il punto - Centro Studi Calamandrei

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IL PUNTO
Le notizie di
LiberaUscita
Agosto 2010 – n° 74
SOMMARIO
ARTICOLI, INTERVISTE, COMUNICATI STAMPA
1735 - Tribunale di Padova - attivare l’ora alternativa é un obbligo
1736 - Se il mondo perde il senso del bene comune - di Stefano Rodotà
1737 - Una giornata di passione civile - di Margherita Hack
1738 - Chiara Moroni: la politica italiana è condizionata dalla chiesa
1739 - Fioroni plaude a Berlusconi - di Maurizio Mori
TESTAMENTO BIOLOGICO E REGISTRI
1740 - Fiorano Modenese (MO) – istituito il registro
1741 - Castelfranco Emilia (MO) – istituito il registro
1742 - Roma, Municipio XVII – rinviata l’approvazione del registro
1743 - Ministro Roccella - registri comunali? Presto risposta Governo
1744 - Chiesa valdese – sì a testamento biologico e unioni civili
NOTIZIE DALL’ESTERO
1745 - Wisconsin, USA - doppio suicidio di una coppia di anziani
1746 - California, USA - incostituzionale il divieto a matrimoni gay
1747 - Svizzera - no a limitare suicidio assistito malati non terminali
1748 - G.B. - medico accusato di assistenza al suicidio potrà esercitare
1749 - G.B. - Irwin chiede assistenza suicidio per malati non terminali
1750 - Nuova Zelanda - 47% abitanti favorevole al suicidio assistito
NOTIZIE DALLA ASSOCIAZIONE
1751 - LiberaUscita alla festa PD di Legri
1752 - In morte di Cossiga
1753 - Prato - la piccola casa dove si sconfiggono dolore e paura
1754 - Torino - un antidoto all’intolleranza: l’ironia
1755 - Bologna - LiberaUscita al dibattito sul testamento biologico
1756 - 21 agosto 2010: l’umanità va in debito con la natura
PER SORRIDERE…
1757 - le vignette di Ellekappa – mobilitarsi per votare
1758 - le vignette di FS – Feltri ha le prove
LiberaUscita – associazione nazionale laica e apartitica per il diritto di morire con dignità
Tel: 366.4539907 – Fax: 06.5127174 – email: [email protected] – web: www.liberauscita.it
1735 - TRIBUNALE DI PADOVA - ATTIVARE L’ORA ALTERNATIVA E’ UN OBBLIGO
Comunicato stampa UAAR di mercoledì 4 agosto 2010
L’ora alternativa è un diritto, e ogni scuola è obbligata a garantirla. È quanto ha stabilito il
Tribunale di Padova, accogliendo il reclamo presentato dai genitori di una bambina
frequentante una scuola primaria statale della città veneta. Mentre ai suoi compagni era
impartito l’insegnamento della religione cattolica, l’alunna era stata costretta prima a
rimanere in classe, poi a trasferirsi in classi parallele, senza che l’istituto provvedesse ad
attivare le lezioni alternative richieste.
Secondo il tribunale, la loro attivazione costituisce invece un obbligo, e la scuola ha pertanto
praticato nei confronti della bambina una doppia discriminazione, «nell’esercizio del diritto
all’istruzione e alla libertà religiosa». Per questo «comportamento discriminatorio illegittimo»
l’istituto e il ministero dell’istruzione sono stati condannati anche al pagamento della somma
di 1.500 euro.
«Dopo quello sul crocifisso, è un altro importante risultato ottenuto dall’UAAR, che ha
sostenuto tecnicamente ed economicamente il ricorso», commenta Raffaele Carcano,
segretario dell’associazione: «spiace solo che, per rendere veramente laico questo paese e
per vedere riconosciuto un diritto fondamentale, sia stato necessario ancora una volta
rivolgersi alla giustizia».
1736 - SE IL MONDO PERDE IL SENSO DEL BENE COMUNE - DI STEFANO RODOTÀ
da: la Repubblica di martedì 10 agosto 2010
Pochi giorni fa l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha approvato una risoluzione che
riconosce l’accesso all’acqua come diritto fondamentale di ogni persona.
L’anno scorso il Parlamento europeo ha parlato di un diritto fondamentale di accesso ad
Internet.
Apparentemente lontane, queste due importanti prese di posizione di grandi istituzioni
internazionali si muovono sullo stesso terreno, quello dei beni comuni, attribuiscono il rango
di diritti fondamentali all’accesso di tutti a beni essenziali per la sopravvivenza (l’acqua) e per
garantire eguaglianza e libero sviluppo della personalità (la conoscenza).
Nell’ottobre del 1847, quattro mesi prima della pubblicazione del Manifesto dei comunisti,
Alexis de Tocqueville gettava uno sguardo presago sul futuro, e scriveva: «Ben presto la
lotta politica si svolgerà tra coloro che possiedono e coloro che non possiedono: il grande
campo di battaglia sarà la proprietà». Quella lotta è continuata ininterrotta e il campo di
battaglia, che per Tocqueville era sostanzialmente quello della proprietà terriera, si è
progressivamente dilatato. Oggi sono appunto i beni comuni – dall’acqua all’aria, alla
conoscenza, ai patrimoni culturali e ambientali – al centro di un conflitto davvero planetario,
di cui ci parlano le cronache, confermandone la natura direttamente politica, e che non si
lascia racchiudere nello schema tradizionale del rapporto tra proprietà pubblica e proprietà
privata.
Tra India e Pakistan è in corso una guerra dell’acqua; in Italia la questione dell’acqua è
divenuta ineludibile dopo che un milione e quattrocentomila persone hanno firmato la
richiesta di un referendum; il parlamento islandese ha deciso che Internet debba essere il
luogo di una libertà totale, uno sterminato spazio comune dove sia legittimo rendere pubblici
anche documenti coperti dal segreto. Il tema dei beni comuni segna davvero il nostro tempo,
e non può essere affrontato senza una riflessione culturale e politica.
Un misero esempio italiano di questi giorni ci mostra l’inadeguatezza degli schemi tradizionali
e i rischi che si corrono.
Da poco dichiarate dall’Unesco patrimonio dell’umanità, le Dolomiti sono oggetto di una
mortificante contabilità, che sarebbe ridicola se dietro di essa non si scorgesse lo sciagurato
"federalismo demaniale" che, trasferendo agli enti locali beni importantissimi, mette questi
beni nella condizione di poter essere più agevolmente destinati a usi mercantili o privatizzati
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o comunque destinati "a far quadrare i conti". E proprio questa eventualità mostra la
debolezza dell’argomento, usato per l’acqua, secondo il quale basta che un bene rimanga in
mano a un soggetto pubblico perché venga salvaguardato.
Non è questione di etichette.
È la natura del bene a dover essere presa in considerazione, la sua attitudine a soddisfare
bisogni collettivi e a rendere possibile l’attuazione di diritti fondamentali. I beni comuni sono
"a titolarità diffusa", appartengono a tutti e a nessuno, nel senso che tutti devono poter
accedere ad essi e nessuno può vantare pretese esclusive. Devono essere amministrati
muovendo dal principio di solidarietà. Incorporano la dimensione del futuro, e quindi devono
essere governati anche nell’interesse delle generazioni che verranno. In questo senso sono
davvero "patrimonio dell’umanità".
Nel pensare il mondo, e le sue dinamiche, non possiamo sottrarci alla "ragionevole follia" dei
beni comuni.
Questo ossimoro, che dà il titolo a un bel libro di Franco Cassano, rivela un compito
propriamente politico, perché mette in evidenza il nesso che si è ormai stabilito tra beni
comuni e diritti del cittadino. Un bene come l’acqua non può essere considerato una merce
che deve produrre profitto. E la conoscenza non può essere oggetto di "chiusure"
proprietarie, ripetendo nel tempo nostro la vicenda che, tra Seicento e Settecento, in
Inghilterra portò a recintare le terre coltivabili, sottraendole al godimento comune e
affidandole a singoli proprietari. Per giustificare quella vicenda lontana si è usato l’argomento
della crescita della produttività della terra. Ma oggi il nuovo, sterminato territorio comune,
rappresentato dalla conoscenza raggiungibile attraverso Internet, non può divenire l’oggetto
di uno smisurato desiderio che vuole trasformarlo da risorsa illimitata in risorsa scarsa, con
chiusure progressive, consentendo l’accesso solo a chi è disposto ed è in condizione di
pagare.
La conoscenza da bene comune a merce globale?
Così i beni comuni ci parlano dell’irriducibilità del mondo alla logica del mercato, indicano un
limite, illuminano un aspetto nuovo della sostenibilità: che non è solo quella imposta dai rischi
del consumo scriteriato dei beni naturali (aria, acqua, ambiente), ma pure quella legata alla
necessità di contrastare la sottrazione alle persone delle opportunità offerte dall’innovazione
scientifica e tecnologica. Si avvererebbe altrimenti la profezia secondo la quale "la tecnologia
apre le porte, il capitale le chiude". E, se tutto deve rispondere esclusivamente alla
razionalità economica, l’effetto ben può essere quello di "un’erosione delle basi morali della
società", come ha scritto Carlo Donolo.
In questo orizzonte più largo compaiono parole scomparse o neglette. Il bene comune, di cui
s’erano perdute le tracce nella furia dei particolarismi e nell’estrema individualizzazione degli
interessi, s’incarna nella pluralità dei beni comuni. Poiché questi beni si sottraggono alla
logica dell’uso esclusivo e, al contrario, rendono evidente che la loro caratteristica è quella
della condivisione, si manifesta con nuova forza il legame sociale, la possibilità di iniziative
collettive di cui Internet fornisce continue testimonianze. Il futuro, cancellato dallo sguardo
corto del breve periodo, ci è imposto dalla necessità di garantire ai beni comuni la
permanenza nel tempo.
Ritorna, in forme che lo rendono ineludibile, il tema dell’eguaglianza, perché i beni comuni
non tollerano le discriminazioni nell’accesso se non a prezzo di una drammatica caduta in
divisioni che disegnano davvero una società castale, dove ritorna la cittadinanza censitaria,
visto che beni fondamentali per la vita, come la stessa salute, sono più o meno accessibili a
seconda delle disponibilità finanziarie di ciascuno. Intorno ai beni comuni si propone così la
questione della democrazia e della dotazione di diritti d’ogni persona.
