effettuato tenendo in prioritaria considerazione gli aspetti fenotipici degli individui: il concetto di regione di
SETTORE DI FRUTTICOLTURA/64
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IAR/Rapporto sull’Attività di Ricerca e di Sperimentazione 2011
provenienza, infatti, assume una valenza estremamente sfumata nel caso di una specie, come il noce,
a propagazione quasi del tutto artificiale.
Coerentemente con gli scopi del lavoro (identificare le piante con le quali allestire un arboreto in modo da contenere la maggior quota possibile di variabilità genetica), si è operato nel modo
seguente: si sono dapprima scelte le piante che, su base morfologica, hanno presentato i valori estremi. Queste sono risultate in numero di 15. Successivamente, nell’ambito delle piante che morfologicamente hanno presentato caratteristiche relativamente simili, è stata effettuata un’analisi dei
soli dati molecolari. Questa ha identificato 8 gruppi di individui. All’interno di ciascuno degli 8
gruppi sono state scelte una, due oppure tre piante caratterizzate da un elevato indice di appartenenza (probabilità di appartenere ad un determinato raggruppamento) e da aggiungere a quelle precedentemente scelte su base morfologica. Le tre alternative portano a numeri definitivi differenti di
piante selezionate, in modo da poter adottare quello più congeniale alle caratteristiche costitutive
dell’arboreto che si realizzerà.
Valorizzazione dei risultati
Relazione sullo stato di avanzamento dei lavori.
➣
STUDIO DELLA BIODIVERSITÀ NEI SISTEMI AGRICOLI VALDOSTANI:
ASPETTI ENTOMOLOGICI
Origine del progetto
La biodiversità può essere definita come la complessità della vita in un determinato territorio; ottenerne una stima oggettiva è quantomeno difficile. La più semplice e diffusa misura di biodiversità è la quantificazione delle specie (ricchezza di specie), criterio ampiamente utilizzato per
pianificare le misure di conservazione del territorio.
Nel corso del quadriennio 2006-2009 è stato avviato un lavoro di ricerca volto a valutare la
biodiversità animale e vegetale nelle vigne, nei frutteti e negli areali naturali o semi-naturali adiacenti. Gli studi entomologici hanno riguardato 11 aree a vigneto e frutteto della Valle d’Aosta.
All’interno di ciascuna area sono stati individuati 5 siti in cui sono state effettuate le osservazioni e
le raccolte di materiale biologico mediante trappole cromotattiche collanti e trappole a caduta attivate con aceto. Tra i diversi gruppi di artropodi censiti, particolare interesse è stato rivolto agli insetti fitomizi che presentano legami con determinate piante ospiti (emitteri cicadellidi), agli insetti
che hanno valenza in qualità di bioindicatori (coleotteri carabidi) e ai principali gruppi di insetti
predatori (coleotteri carabidi e coccinellidi, neurotteri crisopidi, emerobidi e coniopterigidi, eterotteri miridi e antocoridi, ditteri sirfidi) per il loro ruolo di limitatori naturali. Fatta eccezione per i
coleotteri carabidi e per alcuni emitteri cicadellidi, classificati a livello di genere e specie, per i restanti gruppi di artropodi, al momento conteggiati e suddivisi per famiglia e sottofamiglia, resta da
completare il lavoro di determinazione specifica. Tra i fitofagi della vite, è stata rilevata la distribuzione, l’abbondanza e la dinamica di popolazione di 5 specie di cicaline (Homoptera Auchenorryncha) responsabili di provocare, con la loro attività trofica, danni diretti alla pianta o di essere
specie vettrici o potenzialmente vettrici di fitoplasmosi della vite: Empoasca vitis (Göthe), Zygina
rhamni Ferrari, Scaphoideus titanus Ball, Anoplotettix fuscovenosus (Ferrari), Neoaliturus fenestratus
(Herrich-Schäffer). L’attività di monitoraggio compiuta nell’arco del quadriennio, tuttavia, ha con-
SETTORE DI FRUTTICOLTURA/65
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IAR/Rapporto sull’Attività di Ricerca e di Sperimentazione 2011
sentito di catturare un numero elevatissimo di esemplari appartenenti ad altre specie di cicadellidi
che, al di là del loro valore naturalistico ai fini del mantenimento dell’equilibrio biologico, potrebbero anche rivestire un forte interesse dal punto di vista agronomico. Pertanto, per poter valorizzare questo importante patrimonio indigeno, diventa fondamentale conoscere le diverse specie
presenti e approfondire le loro interazioni con le essenze spontanee e le piante coltivate.
Obiettivi
Il progetto si pone l’obiettivo di catalogare la varietà di specie di cicadellidi presenti nelle aree
già oggetto di studio nel quadriennio 2006-2009, nonché di evidenziare eventuali interazioni con le
essenze spontanee e le piante coltivate, con possibili e positive ricadute in diversi ambiti, quali il
comparto agricolo e quello naturalistico.
Attività previste
Le attività saranno condotte in alcune delle 12 aree del territorio regionale già oggetto di indagine nel periodo 2006-2009. Per ogni unità campione verrà svolta un’attività di monitoraggio volta alla cattura di insetti fitomizi (Emitteri Auchenorrinchi). Il prelievo del materiale biologico verrà
effettuato mediante retino entomologico e aspiratore entomologico a bocca, dunque non ricorrendo più all’utilizzo di trappole cromotattiche collanti.
Il materiale raccolto verrà analizzato e determinato presso i laboratori del DIVAPRA – Settore Entomologia dell’Università degli Studi di Torino e presso le strutture dell’Institut Agricole
Régional di Aosta.
Durata: 2011-2012.
Risorse umane coinvolte
L. Bertignono
Collaborazioni
Facoltà di Agraria di Torino, DIVAPRA, Settore di Entomologia e Zoologia applicate
all’Ambiente “Carlo Vidano”, prof. A. Alma, E. Busato, dott. Picciau
Attività svolta
Nel 2011 è stata avviata l’attività di monitoraggio prevista; la raccolta del materiale biologico
è stata effettuata in 4 aree viticole del territorio regionale già indagate nel periodo 2006-2009: Arnad, Saint-Denis, Saint-Pierre e Morgex. In ogni unità campione sono stati catturati, mediante retino entomologico e aspiratore a bocca, insetti fitomizi appartenenti all’ordine Hemiptera,
sottordine Auchenorrhyncha, famiglia Cicadellidae. L’attività di campionamento si è svolta con
cadenza quindicinale, dal mese di aprile al mese di ottobre compreso. Il materiale reperito, smistato
e catalogato, è stato inviato al DIVAPRA di Torino dove verrà conservato e determinato. L’attività
di determinazione specifica avrà inizio dal mese di novembre 2011 e proseguirà per tutto il 2012.
Valorizzazione dei risultati
Si veda la scheda dello stesso progetto nel settore di Agronomia.
SETTORE DI FRUTTICOLTURA/66
Indice settore
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IAR/Rapporto sull’Attività di Ricerca e di Sperimentazione 2011
➣
VALUTAZIONE PRELIMINARE DELLE RISORSE GENETICHE
DI SPECIE FRUTTICOLE DELLA VALLE D’AOSTA
Origine del progetto
La Valle d’Aosta, per le peculiari caratteristiche pedo-climatiche del proprio territorio, può a
ragione essere considerata un’area a spiccata vocazione frutticola. Gli alberi da frutto, in particolar
modo il melo, il pero, il noce ed il mandorlo, hanno per secoli caratterizzato il paesaggio valdostano,
testimoni di una tradizione e di una cultura rurale millenaria. Tale ricchezza biologica locale, tuttavia,
è stata a poco a poco erosa dallo sviluppo della frutticoltura industriale e dalla progressiva antropizzazione del territorio; molte aree agricole ricche di germoplasma sono state abbandonate e la coltivazione si è concentrata in poche zone, dove sono state introdotte le varietà più produttive, utilizzando
solo una minima parte della variabilità genetica, quella ritenuta al momento più interessante.
In Valle d’Aosta d’Aosta, come nelle altre regioni italiane, ancor oggi si assiste alla progressiva scomparsa dei vecchi impianti e delle varietà frutticole anticamente coltivate. Tali varietà potrebbero, invece, avere un forte interesse nell’ambito di produzioni locali di nicchia, nell’ottica del
recupero e della salvaguardia della variabilità genetica, del mantenimento degli ecosistemi, della resistenza o tolleranza ad agenti di danno e di malattia, di una maggiore conservabilità dei frutti, della
ricchezza di aromi e sapori ormai introvabili nella filiera commerciale attuale (è risaputo infatti che
molte delle vecchie varietà autoctone sono particolarmente adatte alla produzione di dolci, di sidro,
di succhi, di marmellate etc.).
In tal senso, si rende necessario avviare un programma di reperimento, coltivazione, caratterizzazione, selezione e valorizzazione di germoplasma autoctono di specie frutticole a rischio di
estinzione.
Obiettivi
Il progetto si pone l’obiettivo di:
 individuare e catalogare esemplari di specie frutticole (con particolare riferimento
a melo e pero) autoctone a rischio di estinzione;
 acquisire informazioni sugli aspetti genetici di popolamenti di melo e pero in
Valle d’Aosta;
 effettuare l’analisi molecolare per identificare geneticamente i biotipi in esame;
 recuperare e salvaguardare il materiale individuato attraverso la realizzazione di
un campo di coltivazione e selezione;
 valutare un certo numero di soggetti dal punto di vista fenotipico e per gli aspetti
legati alla produzione e alla sensibilità alle diverse patologie.
Attività previste
Il protocollo operativo si articolerà in una fase iniziale di ricognizione del territorio per individuare esemplari che, o per differenze varietali o per ragioni legate all’età o per il fatto di svilupparsi in condizioni ambientali molto particolari (ad es. ad elevate altitudini o particolari condizioni
di umidità e temperatura), possono di per sé essere ecotipi interessanti. Particolare interesse verrà
dato ad esemplari appartenenti alla cv Renetta. A questa fase farà seguito lo studio e la valutazione
SETTORE DI FRUTTICOLTURA/67
Indice settore
Indice generale
IAR/Rapporto sull’Attività di Ricerca e di Sperimentazione 2011
delle risorse genetiche reperite. In una terza fase, tali ecotipi saranno moltiplicati e trasferiti in un
campo sperimentale dell’IAR adeguato alla conservazione, coltivazione e selezione. Ciò consentirà
di avere caratteristiche omogenee di confronto per valutare peculiarità nelle performance ecofisiologiche, di crescita e, negli anni, delle produzioni.
Durata: 2011-2013
Risorse umane coinvolte
L. Bertignono, U. Petitjacques
Collaborazioni
DIVAPRA – Dipartimento di valorizzazione e Protezione delle Risorse Agroforestali – Settore di Genetica Agraria, prof. Belletti
Attività svolta
Nel corso del 2011 ha avuto inizio, in collaborazione con i tecnici dell’Assessorato Agricoltura e Risorse Naturali, l’attività di ricognizione del territorio al fine di individuare esemplari di
specie e varietà frutticole autoctone a rischio di estinzione e dunque interessanti dal punto di vista
del recupero e della salvaguardia del patrimonio genetico. Le accessioni, individuate in 23 comuni
della Valle d’Aosta, sono al momento 279 e così ripartite: 179 meli (57 della cv. Renetta), 74 peri, 20
pruni, 3 albicocchi, 1 nocciolo, 1 pesco, 1 cotogno, 1 mora di gelso. Ogni singola accessione è stata
georeferenziata e fotografata.
SETTORE DI FRUTTICOLTURA/68
Indice settore
Indice generale
➣
SETTORE DI VITICOLTURA E ENOLOGIA
VITICOLTURA
SELEZIONE SANITARIA DI PETITE ARVINE 71
SELEZIONE MASSALE DI BONDA 72
COSTITUZIONE DI UNA COLLEZIONE AMPELOGRAFICA DEL GERMOPLASMA
VITICOLO VALDOSTANO 72
COMPARAZIONE CLONALE DI CORNALIN 74
COMPARAZIONE CLONALE DI GAMAY 75
BASI BIOCHIMICHE E FISIOLOGICHE DELLA SCOTTATURA
DEI GRAPPOLI DI PETIT ROUGE 76
ENOLOGIA
PROGETTO DI COLLABORAZIONE CON LA CAVE COOPÉRATIVE LA KIUVA DI ARNAD 77
SELEZIONE E CARATTERIZZAZIONE DI ENOCOCCHI AUTOCTONI
DELLA VALLE D’AOSTA 78
PROVE DI COINOCULO LIEVITI-BATTERI 80
ASSEMBLAGGI DI UVE A BACCA ROSSA DA VITIGNI AUTOCTONI DELLA VALLE D’AOSTA
PER LA PRODUZIONE DI VINI ROSSI 82
MONITORAGGIO DELLA MATURITÀ ENOLOGICA DI UVE AZIENDALI 83
IAR/Rapporto sull’Attività di Ricerca e di Sperimentazione 2010
➣
SELEZIONE SANITARIA DI PETITE ARVINE
Origine del progetto
Il progetto rientra nell’attività di recupero e valorizzazione di vitigni minori.
Obiettivi
Il progetto si propone la selezione sanitaria del vigneto storico IAR (materiale standard del
vitigno Arvine importato dal canonico Vaudan negli anni ‘60), conservandone la ricchezza in termini di diversità genetica.
Attività previste
Individuazione dei ceppi più interessanti dal punto di vista viticolo-enologico, o comunque
rappresentativi della diversità genetica presente nel vigneto; selezione degli individui negativi ai test
sanitari (ELISA e PCR).
Durata: 2010-2012
Risorse umane coinvolte
Progettazione e controllo: O. Zecca. Realizzazione: O. Zecca, M. Reinotti (2010), F. Gorraz
Collaborazioni
Assessorato all’Agricoltura RAVA (Laboratorio fitosanitario) per la realizzazione dei controlli virologici (test ELISA 2010), CNR/IVV sez. di Torino (test PCR 2011-12)
Attività svolta
Nel corso del 2010 è stata realizzata una mappatura del vigneto interessato (circa 2.300 piante) ed una selezione di circa 200 ceppi interessanti dal punto di vista viticolo-enologico, o comunque
rappresentativi della diversità genetica presente nel vigneto. Lo stato sanitario di ogni individuo selezionato è stato valutato mediante test ELISA (2010-11) e PCR (2011-12). Le accessioni sane (31)
sono state moltiplicate e reinnestate nel vigneto “Hospice” entrando a far parte della collezione
ampelografica.
