il punto - Centro Studi Calamandrei
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IL PUNTO Le notizie di LiberaUscita Agosto 2010 – n° 74 SOMMARIO ARTICOLI, INTERVISTE, COMUNICATI STAMPA 1735 - Tribunale di Padova - attivare l’ora alternativa é un obbligo 1736 - Se il mondo perde il senso del bene comune - di Stefano Rodotà 1737 - Una giornata di passione civile - di Margherita Hack 1738 - Chiara Moroni: la politica italiana è condizionata dalla chiesa 1739 - Fioroni plaude a Berlusconi - di Maurizio Mori TESTAMENTO BIOLOGICO E REGISTRI 1740 - Fiorano Modenese (MO) – istituito il registro 1741 - Castelfranco Emilia (MO) – istituito il registro 1742 - Roma, Municipio XVII – rinviata l’approvazione del registro 1743 - Ministro Roccella - registri comunali? Presto risposta Governo 1744 - Chiesa valdese – sì a testamento biologico e unioni civili NOTIZIE DALL’ESTERO 1745 - Wisconsin, USA - doppio suicidio di una coppia di anziani 1746 - California, USA - incostituzionale il divieto a matrimoni gay 1747 - Svizzera - no a limitare suicidio assistito malati non terminali 1748 - G.B. - medico accusato di assistenza al suicidio potrà esercitare 1749 - G.B. - Irwin chiede assistenza suicidio per malati non terminali 1750 - Nuova Zelanda - 47% abitanti favorevole al suicidio assistito NOTIZIE DALLA ASSOCIAZIONE 1751 - LiberaUscita alla festa PD di Legri 1752 - In morte di Cossiga 1753 - Prato - la piccola casa dove si sconfiggono dolore e paura 1754 - Torino - un antidoto all’intolleranza: l’ironia 1755 - Bologna - LiberaUscita al dibattito sul testamento biologico 1756 - 21 agosto 2010: l’umanità va in debito con la natura PER SORRIDERE… 1757 - le vignette di Ellekappa – mobilitarsi per votare 1758 - le vignette di FS – Feltri ha le prove LiberaUscita – associazione nazionale laica e apartitica per il diritto di morire con dignità Tel: 366.4539907 – Fax: 06.5127174 – email: [email protected] – web: www.liberauscita.it 1735 - TRIBUNALE DI PADOVA - ATTIVARE L’ORA ALTERNATIVA E’ UN OBBLIGO Comunicato stampa UAAR di mercoledì 4 agosto 2010 L’ora alternativa è un diritto, e ogni scuola è obbligata a garantirla. È quanto ha stabilito il Tribunale di Padova, accogliendo il reclamo presentato dai genitori di una bambina frequentante una scuola primaria statale della città veneta. Mentre ai suoi compagni era impartito l’insegnamento della religione cattolica, l’alunna era stata costretta prima a rimanere in classe, poi a trasferirsi in classi parallele, senza che l’istituto provvedesse ad attivare le lezioni alternative richieste. Secondo il tribunale, la loro attivazione costituisce invece un obbligo, e la scuola ha pertanto praticato nei confronti della bambina una doppia discriminazione, «nell’esercizio del diritto all’istruzione e alla libertà religiosa». Per questo «comportamento discriminatorio illegittimo» l’istituto e il ministero dell’istruzione sono stati condannati anche al pagamento della somma di 1.500 euro. «Dopo quello sul crocifisso, è un altro importante risultato ottenuto dall’UAAR, che ha sostenuto tecnicamente ed economicamente il ricorso», commenta Raffaele Carcano, segretario dell’associazione: «spiace solo che, per rendere veramente laico questo paese e per vedere riconosciuto un diritto fondamentale, sia stato necessario ancora una volta rivolgersi alla giustizia». 1736 - SE IL MONDO PERDE IL SENSO DEL BENE COMUNE - DI STEFANO RODOTÀ da: la Repubblica di martedì 10 agosto 2010 Pochi giorni fa l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha approvato una risoluzione che riconosce l’accesso all’acqua come diritto fondamentale di ogni persona. L’anno scorso il Parlamento europeo ha parlato di un diritto fondamentale di accesso ad Internet. Apparentemente lontane, queste due importanti prese di posizione di grandi istituzioni internazionali si muovono sullo stesso terreno, quello dei beni comuni, attribuiscono il rango di diritti fondamentali all’accesso di tutti a beni essenziali per la sopravvivenza (l’acqua) e per garantire eguaglianza e libero sviluppo della personalità (la conoscenza). Nell’ottobre del 1847, quattro mesi prima della pubblicazione del Manifesto dei comunisti, Alexis de Tocqueville gettava uno sguardo presago sul futuro, e scriveva: «Ben presto la lotta politica si svolgerà tra coloro che possiedono e coloro che non possiedono: il grande campo di battaglia sarà la proprietà». Quella lotta è continuata ininterrotta e il campo di battaglia, che per Tocqueville era sostanzialmente quello della proprietà terriera, si è progressivamente dilatato. Oggi sono appunto i beni comuni – dall’acqua all’aria, alla conoscenza, ai patrimoni culturali e ambientali – al centro di un conflitto davvero planetario, di cui ci parlano le cronache, confermandone la natura direttamente politica, e che non si lascia racchiudere nello schema tradizionale del rapporto tra proprietà pubblica e proprietà privata. Tra India e Pakistan è in corso una guerra dell’acqua; in Italia la questione dell’acqua è divenuta ineludibile dopo che un milione e quattrocentomila persone hanno firmato la richiesta di un referendum; il parlamento islandese ha deciso che Internet debba essere il luogo di una libertà totale, uno sterminato spazio comune dove sia legittimo rendere pubblici anche documenti coperti dal segreto. Il tema dei beni comuni segna davvero il nostro tempo, e non può essere affrontato senza una riflessione culturale e politica. Un misero esempio italiano di questi giorni ci mostra l’inadeguatezza degli schemi tradizionali e i rischi che si corrono. Da poco dichiarate dall’Unesco patrimonio dell’umanità, le Dolomiti sono oggetto di una mortificante contabilità, che sarebbe ridicola se dietro di essa non si scorgesse lo sciagurato "federalismo demaniale" che, trasferendo agli enti locali beni importantissimi, mette questi beni nella condizione di poter essere più agevolmente destinati a usi mercantili o privatizzati 2 o comunque destinati "a far quadrare i conti". E proprio questa eventualità mostra la debolezza dell’argomento, usato per l’acqua, secondo il quale basta che un bene rimanga in mano a un soggetto pubblico perché venga salvaguardato. Non è questione di etichette. È la natura del bene a dover essere presa in considerazione, la sua attitudine a soddisfare bisogni collettivi e a rendere possibile l’attuazione di diritti fondamentali. I beni comuni sono "a titolarità diffusa", appartengono a tutti e a nessuno, nel senso che tutti devono poter accedere ad essi e nessuno può vantare pretese esclusive. Devono essere amministrati muovendo dal principio di solidarietà. Incorporano la dimensione del futuro, e quindi devono essere governati anche nell’interesse delle generazioni che verranno. In questo senso sono davvero "patrimonio dell’umanità". Nel pensare il mondo, e le sue dinamiche, non possiamo sottrarci alla "ragionevole follia" dei beni comuni. Questo ossimoro, che dà il titolo a un bel libro di Franco Cassano, rivela un compito propriamente politico, perché mette in evidenza il nesso che si è ormai stabilito tra beni comuni e diritti del cittadino. Un bene come l’acqua non può essere considerato una merce che deve produrre profitto. E la conoscenza non può essere oggetto di "chiusure" proprietarie, ripetendo nel tempo nostro la vicenda che, tra Seicento e Settecento, in Inghilterra portò a recintare le terre coltivabili, sottraendole al godimento comune e affidandole a singoli proprietari. Per giustificare quella vicenda lontana si è usato l’argomento della crescita della produttività della terra. Ma oggi il nuovo, sterminato territorio comune, rappresentato dalla conoscenza raggiungibile attraverso Internet, non può divenire l’oggetto di uno smisurato desiderio che vuole trasformarlo da risorsa illimitata in risorsa scarsa, con chiusure progressive, consentendo l’accesso solo a chi è disposto ed è in condizione di pagare. La conoscenza da bene comune a merce globale? Così i beni comuni ci parlano dell’irriducibilità del mondo alla logica del mercato, indicano un limite, illuminano un aspetto nuovo della sostenibilità: che non è solo quella imposta dai rischi del consumo scriteriato dei beni naturali (aria, acqua, ambiente), ma pure quella legata alla necessità di contrastare la sottrazione alle persone delle opportunità offerte dall’innovazione scientifica e tecnologica. Si avvererebbe altrimenti la profezia secondo la quale "la tecnologia apre le porte, il capitale le chiude". E, se tutto deve rispondere esclusivamente alla razionalità economica, l’effetto ben può essere quello di "un’erosione delle basi morali della società", come ha scritto Carlo Donolo. In questo orizzonte più largo compaiono parole scomparse o neglette. Il bene comune, di cui s’erano perdute le tracce nella furia dei particolarismi e nell’estrema individualizzazione degli interessi, s’incarna nella pluralità dei beni comuni. Poiché questi beni si sottraggono alla logica dell’uso esclusivo e, al contrario, rendono evidente che la loro caratteristica è quella della condivisione, si manifesta con nuova forza il legame sociale, la possibilità di iniziative collettive di cui Internet fornisce continue testimonianze. Il futuro, cancellato dallo sguardo corto del breve periodo, ci è imposto dalla necessità di garantire ai beni comuni la permanenza nel tempo. Ritorna, in forme che lo rendono ineludibile, il tema dell’eguaglianza, perché i beni comuni non tollerano le discriminazioni nell’accesso se non a prezzo di una drammatica caduta in divisioni che disegnano davvero una società castale, dove ritorna la cittadinanza censitaria, visto che beni fondamentali per la vita, come la stessa salute, sono più o meno accessibili a seconda delle disponibilità finanziarie di ciascuno. Intorno ai beni comuni si propone così la questione della democrazia e della dotazione di diritti d’ogni persona. Spostando lo sguardo sui beni comuni, dunque, non siamo soltanto obbligati a misurarci con problemi interamente nuovi. Dobbiamo sottoporre a revisione critica principi e categorie dei passato. Dobbiamo rileggere in un contesto così mutato la stessa Costituzione, quando 3 stabilisce che la proprietà dev’essere resa "accessibile a tutti" e quando, nell’articolo 43, indica una sorta di terza via tra proprietà pubblica e privata. Qui è l’ineludibile agenda civile e politica non di un solo paese, ma di tutti coloro che vogliono affrontare con consapevolezza e cultura adeguate le questioni concrete che ci circondano. 