Garzonè: nr 21 - febbraio 2002
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Garzonè: nr 21 - febbraio 2002
S ommario R M C A E G A D F B S L edazionali Dal unicipio La vita dal Iniziative 3 7 umün Vita delle 11 ssociazioni cclesiali 38 60 iovani idee 63 ttualità 64 Le pagine del Le voci al ialetto 86 emminile 90 La pagina dei Nelle pagine della I pag. ambini 94 toria 97 ettori scrivono 120 Speciale Museo della Malga 133 1 5 agosto 2001, il grande fuoco. 2 R edazionali ... informare per crescere Il numero 21 de il Garzonè segna il passaggio di consegne fra il direttore di redazione uscente Mario Antolini, che qui ancora si ringrazia per lopera svolta, ed il nuovo direttore Walter Facchinelli. Il nostro periodico semestrale, nato per rendere conto del lavoro dellAmministrazione, si è negli anni arricchito sempre più di pagine riguardanti le iniziative delle Associazioni del Volontariato, senza mai dimenticare la storia locale raccontata con grande passione e capacità di ricerca dal nostro maestro Tranquillo Giustina, nonché lettere, fotografie ed articoli provenienti direttamente dai cittadini e dai villeggianti di Caderzone. Con il rinnovo della Redazione alla nomina del nuovo Consiglio Comunale, nel maggio 2000, è cambiata limpaginazione ed il sommario si è arricchito di rubriche e di spazi dedicati a degli speciali a tema. È nostra volontà ad oggi riuscire a fare una cronaca degli avvenimenti comunali al fine di informare i concittadini sulle iniziative e sui progetti che bollono in pentola lasciando libero spazio a chi vuole intervenire e commentare... in un certo senso che ognuno possa dire la sua. Lintento della Redazione è di servirsi del periodico per dialogare con la comunità sui problemi emergenti e le iniziative emerse stimolando al confronto chi ci legge Deve nascere la curiosità di approfondire ciò che si legge per far crescere linteresse e la volontà di collaborazione da parte tutti noi per poter conseguire gli obiettivi proposti che, se realizzati in tempi brevi, possono portare a risultati davvero grandi. Intraprendiamo quindi questa nuova strada dedicando ampio spazio allo 3 R speciale MUSEO DELLA MALGA illustrando come si potrà aumentare non solo lutenza di singolo o gruppi scolastici e culturali, ma anche linterazione con la realtà estiva dellalpeggio già elemento caratterizzante e qualificante per Caderzone. Ancora pagine dedicate alle Terme in Val Rendena. Il progetto terme viene in questo contesto analizzato in tre capitoli volti a chiarire sì i benefici dellacqua dal punto di vista curativo, ma soprattutto per prendere confidenza con quello che significherà realtà termale per il paese. Tornano in questo numero le informazioni dal Municipio, unite a considerazioni del Sindaco sul delicato ed importante progetto legato alla riorganizzazione del cimitero con le novità che regolano ad oggi linumazione e lesumazione. Il maestro Giustina completa, nelle pagine della storia, la trilogia delle figure santificate care a Caderzone con la storia di San Rocco. Allietano come sempre le pagine del Dialetto dove viene presentata la prima pubblicazione del gruppo Dialetti Judicariensi con rappresentanti per le valli Giudicarie, Ledro e Basso Sarca, e la voce al femminile di Elisa Polla. Altra novità si apprezza nella rubrica Vita delle Associazioni; parte con questo numero un racconto a puntate su quello che fu ed è ad oggi la PRO LOCO, arricchito di interviste ed aneddoti raccontati direttamente da coloro che furono testimoni della nascita di questa associazione. Valutando la numerosa posta in arrivo la Redazione non può che compiacersi della vivace volontà di partecipare alla vita socio-culturale del paese, ma cogliamo loccasione per esortare ancora di più al confronto ed allo scambio di suggerimenti o di critiche per mettere in circolazione testimonianze, dubbi ed interrogativi che risultano determinanti per quella crescita comune di cui tutti abbiamo bisogno. Lorenza Ventura Mosca 4 R Un saluto per incominciare Cari lettori È con estremo piacere che intraprendo lincarico di direttore de il Garzonè, questimportante strumento dinformazione nel quale la comunità di Caderzone si identifica e si riconosce. Ho accettato questincarico con entusiasmo e preoccupazione perché un nuovo direttore prefigura nuovi scenari e nuove idee che vanno ad innestarsi sul vecchio ceppo che, nel corso degli anni si è radicato nella comunità. « Novità dirà qualcuno, ma cosa cè da rinnovare?». Una domanda plausibile se consideriamo che questo periodico si è recentemente rinnovato nella grafica, ha ampliato i contenuti ospitando nuove rubriche. Ebbene lobiettivo che insieme al Comitato di Redazione ci siamo posti, è quello di coinvolgere tutti nella lettura, nello scambio di opinioni, nel confronto sui temi che Vi interessano da vicino. Le pagine de il Garzonè continueranno a presentarVi linformazione comunale, ad approfondire la storia grazie allinsostituibile collaborazione di Tranquillo Giustina. Proseguiremo ad attingere nella tradizione popolare e dialettale grazie alle molte collaborazioni che ci giungono tra cui quelle di Elisa Polla. Rimarrà ancora uno spazio in cui le associazioni del paese ricorderanno il loro passato ed il loro presente. Accoglieremo con entusiasmo le lettere dei lettori e ricorderemo avvenimenti e fatti che hanno caratterizzato la vita della Comunità. Ma, accanto a questi temi, consolidati ed apprezzati, ospiteremo spunti e riflessioni che ci prepareranno per il futuro. Nello scenario della Val Rendena, Caderzone è una realtà dinamica, in continua evoluzione, non si è lasciata lusingare dai palazzinari che hanno ridotto altre realtà a paesi-dormitorio, ha salvaguardato il territorio, oggi un bene di grande valore. Lintuizione del campo da golf, delle terme, del polo espositivo-congressuale nel palazzo Lodron-Bertelli e del museo della malga, sono i segnali di una realtà viva che sa guardare avanti. Con laiuto di tutti, questo periodico comunale non servirà solo a registrare i traguardi raggiunti ma diverrà uno strumento collettivo attraver- 5 R so cui ognuno partecipa in prima persona nella veste di attore e regista del cambiamento. Confido che i giovani facciano la loro parte, escano dal guscio e si sentano coinvolti in questo progetto. Con la partecipazione di tutti, gli interessi individuali saranno superati da quelli collettivi, recupereremo il gusto del confronto, del dialogo aperto e sincero. Guardando avanti non si possono dimenticare quanti con entusiasmo hanno collaborato e sostenuto questo periodico comunale. Il mio pensiero ed il mio ringraziamento vanno a Mario Antolini il decano dei giornalisti delle Giudicarie, grazie al suo competente apporto, alla sua tenace passione ha seminato nel Comitato di Redazione la voglia, lentusiasmo e la convinzione di realizzare qualcosa di importante per la comunità di Caderzone. Walter Facchinelli Malga Campastril. (Foto G. Rocca) 6 Dal M unicipio quota 600 Da pochi giorni si sono concluse le operazioni del XIV Censimento ISTAT e come si vedrà più avanti nel Garzonè sono già disponibili i primi dati sulla popolazione e sulle abitazioni del nostro paese. Il primo dato che balza agli occhi di un Caderzonese, è senzaltro il numero dei residenti che in un decennio è passato da 531 a 602. Un aumento annuo costante, che ha portato il sostanziale mutamento della genealogia del paese di Caderzone. Nuove famiglie e nuovi cognomi vanno ad affiancarsi e spesso a sostituirsi ad altri che hanno fatto la storia del paese e contribuiscono, chi più chi meno, a delineare il futuro, o meglio la storia che continua, della nostra Comunità. Questo dato deve essere letto positivamente, questa è lunica garanzia per la continuità della nostra comunità. Anzi, ci deve confortare il fatto che questo trend sia in crescita perché lascia intravedere possibili sviluppi di crescita economica e sociale. Laumento della popolazione ci consentirà di mantenere lattuale livello dei servizi e delle dotazioni e, se la crescita sarà continua, potremo ben sperare in un loro ulteriore ampliamento. I nuovi concittadini ci portano nuove culture, nuove esperienze, in alcuni casi anche molto diverse dalle nostre, che però non mancheranno di arricchire la cultura individuale e comunitaria di tutti noi. A noi, che da più tempo viviamo qui e che meglio conosciamo le abitudini, le consuetudini e la cultura locale, spetta lonere ed il piacere di aiutare i nuovi arrivati affinché possano rapidamente integrarsi nel tessuto comunitario e diventare, senza distinzione alcuna, dei veri Caderzoni. Restando in tema di Censimento, merita una particolare attenzione il 7 M dato riguardante il numero degli alloggi permanentemente occupati 273 e il numero dalloggi non occupati 630 (seconde case). Analizzare il problema delle seconde case, i risvolti sociali e gli effetti economici, ci pone di fronte ad un quadro molto complesso ed articolato che meriterebbe desser analizzato da esperti in molti settori quante sono le sfaccettature che questo fenomeno coinvolge. Un tema che potrebbe essere dibattuto nei prossimi numeri del Garzonè, per stimolare questo dibattito mi permetto di esporre alcune puntualizzazioni, seguite alle mie considerazioni. 1. La maggioranza delle seconde case di Caderzone è proprietà di residenti (circa 100) e di oriundi. Queste sono senza dubbio una fonte di reddito sia per i proprietari residenti sia per le varie attività turistico-commerciali locali. 2. Gli alloggi in proprietà di esterni sono spesso sottoccupati ed utilizzati solo in pochi e concentrati periodi dellanno. Questo crea non pochi problemi nella gestione dei servizi essenziali e nelle strategie aziendali delle strutture turistiche e commerciali che si trovano spesso costrette a rincorrere una domanda fluttuante, sovradimensionata in alcuni periodi dellanno e totalmente assente in molti altri. Sarebbe opportuno che oriundi e turisti cedessero in affitto i loro alloggi nei periodi in cui non li utilizzano, 8 M solo così le stagioni turistiche segnerebbero il tutto esaurito per diversi mesi lanno. La possibilità che tutti i proprietari di seconde case hanno di ottenere un reddito dal turismo aumenterebbe il numero delle persone interessate e direttamente coinvolte allo sviluppo del paese. 3. La presenza fedele e costante delle stesse persone è un fatto sicuramente positivo, essa rappresenta un chiaro segnale dapprezzamento della nostra capacità di fare turismo. Questaspetto ci garantisce un consistente numero di presenze e quindi una sicurezza di reddito, ma questa sicurezza faticosamente conquistata non deve portarci a dormire sugli allori, non deve togliere agli operatori turistici lo stimolo di rinnovarsi ricercando nuovi mercati, migliorando le strutture ed inventando nuove strategie. Volutamente, non sono entrato nel merito dellopportunità o meno della presenza delle seconde case, lo prendo per un dato di fatto, ormai ci sono e sono parte integrante del nostro territorio. Mi farebbe piacere se residenti, oriundi e proprietari di seconde case riflettessero su questo tema avanzando suggerimenti che possano migliorarne la gestione. * 9 M Il 2001, nel campo turistico, ha fatto registrare alcune importanti novità che ci lasciano ben sperare per il futuro e ci gratificano per il lavoro e la programmazione degli anni passati. Mi riferisco allinaugurazione del Campo Golf a nove buche, allapertura della struttura ricreativa con annesso bar al Lago Mago, al nuovo Garni Villa Ilaria ed alla riapertura del ristorante al Ponte ora chiamato le Streghe. Ho voluto citarli direttamente perché meritano il nostro plauso per il coraggio imprenditoriale e per la fiducia che hanno riposto negli sforzi dellAmministrazione Comunale tesi a sviluppare turisticamente il nostro paese. * Concludo la mia consueta lettera ai lettori del Garzonè, rimarcando un atteggiamento che in questultimo periodo sta deteriorando unimmagine che faticosamente abbiamo conquistato. Mi riferisco al proliferare di situazioni di disordine in territorio aperto. Percorrendo strade secondarie, piste ciclabili e sentieri capita di osservare un generale disordine di depositi realizzati con i più svariati materiali che deturpano lambiente ed imbruttiscono il paesaggio. Questo modo di fare è senzaltro da censurare ed è opportuno che sia al più presto modificato. Caderzone è apprezzata per la bellezza e lintegrità del suo territorio: balconi, giardini, orti e prati, se ben curati e ben tenuti, diventano dei piccoli segni di distinzione che ci aiutano a vivere in un ambiente più piacevole, ammirato ed apprezzato anche dai turisti, molto accorti nel cogliere queste sfumature del paesaggio. Facciamo come fanno i nostri vicini dellAlto Adige e del Tirolo che molto spesso citiamo ad esempio, per loro un paesaggio ordinato è un chiaro segno di distinzione che non manchiamo dammirare e spesso dinvidiare. Ognuno di noi verifichi il proprio stato di cose, e senza andare a guardare ciò che fanno gli altri, sistemi e riordini con cura e buon gusto la proprietà in modo che chiunque possa godere nel vedere un territorio ben tenuto, ordinato e curato. In fine, vorrei ringraziare il dottor Mario Antolini, la sua preziosa collaborazione sviluppatasi per un decennio ci ha permesso di sviluppare il bollettino comunale portandoci oggi ad avere un moderno ed invidiato strumento di collegamento della nostra comunità. Maurizio Polla Sindaco 10 La vita dal C umün Anagrafe 2001 Nati Maschi 3; Femmine 6. Totale 9 Morti Maschi 2; Femmine 2. Totale 4 Matrimoni n. 4 Emigrati Maschi 10; Femmine 7. Totale 17 Situazione al 31 dicembre 2001 Maschi 307 (+ 2); Femmine 297 (+ 12). Totale 604 (+ 14) Famiglie 265 Immigrati Maschi 11; Femmine 15. Totale 26 Sagra di San Biagio 2002. 11 C Censiti per anno di nascita al 31.12.2001 1905: 1 1906: 1 1907: 0 1908: 1 1909: 0 1910: 1 1911: 0 1912: 3 1913: 3 1914: 3 1915: 3 1916: 1 1917: 0 1918: 1 1919: 3 1920: 4 1921: 4 1922: 1 1923: 7 1924: 5 1925: 1 1926: 6 1927: 4 1928: 2 1929: 6 1930: 4 1931: 4 1932: 7 1933: 2 1934: 7 1935: 4 1936: 7 1937: 9 1938: 4 1939: 6 1940: 6 1941: 4 1942: 9 1943: 11 1944: 9 1945: 5 1946: 15 1947: 7 1948: 7 1949: 9 1950: 6 1951: 4 1952: 14 1953: 7 1954: 5 1955: 10 1956: 8 1957: 10 1958: 9 1959: 7 1960: 10 1961: 8 1962: 14 1963: 4 1964: 10 1965: 13 1966: 14 1967: 7 1968: 11 1969: 10 1970: 9 1971: 9 1972: 16 1973: 12 1974: 9 1975: 9 1976: 4 1977: 9 1978: 6 1979: 6 1980: 8 1981: 4 1982: 9 1983: 6 1984: 7 1985: 8 1986: 6 1987: 2 1988: 7 1989: 7 1990: 3 1991: 4 1992: 0 1993: 7 1994: 3 1995: 5 1996: 8 1997: 6 1998: 8 1999: 10 2000: 9 2001: 10 TOTALE: 604 Censimento popolazione 2001 Primi risultati provvisori Modelli compilati: 903 Totale edifici: 377 Di cui per abitazione: 356 Numero abitazioni occupate da almeno una persona dimorante abitualmente n. 262 con 857 stanze Numero abitazioni occupate solo da persone non dimoranti abitualmente n. 11 con 35 stanze Numero abitazioni non occupate n. 630 con 1616 stanze Numero famiglie rilevate 262 Numero persone dimoranti Maschi 303 femmine 299 totale 602 Di cui 11 stranieri a cura di Corinna Maffei 12 Uffici Comunali C Orario di apertura al pubblico dal 07/01/2002 Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Mattino Pomeriggio 10.00 - 12.00 10.00 - 12.00 10.00 - 12.00 10.00 - 12.00 10.00 - 12.00 14.00 - 15.00 14.00 - 15.00 14.00 - 15.00 14.00 - 15.00 chiuso Sindaco Lunedì 10.00 - 12.00 Oppure su appuntamento tel. 0465/804214 - 0465/339518 Caderzone, anni Trenta. 13 C Elenco dei provvedimenti rilasciati Anno 2001 10/2000 - Denuncia di Inizio Attività - MOSCA GIAMPAOLO Opere di manutenzione straordinaria consistenti nella demolizione tramezze e modifica alla distribuzione degli spazi interni, adeguamento degli impianti elettrico e idro-termo sanitario, sostituzione serramenti interni ed esterni, sostituzione pavimenti, realizzazione di un nuovo scarico in corrispondenza del prospetto sud del fabbricato, sopralzo parapetti balconi dellaltezza attuale pari a ml. 0,90 a ml 1,00, con mantenimento della tipologia e dei materiali originali - p.ed. 339 P.M.2 Via Belvedere. 1/2001 - Autorizzazione - MOSCA FLAVIO Ristrutturazione appartamento con esecuzione di opere di manutenzione straordinaria quali la demolizione delle divisorie interne esistenti, la ricostruzione delle tramezzature interne con modifica della distribuzione dellalloggio, lapertura di portafinestra sul fronte est dal portico esterno, le pavimentazioni interne, i serramenti interni e la porta finestra sul portico, limpianto idro - sanitario e di riscaldamento, limpianto elettrico, lintonaco interno, la tinteggiatura interna e le consuete opere di finitura - p.ed. 408 P.M.1 Via A. Diaz. 1/2001 - Denuncia di Inizio Attività - SARTORI GIORGIO Rifacimento solaio del piano primo con uno in laterocemento - p.ed. 312 P.M.2 Via A. Diaz. Maso Madas. 