Valorizzazione dei risultati
Nel prossimo futuro le accessioni con elevato potenziale viticolo-enologico potranno essere
valutate in maniera più approfondita al fine della costituzione di un vigneto di premoltiplicazione
di materiale standard migliorato.
SETTORE DI VITICOLTURA E ENOLOGIA/71
Indice settore
Indice generale
IAR/Rapporto sull’Attività di Ricerca e di Sperimentazione 2010
➣
SELEZIONE MASSALE DI BONDA
Origine del progetto
Il progetto rientra nell’attività di recupero e valorizzazione dei vitigni minori.
Obiettivi
Recupero, risanamento, selezione, caratterizzazione e valorizzazione del vitigno Bonda
Attività previste
Dopo un’attività pluriennale di selezione ed osservazioni in situ, nel 2008 è stato messa a
dimora, presso il vigneto Hospice, una collezione di 29 biotipi della cultivar Bonda risultati idonei
ai test ELISA. Entrando in produzione con l’annata agraria 2010/11, hanno avuto inizio i rilievi
fenologici, vegeto-produttivi ed enologici secondo il protocollo standard adottato dall’I.A.R. per
progetti di comparazione clonale.
Durata: 2010-2014
Risorse umane coinvolte
Progettazione e controllo: il lavoro di ricerca e osservazioni delle piante madri in situ è stato
svolto autonomamente da P. Lale-Démoz. Realizzazione: P. Lale-Démoz; panel sensoriale misto
interno/esterno.
Collaborazioni
Laboratorio chimico IAR: acidi organici dei mosti, polifenoli/antociani totali e tonalità/intensità delle microvinificazioni.
Attività svolta
Gestione del vigneto: nel 2011 sono stati effettuati tutti i rilievi previsti dal protocollo (fenologie, cinetiche di maturazione, micro vinificazioni).
Valorizzazione dei risultati
In occasione della 12a Esposizione dei Vini DOC della Valle d’Aosta (19-21 agosto 2011) è
stata presentato al pubblico il progetto e alcune micro-vinificazioni. Nell’agosto 2011 il Tg scientifico “Leonardo” ha dedicato un servizio al lavoro.
➣
COSTITUZIONE DI UNA COLLEZIONE AMPELOGRAFICA
DEL GERMOPLASMA VITICOLO VALDOSTANO
Origine del progetto
Ai fini della conservazione del patrimonio genetico valdostano, si è ritenuto di fondamentale
importanza l’ampliamento della collezione ampelografica (che prima dell’avvio di questo progetto
SETTORE DI VITICOLTURA E ENOLOGIA/72
Indice settore
Indice generale
IAR/Rapporto sull’Attività di Ricerca e di Sperimentazione 2010
risultava piuttosto ridotta e sopratutto non rappresentativa della diversità genetica esistente) con
l’introduzione:
 di biotipi di vitigni autoctoni di scarso valore viticolo ed enologico;
 di biotipi, anche non necessariamente interessanti da un punto di vista enologico e
viticolo, di vitigni autoctoni di pregio, compresi quelli per cui si sono già effettuati
lavori di selezione.
Obiettivi
In entrambi i casi l’obiettivo primario non è la selezione di materiali superiori, ma la conservazione della diversità genetica ancora presente nel germoplasma valdostano.
Attività previste
Ricerca, selezione, moltiplicazione ed impianto dei biotipi. Attività di monitoraggio rivolta
all’eventuale presenza di fitoplasmosi (in particolare FD) sotto la supervisione del Prof. Alma (Università degli Studi di Torino).
Durata
La collezione sarà ampliata sino a quando si troveranno accessioni interessanti; quanto raccolto
potrà fornire numerosi spunti per successive ricerche di carattere ampelografico e filogenetico.
Risorse umane coinvolte
Progettazione e controllo: O. Zecca. Realizzazione: M. Reinotti (nel triennio settembre
2007-settembre 2010), P. Lale-Demoz, O. Zecca, L. Bertignono e I. Brunet (nel 2009).
Collaborazioni
Riferimenti esterni sono: CNR Torino (A. Schneider) e IASMA (S. Grando, per i marcatori
molecolari); Laboratorio regionale (Dott. Fabio Guglielmo); Università degli Studi di Torino (Prof.
Alma). Naturalmente sono fondamentali i contributi di innumerevoli operatori valdostani, tra cui
si segnalano, in particolare Rudi Sandi e Stefania Dozio.
Attività svolta
Nel 2008 l’intensa attività di ricerca si è concentrata soprattutto nella bassa valle e nell’area
Chambave – Saint-Vincent. Successivamente ha interessato soprattutto (ma non esclusivamente) la
parte centrale della Valle, tra Saint-Vincent e Avise su entrambi i versanti della Valle. Nel 2011 sono state effettuate ripetute prospezioni in particolare nell’area dell’Enfer d’Arvier e in alcuni vigneti
nell’area Sarre-Aymavilles, già notati l’anno precedente. In complesso sono state codificate e testate
oltre 650 potenziali accessioni.
Al fine di verificare le eventuali sinonimie/omonimie, riunendo informazioni rilevate da
svariati database pubblici e singole pubblicazioni scientifiche, è stato creato un database di marcatori molecolari comprendente oltre 900 accessioni. In collaborazione con la Fondazione Mach e il
CNR/IVV, sono stati caratterizzati i profili (10 marcatori) di trenta varietà. L’attività di controllo
sanitario, moltiplicazione ed impianto nel vigneto procede in parallelo con quella di selezione delle
piante madri nei vecchi vigneti della regione.
SETTORE DI VITICOLTURA E ENOLOGIA/73
Indice settore
Indice generale
IAR/Rapporto sull’Attività di Ricerca e di Sperimentazione 2010
Valorizzazione dei risultati
Oltre al considerevole ampliamento del numero di accessioni, nel corso dell’attività di ricerca è stata rilevata la presenza di due nuove varietà: la Puppa de feya, già descritta ampelograficamente in documenti storici del 19° secolo, ed il Gouais, vitigno fondamentale per la filogenesi di molte
importanti varietà europee, di cui non si aveva traccia in Valle d’Aosta. Le finalità e modalità del
progetto, nonché i primi risultati raggiunti, sono stati divulgati sulla stampa non specializzata regionale ed internazionale (nel luglio 2008 il Wall Street Journal ha dedicato al progetto una doppia
pagina nell’inserto domenicale).
È stata realizzata una breve trasmissione televisiva (a cura di Avipresse) andata in onda su
scala regionale.
I primi risultati del progetto sono oggetto di una relazione presentata al 3ème Congrès International sur la viticulture de montagne et en forte pente. Un articolo divulgativo è stato pubblicato sulla
rivista L’Informatore Agricolo.
La collezione ampelografica fornirà il materiale di base su cui si potranno effettuare progetti
di selezione sui principali vitigni autoctoni (Petit rouge, Vien de Nus, Fumin ecc.) volti alla creazione
di selezioni standard policlonali.
➣
COMPARAZIONE CLONALE DI CORNALIN
Origine del progetto
Il progetto rientra nell’attività pluriennale di recupero e valorizzazione dei vitigni autoctoni
valdostani.
Obiettivi
Comparazione di 12 presunti cloni in due località (Hospice e Moncenis).
Attività previste
Viene adottato il protocollo standard utilizzato presso lo IAR per sperimentazioni di comparazione clonale.
Durata: 2010-2013
Collaborazioni
Laboratorio chimico IAR: acidi organici dei mosti, polifenoli/antociani totali e tonalità/intensità delle microvinificazioni
Attività svolta
Gestione del vigneto: nel 2011 sono stati effettuati tutti i rilievi previsti dal protocollo (fenologie, cinetiche di maturazione, micro vinificazioni). Sono state eseguite le analisi chimico-fisiche e
sensoriali dell’annata 2010.
SETTORE DI VITICOLTURA E ENOLOGIA/74
Indice settore
Indice generale
IAR/Rapporto sull’Attività di Ricerca e di Sperimentazione 2010
Valorizzazione dei risultati
Articolo tecnico-scientifico, discussione pubblica dei risultati, produzione di materiale per la
moltiplicazione.
➣
COMPARAZIONE CLONALE DI GAMAY
Origine del progetto
È sorta la necessità di approfondire la conoscenza del clone di Gamay IAR 4 (selezionato
presso l’Institut), anche in funzione di caratterizzarne meglio le peculiarità su materiale informativo
e commerciale.
Obiettivi
Caratterizzazione più approfondita delle peculiarità del clone IAR 4 rispetto ad altri cloni di
Gamay presenti sul mercato.
Attività previste
Rilievi fenologici, vegeto-produttivi ed enologici secondo il protocollo standard adottato
presso l’Institut per progetti di comparazione clonale.
Durata
2-3 anni di sperimentazione in vigneto.
Risorse umane coinvolte
Progettazione e controllo: O. Zecca. Realizzazione in vigneto: O. Zecca, P. Lale-Demoz
(2010), F. Gorraz. Laboratorio chimico IAR: analisi dei mosti e dei vini (analisi standard, polifenoli e antociani totali, intensità e tonalità sui vini). Microvinificazioni: D. Domeneghetti, L.
Cuneaz.
Attività svolta
Le attività in vigneto sono iniziate nel corso della stagione 2010 e sono state effettuate regolarmente, ma con risultati poco soddisfacenti a causa degli elevati errori sperimentali riconducibili
alla presenza di aree disomogenee. Nel 2011 è stata ridisegnata la collocazione delle parcelle ed è stato incrementato il numero delle ripetizioni (da due a tre). Tutte le attività previste dal protocollo
verranno ripetute anche nel 2012.
Valorizzazione dei risultati
Le attività di sperimentazione relative all’anno 2011 sono oggetto di una tesi di laurea quinquennale (Università degli Studi di Milano). Al termine del progetto, verranno valutate le forme di
comunicazione dei risultati più opportune.
SETTORE DI VITICOLTURA E ENOLOGIA/75
Indice settore
Indice generale
IAR/Rapporto sull’Attività di Ricerca e di Sperimentazione 2010
➣
BASI BIOCHIMICHE E FISIOLOGICHE DELLA SCOTTATURA
DEI GRAPPOLI DI PETIT ROUGE
Origine del progetto
Questo progetto rappresenta la prosecuzione del progetto “La scottatura dei grappoli del
Petit rouge”.
Obiettivi
Approfondire le basi biochimiche e fisiologiche della scottatura del grappolo (risultati preliminari ottenuti nel precedente progetto sono stati giudicati incoraggianti).
Attività prevista
Ricerca di composti reattivi all’ossigeno e dei principali elementi anti-ossidanti implicati
negli stress ossidativi.
Durata
La sperimentazione in campo dovrà avere durata minima biennale.
Risorse umane coinvolte
Il lavoro verrà svolto fondamentalmente dall’equipe di ricerca del prof. Zocchi (UNIMI).
Referente interno è O. Zecca.
Collaborazioni
Dipartimento di produzione vegetale, Università degli Studi di Milano.
Attività svolta
Nel 2011, sono stati effettuati ulteriori campionamenti in vigneto nel periodo postallegagione – invaiatura. Poiché la precedente sperimentazione non ha messo in evidenza un ruolo
significativo dello stato idrico della pianta rispetto al fenomeno delle scottature, si è ritenuto opportuno limitare i campionamenti alle parcelle non irrigate. Si è posta particolare attenzione alla caratterizzazione delle condizioni ambientali sotto il profilo termico (mediante sonde collocate sotto
l’epidermide delle bacche) e radiative (con particolare attenzione alle radiazioni UV). I campionamenti effettuati nella stagione 2011 sono attualmente sottoposti alle analisi biochimiche previste dal
protocollo presso l’UNIMI - DiProVe. Sulla base dei risultati ottenuti verranno stabilite le attività
per il 2012.
Valorizzazione dei risultati
Nel 2011 i primi risultati sono stati presentati al 17th International Symposium GiESCO; nel
2012 verrà effettuata una presentazione orale in occasione del 5° Convegno Nazionale Il controllo
degli agenti fisici: ambiente, salute e qualità della vita. Al termine del progetto verranno valutate varie forme di comunicazione dei risultati.
SETTORE DI VITICOLTURA E ENOLOGIA/76
Indice settore
Indice generale
IAR/Rapporto sull’Attività di Ricerca e di Sperimentazione 2010
➣
PROGETTO DI COLLABORAZIONE CON
LA CAVE COOPÉRATIVE LA KIUVA DI ARNAD
Origine del progetto
Il livello qualitativo della viticoltura e dell’enologia valdostana ha fatto grandi progressi nel
recente passato; l’attuale congiuntura economica difficile, l’offerta cresciuta sensibilmente e il consumo di vino in netto calo hanno però determinano condizioni di mercato meno favorevoli rispetto a qualche anno fa. Sulla base di ciò, unitamente alla volontà di migliorare ulteriormente la
qualità dei propri prodotti, la cantina cooperativa La Kiuva ha chiesto collaborazione all’Institut
Agricole Régional sia in ambito viticolo che enologico.
La zona, compresa tra Bard e Montjovet, è storicamente coltivata a Nebbiolo (biotipo Picotendro) e su questo vitigno la cantina La Kiuva intende concentrare l’attenzione verificando il comportamento del vitigno in siti diversi e caratterizzare il prodotto con l’uso di lieviti selezionati in loco.
Obiettivi
 Studio delle potenzialità enologiche del Picotendro coltivato in siti diversi nella zona di
produzione del vino DOC Arnad-Montjovet
 Selezione di ceppi di Saccharomyces cerevisiae in zona di produzione del vino DOC Arnad-Montjovet
 Vinificazione con impiego di ceppi di Saccharomyces cerevisiae selezionati dallo IAR
Attività previste
 Applicazione dei protocolli già utilizzati in precedenti esperienze; sono stati effettuati
tutti i rilievi previsti dal protocollo: fenologie, cinetiche di maturazione, microvinificazioni
 Micro-vinificazioni di uve Chardonnay e Nebbiolo con impiego di ceppi di Saccharomyces
cerevisiae selezionati nella zona di produzione
Durata: 2011-2014
Risorse umane coinvolte
Progettazione, controllo e realizzazione: P. Lale-Démoz. Panel sensoriale misto interno/esterno.
Collaborazioni
R.A.V.A Assessorato Agricoltura Stefania Dozio; CRA Asti Dott. Lorenzo Corino; Enologo Sergio Molino; Laboratorio chimico IAR.
Attività svolta
Sono state eseguite le analisi chimico-fisiche e sensoriali dell’annata 2010. Nel 2011 sono state
effettuate tutte le attività previste dal protocollo.