1737 - UNA GIORNATA DI PASSIONE CIVILE - DI MARGHERITA HACK da: l’Unità di giovedì 26 agosto 2010 – intervista di Federica Fantozzi L’Italia civile faccia sentire unanime la sua voce. Scendiamo in piazza». Parole d’ordine: «Fuori Berlusconi. Realizziamo la Costituzione. Via i criminali dal potere. Restituiamo le tv al pluralismo. Elezioni democratiche». Obiettivo: «Difendere la Repubblica, (far) rinascere l’Italia dalle macerie in cui l’ha precipitata un regime di cricche». È l’appello per una «giornata di passione civile» lanciato da Paolo Flores D’Arcais sulla rivista Micromega, e sottoscritto da Don Gallo, Andrea Camilleri, Margherita Hack. Destinatari: associazioni, testate, cittadini, club, siti, gruppi viola, grillini, militanti di partito (però senza bandiere) esponenti della cultura, della scienza e dello spettacolo, personalità pubbliche. Appuntamento a Roma il 25 settembre o il 2 ottobre (data favorita, perché concomitante con il secondo No B Day del Popolo Viola). Margherita Hack, astrofisica di fama mondiale, già direttrice dell’Osservatorio astronomico di Trieste, fiorentina di nascita, atea dichiarata, impegnata da sempre nella difesa di principi come la laicità dello Stato e l’uguaglianza dei cittadini senza distinzione di sesso, religione appartenenza sociale e credo politico. Perché una manifestazione adesso? «Perché c’è un’involuzione della democrazia in dittatura soft in cui il premier si arroga il diritto di fare ciò che vuole. Non rispetta la Carta e non tollera obiezioni». È il momento politico dell’”obiezione” di Fini. Se fosse l’occasione di un nuovo governo? «Che si vada al voto o no, bisogna risvegliare le coscienze civili. La metà degli italiani non si indigna per le 36 leggi ad personam di Berlusconi». Ecco, ma è la stessa metà che non si indigna da vent’anni. Crede che l’ennesima manifestazione cambierà qualcosa? «I numeri non sono cambiati, è vero, ed è quello che mi meraviglia. Non capisco come non ci si turbi per le malefatte in un momento di crisi, disoccupazione e povertà. Forse quel 50% di italiani che ammira Berlusconi si sente come lui». Quale parte della Costituzione intendete “realizzare”? «Berlusconi vuole cambiarla per avere mani libere. Ma è stata studiata dopo il fascismo con pesi e contrappesi proprio per evitare che una forza prevarichi le altre». Secondo lei sarebbe un bene per l’Italia andare al voto in questo momento? «No, c’è un’opposizione inesistente e rivincerebbe il premier. A meno che la gente si svegli. C’è un altro aspetto preoccupante: dov’è l’opposizione? La fanno solo Vendola e Di Pietro, e il Pd gli dà addosso. Servirebbe invece una vera unità di tutti i partiti. Dopodichè, se Berlusconi vuole votare, si dimetta, apra la crisi e il presidente Napolitano deciderà». Ha fiducia nel Fini ribelle? «Non troppa. Mi fa piacere che abbia preso quella posizione perché in democrazia serve la dialettica. Ma qui si tratta di contrastare una banda di malfattori. Speriamo che Fini, Casini, Tabacci, che hanno ancora senso dello Stato, reggano fino in fondo». Il direttore del Secolo d’Italia Flavia Perina denuncia il linciaggio personale di Elisabetta Tulliani, la compagna del presidente della Camera, e il silenzio delle donne di destra. Lei che ne pensa? «È un gran pettegolezzaio. Una vendetta. Dicono: noi siamo coperti di fango e lo gettiamo anche sugli altri. La Tulliani faccia denuncia e sarà la magistratura a decidere». 4 1738 - CHIARA MORONI: LA POLITICA ITALIANA E’ CONDIZIONATA DALLA CHIESA di Aurelio Mancuso – Fonte: AGI – mercoledì 25 agosto 2010 Il Pdl, ma non solo. Tutta la politica italiana subisce “pesanti condizionamenti da parte della Chiesa cattolica, che su alcuni temi pretende di dettare l’agenda politica”. Lo dice a KlausCondicio l’esponente di Futuro e libertà, Chiara Moroni, che aggiunge: “Io non sono per il pensiero unico” e “su temi etici dico sì a maggioranze variabili”. In particolare, Moroni sottolinea: “E’ giusto che anche per l’aborto si utilizzino le novità medico-tecnologiche offerte dal progresso scientifico. Se abbiamo a disposizione nuovi strumenti meno invasivi per farlo all’interno del quadro normativo della 194, per me non esiste alcun motivo di discussione nell’adottarli”. Più in generale, però, Moroni rileva: “Sono terrorizzata dall’idea di toccare la 194 perché, nel momento in cui apriamo la discussione sull’opportunità di migliorarla, non vorrei che con qualche colpo di mano venisse largamente peggiorata”. Apertura al matrimonio gay: “Credo che, se due gay o due lesbiche si amano, debbano poter convolare a nozze, nel caso in cui lo vogliano, esattamente come un uomo e una donna. Ci vuole un matrimonio inteso come contratto civile”. Moroni poi rileva: “Parlare di inferiorità etica degli omosessuali e’ aberrante. Chi semina odio contro l’amore gay non è un democratico e costruisce cittadini di serie B”. Severo anche il giudizio sulla legge 40 sulla procreazione assistita: “E’ fortemente discriminatoria e pertanto va rivista. E’ stata un flop terribile, una umiliazione per le donne e le famiglie povere che non possono accedere alla fecondazione eterologa, mentre i ricchi la violano andando all’estero”. Infine, il testamento biologico, per la deputata finiana: “Ognuno di noi deve essere libero di decidere come vivere e anche come morire. Quindi, dico sì al testamento biologico ed è giusto che questo debba rispondere alle volontà di chi lo sottoscrive. Ci vuole una norma che recepisca tutto questo e non è quella uscita dal Senato”. Da Chiara Moroni parole da vera politica occidentale Fa bene ascoltare parole come quelle dell’onorevole Chiara Moroni di Futuro e Libertà pronunciate a KlausCondicio. E’ raro imbattersi in analisi cosi lucide come quella svolta dell’esponente politica, che traccia un quadro preciso sulla sconfortante situazione di arretratezza culturale e politica in cui il nostro paese è sprofondato. L’onorevole Moroni, giustamente lega il tema del matrimonio civile gay con le nuove tecniche abortive, il bio testamento, la fecondazione assistita, la dignità delle persone in particolare delle donne. Infatti, oggi esiste un intero pacchetto riforme civili che attendono di esser finalmente affrontate con serietà e determinazione, mentre la classe politica, come ricorda la Moroni, si fa dettare l’agenda politica dalla gerarchia cattolica. E’ da questo che bisogna saper ripartire e come indica la deputata di FL, ricercare schieramenti anche trasversali e differenti dalle logiche di maggioranza e opposizione. I diritti civili che in Italia sono da troppo tempo negati, possono esser rimossi dai programmi elettorali e dagli accordi tra i partiti, ma poi riemergono sempre, perché interessano milioni di persone che attendono di poter finalmente poter decidere in piena libertà e responsabilità, sulla propria vita, sui loro amori, sulla loro genitorialità, sulle cure e la fine dell’esistenza. Il nostro paese ha bisogno di una nuova classe dirigente in grado di dare voce e finalmente concretezza alle posizioni oggi cosi ben espresse da Chiara Moroni. Note: Chiara Moroni, parlamentare figlia del deputato socialista Sergio Moroni, suicida perché inquisito da 'mani pulite', ha lasciato il gruppo PDL per seguire Fini in Futuro e Libertà. Chiara Moroni è apertamente critica nei confronti delle intromissioni della Chiesa sui temi politici. In proposito ha dichiarato: “non mi veniva permesso di esprimere le mie posizioni, anzi ogni volta venivano esercitate pesanti pressioni perché non lo facessi”. Contestualmente alle dichiarazioni di Chiara Moroni, il capogruppo PDL al Senato, Maurizio Gasparri, ha dichiarato: “Il Pdl è la forza di riferimento per il mondo cattolico. Legge sul testamento biologico, difesa della vita, fermezza contro l`aborto chimico, tutela della famiglia anche con politiche economiche, fiscali e sociali, niente norme su unioni di fatto e coppie 5 gay. Su queste chiare scelte – ha sottolineato Gasparri - il Pdl si è espresso in Parlamento e nel Paese confermandosi salda e chiara forza di riferimento per il mondo cattolico. Mentre a sinistra e altrove prevalgono scelte diverse e intrise di laicismo". 