Spostando lo sguardo sui beni comuni, dunque, non siamo soltanto obbligati a misurarci con
problemi interamente nuovi. Dobbiamo sottoporre a revisione critica principi e categorie dei
passato. Dobbiamo rileggere in un contesto così mutato la stessa Costituzione, quando
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stabilisce che la proprietà dev’essere resa "accessibile a tutti" e quando, nell’articolo 43,
indica una sorta di terza via tra proprietà pubblica e privata.
Qui è l’ineludibile agenda civile e politica non di un solo paese, ma di tutti coloro che vogliono
affrontare con consapevolezza e cultura adeguate le questioni concrete che ci circondano.
1737 - UNA GIORNATA DI PASSIONE CIVILE - DI MARGHERITA HACK
da: l’Unità di giovedì 26 agosto 2010 – intervista di Federica Fantozzi
L’Italia civile faccia sentire unanime la sua voce. Scendiamo in piazza».
Parole d’ordine: «Fuori Berlusconi. Realizziamo la Costituzione. Via i criminali dal potere.
Restituiamo le tv al pluralismo. Elezioni democratiche».
Obiettivo: «Difendere la Repubblica, (far) rinascere l’Italia dalle macerie in cui l’ha precipitata
un regime di cricche».
È l’appello per una «giornata di passione civile» lanciato da Paolo Flores D’Arcais sulla
rivista Micromega, e sottoscritto da Don Gallo, Andrea Camilleri, Margherita Hack.
Destinatari: associazioni, testate, cittadini, club, siti, gruppi viola, grillini, militanti di partito
(però senza bandiere) esponenti della cultura, della scienza e dello spettacolo, personalità
pubbliche. Appuntamento a Roma il 25 settembre o il 2 ottobre (data favorita, perché
concomitante con il secondo No B Day del Popolo Viola).
Margherita Hack, astrofisica di fama mondiale, già direttrice dell’Osservatorio astronomico di
Trieste, fiorentina di nascita, atea dichiarata, impegnata da sempre nella difesa di principi
come la laicità dello Stato e l’uguaglianza dei cittadini senza distinzione di sesso, religione
appartenenza sociale e credo politico.
Perché una manifestazione adesso? «Perché c’è un’involuzione della democrazia in dittatura
soft in cui il premier si arroga il diritto di fare ciò che vuole. Non rispetta la Carta e non tollera
obiezioni».
È il momento politico dell’”obiezione” di Fini. Se fosse l’occasione di un nuovo governo?
«Che si vada al voto o no, bisogna risvegliare le coscienze civili. La metà degli italiani non si
indigna per le 36 leggi ad personam di Berlusconi».
Ecco, ma è la stessa metà che non si indigna da vent’anni. Crede che l’ennesima
manifestazione cambierà qualcosa?
«I numeri non sono cambiati, è vero, ed è quello che mi meraviglia. Non capisco come non ci
si turbi per le malefatte in un momento di crisi, disoccupazione e povertà. Forse quel 50% di
italiani che ammira Berlusconi si sente come lui».
Quale parte della Costituzione intendete “realizzare”?
«Berlusconi vuole cambiarla per avere mani libere. Ma è stata studiata dopo il fascismo con
pesi e contrappesi proprio per evitare che una forza prevarichi le altre».
Secondo lei sarebbe un bene per l’Italia andare al voto in questo momento?
«No, c’è un’opposizione inesistente e rivincerebbe il premier. A meno che la gente si svegli.
C’è un altro aspetto preoccupante: dov’è l’opposizione? La fanno solo Vendola e Di Pietro, e
il Pd gli dà addosso. Servirebbe invece una vera unità di tutti i partiti. Dopodichè, se
Berlusconi vuole votare, si dimetta, apra la crisi e il presidente Napolitano deciderà». Ha
fiducia nel Fini ribelle?
«Non troppa. Mi fa piacere che abbia preso quella posizione perché in democrazia serve la
dialettica. Ma qui si tratta di contrastare una banda di malfattori. Speriamo che Fini, Casini,
Tabacci, che hanno ancora senso dello Stato, reggano fino in fondo».
Il direttore del Secolo d’Italia Flavia Perina denuncia il linciaggio personale di Elisabetta
Tulliani, la compagna del presidente della Camera, e il silenzio delle donne di destra. Lei che
ne pensa?
«È un gran pettegolezzaio. Una vendetta. Dicono: noi siamo coperti di fango e lo gettiamo
anche sugli altri. La Tulliani faccia denuncia e sarà la magistratura a decidere».
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1738 - CHIARA MORONI: LA POLITICA ITALIANA E’ CONDIZIONATA DALLA CHIESA
di Aurelio Mancuso – Fonte: AGI – mercoledì 25 agosto 2010
Il Pdl, ma non solo. Tutta la politica italiana subisce “pesanti condizionamenti da parte della
Chiesa cattolica, che su alcuni temi pretende di dettare l’agenda politica”.
Lo dice a KlausCondicio l’esponente di Futuro e libertà, Chiara Moroni, che aggiunge: “Io non
sono per il pensiero unico” e “su temi etici dico sì a maggioranze variabili”. In particolare,
Moroni sottolinea: “E’ giusto che anche per l’aborto si utilizzino le novità medico-tecnologiche
offerte dal progresso scientifico. Se abbiamo a disposizione nuovi strumenti meno invasivi
per farlo all’interno del quadro normativo della 194, per me non esiste alcun motivo di
discussione nell’adottarli”. Più in generale, però, Moroni rileva: “Sono terrorizzata dall’idea di
toccare la 194 perché, nel momento in cui apriamo la discussione sull’opportunità di
migliorarla, non vorrei che con qualche colpo di mano venisse largamente peggiorata”.
Apertura al matrimonio gay: “Credo che, se due gay o due lesbiche si amano, debbano poter
convolare a nozze, nel caso in cui lo vogliano, esattamente come un uomo e una donna. Ci
vuole un matrimonio inteso come contratto civile”. Moroni poi rileva: “Parlare di inferiorità
etica degli omosessuali e’ aberrante. Chi semina odio contro l’amore gay non è un
democratico e costruisce cittadini di serie B”. Severo anche il giudizio sulla legge 40 sulla
procreazione assistita: “E’ fortemente discriminatoria e pertanto va rivista. E’ stata un flop
terribile, una umiliazione per le donne e le famiglie povere che non possono accedere alla
fecondazione eterologa, mentre i ricchi la violano andando all’estero”. Infine, il testamento
biologico, per la deputata finiana: “Ognuno di noi deve essere libero di decidere come vivere
e anche come morire. Quindi, dico sì al testamento biologico ed è giusto che questo debba
rispondere alle volontà di chi lo sottoscrive. Ci vuole una norma che recepisca tutto questo e
non è quella uscita dal Senato”.
Da Chiara Moroni parole da vera politica occidentale
Fa bene ascoltare parole come quelle dell’onorevole Chiara Moroni di Futuro e Libertà
pronunciate a KlausCondicio. E’ raro imbattersi in analisi cosi lucide come quella svolta
dell’esponente politica, che traccia un quadro preciso sulla sconfortante situazione di
arretratezza culturale e politica in cui il nostro paese è sprofondato.
L’onorevole Moroni, giustamente lega il tema del matrimonio civile gay con le nuove tecniche
abortive, il bio testamento, la fecondazione assistita, la dignità delle persone in particolare
delle donne. Infatti, oggi esiste un intero pacchetto riforme civili che attendono di esser
finalmente affrontate con serietà e determinazione, mentre la classe politica, come ricorda la
Moroni, si fa dettare l’agenda politica dalla gerarchia cattolica.
E’ da questo che bisogna saper ripartire e come indica la deputata di FL, ricercare
schieramenti anche trasversali e differenti dalle logiche di maggioranza e opposizione. I diritti
civili che in Italia sono da troppo tempo negati, possono esser rimossi dai programmi
elettorali e dagli accordi tra i partiti, ma poi riemergono sempre, perché interessano milioni di
persone che attendono di poter finalmente poter decidere in piena libertà e responsabilità,
sulla propria vita, sui loro amori, sulla loro genitorialità, sulle cure e la fine dell’esistenza. Il
nostro paese ha bisogno di una nuova classe dirigente in grado di dare voce e finalmente
concretezza alle posizioni oggi cosi ben espresse da Chiara Moroni.
Note: Chiara Moroni, parlamentare figlia del deputato socialista Sergio Moroni, suicida
perché inquisito da 'mani pulite', ha lasciato il gruppo PDL per seguire Fini in Futuro e
Libertà. Chiara Moroni è apertamente critica nei confronti delle intromissioni della Chiesa sui
temi politici. In proposito ha dichiarato: “non mi veniva permesso di esprimere le mie
posizioni, anzi ogni volta venivano esercitate pesanti pressioni perché non lo facessi”.
Contestualmente alle dichiarazioni di Chiara Moroni, il capogruppo PDL al Senato, Maurizio
Gasparri, ha dichiarato: “Il Pdl è la forza di riferimento per il mondo cattolico. Legge sul
testamento biologico, difesa della vita, fermezza contro l`aborto chimico, tutela della famiglia
anche con politiche economiche, fiscali e sociali, niente norme su unioni di fatto e coppie
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gay. Su queste chiare scelte – ha sottolineato Gasparri - il Pdl si è espresso in Parlamento e
nel Paese confermandosi salda e chiara forza di riferimento per il mondo cattolico. Mentre a
sinistra e altrove prevalgono scelte diverse e intrise di laicismo".
1739 - FIORONI PLAUDE A BERLUSCONI - DI MAURIZIO MORI
da: l’Unità di venerdì 27 agosto 2010
Il 5 agosto il ministro Sacconi & Co. presentava l’Agenda Bioetica del governo per imbonire il
Vaticano. Il 15 rincarava la dose proponendola come tema di verifica di governo con
giustizia, fisco, federalismo ecc., per spiazzare i dissidenti finiani di «Futuro e libertà».