14 C Maso Pulic 1/2001 - Concessione - VILLA GOLF S.a.s. Ristrutturazione ed ampliamento edificio a destinazione affittacamere e residenziale - p.ed. 331 Via Mantova 2/2001 - Concessione - VILLA GOLF S.a.s. Cambio di destinazione duso di parte del piano seminterrato dalle autorizzate cantina e taverna a sala colazioni, cucinotto, spogliatoio e wc, trasformazione degli autorizzati anti wc e wc in cantina con aumento del volume interrato - p.ed. 331 Via Mantova 2/2001 - Autorizzazione - MOSCA ALBERTO MOSCA PATRIZIA MOSCA MANUELA Modifica dellaccesso esistente dalla strada comunale Bassett, esecuzione di un nuovo accesso dalla strada comunale Viulina, costruzione di n. 2 posti macchina esterni e taglio di alcuni alberi, con rifacimento e nuova esecuzione di muretti di recinzione in cls rivestiti in granito - pp.ff. 89 - 91/1 Via G. Prati 2/2001 - Denuncia di Inizio Attività - BARALDI LUCIANA Posa in opera di finestra a filo falda (velux) di dimensioni cm. 66 * 118 sul fronte est del tetto delledificio - p.ed. 410 P.M.2 Loc. Pozze 3/2001 - Autorizzazione - DIOCESI DI FIDENZA ;odifiche interne ai piani primo, secondo e sottotetto - p.ed. 338/1 Via S. Giuliano 3/2001 - Concessione - MOSCA ALBERTO Richiesta scomposizione unità tipologica e ristrutturazione edificio con rifacimento e ampliamento dellalloggio esistente, parziale trasformazione di destinazione duso da sottotetto a residenziale e realizzazione della nuova centrale termica a piano terra - P.ed. 37 P.M.1 - P.f. 89 Via G. Prati 15 C 3/2001 - Denuncia di Inizio Attività - MOSCA LORENZO Sostituzione degli esistenti parapetti metallici a presidio dei balconi a piano primo dei fronti sud e est e ricostruzione dei medesimi con struttura portante in profilati di acciaio tinto marron testa di moro e rivestimento con tavole in legno di abete di colore come i serramenti - P.ed. 339 P.M.1 - 3 Via Belvedere 4/2001 - Autorizzazione - SARTORI MARIA ROSA Realizzazione rampa di accesso alledificio con pendenza massima dell8%, coibentazione delle pareti nord e est del bagno, sostituzione porte interne con larghezza di cm. 80, modifica e traslazione della finestra esistente sul fronte est, costruzione torretta camino sulla falda ovest P.ed. 229/2 - P.f. 120/1 Via G. Verdi 4/2001 - Denuncia di Inizio Attività - MOSCA ETTORE Tinteggiatura facciata sud delledificio e del relativo portico con pittura al quarzo del colore malta come lesistente - P.ed. 36 P.M.1 - 2 Via G. Prati 4/2001 - Concessione - AMADEI GIUSTINA - EDILMEG S.r.l. - VANITA di Cunaccia Antonietta & C. S.n.c. Qarta variante interna al progetto di ristrutturazione edificio residenziale ex albergo Al Bon, a destinazione mista commerciale e residenziale - Pp.ed. 19/3 - 19/4 Via A. Diaz 5/2001 - Autorizzazione in Sanatoria - SARTORI MARIA ROSA Opere abusive consistenti nellampliamento della tettoia esistente realizzata nellanno 1969 ed esecuzione sulla stessa e sul terreno di pertinenza di opere di manutenzione straordinaria e in assenza di autorizzazione di edificare - P.f. 120/2 Via G. Verdi 5/2001 - Concessione - MOSCA ETTORE Realizzazione piazzale con sbancamento del terreno esistente e costruzione muri di sostegno del terreno in calcestruzzo e pavimentazione con ghiaia stabilizzata - Pp.ff. 87 - 89 Via G. Prati 5/2001 - Denuncia di Inizio Attività - SARTORI MARIA ROSA Rimozione attuale rivestimento in porfido sui fronti sud e est con posa in opera del nuovo paramento in piastre di granito a spacco per unaltezza di ml. 1,00 - P.ed. 229/2 Via G. Verdi 6/2001 - Autorizzazione - SALVADEI GABRIELE Allargamento porta di accesso alla stalla sul fronte est - P.ed. 362 Via A. Manzoni 6/2001 - Concessione - SARTORI GIORGIO Costruzione garage e sovrastante posteggio in fascia di rispetto stradale di pertinenza e al servizio delledificio esistente, per il soddisfacimento degli standard di parcheggio di cui alle deliberazioni della Giunta Provinciale n. 1559 di data 17/02/1992 e n. 12258 di data 03/09/ 1993 - P.ed. 428 Via Bassett 6/2001 - Denuncia di Inizio Attività - POLLA MARCO POLLA DARIO Realizzazione rivestimento esterno cappotto su tutti i fronti delledificio, realizzato in stirodur isolante dello spessore di cm. 4 con maglia in plastica e finito con intonaco a civile e tinteggiatura di colore bianco - P.ed. 376 via Pozze 7/2001 - Concessione - SARTORI GIORGIO Realizzazione parcheggi coperti di pertinenza e al servizio delledificio, per il soddisfacimento degli standard di parcheggio di cui alle deliberazioni della Giunta Provinciale n. 1559 di data 17/02/1992 e n. 12258 di data 03/09/1993, con accesso dalla strada comunale via Porta - P.ed. 421 Via A. Diaz 16 C Maso Curio 7/2001 - Autorizzazione - POLLA SANTO Varianti interne a piano terra consistenti nello spostamento del locale cucina nella zona a nord delledificio, al posto delle previste stanza e bagno, e realizzazione del bagno e ingresso nella zona a sud, dove era prevista la cucina - P.f. 1158 - P.ed. 294 Loc. Salamon 7/2001 - Denuncia di Inizio Attività - TRATTER CECILIA Variante interna del bar - ristorante Alle Streghe, con demolizione di tramezza e tamponamento del passaggio al fine di consentire laccesso ai servizi direttamente dal disbrigo, e realizzazione di porta scorrevole a vetri di divisoria della sala ristorante dalla sala bar, con limitate modifiche agli impianti interessati - P.ed. 248 P.M.5 Via Regina Elena 8/2001 - Autorizzazione - MOSCA FRANCO Esecuzione di opere di manutenzione straordinaria e varianti interne allappartamento esistente a piano primo, consistenti nella modifica dellaccesso e ampliamento del bagno, nella rimozione dei pavimenti e dellintonaco, nel rifacimento dei serramenti interni e delle porte finestre sul poggiolo, nella realizzazione dellimpianto idro - sanitario, di riscaldamento ed elettrico, nella posa dei nuovi pavimenti, rivestimenti e dellintonaco, nella tinteggiatura interna e nelle consuete opere di finitura - P.ed. 335 P.M.3 Via S. Giuliano 8/2001 - Concessione - POLLA MARIO Costruzione edificio a destinazione bar e relativi servizi, con la realizzazione delle relative opere di urbanizzazione primaria, e sistemazione del terreno circostante ledificio - Pp.ff. 814 815 Loc. Asan 9/2001 - Concessione - FRANZELLI DIONISIO Varianti interne con trasformazione di destinazione duso parziale delledificio attualmente 17 C destinato a club house, col ricavo di n. due stanze con annesse zone salotto e bagno al servizio dei maestri dellassociazione golf e di un locale di riparo temporaneo con annesso wc - P.ed. 558 - P.f. 211/1 Loc. Prati del Mulino 9/2001 - Autorizzazione - POLLA MAURIZIO POLLA ROBERTO Variante al progetto di costruzione stalla a stabulazione libera con relativo fienile, concimaia, vasca liquami, e trasformazione dellattuale stalla in deposito - magazzino - box e gabbie vitelli - P.ed. 512 - Pp.ff. 991 - 992/2 - 994 - 995 - 997 Loc. Pan 10/2001 - Concessione - POLLA SILVANO POLLA SILVIA Ristrutturazione, sistemazione e completamento edificio esistente con costruzione di n. sei unità abitative e realizzazione delle sistemazioni esterne - P.ed. 498 Via Porta 10/2001 - Autorizzazione - SUCHI BARBARA Posa in opera di recinzione in legno di pino impregnato avente altezza pari a ml. 1,00, sui lati est e sud del terreno - P.f. 34 Via Mantova 11/2001 - Autorizzazione - SARTORI ALVISE SARTORI NEVIO Esecuzione dello zoccolo perimetrale sui fronti est e sud delledificio con posa in opera di piastre irregolari di porfido, esecuzione di n. otto fori per esalazione gas cucine ai sensi della normativa vigente e posa in opera di tubazione gas sotto intonaco - P.ed. 53 P.M.1 - 5 Via Regina Elena 11/2001 - Concessione - POLLA MAURO Variante al progetto di ampliamento stalla e fienile esistenti ped. 552 con costruzione nuova stalla e fienile con relativa concimaia e vasca liquame e trasformazione attuale stalla p.ed. 513 in agritur con deposito e fienili - Pp.ed. 513 - 514 - 552 - Pp.ff. 983/1 987/1 - 988 - 990 - 992/ 1 - 992/2 Loc. Pan Inverno 92 12/2001 - Concessione - MAROTTA GIOVANNI PACCHIONI FLAVIA Chiusura tettoia in legno per copertura marciapiede di accesso allappartamento, sul lato ovest delledificio - P.ed. 504 P.M.4 Via Bassett 12/2001 - Autorizzazione - POLLA MARIO Modifica del manto di copertura delledificio, dalle autorizzate scandole in larice alle tegole in cemento color ardesia - Pp.ff. 814 - 815 Loc. Asan 13/2001 - Concessione - COLLINI FULVIO & C. S.n.c. MASE LUCIANO Costruzione di un capannone artigianale interrato e delle relative strade di accesso e sistemazioni esterne - P.f. 305/7 - 330 - 331/1 - 331/2 - 331/3 Via Regina Elena 18 C 13/2001 - Autorizzazione - RESCONI GIUSEPPE Rimozione - sul tetto di proprietà, fronte nord - dellattuale manto di copertura in tegole marsigliesi, con posa in opera della guaina di impermeabilizzazione sul tavolato esistente, listonatura e nuovo manto di copertura in tegole marsigliesi in cotto, con sostituzione del canale di gronda esistente - P.ed. 27 P.M.4 Via S. Giuliano 14/2001 - Concessione in Sanatoria - POLLA MAURIZIO Opere eseguite in difformità dalla concessione edilizia n. 07/85 var. di data 27/12/1985 consistenti nellinnalzamento del tetto con relativo aumento di volume e altre leggere difformità P.ed. 511 P.M.3 Loc. Pan 14/2001 - Autorizzazione - FOSTINI ELENA Rimozione dellattuale manto di copertura in tegole di cemento, con posa in opera dello strato di isolazione, della listonatura e del nuovo manto di copertura in tegole in cemento come le esistenti - P.ed. 423 Loc. Brunata 15/2001 - Concessione - MOSCA GIUSEPPE Risanamento e ristrutturazione con cambio di destinazione duso del piano sottotetto in abitazione - P.ed. 213 Via Dante 15/2001 - Autorizzazione in Sanatoria - Impresa costruzioni POLLA MARINO Sanatoria opere abusive realizzate sul terreno e sulledificio, identificabili nel tamponamento con assi di legno della tettoia condonata con concessione ad edificare in sanatoria - condono edilizio n. 02/98 di data 09/01/1998 e nella realizzazione della recinzione in legno sui fronti est e nord - P.ed. 560 - P.f. 720/1 Loc. Iscle 16/2001 - Concessione - GARBARI PAOLO DAL LAGO CRISTINA Modifiche interne ed esterne con trasformazione della destinazione duso di parte del piano terra, formazione di parcheggi esterni, rifacimento sistemazioni esterne e pavimentazioni, isolazione termica con cappotto esterno - P.ed. 425 Via Belvedere 16/2001 - Autorizzazione - TECNOPESCA S.n.c. Posa in opera insegna pubblicitaria luminosa sul tetto delledificio e di pannello pubblicitario adesivo sopraluce sul serramento di ingresso - P.ed. 334 P.M.2 Via Regina Elena 17/2001 - Autorizzazione - SALVADEI GABRIELE Costruzione abbaino sulla falda sud per il passaggio del tubo di trasporto del fieno - P.ed. 77/ 2 P.M.1 Loc. Casablanca 17/2001 - Concessione - POLLA MAURIZIO POLLA ROBERTO Seconda variante al progetto di costruzione stalla a stabulazione libera con relativo fienile, concimaia, vasca liquami, e trasformazione dellattuale stalla in deposito - magazzino - box e gabbie vitelli - P.ed. 512 - Pp.ff. 991 - 992/2 - 994 - 995 - 997 Loc. Pan 18/2001 - Concessione - MOSCA ALESSANDRO & C. S.n.c. Modifiche interne ed esterne al progetto di costruzione di un garnì, con modifica della destinazione duso di alcuni locali a piano interrato, terra e sottotetto, e apertura di una finestra a piano sottotetto sul fronte ovest - P.f. 589/1 Località Cavada 18/2001 - Autorizzazione - SARTORI GIAMPIETRO Sostituzione caldaia esistente al servizio dellalloggio con nuovo generatore di calore in ghisa funzionante a gasolio di potenzialità inferiore a 30.000 Kcal/h (34 kW) - P.ed. 40/1 Via G. Prati 19 C 19/2001 - Autorizzazione - MOSCA LUCIO SALVADEI ELISABETTA SALVADEI TIZIANA SALVATERRA ANGELINA Sostituzione manto di copertura esistente in onduline bituminose con posa in opera del nuovo manto in tegole Wierer di colore grigio recuperate dalla demolizione del tetto dellabitazione in via Bassett - P.ed. 308 Loc. Cauli 19/2001 - Concessione - SARTORI PIO SARTORI REMO Risanamento edificio destinato a cascinello con ampliamento di volume interrato, trasformazione di destinazione duso del fogliaio in residenziale con altre opere sulla stalla adiacente e realizzazione del sistema di smaltimento dei reflui tramite fossa biologica Imhoff e a dispersione - P.f. 1557 - Pp.ed. 158/2 - 158/1 Loc. Matanza 20/2001 - Concessione - MASE PRIMO Ristrutturazione edificio con parziale trasformazione di destinazione duso da soffitta a residenziale, con la creazione di due unità immobiliari - P.ed. 47/1 P.M.6 Via Damiano Chiesa 20/2001 - Autorizzazione - FOSTINI ELENA Costruzione finestra a filo falda (velux) delle dimensioni di circa cm. 50 * 60 sulla falda est del tetto delledificio, nellambito dei lavori di sostituzione del manto di copertura autorizzati con provvedimento n. 14 di data 21/05/2001 - P.ed. 423 Loc. Brunata 21/2001 - Autorizzazione - MOSCA VALENTINO MENEGOL ANNAMARIA Sistemazioni esterne del giardino di pertinenza delledificio, mediante sopraelevazione di parte del muro di confine e modifica dellandamento del terreno, con sostituzione della recinzione in legno con nuova recinzione in ferro - P.ed. 496 Via Bassett 21/2001 - Concessione - MAROTTA GIOVANNI PACCHIONI FLAVIA Variante interna con trasformazione di destinazione duso del portico chiuso in veranda e apertura porta di collegamento al soggiorno - P.ed. 504 P.M.4 Via Bassett 22/2001 - Concessione - SARTORI PIO Regolarizzazione terreno agricolo con il riporto di materiale proveniente da scavi e successivo inerbimento col ripristino della coltura a prato - P.f. 1109/2 Loc. Donna Margherita 22/2001 - Autorizzazione - PEDERZOLLI GIOVANAZZI FABIO LORENZI CRISTINA PEDERZOLLI GIOVANAZZI ELDA Costruzione edificio di civile abitazione - variante in corso dopera ex art. 86 L.P. 05/09/1991 n. 22 e s.m. - Pp.ff. 426 - 427 Via Bassett 23/2001 - Concessione - COMPOSTELLA ETTORE COMPOSTELLA SARA GIUSTINA ARTURO Costruzione edificio di civile abitazione - Pp.ff. 141 - 154/1 - 155/1 Via Bassett 24/2001 - Concessione in Sanatoria - MOSCA LOREDANA Sanatoria opere abusive realizzate in difformità dalla licenza di costruzione n. 131 di data 14/ 05/1975 - P.ed. 462 Via Bassett 24/2001 - Autorizzazione - PEDERZOLLI GIOVANAZZI FABIO LORENZI CRISTINA Installazione collettori solari piani sulla parte della falda sud del tetto delledificio, aventi una superficie di mq. 7,5 - P.ed. 565 Via Bassett 20 C Inverno 92 25/2001 - Autorizzazione - SARTORI RENATO MOSCA BIAGIO SARTORI GIANFRANCO SARTORI SEVERINO Sostituzione cisterna gasolio e generatore di calore esistenti, senza modifica dellimpianto di riscaldamento - P.ed. 369/1 Via Regina Elena 25/2001 - Concessione - AMADEI GIULIANO AMADEI ALFREDO AMADEI VITO AMADEI ROBERTO AMADEI MAURIZIO AMADEI MATTEO AMADEI MARTINA AMADEI FEDERICA AMADEI TIZIANO Seconda variante per la realizzazione di un poggiolo a piano terra - fronte est - e relativa trasformazione di finestra in porta finestra, nellambito del progetto di sopraelevazione e ampliamento edificio esistente, con ricavo di n. cinque nuove unità abitative nella parte ampliata e di una nuova unità abitativa al terzo piano (sottotetto) della parte esistente sopraelevata P.ed. 422 - Pp.ff. 570/2 - 571 Via A. Diaz 26/2001 - Concessione - SARTORI OSVALDO Ristrutturazione edificio con modifche interne ed esterne alledificio, aumento del volume fuori terra, ampliamento dellappartamento esistente a piano rialzato, nuova distribuzione dellalloggio a piano sottotetto con ricavo di soppalco e creazione di un nuovo appartamento a piano sottotetto - P.ed. 566 Via Pozze 26/2001 - Autorizzazione - BARALDI LUCIANA POLLA MARINO Variante in corso dopera ex art. 86 L.P. 05/09/1991 n. 22 e s.m. al progetto di sistemazione della strada privata esistente, con demolizione del muretto di recinzione nel tratto antistante ledificio e sua ricostruzione per allargamento della curva, posa in opera di griglia trasversale di raccolta dellacqua piovana con sgorgo nella rete comunale delle acque bianche, demolizione dellattuale parapetto della strada con posa in opera di guard rail, e realizzazione nel tratto iniziale di tiranti in cemento armato per consolidamento muratura di sostegno a valle - P.f. 315/3 - P.ed. 410 Loc. Pozze 21 C 27/2001 - Autorizzazione - POLLA MAURO Seconda variante al progetto di ampliamento stalla e fienile esistenti p.ed. 552 con costruzione nuova stalla e fienile con relativa concimaia e vasca liquame e trasformazione attuale stalla p.ed. 513 in agritur con deposito e fienili - Pp.ed. 513 - 514 - 552 - Pp.ff. 983/1 - 987/1 - 988 - 990 - 992/1 - 992/2 Loc. Pan 28/2001 - Autorizzazione - POLLA MAURIZIO POLLA ROBERTO Terza variante al progetto di costruzione stalla a stabulazione libera con relativo fienile, concimaia, vasca liquami, e trasformazione dellattuale stalla in deposito - magazzino - box e gabbie vitelli - P.ed. 512 - Pp.ff. 991 - 992/2 - 994 - 995 - 997 Loc. Pan 29/2001 - Autorizzazione - SARTORI GIORGIO Variante in corso dopera ex art. 86 L.P. 05/09/1991 n. 22 e. s.m. al progetto di costruzione garage e sovrastante posteggio in fascia di rispetto stradale di pertinenza e al servizio