1739 - FIORONI PLAUDE A BERLUSCONI - DI MAURIZIO MORI da: l’Unità di venerdì 27 agosto 2010 Il 5 agosto il ministro Sacconi & Co. presentava l’Agenda Bioetica del governo per imbonire il Vaticano. Il 15 rincarava la dose proponendola come tema di verifica di governo con giustizia, fisco, federalismo ecc., per spiazzare i dissidenti finiani di «Futuro e libertà». E subito Beppe Fioroni e altri tre parlamentari del Pd (Corriere, 17 agosto) approvavano l’Agenda e rilanciavano la «libertà di coscienza» del parlamentare sui temi bioetici. L’uscita di Fioroni e il successivo silenzio totale del Pd è un atto politico grave che sconcerta gli elettori. In un momento in cui il ddl Calabrò potrebbe diventare la Caporetto di Berlusconi, invece di rafforzare le critiche di un pessimo testo rifiutato dai medici e da moltissimi cattolici, Fioroni & Co. dichiarano che l’Agenda è condivisibile! E gli altri zitti... Forse, Fioroni non ha neanche letto l’Agenda, che prevede come «principio irrinunciabile e fondamentale» che «per tutti, credenti e non credenti, la vita sia il bene più prezioso». So che l’Agenda non è un trattato di bioetica, ma queste parole sono tanto superficiali e sbagliate che chiunque abbia un minimo di competenza dovrebbe rifiutarle. Neanche i cattolici sostengono che la «vita sia il bene più prezioso», perché elogiano i martiri pronti a rinunciare alla vita per proclamare che la fede è ben più preziosa. Per i laici, invece, più preziosa è la libertà di decidere, come ci hanno insegnato Welby e altri. L’Agenda è solo un’ennesima prova dell’incompetenza del governo Berlusconi: altro che richiamo ai valori! Che dire, poi, delle interpretazioni restrittive date della 194/78 e del «Piano federale per la vita» che è un ulteriore attacco all’eguaglianza di tutte le italiane e un espediente per finanziare il volontariato cattolico? O continuiamo a far finta di non vedere l’attacco frontale agli attuali servizi offerti dalla 194? Ancora più preoccupante è che Fioroni plauda alla proposta di Sacconi del «principio di sussidiarietà» per dare un’ulteriore spallata allo Stato sociale, affermando che in seguito alla lunga crisi oggi «non c’è nessuna eccedenza da dividere» (Avvenire, 18 agosto). Invece, di profitti ce ne sono e tanti, ma vanno ad ingrassare i pochi, i quali sono abili nel ribattezzare «principio di sussidiarietà» il rilancio della corruzione dilagante e del liberismo più sfrenato. Domando: ma un Partito che si propone di governare ha una linea programmatica sui temi di bioetica, famiglia, sussidiarietà e quant’altro, o sui «temi etici» si affida agli umori di coscienza di parlamentari come Fioroni & Co.? 1740 - FIORANO MODENESE (MO) – ISTITUITO IL REGISTRO Il 7 giugno 2010 esano state presentate in Comune le firme in calce alla proposta di delibera d'iniziativa popolare per istituire il registro delle dichiarazioni anticipate di volontà, firme raccolte dal "Comitato Articolo 32" di cui LiberaUscita fa parte. In data 15 luglio 2010 il Consiglio comunale ha approvato la delibera proposta ed il relativo regolamento di attuazione con 16 voti favorevoli, 1 contrario (Dian - PDL) e 1 astenuto (Bastai - PDL). Gli altri 4 consiglieri dell'opposizione hanno votato a favore. La delibera approvata è quella presentata dal “Comitato art. 32” con la sola modifica dell'ultimo punto del regolamento (quello relativo agli uffici preposti al servizio). Il Comune sta predisponendo le procedure concrete, che saranno messe sul sito alla fine di settembre. 6 1741 - CASTELFRANCO EMILIA (MO ) – ISTITUITO IL REGISTRO L’assessore al Comune modenese di Castelfranco Emilia, Nadia Manni, ha inviato alla ns. Presidente Maria Laura Cattinari il seguente messaggio:: Da: <[email protected]> A: <[email protected]> Data: 4 agosto 2010 Gentile Maria Laura, prima di tutto ben tornata e la voglio informare che anche a Castelfranco Emilia è stato approvato il Registro per T.B. nel mese di luglio. Favorevoli PD, Italia dei Valori, Lista Civica (siamo riusciti ad avere anche il loro voto) e contrari PDL e Lega Nord. Grazie. Buon lavoro 1742 – ROMA, MUNICIPIO XVII – RINVIATA L’APPROVAZIONE DEL REGISTRO Rocco Zizza, consigliere di Sinistra e Libertà al XVII Municipio ci ha inviato il seguente messaggio in data 9 agosto 2010: Ci risiamo. Ancora una fermata d’arresto. Come già avvenuto il 17 giugno, anche a fine luglio è mancato il numero legale (per l’assenza incrociata di membri del PDL e del PD) per la votazione della mozione che prevedeva l’istituzione del testamento biologico nel nostro municipio. Ricordo a tutti che la mozione è stata presentata in municipio ad ottobre del 2009 !!! Ai primi di settembre sarà riportata in discussione in aula consiliare, con la speranza che si possa finalmente arrivare ad un voto positivo della maggioranza dei consiglieri. Credo che tutte le forze politiche presenti in Consiglio, a questo punto, dovrebbero manifestare le proprie intenzioni di voto, senza nascondersi dietro la mancanza del numero legale. Vi terremo informati. 1743 – MINISTRO ROCCELLA - REGISTRI COMUNALI? PRESTO RISPOSTA GOVERNO da: ASCA – giovedì 5 agosto 2010 I registri per i testamenti biologici che qualche comune ha approntato sono ''una forma di deregulation, iniziative estemporanee che non possono offrire un reale servizio al cittadini con le necessarie tutele e garanzie, soprattutto circa il consenso informato'', per questo ''stiamo elaborando una risposta comune con il ministero dell'Interno''. Lo ha annunciato il sottosegretario alla Salute, Eugenia Roccella, durante la presentazione dell'agenda bioetica del Governo, questo pomeriggio a Palazzo Chigi. I Comuni, ha aggiunto, ''si stanno organizzando nelle maniere più diverse, c'è chi fa un deposito diretto al Comune, chi va dal notaio, chi li manda al ministero che li rimanda al mittente. Insomma, occorre fare ordine''. Infine, il sottosegretario ha parlato della legge sul testamento biologico in discussione in Parlamento: ''E' ormai giunta al termine del suo iter parlamentare e non penso ci saranno tatticismi per impedirne il varo''. Commenti. Se i Comuni si stanno organizzando, sia pure con modalità non identiche, per riconoscere ai loro cittadini la possibilità di depositare - nel rispetto delle leggi vigenti - dichiarazioni anticipate di volontà sulla loro vita, è appunto perché il Governo sinora ha fatto orecchie di mercante nei confronti delle loro richieste ed anzi, attraverso i rappresentanti della sua maggioranza nei Consigli comunali, ha tentato in ogni modo di impedire l'approvazione dei registri dei biotestamenti. Oggi, di fronte al proliferare dei registri a livello comunale e provinciale (il cui elenco può essere richiesto alla scrivente associazione), il Ministero della salute e quello dell'interno intenderebbero “offrire un reale servizio ai cittadini con le necessarie garanzie e tutele”. 7 Se veramente fosse questa l'intenzione, il modo per realizzarla è abbastanza semplice: istituire un registro nazionale al quale i Comuni possano trasmettere per via telematica e protetta le dichiarazioni anticipate di fine vita depositate dai cittadini e regolarmente autenticate. A tale registro potranno così rivolgersi, sempre in via telematica, i sanitari delle strutture pubbliche che avessero in cura pazienti incapaci di intendere e di volere per conoscere le loro eventuali volontà (vedasi in proposito l’art. 8 del disegno di legge n. 800 presentato dal sen. Adriano Musi: “È istituito presso il Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali il Registro delle dichiarazioni anticipate di volontà, basato su un archivio unico nazionale informatico”). Il timore, invece, è che dietro le dichiarazioni pubblicitarie si nasconda l’obiettivo di vietare o comunque rendere difficoltose le dichiarazioni anticipate di volontà, in analogia a quanto il Governo intenderebbe fare con la legge sul testamento biologico di prossima approvazione. Vedremo, nell’occasione, quale sarà il comportamento dei nuovi gruppi parlamentari che fanno riferimento all'attuale Presidente della Camera (gps) Da: [email protected] Inviato: venerdì 6 agosto 2010 11.46.03 Beh, caro Segretario, conoscendo i soggetti mi sembra una certezza matematica più che un timore. Nell'attuale momento, poi, sentendo che il potere può sgusciare via tra le dita, faranno di tutto per non perdere il sostegno della gerarchia, ed è facile immaginare che ne pagherà le spese ancora una volta la laicità delle istituzioni. Resistere, resistere, resistere ... e speriamo che basti. Un cordiale augurio di buone vacanze. Pier Giorgio Nicoletti. Da: Mina Welby ([email protected]) Inviato: venerdì 13 agosto 2010 17.51.31 Eh, purtroppo si sapeva già che tutto questo è da discutere. Non è detto che si faccia! Almeno spero! Sarebbe da andare sulle barricate, ma gli italiani sono troppo pigri e sconfortati, o....menefreghisti? Buon Ferragosto caro Giampiero Mina 1744 - CHIESA VALDESE – SI’ A TESTAMENTO BIOLOGICO E UNIONI CIVILI di: A. Giaimo e A. Rossi - da: La Stampa dei venerdì 27 agosto 2010 A Torre Pellice, nel Torinese, dove ogni fine d’agosto gli eredi del mercante Pietro Valdo - in Italia sono 30 mila - celebrano il Sinodo, ritrovo delle chiese evangeliche e metodiste, ci sono voluti due giorni, tre sessioni e decine d’interventi per trovare il punto d’incontro sul tema più spinoso: la benedizione alle coppie gay. Ne è uscito un ordine del giorno votato a maggioranza (105 sì, 9 no, 29 astenuti): saranno riconosciute dalle chiese valdesi anche in Italia, dove nessuna legge prevede matrimoni omosessuali né disciplina le unioni civili. Spetterà a ogni comunità stabilire tempi e modi, «laddove si sia raggiunto un consenso maturo e rispettoso delle diverse posizioni». «Un passo in avanti chiaro e netto, ma da collocare in un percorso che andrà ancora meglio definito, soprattutto nel rapporto tra le chiese e le coppie omoaffettive», spiega il presidente del Sinodo, l’ex magistrato Marco Bouchard. Nei paesi che prevedono le nozze gay i valdesi hanno già scelto. Si trattava di stabilire cosa fare in uno Stato dove non esistono leggi sul tema. Il verdetto è un «sì» nel rispetto delle diverse sensibilità di tutti e una posizione netta: no all’omofobia e alle discriminazioni, subito norme sui diritti delle coppie di fatto. 