E subito Beppe Fioroni e altri tre parlamentari del Pd (Corriere, 17 agosto) approvavano
l’Agenda e rilanciavano la «libertà di coscienza» del parlamentare sui temi bioetici.
L’uscita di Fioroni e il successivo silenzio totale del Pd è un atto politico grave che sconcerta
gli elettori.
In un momento in cui il ddl Calabrò potrebbe diventare la Caporetto di Berlusconi, invece di
rafforzare le critiche di un pessimo testo rifiutato dai medici e da moltissimi cattolici, Fioroni &
Co. dichiarano che l’Agenda è condivisibile! E gli altri zitti...
Forse, Fioroni non ha neanche letto l’Agenda, che prevede come «principio irrinunciabile e
fondamentale» che «per tutti, credenti e non credenti, la vita sia il bene più prezioso».
So che l’Agenda non è un trattato di bioetica, ma queste parole sono tanto superficiali e
sbagliate che chiunque abbia un minimo di competenza dovrebbe rifiutarle.
Neanche i cattolici sostengono che la «vita sia il bene più prezioso», perché elogiano i martiri
pronti a rinunciare alla vita per proclamare che la fede è ben più preziosa. Per i laici, invece,
più preziosa è la libertà di decidere, come ci hanno insegnato Welby e altri.
L’Agenda è solo un’ennesima prova dell’incompetenza del governo Berlusconi: altro che
richiamo ai valori!
Che dire, poi, delle interpretazioni restrittive date della 194/78 e del «Piano federale per la
vita» che è un ulteriore attacco all’eguaglianza di tutte le italiane e un espediente per
finanziare il volontariato cattolico? O continuiamo a far finta di non vedere l’attacco frontale
agli attuali servizi offerti dalla 194?
Ancora più preoccupante è che Fioroni plauda alla proposta di Sacconi del «principio di
sussidiarietà» per dare un’ulteriore spallata allo Stato sociale, affermando che in seguito alla
lunga crisi oggi «non c’è nessuna eccedenza da dividere» (Avvenire, 18 agosto).
Invece, di profitti ce ne sono e tanti, ma vanno ad ingrassare i pochi, i quali sono abili nel
ribattezzare «principio di sussidiarietà» il rilancio della corruzione dilagante e del liberismo
più sfrenato.
Domando: ma un Partito che si propone di governare ha una linea programmatica sui temi di
bioetica, famiglia, sussidiarietà e quant’altro, o sui «temi etici» si affida agli umori di
coscienza di parlamentari come Fioroni & Co.?
1740 - FIORANO MODENESE (MO) – ISTITUITO IL REGISTRO
Il 7 giugno 2010 esano state presentate in Comune le firme in calce alla proposta di delibera
d'iniziativa popolare per istituire il registro delle dichiarazioni anticipate di volontà, firme
raccolte dal "Comitato Articolo 32" di cui LiberaUscita fa parte.
In data 15 luglio 2010 il Consiglio comunale ha approvato la delibera proposta ed il relativo
regolamento di attuazione con 16 voti favorevoli, 1 contrario (Dian - PDL) e 1 astenuto
(Bastai - PDL). Gli altri 4 consiglieri dell'opposizione hanno votato a favore.
La delibera approvata è quella presentata dal “Comitato art. 32” con la sola modifica
dell'ultimo punto del regolamento (quello relativo agli uffici preposti al servizio).
Il Comune sta predisponendo le procedure concrete, che saranno messe sul sito alla fine di
settembre.
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1741 - CASTELFRANCO EMILIA (MO ) – ISTITUITO IL REGISTRO
L’assessore al Comune modenese di Castelfranco Emilia, Nadia Manni, ha inviato alla ns.
Presidente Maria Laura Cattinari il seguente messaggio::
Da: <[email protected]>
A: <[email protected]>
Data: 4 agosto 2010
Gentile Maria Laura, prima di tutto ben tornata e la voglio informare che anche a
Castelfranco Emilia è stato approvato il Registro per T.B. nel mese di luglio.
Favorevoli PD, Italia dei Valori, Lista Civica (siamo riusciti ad avere anche il loro voto) e
contrari PDL e Lega Nord.
Grazie.
Buon lavoro
1742 – ROMA, MUNICIPIO XVII – RINVIATA L’APPROVAZIONE DEL REGISTRO
Rocco Zizza, consigliere di Sinistra e Libertà al XVII Municipio ci ha inviato il seguente
messaggio in data 9 agosto 2010:
Ci risiamo. Ancora una fermata d’arresto.
Come già avvenuto il 17 giugno, anche a fine luglio è mancato il numero legale (per
l’assenza incrociata di membri del PDL e del PD) per la votazione della mozione che
prevedeva l’istituzione del testamento biologico nel nostro municipio. Ricordo a tutti che la
mozione è stata presentata in municipio ad ottobre del 2009 !!!
Ai primi di settembre sarà riportata in discussione in aula consiliare, con la speranza che si
possa finalmente arrivare ad un voto positivo della maggioranza dei consiglieri. Credo che
tutte le forze politiche presenti in Consiglio, a questo punto, dovrebbero manifestare le
proprie intenzioni di voto, senza nascondersi dietro la mancanza del numero legale.
Vi terremo informati.
1743 – MINISTRO ROCCELLA - REGISTRI COMUNALI? PRESTO RISPOSTA GOVERNO
da: ASCA – giovedì 5 agosto 2010
I registri per i testamenti biologici che qualche comune ha approntato sono ''una forma di
deregulation, iniziative estemporanee che non possono offrire un reale servizio al cittadini
con le necessarie tutele e garanzie, soprattutto circa il consenso informato'', per questo
''stiamo elaborando una risposta comune con il ministero dell'Interno''. Lo ha annunciato il
sottosegretario alla Salute, Eugenia Roccella, durante la presentazione dell'agenda bioetica
del Governo, questo pomeriggio a Palazzo Chigi.
I Comuni, ha aggiunto, ''si stanno organizzando nelle maniere più diverse, c'è chi fa un
deposito diretto al Comune, chi va dal notaio, chi li manda al ministero che li rimanda al
mittente. Insomma, occorre fare ordine''.
Infine, il sottosegretario ha parlato della legge sul testamento biologico in discussione in
Parlamento: ''E' ormai giunta al termine del suo iter parlamentare e non penso ci saranno
tatticismi per impedirne il varo''.
Commenti.
Se i Comuni si stanno organizzando, sia pure con modalità non identiche, per riconoscere ai
loro cittadini la possibilità di depositare - nel rispetto delle leggi vigenti - dichiarazioni
anticipate di volontà sulla loro vita, è appunto perché il Governo sinora ha fatto orecchie di
mercante nei confronti delle loro richieste ed anzi, attraverso i rappresentanti della sua
maggioranza nei Consigli comunali, ha tentato in ogni modo di impedire l'approvazione dei
registri dei biotestamenti.
Oggi, di fronte al proliferare dei registri a livello comunale e provinciale (il cui elenco può
essere richiesto alla scrivente associazione), il Ministero della salute e quello dell'interno
intenderebbero “offrire un reale servizio ai cittadini con le necessarie garanzie e tutele”.
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Se veramente fosse questa l'intenzione, il modo per realizzarla è abbastanza semplice:
istituire un registro nazionale al quale i Comuni possano trasmettere per via telematica e
protetta le dichiarazioni anticipate di fine vita depositate dai cittadini e regolarmente
autenticate.
A tale registro potranno così rivolgersi, sempre in via telematica, i sanitari delle strutture
pubbliche che avessero in cura pazienti incapaci di intendere e di volere per conoscere le
loro eventuali volontà (vedasi in proposito l’art. 8 del disegno di legge n. 800 presentato dal
sen. Adriano Musi: “È istituito presso il Ministero del lavoro, della salute e delle politiche
sociali il Registro delle dichiarazioni anticipate di volontà, basato su un archivio unico
nazionale informatico”).
Il timore, invece, è che dietro le dichiarazioni pubblicitarie si nasconda l’obiettivo di vietare o
comunque rendere difficoltose le dichiarazioni anticipate di volontà, in analogia a quanto il
Governo intenderebbe fare con la legge sul testamento biologico di prossima approvazione.
Vedremo, nell’occasione, quale sarà il comportamento dei nuovi gruppi parlamentari che
fanno riferimento all'attuale Presidente della Camera (gps)
Da: [email protected]
Inviato: venerdì 6 agosto 2010 11.46.03
Beh, caro Segretario, conoscendo i soggetti mi sembra una certezza matematica più che un
timore. Nell'attuale momento, poi, sentendo che il potere può sgusciare via tra le dita,
faranno di tutto per non perdere il sostegno della gerarchia, ed è facile immaginare che ne
pagherà le spese ancora una volta la laicità delle istituzioni.
Resistere, resistere, resistere ... e speriamo che basti.
Un cordiale augurio di buone vacanze.
Pier Giorgio Nicoletti.
Da: Mina Welby ([email protected])
Inviato: venerdì 13 agosto 2010 17.51.31
Eh, purtroppo si sapeva già che tutto questo è da discutere. Non è detto che si faccia!
Almeno spero! Sarebbe da andare sulle barricate, ma gli italiani sono troppo pigri e
sconfortati, o....menefreghisti?
Buon Ferragosto caro Giampiero
Mina
1744 - CHIESA VALDESE – SI’ A TESTAMENTO BIOLOGICO E UNIONI CIVILI
di: A. Giaimo e A. Rossi - da: La Stampa dei venerdì 27 agosto 2010
A Torre Pellice, nel Torinese, dove ogni fine d’agosto gli eredi del mercante Pietro Valdo - in
Italia sono 30 mila - celebrano il Sinodo, ritrovo delle chiese evangeliche e metodiste, ci sono
voluti due giorni, tre sessioni e decine d’interventi per trovare il punto d’incontro sul tema più
spinoso: la benedizione alle coppie gay.
Ne è uscito un ordine del giorno votato a maggioranza (105 sì, 9 no, 29 astenuti): saranno
riconosciute dalle chiese valdesi anche in Italia, dove nessuna legge prevede matrimoni
omosessuali né disciplina le unioni civili.
Spetterà a ogni comunità stabilire tempi e modi, «laddove si sia raggiunto un consenso
maturo e rispettoso delle diverse posizioni».