SETTORE DI VITICOLTURA E ENOLOGIA/77
Indice settore
Indice generale
IAR/Rapporto sull’Attività di Ricerca e di Sperimentazione 2010
Valorizzazione dei risultati
Presentazione del progetto in occasione del IV Congresso Internazionale sulla viticoltura di
montagna e in forte pendenza che si terrà a Lione dal 7 al 9 novembre 2012. Articolo tecnicoscientifico, discussione pubblica dei risultati.
➣
SELEZIONE E CARATTERIZZAZIONE DI ENOCOCCHI AUTOCTONI
DELLA VALLE D’AOSTA
Origine del progetto
La “fermentazione” malolattica (FML) è una trasformazione biologica che ritroviamo nel
processo di vinificazione. Essa è attuata dai batteri lattici, in particolare dalla specie predominante
Oenococcus oeni, e determina prevalentemente la conversione dell’acido malico in acido lattico.
L’azione dei microrganismi ha un effetto disacidificante, che non solo elimina la sensazione
gustativa di immaturità del vino, ma ne migliora la morbididezza e ne aumenta struttura e complessità sensoriale.
Le uve prodotte in Valle d’Aosta possiedono, soprattutto in alcune annate, elevate quantità
in acidi organici che rendono indispensabile l’attuazione di tale fase, non solo nel processo di produzione di vini rossi ma anche di alcuni bianchi.
La realizzazione della “fermentazione” malolattica viene solitamente attuata dai batteri lattici
indigeni entro il mese che segue la svinatura, anche se, per alcuni vini, i numerosi fattori limitanti
lo sviluppo, quali elevata acidità e basse temperature di cantina, pregiudicano l’avvio e/o il completamento di tale trasformazione.
L’utilizzo di batteri lattici commerciali selezionati per attuare una gestione controllata della
“fermentazione” è una pratica di difficile attuazione in quanto i microrganismi presentano spesso
difficoltà di insediamento.
Obiettivi
A tal proposito è quindi interessante effettuare un lavoro di ricerca per selezionare ceppi autoctoni di Oenococcus oeni psicrotrofi, capaci di adattarsi alle condizioni ambientali di cantina per poter
svolgere al meglio la “fermentazione” malolattica e conservare la tipicità delle produzioni locali.
Attività previste
 Completamento dell’attività di riconoscimento genotipico intraspecifico con l’enzima di
restrizione SfiI
 Valutazione in vitro di alcune caratteristiche tecnologiche degli isolati; sensibilità a lisozima; controllo della produzione di ammine biogene
 Valutazione in vivo dell’attività psicrotrofa di alcuni ceppi batterici risultati positivi alla
prova in vitro
Durata: biennale.
SETTORE DI VITICOLTURA E ENOLOGIA/78
Indice settore
Indice generale
IAR/Rapporto sull’Attività di Ricerca e di Sperimentazione 2010
Risorse umane coinvolte
A. Barmaz, M. Carlon*, A. Praz*, R. Pramotton, S. Zenato, D. Domeneghetti, L. Cuneaz,
S. Valentini
Collaborazioni
* Dipartimento di Scienze e Tecnologie Alimentari e Microbiologiche, Università degli Studi di Milano - Referente prof. R. Foschino
Attività svolta
Vendemmia 2009: isolamento di batteri lattici dal vino in FML e allestimento di una collezione
2009-2010
 Isolamento di enococchi autoctoni da mosti e vini ottenuti da uve coltivate in Valle
d’Aosta
 Parziale identificazione genotipica degli isolati mediante tecniche molecolari (PCR,
RAPD)
 Parziale caratterizzazione fenotipica e tecnologica degli isolati
 Prime selezioni di ceppi di Oenococcus oeni psicrotrofi attraverso prove di laboratorio
atte a valutare le proprietà tecnologiche ed i caratteri di qualità dei singoli ceppi
2011
Le attività di laboratorio e di vinificazioni per il 2011 sono state eseguite come da previsione.
Risultati
Dal completamento dell’attività di riconoscimento genotipico intraspecifico con l’enzima di
restrizione SfiI è emerso che sono 31 i genotipi considerabili come potenziali singoli ceppi rispetto
ai 43 isolati di partenza.
L’analisi di alcuni caratteri fenotipici degli enococchi evidenzia che i ceppi isolati:
 non possiedono il gene dell’istidina decarbossilasi che porta alla produzione di ammine biogene, pericolose per la salute umana;
 mostrano una differente sensibilità al lisozima; mentre infatti sono tutti inibiti a 500
mg/l, alcuni ceppi resistono ad una concentrazione dimezzata dell’enzima (250 mg/l).
La capacità di sviluppo a basse temperature (10°C), testata in laboratorio per diversi ceppi, è
stata verificata in una prova di vinificazione con uve Petit rouge. I quattro ceppi selezionati 2A1,
6A2, 8A2 e 11A4 sono stati inoculati in vino pastorizzato a fine fermentazione alcolica e posti alla
temperatura di 10°C, 15°C e 20°C.
La completa degradazione dell’acido malico è avvenuta in tutte le tesi, anche se con tempistiche e cinetiche di degradazione differenti. La verifica degli attori della trasformazione malolattica è
avvenuta attraverso una semina su piastra ed una analisi strumentale (RAPD-PCR) da cui è emerso
che i batteri inoculati erano presenti con una elevata carica vitale e con una percentuale di colonizzazione del 100%.
SETTORE DI VITICOLTURA E ENOLOGIA/79
Indice settore
Indice generale
IAR/Rapporto sull’Attività di Ricerca e di Sperimentazione 2010
Valorizzazione dei risultati
I risultati ottenuti dal lavoro svolto nel 2009 sono raccolti nell’elaborato dal titolo “Indagine
sulla trasformazione malolattica in Valle d’Aosta” e sono stati presentati dal candidato Carlon Michael in occasione dell’esame finale per il conseguimento della laurea triennale in Viticoltura ed
Enologia (Facoltà di Agraria dell’Università degli studi di Milano).
Il lavoro svolto nel 2010 e nel 2011 è stato presentato nell’elaborato dal titolo “Caratterizzazione fenotipica e genotipica di batteri malolattici autoctoni in vini della Valle d’Aosta“dal laureando Praz Alexis in occasione dell’esame finale per il conseguimento della laurea quinquennale in
Scienze Viticole ed Enologiche (Facoltà di Agraria dell’Università degli studi di Milano).
Gli elaborati ed i risultati della prova di vinificazione sono stati presentati il 3 marzo 2012 in
occasione dell’incontro pubblico dal titolo “Caratterizzazione fenotipica e genotipica di batteri malolattici autoctoni in vini della Valle d’Aosta“organizzato presso l’Istituto in collaborazione con il
Prof. R. Foschino.
➣
PROVE DI COINOCULO LIEVITI-BATTERI
Origine del progetto
La fermentazione malolattica è una trasformazione che rientra nel protocollo di vinificazione di pressoché tutti i vini rossi e di alcune tipologie di vino bianco. Malgrado le buone pratiche di
cantina e le condizioni favorevoli per lo sviluppo dei batteri lattici, siano essi indigeni o selezionati,
tale processo risulta spesso di non semplice realizzazione.
Negli ultimi anni sono stati pubblicati diversi lavori scientifici che mostrano la possibilità di
ridurre i tempi di avvio di fermentazione attraverso co-inoculi specifici di lieviti con batteri del genere Oenococcus oeni. L’Istituto di Enologia e Ingegneria Alimentare di Piacenza ha isolato alcuni
ceppi di Lactobacillus plantarum, con la finalità di proporre una soluzione alternativa all’uso di O.
oeni, per favorire la realizzazione di fermentazioni malolattiche (FML) in vini a pH elevato.
La sperimentazione svolta nel corso degli anni evidenzia come il Lactobacillus plantarum
(V22) possa essere una valida alternativa all’utilizzo di Oenococcus oeni (L31) in quanto batterio
omofermentante che presenta:
 ottime capacità di sviluppo in condizioni di pH e grado alcolico elevati (vendemmia
2007);
 compatibilità biologica con la maggior parte dei lieviti testati su O. oeni (vendemmia
2008);
 assenza di produzione di ammine biogene e scarsa influenza del quadro amminico naturalmente presente nel mosto (vendemmia 2010);
 ottima capacità di impianto quando inoculato a 24 ore dall’inoculo dei lieviti (vendemmia 2010).
Obiettivi
Alla luce di quanto emerso, nella vendemmia 2011 sono state approfondite le performance
del ceppo V22 per la fermentazione malolattica in relazione a diversi nutrienti.
SETTORE DI VITICOLTURA E ENOLOGIA/80
Indice settore
Indice generale
IAR/Rapporto sull’Attività di Ricerca e di Sperimentazione 2010
Attività previste
 Monitoraggio delle uve Cornalin, vendemmia ed allestimento in doppio delle prove di
vinificazione secondo il seguente protocollo:
A. malo lattica spontanea - No inoculo batteri
B. coinoculo: Lactobacillus plantarum V22, reidratato in presenza di Actimal, inoculo 24
ore dopo l’inoculo del lievito in presenza di Optired 30 g/hl
C. coinoculo: Lactobacillus plantarum V22, reidratato in assenza di Actimal, inoculo 24
ore dopo l’inoculo del lievito in presenza di Optired 30 g/hl
 Analisi chimico fisiche volte a monitorare il quadro acido delle prove ed alcuni parametri
di base ed elaborazione dei dati
Durata: annuale
Risorse umane coinvolte
D. Domeneghetti, L. Cuneaz, S. Valentini
Collaborazioni
Prof.ssa Daria Fumi – Facoltà di Agraria – Università Cattolica di Piacenza
Attività svolta
Le vinificazioni e le analisi sono state eseguite regolarmente secondo il protocollo prestabilito.
Nei prossimi mesi i vini saranno imbottigliati e resi disponibili per eventuali degustazioni e/o analisi.
Risultati
In tutte le prove le fermentazioni alcolica e malolattica sono state svolte regolarmente. Come
previsto le prove inoculate con il lattobacillo V22 hanno ultimato la trasformazione dell’acido malico poco dopo l’inoculo e con un mese di anticipo rispetto al testimone, fatto che attesta l’affinità di
tali batteri con vini a pH elevato.
Le prove con e senza nutriente Actimal (B e C) non hanno mostrato differenze significative,
tanto per la cinetica di trasformazione malolattica quanto per le proprietà organolettiche dei vini in
fase di degustazione. Il batterio quindi non ha avuto necessità di nutrienti “esogeni” in quanto si è
trovato in una situazione nutrizionale completa, favorita dalle caratteristiche del vitigno piuttosto
che dalla zona di produzione.
Valorizzazione dei risultati
Presentazione di un poster in occasione del biennale convegno tecnico-scientifico Enoforum
organizzato dal SIVE. Presentazione pubblica dei risultati ottenuti dalle prove delle diverse vendemmie in occasione di una tavola rotonda sulla fermentazione malolattica presso l’Istituto prevista
per il mese di giugno.
SETTORE DI VITICOLTURA E ENOLOGIA/81
Indice settore
Indice generale
IAR/Rapporto sull’Attività di Ricerca e di Sperimentazione 2010
➣
ASSEMBLAGGI DI UVE A BACCA ROSSA DA VITIGNI AUTOCTONI
DELLA VALLE D’AOSTA PER LA PRODUZIONE DI VINI ROSSI
Origine del progetto
La vinificazione in purezza di uve autoctone a bacca rossa mostra spesso carenze in uno o
più parametri come evidenziato dal lavoro di Dottorato effettuato in collaborazione con
l’Università Cattolica di Piacenza “Studio del profilo polifenolico ed aromatico di vini rossi da vitigni di antica coltivazione della Valle d’Aosta”.
L’alternanza qualitativa, dovuta in parte alla componente ambientale ed in parte alle p otenzialità enologiche dei vitigni considerati, è legata alla loro “selezione” avvenuta quando le d iverse varietà erano coltivate frammiste in vigneti non specializzati. I vini prodotti erano
costituiti da assemblaggi di uve di vitigni diversi che presentavano caratteristiche specifiche e
complementari.
Obiettivi
 Valutare quali siano gli assemblaggi “varietali” migliori per ottenere vini completi
di buona personalità, tenendo conto sia delle caratteristiche compositive delle uve
che delle possibilità di assemblaggio ammesse dal disciplinare di produzione
 Verificare l’efficacia dell’interazione di differenti profili polifenolici ai fini della
tenuta del colore in vini a scarso potenziale antocianico
Attività previste
Degustazione ed analisi dei vini 2009 e 2010, analisi ed elaborazione dati. Per la vendemmia
2011 non è stato previsto un piano di vinificazione in attesa di poter valutare il lavoro svolto nelle
tre annate. Nel caso in cui si evidenziasse un interesse al proseguimento del progetto potranno essere confermati o ridefiniti gli obiettivi prefissati.
Durata
Quadriennale, con un primo anno di verifica delle impostazioni sperimentali.
Risorse umane coinvolte
D. Domeneghetti, D. Betemps, L. Cuneaz, panel di degustazione interno
Attività svolta
Vendemmia 2008
 Vinificazione in purezza di uve Mayolet, Fumin, Cornalin e Vuillermin, assemblaggio a fine affinamento in legno e degustazione
SETTORE DI VITICOLTURA E ENOLOGIA/82
Indice settore
Indice generale
IAR/Rapporto sull’Attività di Ricerca e di Sperimentazione 2010
Vendemmia 2009
 Vinificazione in purezza di uve Mayolet, Fumin, Cornalin e Vuillermin, affinamento in legno, imbottigliamento, analisi dei parametri generali e della componente
fenolica
 Vinificazione in purezza e in assemblaggio di uve Petit rouge, Cornalin, Vien de
Nus, Fumin e Vuillermin, analisi dei parametri generali e della componente fenolica e degustazione
Vendemmia 2010
 Vinificazione in purezza di uve Cornalin, Mayolet, Petit rouge, Fumin, Vuillermin
e Vien de Nus, imbottigliamento, analisi dei parametri generali e della componente
fenolica
 Vinificazione di uve Pinot nero, Nebbiolo e Vien de Nus in assemblaggio, ed in purezza con e senza l’ausilio di tannini commerciali, imbottigliamento, analisi dei
parametri generali e della componente fenolica
Le attività che saranno svolte nei prossimi mesi sono l’imbottigliamento e l’analisi dei vini
della vendemmia 2010 affinati in legno, la degustazione dei vini della vendemmia 2009 affinati in
legno e di quelli prodotti in acciaio nella vendemmia 2010. Oggetto delle ultime degustazioni saranno i vini della vendemmia 2010 affinati in legno.