8 Colmare vuoti normativi. È la stessa logica che a Milano ha portato a raccogliere 500 firme sul registro per il testamento biologico. Un modulo, compilato e firmato davanti a un avvocato e due testimoni, tutti volontari: a Milano quasi tutti i firmatari erano laici. «Vuol dire che le persone ne sentono la necessità», riflette Giuseppe Platone, pastore della chiesa valdese meneghina, la prima ad aver istituito il registro. Una scelta simbolica, e «un segnale al Parlamento per una nuova legge sul fine vita che riconosca il diritto inalienabile alla decisione». I valdesi si erano già espressi tre anni fa, con un appello al Parlamento. Oggi lanciano un segnale ancora più forte, che non viene dal Sinodo, visto che il tema non è all’ordine del giorno, ma da molte comunità. Sulla scia di Milano a Torino, Bologna, Trieste e Napoli hanno istituito il registro. Altre città l’avranno presto, «là dove non esiste un servizio analogo fornito da amministrazioni pubbliche: una risposta alla domanda sulla dignità della vita e del fine vita e una testimonianza di laicità», afferma il pastore Platone. L’ispirazione arriva dalla Germania: dal 2003 esiste un modulo con cui si possono esprimere le proprie volontà, accompagnato da una riflessione sul fine vita elaborata dal pastore evangelico Manfred Kock e dal cardinale Karl Lehmann, all’epoca presidenti del Consiglio delle chiese evangeliche di Germania e della Conferenza episcopale tedesca. «Il pensiero evangelico dice che ognuno di noi ha la facoltà di decidere; il testamento biologico si colloca su questa linea», spiega la pastora Erika Tomassone, membro della Commissione bioetica, la stessa che, sempre ieri, dopo un lavoro di due anni, condotto da un pool di teologi, giuristi, medici, scienziati e ricercatori, ha approvato un documento in favore della ricerca sulle cellule staminali embrionali. 1745 – WISCONSIN, USA - DOPPIO SUICIDIO DI UNA COPPIA DI ANZIANI da: World right-to-die news del 22 luglio 2010 – traduzione per LiberaUscita di Alberto Bonfiglioli. River Hills. Katherine 'Kitty' Gute di 78 anni, stava perdendo la sua battaglia contro l’Alzheimer. Suo marito, Daniel, di 79 anni, era un urologo in pensione che temeva di finire da solo in una casa di riposo. Così hanno deciso di togliersi la vita insieme. Questa doppia morte non è stata una sorpresa per il cardiologo Dr. Bruce Wilson, un vecchio amico di famiglia, che ha dichiarato al reporter di TMJ4, Tom Murray: "Penso che il dottore e la signora Gute si ponessero la questione se si deve prolungare la vita ad ogni costo e volessero da me un’opinione se dovevano o no procedere in tal senso”. I Gute sono stati trovati dalla loro figlia seduti in macchina nel proprio garage. Secondo il medico legale, sembra che la morte sia avvenuta dopo l’inalazione di una quantità letale di elio. Durante almeno un decennio, sembra che il dott. Gute s’interessasse al suicidio e alla fine della vita. Difatti, gli investigatori hanno trovato nella loro casa un DVD titolato 'Final Exit' e una copia del libro 'To Die Well' di Sidney Wanzer, un leader del movimento "death with dignity". Sembra che I Gute non abbiano parlato con nessuno della loro volontà di metter fine alla propria vita in quanto erano consapevoli che si trattava di una questione controversa che avrebbe messo a disagio i loro potenziali interlocutori. Hanno lasciato al loro amico, Dr. Wilson, le spiegazioni. “Tutto è stato fatto tecnologicamente in modo appropriato, ma rimane aperta la questione: cos’é la qualità della vita?” É stata programmata una cerimonia funebre dei Gute per il 7 agosto, la data in cui la famiglia aveva programmato di celebrare l’ottantesimo anniversario del dott. Gute. 1746 – CALIFORNIA, USA - INCOSTITUZIONALE IL DIVIETO A MATRIMONI GAY da:www.repubblica.it di giovedì 5 agosto 2010 E' incostituzionale proibire i matrimoni tra persone dello stesso sesso. 9 Lo ha stabilito un giudice distrettuale di San Francisco, Vaughn R. Walzer, contrastando quanto deciso con l'approvazione della cosiddetta 'Proposition 8' in un referendum popolare del 2008. Per il giudice, la proposta del divieto "non fornisce alcuna base ragionevole alla scelta di negare l'autorizzazione a sposarsi agli uomini gay e alle donne lesbiche" e viola il 14esimo emendamento della Costituzione che garantisce l'eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge. Ma la sentenza di Walzer, accolta positivamente dal governatore dello Stato, Arnold Schwarzenegger, e dal sindaco di Los Angeles, Antonio Villaraigosa, è solo un passo avanti in una battaglia che è ben lontana dalla conclusione e che finirà verosimilmente alla Corte Suprema degli Stati Uniti prima di essere risolta definitivamente. Il referendum del 2008. Con una maggioranza del 52%, grazie all'attivismo delle organizzazioni vicine ai mormoni e all'opposizione degli afroamericani che non lo considerano un diritto civile, i californiani avevano votato a favore per la messa al bando delle nozze tra omosessuali, legali fino a quel momento in California. Scontato il ricorso. Non ci sono dubbi sul fatto che la sentenza del giudice Walker sarà impugnata. Sarà una Corte d'Appello federale della stessa San Francisco, giudicata una delle più aperte, a pronunciarsi nei prossimi mesi. Poi, qualunque sarà il verdetto, è altrettanto scontato che i perdenti si rivolgeranno alla Corte Suprema degli Stati Uniti, che secondo gli esperti dovrebbe giudicare ricevibile il ricorso. L'incognita più grande è rappresentata dal presidente della Corte, il conservatore John Roberts, e dai membri cattolici, la maggioranza: tutti gli occhi saranno verosimilmente puntati su Anthony Kennedy, che ha spesso rappresentato l'ago della bilancia tra i nove 'saggi'. Il processo. Le prime udienze del processo di San Francisco si erano svolte all'inizio dell'anno. Il ricorso era stato inoltrato da una coppia di lesbiche che contestava la legittimità della 'Proposition 8' giudicata incostituzionale perché lede i diritti umani, che devono essere uguali per tutti. La reazione dei conservatori. Dopo la sentenza, i gruppi conservatori hanno attaccato il 'partito dei giudici': "In base alla nostra Costituzione, la definizione e il significato di matrimonio è una decisione lasciata al popolo, non affidata ad una piccola frazione della popolazione che sono i giudici", ha tuonato Robert George, presidente della National Organization for Marriage. "Qui è in gioco non solo il destino della California, siamo pronti a combattere questa battaglia fino alla Corte Suprema", gli ha fatto eco Andrew Pugno, uno degli avvocati che ha rappresentato le ragioni della 'Proposition 8', ricordando che in altre 30 costituzioni statali è stato inserito il divieto dei matrimoni gay. Negli Usa le nozze tra persone dello stesso sesso sono legali in Massachusetts, Connecticut, Vermont e New Hampshire, in Iowa e nel Distretto di Columbia dove è situata la capitale Washington 1747 - SVIZZERA - NO A LIMITARE SUICIDIO ASSISTITO MALATI NON TERMINALI Da: ADUC Salute dell’11 agosto 2010 La ministra di giustizia e polizia Eveline Widmer-Schlumpf intende rivedere la legge riguardante l'aiuto al suicidio. Le proposte del Consiglio federale inviate in consultazione - si va da una regolamentazione severa di questo settore fino alla limitazione delle attività di organizzazioni come Exit e Dignitas - hanno raccolto dure critiche. La consigliera federale ha dichiarato alla «Sonntagszeitung» di voler tener conto del desiderio espresso da una maggioranza degli ambienti sentiti secondo i quali l'aiuto al suicidio non deve più essere limitato alle persone affette da una malattia fisica incurabile il cui esito mortale è ormai prossimo. 10 Alcuni ambienti hanno infatti rimproverato all'esecutivo di aver escluso dall'aiuto al suicidio le persone affette da malattie croniche. Questa critica era stata espressa dalla Commissione nazionale di etica, la quale auspica nondimeno regole più severe. La commissione non vuole tuttavia il divieto delle organizzazioni di aiuto al suicidio. Criticata anche la proposta governativa di ottenere il parere di due medici indipendenti. 