Neoplatonismo rinascimentale
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Neoplatonismo rinascimentale
IL PLATONISMO RINASCIMENTALE Il recupero della cultura classica durante l'Umanesimo portò alla riscoperta dei testi di Platone. Questa fu favorita anche da alcune circostanze storiche: – Concilio di Ferrara (1438) e Firenze (1439): riunificazione temporanea della Chiesa d'Occidente con quella d'Oriente dopo il Grande Scisma (1054) – Caduta di Costantinopoli in mano ai Turchi (1453): favorisce l'afflusso in Italia di dotti orientali esperti di cultura greca Il centro del Platonismo rinascimentale fu Firenze, dove venne fondata da Marsilio Ficino, per incarico di Cosimo de' Medici, l'Accademia neoplatonica (1462). Qui venero tradotti in latino, anche su impulso di Lorenzo il Magnifico, i Dialoghi platonici. L'Accademia divenne un importante centro di diffussione della cultura, frequentato da eminenti intellettuali dell'epoca (Pico della Mirandola, Agnolo Poliziano). Tuttavia, nonostante le grandi capacità filologiche, Platone veniva interpretato in chiave neoplatonica, mettendo insieme un complesso disparato di elementi (platonismo, neoplatonismo, orfismo, pitagorismo, ermetismo e cristianesimo). MARSILIO FICINO (1433-1499) Domenico Ghirlandaio, L'annuncio dell'angelo a Zaccaria, 1485-1490. Firenze, Cappella Tornabuoni in S. Maria Novella. Particolare dell'affresco (da sinistra Marsilio Ficino, Cristoforo Landino, Agnolo Poliziano) Secondo Ficino la realtà è distinta in cinque gradi: – Dio – l'angelo – l'anima – la qualità – il corpo L'anima si trova in una posizione intermedia, ed è perciò copula mundi, nel senso che media ed unisce le parti diverse della creazione. L'uomo è quindi un elemento indispensabile nell'ordine e nell'unità dinamica della realtà. L'anima umana assume una posizione centrale, nel senso che si pone nel mezzo di una gerarchia che va dalla materia a Dio. La centralità dell'anima sta inoltre a significare la centralità dell'uomo (Antropocentrismo). Questo principio trova compiutezza nel De hominis dignitate (1486) di Pico della Mirandola, vero e proprio manifesto dell'antropologia rinascimentale, in cui l'uomo viene presentato come "libero e sovrano artefice di se stesso". L'uomo non è né celeste, né terreno, ma può "degenerare" nelle cose inferiori e può, se vuole, "rigenerarsi" nelle cose superiori, che sono divine. La ragione e la contemplazione Sandro Botticelli, Pallade che doma il Centauro, 1483-1485. Firenze, Galleria degli Uffizi – Fusione di mitologia pagana e teologia cristiana – Uso di allegorie per esprimere complicati significati simbolici di carattere morale, filosofico e teologico – Il dipinto rappresenta Pallade/Minerva (dea della saggezza) nell'atto di domare il centauro. L'opera si ispira al concetto neoplatonico dell'armonia tra uomo e mondo, ottenuta mediante la vittoria della ragione (Pallade/Minerva ) sugli istinti (centauro) Veduta dello Studiolo di Isabella d'Este nel Castello Gonzaga a Mantova Andrea Mantegna, Minerva caccia i Vizi dal giardino della Virtù, 1497-1502. Parigi, Museo del Louvre Perugino, Lotta tra Amore e Castità, 1503. Parigi, Museo del Louvre Correggio, Allegoria del vizio, 1531 circa. Parigi, Museo del Louvre Correggio, Allegoria della virtù, 1530 circa. Parigi, Museo del Louvre Bellezza e Amore Nell'amore l'uomo si solleva gradualmente dalla contemplazione della bellezza corporea (bello sensibile), a quella incorporea. L'amore è il principio cosmologico dell'unità delle cose: esso è la potenza motivante attraverso la quale Dio "riversa" la sua essenza nel mondo e fa sì che le sue creature sentano il desiderio di ricongiungersi a lui. Poichè la meta ultima dell'amore è riunirsi a Dio, ed esso si manifesta nella bellezza, l'amore dell'uomo, quando vuole appagare il suo desiderio di ascesa al divino, viene definito "desiderio di fruire della bellezza". Già Platone aveva distinto queste due differenti forme d'amore, esemplificate dalle due Veneri, Urania e Pandemia. La prima, divina e trascendente, la seconda umana e sensuale. Anche l'arte è contemplazione della bellezza, intesa non come percezione dei tratti sensibili di un oggetto, ma come forma che emerge dalla materia. L'uomo è una creatra posta a metà strada tra la fisicità e l'idealità, è somma di corpo e anima, e pertanto avverte allo stesso tempo l'attrazione per le cose empiriche e la nostalgia per la perfezione divina. L'uomo è così in grado di elevarsi dal bello sensibile al bello intelligibile. Sandro Botticelli, Nascita di Venere, 1483-1485 circa. Firenze, Galleria degli Uffizi Rappresenta la Venere Celeste Sandro Botticelli, La Primavera, 1481-1483 circa. Firenze, Galleria degli Uffizi Rappresenta la Venere Pandemia (o Volgare) Tiziano, Amor sacro e Amor profano, 1514- 1516. Roma, Galleria Borghese Secondo un'interpretazione semplicistica, nel quadro si fronteggiano due figure allegoriche che simboleggiano principi morali antitetici. Questo però non corrisponde al vero se si utilizzano i principi ispiratori neoplatonici. Infatti, le due figure non rappresenterebbero un contrasto morale tra il bene e il male, ma la personificazione delle due Veneri gemelle e complemetari Il Vero, il Bene e il Bello Le tre massime categorie dello spirito umano secondo la filosofia neoplatonica sono il Vero, il Bene e il Bello. I 4 affreschi di Raffaello che decorano la Stanza della Segnatura rappresentano i tre principi. – Vero soprannaturale (Teologia): La Disputa del Sacramento – Vero razionale (Filosofia): La Scuola di Atene – Bene: Virtù cardinali e teologali – Bello (Poesia): Parnaso Raffaello, La Disputa del Sacramento, 1508-1509. Roma, Palazzi Vaticani, Stanza della Segnatura Raffaello, Scuola di Atene, 1508-1511. Roma, Palazzi Vaticani, Stanza della Segnatura Anima e Corpo, Forma e Materia Per il neoplatonismo, l'anima umana è un riflesso divino, imprigionata e in conflitto con il corpo. Questo principio filosofico trova una straordinaria realizzazione nella scultura di Michelangelo. Egli concepisce la scultura come arte "che si fa per forza di levare", in cui il compito dello scultore è quello di liberare dal blocco di marmo la forma spirituale in essa contenuta. Al pari della presenza dello spirituale nel materiale e della lotta che la forma ingaggia per manifestarsi, le figure di Michelangelo esprimono la lotta dell'anima per sfuggire al carcere della materia. Michelangelo, "I Prigioni", 1525-1530 circa, Firenze, Galleria dell'Accademia Michelangelo, Tomba di Giulio II, terminata nel 1545. Roma, S. Pietro in Vincoli Vita attiva e vita contemplativa Michelangelo, Tomba di Lorenzo de' Medici, 1520-1534. Firenze, Chiesa di San Lorenzo, Sagrestia Nuova Vita contemplativa Vita attiva Michelangelo, Giuliano de' Medici, 1520-1534. Firenze, Chiesa di San Lorenzo , Sagrestia Nuova