Estratto - La Tribuna

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Caso 1: tentata rapina impropria | 1 
CASO 1: TENTATA RAPINA IMPROPRIA
Francesco si recava presso la casa di Alba con il proposito di realizzare un furto degli oggetti ivi presenti.
Entrato in casa, si recava subito verso il salone ed incominciava a
prendere alcuni oggetti di argento; sentito un rumore sospetto, lasciava cadere a terra quanto preso e correva verso la fonte del rumore.
Così incontrava Alba che urlava. Francesco le tappava con violenza
la bocca, al fine di impedirle di urlare e chiamare aiuto; altresì le dava ginocchiate sulla schiena.
Poi la gettava a terra e fuggiva via.
Il giorno dopo, Francesco si recava dal legale.
Il candidato, assunte le vesti del legale di Francesco, rediga motivato parere.
¥ POSSIBILE SOLUZIONE SCHEMATICA
Il discorso andava inquadrato nell’ambito del reato di tentata rapina impropria,
ex artt. 56-628 c.p.
Francesco ha posto in essere atti diretti in modo non equivoco a realizzare un
furto, usando però violenza su Alba al fine di assicurarsi la fuga.
È configurabile il reato di tentata rapina impropria, oppure Francesco risponderà di tentato furto e del reato di lesioni?
È possibile ipotizzare la non configurabilità del reato di tentata rapina impropria perché:
- l’art. 628 c.p. che la violenza avvenga dopo la sottrazione, così pretendendo una furto compiuto e non tentato;
- diversamente opinando verrebbe violato il principio di legalità.
Accogliendo tale ricostruzione, Francesco non sarebbe chiamato a rispondere del reato di tentata rapina impropria, ma di concorso di reati.
Tuttavia, in coerenza con la recente giurisprudenza a Sezioni Unite, è preferibile optare per la tesi favorevole all’ammissibilità del reato di tentata rapina impropria per le seguenti ragioni:
- l’inciso “dopo la sottrazione”, di cui all’art. 628 c.p., non precisa se la sottrazione deve essere stata compiuta o solo tentata, ma indica solo una consequenzialità temporale; prima la sottrazione – tentata o compiuta – e poi la violenza;
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2 | Casi e soluzioni schematiche di diritto penale
- il principio di legalità non rischia di essere vulnerato in quanto questo attiene alla prevedibilità dell’esito giudiziario e, siccome la tesi della compatibilità
è stata sempre la prevalente, non emerge il rischio di decisione imprevedibile;
- la condotta è unitaria, nel senso che attiene al medesimo disegno criminoso, per cui appare più coerente ipotizzare un unico reato.
Ne segue che ben potrà Francesco essere chiamato a rispondere del reato di
tentata rapina impropria.
¤ GIURISPRUDENZA
l Con
l’inciso “immediatamente dopo” presente nell’art. 628 comma 2 c.p., il legislatore si è inteso riferire alla necessità di un collegamento logico temporale tra la
condotta di aggressione al patrimonio e quella di aggressione alla persona che sia
tale da non interrompere il nesso di contestualità della complessiva azione posta in
essere. Ciò, appunto, giustifica la previsione di uno stesso trattamento sanzionatorio
per la rapina propria e per quella impropria, prescindendosi dall’essere la relativa
condotta consumata o solo tentata (Cass. pen. Sez. II, 10-4-2015, n. 14897).
l Il monitoraggio nella attualità della azione furtiva avviata, esercitato sia mediante la diretta osservazione della persona offesa (o dei dipendenti addetti alla sorveglianza o delle forze dell’ordine presenti in loco), sia mediante appositi apparati di
rilevazione automatica del movimento della merce, e il conseguente intervento difensivo in continenti, a tutela della detenzione, impediscono la consumazione del delitto
di furto, che resta allo stadio del tentativo, in quanto l’agente non ha conseguito, neppure momentaneamente, l’autonoma ed effettiva disponibilità della refurtiva, non
ancora uscita dalla sfera di vigilanza e di controllo diretto del soggetto passivo (Cass.
pen. Sez. II, 23-3-2015, n. 12109).
l Ricorre il reato di tentata rapina impropria (e non quello di tentato furto in concorso con il reato di resistenza a pubblico ufficiale) nel caso in cui il soggetto, sorpreso in flagranza nel sottrarre o impossessarsi della cosa altrui da agenti di polizia
giudiziaria, li aggredisca o usi violenza per assicurarsi l’impunità (Cass. pen. Sez. II,
16-7-2014, n. 31190).
l È configurabile il tentativo di rapina impropria nei caso in cui l’agente, dopo aver
compiuto atti idonei diretti in modo non equivoco alla sottrazione della cosa altrui,
adoperi violenza o minaccia per procurare a sè o ad altri l’impunità (Cass. pen. Sezioni Unite, 12-9-2012, n. 34952).
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