delledificio esistente, per il soddisfacimento degli standard di parcheggio di cui alle deliberazioni della Giunta Provinciale n. 1559 di data 17/02/1992 e n. 12258 di data 03/09/1993 - P.ed. 428 Via Bassett Caderzone, lì 02/01/2002 geom. Giorgio Riccadonna Il responsabile del servizio tecnico Maso Ram 22 C I lavori al Cimitero Lattuale Cimitero di Caderzone consente ancora linumazione di poche salme; pertanto si dovrà ritornare ad utilizzare il vecchio Camposanto. Per questo motivo lAmministrazione comunale si è attivata per far predisporre al geometra Fabio Maffei uno studio di razionalizzazione per il riutilizzo del vecchio Camposanto; il progetto, preventivamente concordato con il Parroco ed il Consiglio ecclesiale degli Affari Economici, è stato attentamente esaminato dal Consiglio comunale. Il progetto parte dal presupposto di applicare ancora la prassi tradizionale - consolidatasi a Caderzone prima delluso dellattuale Cimitero -, la quale prevede lesumazione delle salme, che da più tempo sono rimaste nel Cimitero. Il primo intervento che verrà effettuato nel corso di questanno, 2002, consisterà nellesumazione di venti salme poste a ridosso del muro sul lato sud, e che riguardano persone sepolte negli anni dal 1954 al 1959. Le ossa recuperate saranno collocate nellossario comune, posto nella Cappella mortuaria. Larea così recuperata diverrà un corridoio verde e la retrostante muratura sarà utilizzata per applicarvi delle lastre commemorative in marmo, che saranno realizzate a cura dellAmministrazione comunale. Sulle lastre commemorative, previo il pagamento di una tariffa già stabilita dal Consiglio comunale, saranno riportati i dati e la fotografia di ogni persona esumata, i cui familiari decideranno di ricordare. La gestione vera e propria del nuovo spazio cimitereriale inizierà soltanto dopo aver predisposto lo spazio per le lapidi commemorative; quindi si procederà iniziando dalla prima tomba nellangolo nord-est. Le successive inumazioni, invece, verranno eseguite a cura dellAmministrazione comunale secondo la vigente normativa, procedendo altresì alla sostituzione della terra vegetale risultante dallo scavo. Quando sarà esaurito il primo spazio destinato alle lapidi commemorative sulla muratura sud, si procederà con lo stesso metodo sul lato est e così via fino al totale completamento dei quattro lati. Il Cimitero sarà dotato di un sistema di amplificazione sonora, collegato allimpianto interno della chiesa. * 23 C Determinazione delle tariffe per i servizi di cremazione, di inumazione in campo comune, di esumazione ordinaria. 1. 2. Il Consiglio comunale con voti favorevoli, unanimi DELIBERA Di approvare, per i motivi esposti in premessa, in applicazione al disposto di cui alla Legge 26/2001, le seguenti tariffe per i servizi di cremazione, inumazione in campo comune, esumazione ordinaria: Inumazione in campo comune (compreso scavo fossa): . = 550 lire 1.064.948 Esumazioni ordinarie con iscrizione ricordo: . = 150 lire 290.440 Cremazione . = 150 lire 290.440 Di dare atto che come primo anno di applicazione delle tariffe, si è ritenuto opportuno contenere le stesse, rinviando al futuro bilancio di previsione la completa valutazione dei costi del servizio e pertanto laggiornamento delle tariffe stesse. * 24 C Prima di avviare i lavori nel Camposanto, i familiari dei defunti interessati saranno tempestivamente avvisati. Il Consiglio comunale si è riservato, durante la primavera, di valutare lopportunità di approvare un unico modello di tomba, uguale per tutti, allo 25 C scopo di esser in sintonia con la fede cristiana che pone tutte le persone uguali di fronte alla morte. Un adeguato spazio sarà riservato alla collocazione delle Urne contenenti le ceneri di quanti saranno cremati, operazione favorita ed auspicata dallAmministrazione comunale. Maurizio Polla 26 CORTESIA: SARTORI GERVASO ... Ricordi CORTESIA: SARTORI CARLO ... Anni 60. Moleti di Caderzone a Liverpool. 27 C Lavori Pubblici anno 2001 stato di esecuzione - lavori ultimati lavori programmati Lanno appena concluso è stato particolarmente importante per lattività amministrativa del Comune, in particolare nel settore dei Lavori Pubblici. La concomitanza di opere pubbliche programmate ha infatti fortemente impegnato tutta lAmministrazione comunale nellespletamento delle pratiche burocratiche (affido lavori, liquidazioni, incarichi, approvazione contabilità finali, ecc.). Basti pensare che sono iniziati i lavori relativi allo Sfruttamento termale dellacqua minerale Acquaforte S. Antonio con la realizzazione dellacquedotto e la ristrutturazione delledificio, nonché i lavori di Sistemazione della rete idropotabile dellacquedotto comunale e installazione dei misuratori di consumo dacqua presso le utenze, solo per citare i più importanti. Di seguito si elencano tutte le voci di Bilancio relative ad opere o lavori pubblici che sono iniziati e / o ultimati e / o in corso nellanno 2001. Lavori Pubblici - Inizio ed ultimazione dei lavori di Sfruttamento termale dellacqua minerale Acquaforte S. Antonio - I° Stralcio: Creazione dellacquedotto di alimentazione dellacqua termale, realizzati dalla ditta Salvadori Felice S.r.l. di Bagolino (BS); - Inizio dei lavori di Sfruttamento termale dellacqua minerale Acquaforte S. Antonio - II° Stralcio: Ristrutturazione e ampliamento P.ed. 266, realizzati dalla ditta Armani Guido di Tione di Trento, Opera di difesa fonte termale Acquaforte. attualmente sospesi per il 28 C - - - - - periodo invernale e che verranno ripresi in primavera; Predisposizione allestimento Museo della Malga presso le scuderie di Palazzo Bertelli P.ed. 48, che è stato inaugurato nel mese di agosto; Approvazione contabilità finale, certificato di regolare esecuzione e prospetto riassuntivo della spesa effettivamente sostenuta dei lavori di Costruzione della strada forestale Pomasera; Approvazione contabilità finale, certificato di regolare esecuzione e prospetto riassuntivo della spesa effettivamente sostenuta dei lavori di Ripristino ambientale di due tratti stradali esistenti in località Badul - Icla e Pulic pp.ff. 1058/1 - 1715/1 - 1717/5; Ultimazione dei lavori di Ristrutturazione casina P.ed. 474 e costruzione acquedotto potabile sulle pp.ff. 1744/1 e 1750 a servizio delle P.ed. 206 474 - 475 - 476 in località S. Giuliano; Aggiudicazione dei lavori di Sfruttamento termale dellacqua minerale Acquaforte S. Antonio, relativamente al III° stralcio - Ristrutturazione ed ampliamento P.ed. 266 - Opere da falegname (successivamente suddiviso in Opere da Falegname e Serramenti in PVC), IV° stralcio - Opere da termoidraulico, V° stralcio - Opere da elettricista - VI° stralcio - Somme a disposizione generali (tra le quali è inserito anche lascensore). I lavori sono stati aggiudicati rispettivamente alla ditta Luchesa, Finstral, Polla Claudio, Pellizzari Giorgio e Euroascensori. Linizio degli stessi è previsto per la primavera 2002; Aggiudicazione dei lavori di Ripristino ambientale di alcuni tratti delle strade comunali Ruina - Diaga - vecchia Michel alla ditta Salvadori Felice S.r.l. di Bagolino (BS). Linizio degli stessi è previsto per la primavera 2002; Inizio dei lavori di Recupero e valorizzazione ambientale - Integrazione della zona sportiva, realizzati direttamente dal Servizio Ripristino e Valorizzazione Ambientale della P.A.T., e predisposizione dellulteriore progetto di Completamento progetto di recupero e valorizzazione ambientale - integrazione zona ricreativa e sportiva in località Li Cani, con 29 C - - - - estensione a tutte le nuove aree acquisite a monte degli spogliatoi, e la realizzazione della strada di accesso e dei parcheggi necessari col collegamento alla pista ciclabile, lampliamento della zona ricreativa con lo spostamento della strada, la realizzazione di un parco alberato a monte della zona. I lavori sono attualmente sospesi per il periodo invernale e verranno ripresi in primavera; Inizio ed ultimazione dei lavori di Completamento dei marciapiedi nord dellabitato sul ciglio a valle della S.S. 239, realizzati dalla ditta Costruzioni Valentini di Valentini Sergio & C. S.a.s. di Iavrè di Villa Rendena; Inizio dei lavori di Fornitura e posa tubazioni e opere idrauliche complementari nellambito del progetto di Sistemazione della rete idropotabile dellacquedotto comunale, installazione dei misuratori di consumo dacqua presso le utenze e completo rifacimento dellacquedotto rurale della campagna di Caderzone, realizzati dalla ditta Salvadori Felice S.r.l. di Bagolino (BS), attualmente sospesi per il periodo invernale e che verranno ripresi in primavera; Inizio ed ultimazione dei lavori di Posa in opera dei gruppi di misura e opere edili complementari nellambito del progetto di Sistemazione della rete idropotabile dellacquedotto comunale e installazione dei misuratori di consumo dacqua presso le utenze, realizzati dalla ditta Borgonovo Giuseppe di Tione di Trento; Inizio ed ultimazione dei lavori di Rifacimento muratura e ripavimentazione tratto di marciapiede in prossimità del bivio strada Porta, realizzati dalla ditta Costruzioni Valentini di Valentini Sergio & C. S.a.s. di Iavrè di Villa Rendena; Inizio ed ultimazione dei lavori di Rifacimento pavimentazione e opere varie sulla p.f. 1753/1 - piazza Briè, realizzati dalla ditta Costruzioni Valentini di Valentini Sergio & C. S.a.s. di Iavrè di Villa Rendena. 30 Acquisti C - Formalizzazione acquisto P.ed. 237 e quota di comproprietà P.ed. 238/2 Palazzo Bertelli (dal Sig. Polla Giulio Dante); - Formalizzazione acquisto: P.ed. 50 pp.mm. 7-10-8 (ultimo quarto) e quota di comproprietà P.ed. 238/2 - Palazzo Bertelli (dal Sig. Polla Giancarlo); - Formalizzazione acquisto P.ed. 50 p.m. 4 e quota di comproprietà P.ed. 238/2 - Palazzo Bertelli (dalla Sig.ra Polla Angela); - Formalizzazione operazioni di compravendita tra il Comune e il Sig. Polla Mario (acquisto pp.ff. 792, 793, 796, 811/2, 824 e vendita della p.f. 814); - Formalizzazione operazioni di compravendita tra il Comune e il Sig. Salvadei Pietro (acquisto pp.ff. 1023/8 e vendita delle neo pp.ff. 1286/5 e 1287/2); - Formalizzazione operazioni di compravendita tra il Comune e i Sig.ri Marchetti Stefano e Grimaldi Raffaella (acquisto p.f. 553/3 con congiunta la comproprietà della p.f. 552/4); - Formalizzazione operazioni di compravendita tra il Comune e la Sig.ra Polla Carolina (acquisto pp.ff. 803 - 807); - Formalizzazione operazioni di compravendita tra il Comune e il Sig. Sartori Pio (acquisto pp.ff. 200/1 e parte p.f. 201/2 e vendita della p.f. 1109/2); - Formalizzazione operazioni di compravendita tra il Comune e i privati interessati dalla strada di penetrazione in località Bora, con rifacimento del tipo di frazionamento n. 350/99 di data 30/06/1999 relativo allintroduzione in mappa della strada, con ulteriore divisione della p.f. 732/1 e neo p.f. 742/1, picchettamento in loco della stessa e dei nuovi confini individuati; - Formalizzazione operazioni di compravendita tra il Comune e il Sig. Salvadei Irmo (acquisto p.f. 1023/5 e vendita della p.f. 1023/8). Altre Opere - Inizio ed ultimazione della Fornitura dei gruppi di misura e apparecchiature elettroniche nellambito del progetto di Sistemazione della rete idropotabile dellacquedotto comunale e installazione dei misuratori di consumo dacqua presso le utenze, forniti dalla ditta Ramit S.r.l. di Milano; - Azione 12/2001 - lavori socialmente utili - progetti di utilità collettiva promossi da Enti locali - realizzazione progetto, attuato col Comune di Spiazzo; 31 C - Smontaggio e smaltimento manto di copertura in cemento amianto presso ledificio P.ed. 266; - Redazione variante al Piano Regolatore Generale del Comune; - Realizzazione dei lavori di fresatura e nuova asfaltatura di alcuni tratti stradali di Caderzone da parte della Ditta Mazzotti Romualdo S.p.A. di Tione di Trento; - Progetto dei lavori di Sistemazione dellarea cimiteriale, da realizzarsi nel vecchio camposanto di Caderzone, consistenti nella sistemazione dei vialetti, sistemazione vecchia muratura, realizzazione di supporti per affissione lapidi esistenti sulla muratura, realizzazione verde di schermatura. Lappalto avverrà nel corso dellanno 2002, previo ottenimento dellautorizzazione del Servizio Beni Culturali della P.A.T. e preliminare informazione a tutta la popolazione di Caderzone circa gli interventi di riesumazione e di eliminazione delle lapidi esistenti sulle murature; - Realizzazione dei lavori di rifacimento della segnaletica stradale orizzontale dellabitato di Caderzone da parte della ditta Signal S.r.l. di Vigo Cavedine. - Lavori urgenti per danni originati in conseguenza delle forti precipitazioni del 18 novembre 2000 lungo il rio Caroccia e interessanti strade comunali; - Realizzazione dei lavori di Risanamento di una porzione di tetto delledificio P.ed. 50 Palazzo Bertelli da parte della ditta Buffi Enzo di Vigo Rendena; - Affido lavori e fornitura di materiali a varie ditte per il fabbisogno edilizio e di arredamento - anno scolastico 2001 / 2002 - Centro Scolastico di Caderzone; - Lavori e acquisti per il completamento della zona sportiva a monte dellat- 32 C - - - - - tuale campo in località Li Cani (zona Lagomago) con predisposizione e allacciamento allacquedotto, impianto di illuminazione, rete fognaria; Incarico al dott. ing. Carlo Carè di Breguzzo per la predisposizione di uno studio di fattibilità per i lavori di Sistemazione a parcheggio interrato e allaperto di unarea in via A. Diaz del centro abitato di Caderzone. Verrà valutata la possibilità di interessare unimpresa che provveda direttamente alla realizzazione dei lavori; Incarico al dott. Giacomo Ceranelli di Ragoli per la predisposizione del progetto esecutivo per i lavori di Manutenzione straordinaria della strada forestale comunale Iamon. In dipendenza del favorevole esito della domanda di finanziamento, i lavori verranno realizzati appena possibile; Incarico al dott. ing. Carlo Carè di Breguzzo per la predisposizione di uno studio di fattibilità per il Collegamento delle costruzioni nella piana a nord del centro abitato di Caderzone con la fognatura comunale. Qualora tecnicamente fattibile, verrà presentata domanda per leventuale finanziamento della spesa; Incarico al dott. Oscar Fox di Trento di predisposizione del progetto di Sistemazione della strada interpoderale Piciola con scarifica completa e successiva posa di sottofondo calcareo e stabilizzato, e parziale pavimentazione in acciottolato di due corsie della stessa nel punto di maggiore pendenza, ed esecuzione di analogo intervento sulla strada Poz. In dipendenza del favorevole esito della domanda di finanziamento, i lavori verranno realizzati appena possibile; Affido alla ditta Parolari Alessio S.n.c. di Tione di Trento dei lavori di Fornitura e posa in opera di parapetto in tubolare di ferro verniciato da posare sulle due murature di delimitazione del nuovo marciapiede recentemente realizzato a valle della S.S. n. 239 di Campiglio. I manufatti sono già pronti e verranno montati quanto prima; 33 C - Inizio ed ultimazione dei lavori urgenti di Sistemazione della pavimentazione lungo il marciapiede di collegamento con Strembo a valle della strada statale n. 239, realizzati dalla ditta Costruzioni Valentini di Valentini Sergio & C. S.a.s. di Iavrè di Villa Rendena; - Affido alla ditta Salvadori Felice S.r.l. di Bagolino (BS) dei lavori di Manutenzione straordinaria su alcuni immobili di proprietà comunale. I lavori stessi verranno realizzati in primavera; - Affido alla ditta Luce e Design - Illuminotecnica di Trento della fornitura di lampioni stradali a palo e parete tipo Bergmeister-wohlgemuth modello CO in bronzo, bruniti scuro e trattati a cera, con acquisto del materiale elettrico e edile necessario alla posa in opera lungo i nuovi marciapiedi realizzati a nord dellabitato. La consegna avverrà entro gennaio e appena possibile si provvederà alla relativa posa in opera; - Affido alla ditta Sartori Osvaldo di Caderzone della fornitura di segnaletica di montagna, consistente in vari cartelli in legno con scritte delle varie località, completi di pali e ferramenta di sostegno. I cartelli, identici a quelli già in essere, verranno realizzati durante linverno e posti in opera in primavera; - Progetto esecutivo di Realizzazione del Centro Raccolta Materiali in località Iscle: il progetto è già finanziato e verrà appaltato e realizzato nel corso dei primi mesi dellanno 2002; - Progetto esecutivo di Recupero delle facciate esterne del Palazzo Lodron Bertelli P.ed. 50: il progetto è già finanziato e verrà appaltato e realizzato nel corso dei primi mesi dellanno 2002. A cura del responsabile dellUfficio Tecnico comunale geom. Giorgio Riccadonna 34 C Al temp a Cadarciùn nàl 2001 0,6 68/ $48$ 1() *1, 9e17 )5g7 &$)7 1() *LRUQL *LRUQL *LRUQL *12 *LRUQL 0LQLPD 0DVVLPD FP *1, *1(/$ *LRUQL *LQqU )LYUqU 0DU] $YUuO 0DF *LJQ /L $JXVW 6HWqPEDU 8WEDU 1XqPEDU 'L]qPEDU VN = NEF 9 91 93 93 93 93 93 93 93 93 93 93 VP = AQUA V = VARIABILE (gnignognignela) 