1748 - G.B. - MEDICO ACCUSATO DI ASSISTENZA AL SUICIDIO POTRÀ’ ESERCITARE da: ADUC Salute del 7 agosto 2010 Un medico di famiglia scozzese che ha prescritto sonniferi a una paziente in modo che potesse porre fine alla sua vita è stato dichiarato idoneo a praticare la professione medica. Tutte le restrizioni imposte al dottor Iain Kerr dal General Medical Council (GMC) sono state ritirate con effetto immediato da venerdì. La commissione a cui Kerr aveva fatto ricorso ha scritto: "Lei è da sempre un medico bravo e coscienzioso". I pazienti, che hanno risposto in centinaia per dimostrare il loro sostegno al dottor Kerr nel corso degli ultimi due anni, hanno accolto con favore la decisione. Il dottore era stato sospeso nel luglio 2008 dal GMC dopo aver prescritto ad una donna in pensione di 87 anni delle compresse di sodio amitale per consentirle di togliersi la vita. Lo scorso gennaio gli era stato permesso di tornare a lavoro, ma a pesanti condizioni compreso il divieto di prescrivere alcuni farmaci e sotto la supervisione di un controllore. Nel corso di una udienza questa settimana, il dottor Kerr ha detto al GMC che se un paziente gli chiedesse nuovamente aiuto a suicidarsi, egli rifiuterebbe di offrire qualsiasi tipo di assistenza. La commissione del GMC ha dichiarato di essere stata colpita dall'onestà del dottor Kerr durante l'audizione. "Anche se non ha cambiato le sue opinioni in materia di suicidio assistito, opinioni a cui ha diritto, la commissione è convinta che lei abbia riconosciuto di aver sbagliato nel permettere alle sue convinzioni di influenzare il trattamento dei suoi pazienti. La commissione è del parere che lei apprezzi appieno la gravità della sua cattiva condotta precedente e non vi è dubbio che non agirebbe nello stesso modo in futuro di fronte a situazioni analoghe. La commissione è del parere che non vi siano rischi al pubblico o ai pazienti con un suo ritorno alla pratica medica senza restrizioni ". Kerr ha dichiarato: "Sono molto lieto che le restrizioni siano state eliminate e possa tornare alla normalità". Commento. Sempre in Gran Bretagna, il medico gallese Howard Martin era stato invece interdetto all’esercizio della professione, ma non sottoposto a processo penale, pur avendo aiutato a morire almeno 18 persone. La differenza sta nel fatto che il dr. Martin aveva confermato davanti alla Commissione disciplinare medica la giustezza del suo operato (“Non credo di avere ucciso alcun paziente. Credo invece di averli confortati nel momento del bisogno: Nel giorno del Giudizio dovrò risponderne a Dio, e la mia risposta sarà che ho fatto del mio meglio per i miei pazienti”), mentre il dr. Kerr, pur ribadendo le sue opinioni, ha riconosciuto di aver sbagliato e si è impegnato a non agire più nello stesso modo. Insomma, l’obiezione di coscienza vale soltanto per coloro che sono contrari all’eutanasia? (gps) 1749 – G. B. – IRWIN CHIEDE ASSISTENZA SUICIDIO PER MALATI NON TERMINALI Da: ADUC Salute del 16 agosto 2010 Il suicidio assistito dovrebbe essere permesso non solo ai malati terminali ma anche alle persone anziane che, a causa dell'insorgere di malattie o semplicemente perché 'stanchi di vivere', decidono di porre termine alla propria vita. Lo sostiene l'ex medico di base britannico Michael Irwin, noto alle cronache britanniche per aver aiutato a morire nove dei suoi pazienti. 11 Con il progressivo aumento dei cittadini britannici oltre gli 85 anni e in seguito a un sondaggio secondo cui il 67% dei britannici sarebbe favorevole ad una legge che permettesse sia agli anziani che ai malati terminali di accedere al suicidio assistito, Irwin ha chiesto che l'idea venga considerata dal parlamento britannico. 'Dopo otto o nove decenni di vita, molti possono giustamente decidere di aver vissuto al massimo e che la loro vita é diventata troppo lunga', si legge in una nota dell'associazione presieduta da Irwin, Society for Old Age Rational Suicide, associazione per il suicidio razionale in tarda età (Soars), che sostiene che tutti dovrebbero aver diritto a una 'morte dignitosa'. La proposta é che due dottori e un testimone legale potrebbero certificare che il malato terminale che decide di morire é in grado di intendere e non è stato sottoposto a pressioni. Mentre per le persone anziane non in fin di vita, l'iniezione letale potrebbe essere somministrata dopo due mesi dalla decisione, in modo da lasciare al paziente il tempo di cambiare idea. Il suicidio assistito non é legale in Gran Bretagna ma, sebbene non sia mai stato affrontato il tema nel caso di persone anziane non in fin di vita, un recente caso giuridico ha portato alla pubblicazione di linee guida riguardo alle conseguenze legali per chi fornisce assistenza al suicidio di malati terminali. Secondo le linee guida ufficiali, resta illegale somministrare una sostanza letale. Non saranno processati però coloro che agiscono per motivi 'umanitari' e non di 'guadagno personale' (come ad esempio legati a lasciti testamentari). 1750 - NUOVA ZELANDA - 47% ABITANTI FAVOREVOLE AL SUICIDIO ASSISTITO Da: Aduc salute n° 34/2010 - notizia del 23 agosto 2010 Quasi la metà dei cittadini della Nuova Zelanda è favorevole alla legalizzazione del suicidio assistito. Un nuovo sondaggio del Research New Zealand ha rivelato che il 47% dei neozelandesi vuole un maggior grado di autodeterminazione nel fine vita. Ma tanti sono anche gli oppositori di questa pratica, il 44%. Favorevoli sono soprattutto gli ultratrentacinquenni (51%), mentre solo il 39% dei cittadini fra i 15 e i 34 anni si è espresso per la legalizzazione. "Le persone più anziane e coloro che hanno parenti più anziani vivono l'argomento in modo differente rispetto ai più giovani", spiega il direttore di Research New Zealand, Emanuel Kalafatelis. Un'altra differenza riguarda l'etnia: mentre il 49% della popolazione di origine caucasica e' favorevole alla legalizzazione, solo il 37% dei Maori e degli abitanti delle Isole pacifiche la pensa allo stesso modo. 1751 - LIBERAUSCITA ALLA FESTA PD DI LEGRI Carissimi come consuetudine anche quest'anno siamo stati presenti a Legri con uno stand alla festa del PD dal 19 al 25 luglio (festa provinciale). Anche se il caldo torrido non ci ha dato tregua abbiamo avuto un buon afflusso di pubblico. Sono però molto arrabbiata con i responsabili regionali della festa, che per la partecipazione di politici nazionali e locali hanno annullato la serata con Mina Welby. Prima hanno chiesto di spostare la serata al 19 anziché il 20 come già stampato sul programma, poi siccome il 19 veniva l'on Marini hanno proposto di spostare Mina a un sabato o una domenica pomeriggio alle 18,30. Dopo essermi consultata con Mina abbiamo deciso che era meglio rinunciare. Avevo proposto di far venire comunque Mina al ns. stand come da programma per incontrare i visitatori della festa: mi è stato risposto che non avrei potuto pubblicizzare la cosa perché se fosse venuta più gente da noi che ad ascoltare Marini (molto probabile) il partito avrebbe fatto una brutta figura 12 Ho riprogrammato la presentazione del libro di Mina a ottobre al circolo Valdese a Firenze. La presentazione del libro "Gli ultimi giorni di Eluana” dovremmo farla all'interno di un convegno promosso da LiberaUscita e Uaar con il patrocinio della regione Toscana il 5 novembre p.v. Vi darò notizie più precise appena avrò la bozza Un abbraccio Meri Negrelli – Vicepresidente di LiberaUscita 1752 - IN MORTE DI COSSIGA Pur con tutto il rispetto che si deve a ogni persona scomparsa, non possiamo unirci al singolare peana di questi giorni. Tutti – da destra al centrosinistra: non è strano? – si dichiarano amici di Francesco Cossiga, ne riconoscono le doti morali, rimpiangono la sua ironia (ma chi ha riso o sorriso mai alle sue “esternazioni” ambigue, intrise di sottintesi, mai chiari e cristallini, di messaggi trasversali?), ecc. ecc. A noi, invece, viene spontaneo accostare la figura dell’ex presidente della nostra (povera) Repubblica al potere Dc e alle trame occulte dello stato, all’associazione eversiva Gladio, ad Aldo Moro lasciato morire da solo, all’assassinio di Giorgiana Masi, e così via. Fino alle ultime “picconate” (o sarebbe meglio dire cattiverie): il consiglio di infiltrare provocatori nei cortei di protesta in modo da scatenare disordini e quindi la reazione violenta dalle forze dell’ordine, gli insulti a Beppino Englaro («Da cittadino, da cattolico, da senatore, da ex presidente del Consiglio dei ministri, una calda lode e un sincero grazie al premier Silvio Berlusconi per la sua iniziativa a favore della causa della vita e contro gli “assassini legali”»). Rino Tripodi – responsabile LiberaUscita per l’Emilia Romagna – Direttore di LucidaMente 1753 – PRATO - LA PICCOLA CASA DOVE SI SCONFIGGONO DOLORE E PAURA di Sara Camariora – da: il Tirreno di giovedì 26 agosto 2010 Una casa in piccolo, con una cucina-tisaneria, la sala soggiorno con impianto hi fi e televisione: pareti tinteggiate di verde o di rosa, colori tenui che contribuiscono a rendere l'ambiente caldo e accogliente. Siamo all'Hospice di Prato, struttura sanitaria residenziale realizzata all'interno del Palazzo Muzzarelli-Verzono in Piazza del Collegio. Inaugurata nel maggio 2008 e attiva dal 1 settembre dello stesso anno, accoglie pazienti affetti da patologie inguaribili e vincolati a necessità assistenziali o terapeutiche che i familiari, a domicilio, non potrebbero fronteggiare nella maniera adeguata. Al suo interno 7 camere singole, con bagno personale, attrezzato per chi non è in grado di muoversi, un armadio e un divano letto per ospitare anche di notte un familiare o un amico. Vi lavora un equipe multidisciplinare, quasi totalmente al femminile, con personale medico specializzato, la dottoressa Maria Ciampolini, direttore responsabile della struttura e la dottoressa Gioia Pastacaldi, medico referente, da anni impegnata nell'ambito delle cure palliative, personale infermieristico appositamente selezionato, coordinato da Nicletta Bottin, operatori socio-sanitari e volontari dell'associazione Onlus File, Federazione Italiana per la Leniterapia: garantito anche un supporto psicologico a degenti e familiari, nonché un sostegno all'intera equipe quando si tratta di affrontare situazioni drammatiche, nella persona del dottor Salvo Ragonesi, non operante a tempo pieno ma disponibile ogni volta se ne presenti la necessità. Trattare il dolore in tutte le sue forme, con cure integrate e mirate alle varie situazioni, evitando ogni accanimento terapeutico, avendo a che fare con patologie in fase avanzata: questo fondamentalmente il modus operandi dell'Hospice. «Il nostro obiettivo è la qualità della vita del paziente, non la quantità, sulla quale hanno già operato in