«Un passo in avanti chiaro e netto, ma da collocare in un percorso che andrà ancora meglio
definito, soprattutto nel rapporto tra le chiese e le coppie omoaffettive», spiega il presidente
del Sinodo, l’ex magistrato Marco Bouchard. Nei paesi che prevedono le nozze gay i valdesi
hanno già scelto. Si trattava di stabilire cosa fare in uno Stato dove non esistono leggi sul
tema. Il verdetto è un «sì» nel rispetto delle diverse sensibilità di tutti e una posizione netta:
no all’omofobia e alle discriminazioni, subito norme sui diritti delle coppie di fatto.
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Colmare vuoti normativi. È la stessa logica che a Milano ha portato a raccogliere 500 firme
sul registro per il testamento biologico. Un modulo, compilato e firmato davanti a un avvocato
e due testimoni, tutti volontari: a Milano quasi tutti i firmatari erano laici.
«Vuol dire che le persone ne sentono la necessità», riflette Giuseppe Platone, pastore della
chiesa valdese meneghina, la prima ad aver istituito il registro. Una scelta simbolica, e «un
segnale al Parlamento per una nuova legge sul fine vita che riconosca il diritto inalienabile
alla decisione».
I valdesi si erano già espressi tre anni fa, con un appello al Parlamento. Oggi lanciano un
segnale ancora più forte, che non viene dal Sinodo, visto che il tema non è all’ordine del
giorno, ma da molte comunità. Sulla scia di Milano a Torino, Bologna, Trieste e Napoli hanno
istituito il registro. Altre città l’avranno presto, «là dove non esiste un servizio analogo fornito
da amministrazioni pubbliche: una risposta alla domanda sulla dignità della vita e del fine vita
e una testimonianza di laicità», afferma il pastore Platone.
L’ispirazione arriva dalla Germania: dal 2003 esiste un modulo con cui si possono esprimere
le proprie volontà, accompagnato da una riflessione sul fine vita elaborata dal pastore
evangelico Manfred Kock e dal cardinale Karl Lehmann, all’epoca presidenti del Consiglio
delle chiese evangeliche di Germania e della Conferenza episcopale tedesca.
«Il pensiero evangelico dice che ognuno di noi ha la facoltà di decidere; il testamento
biologico si colloca su questa linea», spiega la pastora Erika Tomassone, membro della
Commissione bioetica, la stessa che, sempre ieri, dopo un lavoro di due anni, condotto da un
pool di teologi, giuristi, medici, scienziati e ricercatori, ha approvato un documento in favore
della ricerca sulle cellule staminali embrionali.
1745 – WISCONSIN, USA - DOPPIO SUICIDIO DI UNA COPPIA DI ANZIANI
da: World right-to-die news del 22 luglio 2010 – traduzione per LiberaUscita di Alberto
Bonfiglioli.
River Hills. Katherine 'Kitty' Gute di 78 anni, stava perdendo la sua battaglia contro
l’Alzheimer. Suo marito, Daniel, di 79 anni, era un urologo in pensione che temeva di finire
da solo in una casa di riposo. Così hanno deciso di togliersi la vita insieme.
Questa doppia morte non è stata una sorpresa per il cardiologo Dr. Bruce Wilson, un vecchio
amico di famiglia, che ha dichiarato al reporter di TMJ4, Tom Murray: "Penso che il dottore e
la signora Gute si ponessero la questione se si deve prolungare la vita ad ogni costo e
volessero da me un’opinione se dovevano o no procedere in tal senso”.
I Gute sono stati trovati dalla loro figlia seduti in macchina nel proprio garage. Secondo il
medico legale, sembra che la morte sia avvenuta dopo l’inalazione di una quantità letale di
elio. Durante almeno un decennio, sembra che il dott. Gute s’interessasse al suicidio e alla
fine della vita. Difatti, gli investigatori hanno trovato nella loro casa un DVD titolato 'Final Exit'
e una copia del libro 'To Die Well' di Sidney Wanzer, un leader del movimento "death with
dignity".
Sembra che I Gute non abbiano parlato con nessuno della loro volontà di metter fine alla
propria vita in quanto erano consapevoli che si trattava di una questione controversa che
avrebbe messo a disagio i loro potenziali interlocutori.
Hanno lasciato al loro amico, Dr. Wilson, le spiegazioni. “Tutto è stato fatto tecnologicamente
in modo appropriato, ma rimane aperta la questione: cos’é la qualità della vita?”
É stata programmata una cerimonia funebre dei Gute per il 7 agosto, la data in cui la famiglia
aveva programmato di celebrare l’ottantesimo anniversario del dott. Gute.
1746 – CALIFORNIA, USA - INCOSTITUZIONALE IL DIVIETO A MATRIMONI GAY
da:www.repubblica.it di giovedì 5 agosto 2010
E' incostituzionale proibire i matrimoni tra persone dello stesso sesso.
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Lo ha stabilito un giudice distrettuale di San Francisco, Vaughn R. Walzer, contrastando
quanto deciso con l'approvazione della cosiddetta 'Proposition 8' in un referendum popolare
del 2008.
Per il giudice, la proposta del divieto "non fornisce alcuna base ragionevole alla scelta di
negare l'autorizzazione a sposarsi agli uomini gay e alle donne lesbiche" e viola il 14esimo
emendamento della Costituzione che garantisce l'eguaglianza dei cittadini di fronte alla
legge.
Ma la sentenza di Walzer, accolta positivamente dal governatore dello Stato, Arnold
Schwarzenegger, e dal sindaco di Los Angeles, Antonio Villaraigosa, è solo un passo avanti
in una battaglia che è ben lontana dalla conclusione e che finirà verosimilmente alla Corte
Suprema degli Stati Uniti prima di essere risolta definitivamente.
Il referendum del 2008. Con una maggioranza del 52%, grazie all'attivismo delle
organizzazioni vicine ai mormoni e all'opposizione degli afroamericani che non lo
considerano un diritto civile, i californiani avevano votato a favore per la messa al bando
delle nozze tra omosessuali, legali fino a quel momento in California.
Scontato il ricorso. Non ci sono dubbi sul fatto che la sentenza del giudice Walker sarà
impugnata. Sarà una Corte d'Appello federale della stessa San Francisco, giudicata una
delle più aperte, a pronunciarsi nei prossimi mesi. Poi, qualunque sarà il verdetto, è
altrettanto scontato che i perdenti si rivolgeranno alla Corte Suprema degli Stati Uniti, che
secondo gli esperti dovrebbe giudicare ricevibile il ricorso.
L'incognita più grande è rappresentata dal presidente della Corte, il conservatore John
Roberts, e dai membri cattolici, la maggioranza: tutti gli occhi saranno verosimilmente puntati
su Anthony Kennedy, che ha spesso rappresentato l'ago della bilancia tra i nove 'saggi'.
Il processo. Le prime udienze del processo di San Francisco si erano svolte all'inizio
dell'anno. Il ricorso era stato inoltrato da una coppia di lesbiche che contestava la legittimità
della 'Proposition 8' giudicata incostituzionale perché lede i diritti umani, che devono essere
uguali per tutti.
La reazione dei conservatori. Dopo la sentenza, i gruppi conservatori hanno attaccato il
'partito dei giudici': "In base alla nostra Costituzione, la definizione e il significato di
matrimonio è una decisione lasciata al popolo, non affidata ad una piccola frazione della
popolazione che sono i giudici", ha tuonato Robert George, presidente della National
Organization for Marriage.
"Qui è in gioco non solo il destino della California, siamo pronti a combattere questa battaglia
fino alla Corte Suprema", gli ha fatto eco Andrew Pugno, uno degli avvocati che ha
rappresentato le ragioni della 'Proposition 8', ricordando che in altre 30 costituzioni statali è
stato inserito il divieto dei matrimoni gay.
Negli Usa le nozze tra persone dello stesso sesso sono legali in Massachusetts,
Connecticut, Vermont e New Hampshire, in Iowa e nel Distretto di Columbia dove è situata la
capitale Washington
1747 - SVIZZERA - NO A LIMITARE SUICIDIO ASSISTITO MALATI NON TERMINALI
Da: ADUC Salute dell’11 agosto 2010
La ministra di giustizia e polizia Eveline Widmer-Schlumpf intende rivedere la legge
riguardante l'aiuto al suicidio. Le proposte del Consiglio federale inviate in consultazione - si
va da una regolamentazione severa di questo settore fino alla limitazione delle attività di
organizzazioni come Exit e Dignitas - hanno raccolto dure critiche.
La consigliera federale ha dichiarato alla «Sonntagszeitung» di voler tener conto del
desiderio espresso da una maggioranza degli ambienti sentiti secondo i quali l'aiuto al
suicidio non deve più essere limitato alle persone affette da una malattia fisica incurabile il
cui esito mortale è ormai prossimo.
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Alcuni ambienti hanno infatti rimproverato all'esecutivo di aver escluso dall'aiuto al suicidio le
persone affette da malattie croniche. Questa critica era stata espressa dalla Commissione
nazionale di etica, la quale auspica nondimeno regole più severe. La commissione non vuole
tuttavia il divieto delle organizzazioni di aiuto al suicidio.
Criticata anche la proposta governativa di ottenere il parere di due medici indipendenti.
1748 - G.B. - MEDICO ACCUSATO DI ASSISTENZA AL SUICIDIO POTRÀ’ ESERCITARE
da: ADUC Salute del 7 agosto 2010
Un medico di famiglia scozzese che ha prescritto sonniferi a una paziente in modo che
potesse porre fine alla sua vita è stato dichiarato idoneo a praticare la professione medica.
Tutte le restrizioni imposte al dottor Iain Kerr dal General Medical Council (GMC) sono state
ritirate con effetto immediato da venerdì. La commissione a cui Kerr aveva fatto ricorso ha
scritto: "Lei è da sempre un medico bravo e coscienzioso".
I pazienti, che hanno risposto in centinaia per dimostrare il loro sostegno al dottor Kerr nel
corso degli ultimi due anni, hanno accolto con favore la decisione. Il dottore era stato
sospeso nel luglio 2008 dal GMC dopo aver prescritto ad una donna in pensione di 87 anni
delle compresse di sodio amitale per consentirle di togliersi la vita.