35 C Stinvern le stà ümit e càft, fò chi qualchi dì di fivrer. Sura i milazinczent (1500) metri la flucà tant e a San Giulian in fivrer ghera sù pasa i tri (3) metri di nef. Chi a Cadarciun in dal paes al flucava, dop però al pluiva, la nava via difat. avril e màc ié sté gnignognignela e vers la fin di màc al pariva istà. Stàn al quatordas (14) di avril è sintù a cantar par la prüma bota, al cücü. In dal mis di giügn ghe stà alquanc dì di fröt e al dudas (12) di giügn ali set (7) di duman al termometro al sagnava + ün (+ 1) . Al mis di lüi le stà cì cì e al vinti (20) la fàt brüt e fröt. Sura i dumilatresent (2300) mt. là fluca. La nef da linvern in dai grapèr da Garzunè lè nada via vers al diriset (17) dagust. Dal des (10) al vinti (20) di setembar lè stà fröt, ala dumàn lera + ün (+1). Par alquanc dì a San Giulian ghé stà na turmenta di nef. Al disnöf (19) né vignü des (10) ghei. Laftun lè stà bel e caft. Dizembar le stà söc fröt e ghe stà vent. Lè pasà da dü (2) mis ca nul plöf e nul floca. In fin al sé (6) di giner dümilaedü (2002) su nà sa San Giulian alquanti bòti e ti pöl far al giru cun li scarpi dali festi. Al trenta (30) di dizembar ha brüsà la cima dal Dos dal Sablun. Al termometro al vardu di solit ali set e meza (7.30) ala düman. Par sarar sü tüt na bota i nös vec i disiva ca: «Quand ca i giovagn i cumandarà nu si cögnusarà pü linvern da listà» Daniele Mosca Guardiabosc ... inverno. (Foto EIDOS) 36 Anomalie invernali San Giuliano il giorno 20 gennaio 2002. (Foto Matteo Amadei) 37 Vita delle A ssociazioni Banda Comunale di Caderzone 1853 1991 La musica è: passione, arte, bellezza, amore, sogno. Continuando nella storia della banda musicale La banda musicale fu sempre in uso negli eserciti, così come ora ogni Forza Armata ha il suo complesso bandistico (vedi: Carabinieri Polizia Esercito Marina Aeronautica Finanza ecc.), tutti complessi bandistici con 80 e più esecutori (Banda Grande). Oggi una formazione bandistica, varia da paese a paese a seconda della possibilità e delle consuetudini locali. In genere una Banda Musicale si dice Piccola se gli esecutori arrivano ai 35, Media se arrivano a 54 e Grande se sono più di 80. Di norma, ogni Banda consta di: Ottavino Flauto Oboe Clarinetti Sassofoni Corni Cornette Trombe Tromboni Tromboni Bassi Flicorni Timpani Tamburi Cassa Piatti Triangolo Batteria. Benché la musica militare abbia contribuito in misura rilevante allo sviluppo della Banda, è tuttavia improprio identificare i due concetti, poiché la 38 A ... luglio 1997. musica per Banda non è necessariamente a carattere militare. È più esatto associare alla musica militare, la Fanfara, che avendo un organico limitato ai soli ottoni e percussioni, non ha altra possibilità che eseguire marce. Storicamente la Banda rappresentava un completamento della Fanfara, grazie allaggiunta dei legni (clarini oboe ecc.) che hanno conferito ad essa la facoltà di estendere il proprio repertorio ben oltre quello della musica militare, includendo pezzi lirici, sinfonici, leggeri e da qualche lustro anche rock e pop. La storia della Banda Musicale, affonda le sue radici negli usi musicali dei primi popoli storici ed in modo particolare nelle civiltà orientali. La cultura musicale indiana, articolata e complessa, era regolata da sistemi precisi e da un numero considerevole di strumenti. Gli Indiani usavano per le loro musiche, trombe, timpani, tromboni così come presso i Persiani ed i Cinesi, con laggiunta delle percussioni. Gli ebrei davano grande importanza alla musica; essi furono i primi ad introdurre le trombe dargento che, con altri strumenti, costituivano delle vere e proprie formazioni musicali. Le trombe si usavano per cerimonie civili e religiose ed in tempi di pace le suonavano solo i sacerdoti. La cultura musicale 39 A ebraica, conosceva ben quattro tipi di trombe: la Tuba o tromba diritta, il Liuto o tromba curva, la Buccina tromba ricurva su se stessa a spirale o a cerchio ed il Corno. Leffetto terrificante dello squillo di tromba per creare la paura del Giudizio Universale è rappresentato nelle storie della Bibbia. La Banda Musicale, a differenza della Fanfara, per le sue maggiori possibilità musicali, è indicata più che per un ruolo reggimentale, per attrazioni pubbliche e religiose, potendo adattare ai vari organici musiche prese in prestito da repertori classici e moderni. Alla fanfara rimane il compito dellesecuzione delle marce. Tra alcune curiosità si legge : - La Banda Musicale più numerosa fu quella composta da 20.100 suonatori delle Bande aderenti al Norges Musikkorps Farlumos che si esibì a Oslo (Norvegia) il 28.06.1964 allo Stadio Ullevaad. - La più grande Banda Marciante fu quella composta da 4.524 elementi, comprese 1.349 majorettes che sfilarono allo stadio di Los Angeles il 15.04.1985 diretti da Banny Kaye. - La più lunga maratona bandistica, lha stabilta la Banda dei pompieri della West Midlands con il primato di 104 ore, 40 minuti e 45 secondi suonando fra il 22 e il 26 agosto 1986 al National Exibithion Centre di Birmingham. Alvaro Sartori Attività Bandistica Riprendiamo il nostro programma con il mese di giugno: Domenica 17 giugno Festa Corpus Domini che, come ogni anno, ci ha visti accompagnare la processione dopo la Santa Messa del mattino cui è seguito un breve concerto in piazza. Sabato 30 giugno Uscita a Spiazzo che ci ha voluti presente allinaugurazione del nuovo Municipio. Sabato 15 luglio Abbiamo dato il benvenuto allestate e agli ospiti presenti a Caderzone, con un concerto serale allaperto, facendo tappa, dopo una breve sfilata, nella piazza principale. Domenica 29 luglio Sagra di San Giuliano. Ricco vaso della fortuna, partecipazione alla processione e concerto in piazza. Proposte nuove musiche ed il successo è stato assicurato, non solo per le numerose persone presenti, ma anche per lottima esecuzione musicale da parte dei bandisti. Domenica 5 agosto Festa dellAgricoltura. Dopo linaugurazione del suggestivo Museo della Malga alle scuderie del Castello Lodron Bertelli, 40 A ... agosto 1998. è seguita la cena con polenta carbonera nel capannone allestito nella piana di Caderzone accompagnata dal suono della Banda. A questo è seguita una sfilata davvero emozionante e suggestiva per tutto il paese, con la Banda che suonava, fiaccole accese, e a chiudere la passerella le vacche con i loro proprietari e la numerosissima gente presente per loccasione. Sabato 11 agosto Concerto a Caderzone proposto nella parte esterna al Castello, nonostante il clima non troppo estivo della serata. È intervenuta anche la bandina, formata dal gruppo di giovani suonatori che si preparano in questo complessino per poi entrare a far parte dellorganico effettivo. I giovani bandisti seguiti da Michela Mosca hanno preparato ed egregiamente eseguito due nuove musiche. Domenica 19 agosto. Processione per le vie del paese di Strembo e concerto in occasione della ricorrenza per la Madonna della Cintura. Sabato 25 agosto Concerto serale a Carisolo che ha dato nuova carica ai bandisti, grazie allenorme successo riscontrato presso il pubblico che accompagnava le nostre esecuzioni, non solo con applausi e bis, ma anche cantando i motivi più conosciuti, come lAida di Verdi. Con questo concerto si è chiusa in bellezza lattività estiva. 41 A In autunno sono avvenuti alcuni importanti cambiamenti. Il giorno 4 settembre, causa dimissioni Presidente e Vice Presidente, si è riunita la Direzione per eleggere nuovi componenti nelle cariche così suddivise : Presidente Polla Luciano Vice Presidente Ferrari Weber Segretaria Sartori Flavia Consiglieri Amadei Daniela Amadei Diego Amadei Giuliano Mosca Mario Polla Martina Polla Tiziano Sartori Alvaro Sartori Davide Partecipano come membri di diritto: Rappresentante del Comune di Caderzone Sartori Flavio Parroco Poli don Gianni A ciascun membro sono stati affidati compiti e responsabilità precise. Sempre nel mese di settembre, un gruppo affiatato di giovani volenterosi ha cambiato il volto della sala prove, ridipingendo i muri, i leggii, personalizzando le pareti con scritte, note musicali, chiavi di violino e fotografie ; insomma, hanno impiegato molte sere per rendere la sede a cui tengono, più propria, più nostra. In questo periodo sono riprese regolarmente anche le prove ogni lunedì sera per preparare il programma. Il maeSagra di S. Biagio 2002. stro Gianfranco 42 A Stanchina, ha introdotto nuove partiture per il concerto di fine anno. Con la seconda metà del mese di ottobre, sono iniziati i corsi di solfeggio di base e strumento, coordinati con passione e impegno da Flavio e Alvaro Sartori. È stata organizzata una serata in cui i genitori degli alunni hanno avuto la possibilità di conoscere gli insegnanti: Gilberto Bonapace Clarinetti ance Monica Castellani Ottoni Adriana Moser Flauti Carlo Salvaterra Percussioni Pietro Urgo Solfeggio (ins. alle scuole Medie di Spiazzo). È stato un modo perché anche le famiglie spronino i figli a continuare sulla strada della musica nonostante questo comporti rinunce e sacrifici. Limpegno finanziario per partecipare ai corsi è sostenuto in parte dalle famiglie e per il resto dalla Banda che provvede a fornire lo strumento allallievo. ... giovani promesse. Questanno i corsi hanno visto una fase molto positiva; sono entrati infatti ben 11 nuovi ragazzi che frequentano il primo anno di solfeggio: Federico Amadei Lara Fostini Francesco Mosca Ilaria Mosca Jessica Mosca Silvia Pederzolli Giovannazzi Mirco Polla Carla Salvadei Fabio Sartori Marica Urgo Pierpaolo Polla 43 A È un dato molto incentivante perché il 2000 non aveva visto nessun bambino presente di quell età. Gli alunni che frequentano il terzo corso sono quattro, ed oltre al solfeggio, hanno iniziato con i primi approcci allo strumento : Marco Garbari Tromba Giovanna Luoni Clarinetto Matias Mosca Bombardino Camilla Sartori Clarinetto. I ragazzi che praticano il quarto corso sono nove e fanno parte anche della bandina : Federica Amadei Flicorno Martina Amadei Sax Stefano Amadei Flicorno Marco Garbari Percussioni Eleonora Luoni Clarinetto Matteo Parisi Flicorno Arianna Polla Sax Giulia Polla Corno Romina Sartori Flauto. Accanto al solfeggio, proseguono con lapprendimento del proprio strumento per un futuro inserimento nel complesso bandistico. Il totale dei partecipanti ai corsi è di trenta elementi, contando anche il gruppo già facente parte della Banda Comunale (costituita invece da 43 suonatori), che desiderano migliorare la conoscenza e il suono del proprio strumento : Daniela Amadei Sax Giorgia Fantato Clarinetto Irene Garbari Tromba Fabrizio Mosca Flicorno Iris Mosca Sax Nicola Mosca Percussioni Letizia Sartori Clarinetto Virna Sartori Tromba. Il giorno 22 novembre, come ogni anno, la Banda Comunale, il Coro 44 A Parrocchiale, la bandina e il coretto, si sono uniti per festeggiare la patrona di tutti i musicisti, Santa Cecilia, accompagnando la S. Messa e poi festeggiando con una cena allhotel Rio. Nel periodo successivo, è continuata la preparazione musicale alle Festività natalizie che ci ha portato a partecipare alla S. Sagra di San Biagio 2002. Messa di Santo Stefano a Caderzone e poi, a chiudere lanno, lemozionante concerto del 30 dicembre al Castello, dove ci siamo esibiti con musiche natalizie e classiche conosciute alla maggior parte del pubblico. Questa manifestazione è stata loccasione per augurare agli ospiti ed alla popolazione di Caderzone, serene feste e un felice anno 2002. Il periodo 2000-2001 è stato per tutti noi un anno sicuramente pieno di novità, ma anche per il 2002 il programma è assai ricco. Una piccola anticipazione: in primavera stiamo preparando una manifestazione per celebrare i 10 anni di rifondazione del nostro complesso bandistico. È proprio passato tutto questo tempo, da quando nel giugno del 1992 avevamo fatto la prima uscita ufficiale con la sfilata del Corpus Domini !!! Chi l avrebbe mai detto? Ed invece ci siamo riusciti!!! La ricorrenza ci vedrà tutti impegnati per larrivo di altri corpi bandistici, organizzeremo serate di musica, premiazioni e molto altro Con questo ci auguriamo che questa importante festa, che ci rende molto orgogliosi, sia di buon auspicio per lanno 2002 e porti nuove e gratificanti soddisfazioni nel campo della musica e della nostra Banda. Speriamo anche che la Comunità di Caderzone partecipi con passione ed entusiasmo a questo anniversario! Il direttivo ringrazia soci, simpatizzanti, amministratori comunali, Cassa Rurale e tutti coloro che con il loro calore ci sono vicini. Ricordiamo che chi volesse iniziare lattività musicale e desiderasse entrare a far parte della nostra Banda, perché già in grado di suonare uno strumento, può fare richiesta o chiedere informazioni allattuale Presidente Luciano Polla o al Comune di Caderzone. 45 Flavia Sartori A e nacque la nostra Pro Loco prima parte «Nella parte alta della Valle trovasi Caderzone. Esso si stende di fronte al ponte della strada valliva che per quellultima volta attraversa il Sarca. È un paesino posto a 723 metri sul livello del mare molto pittoresco, ricco di attrattive panoramiche. Caderzone si può veramente chiamarlo il migliore della Valle dopo Pinzolo. Caderzone dista da Pinzolo due chilometri. Si può raggiungere Pinzolo attraverso una strada tutta piena di pinete, lungo una fiorente campagna. Molti dei villeggianti hanno definito Caderzone il paese delle mille passeggiate, il paese dellazzurro. Noi ne siamo orgogliosi e per questo vogliamo appunto fare molto. Deve Caderzone in poco tempo, e con le previsioni in atto che verranno senzaltro realizzate, assumere tutte le caratteristiche per diventare un centro di ambito soggiorno turistico. È nostro desiderio porre allocchio di tutti il nostro Caderzone, farlo conoscere a tutti, incrementarlo, incoraggiare il movimento turistico, aumentare lafflusso dei villeggianti. Il villeggiante infatti porta benessere a tutti.» Il testo è quanto mai attuale, ma lanno della sua stesura è il 1949 e la firma è di Livio Polla, primo entusiasta presidente della Pro Loco di Caderzone. È il 3 maggio 1949 quando, lallora sindaco Teodorico Amadei (Miradio), scrive una lettera di convocazione alla popolazione di Caderzone, proponendo la formazione della Pro Loco. Il 7 maggio si tiene la prima assemblea. Liniziativa viene accolta subito con entusiasmo. A Caderzone cè bisogno di un lancio turistico (e stiamo parlando di più di cinquantanni fa!) e la gente è pronta a darsi da fare. Alla prima assemblea si presentano numerosi e così viene costituito il direttivo di cui è presidente Livio Polla, che rimarrà in carica per molti anni. Cosa caratterizzava la Pro Loco di cinquantanni fa? Ci risponde Livio: «Alura ghera pura gent con il viziu da laurar. La gente, giovani e meno 46 A 47 A 48 A 49 A giovani, era molto più legata al proprio paese. Non si andava a cercare divertimento altrove. E allora cera la voglia di rendere sempre più bello il posto in cui si viveva. La voglia di dotarlo di servizi migliori. Di abbellirlo, tutti si sentivano coinvolti» Il problema iniziale del fondocassa viene risolto con anticipi da parte dei membri del direttivo, con un prestito richiesto a Giovanni Amadei di Trieste (Nini) di £ 30.000 e con un contributo dallEnte Provinciale per il Turismo di £ 10.000. Il totale arriva a £ 63.366. Tenendo presente che una bicicletta acquistata per il successivo Vaso della Fortuna costò £ 17.000 e una macchina da cucire £ 9.000, il fondocassa era di tutto rispetto. Gli scritti conservati testimoniano linstancabile operato della Pro Loco per far conoscere il più possibile quanto deciso, per incrementare le offerte, per coinvolgere sempre più la popolazione nel progetto di abbellimento del paese. In prima linea il presidente e linfaticabile segretario di allora Ilario Sartori, personaggio caratteristico della storia di Caderzone, onnipresente ovunque ci fosse da fare. Daltra parte il nome originario della Pro Loco fu proprio Società dabbellimento, la prima di queste Società in Valle fu fondata a Pinzolo, Caderzone seguì a ruota. La Pro Loco è dunque pronta a partire. Già durante la successiva riunione del Direttivo, si assume lorganizzazione del Vaso della Fortuna in occasione della Sagra di San Giuliano, i proventi saranno destinati a progetti dabbellimento del paese. Per il Vaso vengono acquistati 14.000 biglietti che verranno poi venduti a 20 Lire luno. Lorganizzazione coinvolge tutti i paesani, compresi quelli residenti fuori paese, da Trieste alla lontana America ai quali il presidente invia lettere chiedendo offerte in nome dellamore per Caderzone «spero ci si possa affidare alla buona comprensione di tutti coloro che lestate vengono a godere laria buona e pura del nostro paese, e sono certo, dato che tutti sono legati da passione ed amore pel proprio paese, voglio ben sperare non saranno proprio tutti rimasti sordi allavviso.» (questa missiva fu indirizzata al signor Carletto Sartori a Trieste 26 giugno 1949). Far parte della Pro Loco significa essere di Caderzone, per questo tanti paesani emigrati allestero scrivono inviando soldi per la quota di iscrizione e/o doni (grazie) per il Vaso della Fortuna Dai documenti è facile immaginare Caderzone addobbato a festa con bandierine ricavate da 100 fogli colorati e con 60 striscioni con scritto W S. GIULIANO S. GIULIANO PREGA PER NOI S. GIULIANO PROTEGGI LA TUA POPOLAZIONE. 