Risultati
I dati attualmente disponibili forniscono indicazioni parziali in quanto riferiti a singole annate o a specifiche varietà. Grazie alle informazioni ricavate dalle prossime degustazioni ed analisi
sarà interessante elaborare l’insieme dei dati per ottenere un primo quadro completo riguardo al
tema degli assemblaggi.
Valorizzazione dei risultati
Articolo divulgativo e/o discussione pubblica dei risultati.
➣
MONITORAGGIO DELLA MATURITÀ ENOLOGICA
DI UVE AZIENDALI
Origine del progetto
L’attività della cantina è volta ad un continuo miglioramento dei prodotti destinati al commercio, con una particolare attenzione ai vini di recente produzione quali Fumin, Mayolet, Cornalin
e da ultimo il Vuillermin. Considerato l’elevato livello raggiunto è difficile pensare ad una ulteriore
crescita qualitativa se non attraverso uno studio più approfondito delle componenti che influiscono
nel processo di vinificazione. Primo di una serie di accorgimenti utili a tale scopo è il monitoraggio
delle uve in fase di maturazione. Le maggiori informazioni ottenute sulla materia prima consentono
una scelta consapevole e mirata delle tecniche-tecnologie da intraprendere per sfruttare al meglio il
potenziale enologico delle diverse varietà.
SETTORE DI VITICOLTURA E ENOLOGIA/83
Indice settore
Indice generale
IAR/Rapporto sull’Attività di Ricerca e di Sperimentazione 2010
Obiettivi
Il monitoraggio effettuato per le diverse varietà, poste ad esposizioni ed altitudini differenti,
consente di ottenere un quadro completo e sempre aggiornato dello stato di maturazione delle uve
in fase di vendemmia. I dati raccolti nelle diverse annate, dopo un periodo di tempo più o meno
lungo che dipende dal terroir e dal vitigno di interesse, consentono di ridurre notevolmente il lavoro di campionamento, inizialmente molto gravoso, a pochi prelievi per ottenere una buona previsione sull’andamento delle maturità enologiche. Le informazioni ricavate danno origine ad uno
storico sempre più ricco e completo, che diventa utile strumento decisionale per una scelta ottimale
della data di vendemmia.
Attività previste
Analisi dei seguenti parametri seguendo il seguente protocollo:
 campionamento casuale in filari prestabiliti, per ogni varietà proveniente dai diversi vigneti, di 200 acini provvisti di peduncolo;
 suddivisione degli acini in due sottocampioni omogenei in peso per la determinazione della maturità tecnologica e fenolica.
Durata: attività permanente di durata ciclica quinquennale.
Risorse umane coinvolte
D. Domeneghetti, S. Valentini
Attività svolta
I campionamenti delle uve della vendemmia 2011 sono stati effettuati a partire dal 16 agosto
fino al 4 di ottobre per un totale di 154 prelievi, 59 per le uve a bacca bianca (14 varietà) e 95 per le
uve a bacca rossa (20 varietà).
Le uve prelevate sono state regolarmente analizzate secondo il protocollo prestabilito.
Risultati
La situazione climatica per la vendemmia 2011 è stata caratterizzata da elevate temperature a
partire dalla metà di agosto fino a metà settembre, con valori massimi che hanno superato i 30 °C.
La minaccia di siccità causata dalle elevate temperature in tutti i vigneti (compresi quelli a 700-800
m) è stata arginata dalle provvidenziali piogge settembrine che hanno dispensato le viti da un eccessivo stress idrico. La situazione pre-vendemmiale unita ad un precoce avvio della stagione vegetativa
ha determinato una maturazione ravvicinata di molte varietà restringendo il periodo di vendemmia
a poco più di un mese. Malgrado le condizioni avverse ad una raccolta oculata delle uve, un intervento straordinario di manodopera ed una intensa attività di monitoraggio hanno consentito di raccogliere pressoché tutte le uve al momento più opportuno in funzione degli obiettivi prestabiliti.
BIANCHI
Nonostante il torrido periodo prevendemmiale, le uve accuratamente diradate all’invaiatura
hanno maturato gradualmente, accumulando elevate concentrazioni in aromi varietali probabilmente grazie alle temperature miti del periodo estivo. Alcuni vini come Müller Thurgau, Blanc du
SETTORE DI VITICOLTURA E ENOLOGIA/84
Indice settore
Indice generale
IAR/Rapporto sull’Attività di Ricerca e di Sperimentazione 2010
Prieur o Petite Arvine si presentano, di riflesso, morbidi e strutturati per la presenza di un mezzo
grado alcolico più elevato rispetto alla media delle ultime annate e nel complesso molto gradevoli
grazie ad una discreta acidità ed una buona finezza aromatica. Diversamente da quanto atteso, troviamo invece un’ottima freschezza nei vini Chardonnay e Perce-Neige, ugualmente strutturati e di
elevata intensità aromatica. Da ultimo il Nus Malvoisie, conosciuto come Pinot gris fino al 2010, si
avvale dal 2011 della nuova denominazione di origine per sottolineare lo stretto legame del vino
con il territorio. Il vino è prodotto infatti con uve Malvoisie, coltivate in Valle d’Aosta fin
dall’epoca medioevale e selezionate presso l’Istituto, e con un lievito selezionato in zona di produzione, sempre dalle medesime uve. L’elevata gradazione del vino è stata ricercata per esaltarne struttura, complessità ed eleganza aromatica, caratteri questi che lo hanno reso celebre in passato così
come ai tempi del Canonico J. Vaudan.
ROSSI
Le escursioni termiche del periodo successivo alla metà di settembre hanno permesso di conservare un modesto contenuto acidico, con una serie di ricadute positive per la vinificazione, un elevato accumulo in composti fenolici, sia antociani, come nel caso del Gamay dal colore
particolarmente intenso, che tannini, il cui contenuto è risultato complessivamente più elevato per
tutte le varietà. In evidenza la Syrah con caratteristici sentori di pepe e torrefazione, il Cornalin tipicamente speziato e gradevolmente tannico ed il Pinot nero fruttato e di gradazione alcolica contenuta. Alcuni dei vini destinati ad un periodo di affinamento in barrique, pur presentando ottime
sensazioni olfattive e gustative, dovranno avvalersi della pratica di acidificazione per potersi conservare opportunamente durante il periodo di affinamento in barrique.
Valorizzazione dei risultati
Articolo scientifico-divulgativo e/o presentazione pubblica dei risultati.
SETTORE DI VITICOLTURA E ENOLOGIA/85
Indice settore
Indice generale
➣
SETTORE ZOOTECNICO E LATTIERO-CASEARIO
PROVA COMPARATIVA DI ALIMENTAZIONE DI BOVINE DI RAZZA VALDOSTANA
CON TECNICA TRADIZIONALE E CON TECNICA UNIFEED 89
VALUTAZIONE DEI RISCHI SANITARI PRESENTI NELLA TRASFORMAZIONE
DEL LATTE CRUDO IN FONTINA 90
INDAGINE CONOSCITIVA SUL GRADO DI CONTAMINAZIONE
DI SPORE BUTIRRICHE NEI MANGIMI VALDOSTANI 91
IDENTIFICAZIONE E CARATTERIZZAZIONE DI CEPPI DI BATTERI LATTICI ISOLATI
NELLA ZONA DI PRODUZIONE DEL VALLE D’AOSTA FROMADZO DOP 92
EVOLUZIONE DELLA MICROFLORA SUPERFICIALE NEL FORMAGGIO FONTINA
E SUA INFLUENZA SULLA MATURAZIONE 93
DIFETTO DI COLORAZIONE IN FONTINA DOP 94
PROVE DI SALATURA DEL VALLE D’AOSTA LARD D’ARNAD DOP 96
STUDIO SULLA CAPACITÀ DI ADATTAMENTO, SULLA ROBUSTEZZA
E SULLA VALORIZZAZIONE DEI PASCOLI DI ALTA MONTAGNA
DI BOVINE DI RAZZA PEZZATA ROSSA VALDOSTANA 97
MONITORAGGIO DELLE CINETICHE DI SVILUPPO DELLE PRINCIPALI POPOLAZIONI
MICROBICHE IN FORMAGGIO FONTINA DOP ALLO SCOPO DI INTERPRETARE
I PROCESSI BIOCHIMICI CHE HANNO LUOGO DALLA CASEIFICAZIONE
ALLA FINE DELLA STAGIONATURA E CHE INFLUISCONO
SULLA QUALITÀ DEL PRODOTTO 99
APIARIO SPERIMENTALE 100
IAR/Rapporto sull’Attività di Ricerca e di Sperimentazione 2010
➣
PROVA COMPARATIVA DI ALIMENTAZIONE DI BOVINE
DI RAZZA VALDOSTANA CON TECNICA TRADIZIONALE
E CON TECNICA UNIFEED
Origine del progetto
Tradizionalmente in Valle d’Aosta i bovini vengono alimentati utilizzando fieno di primo e
secondo taglio, integrando la razione con mangimi somministrati in momenti diversi.
Si prevede di avviare una prova sperimentale presso la stalla dell’IAR che permetta di valutare le conseguenze dell’applicazione della tecnica dell’unifeed sulla filiera del formaggio Fontina
DOP.
Obiettivi
L’obiettivo della ricerca è quello di verificare l’applicabilità della tecnica dell’unifeed nella realtà
valdostana. Gli effetti saranno considerati a livello del singolo capo in merito a fermentazioni ruminali, aspetti sanitari e fecondità; verrà monitorata la produzione di latte sia in termini quantitativi che
qualitativi e la qualità dei formaggi prodotti dal latte proveniente dai 2 gruppi di vacche; verranno valutati pure i diversi carichi di lavoro per l’allevatore nonché glia aspetti economici.
Durata: 2010-2012
Risorse umane coinvolte
G.Turille, personale di stalla
Collaborazioni
Università di Torino: prof. Mimosi
Attività svolta
Il progetto di ricerca prevedeva di utilizzare le bovine in lattazione della stalla di Montfleury
per cui i 60 capi sono stati suddivisi in due gruppi omogenei alimentati con le 2 differenti tecniche.
Per entrambi i gruppi è stato utilizzato lo stesso fieno e lo stesso mangime.
Sono state effettuate analisi chimiche e microbiologiche sul latte al momento della mungitura, sugli intermedi di lavorazione, nel corso della stagionatura dei formaggi nonché sul prodotto
finito, per il quale è stata effettuata anche la valutazione organolettica.
Risultati
Il latte prodotto dalle bovine in osservazione non ha evidenziato variazioni di rilievo in relazione alla tecnica di somministrazione, né dal punto di vista quantitativo né da quello qualitativo; si
ritiene quindi che per una corretta valutazione della possibile introduzione della tecnica unifeed nella realtà zootecnica valdostana si debbano considerare altri aspetti quali l’organizzazione delle operazioni di somministrazione dei foraggi e i costi per l’acquisto e l’impiego del carro miscelatore.
SETTORE ZOOTECNICO E LATTIERO-CASEARIO/89
Indice settore
Indice generale
IAR/Rapporto sull’Attività di Ricerca e di Sperimentazione 2010
Valorizzazione dei risultati
Un articolo sulla prova sperimentale è già stato pubblicato sull’Informatore Agricolo; si prevede una presentazione pubblica dei risultati a prova ultimata.
➣
VALUTAZIONE DEI RISCHI SANITARI PRESENTI
NELLA TRASFORMAZIONE DEL LATTE CRUDO IN FONTINA
Origine del progetto
All’inizio degli anni ‘90 era stata svolta dall’IAR una ricerca sui rischi sanitari della Fontina.
Alla luce della nuova normativa si ritiene che una nuova “fotografia” della situazione possa essere di
interesse per verificare se i buoni risultati emersi una quindicina di anni fa siano variati.
Obiettivi
L’obiettivo della ricerca è quello di verificare il grado di contaminazione della Fontina da
parte dei microrganismi a rischio sanitario contemplati nel nuovo regolamento (CE) n. 2073/2005
inerente i criteri microbiologici applicabili ai prodotti alimentari.
Attività previste
Si prevede di completare i campionamenti stagionali di Fontina a maturazione ultimata,
provenienti dai principali magazzini di stagionatura valdostani, per la determinazione microbiologica, in pasta e sulla crosta, dei microrganismi a rischio sanitario contemplati dalla normativa vigente quali: Escherichia coli, Salmonella sp., Listeria monocytogenes, Staphilococcus aures e stafilococchi
coagulasi positivi. Si prevede eventualmente di eseguire dei tamponi ambientali per l’analisi delle
condizioni igienico-sanitarie negli ambienti di trasformazione e maturazione del formaggio.
Durata: 2011-2012
Risorse umane coinvolte
L. Vernetti-Prot, A. Barmaz, S. Zenato, R. Pramotton
Collaborazioni
Cooperativa Produttori Latte Fontina
Attività svolta
Sono state effettuate analisi in pasta e in crosta su circa 150 campioni di Fontina di fondo
valle e circa 40 campioni di alpeggio, per la ricerca di germi patogeni: Salmonella; Listeria, stafilococchi coagulasi positivi, Escherichia coli, E. coli 0157.
Valorizzazione dei risultati
Si prevede di divulgare i primi risultati attraverso la pubblicazione di un articolo (Informatore Agricolo).
SETTORE ZOOTECNICO E LATTIERO-CASEARIO/90
Indice settore
Indice generale
IAR/Rapporto sull’Attività di Ricerca e di Sperimentazione 2010
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INDAGINE CONOSCITIVA SUL GRADO DI CONTAMINAZIONE
DI SPORE BUTIRRICHE NEI MANGIMI VALDOSTANI
Origine del progetto
La fermentazione butirrica, meglio conosciuta come gonfiore tardivo, è un’alterazione che
colpisce diverse produzioni casearie a pasta dura o semi-dura come Parmigiano Reggiano, Grana
Padano, Asiago e Montasio, nonché la Fontina, e che deprezza la qualità ed il valore commerciale
del prodotto. Tale difetto altera la struttura della pasta, che manifesta occhiatura anomala, fessurazioni, ampie aperture cavernose e produce sapori ed odori sgradevoli dovuti alla produzione di acido butirrico ed aldeide acetica. Gli agenti di tale difetto sono i batteri butirrici quali i Clostridi che
spesso contaminano il latte attraverso le spore presenti nell’ambiente e in modo sempre più evidente nei mangimi e negli insilati mal conservati o di bassa qualità che, come hanno evidenziato alcune
ricerche del settore, sarebbero fra le principali fonti d’inquinamento.