precedenza le altre strutture sanitarie - spiega la dottoressa Pastacaldi - L'Hospice 13 garantisce tutte le possibilità terapeutiche e assistenziali dell'ospedale in un ambiente più accogliente e "domiciliare", dove i familiari possono essere presenti per tutto l'arco della giornata: dopo le 22 può restare solo una persona, anche a dormire». Parlando di cure palliative, la dottoressa fa un discorso a tutto tondo che include non solo le terapie lenitive ma anche un'attenzione più generale a ogni tipo di mancanza o sofferenza del paziente, psicologica, sociale o spirituale, cosa che in un ospedale è difficilmente realizzabile, per un numero maggiore di situazioni da gestire, diversificate tra loro quanto a stadio della malattia: «Le cure palliative presuppongono centralità, autonomia e rispetto del paziente. Per questo assecondiamo, per quanto possibile, le esigenze dei nostri ospiti, che desiderano una sistemazione non troppo dissimile dalla propria casa. Per esempio possono personalizzare la propria stanza con quadri o fotografie o utilizzare la tisaneria per mangiare una pizza con i propri familiari: un signore ha potuto passare del tempo con il nipotino di pochi mesi, un'altra signora ha voluto vedere il suo cane. I degenti in molti casi socializzano tra loro e ci è capitato di festeggiare compleanni o di cenare tutti insieme». Un trattamento personale e conforme ai bisogni delle persone, che rende l'Hospice familiare e accogliente, diverso da quello che è nell'immaginario collettivo una struttura che ospita malati terminali. «Lottiamo spesso con un pregiudizio nei nostri confronti. Spesso le famiglie evitano di contattarci perché temono di abbandonare i loro cari: così facendo però li relegano in situazioni ancora peggiori, non garantendo a domicilio lo stesso trattamento che i pazienti riceverebbero qui, o ancora peggio, chiamando il 118 in situazioni di emergenza quando ormai al pronto soccorso non possono più operare a livello terapeutico. Le persone che si sono rivolte a noi, dopo una diffidenza iniziale, si sono trovate bene e hanno deciso di rimanere: lo stesso vale per i familiari, che spesso ci hanno ringraziato per il nostro trattamento, che loro, per motivi logistici, non sarebbero stati in grado di fornire». Secondo la dottoressa Pastacaldi, l'Hospice è solo un tassello di quella che dovrebbe essere una rete assistenziale per il sostegno di malati gravi: «Ci sentiamo un pò una cattedrale nel deserto. E' necessario offrire servizi collegati e collegabili basati sull'assistenza domiciliare, l'adeguamento delle strutture ospedaliere e l'Hospice. Personalmente mi occupo anche a livello domiciliare di cure palliative e all'interno dell'Hospice sono disponibile per consultazioni nell'ambulatorio di terapia antalgica e cure palliative, ma non basta. Come struttura, sarebbe utile poter accogliere ancora più persone e realizzare anche degenze temporanee, per esempio nei periodi in cui, per problemi di lavoro, di salute o di stress, familiari non riescono a garantire l'adeguata assistenza al parente malato». Articolo inviato da Meri Negrelli, vice-presidente nazionale di LiberaUscita, la quale opera come volontaria nell’hospice di Prato. 1754 - TORINO - UN ANTIDOTO ALL’INTOLLERANZA: L’IRONIA Nell’ambito delle iniziative che precedono le celebrazioni per il centocinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia va segnalata la mostra storica tenutasi a Torino “Asini, Muli, Corvi e Maiali: la satira in Italia tra Stato e religioni dal 1848 ai giorni nostri” su proposta della Consulta torinese per la laicità delle istituzioni, realizzata in collaborazione con il Comitato provinciale di Torino dell’AICS, la Fondazione Ernesto Rossi – Gaetano Salvemini e la Fondazione Antonio Mazzotta. La rassegna consiste in una lunga panoramica della satira illustrata italiana sui rapporti tra Stato e Chiesa a partire dalle origini, affrontando gli argomenti principali, per proseguire con gli autori e le testate più rappresentative attraverso un percorso cronologico e tematico grazie alle riviste e ai disegni originali dell’epoca di spiccato valore artistico e storico con uno sguardo particolare ai giornali piemontesi e a quelli francesi mentre una sezione della mostra è dedicata alle confessioni religiose cosiddette “minoritarie” come l’ebraismo ed il protestantesimo affiancata da un’altra piccola sezione dedicata invece alla massoneria. 14 Il potere della Chiesa e la sua influenza sulla vita politica sono sempre stati oggetto della satira illustrata talvolta critica, laddove metteva in luce il divario esistente tra la dottrina cristiana e i comportamenti della gerarchia ecclesiastica, talvolta dichiaratamente anticlericale con forte componente ideologica laddove cercava di evidenziare la forte ingerenza della religione nelle “cose di Stato”. D’altra parte la Chiesa stessa, a sua volta, propose una propria editoria di propaganda anch’essa di matrice fortemente satirica sconfinando spesso nella rozzezza e nella brutalità rappresentativa delle proprie prese di posizione. Esemplari sono i fogli e i giornali come il “Cassandrino” costretto a chiudere per censura, “La Frusta”, “Il Bastone” o “Il Rabarbaro” di area esplicitamente clericale i quali rincararono la dose del proprio peso censorio soprattutto dopo l’introduzione della legge delle Guarentigie del 1871 con la quale si garantivano i diritti del Pontefice e dello stesso sui beni disponibili regolando i rapporti fra Stato e Chiesa ma assicurando ad entrambi la massima indipendenza. Rapporti che purtroppo andarono peggiorando fino a giungere al 1874 e alla famosa formula del “non expedit” per cui ai cattolici venne vietata la partecipazione alla vita politica da parte della Curia romana. Ed ecco che comparvero le vignette contro i massoni (considerati acerrimi nemici della Chiesa) e contro gli ebrei che proliferarono soprattutto in epoca fascista per cui si giungerà ad un vero e proprio odio razziale sulla scorta delle leggi antisemite del 1938. Analogo discorso venne portato avanti nei confronti dei pastori protestanti pesantemente biasimati a causa della loro libertà di contrarre matrimonio stroncando pesantemente, di conseguenza, anche la figura della donna. L’accurata ricerca è stata tenuta su una cinquantina di testate di diverse periodicità come “Il Fischietto”, “Il Pasquino”, “Spirito Folletto”, “L’Asino” o il “Codino Rosso” con orientamenti politici diversi fino all’ “”Avanti” con Scalarini, il “Popolo d’Italia” con Sironi, il “Mondo” con Maccari e Bertoli e “Repubblica”. Non manca la satira esplicitamente anticlericale con i lavori di “Cuore”, “Tango”, il dissacrante “Male” e quelli di Pino Zac su “Il Sale” e “L’Anamorfico”. Partendo da una cronologia storica è necessario considerare i momenti culminanti dell’Illuminismo, della Rivoluzione francese e dell’Epoca napoleonica che alimentarono la nascita di un sentimento nazionale e la relativa liberazione dall’oscurantismo religioso ma è soprattutto con il Risorgimento che iniziarono le battaglie per la libertà di pensiero e di azione dal momento che la Chiesa mostrava la sua totale chiusura nei confronti del progresso e di qualsiasi evoluzione sia sociale che economica. Diversi i temi affrontati ed illustrati come quello del matrimonio, del divorzio, delle tasse versate al Vaticano e dell’istruzione. Sorprendente l’attualità delle vignette e copertine, non solo dal punto di vista contenutistico ma anche grafico e visivo, da cui emerge come molti elementi vengano recuperati ancora oggi dai vignettisti, sebbene in un contesto rappresentativo più scarno e semplificato ma sempre di grande efficacia comunicativa nonostante la nostra epoca sia ormai contrassegnata dal dominio televisivo e dalle reti “on line”. Infatti è proprio attraverso questi strumenti di massa che la satira viene oggi ripresa nei programmi di informazione e di dibattito o immessa in rete ma pur sempre fortemente connotata dal punto di vista ideologico. La particolarità ed unicità della mostra consiste nell’adozione del tema della satira animale utilizzato in chiave aristotelica e medievale o attraverso la trasposizione della favola esopiana. Gli asini, i muli, i corvi, i maiali, i leoni e gli altri vari animali raffigurati costituiscono una sorta di “bestiario satirico” utilizzato per tutto l’Ottocento e il Novecento per cui la figura del prete, facente parte di un immaginario molto “boccaccesco”, viene ritratto spesso come “grasso e 15 mangione” talvolta come “falso e seduttore” o “corruttore del gentil sesso” o ancora, (e qui sta la modernità contenutistica), come un “pedofilo”, per cui la satira che inizialmente si presentò come un fatto sociale e di costume si trasformerà ben presto in “questione politica” dal profondo risvolto idealistico. Il discorso fortemente anticlericale venne veicolato contro particolari figure come quelle dei gesuiti, veri detentori del potere culturale e rappresentati come incarnazione del male assoluto e quella del papa e dei suoi consiglieri spesso raffigurati in coppia con il diavolo intenti a frenare il progresso. Numerosissimi sono i personaggi storici e politici immortalati dalle vignette molto ironiche e spesso anche divertenti come Cavour, Giolitti, Crispi, Mussolini, Depretis, Togliatti, Andreotti e molti altri trasformati in una vera e propria “fauna politica italiana”, oggetto di derisione popolare. Tra i tanti vale la pena ricordare il Cavour per la sua opera di laicizzazione dello Stato. Infatti nel 1850 difese le leggi Siccardi promosse al fine di diminuire