50 A Questo il programma: 31 luglio 1949 Sagra di S. Giuliano ore 10: messa solenne. Dal coro locale verrà cantata la Messa a 3 voci virili di don Lorenzo Perosi ore 12: apertura del ricco vaso della fortuna pro società di abbellimento di Caderzone ore 13: arrivo del Corpo Musicale di Pinzolo ore 14: vespri solenni con processione del Santo ore 16: corse in bicicletta su un percorso di 10 chilometri ore 17.30: salita albero della cuccagna ore 21: concerto in piazza della Banda di Pinzolo ore 22: grandi fuochi di artificio Il ricavato lordo del Vaso è di 202.464 lire, il netto di £ 45.434. Ma la neo-nata Pro Loco non si limita ad organizzare il Vaso della Fortuna, ha ben altro in cantiere, fra cui: 1. Arredo di un nuovo bar situato nella piazza centrale del paese. Nel modulo di licenza si legge: «A Caderzone esistono già tre osterie (avanti negli anni si arriverà addirittura a sei n.d.r.), ed era desiderio di questa associazione di provvedere alla tanto sospirata iniziativa di far sorgere anche a Caderzone un locale di Bar con macchina da caffè Espresso che a Caderzone non è mai esistito.» «Un bar di lusso scrive Livio nella lettera di richiesta di contributi, - ma che proprio mancava a Caderzone ora poi che di anno in anno lincremento turistico si manifesta e registra sempre nuovi aumenti ed anche per lutilità stessa degli abitanti del luogo. Il primo gestore del bar fu Virgilio Giustina (n.d.r.) 2. imbiancatura di dieci case sulla via principale 3. sistemazione di sentieri alpini 4. acquisto panche 5. costruzione Parco Ruina di circa 1000 metri quadrati. 6. cinema (nella sala del locale teatro comunale) La macelleria stessa viene aperta per opera della Pro Loco che si incarica di reperire il locale e di incoraggiare allimpresa il macellaio Botteri Vito di Strembo. Livio Polla in seguito diventa sindaco di Caderzone e stimola la Pro Loco alla fondazione di una società per imparare a sciare. Si chiama Società Runchidin società di aspiranti sciatori, aveva come scopo quello di ritrovarsi e di imparare insieme a sciare. Livio ricorda di essere stato lapripista della prima gara: «Campiglio iniziava il suo cammino di centro turistico invernale e noi cercavamo di andargli dietro». 51 A Marzo 1967, Sci Club Runchidin. Il primo anno si conclude con un bilancio in attivo: Bilancio di fine anno: Utili: fondo cassa di inizio dellassociazione: utile ricavato lordo dal vaso della fortuna contributo della regione di Trento Spese varie (consistente quella inerente al bar: £ 92.500 e quella per il vaso: £ 157.030): 300.830 - 280.827 = £ 20.003 attivo al 1 gennaio 1950. 63.366 202.464 35.000 £ 280.287 Di seguito vi proponiamo lelenco dei primi soci della Pro Loco di Caderzone. È un elenco lungo, ci piace riportarlo per intero perché certamente noi lettori ritroveremo il nostro nome o quello di persone conosciute: 11.Polla Livio 12.Polla Clementino 13.Facchinelli Lodovico 14.Mosca Felice 15.Mosca Mansueto 16.Polla Noè 17.Polla Fortunato 18.don Giuseppe Duchi 19.Amadei Teodorico 20.Antolini Mansueto 1. Amadei Achille 2. Sartori Abele 3. Sartori Cesare di Biagio 4. Sartori Amanzio 5. Sartori Domenico 6. Amadei Angelo fu Ernesto 7. Amadei Giuseppe fu Omobono 8. Sartori Vittorino 9. Falcone Roberto 10.Franzelli Giovanni 52 A 21.Polla Giuliano 22.Sartori Severino fu Giacomo 23.Sartori Maurilio 24.Sartori Ilario 25.Amadei Attilio 26.Mosca Narciso fu Celeste 27.Amadei Vigilio 28.Amadei Mario 29.Salvadei Gabriele 30.Polla Benito 31.Polla Basilio 32.Sartori Gino fu Giuseppe 33.Giustina Sisto 34.Mosca Carlo fu Giovanni 35.Amadei Adamo 36.Mosca Luigi fu Antonino 37.Sartori Maria fu Adeodata 38.Mosca Onorio 39.Fiorentin Francesco 40.Sartori Giuseppe fu Giuseppe 41.Sartori Amadio di Santo 42.Mosca Davide 43.Sartori Giacomo di Biagio 44.Amadei Omobono 45.Moratelli Sisto 46.Moratelli Giuseppe 47.Moratelli Giuliano 48.Sartori Carlo fu Giovanni 49.Sartori Tomaso 50.Sartori Guido di Leonardo 51.Mosca Pietro 52.Giustina Virgilio 53.Polla Barnaba 54.Amadei Raimondo 55.Sartori Remo 56.Sartori Tullio 57.Sartori Raffaele fu Giacomo 58.Polla Gino di Aurelio 59.Polla Bruno di Aurelio 60.Polla Lino 61.Sartori Urbino 62.Amadei Severino 63.Polla Gustavo 64.Moratelli Giuseppina 65.Giustina Sergio 66.Mosca Severino di Massimiliano 67.Polla Gigioti 68.Polla Gemma 69.Sartori Tosca 70.Salvadei Fabiana 71.Sartori Giacomo 72.Mosca Guido 73.Sartori Giulio 74.Sartori Ettore 75.Sartori Aldo 76.Masè Paolino 77.Giustina Anselmo 78.Polla Nella 79.Polla Iole 80.Mosca Celeste 81.Masè Mafalda 82.Sartori Mansueto 83.Polla Vito 84.Salvadei Massimo 85.Sartori Raffaele 86.Polla Giovanna 87.Sartori Renata Degli 87 soci di allora, 17 sono attualmente viventi. Salta agli occhi il numero ridotto delle donne. «Ma una volta ricorda Tosca Sartori le donne non si occupavano di queste cose. Noi eravamo le più emancipate». 53 A Nel prossimo numero del Garzonè dedicheremo spazio agli anni che vanno dal 1949 ad oggi. Abbiamo scelto di dedicare più spazio allanno della fondazione perché riteniamo che lì stiano le radici di ciò che oggi è la Pro Loco. Parlare del passato della Pro Loco è parlare della gente di Caderzone. Si riscoprono tanti nomi, volti, persone che hanno fatto e che (in parte) ancora fanno la storia di Caderzone. Scrivere di loro è il modo che il direttivo attuale ha scelto per ricordarli e ringraziarli per tutto il loro operato. Chiunque avesse notizie, ricordi, aneddoti legati alla Pro Loco è gentilmente pregato di comunicarli alla redazione del Garzonè presso il Municipio di Caderzone. Per la Pro Loco Martina Polla e Rosanna Polla ... Estate 1998 54 A Gruppo S.A.T. Val Genova Il Gruppo S.A.T. Val Genova, che raccoglie i satini di Bocenago, Caderzone e Strembo allinterno della Sezione Carè Alto, da un paio danni ha ripreso lentamente lattività. Nonostante la vecchia guardia, che ha fondato il gruppo e lha mantenuto vivo ed operante dagli anni Ottanta fino al 1999, si sia purtroppo quasi interamente ritirata, il Direttivo subentrato si è dato da fare puntando sulla passione per la montagna e sul naturale entusiasmo iniziale di un gruppo di giovani. Nel corso del 2001 la S.A.T. Val Genova ha intrapreso diverse iniziative che vanno dalla manutenzione e revisione della segnaletica di alcuni sentieri allorganizzazione di due importanti manifestazioni quali il Raduno scialpinistico sullAdamello e il Km verticale a Caderzone. Lesperienza maturata dal Direttivo subentrato durante questo periodo iniziale di attività però è stata piuttosto avara di soddisfazioni, infatti il gruppo di volenterosi collaboratori si è progressivamente ristretto e soprattutto non si è riscontrato lapprezzamento e lentusiasmo dei soci residenti nei nostri tre paesi, testimoniato dalla scarsa adesione alle nostre proposte. Con questi presupposti è stata quindi convocata lAssemblea Ordinaria che si è svolta l8 febbraio scorso alloratorio di Caderzone alla quale sono intervenuti 28 soci che hanno eletto il nuovo gruppo che guiderà la S.A.T. Val Genova per i prossimi 3 anni. Il Direttivo, ora composto da Luca Leonardi (Presidente), Manuel Sartori (Vicepresidente), Matteo Amadei (Segretario), Tiziano Amadei, Daniele Masè, Mario Sartori e Federico Polla, ritiene doveroso ringraziare il Presidente uscente Fabrizio Polla, lex segretario Tullio Sartori ed i soci che non fanno più parte del Direttivo per limpegno dimostrato, continuando a contare sulla loro collaborazione come sullappoggio di tutti i soci che verranno sicuramente coinvolti nellorganizzazione delle iniziative proposte da questo, sempre aperto, gruppo di appassionati della montagna. Larrivo del Km verticale. Per il direttivo Federico Polla 55 A Compagnia Schützen Val Rendena Per la nostra Compagnia Schützen Val Rendena lanno che si è concluso è stato molto intenso e ricco di soddisfazioni. Accanto ai soliti impegni di calendario, che ogni anno ci vedono presenti a commemorazioni ufficiali, feste, anniversari e sagre patronali, l11 novembre 2001 eravamo a Rovereto presso la Campana dei Caduti dove abbiamo partecipato ad un grande ed esaltante appuntamento commemorativo. Per la prima volta nella storia, tutte le 14 Compagnie Schützen del Trentino hanno ricordato i caduti della Grande Guerra presso la Campana Maria Dolens, questo grazie allimpegno ed allinteressamento della Compagnia Schützen di Rovereto. Ci siamo trovati in 300 nel primo pomeriggio davanti al parcheggio esterno, dove siamo stati accolti dal capitano Carlo Piazza, dal sindaco della città Roberto Maffei, dal consigliere provinciale Carlo Andreotti, dal comandante degli Schützen trentini Carlo Cadrobbi e dal comandante della Croce Nera Austriaca Carl Majer i quali hanno reso onore alle bandiere schierate prima della sfilata verso il piazzale della Campana. Qui è stata officiata la Santa Messa dal Decano di Rovereto, al termine della quale hanno preso la parola le autorità presenti che hanno espresso parole di elogio e di ringraziamento verso gli organizzatori e verso gli Schützen che ogni anno ricordano i caduti di tutte le guerre, un importante gesto simbolico che vuol essere monito specialmente verso i giovani affinché si rendano promotori per la pace tra i popoli. Tutti i presenti hanno vissuto un momento di grande commozione quando limponente Campana Maria Dolens ha scandito i suoi mesti e cupi rintocchi che la fredda brezza novembrina ha portato lontano. 56 A Golf Val Rendena la carta vincente per un ritorno dimmagine importante Il campo Golf Val Rendena è una realtà. Il 29 e 30 luglio 2001 la trentina Adriana Volpe e Arianna David miss Italia 1993, assieme al campione italiano di golf Costantino Rocca, hanno tenuto a battesimo il Golf Val Rendena, Don Gianni ha benedetto campo e club house ricordando che lo sport «ci ristora e rigenera e ci pone in armonia col creato e col Creatore». Accanto a loro i due principali artefici del «miracolo» come è stato più volte definito, Angelo Tisi e Marcello Mosca, affiancati dagli assessori provinciali Iva Berasi e Remo Andreolli, dai tre sindaci direttamente interessati Mauro Alberti, Maurizio Polla e Alfonso Fantoma. Presenti anche gli amministratori di Carisolo, Pinzolo, Giustino, Massimeno, Spiazzo, Vigo Rendena, gli onorevoli Luigi Olivieri e Ivo Tarolli, il presidente dellAPT Riccardo Maturi, i rappresentanti delle Casse Rurali della Valle, delle Funivie Madonna di Campiglio, degli operatori locali tra cui i 16 albergatori, i 170 proprietari dei terreni ed i 300 soci finanziatori che hanno creduto nel golf. Unanime il commento «la realizzazione del campo golf è un importante passo per la Val Rendena che finalmente ha saputo dimenticare i campanili ed ha imboccato una strada giusta per un futuro migliore». Osservando i risultati odierni molti stenteranno a credere che questo splendido campo si sviluppa sullarea dellex discarica della Maffei. Un risultato che ha permesso alla Val Rendena di guadagnare unarea di alto prestigio. «Questo campo è un sogno» commenta soddisfatto Maurizio Polla, il sindaco di Caderzone che nellautunno del 1990 si trovava a Seefeld in Carinzia in compagnia di Giuseppe Maestranzi. «Vicino al paese cera un bel campo da golf, ci spiega Polla, era pieno di gente e si stava molto bene, tanto che 57 A decidemmo di provare a giocare». Nel corso della partita Maurizio Polla uscì con la battuta «ma questo campo ci sta anche a Caderzone!» Da questa frase buttata lì è nato e si è sviluppato un progetto tra i più importanti della Val Rendena. «Tornato a Caderzone, continua Maurizio Polla, chiamai larchitetto Guido Masè perché inserisse nel PRG del paese il campo da golf». Detto fatto nel 1991 Maurizio Polla, Armando Mortara, Alfredo Amadei, Gastone Cominotti, Giuseppe Maestranzi ed il dottor De Prez fondarono lassociazione Golf Club Rendena. Un progetto partito col campo per la pratica del golf nei pressi della zona verde di Caderzone ed ora sviluppatosi verso Bocenago e Strembo. «È una bellissima macchia di verde nel verde, commenta soddisfatto Maurizio Polla. Un campo che non ha nulla di artificioso ma che è stato realizzato solo migliorando il terreno». Tra le molte parole di soddisfazione che hanno caratterizzato i discorsi ufficiali, il sindaco di Bocenago, Mauro Alberti, ha lanciato lidea «di proseguire col campo oltre il rio Varcè e realizzare altre nove buche». Una proposta che i dirigenti del Golf Val Rendena accarezzano da tempo e che li vede già impegnati a proseguire in questa direzione. «Lidea ci spiega il presidente della srl Marcello Mosca, è allo studio da alcuni mesi, convinti come siamo che le nove buche sul territorio di Giustino, rappresentino il giusto completamento del golf Rendena.» I numeri parlano chiaro, nella stagione desordio il nuovissimo Golf Val Rendena è stato molto gettonato: si sono disputate 26 gare a cui hanno partecipato circa 1300 giocatori provenienti da molte parti dItalia e da alcuni Paesi esteri come Germania, Austria e Inghilterra. «Ad agosto, ci conferma il direttore Emanuele Mariotti, abbiamo avuto unottima frequentazione del campo, abbiamo superato i 1500 golfisti che hanno giocato nei giorni in cui non abbiamo svolto delle competizioni». «Nel corso dellestate, spiega Angelo Tisi, abbiamo registrato londa lunga 58 A della spettacolare inaugurazione, un evento che ha catalizzato sul nostro Golf e sulla Val Rendena lattenzione della stampa nazionale che, insieme a quella locale, ha contribuito a farci conoscere.» «La curiosità di giocare su un nuovo green, afferma sorridente Marcello Mosca, è stata unirresistibile calamita nel mondo golfistico che, aggiunto alla presenza entusiasta del campione italiano Costantino Rocca, ha generato quellinevitabile passa-parola che ha messo la pulce al naso a parecchie persone che si sono prese il tempo di venire in Val Rendena e giocare sul nostro green». Ma, accanto ai golfisti-turisti, i responsabili del Golf Rendena hanno avvicinato anche la gente della Val Rendena con offerte irrinunciabili. Nel corso dellautunno il Golf Rendena ha fatto il pieno di giovani golfisti locali attraverso la proposta di offrire lezioni gratuite ai ragazzi della Val Rendena. E così gli scolari dalla quarta elementare alla terza media hanno risposto bene, allargando a macchia dolio lentusiasmo per questo nuovo campo golf. I giovani golfisti della Val Rendena seguiti dal maestro federale Federico Gnavi hanno iniziato con i tiri piazzati, imparando a colpire la pallina, ad assumere la corretta posizione di tiro, e passando poi ai tiri in buca hanno affinato tecnica e concentrazione. Ricco il programma per il 2002, accanto alle molte competizioni in cartellone, dal 10 al 12 aprile si terrà Golf Clinic con il campione italiano Costantino Rocca, un appuntamento davvero speciale per gli appassionati di Golf. Il 13 aprile 2002 si svolgerà la seconda edizione della Pro Am un Birdie per la vita che, con la partecipazione di Costantino Rocca, mira a ripetere lo splendido risultato ottenuto lo scorso 30 luglio 2001 quando, sul green Val Rendena, alla presenza del campione italiano, sulla distanza delle 18 buche, si sono affrontati 18 professionisti affiancati a 49 dilettanti per un totale di 18 squadre. Questa manifestazione sportiva a carattere benefico, è organizzata a favore dellAssociazione un Birdie per la vita presieduta da Antonella Mazzoleni, che ha recentemente nominato Delegato Regionale del Trentino Alto Adige il presidente del Rendena Golf Club Angelo Tisi. Walter Facchinelli 59 Iniziative E cclesiali Apriamo la nostra famiglia ai bambini bielorussi! Spesso, dalle pagine del nostro notiziario comunale, abbiamo parlato dei bambini bielorussi che, annualmente, vengono ospitati in Val Rendena. Questa volta lo facciamo a voce più alta: cè bisogno di nuove famiglie disposte ad aprire la porta della propria casa a dei bambini provenienti dalla Bielorussia. Alcune notizie tratte dal bollettino del Comitato: La Fondazione ha recentemente effettuato un monitoraggio su un certo numero di centri in cui vengono ospitati i minori bielorussi, minori orfani, orfani sociali o provenienti da famiglie che vivono in situazioni di disagio, minori affetti da handicap, al fine di conoscere le reali necessità di queste strutture, di coloro che in esse sono ospitati e di coloro che qui svolgono la propria attività; il tutto per dare risposte il più possibile precise e concrete alle loro 60 E necessità. Sono stati visitati e monitorati 33 Istituti sui 200 esistenti in Bielorussia, dove risultano ospitati 5.629 minori, un campione sicuramente affidabile della realtà degli Istituti minorili in Bielorussia. Partendo da questi dati e rapportandoli ai 200 Istituti esistenti, si presume che i minori ospitati in istituti in Bielorussia raggiungano le 34.000 unità che, rispetto alla popolazione di 12.000.000 di abitanti, risulta essere il 3% della popolazione. Dato su cui è necessario riflettere con attenzione. Il lavoro di rilevamento fatto, vuole essere uno strumento operativo per chi, associazioni di volontariato, istituzioni pubbliche, singoli privati, voglia fare qualcosa per migliorare le condizioni di vita dei minori ospitati in Istituto in Bielorussia ( )Le condizioni strutturali e manutentive degli edifici, anche di recente costruzione, sono estremamente precarie e inadeguate. I servizi igienici sono insufficienti in ogni Istituto ed in condizioni estremamente precarie dal punto di vista manutentivo A questo proposito la Fondazione ha in atto un progetto chiamato vacanza-lavoro. A questo progetto possono aderire tutti coloro che vogliono spendere una decina di giorni nel mese dagosto per recarsi in Bielorussia e, con il loro lavoro, contribuire a migliorare le condizioni degli istituti. Il motto è se non sono matti non li vogliamo. Questo per sottolineare che, per lavorare anche durante il periodo delle ferie bisogna essere proprio matti chiaramente in senso buono. Bisogna cioè essere mossi da uno spirito daltruismo che spinge a donare il proprio tempo per il bene altrui. Nella nostra vita quotidiana non sempre notiamo tutto ciò che sta accadendo perché tante cose escono dalla sfera dei nostri interessi. Ma il mondo va avanti, sempre, grazie agli sforzi comuni della gente unita per cause nobili, che non cerca né gloria né onori. Il mondo è freddo senza la bontà e lamore. Quando nel nostro cuore cè amore nasce il desiderio di fare qualcosa di utile e di necessario, non solo per se stessi ma anche per gli altri. Lattività di solidarietà è la via più breve per realizzare il desiderio di aiutare la gente. La Fondazione italiana Aiutiamoli a Vivere esiste già da otto anni e si occupa proprio di questo: solidarietà. Il primo gruppo di bambini accolto in Italia, nel 1992, era composto da diciotto minori e questanno, tramite la fondazione Aiutiamoli a vivere, sono venuti in Italia circa seimila ragazzi e ragazze bielorussi. In Trentino i vari comitati (tutti facenti parte alla medesima fondazione) hanno potuto ospitare 819 bambini di cui 14, nel recente mese di ottobre, nella nostra Valle (4 a Caderzone). 