Obiettivi
L’obiettivo di questo studio è verificare il grado di contaminazione dei Clostridi butirrici
presenti nei mangimi utilizzati dagli allevatori valdostani che presentano formaggi con evidenti difetti di gonfiore tardivo, attraverso il conteggio microbiologico del numero di spore contaminanti.
Questa indagine conoscitiva permetterà di individuare la soglia critica e di accertare se fra le principali fonti di inquinamento sono di fatto presenti i mangimi somministrati al bestiame.
Attività previste
Si prevede di effettuare ulteriori analisi dei mangimi provenienti da diversi lotti e del latte in
diversi periodi dell’anno per la ricerca di spore butirriche.
Durata: 2011-2012
Risorse umane coinvolte
L. Vernetti-Prot, A. Barmaz, S. Zenato, R. Pramotton, L. Thédy, A. Sado, S. Valentini
Attività svolta
L’attività svolta ha previsto i seguenti step:
 monitoraggio dei caseifici con problemi di gonfiore;
 analisi dei mangimi autorizzati e del latte forniti dalle stalle che conferiscono
il latte al caseificio;
 rilievo di parametri dei magazzini: temperatura e umidità;
 rilievo dei valori di pH, della temperatura della Fontina e della posizione
sotto pressa;
 monitoraggio delle Fontine nei magazzini ufficiali;
 analisi microbiologiche delle forme che hanno evidenziato gonfiore.
SETTORE ZOOTECNICO E LATTIERO-CASEARIO/91
Indice settore
Indice generale
IAR/Rapporto sull’Attività di Ricerca e di Sperimentazione 2010
Risultati
Dalla prove condotte si possono trarre le prime conclusioni che possono spiegare parte delle
problematiche evidenziate:
 i risultati hanno dimostrato una presenza di clostridi in tutti i mangimi analizzati;
 l’analisi del latte dei caseifici monitorati non ha evidenziato conteggi importanti di
clostridi;
 le forme a fine stagionatura delle suddette lavorazioni sono risultate di 1 a qualità,
mentre alcune hanno evidenziato problemi non legati a clostridi, ma a colorazioni
anomale e presenza di altri microrganismi anticaseari;
 nelle forme stagionate nel magazzino di Pallesieux che hanno manifestato evidenti
gonfiori dovuti a clostridi, l’analisi chimica ha evidenziato differenti concentrazioni di acido propionico, butirrico e acetico nelle forme, in relazione al punto di
rilevamento:
 nei “vescicotti” conseguenti a gonfiori;
 nella parte “buona” della forma;
 in forme marchiate.
Valorizzazione dei risultati
È stata presentata una relazione dei primi risultati conseguiti a uno dei caseifici interessati.
➣
IDENTIFICAZIONE E CARATTERIZZAZIONE DI CEPPI DI BATTERI
LATTICI ISOLATI NELLA ZONA DI PRODUZIONE
DEL VALLE D’AOSTA FROMADZO DOP
Origine del progetto
Il Disciplinare di Produzione del Valle d’Aosta Fromadzo DOP prevede l’impiego di colture
di batteri lattici selezionati in zona di produzione.
Allo stato attuale presso la ceppoteca dell’IAR esiste un’ampia collezione di batteri lattici isolati da formaggio Fontina DOP, ma non si hanno ceppi isolati dall’altro formaggio DOP regionale.
Obiettivi
L’obiettivo principale della ricerca è di costituire una collezione di batteri lattici isolati in
zona di produzione del formaggio Valle d’Aosta Fromadzo DOP, allo scopo di salvaguardare i ceppi che ne costituiscono la microflora casearia caratteristica.
Attività previste
Si prevede di terminare la caratterizzazione dei ceppi isolati nel 2011 e di proseguire la ricerca con il prelievo, presso aziende che non utilizzano colture selezionate, di ulteriori campioni su cui
eseguire nuovi isolamenti dei batteri lattici.
SETTORE ZOOTECNICO E LATTIERO-CASEARIO/92
Indice settore
Indice generale
IAR/Rapporto sull’Attività di Ricerca e di Sperimentazione 2010
Durata: 2011.-2012
Risorse umane coinvolte
L. Vernetti-Prot; A. Barmaz; S. Zenato; R. Pramotton
Attività svolta
La ricerca, iniziata nel 2009 e svolta in collaborazione con l’Università di Veterinaria di Torino mediante una tesi di laurea, ha previsto il prelievo, presso alpeggi che non utilizzano colture
selezionate, di alcuni campioni di latte e formaggio su cui si sono eseguite delle analisi microbiologiche a diversi step di maturazione. Dalle piastre dei batteri lattici monitorati si sono isolati e purificati diversi ceppi, allo scopo di conservarli nella ceppoteca dell’istituto. Tali colture pure sono
state successivamente sottoposte ad un protocollo di caratterizzazione fenotipica, genotipica e tecnologica, tutt’ora in corso di svolgimento.
Valorizzazione dei risultati
Si prevede di divulgare i primi risultati entro l’inverno successivo alla ricerca attraverso la
pubblicazione di un articolo (Informatore Agricolo), la registrazione di una trasmissione radiofonica, la registrazione di una trasmissione televisiva (RAI 3 regionale) e organizzando un incontro tecnico con gli addetti ai lavori.
➣
EVOLUZIONE DELLA MICROFLORA SUPERFICIALE NEL FORMAGGIO
FONTINA E SUA INFLUENZA SULLA MATURAZIONE
Origine del progetto
È stato deciso di intraprendere uno studio microbiologico, tecnologico e sensoriale per identificare i diversi componenti della microflora superficiale del formaggio Fontina, seguendone
l’evoluzione qualitativa e quantitativa durante la stagionatura, allo scopo di valutare la loro influenza sulla formazione della crosta e l’effetto di questa sulla maturazione della pasta.
Obiettivi
Lo scopo della presente ricerca è quello di caratterizzare la microflora di superficie della
Fontina mediante l’utilizzo di tecniche di microbiologia classica e molecolare, allo scopo di cercare
di capire qual è il ruolo della crosta nel processo di maturazione della Fontina. Inoltre ci si prefigge
di valutare l’attività proteolitica nei diversi stadi di maturazione.
Attività previste
Alla luce di quanto è emerso da un primo lavoro sulla microflora superficiale della Fontina,
si ritiene interessante proseguire lo studio, oltre che con le tradizionali tecniche di microbiologia
classica, con la tecnica DGGE sull’RNA estratto dalle matrici, che permette di individuare, in ogni
step di maturazione, le specie vitali e quindi metabolicamente attive.
SETTORE ZOOTECNICO E LATTIERO-CASEARIO/93
Indice settore
Indice generale
IAR/Rapporto sull’Attività di Ricerca e di Sperimentazione 2010
Inoltre, si prevede di integrare la ricerca mediante analisi chimiche inerenti umidità, indice di
proteolisi, NaCl, grasso totale, determinazione degli zuccheri e degli acidi grassi. Si prevede inoltre
l’uso di tecniche innovative quali 2 DE e LC-MS per la caratterizzazione peptidica. L’intensità
dell’attività metabolica verrà monitorata tramite titolazione dell’ATP microbico per bioluminescenza.
Si ritiene interessante proseguire lo studio focalizzando l’attenzione sul ruolo svolto, sulla
superficie della Fontina, dai batteri lattici la cui presenza è risultata essere rilevante, allo scopo di
valutare l’influenza sulla formazione della crosta. A tal fine si prevede l’utilizzo delle tradizionali
tecniche di microbiologia classica e di tecniche innovative nel campo della biologia molecolare per
monitorare, identificare e caratterizzare le specie lattiche presenti sulla crosta.
Risorse umane coinvolte
A. Barmaz, S. Zenato, R. Pramotton, L. Vernetti, L. Thédy, A. Sado, S. Valentini
Collaborazioni
Università di Torino: prof. Cocolin e dott.ssa Dolci
Attività svolta
Sulla base dei risultati emersi da un primo lavoro sulla microflora superficiale della Fontina,
si è proseguito lo studio, oltre che con le tradizionali tecniche di microbiologia classica, con la tecnica DGGE sull’RNA estratto dalle matrici, che ha permesso di individuare, in ogni step di maturazione, le specie vitali e quindi metabolicamente attive.
Si è inoltre integrata la ricerca mediante analisi chimiche inerenti umidità, indice di proteolisi, NaCl, grasso totale, determinazione degli zuccheri e degli acidi grassi. Si infine è previsto l’uso di
tecniche innovative quali 2 DE e LC-MS per la caratterizzazione peptidica, tutt’ora in corso.
Si è infine monitorata l’intensità dell’attività metabolica tramite titolazione dell’ATP microbico per bioluminescenza.
Valorizzazione dei risultati
Oltre alle relazioni già redatte e a poster presentati in occasione di convegni, si prevede di
redigere una relazione generale.
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DIFETTO DI COLORAZIONE IN FONTINA DOP
Origine del progetto
La presente ricerca nasce dalla problematica che si è evidenziata nel corso degli ultimi anni,
con un aumento del numero di forme di Fontina DOP che presentano colorazione anomala presente sulla crosta e nella pasta sottostante la crosta.
Obiettivi
Si è cercato di capire il fenomeno e individuare le possibili cause al fine di limitare il problema.
Durata: 2011
SETTORE ZOOTECNICO E LATTIERO-CASEARIO/94
Indice settore
Indice generale
IAR/Rapporto sull’Attività di Ricerca e di Sperimentazione 2010
Risorse umane coinvolte
L. Vernetti-Prot, A. Barmaz, S. Zenato, R. Pramotton, L. Thédy, S. Valentini, A. Sado
Attività svolta
Sono state svolte delle indagini, presso laboratori esterni e dell’istituto, che hanno riguardato
analisi chimiche (dosaggio di zuccheri residui, presenza di nitriti e nitrati), microbiologiche, molecolari, registrazione di parametri tecnologici presso i caseifici e i magazzini di stagionatura nonché
una prova sperimentale presso il caseificio di Montfleury.
Sono stati effettuati, inoltre, tamponi ambientali sulle assi presenti all ’interno del magazzino di stagionatura di Palleusieux e sulle pareti del magazzino. Le colonie batteriche isolate sono
state sottoposte a estrazione del DNA e identificate mediante metodica di sequenziamento del
rDNA 16S. Alla luce dei risultati emersi si è deciso di monitorare il fenomeno, prelevando un
asse con evidenti segni di usura dal magazzino per collocarlo nel magazzino di stagionatura di
Montfleury e farvi maturare sopra dei formaggi prodotti dal caseificio medesimo, allo scopo di
verificare se la fonte di contaminazione fosse legata al piano d’appoggio. Su quest’asse e sulle
forme di Montfleury si è proceduto ad effettuare, come per i precedenti prelievi, indagini micr obiologiche e molecolari.
Risultati
I fattori che influenzano il prodotto finito, in ambito lattiero-caseario sono numerosi. E stato possibile solo formulare delle ipotesi circa le possibili cause del difetto di colorazione:
 il monitoraggio delle condizioni ambientali (temperatura e umidità) del magazzino
di Palleusieux non ha evidenziato indicazioni significative, tuttavia è da segnalare
che sullo stesso asse di stagionatura alcune forme hanno manifestato colorazioni
anomale, mentre altre non hanno mostrato difetto;
 la prova di stagionatura con un asse prelevato dal magazzino di Palleusieux, condotta presso il caseificio dell’Institut Agricole Régional, ha evidenziato il difetto di
colorazione su 3 delle 4 forme di formaggio a lavorazione tipo Toma, poste a stagionare, sulla faccia a diretto contatto con l’asse;
 dalle analisi microbiologiche si può supporre che il difetto di colorazione presente
nella pasta e sulla crosta dei formaggi sia riconducibile all’attività metabolica di diversi microrganismi che interagiscono col substrato e fra di loro. Questo sembrerebbe avvalorato anche dall’osservazione delle colonie isolate in laboratorio e fatte
crescere sulle piastre di coltura Agar Latte, dove hanno manifestato la stessa colorazione bruna osservata in pasta;
 in forme con colorazioni anomale il dosaggio degli zuccheri residui ha mostrato
un accumulo significativo di glucosio e la presenza di galattosio rispetto a forme di
controllo (possibile anomalia nel processo di fermentazione del lattosio) e il dosaggio della furosina, marker della reazione di Maillard, ha evidenziato un accumulo significativo nelle forme colorate. È verosimile, quindi, pensare che le
colorazioni brunastre osservate nei formaggi a fine stagionatura siano il frutto di
reazioni di glicossidazione innescate dall’accumulo eccessivo di zuccheri riducenti.
Tale residuo di zuccheri potrebbe essere causato da fermentazioni anomale avvenute all’inizio del processo di caseificazione;
SETTORE ZOOTECNICO E LATTIERO-CASEARIO/95
Indice settore
Indice generale
IAR/Rapporto sull’Attività di Ricerca e di Sperimentazione 2010
 analisi condotte presso un laboratorio terzo hanno evidenziato, inoltre, un quadro
di irrancidimento chetonico/ossidativo, più marcato nel campione sottocrosta. È
presente anche un attacco ossidativo a carico del grasso ed una degradazione proteica. Vengono escluse fermentazioni anomale di tipo propionico o butirrico. La
lipolisi è molto evidente sia in centro che sottocrosta.
Valorizzazione dei risultati
È stata consegnata una relazione tecnica, e si prevede la realizzazione di due poster.
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PROVE DI SALATURA DEL VALLE D’AOSTA LARD D’ARNAD DOP
Origine del progetto
Nella nostra regione spicca, nel settore delle carni trasformate, il Valle d’Aosta Lard d’Arnad
DOP e da tempo si discute sulla necessità di approfondire le conoscenze sulla presa di sale delle baffe di spallotto suino utilizzate per la sua preparazione.
Esiste infatti una problematica legata al tenore di sale presente nel lardo che, in caso di eccesso, non incontra il gusto del consumatore e rischia talvolta di penalizzare le sensazioni aromatiche.
Le indicazioni fornite dai membri del Comitato LO DOÏL di Arnad circa la tecnica tradizionale di salatura del lardo non sempre corrispondono alle tecniche adottate dai produttori, pertanto si è pensato di intraprendere uno studio sulle quantità di sale utilizzato e sulle temperature
adottate nel corso della maturazione.
Obiettivi
Chiarire in modo oggettivo e con metodo scientifico il ruolo della temperatura e della quantità di sale utilizzata sul tenore di NaCl presente nel prodotto finito e verificare le loro conseguenze
sulla percezione al palato.