i privilegi del clero prevedendo l’abolizione del tribunale ecclesiastico, il diritto d’asilo nelle chiese e nei conventi, la riduzione delle festività religiose e il divieto per le corporazioni ecclesiastiche di acquistare beni, ricevere eredità o donazioni senza il consenso del Governo. Ma lo si celebra soprattutto per il grande insegnamento inerente al rispetto dello Stato e delle istituzioni mentre la laicità espressa nel motto “libera Chiesa in libero Stato” è da considerarsi come scrisse Piero Calamandrei nel “Discorso sulla Costituzione” alla base della nostra Carta Costituzionale. E ancora Giovanni Spadolini lo definì come “L’unico uomo di Stato, per uno Stato che ancora non c’era”. E che forse oggi è da ricostruire. La mostra si è rivelata particolarmente interessante anche per il percorso storico e culturale nel quale lo spettatore viene immesso grazie ad un filo conduttore: la religione cattolica ossia l’elemento che permette di ripercorrere la storia del nostro paese a partire dalla Repubblica Romana di Armellini, Saffi e Mazzini del 1849 (che ebbe lo scopo di contrapporre al dispotismo papale un sistema democratico) all’epoca fascista con il Patto Gentiloni nel 1913 (che impegnava i cattolici a sostenere nelle lezioni politiche i candidati liberali contrari a misure anticlericali) passando attraverso il Concordato del 1929 mentre alcuni anni prima Antonio Gramsci definiva il Vaticano come “la più grande forza reazionaria esistente in Italia” ed il regime dava vita ad un paese clerico-fascista sopprimendo la festività del 20 settembre e ponendo fine ad un periodo di dialogo sebbene fosse stato molto conflittuale. Come delineato anche molto ampiamente sul relativo catalogo il percorso della mostra è suddiviso in tappe cronologiche: 1) Dal 1848 al 1870. Periodo contrassegnato dal tema della ricerca dell’Unità d’Italia e dalla perdita del potere temporale della Chiesa cattolica nel quale i giornali satirici sono in prevalenza di opinione liberale e rivoluzionaria mentre i giornali piemontesi appoggiano la politica di Cavour sebbene ne criticano la prudenza. L’Italia viene raffigurata come una giovane fanciulla conquistatrice ed i piemontesi come coloro che mettono in pericolo i beni e i privilegi dei religiosi per muovere una vera e propria guerra di liberazione con la presa di Roma da cui scaturì una pesante satira anticlericale contro Pio IX ed il cardinale Giacomo Antonelli promotore del famigerato “obolo di San Pietro”. 2) Dal 1871 al 1929. Caratteristica di questa fase è l’instabilità continua nei rapporti fra Stato e Chiesa. Sono presenti i tentativi di conciliazione ma le spinte liberali e socialiste verso una laicizzazione dello Stato sono molto destabilizzanti. I pontefici che si susseguirono ostacolarono per molto tempo la presenza attiva dei cattolici nella vita politica italiana. In particolare viene ricordato e raffigurato con insistenza, in negativo si intende, Pio X con il suo fido cardinale Merry del Val dalla visione fortemente reazionaria nei confronti della società. 16 Con la prima guerra mondiale si placarono i conflitti nella battaglia tra laici e cattolici ma Vittorio Emanuele III risultò essere un re di forti tendenze anticlericali. I cattolici democratici finirono per essere perseguitati insieme ai liberali e ai socialisti durante l’avvento del fascismo e punto di assestamento sarà costituito dai Patti Lateranensi e la solenne dichiarazione del cattolicesimo come religione di Stato. In questo periodo comparve una ricca fioritura della satira illustrata stroncata in seguito dalle leggi mussoliniane sulla libertà di stampa. Infatti dopo il 1925 resisteranno solamente i giornali umoristici e filo-fascisti o quelli che modificheranno la propria linea editoriale schierandosi con il regime. Infatti a fine dicembre di tale anno entrò in vigore la legge sulla Stampa la quale stabiliva che i giornali potevano essere diretti, scritti e stampati solo se avevano un responsabile riconosciuto dal prefetto quindi dal governo. Tutti gli altri erano considerati illegali e venne istituito l’Ordine dei giornalisti per cui l’iscrizione richiedeva un certificato di buona condotta politica rilasciato sempre dall’organo prefettizio. Con la “costituzionalizzazione” del Gran Consiglio si stabilì che tutta la stampa doveva essere sottoposta a controllo ed eventualmente censurata se avesse avuto contenuti antinazionalistici e/o di critica verso il governo e vennero istituiti strumenti di controllo e di censura anche nei confronti degli spettacoli teatrali e cinematografici. 3) Dal 1930 al 1948. In questo periodo di consenso alla dittatura i giornali umoristici di area non allineata fanno la fronda camuffando la critica al sistema con un umorismo surreale ma sono presenti testate che satireggiano con forza contro ebrei e alleati mentre persino la famigerata Repubblica di Salò purtroppo ebbe propri giornali satirici. E credo non ci sia bisogno di commenti. Alla fine della guerra si rinnovò il contrasto tra laici e clericali e si fecero strada autori di forte impatto popolare come Benito Jacovitti e Giovannino Guareschi. Nacque anche “L’Uomo Qualunque” rappresentativo di quella parte di popolazione stanca e delusa dalla politica e mentre si aprì una nuova stagione dedicata ai diritti civili, si terminò con l’anticlericalismo di maniera e la satira divenne prevalentemente laica. 4) Dal 1949 al 1981. Stagione rappresentata dal governo democristiano dapprima con posizioni reazionarie, in seguito con apertura al dialogo nei confronti della sinistra socialista e repubblicana e con il Partito liberale. Vignette di gusto fortemente anticlericale vennero ospitate nel “Il Mondo” di Mario Pannunzio e nel “L’Espresso” di Arrigo Benedetti e poi di Eugenio Scalfari. Anche negli anni Settanta si affermarono importanti autori satirici come il già sopra citato Giuseppe Zaccaria in arte Pino Zac che toccherà grandi tematiche come quella del divorzio e dell’aborto ed “Il Male” risulterà essere il foglio satirico più importante degli ultimi decenni, irriverente con tutti e spietatamente dissacrante. Posizioni fortemente anticlericali vennero assunte anche dal noto Giorgio Forattini con “Satyricon”, supplemento di “La Repubblica” ma nel 1981 (anno del primo governo pentapartitico a guida laica) con il referendum sulla legge 194 dopo quello del divorzio del 1974 si chiuderà il periodo caratterizzato dal forte senso di laicità dello Stato. 5) Dal 1982 al 2009. In questi anni si afferma un artista che non ha paura di toccare i temi della laicità e della politica vaticana: Francesco Tullio Altan. La satira passa alla televisione con i disegni graffianti di Vauro e pochi altri, segnata da un animoso dibattito sull’ingerenza del Vaticano nella vita politica affrontando diverse tematiche: la procreazione assistita, il testamento biologico e l’eutanasia, il concetto di famiglia e la messa in discussione della legge 194 mentre ormai è scarsa la satira illustrata che se ne occupa. Purtroppo con il “regime berlusconiano” siamo costantemente minacciati da un grave pericolo: il tentativo di imbavagliare la libertà di stampa, il diritto di informare e ad essere informati con la violazione del diritto di cronaca e l’affermazione dei presupposti per stabilire 17 una censura sul “Web” ignorando completamente i principi sanciti dall’art. 21 della nostra Costituzione: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”. Sicuramente in un contesto socio-politico di questo genere la mostra può essere soggetta a diverse interpretazioni. Dalla rappresentazione corrosiva dell’eterna lotta tra il potere religioso e quello politico alle grandi battaglie per la libertà di pensiero ma soprattutto si rivela specchio dell’esigenza fondamentale per un paese realmente democratico e laico: il principio di tolleranza. Voltaire nel 1763 nel suo “Trattato sulla tolleranza”, assumendo una precisa posizione nei confronti del fanatismo religioso, scrisse che “La tolleranza è una conseguenza necessaria della nostra condizione umana…la prima legge naturale: il principio a fondamento di tutti i diritti umani” e consigliava invece come antidoto all’intolleranza l’ironia che “spegne tutti i roghi”. Mentre Jonathan Swift scriveva che “La satira è una sorta di specchio dove chi guarda scopre la faccia di tutti tranne la propria”. Atteggiamento assunto dalla maggioranza dei nostri politici di questo infame e triste periodo, ultimo scorcio di “fine Impero”. Graziella Sturaro, responsabile di LiberaUscita per il Piemonte. 