61 E Secondo le regole della nostra fondazione i bambini che hanno genitori propri possono venire in Italia non più di tre volte, ed i ragazzi delle scuole internati fino ai quindici anni di età. Qual è limpegno? Nella mia famiglia arriva un bambino per un mese. È un bambino che, la maggior parte delle volte, ancora non sa parlare e non capisce la nostra lingua. Che arriva senza valigie, senza vestiti, senza giochi. È un bambino che ha passato la sua vita in un istituto. Che, nella maggior parte dei casi, non ha mai conosciuto lesperienza di una famiglia, dellabbraccio di una mamma, di un papà. Di un bambino che, tante volte, è debole, con poche difese immunitarie (fatto questo dato dalla presenza delle radiazioni nucleari). Nella mia famiglia arriva un bambino per un mese. È un bambino che ha bisogno essenzialmente di amore, di attenzione. È unesperienza bellissima, gratificante ma anche impegnativa, richiede disponibilità costante di almeno un membro della famiglia, di pazienza (i bambini arrivano da situazioni di vita molto difficili), di affetto ma anche di distacco emotivo. È anche possibile contribuire al bene di questi bambini diventando famiglia dappoggio. Il ruolo di queste famiglie è molto importante. Non ospitano direttamente un bambino ma danno la propria disponibilità ad accogliere i minori in caso di problemi della famiglia ospitante (anche solo per qualche ora). Altri modi per aiutare sono il sostegno economico alle attività della Fondazione e il dono di materiale igienico-sanitario o vestiario. Sono tanti i bambini che stanno aspettando che una famiglia italiana dica sì al loro arrivo. Può la tua famiglia essere una di queste? Allora telefona al numero 0465.804430 (Orazia Messina Panaro, presidente del Comitato Rendena) per avere informazioni più dettagliate. Grazie a nome di Hassan, di Serghiei, di Katia di Slava e di tutti i loro amici. A cura di Rosanna Polla 62 G E iovani idee Giovani di Caderzone volete saperne di più? Venite venerdì 22 marzo alle 20.30 nella sala a pianoterra del Municipio La Redazione 63 A ttualità Terme Val Rendena Caderzone punta a diventare mèta della vacanza del benessere Ma cosa sono le Terme? Sicuramente molti di voi si sono posti questa domanda, cercando risposte che si sono rivelate insufficienti a placare le molte curiosità ed aspettative che questa nuova struttura porta con sé. In un sol termine le Terme rappresentano unopportunità per tutti gli abitanti di Caderzone, dal bambino allanziano, passando per loperatore turistico a quello commerciale fino ad arrivare ai proprietari di seconde case. Una domanda, quella iniziale che non ha una sola risposta e così abbiamo deciso di stendere questo scritto a tre mani con lobiettivo di chiarire proprio a voi Caderzoni cosa sono e cosa rappresentano le Terme Val Rendena. La storia Le proprietà salutari dellacquaforte SantAntonio sono note fin dai tempi antichi e sono provate nei documenti 64 A custoditi nellarchivio parrocchiale e comunale dove si racconta che il Principe Vescovo di Trento Carlo Emanuele Madruzzo dal 1649 e per le successive cinque estati «si dissetava, oltre che con il vino portato dalla Valle dei Laghi, anche con lacqua di ferro che scaturiva dal monte sovrastante Caderzone». Con lavvento dellimpero Austro-Ungarico iniziarono i primi approcci ed i successivi tentativi per utilizzare a fini terapeutici e turistici lacqua della sorgente Acquaforte di SantAntonio. Il decreto n° 18/1953 del Presidente della Giunta Regionale, concesse al Comune di Caderzone il diritto dutilizzo dellacqua minerale per 30 anni, dando avvio ad analisi e ricerche chimico fisiche effettuate dallistituto Chimico G. Ciamician delluniversità di Bologna su campioni dacqua minerale prelevati dal febbraio 1954 al gennaio 1957. Negli anni successivi una società appositamente costituita acquistava dal Comune di Caderzone la concessione per lo sfruttamento dellacqua minerale e predisponeva i progetti per la costruzione dello stabilimento termale. La morte di uno dei due soci bloccò tale iniziativa fino allanno 1974, quando una nuova società di Trento richiedeva al Comune di Caderzone lutilizzo di detta sorgente. La relativa concessione fu negata. Nel 1993 il Consiglio Comunale di Caderzone deliberò di attivare tutte le procedure necessarie per concretizzare lo sfruttamento dellacqua minerale termale Acquaforte di SantAntonio attraverso la realizzazione di uno stabilimento termale nel centro storico dellabitato. Nel corso dellanno 1994 furono effettuate, per ogni stagione climatica, le necessarie analisi chimiche e batteriologiche dellacqua e fu richiesto il rinnovo della concessione mineraria alla Giunta Provinciale di Trento. Nello stesso anno venne contattata anche la Clinica di Farmacologia diretta dal dottor Mario de Bernardi di Valserra dellUniversità degli studi di Pavia, al fine di effettuare gli opportuni studi farmacologici e clinici necessari per la registrazione dellacqua termale presso il Ministero della Sanità. Accanto ai risvolti storici che attestano una precisa opportunità che aspet- 65 A tava desser colta, vorremo chiarire che le Terme a Caderzone sono possibili perché accanto allo sfruttamento dellacqua abbiamo saputo affiancare un contesto che valorizza e promuove anche questo aspetto. Il contesto Il turista non si accontenta più solo dellambiente, anche se questo riveste unimportanza basilare nella scelta del luogo delle proprie vacanze, ma, in aggiunta, va alla ricerca di offerte valide e soprattutto qualificate che sappiano coinvolgerlo ed interessarlo nei vari momenti della giornata o nei fuori stagione. Questinverno senza neve o lo scenario di unestate molto piovosa ci pongono di fronte alla triste realtà di una Val Rendena impreparata a gestire unaccoglienza del turista in situazioni impreviste. Solo in momenti di crisi ci si accorge dellimportanza di una proposta alternativa che riuscirebbe a risollevare le sorti di uneconomia valligiana boccheggiante. In questottica il nuovo campo Golf Val Rendena, le piste ciclabili che collegano lintera Valle, il prossimo spostamento della Strada Provinciale dallabitato, lambiente del Parco Naturale Adamello Brenta, la zona agricola, le strutture recettive, il centro congressuale-mostristico nelle scuderie del Palazzo Lodron-Bertelli, il neo-nato Museo della Malga ed il nuovo stabilimento Termale che sta sorgendo nel rione Lodron-Bertelli costituiscono i tasselli di un mosaico che ci presenta Caderzone come il luogo ideale per una vacanza in qualsiasi periodo dellanno. Linvocato allungamento della stagione turistica non è più unutopia, ma è una realtà che siamo noi a costruire quotidianamente. Le molte opportunità Sarebbe un errore pensare che il nuovo stabilimento termale sarà realizzato «per i turisti». Non è un centro benessere per pochi eletti. Come avremo modo di vedere più avanti, le proprietà terapeutiche del- 66 A lacqua SantAntonio interesseranno moltissimi di voi, ma vorremmo soffermare la vostra attenzione sulle proprietà economiche e sociali delle Terme. Aprire uno stabilimento termale significa avere unutenza che non segue le stagioni, che preferisce i periStrembo, lantico ripartirore delle acque del palazzo Lodron-Bertelli. odi più tranquilli dellanno, che non si limita a soggiornare in week end sempre più brevi con arrivo il venerdì e partenza la domenica sera. Andare alle Terme significa adeguarsi ad un periodo di cura, sottoporsi ad un ciclo di applicazioni e quindi, anche da parte nostra è necessario ridimensionare le nostre disponibilità ed aspettative. Le terme sono un volano economico, dalloccupazione diretta nella struttura a quella indotta sul territorio comunale prima, della Val Rendena poi. Tutte le realtà economiche ne saranno avvantaggiate, solo se sapranno cogliere le opportunità date dallutenza che usufruirà dello stabilimento termale. Ladiacente struttura congressuale delle scuderie Lodron-Bertelli sarà unottima opportunità per catalizzare convegni medici, incentrati sulla terapia dellacqua ma anche su altre patologie. Molti ricorderanno lottima riuscita del congresso del Legamento Crociato Anteriore svoltosi nella primavera del 2001. La cultura dellaccoglienza Tra pochi mesi Caderzone e i comuni limitrofi potranno fregiarsi di un Centro Termale Curativo e conseguentemente potranno arricchire il loro marketing turistico con un pacchetto di offerte più forte e più accattivante. Se questo è vero e allapparenza semplice, di fatto lappartenere ad un territorio termale comporta una serie di misure e di comportamenti che non sono né scontati né immediatamente raggiungibili. Un Centro Termale non si esplicita e non si configura esclusivamente 67 A nella struttura dello stabilimento di cura, ma è corredato da un insieme di azioni e di infrastrutture sul territorio che definiscono un vero e proprio Sistema termale. La cura con lacqua, ovvero la crenoterapia, è una pratica molto antica e molte località turistiche sono sorte, alcuni secoli fa, proprio per la presenza di acque singolari che conferivano particolari benefici a chi ne faceva uso. In queste località, la necessità di dare ospitalità ai frequentatori delle Terme ha favorito un crescente sviluppo turistico costituito da strutture alberghiere, centri residenziali, infrastrutture sportive e ludiche e parchi pubblici. Questa continua trasformazione degli insediamenti, unita alla ricerca di realizzare degli ambienti piacevoli e gradevoli agli ospiti, poco a poco ha mutato anche il comportamento degli abitanti locali. La bellezza dellambiente, la funzionalità dei servizi e le peculiarità dellacqua erano sì importanti, ma altrettanto importante era il comportamento, il senso dospitalità, che ognuno doveva esprimere nel confronto dei clienti. Questo modo di comportarsi e di porsi nei confronti di chi viene da lontano per godere dei benefici terapeutici dellacqua è talmente consolidato che in tutti i centri termali e turistici in genere è considerato normale. Certo, per chi da molto tempo vive questesperienza e conosce i benefici economici e di qualità della vita, lospitalità è diventata un fatto naturale e scontato. Per noi Caderzoni che siamo in linea di partenza, la questione può sembrare un po più complicata anche se, già da diversi anni, la nostra economia è basata principalmente sul turismo e quindi le relazioni con persone esterne stanno diventando sempre più consuete e frequenti. Il benessere fisico che il cliente termale ricerca attraverso le cure date dalle qualità salienti della nostra acqua, sarà potenziato se il suo soggiorno è distensivo, rilassante e se i contatti umani saranno positivi ed improntati sulla cordialità e sulla disponibilità. 68 A Molti studi sociali e statistici hanno dimostrato che il risultato di una cura termale è direttamente proporzionale al gradimento del soggiorno, alla piacevolezza dellambiente in cui si svolge la cura, allospitalità ed alla cordialità della gente che vive nella località che li ospita. Se per un momento ci poniamo nei panni degli ospiti, anche noi abbiamo molte aspettative spesso inespresse. Appena giungiamo nella località prescelta per il nostro soggiorno con severità valutiamo la corrispondenza tra quanto ci è stato presentato in sede di offerta e quanto effettivamente riscontriamo nella realtà. Ma la nostra vacanza non si consuma nelle quattro mura di una stanza, come esploratori andiamo alla scoperta del territorio ispezioniamo negozi e luoghi pubblici, cerchiamo lufficio informazioni, la farmacia e quantaltro. In poche parole mappiamo il territorio che ci ospita, a quel punto ci apriamo ai contatti umani, apprezziamo la cordialità di un sorriso e di un saluto, ci sentiamo orgogliosi di non esser considerati con ostilità ed indifferenza, non siamo degli impiccioni che affollano strade e piazze, negozi e locali. Magari oggi non acquistiamo nulla, ma domani o qui o là prenderemo qualcosa. Certamente eluderemo il commerciante col broncio, quello che ci guarda sottecchi e favoriremo quelli che si dimostrano cordiali. Alla nostra partenza soppeseremo tutto e stenderemo il nostro verdetto, spesso implacabile, che bolla o promuove questo luogo di vacanza. E, al ritorno a casa, sarà un gran parlare di come siamo stati, di quello che abbiamo visto e come siamo stati trattati. Anche gli esperti sostengono che il miglior veicolo pubblicitario di un qualsiasi prodotto sia il passaparola, la comunicazione diretta da una persona allaltra che elogia gli aspetti positivi e premia una scelta rispetto ad unaltra. È necessario che tutti assieme facciamo uno sforzo per avere una cultura dellaccoglienza aperta e sincera in modo che Caderzone sia ricordato come il luogo ideale per le vacanze, una località che consente una vera e autentica ricarica psicofisica. 