Durata: 2011- 2012
Risorse umane coinvolte
R. Del Col, J. Bérard, laboratorio chimico e laboratorio microbiologico IAR
Collaborazioni
Comitato LO DOÏL – Arnad, Università di Milano: prof.ssa Panseri
Attività svolta
Un lotto omogeneo di lardo è stato diviso in contenitori separati (per i quali sono previste
delle ripetizioni); la metà dei contenitori è stata collocata in locale a + 2 °C e l’altra metà in un locale a + 13 °C; in ambedue i casi si è proceduto a salare il lardo con eccesso di NaCl e con un quantitativo sensibilmente inferiore di NaCl.
SETTORE ZOOTECNICO E LATTIERO-CASEARIO/96
Indice settore
Indice generale
IAR/Rapporto sull’Attività di Ricerca e di Sperimentazione 2010
Il ciclo di maturazione è durato tre mesi (come da disciplinare).
Alla rifilatura delle baffe di lardo è seguita la preparazione della concia e della salamoia,
l’immissione nei contenitori e il controllo delle temperature nel corso della maturazione nelle celle
frigorifere dell’IAR.
Dopo i tre mesi di maturazione si è proceduto alla valutazione organolettica del lardo, cui si
sono aggiunte le analisi chimico-fisiche e microbiologiche.
Valorizzazione dei risultati
Si prevede di divulgare i risultati con una presentazione presso l’IAR.
➣
STUDIO SULLA CAPACITÀ DI ADATTAMENTO, SULLA ROBUSTEZZA
E SULLA VALORIZZAZIONE DEI PASCOLI DI ALTA MONTAGNA
DI BOVINE DI RAZZA PEZZATA ROSSA VALDOSTANA
Origine del progetto
Questo progetto nasce dall’esigenza di valutare la capacità di adattamento delle bovine di
razza Pezzata Rossa Valdostana alle diverse condizioni di alpeggio presenti sul nostro territorio (tipo sperimentale gestito dall’IAR e tipo tradizionale di Attilio Yeullaz).
Obiettivi
Questa ricerca è lo step iniziale di un progetto più ampio che si pone come obiettivo la contestualizzazione dell’allevamento valdostano, non solo come settore primario capace di produrre prodotti tipici della tradizione e di garantire sostentamento diretto alle famiglie agricole, ma come sistema
integrato capace di fornire servizi e valorizzare il territorio a fini turistici, affermandosi perciò anche
come settore terziario.
Questo progetto si prefigge lo scopo primario di approfondire le conoscenze scientifiche sulle
razze bovine valdostane, in modo da massimizzarne le caratteristiche morfo-fisiologiche per la produzione di prodotti tipici, valorizzando le risorse locali e il territorio stesso.
Attività previste
Valutare e monitorare le condizioni fisiologiche e di salute di bovine di razza Pezzata Rossa
Valdostana durante il periodo estivo, in diverse conduzioni di alpeggio. Tale monitoraggio è stato
effettuato tramite tecniche di valutazione morfo-funzionali tradizionali, ma anche mediante strumentazione specifica e analisi di fattori legati allo stress e alla capacità di adattamento delle bovine
stesse. Gli altri parametri che sono stati considerati, per la valutazione complessiva, sono stati la
qualità e la quantità del latte prodotto (concentrandosi sui meccanismi di escrezione del latte stesso
da parte della ghiandola mammaria).
Durata
Il progetto è ufficialmente iniziato il 15 maggio 2011; per la data di conclusione, inizialmente
prevista per febbraio 2012, è stata richiesta una proroga, in modo da poter integrare ai risultati della
stagione estiva 2011 anche quelli della stagione 2012.
SETTORE ZOOTECNICO E LATTIERO-CASEARIO/97
Indice settore
Indice generale
IAR/Rapporto sull’Attività di Ricerca e di Sperimentazione 2010
Risorse umane coinvolte
J. Berard, G. Turille e uno stagista dell’università di Tolosa (Guillaume Nguyen)
Collaborazioni
Attilio Yeullaz e Prof. Dr. R. Bruckmaier dell’università di Berna
Attività svolta
Sono stati messi a punto i metodi di valutazione dei seguenti paramenti fisiologici:
 monitoraggio della frequenza cardiaca, sia nelle fasi di monticazione che nelle
diverse condizioni sperimentali;
 gestione dei sensori di ruminazione;
 rilevamento dello spostamento delle bovine tramite 2 sistemi GPS ed altimetri;
 monitoraggio della produzione e del flusso di latte tramite apparecchiatura
specifica (Lactocorder);
 campionamento delle feci per analisi corticosteroidi;
 campionamento di foraggi per analisi di raffronto tra le condizioni
sperimentali proposte.
Sono stati rilevati i dati di frequenza cardiaca, attività giornaliera della bovina tramite sensore di ruminazione e spostamenti di 3 bovine in 8 giornate per le 2 condizioni sperimentali (totale di
48 campionamenti).
Produzione e flussi di latte sono stati monitorati su 7 bovine in 8 giornate per le 2 condizioni sperimentali, per un totale di 112 campionamenti. Sono inoltre stati raccolti 112 campioni di feci
da 7 bovine in 8 giornate per le 2 condizioni sperimentali.
Sono stati raccolti ed analizzati 36 campioni di foraggio (18 per ogni condizione sperimentale) per analisi SS, Umidità, Proteine Grezze, Fibre Grezze, Lipidi Grezzi, Ceneri, ADF, ADL,
NDF, Calcio e Fosforo.
Risultati
I risultati preliminari hanno evidenziato che sia il sensore di ruminazione sviluppato dalla
MSR in collaborazione con AGROSCOPE che il cardiofrequenzimetro della POLAR SYSTEM sono
entrambi sistemi che danno ottime ed affidabili indicazioni per il tipo di studio che si vuole affrontare.
Il primo sensore, oltre a darci informazioni relative al rapporto tempo di ingestione/tempo di ruminazione, è un ottimo sistema per conoscere l’utilizzo del tempo da parte delle bovine. Il secondo apparecchio fornisce invece informazioni dettagliate sull’attività cardiaca e perciò sullo sforzo fisico delle
bovine. Data la mole di dati raccolti, solo una parte di essi è stata al momento analizzata.
Per quanto riguarda i sistemi GPS, entrambi hanno dato buoni risultati solo nelle fasi di
monticazione, in quanto il loro livello di precisione si abbassa qualora non venga registrato movimento della bovina ovvero nelle fasi di riposo dell’animale stesso. A tale proposito si è valutata la
possibilità di utilizzare podometri per il rilievo del movimento compiuto dal bestiame.
Estremamente efficace per il monitoraggio dello spostamento si è rivelato l’altimetro a pressione atmosferica incorporato nel cardiofrequenzimetro stesso.
SETTORE ZOOTECNICO E LATTIERO-CASEARIO/98
Indice settore
Indice generale
IAR/Rapporto sull’Attività di Ricerca e di Sperimentazione 2010
Tutti i dati relativi alle mungiture sono stati acquisiti e devono essere ora elaborati statisticamente in collaborazione con l’università di Berna.
Per quanto riguarda i campioni di feci raccolti, questi sono stati tutti classificati e si trovano
attualmente stoccati a temperatura di -20°C presso la sede dell’IAR. L’analisi dei livelli di corticosteroidi dei campioni verrà effettuata dai laboratori dell’università di Vienna in seguito alle valutazione dei dati fisiologici elaborati dall’università di Berna. I campioni di foraggio sono stati raccolti
e analizzati dal laboratorio regionale RAVA, i dati devono ora essere elaborati dal punto di vista
statistico.
Valorizzazione dei risultati
È stato realizzato un servizio televisivo della durata di circa 20 minuti nel programma “Rien
qu’une vache” e trasmesso su RAI 3 (servizio regionale), per descrivere il progetto al grande pubblico e valorizzarne gli aspetti applicativi. Attualmente nessun tipo di pubblicazione a carattere scientifico o divulgativo è stata realizzata.
Nonostante il buon esito dello stage e del lavoro effettuato da Guillaume Nguyen, lo studente ha deciso per motivi personali di non discutere la sua tesi su questo progetto e di abbandonare il
percorso di studio intrapreso fino a quel momento.
➣
MONITORAGGIO DELLE CINETICHE DI SVILUPPO DELLE PRINCIPALI
POPOLAZIONI MICROBICHE IN FORMAGGIO FONTINA DOP ALLO
SCOPO DI INTERPRETARE I PROCESSI BIOCHIMICI CHE HANNO
LUOGO DALLA CASEIFICAZIONE ALLA FINE DELLA
STAGIONATURA E CHE INFLUISCONO
SULLA QUALITÀ DEL PRODOTTO
Origine del progetto
Il progetto nasce per studiare le diverse popolazioni microbiche in formaggio Fontina, analizzando le dinamiche di sviluppo di ognuna di esse nel corso della maturazione con l’ausilio di tecniche
analitiche coltura-indipendenti (TGGE, PCR) affiancate a tradizionali tecniche coltura- dipendenti.
Obiettivi
Scopo della ricerca è la caratterizzazione delle curve di sviluppo delle diverse popolazioni
batteriche nel corso della maturazione della Fontina nonché le interazioni fra di esse, in modo da
poterle correlare alla qualità del prodotto finito. Lo studio si prefigge inoltre di evidenziare eventuali differenze tra le dinamiche di sviluppo dei microrganismi in relazione alle diverse fasi di lattazione delle bovine nel corso della stagione invernale.
Attività prevista
Sono stati individuati 3 periodi nel corso della lattazione in cui le bovine sono alimentate in
stalla con fieno: gennaio (inizio lattazione), febbraio (piena lattazione e inizio calori), aprile (inizio
fase decrescente della lattazione e gestazione). Per ogni periodo verranno effettuate 3 lavorazioni in
SETTORE ZOOTECNICO E LATTIERO-CASEARIO/99
Indice settore
Indice generale
IAR/Rapporto sull’Attività di Ricerca e di Sperimentazione 2010
3 caseifici diversi; per ogni lavorazione verranno considerati i seguenti campioni: latte di caldaia
prima e dopo l’aggiunta del fermento, siero a fine lavorazione, tasselli di formaggio a 24 ore, 7, 28,
56 e 84 giorni. Sui campioni di latte saranno previste indagini chimiche e microbiologiche, nonché
il monitoraggio del pH mediante curve di acidificazione con apparecchiatura Micros, mentre sul
latte di caldaia inoculato e sul formaggio sui vari step di maturazione verranno effettuate:
 analisi di microbiologia classica dei principali gruppi microbici caseari (batteri lattici) e anticaseari (coliformi, batteri proteolitici, enterococchi ecc.);
 analisi molecolari sul DNA con tecniche di coltura-indipendenti ed eventualmente
di coltura-dipendenti quali la RAPD-PCR.
Sul siero di ogni lavorazione si verificherà mediante indagine molecolare la presenza/assenza
di fagi nel fermento utilizzato. Infine si prevede di approfondire le conoscenze sul mutamento delle
caratteristiche del latte degli animali in estro, prelevando delle aliquote sulle quali verrà indagata la
curva di acidificazione nelle 24 ore. Si ritiene infatti che questo parametro sia il primo elemento da
valutare per capire l’idoneità alla caseificazione del latte. Nei tre caseifici oggetto della prova inoltre
verrà monitorata la temperatura con l’applicazione di data-logger. La temperatura inoltre verrà misurata sulle forme all’uscita dalla pressa.
Durata: 2012-2013
Risorse umane coinvolte
S. Zenato, R. Pramotton, S. Valentini, L. Vernetti-Prot, A. Viérin, A. Barmaz
Collaborazioni
Università di Torino: dott.ssa Dolci; Veneto Agricoltura: dott.ssa Lombardi e dott. Andrighetto; BMR Genomics di Padova
Attività svolta
Bibliografia, incontri vari con altri centri di ricerca e predisposizione del piano sperimentale.
Valorizzazione dei risultati
Pubblicazioni su riviste del settore, partecipazione a congressi, incontri con operatori della
filiera della Fontina.
➣
APIARIO SPERIMENTALE
Origine del progetto
Il progetto ha avuto origine dall’area di professionalizzazione: nell’anno scolastico
2008/2009 il modulo pratico di apicoltura è stato gestito da risorse interne per cui è poi stato deciso
di acquistare e insediare un apiario anche a scopo sperimentale.
SETTORE ZOOTECNICO E LATTIERO-CASEARIO/100
Indice settore
Indice generale
IAR/Rapporto sull’Attività di Ricerca e di Sperimentazione 2010
Obiettivi
PER L’ANNO 2011
 Didattica con gli studenti e prove dirette in apiario
 Aumento del numero di famiglie
 Transumanza
 Produzione di miele per la vendita e per la trasformazione in idromele
 Allevamento per la produzione di api regine
 Biomonitoraggio
 Prove di lotta contro la Varroa con l’utilizzo di sistemi alternativi
 Ricerca in collaborazione con i tecnici esterni
 Video-monitoraggio dell’attività delle api
PROSPETTIVE FUTURE
 Produzione mieli monofloreali e millefiori
 Allargamento delle collaborazioni con altri enti
 Stazione di fecondazione
Attività previste
Per l’anno 2011 l’attività apistica è dedicata alla ricerca, alla prova di sistemi di lotta contro
la Varroa, alla didattica e alla pratica con gli studenti, alla produzione di miele per prove interne e
alla vendita diretta, al biomonitoraggio e all’allevamento di api regine.
Risorse umane coinvolte
L. Vernetti-Prot, D. Arlian
Attività svolta
Nell’anno 2011 sono state eseguite le seguenti attività:
 gestione ordinaria dell’apiario;
 produzione di miele per prove interne e vendita diretta;
 allevamento di api regine;
 prova di sistemi di lotta contro la Varroa;
 didattica e pratica con gli studenti.
Valorizzazione dei risultati
 Partecipazione alla Sagra del miele e dei suoi derivati – Châtillon
 Partecipazione a Celtica
I risultati delle prove sono ancora in fase di elaborazione, verrà valutata l’opportunità della
divulgazione in seguito all’analisi dei risultati stessi.