Lo scorso gennaio gli era stato permesso di tornare a lavoro, ma a pesanti condizioni compreso il divieto di prescrivere alcuni farmaci e sotto la supervisione di un controllore.
Nel corso di una udienza questa settimana, il dottor Kerr ha detto al GMC che se un paziente
gli chiedesse nuovamente aiuto a suicidarsi, egli rifiuterebbe di offrire qualsiasi tipo di
assistenza.
La commissione del GMC ha dichiarato di essere stata colpita dall'onestà del dottor Kerr
durante l'audizione. "Anche se non ha cambiato le sue opinioni in materia di suicidio
assistito, opinioni a cui ha diritto, la commissione è convinta che lei abbia riconosciuto di aver
sbagliato nel permettere alle sue convinzioni di influenzare il trattamento dei suoi pazienti. La
commissione è del parere che lei apprezzi appieno la gravità della sua cattiva condotta
precedente e non vi è dubbio che non agirebbe nello stesso modo in futuro di fronte a
situazioni analoghe. La commissione è del parere che non vi siano rischi al pubblico o ai
pazienti con un suo ritorno alla pratica medica senza restrizioni ".
Kerr ha dichiarato: "Sono molto lieto che le restrizioni siano state eliminate e possa tornare
alla normalità".
Commento. Sempre in Gran Bretagna, il medico gallese Howard Martin era stato invece
interdetto all’esercizio della professione, ma non sottoposto a processo penale, pur avendo
aiutato a morire almeno 18 persone.
La differenza sta nel fatto che il dr. Martin aveva confermato davanti alla Commissione
disciplinare medica la giustezza del suo operato (“Non credo di avere ucciso alcun paziente.
Credo invece di averli confortati nel momento del bisogno: Nel giorno del Giudizio dovrò
risponderne a Dio, e la mia risposta sarà che ho fatto del mio meglio per i miei pazienti”),
mentre il dr. Kerr, pur ribadendo le sue opinioni, ha riconosciuto di aver sbagliato e si è
impegnato a non agire più nello stesso modo.
Insomma, l’obiezione di coscienza vale soltanto per coloro che sono contrari all’eutanasia?
(gps)
1749 – G. B. – IRWIN CHIEDE ASSISTENZA SUICIDIO PER MALATI NON TERMINALI
Da: ADUC Salute del 16 agosto 2010
Il suicidio assistito dovrebbe essere permesso non solo ai malati terminali ma anche alle
persone anziane che, a causa dell'insorgere di malattie o semplicemente perché 'stanchi di
vivere', decidono di porre termine alla propria vita.
Lo sostiene l'ex medico di base britannico Michael Irwin, noto alle cronache britanniche per
aver aiutato a morire nove dei suoi pazienti.
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Con il progressivo aumento dei cittadini britannici oltre gli 85 anni e in seguito a un
sondaggio secondo cui il 67% dei britannici sarebbe favorevole ad una legge che
permettesse sia agli anziani che ai malati terminali di accedere al suicidio assistito, Irwin ha
chiesto che l'idea venga considerata dal parlamento britannico.
'Dopo otto o nove decenni di vita, molti possono giustamente decidere di aver vissuto al
massimo e che la loro vita é diventata troppo lunga', si legge in una nota dell'associazione
presieduta da Irwin, Society for Old Age Rational Suicide, associazione per il suicidio
razionale in tarda età (Soars), che sostiene che tutti dovrebbero aver diritto a una 'morte
dignitosa'.
La proposta é che due dottori e un testimone legale potrebbero certificare che il malato
terminale che decide di morire é in grado di intendere e non è stato sottoposto a pressioni.
Mentre per le persone anziane non in fin di vita, l'iniezione letale potrebbe essere
somministrata dopo due mesi dalla decisione, in modo da lasciare al paziente il tempo di
cambiare idea.
Il suicidio assistito non é legale in Gran Bretagna ma, sebbene non sia mai stato affrontato il
tema nel caso di persone anziane non in fin di vita, un recente caso giuridico ha portato alla
pubblicazione di linee guida riguardo alle conseguenze legali per chi fornisce assistenza al
suicidio di malati terminali. Secondo le linee guida ufficiali, resta illegale somministrare una
sostanza letale. Non saranno processati però coloro che agiscono per motivi 'umanitari' e
non di 'guadagno personale' (come ad esempio legati a lasciti testamentari).
1750 - NUOVA ZELANDA - 47% ABITANTI FAVOREVOLE AL SUICIDIO ASSISTITO
Da: Aduc salute n° 34/2010 - notizia del 23 agosto 2010
Quasi la metà dei cittadini della Nuova Zelanda è favorevole alla legalizzazione del suicidio
assistito. Un nuovo sondaggio del Research New Zealand ha rivelato che il 47% dei
neozelandesi vuole un maggior grado di autodeterminazione nel fine vita. Ma tanti sono
anche gli oppositori di questa pratica, il 44%.
Favorevoli sono soprattutto gli ultratrentacinquenni (51%), mentre solo il 39% dei cittadini fra
i 15 e i 34 anni si è espresso per la legalizzazione.
"Le persone più anziane e coloro che hanno parenti più anziani vivono l'argomento in modo
differente rispetto ai più giovani", spiega il direttore di Research New Zealand, Emanuel
Kalafatelis.
Un'altra differenza riguarda l'etnia: mentre il 49% della popolazione di origine caucasica e'
favorevole alla legalizzazione, solo il 37% dei Maori e degli abitanti delle Isole pacifiche la
pensa allo stesso modo.
1751 - LIBERAUSCITA ALLA FESTA PD DI LEGRI
Carissimi
come consuetudine anche quest'anno siamo stati presenti a Legri con uno stand alla festa
del PD dal 19 al 25 luglio (festa provinciale).
Anche se il caldo torrido non ci ha dato tregua abbiamo avuto un buon afflusso di pubblico.
Sono però molto arrabbiata con i responsabili regionali della festa, che per la partecipazione
di politici nazionali e locali hanno annullato la serata con Mina Welby.
Prima hanno chiesto di spostare la serata al 19 anziché il 20 come già stampato sul
programma, poi siccome il 19 veniva l'on Marini hanno proposto di spostare Mina a un
sabato o una domenica pomeriggio alle 18,30. Dopo essermi consultata con Mina abbiamo
deciso che era meglio rinunciare.
Avevo proposto di far venire comunque Mina al ns. stand come da programma per incontrare
i visitatori della festa: mi è stato risposto che non avrei potuto pubblicizzare la cosa perché se
fosse venuta più gente da noi che ad ascoltare Marini (molto probabile) il partito avrebbe
fatto una brutta figura
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Ho riprogrammato la presentazione del libro di Mina a ottobre al circolo Valdese a Firenze.
La presentazione del libro "Gli ultimi giorni di Eluana” dovremmo farla all'interno di un
convegno promosso da LiberaUscita e Uaar con il patrocinio della regione Toscana il 5
novembre p.v.
Vi darò notizie più precise appena avrò la bozza
Un abbraccio
Meri Negrelli – Vicepresidente di LiberaUscita
1752 - IN MORTE DI COSSIGA
Pur con tutto il rispetto che si deve a ogni persona scomparsa, non possiamo unirci al
singolare peana di questi giorni.
Tutti – da destra al centrosinistra: non è strano? – si dichiarano amici di Francesco Cossiga,
ne riconoscono le doti morali, rimpiangono la sua ironia (ma chi ha riso o sorriso mai alle sue
“esternazioni” ambigue, intrise di sottintesi, mai chiari e cristallini, di messaggi trasversali?),
ecc. ecc.
A noi, invece, viene spontaneo accostare la figura dell’ex presidente della nostra (povera)
Repubblica al potere Dc e alle trame occulte dello stato, all’associazione eversiva Gladio, ad
Aldo Moro lasciato morire da solo, all’assassinio di Giorgiana Masi, e così via. Fino alle
ultime “picconate” (o sarebbe meglio dire cattiverie): il consiglio di infiltrare provocatori nei
cortei di protesta in modo da scatenare disordini e quindi la reazione violenta dalle forze
dell’ordine, gli insulti a Beppino Englaro («Da cittadino, da cattolico, da senatore, da ex
presidente del Consiglio dei ministri, una calda lode e un sincero grazie al premier Silvio
Berlusconi per la sua iniziativa a favore della causa della vita e contro gli “assassini legali”»).
Rino Tripodi – responsabile LiberaUscita per l’Emilia Romagna – Direttore di LucidaMente
1753 – PRATO - LA PICCOLA CASA DOVE SI SCONFIGGONO DOLORE E PAURA
di Sara Camariora – da: il Tirreno di giovedì 26 agosto 2010
Una casa in piccolo, con una cucina-tisaneria, la sala soggiorno con impianto hi fi e
televisione: pareti tinteggiate di verde o di rosa, colori tenui che contribuiscono a rendere
l'ambiente caldo e accogliente.
Siamo all'Hospice di Prato, struttura sanitaria residenziale realizzata all'interno del Palazzo
Muzzarelli-Verzono in Piazza del Collegio. Inaugurata nel maggio 2008 e attiva dal 1
settembre dello stesso anno, accoglie pazienti affetti da patologie inguaribili e vincolati a
necessità assistenziali o terapeutiche che i familiari, a domicilio, non potrebbero fronteggiare
nella maniera adeguata. Al suo interno 7 camere singole, con bagno personale, attrezzato
per chi non è in grado di muoversi, un armadio e un divano letto per ospitare anche di notte
un familiare o un amico.
Vi lavora un equipe multidisciplinare, quasi totalmente al femminile, con personale medico
specializzato, la dottoressa Maria Ciampolini, direttore responsabile della struttura e la
dottoressa Gioia Pastacaldi, medico referente, da anni impegnata nell'ambito delle cure
palliative, personale infermieristico appositamente selezionato, coordinato da Nicletta Bottin,
operatori socio-sanitari e volontari dell'associazione Onlus File, Federazione Italiana per la
Leniterapia: garantito anche un supporto psicologico a degenti e familiari, nonché un
sostegno all'intera equipe quando si tratta di affrontare situazioni drammatiche, nella persona
del dottor Salvo Ragonesi, non operante a tempo pieno ma disponibile ogni volta se ne
presenti la necessità.