69 A Dobbiamo unire gli sforzi per far nascere e far crescere un autentico sistema termale formato sì da un moderno ed efficiente stabilimento termale, ma inserito in un paesaggio bello e ordinato, impregnato della cultura dellospitalità a cui si accennava poco sopra. Le componenti di questo sistema sono importanti, inscidibili e devono interagire al punto che ognuna tenga conto delle altre. Solo così lobiettivo dello sviluppo economico sociale della nostra Comunità ed il successo delliniziativa termale della fonte di SantAntonio potranno essere raggiunti in breve tempo. Gli aspetti medici Lesigenza di migliorare la qualità della vita investe oggi la maggioranza degli individui. Primeggia lattenzione prestata al proprio benessere in senso lato, mostrando grande interesse e sensibilità per tutte quelle proposte che mirano a ripristinare un equilibrio psicofisico e che contribuiscono a far divenire sani, belli e longevi. ... lAcquaforte Ecco allora che leggere sulle borse della spesa S TABILIMENTO T ERMALE A CQUA DI S ANT A NTONIO DI CADERZONE - prossima apertura stimola la curiosità; la gente inizia a domandarsi a cosa serve questacqua e come verrà organizzato lo stabilimento in costruzione e spesso non siamo in grado di dare o di darci una risposta esaudente. Di certo si sa che la fonte è sempre stata nota ai Caderzonesi come acqua ferruginosa o acquaforte dal gustoso e particolare sapore da poter gustare allombra di un albero sal Gac da Pomasera. Per cosa sarà indicata lacqua? Con riferimento alle proprietà terapeutiche dellacqua SantAntonio, la stessa può essere impiegata in più campi. Acqua da bere: cure idropiniche Per acqua termale si intende unacqua veramente pura e non interessata dallinquinamento delle falde acquifere con caratteri organolettici di gradevolezza. Accanto a queste virtù proprie le acque minerali naturali 70 A possiedono, in diversa misura, delle specifiche attitudini aventi carattere terapeutico che possono essere sfruttate in svariate situazioni di ordine patologico. Complessivamente dalle analisi effettuate risulta che lacqua sorgente Acquaforte S.Antonio di Caderzone si presenta limpida, incolore, dallodore e sapore caratteristici pertanto è da considerarsi oligominerale con prevalenza ionica solfato calcica. Per il ridotto contenuto di sodio è unacqua che rientra fra quelle indicate nelle diete povere di sodio. Dallo studio delle proprietà biologiche risulta svolgere una buona e pronta azione diuretica che si accompagna ad una chiara eliminazione delle scorie azotate e puriniche (tipiche nei sofferenti di gotta) e ad una migliore attività digestiva. Acqua da respirare: cure otorinolaringoiatriche Lutilizzo delle acque termali a scopo inalatorio nel trattamento delle patologie di pertinenza otorinolaringoiatrica si avvale di diversi metodi di somministrazione: inalazioni calde a getto diretto, inalazioni con apparecchi per aerosol con forcella nasale o oro-nasale; polverizzazioni in ambiente, irrigazioni delle cavità nasali e sinusali e docce nasali micronizzate. Le varie metodiche di somministrazione presentano differenti capacità di distribuzione dellacqua termale sulla superficie rino-faringolaringea a seconda della dimensione dei granuli dellaerosol; maggiore è la dimensione delle microgocciole meno distanza percorreranno allinterno delle vie respiratorie. In particolare per le alte vie aeree verranno inalate particelle più grosse mentre per le vie profonde, bronchi, bronchioli, alveoli polmonari, saranno indicate particelle a granulometria inferiore. Tra le patologie otorinolaringoiatriche per cui il Sistema Sanitario Nazionale garantisce il trattamento con le acque termali, ricordiamo la rinite vasomotoria, la faringite catarrale cronica, la sinusite cronica, la laringite cronica. 71 A Gli effetti delle acque minerali per uso inalatorio sono strettamente dipendenti dalle caratteristiche di queste. Riportando degli esempi per chiarire quanto detto, le acque minerali sulfuree (es. Sirmione) sono rivolte soprattutto al trattamento di affezioni cosiddette produttive (sierosa, siero-mucosa, muco-purulenta), vista la capacità mucolitica dello zolfo bivalente di fluidificare gli essudati favorendone leliminazione. Opposto è il meccanismo dazione di acque salso-bromo-iodiche (Salsomaggiore, Ischia, Montecatini) le quali hanno invece la capacità di richiamare liquidi verso la superficie mucosa e trovano impiego quindi nelle forme non produttive, secche. Ben più varia è lazione di altre categorie di acque minerali nel trattamento delle affezioni dellalbero respiratorio. Lacqua di Caderzone è unacqua oligominerale di tipo ferruginoso e può trovare indicazione nel trattamento per via inalatoria di quelle patologie delle prime vie aeree caratterizzate da fenomeni di ipo/atrofia epiteliale primitiva o conseguente ad esposizione ad agenti irritanti, in quanto si è dimostrata in grado di determinare una buona umidificazione delle mucose sottoposte a trattamento inalatorio. Si può quindi indicare nei seguenti quadri morbosi: · faringo-laringiti catarrali croniche atrofiche · rinopatia vasomotoria · sindromi rinosinusitiche croniche Quanto costeranno le cure? Le cure sono convenzionate con il Servizio Sanitario Nazionale nelle proporzioni stabilite dallo stesso. Per accedere alle cure termali convenzionate è necessaria la prescrizione del medico specialista nella quale dovrà essere indicata il tipo di cura a cui il paziente dovrà sottoporsi e la diagnosi. Durante il primo giorno verrà comunque effettuata una visita da parte del medico presente nello stabilimento al fine di accertarsi sulle condizioni di salute del paziente. Nel centro storico dellabitato, più specificatamente nellambito del Palazzo Lodron - Bertelli e delle relative pertinenze lambiente che ospiterà i reparti ben si concilia con la necessità di quiete e rilassatezza. Lospite verrà accolto al pian terreno del nuovo stabilimento dove potrà accedere alla fontanella di erogazione dellacqua termale per la cura idropinica. Lambiente soggiorno si aprirà verso lesterno per consentire allospite di passeggiare tranquillamente per il giardino sorseggiando lacqua. Il percorso 72 A proseguirà al piano superiore, primo piano, sede delle attività di cura e come tale destinato ad accogliere lambulatorio medico per le visite specialistiche e gli ambienti per le cure otorinolaringoiatriche con innovative postazioni per le applicazioni aerosol e docce nasali. Il secondo piano delledificio sarà organizzato in modo da costituire più ambienti destinati alle seguenti pratiche salutistiche; oltre ad un altro ambulatorio medico specialistico verranno trattate a questo livello patologie quali vasculopatie periferiche con stanze per bagni termali affiancate da ambienti per il relax nonché da salette per massaggio distrettuale o generale eseguito manualmente da personale qualificato. Coloro che volessero ulteriori informazioni a riguardo possono rivolgersi a: dott. arch. Maurizio Polla presso il Comune di Caderzone 0465.804214 oppure alla dottoressa Lorenza Ventura 329.0506965. Conclusioni Siamo fermamente convinti che lo sforzo sostenuto dallamministrazione comunale dovrebbe lanciare Caderzone e la Val Rendena in un nuovo scenario turistico, dal momento che tutte le proposte sono rivolte a soddisfare le richieste di relax e tranquillità, di vita salubre a contatto con la natura, per combattere lo stress che la società moderna crea in tutte le persone. Le cosiddette vacanze benessere stanno conoscendo in questultimo periodo una notevole espansione a livello nazionale ed estero, in tale ottica il Comune di Caderzone pensa di potersi proporre in modo valido e professionale. Le prospettive sono buone, purché le Terme siano sentite e condivise dalla gente. Solo così i molti progetti realizzati in questi anni a Caderzone potranno interagire tra loro ed offrirsi in un unico contesto accogliente ed invitante. Lo stabilimento termale assume così il ruolo di punto di connessione con gli altri progetti, che sono molto validi singolarmente, ma divengono ancor più interessanti se considerati in unottica più ampia e globale. Se le terme, il museo della malga, il centro congressi, il campo golf, le strutture recettive, economiche e sociali saranno capaci di interagire tra loro, lofferta turistica risulterà completa ed accattivante. Concludiamo affermando che la Fonte Acquaforte sarà una fonte di denaro, di cultura e di ospitalità solo se sapremo cogliere le molte opportunità di questo importante progetto. A cura di Lorenza Ventura, Maurizio Polla e Walter Facchinelli 73 A A Monsignor Mario Zanchin il filò di San Biagio 2001 Nel gennaio 2001 il Consiglio comunale di Caderzone aveva deliberato di insignire del Filò di San Biagio per lanno 2001 monsignor Mario Zanchin, Vescovo emerito di Padova. Cogliendo lopportunità della presenza di Monsignor Zanchin presso la Casa per Ferie, il 7 agosto 2001, una delegazione dellAmministrazione comunale, guidata dal Sindaco, gli ha consegnato ufficialmente la pubblica onorificenza del Comune di Caderzone: il Filò di San Biagio 2001. Il Sindaco Maurizio Polla, a nome dellAmministrazione comunale, ha ringraziato il Vescovo per il suo personale attaccamento a Caderzone ed alla sua gente, ricordando che, grazie al suo costante impegno, aveva fatto rinascere la Casa per Ferie, che i Caderzoni chiamano La Colonia», trasformandola in un confortevole, accogliente e funzionale albergo. «La Casa per Ferie - ha ricordato il primo cittadino - ha ospitato nel tempo illustri personalità che hanno avuto loccasione di conoscere ed apprezzare il nostro territorio e la sua offerta turistica e, con la loro presenza, hanno arricchito la nostra Comunità». Rivolgendosi poi direttamente a monsignor Mario Zanchin, il Sindaco ha ricordato la costante e fraterna presenza del Presule in toccanti momenti religiosi e liturgici della Comunità, dando ad essi unimpronta di particolare solennità. Monsignor Mario Zanchin, apprezzando il solenne riconoscimento conferitogli dallAmministrazione a nome della cittadinanza, ha ringraziato per lonorificenza ricevuta ed ha fatto presente che «ormai considera Caderzone come la sua seconda famiglia». 74 Per ricordare... Estate 2001, Malga Campo: al monsignor, al caciadur, al munac, al cantinier, al fabrizier. Sua Eccellenza Monsignor Mario Zanchin con lamico geometra Giuseppe Amadei e Diego Amadei a Diaga. 75 A Na gran pasiùn par Cadarciùn A Cadarciùn, dìstà, a vegn sempru in ferie al Monsignor. Par la nosa gent a lè al vescuf dala Colonia parchè a lè sta col chi là cumprada a chi là mitüda a postu. E lè col ca sempru al si dà in gran da far, anca sa ades a lè na in pensiun. Quanca lè chi, al ghi dà sempru na man anca a don Giani, in cesa, a cunfassar e a di Mösa, par finir cu la benediziun solenne e Mira il tuo popolo. Stann, a rigurdar tuc sti agn pasé insema, al Consiglio comunal a là pinsà da darghi na riconoscenza: lassegnaziun da la mediaia dal Filò di San Biagio. Na bela festa lassü sa la Colonia al dì dala Madona da la nef. Üaftri però ghi da saver ca, oltre a li robi ca è sta dit, al Monsignur a l gha anca na gran pasiùn par la muntagna e par la caccia. E al cunta sempre quanca al Papa a lè na in visita a Fidenza e a la cena ufficiale a ghera i fagian ciapé dal so Vescuf. O la not ca nu lera bon da dormar, e là fat tasar la sirena dal Dom ca nu la si farmava e lè na a finir sa l giurnal. Quanca lè chi, dìstà, a i plas sempru far qualche girada, e magari finir cu na bona marenda. Alura al ciama al Franco ca al ghi fa anca in poc da autista, e al ghi dis da organizzarla. Cun don Celestino a là vulöst nar fin sa l Spinàl a gatar al Batista, e nar par stelli alpini, e farsi fotografar in mez. Nu manca mai na visita sal munt dal Mario da la Barbarina, ca al lu mina anca in cantina par far dai versamenti. Na scampada sa Diaga a la ghe sempru dintru, a gatar al Dario, al Diego, e al so geometra, ca adess al ni manca a tüc. Quanca al va a pè, al riva fin fo Jamun a vardar lElio chi bat la falc. I fa quatru ciaculi sal linzol dal fin. Prüma da partir a nu manca mai na girada sa l Gras dal Camp a gatar al Marino, e lì sa l so pugiöl, da esperti caciadur, a i tira fo al canucial e i varda li cimi, si par casu i vic qualche camuc o cavriöl, intant ca spatum ca riva al Severino cu la spisa. E apena ca lè rivà, tüc in da la casina a far marenda e a far festa al Monsignor chi, quanca l turnarà naftran, di agn al ga navrà nuanta. Franco Polla 76 A finalmente nellelenco dei Prodotti Tradizionali La Famiglia Cooperativa cerca da sempre di essere una componente attiva nella vita della Comunità di Caderzone: è unazienda commerciale e produttiva e quindi in grado di offrire opportunità di lavoro e reddito per diverse famiglie del paese; è unazienda cooperativa, che ha per fine statutario quello di offrire ai propri soci merci e servizi al minor costo possibile; riveste anche un ruolo sociale, quale punto di incontro e di comunicazione per la gente di Caderzone ma non solo, per chi in paese passa la maggior parte delle sue giornate e anche per chi, causa il lavoro o altri motivi, trascorre molto tempo lontano. Mantenersi azienda attiva oggi come oggi è importantissimo, soprattutto per una società come la nostra, che reinveste in continuazione per poter offrire ulteriori vantaggi alla Comunità. Per raggiungere maggiori risultati, 77 A da alcuni anni abbiamo scelto di distinguerci dalle altre aziende del settore, di differenziarci sul mercato, dando maggior spazio ad una nostra caratteristica particolare: la produzione di salumi secondo i metodi tradizionali, con procedure di lavorazione rigorosamente artigianali, cioè senza lutilizzo di nessun tipo di ritrovato chimico moderno. Lo scorso anno, attraverso lAssessorato allAgricoltura della Provincia di Trento e con lappoggio dellAmministrazione Comunale, abbiamo presentato richiesta di iscrizione dei nostri salumi allElenco dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali presso il Ministero delle Politiche Agricole e presso la Comunità Europea. Dopo la stesura di un protocollo e diversi controlli ed accertamenti sulle nostre dichiarazioni, sulla procedura produttiva e sui prodotti stessi, liscrizione allElenco è stata ufficializzata con un decreto ministeriale, pubblicato il 21 agosto 2000 sulla Gazzetta Ufficiale. Fra altri 3500 prodotti tradizionali prodotti in tutte le regioni italiane, compaiono anche quattro dei nostri salumi: - il Salame di Caderzone allaglio; - il Cacciatore di Caderzone allaglio; - la Salamella di Caderzone allaglio; - la Pancetta arrotolata di Caderzone allaglio. ... formaggi. (Foto Alberto Campanile) 78 A Essere presenti nellElenco dei Prodotti Tradizionali è stato relativamente facile, non abbiamo fatto altro che dichiarare e spiegare quello che facciamo da sempre, cioè portare avanti una tradizione antica di generazioni, mantenendo nei nostri prodotti tutte le caratteristiche di artigianalità e di lavorazione con tecniche naturali. Meno semplice è stato limpegno per far conoscere ad un numero sempre maggiore di persone, quindi di consumatori-estimatori, il prodotto Salume di Caderzone . Ci ha aiutato prima di tutto la stampa regionale, attraverso gli articoli pubblicati sui quotidiani e sulle riviste locali. Diversi articoli sono successivamente apparsi su alcune riviste a tiratura nazionale: per esempio su FOCUS di settembre, dove il salame di Caderzone veniva citato come prodotto di particolare pregio e accostato al Parmigiano Reggiano, al Crudo di Parma, al lardo di Colonnata; oppure VERDE OGGI dove, nel numero di ottobre, appariva un ampio inserto riguardante la Val Rendena e i suoi prodotti, con numerose citazioni e fotografie dei nostri salumi e del nostro marchio. Ci sono state poi altre iniziative interessanti, che hanno contribuito a diffondere il nome e la bontà dei nostri prodotti: la Fiera Agricola di Verona, dove i nostri prodotti erano ben in vista nello stand trentino: o ad Hannover, nel nord della Germania, già sede dellExpo2000, in un padiglione fieristico inserito in un enorme centro commerciale. Di grande riscontro, la partecipazione al Viaggio tra i giacimenti golosi, operazione realizzata con il coinvolgimento dellAPT del Trentino e degli Assessorati Provinciali al Turismo e al Commercio e che ha visto la nostra presenza in due momenti: allinaugurazione a Condino, alla presenza di numerose autorità, esperti e giornalisti e di un folto pubblico, e al Castello di Stenico, giornata andata in onda su RAI UNO durante il programma La vita in diretta. Cè stato anche un momento promozionale radiofonico, nel corso di un programma a diffusione nazionale, al quale abbiamo partecipato su in- 79 A vito dellAPT -Madonna di Campiglio Pinzolo Val Rendena e di Radio Studio 7. Ultima partecipazione e presenza in ordine di tempo, negli stand di Slow-Food presso lEcofiera di Tione lo scorso ottobre. SlowFood, il mangiare lento, la riscoperta del gusto e del sapore, contrapposto al cibo veloce, il fastfood fatto solo di hamburger e patatine, uguale in tutto il mondo e quindi pri... salumi. (Foto Alberto Campanile) vo di caratteristiche particolari, proprie esattamente la nostra filosofia, produrre salumi nel rispetto della tradizione e della natura. Crediamo che questa campagna di immagine che ci ha impegnati e coinvolti, dandoci risultati che vanno al di là delle nostre più rosee aspettative, sia importante non solo per la nostra Famiglia Cooperativa, ma per tutta la nostra Comunità: i nostri prodotti, attraverso il loro marchio, portano allesterno un nome ed un simbolo, quello di Caderzone, il nostro paese. Su tutti i nostri prodotti, e non solo sui salumi, risultano evidenti il GIGLIO bianco in campo rosso, lo stemma del nostro comune, ed il nome DI CADERZONE. Il nostro desiderio è che altre attività di Caderzone che hanno rapporti con lesterno trovino il modo di inserire fra i loro logo e le loro denominazioni anche il marchio con il Giglio: tutti insieme si può riuscire a rendere immediatamente identificabili, attraverso un unico simbolo, una valle, un paese ed i suoi prodotti, realizzati avendo la massima attenzione e cura per luomo e per la natura. Luciano Polla direttore della Famiglia Cooperativa di Caderzone 80 A La festa dellAgricoltura Luci, colori e forti emozioni hanno caratterizzato la Festa dellAgricoltura svoltasi domenica 5 agosto 2001 a Caderzone. Oltre mille persone sono giunte anche da lontano per presenziare allinaugurazione del Museo della Malga e allapertura della Personale di Gianluigi Rocca, per assaporare le specialità di Caderzone e assistere, a notte inoltrata, alla sfilata che ha visto la Banda di Caderzone, il gruppo Destràni Taraf precedere una mandria di vacche Razza Rendena che ha sfilato per le vie del paese accolta ed applaudita da una folla festante al lume delle fiaccole. Il fuoco è stato lelemento emozionale