1755 – BOLOGNA - LIBERAUSCITA AL DIBATTITO SUL TESTAMENTO BIOLOGICO Sabato 28 agosto, alle ore 20,15, presso la Piazza delle Associazioni alla Festa dell’Unità di Bologna (parco Nord), a cura del circolo UAAR di Bologna si è tenuto un pubblico dibattito su: Testamento biologico - Liberi di scegliere. Relatori: Carlo Flamigni, membro del Comitato nazionale per la Bioetica; Corrado Melega, presidente della Commissione regionale Percorso nascita; il sottoscritto Rino Tripodi, referente regionale di LiberaUscita, nonché direttore responsabile di LucidaMente, rivista telematica di cultura ed etica civile; Katia Zanotti, già parlamentare per due legislature, per la Rete laica Bologna. Moderatore: Stefano Rosanelli, del circolo UAAR di Bologna. L’incontro si è protratto fino alle 22, per cui il resoconto che segue è necessariamente molto sintetico. Flamigni, medico specializzato in ostetricia e ginecologia, si è soffermato sugli aspetti etici delle problematiche di fine vita, partendo dal vero significato di “dolce morte” del termine “eutanasia” e dalla cultura classica, molto pietosa nei confronti della sofferenza e del tutto aperta all’eutanasia (ad esempio, per i soldati straziati e agonizzanti senza speranza durante le battaglie, ad opera di un “esperto” addetto al gesto e proprio per questo benvoluto da tutti). Pur nella difficoltà di definire razionalmente termini come “dignità umana”, è chiaramente percepibile che ogni persona ne abbia il senso e la portata dentro di sé, così come si accorge del “senso del pudore” quando prova l’esperienza del proprio corpo nudo sottoposto allo sguardo privo di rispetto degli estranei. Melega, anch’egli medico specializzato in ostetricia e ginecologia, ha ribadito che l’alimentazione e l’idratazione forzata sono trattamenti medici, nonostante il tentativo di alcuni di non considerarli tali: basterebbe sapere quanta cura richiedono la preparazione e il dosaggio degli ingredienti... invece nella percezione comune si pensa a una sorta di frullato di cibi! Ma gli italiani, rincretiniti dal potere televisivo, sono in grado di svegliarsi? Katia Zanotti, in rappresentanza del “cartello” Rete Laica Bologna, costituita da un arcobaleno di associazioni cittadine, ha ricordato che le associazioni si sono impegnate con successo nella raccolta di firme per una proposta di delibera popolare per istituire il registro dei testamenti biologici, approvata dal Consiglio comunale il 25 gennaio 2010, proprio nel giorno delle dimissioni del sindaco Delbono. La conseguente crisi politica e la nomina del commissario prefettizio Annamaria Cancellieri, però, ha provocato il “blocco” dell’istituzione 18 del registro dei testamenti biologici presso il Comune. Rete Laica ha cercato più volte un incontro con la Cancellieri, ma finora il commissario è apparso sordo. La Zanotti, inoltre, ha affrontato il tema del “decreto Calabrò”, che, approvato così com’è, farebbe la stessa fine della legge 40/2004 sulla procreazione assistita, cioè sarebbe considerata in contrasto con i principi costituzionali e internazionali. Infine, il sottoscritto ha parlato dell’esperienza di LiberaUscita, positiva in particolare a Modena, ove il numero degli iscritti è cresciuto in modo notevole, grazie anche all’efficace attivismo della presidente nazionale dell’associazione, Maria Laura Cattinari, e ha fornito l’elenco dei comuni emiliano-romagnoli che oramai si son dotati di un proprio registro per le volontà di fine vita dei propri cittadini (ad esempio, nelle ultime settimane, nel Bolognese, Castenaso e Budrio). Ha ribadito che, come dimostra l’esperienza di Rete Laica Bologna ove metà delle associazioni fondatrici sono cattoliche, il contrasto tra laici e cattolici non esiste, mentre è molto forte tra cattolicisti/confessionalisti/clericali, legati al potere del Vaticano, e i buoni cittadini che rispondono ai principi della Costituzione. L’argomentazione che alla “gente” interessano di più altre tematiche (il lavoro, la sanità, l’istruzione, la sicurezza, ecc.) è speciosa ed ininfluente per almeno tre motivi: 1) i sondaggi dimostrano il contrario, con l’80% circa degli italiani favorevoli a un testamento biologico rispettoso delle volontà dei singoli e un 60% circa di favorevoli all’eutanasia; 2) comunque tutti dobbiamo morire e, con molte possibilità, attraversare il rischio dell’accanimento terapeutico sui nostri corpi, quindi, paradossalmente, le problematiche oggetto dei dibattito sono le uniche davvero “universali”; 3) com’è avvalorato dalla storia d’Italia, l’affermazione e l’avanzamento dei diritti civili fanno da volano ai diritti sociali e viceversa, in un circolo virtuoso: è improbabile che in un Paese on maggiore tutela dei diritti civili e di libertà la Fiat avrebbe calpestato anche i diritti sociali così come ha fatto con i tre operai di Melfi. Al termine dell’incontro il sottoscritto, intervistato da ‘radiocittàfujiko’ (già Radio città, storica emittente del capoluogo emiliano, la più longeva esperienza di radio libera a livello cittadino, l'unica che abbia trasmesso ininterrottamente dal 1976), ha sottolineato le difficoltà che l’attuale quadro politico nazionale frappone, con l’appoggio determinante della Chiesa, verso l’attuazione del principio costituzionale della laicità dello Stato e, con esso, del diritto naturale di morire con dignità. Rino Tripodi, responsabile di LiberaUscita per l’Emilia Romagna. 1756 - 21 AGOSTO 2010: L’UMANITÀ VA IN DEBITO CON LA NATURA Cari amici, vi inoltro un articolo di Carlo Consoli tratto da www.cronachelaiche.it di mercoledì 25 agosto 2010 sulla situazione del pianeta terra ed un mio commento finale. Giorgio Grossi. Per l’anno 2010, la New Economics Foundation ha calcolato come Data del Debito Ecologico il 21 agosto. La giornata del debito ecologico, anche nota come “Earth Overshoot Day” segna il giorno in cui l’intera umanità esaurisce le risorse generate dal pianeta per l’anno corrente ed inizia ad intaccare le riserve energetiche. La NEF è un organismo indipendente fondato nel 1986 da membri dell’associazione The Other Economic Summit, ente indipendente parallelo al G7 dell’epoca, il G-20 odierno. Il 1986 è stato infatti il primo anno di overshoot, quando gli abitanti della Terra hanno per la prima volta “sforato” la quota parte di energia spendibile per l’anno in corso. Da allora, il NEF ha sviluppato un modello per calcolare da un lato il parametro della Biocapacità Terrestre, che rappresenta la capacità del pianeta di produrre risorse convertibili in energia per l’anno in corso e, dall’altro, l’Impronta Ecologica, ovvero il costo in risorse naturali per supportare le attività del genere umano. Il 1986 è stato il primo anno in cui, fatto 100 il totale delle risorse prodotte dalla Terra in un anno solare, l’uomo ha consumato questo 100 prima del 31 dicembre. 19 Andando a consultare i dati relativi all’analisi della NEF si osserva che il genere umano tende ad anticipare la data di overshoot di circa un mese ogni 10 anni. Quindi negli anni ‘90 la data di sforamento è stata collocata nel mese di novembre, e nel terzo millennio nel mese di ottobre. Putroppo, negli ultimi anni il consumo delle risorse ha subito una brusca accelerazione, con un anticipo della data di sforamento di un mese ogni due anni. La NEF ha calcolato che il genere umano andrà in riserva, cioè consumerà risorse non più rigenerabili, già nel 2050, data in cui il giorno del debito ecologico è previsto per il primo gennaio. Non tutti i paesi, ovviamente, consumano allo stesso modo: sono infatti le nazioni più civilizzate a consumare la maggior parte delle risorse. Nazioni tra cui, è bene ricordarlo, figura anche l’Italia. Nel 2050 molti dei paesi oggi in via di sviluppo, che non hanno ancora avuto accesso ai livelli di consumo dei paesi più moderni, si troveranno nella paradossale situazione di essere pronti, tecnologicamente parlando, ma di non poter utilizzare le nuove tecnologie perché il pianeta non sarà in grado di sostenerli. Cosa possiamo fare noi? Semplice: consumare di meno. Esiste un modo per risparmiare energia senza necessariamente intaccare il proprio stile di vita, ottimizzando i consumi ed evitando gli sprechi. La lista delle cose che ciascuno di noi può fare per ridurre la propria “impronta ecologica” è ben nutrita. Per il bene dell’intera umanità, e del nostro portafoglio, potremmo abbattere notevolmente i consumi parcheggiando qualche metro prima e facendo quattro passi a piedi, spegnendo apparati e lampade non utilizzate, usando lampade a risparmio energetico e ciabatte elettriche con pulsante di spegnimento, dismettendo il nostro secondo (e, talvolta, terzo) cellulare, pigiando meno il piede sull’acceleratore, aprendo il rubinetto dell’acqua lo stretto necessario, abbassando la temperatura dei termosifoni anche solo di mezzo grado centigrado, usando meno saponi e così via in una lista lunghissima di occasioni di risparmio. E’ importante comprendere che il problema del consumo di risorse energetiche non è di esclusiva pertinenza delle nazioni: tocca tutti noi. Siamo noi, in prima persona, a doverci adoperare perché la nostra amata (poco, a dire il vero) Terra non ci pianti in asso da qui a qualche decennio. D’altronde, è l’unica che abbiamo. (Da: www.cronachelaiche.it di mercoledì 25 agosto 2010) Commento. Purtroppo, la ricetta “consumare di meno” non risolverà i problemi del pianeta. Le “nazioni più civilizzate” potranno anche evitare i loro sprechi, ma ciò non basterà a compensare i maggiori consumi da parte delle nazioni “meno civilizzate”, le quali – giustamente – tendono a “civilizzarsi”. Il vero problema di fondo è connesso all’inquinamento progressivo del pianeta, dell’aria e delle acque, al prossimo esaurimento della maggiore fonte di energia, il petrolio, allo scioglimento dei ghiacciai, allo smaltimento dei rifiuti. Tutto ciò è la conseguenza anzitutto dell’irrefrenabile aumento della popolazione mondiale e quindi dei consumatori. Gesù Cristo disse: crescete e moltiplicatevi, ma aggiunse anche “e riempite la Terra”. La Terra è ormai piena, ma i rappresentanti di Cristo sembra non rendersene conto, dal momento che si oppongono ancora all’uso dei contraccettivi, alla pillola per l’aborto, al diritto di morire con dignità. Ed i “laici” che governano le nazioni pensano anzitutto all’aumento del loro fatturato, del PIL, delle esportazioni, degli “affari”, per cui ben venga l’aumento dei “consumatori” Giorgio Grossi – socio di LiberaUscita 20 1757 - LE VIGNETTE DI ELLEKAPPA – MOBILITARSI PER VOTARE 1758 - LE VIGNETTE DI FS – FELTRI HA LE PROVE 21