Trattare il dolore in tutte le sue forme, con cure integrate e mirate alle varie situazioni,
evitando ogni accanimento terapeutico, avendo a che fare con patologie in fase avanzata:
questo fondamentalmente il modus operandi dell'Hospice.
«Il nostro obiettivo è la qualità della vita del paziente, non la quantità, sulla quale hanno già
operato in precedenza le altre strutture sanitarie - spiega la dottoressa Pastacaldi - L'Hospice
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garantisce tutte le possibilità terapeutiche e assistenziali dell'ospedale in un ambiente più
accogliente e "domiciliare", dove i familiari possono essere presenti per tutto l'arco della
giornata: dopo le 22 può restare solo una persona, anche a dormire».
Parlando di cure palliative, la dottoressa fa un discorso a tutto tondo che include non solo le
terapie lenitive ma anche un'attenzione più generale a ogni tipo di mancanza o sofferenza
del paziente, psicologica, sociale o spirituale, cosa che in un ospedale è difficilmente
realizzabile, per un numero maggiore di situazioni da gestire, diversificate tra loro quanto a
stadio della malattia: «Le cure palliative presuppongono centralità, autonomia e rispetto del
paziente. Per questo assecondiamo, per quanto possibile, le esigenze dei nostri ospiti, che
desiderano una sistemazione non troppo dissimile dalla propria casa. Per esempio possono
personalizzare la propria stanza con quadri o fotografie o utilizzare la tisaneria per mangiare
una pizza con i propri familiari: un signore ha potuto passare del tempo con il nipotino di
pochi mesi, un'altra signora ha voluto vedere il suo cane.
I degenti in molti casi socializzano tra loro e ci è capitato di festeggiare compleanni o di
cenare tutti insieme». Un trattamento personale e conforme ai bisogni delle persone, che
rende l'Hospice familiare e accogliente, diverso da quello che è nell'immaginario collettivo
una struttura che ospita malati terminali.
«Lottiamo spesso con un pregiudizio nei nostri confronti. Spesso le famiglie evitano di
contattarci perché temono di abbandonare i loro cari: così facendo però li relegano in
situazioni ancora peggiori, non garantendo a domicilio lo stesso trattamento che i pazienti
riceverebbero qui, o ancora peggio, chiamando il 118 in situazioni di emergenza quando
ormai al pronto soccorso non possono più operare a livello terapeutico.
Le persone che si sono rivolte a noi, dopo una diffidenza iniziale, si sono trovate bene e
hanno deciso di rimanere: lo stesso vale per i familiari, che spesso ci hanno ringraziato per il
nostro trattamento, che loro, per motivi logistici, non sarebbero stati in grado di fornire».
Secondo la dottoressa Pastacaldi, l'Hospice è solo un tassello di quella che dovrebbe essere
una rete assistenziale per il sostegno di malati gravi: «Ci sentiamo un pò una cattedrale nel
deserto. E' necessario offrire servizi collegati e collegabili basati sull'assistenza domiciliare,
l'adeguamento delle strutture ospedaliere e l'Hospice. Personalmente mi occupo anche a
livello domiciliare di cure palliative e all'interno dell'Hospice sono disponibile per consultazioni
nell'ambulatorio di terapia antalgica e cure palliative, ma non basta. Come struttura, sarebbe
utile poter accogliere ancora più persone e realizzare anche degenze temporanee, per
esempio nei periodi in cui, per problemi di lavoro, di salute o di stress, familiari non riescono
a garantire l'adeguata assistenza al parente malato».
Articolo inviato da Meri Negrelli, vice-presidente nazionale di LiberaUscita, la quale opera
come volontaria nell’hospice di Prato.
1754 - TORINO - UN ANTIDOTO ALL’INTOLLERANZA: L’IRONIA
Nell’ambito delle iniziative che precedono le celebrazioni per il centocinquantesimo
anniversario dell’Unità d’Italia va segnalata la mostra storica tenutasi a Torino “Asini, Muli,
Corvi e Maiali: la satira in Italia tra Stato e religioni dal 1848 ai giorni nostri” su proposta della
Consulta torinese per la laicità delle istituzioni, realizzata in collaborazione con il Comitato
provinciale di Torino dell’AICS, la Fondazione Ernesto Rossi – Gaetano Salvemini e la
Fondazione Antonio Mazzotta.
La rassegna consiste in una lunga panoramica della satira illustrata italiana sui rapporti tra
Stato e Chiesa a partire dalle origini, affrontando gli argomenti principali, per proseguire con
gli autori e le testate più rappresentative attraverso un percorso cronologico e tematico
grazie alle riviste e ai disegni originali dell’epoca di spiccato valore artistico e storico con uno
sguardo particolare ai giornali piemontesi e a quelli francesi mentre una sezione della mostra
è dedicata alle confessioni religiose cosiddette “minoritarie” come l’ebraismo ed il
protestantesimo affiancata da un’altra piccola sezione dedicata invece alla massoneria.
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Il potere della Chiesa e la sua influenza sulla vita politica sono sempre stati oggetto della
satira illustrata talvolta critica, laddove metteva in luce il divario esistente tra la dottrina
cristiana e i comportamenti della gerarchia ecclesiastica, talvolta dichiaratamente
anticlericale con forte componente ideologica laddove cercava di evidenziare la forte
ingerenza della religione nelle “cose di Stato”.
D’altra parte la Chiesa stessa, a sua volta, propose una propria editoria di propaganda
anch’essa di matrice fortemente satirica sconfinando spesso nella rozzezza e nella brutalità
rappresentativa delle proprie prese di posizione.
Esemplari sono i fogli e i giornali come il “Cassandrino” costretto a chiudere per censura, “La
Frusta”, “Il Bastone” o “Il Rabarbaro” di area esplicitamente clericale i quali rincararono la
dose del proprio peso censorio soprattutto dopo l’introduzione della legge delle Guarentigie
del 1871 con la quale si garantivano i diritti del Pontefice e dello stesso sui beni disponibili
regolando i rapporti fra Stato e Chiesa ma assicurando ad entrambi la massima
indipendenza.
Rapporti che purtroppo andarono peggiorando fino a giungere al 1874 e alla famosa formula
del “non expedit” per cui ai cattolici venne vietata la partecipazione alla vita politica da parte
della Curia romana.
Ed ecco che comparvero le vignette contro i massoni (considerati acerrimi nemici della
Chiesa) e contro gli ebrei che proliferarono soprattutto in epoca fascista per cui si giungerà
ad un vero e proprio odio razziale sulla scorta delle leggi antisemite del 1938.
Analogo discorso venne portato avanti nei confronti dei pastori protestanti pesantemente
biasimati a causa della loro libertà di contrarre matrimonio stroncando pesantemente, di
conseguenza, anche la figura della donna.
L’accurata ricerca è stata tenuta su una cinquantina di testate di diverse periodicità come “Il
Fischietto”, “Il Pasquino”, “Spirito Folletto”, “L’Asino” o il “Codino Rosso” con orientamenti
politici diversi fino all’ “”Avanti” con Scalarini, il “Popolo d’Italia” con Sironi, il “Mondo” con
Maccari e Bertoli e “Repubblica”.
Non manca la satira esplicitamente anticlericale con i lavori di “Cuore”, “Tango”, il
dissacrante “Male” e quelli di Pino Zac su “Il Sale” e “L’Anamorfico”.
Partendo da una cronologia storica è necessario considerare i momenti culminanti
dell’Illuminismo, della Rivoluzione francese e dell’Epoca napoleonica che alimentarono la
nascita di un sentimento nazionale e la relativa liberazione dall’oscurantismo religioso ma è
soprattutto con il Risorgimento che iniziarono le battaglie per la libertà di pensiero e di azione
dal momento che la Chiesa mostrava la sua totale chiusura nei confronti del progresso e di
qualsiasi evoluzione sia sociale che economica.
Diversi i temi affrontati ed illustrati come quello del matrimonio, del divorzio, delle tasse
versate al Vaticano e dell’istruzione.
Sorprendente l’attualità delle vignette e copertine, non solo dal punto di vista contenutistico
ma anche grafico e visivo, da cui emerge come molti elementi vengano recuperati ancora
oggi dai vignettisti, sebbene in un contesto rappresentativo più scarno e semplificato ma
sempre di grande efficacia comunicativa nonostante la nostra epoca sia ormai
contrassegnata dal dominio televisivo e dalle reti “on line”.
Infatti è proprio attraverso questi strumenti di massa che la satira viene oggi ripresa nei
programmi di informazione e di dibattito o immessa in rete ma pur sempre fortemente
connotata dal punto di vista ideologico.
La particolarità ed unicità della mostra consiste nell’adozione del tema della satira animale
utilizzato in chiave aristotelica e medievale o attraverso la trasposizione della favola
esopiana.
Gli asini, i muli, i corvi, i maiali, i leoni e gli altri vari animali raffigurati costituiscono una sorta
di “bestiario satirico” utilizzato per tutto l’Ottocento e il Novecento per cui la figura del prete,
facente parte di un immaginario molto “boccaccesco”, viene ritratto spesso come “grasso e
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mangione” talvolta come “falso e seduttore” o “corruttore del gentil sesso” o ancora, (e qui
sta la modernità contenutistica), come un “pedofilo”, per cui la satira che inizialmente si
presentò come un fatto sociale e di costume si trasformerà ben presto in “questione politica”
dal profondo risvolto idealistico.
Il discorso fortemente anticlericale venne veicolato contro particolari figure come quelle dei
gesuiti, veri detentori del potere culturale e rappresentati come incarnazione del male
assoluto e quella del papa e dei suoi consiglieri spesso raffigurati in coppia con il diavolo
intenti a frenare il progresso.
Numerosissimi sono i personaggi storici e politici immortalati dalle vignette molto ironiche e
spesso anche divertenti come Cavour, Giolitti, Crispi, Mussolini, Depretis, Togliatti, Andreotti
e molti altri trasformati in una vera e propria “fauna politica italiana”, oggetto di derisione
popolare. Tra i tanti vale la pena ricordare il Cavour per la sua opera di laicizzazione dello
Stato.