SETTORE ZOOTECNICO E LATTIERO-CASEARIO/101
Indice settore
Indice generale
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FORMAZIONE PROFESSIONALE
IAR 2011 STUDENTI IN STAGE 105
IMPRENDITORI AGRICOLI VALDOSTANI 2011 106
DVDAGRICOLTURA 108
CORSO DI FORMAZIONE TECNICO OPERATIVO S.D.G. ARCA EVOLUTION 110
CORSI DI INFORMATICA PER SVILUPPO COMPETENZE DIPENDENTI IAR 111
IAR/ Rapporto sulla Formazione Professionale 2011
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IAR 2011 STUDENTI IN STAGE
[Progetto FSE 11/084h100001AGR]
Il progetto è stato presentato sul bando a regia regionale 2011/08 (Programma Operativo
Occupazione 2007/2013 della Regione Autonoma Valle d’Aosta) e approvato con DGR n. 2401 del
21 ottobre 2011.
Fin dagli anni ‘90, l’Institut Agricole Régional ha investito nelle attività di work experience,
spingendo gli studenti ad accogliere l’opportunità offerta e favorendo il loro inserimento in aziende
collocate fuori dalla Valle d’Aosta. Gli studenti hanno avuto la possibilità di instaurare ottimi rapporti con aziende nazionali e straniere che hanno favorito successive ricadute occupazionali e interessanti contatti per un confronto costruttivo fruibile nella gestione della propria azienda.
Negli ultimi 15 anni l’IAR ha organizzato 383 stage di cui 188 all’estero (Francia, Svizzera,
Germania, Spagna, Danimarca, Inghilterra, Canada ed Ecuador) a riprova dell’importanza che
l’Istituto ha sempre dato a queste iniziative. A seguito della riforma Gelmini, pur non essendo più
obbligatoria da parte delle scuola l’organizzazione degli stage estivi, l’Institut ha deciso di continuare a proporlo ai suoi studenti perché lo ritiene uno strumento valido per il completamento della
formazione e per il potenziamento dell’attività di orientamento.
Il bando a regia regionale n. 2011/08, deliberato con DGR n. 727 del 31/03/2011, ha consentito di predisporre un progetto per il finanziamento dell’iniziativa di stage per 30 studenti delle classi terminali dell’Istituto. Alla data del 17 maggio 2011 si è avviato il progetto con procedura salvo
buon fine.
Per quanto attiene il calendario di effettuazione degli stage, l’attività si è svolta in coerenza
con le indicazioni esplicitate nel progetto, per un numero complessivo di 26 studenti (ritirati tre
allievi a maggio e uno ad agosto) e in particolar modo come segue:
 nel mese di maggio i tutor hanno effettuato il supporto agli studenti per l’orientamento nelle scelte per lo stage, le visite preventive presso le aziende non ancora
consolidate e una lezione in aula con gli studenti di quarta e quinta sui temi
dell’organizzazione aziendale, le regole del mondo del lavoro, i rapporti e le responsabilità del dipendente; è stato inoltre accompagnato il primo studente in stage;
 nei primi giorni del mese di giugno i tutor hanno accompagnato sei allievi di quarta e successivamente (tra il 15 e il 30) ulteriori nove. Si è cercato inoltre di ottimizzare le spese di viaggio ritirando dalle aziende nello stesso giorno coloro che
terminavano lo stage;
 nel mese di luglio sono partiti sei studenti di quinta (due si erano ritirati) e ne sono
stati ritirati tredici di quarta che concludevano il percorso di stage;
 ad agosto due stagisti si sono recati ad effettuare lo stage e quattro lo hanno concluso tornando in Valle;
 nel mese di ottobre due studenti perfezionavano il loro percorso di acquisizione di
conoscenze sulla produzione cerealicola, recandosi per una settimana in Bretagna.
Il 27 ottobre il tutor riportava in aula gli stagisti per una lezione di feedback condiviso sulle esperienze e le criticità affrontate;
FORMAZIONE PROFESSIONALE/105
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IAR/ Rapporto sulla Formazione Professionale 2011
 il 2 novembre, infine, gli stagisti non impegnati con l’Università presentavano in
una lezione di due ore, agli studenti di quarta dell’anno scolastico 2011/2012, le
esperienze vissute durante il loro stage, allo scopo di promuovere questa attività di
avvicinamento al mercato del lavoro anche tra i futuri corsisti.
I tutor sono rimasti in contatto telefonico e multimediale sia con gli studenti, per supportarli
psicologicamente in caso di bisogno, sia con i responsabili aziendali, per monitorare l’andamento
degli stage.
Gli studenti, oltre a svolgere le attività previste, hanno rilevato gli elementi organizzativi e di
valutazione produttiva, fotografato siti e intervistato i titolari delle aziende, al fine di predisporre le
relazioni finali di stage. I report sono stati oggetto di confronto con i tutor, sovente già durante il
viaggio di ritorno; successivamente, rivisitati e corretti, sono diventati strumento di presentazione
delle esperienze agli studenti dell’anno scolastico successivo, oltre ad essere collocati in una banca
dati IAR nella versione informatizzata.
Tutti i partecipanti hanno espresso grande soddisfazione per l’esperienza effettuata e si sono
dimostrati portatori di valori positivi nella fase di promozione dell’iniziativa per gli stagisti
dell’anno scolastico successivo.
Complessivamente il progetto ha avuto un buon esito, pur con qualche inevitabile disguido
organizzativo, tenuto conto del fatto che i nostri stage vengono svolti fuori dal territorio valdostano e che quindi qualche complicazione può presentarsi. La presenza assidua dei tutor è comunque
garanzia di un controllo costante dell’andamento delle singole esperienze. Il fatto che si fornisca ai
ragazzi ed alle aziende una reperibilità continua è un altro elemento di valore. Ogni alunno che si è
recato in stage è stato valutato secondo una scheda costituita da quattro macrocompetenze che
permettono di valutare le competenze conoscitive, linguistico-comunicative, metodologicooperative e relazionali.
Grazie alla frequenza di un corso professionalizzante di circa 900 ore, molte delle quali destinate ad attività pratiche, i ragazzi hanno ottenuto sempre delle valutazioni molto buone, sia in
Italia sia all’estero, per le loro capacità pratiche e le loro abilità linguistiche e relazionali.
Tutti i referenti aziendali hanno compilato le schede di valutazione e ne hanno discusso il
contenuto con i tutor scolastici, in modo da avere una linea comune rispetto ai criteri di valutazione.
Tutti i partecipanti hanno ricevuto un attestato di frequenza. Agli alunni del quinto anno è
stato rilasciato per l’ultima volta il diploma di qualifica professionale di II livello relativo al corso di
studi in cui i piani formativi prevedevano ancora la presenza dell’area professionalizzante, previo
superamento dell’esame finale. Gli esami sono stati svolti nel periodo 24–27 ottobre 2011.
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IMPRENDITORI AGRICOLI VALDOSTANI 2011
[Progetto FSE 11/104i100001AGR]
Il progetto è stato presentato sul bando 2011/10 (Programma Operativo Occupazione 2007/2013
della Regione Autonoma Valle d’Aosta) e approvato con DGR n. 2161 del 16 settembre 2011.
L’iniziativa prevedeva la predisposizione di quattro corsi di formazione per 25 partecipanti
ciascuno e della durata di 132 ore teoriche, nel triennio 2011-2013.
FORMAZIONE PROFESSIONALE/106
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IAR/ Rapporto sulla Formazione Professionale 2011
Facendo riferimento allo Standard di Percorso Formativo (Sistema di competenze necessarie
a svolgere l’attività di imprenditore di azienda agricola) è stato così strutturato un percorso formativo finalizzato all’acquisizione delle conoscenze e competenze professionali ai fini della misura 112
(Insediamento di giovani agricoltori) del Programma di Sviluppo Rurale della Regione Autonoma
Valle d’Aosta 2007-2013, allargando però la possibilità di partecipazione a quanti intendono acquisire o rafforzare le competenze utili ad intraprendere l’attività di imprenditore agricolo, pur non
aderendo alla misura 112 del PSR.
Nella Regione Autonoma Valle d’Aosta, l’imprenditore di azienda agricola opera generalmente in imprese a conduzione familiare di dimensioni medio-piccole, con indirizzo produttivo
misto e in cui, spesso, la parte principale è costituita dall’allevamento bovino. Le risorse umane che
vi operano sono generalmente legate da vincoli familiari. In generale l’organizzazione produttiva
tende a ricorrere ad assistenza e servizi esterni per la commercializzazione, la certificazione/apposizione di marchi e il controllo di qualità. Secondo quanto deciso a livello Comunitario e
Regionale, i nuovi imprenditori agricoli devono seguire un corso per acquisire conoscenze e competenze gestionali e in ultimo redigere un Piano aziendale di sviluppo coerente con gli obiettivi di
produzione della propria realtà aziendale al fine di percepire i premi e le sovvenzioni previste dalla
normativa.
Inoltre, al fine di garantire massima autonomia gestionale, è stata prevista la somministrazione di lezioni finalizzate ad acquisire dimestichezza nel repertoriare le fonti di informazione riguardo al mercato, alle normative e, in definitiva, all’ambiente che determina opportunità e vincoli.
È su questi parametri che si determina il successo o l’insuccesso imprenditoriale ed è quindi determinante sviluppare nei futuri agricoltori la piena consapevolezza del proprio ruolo sociale e imprenditoriale.
Considerato l’elevato numero di domande di iscrizione, per l’azione formativa dell’edizione
2011 sono stati istituiti due corsi paralleli che si sono svolti da novembre 2011 a marzo 2012.
L’attività corsistica si è sviluppata in 132 ore di lezioni teoriche ripartite in una serie di moduli secondo quanto previsto dallo Standard di Percorso Formativo (Sistema di competenze necessarie a
svolgere l’attività di imprenditore di azienda agricola).
Il progetto prevedeva la possibilità di richiedere il riconoscimento di crediti in ingresso a
priori per cinque moduli/segmenti del percorso, con l’esenzione dalla frequenza e dall’effettuazione
delle relative verifiche. Il totale delle ore di lezione accreditate è stato di 784 ore sulle 6.336 ore totali dei due corsi A e B.
I contenuti previsti in fase progettuale sono stati trattati in modo più che esaustivo. Durante
le lezioni teoriche i corsisti hanno avanzato richieste di approfondimento che, nei limiti del possibile, sono sempre state recepite sia dal tutor d’aula che dal coordinatore del corso, che si sono fatti
portavoce con gli insegnanti.
Le lezioni si sono svolte dalle 9,00 alle 13,00 su quattro giorni settimanali (generalmente dal
lunedì al giovedì) e a settimane alterne per i due corsi A e B.
Il materiale didattico è stato messo a disposizione dei corsisti sul sito Internet dell’Institut in
un’area riservata accessibile mediante l’inserimento di una password. Tutti i documenti (circa 130)
trasmessi dai docenti sono stati vagliati, trasformati in documenti “pdf” facilmente scaricabili e inseriti sul sito dal coordinatore dei corsi. L’area riservata del sito è inoltre servita a far pervenire ai corsisti i calendari e le variazioni, nonché ogni altra comunicazione.
La frequenza è risultata in generale piuttosto elevata, con un valore medio dell’89% nel corso
A e del 91% nel corso B; quattro corsisti hanno fatto registrare una presenza del 100%.
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IAR/ Rapporto sulla Formazione Professionale 2011
I corsisti hanno sostenuto sei test (tre verifiche di singoli docenti e tre verifiche multiple) i
cui risultati sono stati in generale molto positivi; la media generale dei risultati si è attestata sull’8,3
nel corso A e sull’8,1 nel corso B; in cinque casi ha superato i 9/10. Un corsista del corso B non ha
raggiunto la media dei 6/10 e non ha quindi ricevuto l’attestato di frequenza. Nel caso delle tre verifiche multiple i partecipanti dei due corsi hanno svolto tali prove contemporaneamente.
Il progetto prevedeva un’azione di monitoraggio e valutazione che è stata realizzata attraverso l’istituzione di un’apposita commissione formata da funzionari dell’Assessorato Agricoltura e
Risorse Naturali e dell’AREA VdA e da rappresentanti dell’Institut, commissione che si è riunita a
inizio e fine corso. Le considerazioni contenute nei verbali delle riunioni saranno prese in considerazione nella formulazione delle edizioni future del percorso formativo.
Le lezioni sono state tenute da funzionari dell’Assessorato Agricoltura e Risorse Naturali e
dell’Assessorato al Territorio e Ambiente e da docenti-ricercatori dell’Institut. Il segmento relativo
alla “Prevenzione incendi” è stato svolto da personale del Comando dei Vigili del fuoco di Aosta,
mentre i segmenti riguardanti la “Formazione sostitutiva del libretto di idoneità sanitaria” e la
“Formazione valida ai fini del D. Lgs 81/08 per titolari d’azienda agricola” sono stati affidati ad esperti del settore, previa autorizzazione allo svolgimento del segmento da parte del “Dipartimento
di Prevenzione” dell’U.S.L.
Al termine del progetto i corsisti in regola con la frequenza (minimo 80%) e con la media
delle verifiche (almeno 6/10) hanno ricevuto un certificato di frequenza con profitto, oltre agli attestati di partecipazione ai moduli specifici riguardanti la “Prevenzione incendi”, la “Formazione valida ai fini del D. Lgs 81/08 per titolari d’azienda agricola” e la “Formazione sostitutiva del libretto
di idoneità sanitaria”.
Al fine di favorire la partecipazione di genitori con figli in età compresa tra 9 mesi e 3 anni,
il progetto prevedeva la possibilità di rimborsare una quota delle spese sostenute per la fruizione di
asili nido o tate familiari in concomitanza con le ore di partecipazione al corso. Nell’edizione 2011
non è stata però presentata alcuna richiesta.
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DVDAGRICOLTURA
[Progetto FSE 11/104f100000AGR]
Il progetto è stato presentato sul bando 2011/10 (Programma Operativo Occupazione 2007/2013
della Regione Autonoma Valle d’Aosta) e approvato con DGR n. 2161 del 16 settembre 2011.
L’agricoltura valdostana è caratterizzata da aziende di dimensioni medio-piccole, a indirizzo produttivo misto, pur con forte caratterizzazione nell’allevamento bovino. I primi dati divulgati dall’ISTAT, relativi al 6° Censimento dell’agricoltura (2010), ci rivelano un settore in forte
flessione. In questo quadro, risulta sempre più importante il ruolo dell’agricoltura part-time nel
contribuire alla gestione del territorio e nel mantenere un tessuto rurale vitale. Il legame soci oculturale dei valdostani con la terra è uno degli elementi di caratterizzazione della nostra regione.
La presente proposta progettuale si pone l’obiettivo di contribuire a rafforzarlo e estenderlo.