Infatti nel 1850 difese le leggi Siccardi promosse al fine di diminuire i privilegi del clero
prevedendo l’abolizione del tribunale ecclesiastico, il diritto d’asilo nelle chiese e nei
conventi, la riduzione delle festività religiose e il divieto per le corporazioni ecclesiastiche di
acquistare beni, ricevere eredità o donazioni senza il consenso del Governo.
Ma lo si celebra soprattutto per il grande insegnamento inerente al rispetto dello Stato e delle
istituzioni mentre la laicità espressa nel motto “libera Chiesa in libero Stato” è da considerarsi
come scrisse Piero Calamandrei nel “Discorso sulla Costituzione” alla base della nostra
Carta Costituzionale. E ancora Giovanni Spadolini lo definì come “L’unico uomo di Stato, per
uno Stato che ancora non c’era”. E che forse oggi è da ricostruire.
La mostra si è rivelata particolarmente interessante anche per il percorso storico e culturale
nel quale lo spettatore viene immesso grazie ad un filo conduttore: la religione cattolica
ossia l’elemento che permette di ripercorrere la storia del nostro paese a partire dalla
Repubblica Romana di Armellini, Saffi e Mazzini del 1849 (che ebbe lo scopo di contrapporre
al dispotismo papale un sistema democratico) all’epoca fascista con il Patto Gentiloni nel
1913 (che impegnava i cattolici a sostenere nelle lezioni politiche i candidati liberali contrari a
misure anticlericali) passando attraverso il Concordato del 1929 mentre alcuni anni prima
Antonio Gramsci definiva il Vaticano come “la più grande forza reazionaria esistente in Italia”
ed il regime dava vita ad un paese clerico-fascista sopprimendo la festività del 20 settembre
e ponendo fine ad un periodo di dialogo sebbene fosse stato molto conflittuale.
Come delineato anche molto ampiamente sul relativo catalogo il percorso della mostra è
suddiviso in tappe cronologiche:
1) Dal 1848 al 1870.
Periodo contrassegnato dal tema della ricerca dell’Unità d’Italia e dalla perdita del potere
temporale della Chiesa cattolica nel quale i giornali satirici sono in prevalenza di opinione
liberale e rivoluzionaria mentre i giornali piemontesi appoggiano la politica di Cavour
sebbene ne criticano la prudenza.
L’Italia viene raffigurata come una giovane fanciulla conquistatrice ed i piemontesi come
coloro che mettono in pericolo i beni e i privilegi dei religiosi per muovere una vera e propria
guerra di liberazione con la presa di Roma da cui scaturì una pesante satira anticlericale
contro Pio IX ed il cardinale Giacomo Antonelli promotore del famigerato “obolo di San
Pietro”.
2) Dal 1871 al 1929.
Caratteristica di questa fase è l’instabilità continua nei rapporti fra Stato e Chiesa.
Sono presenti i tentativi di conciliazione ma le spinte liberali e socialiste verso una
laicizzazione dello Stato sono molto destabilizzanti. I pontefici che si susseguirono
ostacolarono per molto tempo la presenza attiva dei cattolici nella vita politica italiana. In
particolare viene ricordato e raffigurato con insistenza, in negativo si intende, Pio X con il suo
fido cardinale Merry del Val dalla visione fortemente reazionaria nei confronti della società.
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Con la prima guerra mondiale si placarono i conflitti nella battaglia tra laici e cattolici ma
Vittorio Emanuele III risultò essere un re di forti tendenze anticlericali.
I cattolici democratici finirono per essere perseguitati insieme ai liberali e ai socialisti durante
l’avvento del fascismo e punto di assestamento sarà costituito dai Patti Lateranensi e la
solenne dichiarazione del cattolicesimo come religione di Stato. In questo periodo comparve
una ricca fioritura della satira illustrata stroncata in seguito dalle leggi mussoliniane sulla
libertà di stampa. Infatti dopo il 1925 resisteranno solamente i giornali umoristici e filo-fascisti
o quelli che modificheranno la propria linea editoriale schierandosi con il regime.
Infatti a fine dicembre di tale anno entrò in vigore la legge sulla Stampa la quale stabiliva che
i giornali potevano essere diretti, scritti e stampati solo se avevano un responsabile
riconosciuto dal prefetto quindi dal governo. Tutti gli altri erano considerati illegali e venne
istituito l’Ordine dei giornalisti per cui l’iscrizione richiedeva un certificato di buona condotta
politica rilasciato sempre dall’organo prefettizio.
Con la “costituzionalizzazione” del Gran Consiglio si stabilì che tutta la stampa doveva
essere sottoposta a controllo ed eventualmente censurata se avesse avuto contenuti antinazionalistici e/o di critica verso il governo e vennero istituiti strumenti di controllo e di
censura anche nei confronti degli spettacoli teatrali e cinematografici.
3) Dal 1930 al 1948.
In questo periodo di consenso alla dittatura i giornali umoristici di area non allineata fanno la
fronda camuffando la critica al sistema con un umorismo surreale ma sono presenti testate
che satireggiano con forza contro ebrei e alleati mentre persino la famigerata Repubblica di
Salò purtroppo ebbe propri giornali satirici. E credo non ci sia bisogno di commenti.
Alla fine della guerra si rinnovò il contrasto tra laici e clericali e si fecero strada autori di forte
impatto popolare come Benito Jacovitti e Giovannino Guareschi.
Nacque anche “L’Uomo Qualunque” rappresentativo di quella parte di popolazione stanca e
delusa dalla politica e mentre si aprì una nuova stagione dedicata ai diritti civili, si terminò
con l’anticlericalismo di maniera e la satira divenne prevalentemente laica.
4) Dal 1949 al 1981.
Stagione rappresentata dal governo democristiano dapprima con posizioni reazionarie, in
seguito con apertura al dialogo nei confronti della sinistra socialista e repubblicana e con il
Partito liberale. Vignette di gusto fortemente anticlericale vennero ospitate nel “Il Mondo” di
Mario Pannunzio e nel “L’Espresso” di Arrigo Benedetti e poi di Eugenio Scalfari.
Anche negli anni Settanta si affermarono importanti autori satirici come il già sopra citato
Giuseppe Zaccaria in arte Pino Zac che toccherà grandi tematiche come quella del divorzio e
dell’aborto ed “Il Male” risulterà essere il foglio satirico più importante degli ultimi decenni,
irriverente con tutti e spietatamente dissacrante.
Posizioni fortemente anticlericali vennero assunte anche dal noto Giorgio Forattini con
“Satyricon”, supplemento di “La Repubblica” ma nel 1981 (anno del primo governo
pentapartitico a guida laica) con il referendum sulla legge 194 dopo quello del divorzio del
1974 si chiuderà il periodo caratterizzato dal forte senso di laicità dello Stato.
5) Dal 1982 al 2009.
In questi anni si afferma un artista che non ha paura di toccare i temi della laicità e della
politica vaticana: Francesco Tullio Altan.
La satira passa alla televisione con i disegni graffianti di Vauro e pochi altri, segnata da un
animoso dibattito sull’ingerenza del Vaticano nella vita politica affrontando diverse tematiche:
la procreazione assistita, il testamento biologico e l’eutanasia, il concetto di famiglia e la
messa in discussione della legge 194 mentre ormai è scarsa la satira illustrata che se ne
occupa.
Purtroppo con il “regime berlusconiano” siamo costantemente minacciati da un grave
pericolo: il tentativo di imbavagliare la libertà di stampa, il diritto di informare e ad essere
informati con la violazione del diritto di cronaca e l’affermazione dei presupposti per stabilire
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una censura sul “Web” ignorando completamente i principi sanciti dall’art. 21 della nostra
Costituzione: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola,
lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad
autorizzazioni o censure”.
Sicuramente in un contesto socio-politico di questo genere la mostra può essere soggetta a
diverse interpretazioni. Dalla rappresentazione corrosiva dell’eterna lotta tra il potere
religioso e quello politico alle grandi battaglie per la libertà di pensiero ma soprattutto si rivela
specchio dell’esigenza fondamentale per un paese realmente democratico e laico: il principio
di tolleranza.
Voltaire nel 1763 nel suo “Trattato sulla tolleranza”, assumendo una precisa posizione nei
confronti del fanatismo religioso, scrisse che “La tolleranza è una conseguenza necessaria
della nostra condizione umana…la prima legge naturale: il principio a fondamento di tutti i
diritti umani” e consigliava invece come antidoto all’intolleranza l’ironia che “spegne tutti i
roghi”.
Mentre Jonathan Swift scriveva che “La satira è una sorta di specchio dove chi guarda
scopre la faccia di tutti tranne la propria”.
Atteggiamento assunto dalla maggioranza dei nostri politici di questo infame e triste periodo,
ultimo scorcio di “fine Impero”.
Graziella Sturaro, responsabile di LiberaUscita per il Piemonte.
1755 – BOLOGNA - LIBERAUSCITA AL DIBATTITO SUL TESTAMENTO BIOLOGICO
Sabato 28 agosto, alle ore 20,15, presso la Piazza delle Associazioni alla Festa dell’Unità di
Bologna (parco Nord), a cura del circolo UAAR di Bologna si è tenuto un pubblico dibattito
su: Testamento biologico - Liberi di scegliere.
Relatori: Carlo Flamigni, membro del Comitato nazionale per la Bioetica; Corrado Melega,
presidente della Commissione regionale Percorso nascita; il sottoscritto Rino Tripodi,
referente regionale di LiberaUscita, nonché direttore responsabile di LucidaMente, rivista
telematica di cultura ed etica civile; Katia Zanotti, già parlamentare per due legislature, per la
Rete laica Bologna. Moderatore: Stefano Rosanelli, del circolo UAAR di Bologna.
L’incontro si è protratto fino alle 22, per cui il resoconto che segue è necessariamente molto
sintetico.
Flamigni, medico specializzato in ostetricia e ginecologia, si è soffermato sugli aspetti etici
delle problematiche di fine vita, partendo dal vero significato di “dolce morte” del termine
“eutanasia” e dalla cultura classica, molto pietosa nei confronti della sofferenza e del tutto
aperta all’eutanasia (ad esempio, per i soldati straziati e agonizzanti senza speranza durante
le battaglie, ad opera di un “esperto” addetto al gesto e proprio per questo benvoluto da tutti).
Pur nella difficoltà di definire razionalmente termini come “dignità umana”, è chiaramente
percepibile che ogni persona ne abbia il senso e la portata dentro di sé, così come si
accorge del “senso del pudore” quando prova l’esperienza del proprio corpo nudo sottoposto
allo sguardo privo di rispetto degli estranei.
Melega, anch’egli medico specializzato in ostetricia e ginecologia, ha ribadito che
l’alimentazione e l’idratazione forzata sono trattamenti medici, nonostante il tentativo di alcuni
di non considerarli tali: basterebbe sapere quanta cura richiedono la preparazione e il
dosaggio degli ingredienti... invece nella percezione comune si pensa a una sorta di frullato
di cibi! Ma gli italiani, rincretiniti dal potere televisivo, sono in grado di svegliarsi?
Katia Zanotti, in rappresentanza del “cartello” Rete Laica Bologna, costituita da un
arcobaleno di associazioni cittadine, ha ricordato che le associazioni si sono impegnate con
successo nella raccolta di firme per una proposta di delibera popolare per istituire il registro
dei testamenti biologici, approvata dal Consiglio comunale il 25 gennaio 2010, proprio nel
giorno delle dimissioni del sindaco Delbono. La conseguente crisi politica e la nomina del
commissario prefettizio Annamaria Cancellieri, però, ha provocato il “blocco” dell’istituzione
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del registro dei testamenti biologici presso il Comune. Rete Laica ha cercato più volte un
incontro con la Cancellieri, ma finora il commissario è apparso sordo. La Zanotti, inoltre, ha
affrontato il tema del “decreto Calabrò”, che, approvato così com’è, farebbe la stessa fine
della legge 40/2004 sulla procreazione assistita, cioè sarebbe considerata in contrasto con i
principi costituzionali e internazionali.
Infine, il sottoscritto ha parlato dell’esperienza di LiberaUscita, positiva in particolare a
Modena, ove il numero degli iscritti è cresciuto in modo notevole, grazie anche all’efficace
attivismo della presidente nazionale dell’associazione, Maria Laura Cattinari, e ha fornito
l’elenco dei comuni emiliano-romagnoli che oramai si son dotati di un proprio registro per le
volontà di fine vita dei propri cittadini (ad esempio, nelle ultime settimane, nel Bolognese,
Castenaso e Budrio). Ha ribadito che, come dimostra l’esperienza di Rete Laica Bologna ove
metà delle associazioni fondatrici sono cattoliche, il contrasto tra laici e cattolici non esiste,
mentre è molto forte tra cattolicisti/confessionalisti/clericali, legati al potere del Vaticano, e i
buoni cittadini che rispondono ai principi della Costituzione. L’argomentazione che alla
“gente” interessano di più altre tematiche (il lavoro, la sanità, l’istruzione, la sicurezza, ecc.) è
speciosa ed ininfluente per almeno tre motivi:
1) i sondaggi dimostrano il contrario, con l’80% circa degli italiani favorevoli a un testamento
biologico rispettoso delle volontà dei singoli e un 60% circa di favorevoli all’eutanasia;
2) comunque tutti dobbiamo morire e, con molte possibilità, attraversare il rischio
dell’accanimento terapeutico sui nostri corpi, quindi, paradossalmente, le problematiche
oggetto dei dibattito sono le uniche davvero “universali”;
3) com’è avvalorato dalla storia d’Italia, l’affermazione e l’avanzamento dei diritti civili fanno
da volano ai diritti sociali e viceversa, in un circolo virtuoso: è improbabile che in un Paese on
maggiore tutela dei diritti civili e di libertà la Fiat avrebbe calpestato anche i diritti sociali così
come ha fatto con i tre operai di Melfi.
Al termine dell’incontro il sottoscritto, intervistato da ‘radiocittàfujiko’ (già Radio città, storica
emittente del capoluogo emiliano, la più longeva esperienza di radio libera a livello cittadino,
l'unica che abbia trasmesso ininterrottamente dal 1976), ha sottolineato le difficoltà che
l’attuale quadro politico nazionale frappone, con l’appoggio determinante della Chiesa, verso
l’attuazione del principio costituzionale della laicità dello Stato e, con esso, del diritto naturale
di morire con dignità.
Rino Tripodi, responsabile di LiberaUscita per l’Emilia Romagna.
1756 - 21 AGOSTO 2010: L’UMANITÀ VA IN DEBITO CON LA NATURA
Cari amici, vi inoltro un articolo di Carlo Consoli tratto da www.cronachelaiche.it di mercoledì
25 agosto 2010 sulla situazione del pianeta terra ed un mio commento finale. Giorgio Grossi.
Per l’anno 2010, la New Economics Foundation ha calcolato come Data del Debito Ecologico
il 21 agosto. La giornata del debito ecologico, anche nota come “Earth Overshoot Day”
segna il giorno in cui l’intera umanità esaurisce le risorse generate dal pianeta per l’anno
corrente ed inizia ad intaccare le riserve energetiche.
La NEF è un organismo indipendente fondato nel 1986 da membri dell’associazione The
Other Economic Summit, ente indipendente parallelo al G7 dell’epoca, il G-20 odierno. Il
1986 è stato infatti il primo anno di overshoot, quando gli abitanti della Terra hanno per la
prima volta “sforato” la quota parte di energia spendibile per l’anno in corso.
Da allora, il NEF ha sviluppato un modello per calcolare da un lato il parametro della
Biocapacità Terrestre, che rappresenta la capacità del pianeta di produrre risorse convertibili
in energia per l’anno in corso e, dall’altro, l’Impronta Ecologica, ovvero il costo in risorse
naturali per supportare le attività del genere umano.
Il 1986 è stato il primo anno in cui, fatto 100 il totale delle risorse prodotte dalla Terra in un
anno solare, l’uomo ha consumato questo 100 prima del 31 dicembre.
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Andando a consultare i dati relativi all’analisi della NEF si osserva che il genere umano tende
ad anticipare la data di overshoot di circa un mese ogni 10 anni. Quindi negli anni ‘90 la data
di sforamento è stata collocata nel mese di novembre, e nel terzo millennio nel mese di
ottobre.
Putroppo, negli ultimi anni il consumo delle risorse ha subito una brusca accelerazione, con
un anticipo della data di sforamento di un mese ogni due anni. La NEF ha calcolato che il
genere umano andrà in riserva, cioè consumerà risorse non più rigenerabili, già nel 2050,
data in cui il giorno del debito ecologico è previsto per il primo gennaio.
Non tutti i paesi, ovviamente, consumano allo stesso modo: sono infatti le nazioni più
civilizzate a consumare la maggior parte delle risorse. Nazioni tra cui, è bene ricordarlo,
figura anche l’Italia. Nel 2050 molti dei paesi oggi in via di sviluppo, che non hanno ancora
avuto accesso ai livelli di consumo dei paesi più moderni, si troveranno nella paradossale
situazione di essere pronti, tecnologicamente parlando, ma di non poter utilizzare le nuove
tecnologie perché il pianeta non sarà in grado di sostenerli.
Cosa possiamo fare noi? Semplice: consumare di meno.
Esiste un modo per risparmiare energia senza necessariamente intaccare il proprio stile di
vita, ottimizzando i consumi ed evitando gli sprechi. La lista delle cose che ciascuno di noi
può fare per ridurre la propria “impronta ecologica” è ben nutrita.
Per il bene dell’intera umanità, e del nostro portafoglio, potremmo abbattere notevolmente i
consumi parcheggiando qualche metro prima e facendo quattro passi a piedi, spegnendo
apparati e lampade non utilizzate, usando lampade a risparmio energetico e ciabatte
elettriche con pulsante di spegnimento, dismettendo il nostro secondo (e, talvolta, terzo)
cellulare, pigiando meno il piede sull’acceleratore, aprendo il rubinetto dell’acqua lo stretto
necessario, abbassando la temperatura dei termosifoni anche solo di mezzo grado
centigrado, usando meno saponi e così via in una lista lunghissima di occasioni di risparmio.
E’ importante comprendere che il problema del consumo di risorse energetiche non è di
esclusiva pertinenza delle nazioni: tocca tutti noi. Siamo noi, in prima persona, a doverci
adoperare perché la nostra amata (poco, a dire il vero) Terra non ci pianti in asso da qui a
qualche decennio.
D’altronde, è l’unica che abbiamo.
(Da: www.cronachelaiche.it di mercoledì 25 agosto 2010)
Commento. Purtroppo, la ricetta “consumare di meno” non risolverà i problemi del pianeta.
Le “nazioni più civilizzate” potranno anche evitare i loro sprechi, ma ciò non basterà a
compensare i maggiori consumi da parte delle nazioni “meno civilizzate”, le quali –
giustamente – tendono a “civilizzarsi”. Il vero problema di fondo è connesso all’inquinamento
progressivo del pianeta, dell’aria e delle acque, al prossimo esaurimento della maggiore
fonte di energia, il petrolio, allo scioglimento dei ghiacciai, allo smaltimento dei rifiuti. Tutto
ciò è la conseguenza anzitutto dell’irrefrenabile aumento della popolazione mondiale e quindi
dei consumatori.
Gesù Cristo disse: crescete e moltiplicatevi, ma aggiunse anche “e riempite la Terra”. La
Terra è ormai piena, ma i rappresentanti di Cristo sembra non rendersene conto, dal
momento che si oppongono ancora all’uso dei contraccettivi, alla pillola per l’aborto, al diritto
di morire con dignità.
Ed i “laici” che governano le nazioni pensano anzitutto all’aumento del loro fatturato, del PIL,
delle esportazioni, degli “affari”, per cui ben venga l’aumento dei “consumatori”
Giorgio Grossi – socio di LiberaUscita
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1757 - LE VIGNETTE DI ELLEKAPPA – MOBILITARSI PER VOTARE
1758 - LE VIGNETTE DI FS – FELTRI HA LE PROVE
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