Le produzioni agricole di montagna sono fortemente condizionate dall’ambiente naturale,
ma le stesse condizioni pedoclimatiche, che riducono le produzioni e accrescono i costi, concorrono a svilupparne la qualità. È noto che l’agricoltura di montagna si distingue da quella intensiva per
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IAR/ Rapporto sulla Formazione Professionale 2011
prodotti più ricchi d’aromi e per elementi di tipicità legati al territorio. Il minor inquinamento ambientale, la minore pressione degli agenti responsabili delle malattie, la riduzione dei trattamenti
antiparassitari e l’uso di tecniche colturali rispettose dell’ambiente offrono inoltre maggiori garanzie in termini di salubrità.
Altri elementi rilevanti la crescente attenzione alla qualità e salubrità dei prodotti e la diffusione di esperienze di filiera corta e di autoapprovvigionamento che si stanno diffondendo tra la
popolazione, anche in relazione all’incidenza sul bilancio familiare delle spese di acquisto di prodotti alimentari di base quali frutta e verdura.
In Valle d’Aosta, nonostante condizioni pedo-climatiche difficili, con opportune tecniche
colturali, è possibile ottenere una vasta gamma di prodotti agricoli, la cui valenza economica spesso
è sottovalutata. Quando si parla di produzione agricola, infatti, ci si riferisce generalmente a quella
proveniente dagli agricoltori a titolo principale, tralasciando quella proveniente dagli operatori a
tempo parziale o le produzioni destinate all’autoconsumo.
Oltre ai produttori professionali, anche i coltivatori e trasformatori “hobbistici”, devono essere adeguatamente supportati dal punto di vista tecnico e formativo, in modo da poter condurre al
meglio le proprie attività. La formazione e l’aggiornamento professionale svolgono, quindi, un ruolo sempre più importante nello sviluppare adeguate competenze che consentano agli individui di
adattarsi a un contesto produttivo in continuo mutamento. Non è più possibile mantenere
un’adeguata professionalità senza la capacità di aggiornamento lungo tutto l’arco della vita, maturato spesso anche in situazioni di autoapprendimento. Il continuo sviluppo di nuove tecnologie di
comunicazione offre l’opportunità, anche con utenti disseminati su un territorio ampio e difficile
quale quello valdostano, di mantenere con continuità un rapporto di formazione a distanza. In tal
modo diventa possibile decentrare la realizzazione degli interventi di aggiornamento e di formazione, erogando un vero e proprio “servizio a domicilio”.
Partendo dalla constatazione di esigenze formative concrete, quali quelle che più insistentemente vengono sollecitate ai tecnici e ai ricercatori dell’IAR, il progetto si propone di concepire,
realizzare, validare e diffondere strumenti tecnologici innovativi a supporto delle attività di formazione professionale e di divulgazione del sapere tecnico-applicativo, nel campo agroalimentare, rivolgendosi sia a operatori professionali sia a una più ampia fascia di agricoltori part-time e di
persone che si interessano alle produzioni agricole con finalità di autoconsumo.
L’Institut ha individuato tre settori in cui applicare l’uso di strumenti multimediali di formazione: l’orticoltura, la frutticoltura e la vinificazione a livello familiare. Questa scelta è in diretta
relazione con le sollecitazioni raccolte grazie al costante rapporto con il territorio e con le indicazioni del Comitato di Programmazione delle attività formative.
Il progetto prevede la produzione di sei DVD multimediali, ciascuno dei quali tratterà un
tema circoscritto, ma completo e articolato, individuando con chiarezza unità minime di apprendimento e formulando uno strumento formativo tecnicamente corretto, indirizzato però anche ad
un’utenza non necessariamente specialistica. L’obiettivo finale è di creare strumenti flessibili, utilizzabili in contesti diversi e per i seguenti scopi:
 autoapprendimento;
 uso in ambito scolastico;
 supporto a corsi di formazione;
 utilizzo nella divulgazione;
 strumento per l’assistenza tecnica.
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Inoltre, in via più generale, si vuole contribuire:
 al miglioramento qualitativo dei prodotti agricoli regionali, grazie all’acquisizione
di maggiori competenze degli operatori dei settori orticolo, frutticolo, viticolo ed
enologico;
 alla valorizzazione delle colture e dei loro prodotti;
 alla sensibilizzazione del consumatore;
 al miglioramento e alla sostenibilità dell’occupabilità e alla promozione della mobilità professionale.
Per la realizzazione dei DVD è stata costituita un’Associazione Temporanea d’Imprese (ATI)
tra l’Institut Agricole Régional e due imprese specializzate nella produzione di filmati e supporti multimediali (Bit-Map s.r.l. e Sanguinetti comunicazioni s.r.l.). Ciascuno dei componenti dell’ATI contribuirà, con la propria professionalità, all’ottenimento del miglior risultato: l’Institut con le proprie
competenze nei campi scientifico, tecnico e formativo, gli altri due partner con le loro competenze
nel settore delle immagini e della comunicazione.
I tre DVD dedicati all’orticoltura permetteranno di trattare con adeguato approfondimento
sia l’impostazione generale dell’orto (preparazione del terreno, rotazioni e consociazioni, colture
protette ecc.), sia le diverse categorie di produzioni ortive (ortaggi da foglia, radice, frutto) coltivabili in Valle d’Aosta nel corso dell’anno. I due DVD sulla frutticoltura saranno dedicati
all’impianto del frutteto, con particolare attenzione alle piccole realtà e alle avversità (malattie e fitofagi) dei principali fruttiferi coltivati in Valle d’Aosta. Il DVD di argomento vitivinicolo sarà incentrato principalmente sulle corrette tecniche di vinificazione su piccola scala.
Per ogni unità di apprendimento si predisporranno, con il supporto e la consulenza degli esperti di settore, appositi test di autovalutazione degli apprendimenti, basati su quesiti in forma
strutturata. Alla trattazione di argomenti prettamente tecnici si affiancheranno anche alcuni capitoli di carattere più generale. Si procederà, in ultimo, alla promozione e divulgazione degli strumenti
multimediali di formazione attraverso seminari di presentazione dello strumento, distribuiti sul territorio regionale tra alta media e bassa Valle, e tramite i principali mezzi di comunicazione: materiale pubblicitario (manifesti, locandine, dépliant), organi di stampa, siti internet dell’Institut e
dell’Amministrazione regionale. Inoltre, si utilizzerà anche il canale delle organizzazioni agricole e
degli enti con i quali l’Institut collabora regolarmente.
Il progetto è stato avviato il 10 ottobre 2011 e avrà una durata biennale.
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CORSO DI FORMAZIONE TECNICO OPERATIVO
SISTEMI DI GESTIONE ARCA EVOLUTION
[Progetto FSE 09/021a002026ADL]
Il progetto è stato presentato sul bando 2009/02 (Programma Operativo Occupazione
2007/2013 della Regione Autonoma Valle d’Aosta) e approvato con DGR n. 2325 del 7 ottobre 2011.
Presso la sede del Consorzio Quatemille mètres vins d’altitude era stato realizzato il corso di
formazione “L’amministrazione finanziaria e gestionale delle aziende vitivinicole – LR32/2007”,
FORMAZIONE PROFESSIONALE/110
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IAR/ Rapporto sulla Formazione Professionale 2011
nel mese di giugno 2010, rivolto all’apprendimento sia di base che avanzato sull’applicativo ARCA,
contestualizzato nella realtà consortile vitivinicola. Tale formazione ha permesso un migliore utilizzo dell’applicativo stesso sulla base dei moduli e funzioni all’epoca utilizzati per la gestione del
Consorzio e delle aziende consorziate. Tali conoscenze hanno però evidenziato le carenze di base
teorico/contabile che, associate ad alcune evoluzioni funzionali del pacchetto ARCA, hanno determinato la necessità non procrastinabile di una nuova e più evoluta fase di formazione.
L’intervento, strutturato in fasi riguardanti la formazione contabile-amministrativagestionale e la formazione sul software Arca Evolution, ha avuto lo scopo di superare le criticità
riscontrate, fornendo al contempo una omogeneità e continuità gestionale e di bilancio tra le aziende consorziate Co-Enfer di Arvier, Cave du Vin Blanc de Morgex et de La Salle, La Crotta di Vegneron
di Chambave e il Consorzio Quatremille mètres vins d’altitude.
L’attività corsuale ha preso avvio il 29/11/2011 con le lezioni del corso contabileamministrativo-gestionale, che ha coinvolto 5 soggetti per 40 ore e si è concluso il 3/5/2012. I contenuti formativi hanno riguardato i seguenti temi: i libri sociali, la contabilità generale, la contabilità analitica, i costi fissi e variabili, la costruzione di un bilancio, le rettifiche di bilancio, le
operazioni con l’estero, la fatturazione, i registri IVA, la gestione dei cespiti, l’analisi degli investimenti, i ratei e risconti, le rimanenze, i fondi e loro utilizzi. I cinque corsisti hanno raggiunto complessivamente il 95% di partecipazione.
Il corso di formazione tecnico operativo sistemi di gestione Arca Evolution ha preso avvio il
7/02/2012, ha interessato 10 persone per 40 ore e si è concluso il 24/05/2012. I contenuti formativi
hanno riguardato i seguenti temi: interfaccia utente, anagrafiche clienti e fornitori, articoli, griglie
dati, contabilità analitica Arca Evolution, tabelle, prima nota, bilanci e flussi finanziari, flussi documentali ciclo attivo, flusso documentale ciclo passivo, listini, promozioni, scadenziari, stampe
statistiche, magazzino, esercitazioni varie. I dieci corsisti hanno raggiunto complessivamente il
97,7% di partecipazione.
L’attività di docenza è stata delegata, tramite apposito contratto, a Sinergie s.r.l. e Insoftosra
s.r.l., due aziende della provincia di Torino. La prima ha curato la formazione contabileamministrativa alternando quattro figure formative; la seconda ha messo a disposizione una propria
risorsa specializzata nel progamma gestionale Arca Evolution.
Tutti i corsisti hanno potuto ottenere l’attestato di frequenza, avendo superato il 70% di frequenza alle lezioni.
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CORSI DI INFORMATICA PER SVILUPPO
COMPETENZE DIPENDENTI IAR
[Progetto FSE 09/021a001053ADL]
Il progetto è stato presentato sul bando 2009/02 (Programma Operativo Occupazione
2007/2013 della Regione Autonoma Valle d’Aosta) e approvato con DGR n. 2325 del 7 ottobre 2011.
L’Institut Agricole Régional considera prioritaria una politica di mantenimento del livello di
competenza e di preparazione delle proprie risorse impegnate nei diversi settori di attività (ricerca,
scuola, formazione e amministrazione). L’impegno del Comitato Direttivo della Fondazione, anche
in funzione dell’applicazione del dispositivo di accreditamento, del codice etico e delle procedure
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IAR/ Rapporto sulla Formazione Professionale 2011
che attengono al D. Lgs. 231/01, è di pianificare annualmente gli interventi di formazione professionale per i nuovi assunti e l’attività di aggiornamento specifico per coloro che già risultano in forza da più anni, al fine di mantenere un organico qualificato, dinamico e pronto ad adattarsi alle
svariate situazioni a cui l’Institut deve far fronte nei diversi contesti operativi.
Recentemente il Comitato Direttivo ha deciso di aggiornare gradualmente i software installati nei PC in uso con la versione 2007 di Office. Inoltre negli ultimi cinque anni l’organico si è
ampliato del 10% grazie all’assunzione di 11 dipendenti nelle aree didattico-educativa e della sperimentazione. Queste nuove risorse, alcune delle quali in attesa di conferma del contratto, hanno bisogno di un’attenzione particolare rispetto allo sviluppo e al consolidamento delle conoscenze
informatiche. Il personale che si trova in organico da più anni invece necessita di aggiornamenti finalizzati ad un miglior utilizzo degli strumenti informatici e, in alcuni casi, anche di un nuovo approccio legato al cambiamento di mansione avvenuto all’interno della azienda stessa. Il progetto
rispondeva dunque alle esigenze aziendali di formare figure professionali competenti, attualizzando
le conoscenze informatiche preesistenti e sviluppandone di nuove.
L’intervento ha riguardato 45 dipendenti dell’Institut (20 donne e 25 uomini) così suddivisi:
11 del settore amministrativo e di segreteria, 11 del settore scuola/collegio, 14 della ricerca e sperimentazione e 9 operatori e tecnici in agricoltura. I corsi hanno sviluppato l’utilizzo professionale
dei programmi Word e Excel con Office 2007. Il corso di Word è stato modulato con argomenti
che inquadravano gli aspetti di conoscenza dei comandi fino ad arrivare alla gestione di testi con
inserimento di immagini e tabelle. I corsi di Excel invece sono stati di due tipi: uno, intermedio, ha
affrontato gli argomenti che vanno dalla creazione del foglio di lavoro fino all’archiviazione di dati
e l’altro, di tipo avanzato, dall’importazione dati da altri programmi alle macro. L’attività di docenza e valutazione così come il coordinamento del progetto sono stati delegati a Projet Formation,
che ha predisposto, in collaborazione con il responsabile informatico dell’Institut, un piano didattico specifico sia per Word che per Excel. La progettazione, il monitoraggio con valutazione delle
ricadute e la gestione amministrativa del progetto sono stati assicurati dall’Institut.
L’iniziativa formativa è stata predisposta ad hoc in quanto il programma è stato concordato
con Projet Formation tenendo conto dei livelli di preconoscenze dei dipendenti coinvolti. Pertanto,
al fine di permettere ad un numero così elevato di persone (45) di accedere alla formazione, sono
state articolate tre sessioni di Word e tre sessioni di Excel (una di intermedio e due di avanzato) pari
a 21 ore di lezione ciascuna. L’attività corsuale, strutturata su tre giorni settimanali (lun-merc-ven),
si è svolta nel periodo novembre 2011-aprile 2012. Ai corsisti che frequentavano almeno l’80% delle
lezioni sarebbe stato rilasciato da Projet Formation il certificato di frequenza; pertanto lo hanno
ricevuto 37 dipendenti che hanno frequentato Word avanzato, 15 Excel Intermedio e 29 Excel avanzato. Complessivamente il progetto ha registrato un volume totale di 1586,25 su 1890 ore con
una partecipazione dell’84%.
FORMAZIONE PROFESSIONALE/112
Indice settore
Indice generale
Reg. La Rochère 1/A
11100 Aosta Italia
tel. 0165-215811
fax 0165-215800
E-mail:
[email protected]
Internet:
http://www.iaraosta.it
INSTITUT AGRICOLE REGIONAL