ed il filo conduttore della giornata. Ad iniziare dal ricordo dellincendio che il 4 novembre 1976 distrusse le scuderie Lodron Bertelli oggi rinate, lo stesso cocente elemento che dal focolare sotto la caldera nel Museo della Malga passa al paiolo della polenta carbonèra (distribuita a 600 persone), per ritornare in paese nelle fiaccole portate da turisti e residenti. «Unemozione LAssessore Iva Berasi premia Elisabetta Salvadei. davvero forte», ci confida un turista che da ventanni frequenta Caderzone. «Una sensazione unica, aggiungono un gruppo di donne, è quella di passare al seguito delle mucche vicino alle illuminate scuderie Bertelli che sembravano incendiarsi di luce». La 81 A stessa luce e le stesse forme che tutti hanno ritrovato nel grande falò che ha rischiarato la notte di Maso Curio. «Un accostamento significativo, ci confida Fulvio Nardelli, queste due costruzioni che rappresentano ledificio madre delle case della Val Rendena». La presidente Cogo premia Fiore Caola in Polla. La Festa dellAgricoltura coincide con limportante gesto di ricordare le persone anziane che «con ostinazione e sacrificio hanno lavorato tutta la vita nellazienda agricola». Margherita Cogo ed Iva Berasi hanno consegnato una targa ricordo ad Elisabetta Salvadei e Fiore Caola. «Il degno riconoscimento per una vita di fatiche e di sacrifici, ha chiarito Maurizio Polla, tutti ne siamo orgogliosi». Dopo i discorsi ufficiali, il taglio del nastro protagonista è tornata la musica, conclusa solo a tarda notte vicino al grande falò che ha incorniciato lintera manifestazione, dalle squillanti note della Banda di Caderzone guidata dal portabandiera Diego Amadei, si è passati alle antiche ballate dellEuropa centro-orientale proposte quintetto musicale Destràni Taraf di Renato Morelli. Caderzone e la Val Rendena hanno vissuto una giornata davvero intensa che sarà ricordata da tutti, in primo luogo dai Caderzoni orgogliosi delle loro tradizioni e della loro storia e da tutti quelli che lhanno vissuta insieme a loro. Walter Facchinelli 82 A A Livio Polla il Filò di San Biagio 2002 Una splendida giornata di sole ha incorniciato una manifestazione memorabile che, come ogni anno, coinvolge la comunità di Caderzone, unità per la festa del santo patrono San Biagio. Alla partecipata celebrazione religiosa è seguita la processione per le strade del paese con la statua del Santo, portata a spalle quanti hanno vinto lasta e si sono aggiudicati questo compito. La processione era preceduta dal gruppo folk e dalle squillanti note della Banda di Caderzone. Molte persone sono giunte da altri paesi della Val Rendena, a significare lattenzione e lattaccamento per questa prima sagra del nuovo anno. Al termine della benedizione della gola impartita dal parroco don Gianni Poli e dallimmancabile don Celestino Lorenzi, il sagrato della chiesa luogo deputato alla sagra è stato animato dalle note della Banda del paese cui hanno fatto cornice i giovani e giovanissimi ballerini del gruppo Folk che, al suono di valzer e marcette, hanno disegnato spettacolari coreografie davanti ad un folto ed attento pubblico. Le scuderie Lodron-Bertelli sono quindi divenute il fulcro del Filò di San Biagio, che questanno, vista la mancanza di neve per disputare la consueta gara di sci, si è tenuto nel pomeriggio. Il gruppo folk delle Castellane ha proposto latmosfera del filò, un tuffo nel passato che ha permesso a tutti di vivere uno spaccato di vita femminile ricco di fascino ... ripensando al filò. e suggestione. Il filò si animava nelle stalle al caldo tepore delle vacche ed il chiacchiericcio delle donne si mescolava al tintinnare greve dei campanacci. Le Castellane hanno ricordato i momenti salienti del filò: da quello spirituale che iniziava con la preghie- 83 A ra o la recita della corona, a quel frivolo connotato dalle chiacchiere delle comari, dai lavori a maglia ed uncinetto insegnati anche alle bambine, ai giochi che occupavano le più giovani. Nè uscito uno spaccato di vita che, a differenza della frenesia che caratterizza la vita doggi, ha ricordato uno stile di vita fondato sulla condivisione ed il fare comunità, tramandando valori autentici. Tra gli applausi dei presenti Maurizio Polla ha consegnato al padre Livio il Filò di San Biagio 2002. Il consiglio comunale ha deciso che fosse proprio lui meritare questonorificenza. Livio Polla, è stato ricordato, «nel 1949 fu il fondatore e primo presidente della Pro Loco, ricoprì per diversi anni la carica di amministratore comunale con incarichi di giunta e sindaco per due legislature. Nel corso della sua reggenza fu tra i fondatori dello Sci Club Runchidin Caderzone, fucina di buoni atleti e promotore dello sviluppo del suo paese». Visibilmente commosso, Livio Polla nel ricevere la pergamena e la medaglia del Filò 2002, ha ringraziato tutti ed invitato i presenti a voler bene al proprio paese. A caricare di suggestione il pomeriggio sono giunte inattese le parole di Alfredo Amadei che ha descritto Livio Polla come «un uomo animato da gran passione, altruismo, buon cuore, volontà, tenacia e attaccamento alla sua gente». Livio Polla, ha ricordato Alfredo Amadei ha sempre avuto parole di vanto per Caderzone, 84 A ai turisti che frequentavano la sua bottega di salumiere diceva «a Caderzone tutto è più bello e si sta meglio», infondendo quel sentimento daccoglienza che ha contribuito a trasformare Caderzone nellattuale e ricercato luogo di vacanze. Alla consegna del Filò di San Biagio è seguita la cerimonia di consegna alla comunità di Caderzone di unopera darte donata dallAzienda di Promozione Turistica Madonna di Campiglio, Pinzolo, Val Rendena. Sul palco accanto al sindaco il presidente dellAPT Riccardo Maturi che ha voluto caricare questo gesto accompagnandolo con parole di ammirazione per la comunità di Caderzone, elogiando lintraprendenza e la vivacità nel guardare al futuro di questa comunità. Lingegner Maturi ha confermato limpegno dellAPT nel continuare ad organizzare nello storico palazzo di Caderzone le esposizioni estive legate al tema della montagna ed alla gente della Val Rendena. Molti ricorderanno la mostra sulla frequentazione del Brenta di Re Alberto I del Belgio e sulla famiglia di guide alpine i Dalla Giacoma Lusion. Due bambini hanno provveduto allo scoprimento dellopera Deposito della memoria realizzata da Francesco Fantin nellambito del XIII Concorso Internazionale di scultura su legno tenutosi a Madonna di Campiglio e Pinzolo lestate scorsa. Il concorso rifacendosi alla leggendaria spedizione di Carlo Magno in Val Rendena era intitolato Immaginario Medioevale. Il sindaco Polla ha ringraziato lAzienda di Promozione Turistica ed il suo presidente per la particolare attenzione nei confronti di Caderzone, esprimendo soddisfazione per questimportante dono che contribuisce ad impreziosire il complesso Lodron-Bertelli. La serata è proseguita con la distribuzione di grostoli e bevande a tutti i presenti. Walter Facchinelli 85 Le pagine del D ialetto La quarantina Tanc àgn fa, quant ca èra in pütalòt la nona o la Mari, santadi giü sal fugulèr da la cusina, al temp di quaresima, li ni fava la quarantina. In tòc di spàc o lana culurada, cun quaranta grupin, distachè ügn dalaftru, cume in curduncin. Sa la tacavani a li tirachi e la tignivani gia la tasca, dal prüm dì, di quaresima fin a Pasqua. Ogni grùp vuliva dir in dì di quaresima, e nüafri pütaloc, prumitivan a la nösa gent, ca in sti quaranta dì, ariani: pregà ogni sira, fat qualche fioreto e dal ben. La sira prüma da nar a durmir, taiavani via in grup, favan lesame di coscienza, pragavan, e nu vigivani lura ca vegna Pasqua, e finigös sta penitenza. Ièra da li bèli usanzi., chi a farli nùsf fava tanta fadiga, simparava però robi importanti, ca li na sirvi tant davanti omagn, par afruntar la vita. 86 Trieste febbraio 1997 gg cacial dal 29 La poesia di Aldo Salvadei Inda la stala, cafda ümida, nüda, fra ludur da li buaci, in mez al füm, tacà cuntra din mür negru, chi süda a ghé al to ritrat con sota in lüm! Ogni tant as möf li vachi e, nda la rela al purcel al met fo rus al so müs! Cerca al lat da so mari na videla e li cavri a li fa n rumor confüs! Li veci e i pütaloc, chi fa l filò i ti dis nAin Maria quasi ogni sira e i varda la to barba e anca l bò, ca sal ritrat al par quasi al sia vira. Ma i omagn ca ghi plas la pancia plina e i giovanoc ca i völ bivar al vin indal to dì ai ghi fa sü na cina cu la pulenta cafda e cul... pucin! Aldo Salvadei 87 D È uscita agli inizi di dicembre 2001 la prima pubblicazione del gruppo Dialetti Judicariensi con il titolo Voci Judicariensi. Il Gruppo è formato da 25 persone, amanti del dialetto, che rappresentano altrettanti dialetti delle valli Giudicarie, Ledro, Basso Sarca. Il gruppo si è costituito qualche anno fa con lo scopo di mantenere viva la lingua parlata dai nostri padri, come una delle espressioni più genuine della nostra cultura. La nostra compaesana e collaboratrice del Garzoné anche per la pagina del dialetto è una della animatrici del Gruppo e per questo suo impegno ha ricevuto, in occasione della giornata del volontariato, lattestato di riconoscimento per essersi dedicata con impegno alla costituzione del Gruppo, radunando scrittori, storici, esperti e semplici amanti del dialetto al fine di promuoverne la rivalutazione. Da Voci Judicariensi n.1 è tratta la poesia che vi proponiamo. La Redazione In sit ndu spatàr Ti cerchi n sit ndu star cun na cumpagnia ca nu ti pö pü cérnar, ogni dì pü lòfia, sulénga, chi nu t mòla mai: i tö pinser. Pinser strüsié cume na cùdula di lana, ca nigügn dòpara pü. Nu ucùr pü struligàr gna par sparagnàr, sparagnàr anca sal temp ca nvezi ncö ti vurii vìgiar a giargiàr. Tüt par nu star lì, a spatàr... di Elisa Polla Traduzione: Un posto / Cerchi un posto dove stare / con una compagnia che non puoi più scegliere / ogni giorno più insignificante, solinga/ i tuoi pensieri. Pensieri sfiniti, come un filo di lana sfibrata, / non occorre più pensare profondamente, inventare, nemmeno per risparmiare/ risparmiare anche sul tempo/ che invece oggi / vorresti vedere correre velocemente. Questo per non stare lì, ad aspettare 88 D Nadal 2001 Nu criziva mai pü, chi la sira da Nadal, dala curt da la nona, pasa sü propriu la Madona. La ghiva dre na prociassiun di gent cai nava al censiment. In tuchel in su chi la spatava, ghera S. Giuseppe cu lasinel. Cara pura la me Maria, ma chi sum sota lciel. Sta pura dona la ghiva da cumprar, lera a mumenti ura e nui siva cu far. I cercava n ustaria par nu pasar la not in mez a na via. La scuminziava a star mal, manu ghera nuspadal. Ia vist na betula, al pariva n tablà, i ga dit: cari, nu gum post, e po gum tut inglacià. Malì a zent metri, ghera al Ceru Bianc; am displas tant bon om, ma chì gum chii dai franch. Alura ia cambià porta, i gà avert, e i li ha squadrè; nu gum bisogn dan falegname, parché ga ium chi apè. Cu fumi ades Maria, nu sum propriu in du nar. I sa varsà in faccia e nui siva cu pinsar. Ma propriu in cul mument, e quasi par magia nà luce sal Bertelli la gà insagnà la via. Rium lasù Giuseppe, si no an vigium di beli. Ia fat apena n temp, lè nato, e lè bel, al ga du uciun azzurri, le propriu l bambinel. Ci sa finì la sira dal presepio vivente, chà a pè a la tradiziun e ala divoziun sa divertì la gent. Pacà ca nu ghe pü la nona, ca lera ci divota a la Madona, mai pü lavria pinsà chi a pasar dala so curt, in mez al parapiglia,al fuss propriu al so Carlo a rappresentar la Sacra Famiglia. Margherita Bononi in Mosca Dedicata al mio caro nipotino Enrico e ricordando con tanto affetto la nonna Barberina. Elogi a tutti gli organizzatori e collaboratori per la buona riuscita di questa simpatica tradizione. 89 Le voci al F emminile Ricordi di persone scomparse che hanno fatto la storia di Caderzone rendendosi utili per la comunità La maestra Elisa Chi si ricorda la maestra Lisa vicino al lavandìn dai Puloni nella casa dai Castalan? Questinverno ho letto su un libro di Don Celestino che, nata nel 1859, ella studiò nel convento del Sacro Cuore dalle suore a Trento e nel 1891 fu maestra a Mortaso, ma si sa che prima aveva già insegnato a Condino, a Comano e poi in molti altri paesi delle Giudicarie. Era una donnina piccola, sempre pulita e ben pettinata, ben vestita con abiti lunghi come si usava allora, grembiule di satin con balze di pizzo che si faceva lei. Dinverno noi bambine andavamo tutte nella sua stüa, camera riscaldata con un grande fornello a ole e mentre ci scaldavamo lei ci insegnava a cucire e ricamare e recitare il Rosario. Le mamme che non avevano tempo o non lo sapevano fare mandavano le loro bambine anche a fare i compiti o a imparare a scrivere dalla maestra Elisa. Spesso veniva anche qualche sua scolara a trovarla dai paesi dove aveva insegnato, perché le erano rimaste affezionate. Era bravissima nel fare pizzi, rammendo e a stirare: lei stirava tutto con lamido; stirava anche le tovaglie della chiesa e i paramenti del parroco e dei chierichetti che poi noi portavamo in chiesa per consegnarli alla signorina Maria, perpetua di Don Gadler. Non parliamo poi delle tovaglie ricamate e sempre in perfetto ordine del capitél dala Madonna (vicino al Rio), 90 F di sua proprietà, che era come la sua seconda casa. Devota alla Madonna, la maestra Elisa, aveva fondato lAssociazione del Rosario Perpetuo a Caderzone e in molti paesi delle Giudicarie di cui lei era la zelatrice in assoluto. Infatti ci mandava spesso a distribuire i giornalini, che arrivavano da Firenze Santa Maria Novella sede ancora oggi del Rosario Perpetuo. In estate noi ragazzine andavamo nel suo bröl (prato attaccato alla casa) ancora per lavorare a mano e soprattutto per stare in compagnia; destate ci insegnava a mettere i tasselli sulle ginocchia dei pantaloni e sulle maniche delle giacche visto che gli uomini lavoravano allaperto con la legna e in campagna e rompevano spesso i vestiti; a me piaceva molto; intanto cantavamo le canzoni della Madonna. Il prato era circondato di piccoli gelsi che la Ernesta, del Vittorio dai Puloni, veniva a potare e pelare, per dare da mangiare ai suoi cavaler bachi da seta, per fortuna rimanevano un pero e un melo per fare ombra a noi bambine sempre lì col nostro prezioso lavoro tra le mani. Ancora oggi passo tutti i giorni per quella strada per andare a casa mia e mi pare sempre di vedere lì la maestra Elisa seduta sul suo sgabelletto di legno e un bel gruppo di ragazzine sedute attorno allegre e contente, ma soprattutto con una gran voglia di imparare e sento tanta nostalgia. Ricordi di gioventù di Olga Sauda (1920) Invitiamo a mandare altre storie di persone scomparse che meritano di essere ricordate da parte di tutta la Comunità. * La ricetta della nonna Questa è la ricetta di un ricostituente, gli ingredienti principali sono: uova, latte e zucchero. Oggi abbiamo decine e decine di tipi di ricostituenti per il nostro fisico, ma in altri tempi, come sappiamo, si usavano alimenti che venivano prodotti in casa. Sia il latte che le uova erano, e sono tuttora, ricchi di vitamine: B2- B12 D K, di acido folico, acido pantotenico; la carenza nel nostro corpo di alcune di queste vitamine, può dare seri problemi, ad esempio lanemia, ma soprattutto stanchezza fisica. Questo, che possiamo chiamare modernamente vov casalingo, è infatti indicato nei cambi di stagione, ma soprattutto in prima- 91 F vera. Era infatti in questa stagione che le nostre nonne pensavano bene di mettere in forza i loro uomini che dovevano affrontare la nuova stagione di duro lavoro. I nostri uomini oggi non hanno questi problemi, di lavoro intendo, di conseguenza noi donne non avremmo questo obbligo Ma visto che anche noi lavoriamo sodo possiamo approfittarne per rinforzarci un po bevendo un bicchierino in compagnia col nostro maritino. Ecco la ricetta autentica: 92 93 Gabriele e Giovanni. Ai si gata, i discur, i quistiuna, i si rabis, i sa li canta. Dop però i si cerca amù!! Disegno di Alfredo Amadei N La pagina dei B ambini Parola di asan Cume dir: Fa cunt ca parla nasan! Lasan: na bestia da tanc agn fa chi uramai tüc i à dismantagà. Dala duman ala sira, senza cina ni culaziun al sgubava e l si strüsiava par al so padrun. Dai popi lera calculà esempiu di ignuranza e di stüpidità, ma nigügn à mai pinsà ala so grant ümiltà. Nul vigniva gnà sdögulà par la so bilöza, ghera numa intares par la so caöza e sa i scampava na pàciada giü na bastunada; el, pazient, lübidiva pian pianin cul so tic tac sa buciàti e sasulin. Fin ca n dì nu là pü caminà n la stala lì n dun cantun i là cacià l tigniva l cò bas e l ghiva l pil tüt ribüfà. Ogni tant al popu l caciava dintru l cò par vìgiar sa lera ura da törlu fò. Ma na sira l là ciamà: Vé chi popu dam la man voi dirti do paroli par al to duman. Vignarà n dì chi l padrun 94 B l si gatarà n la me cundiziun: fin ca ti lauri e ti se ndafarà, om o asan, ti se cunsidarà, ma sa ti fè tant da scantinàr e da spös vuler trigàr, o almen nar pü a bel bel, i ti da già dal tambalori plin la pel. Sa po ti t fermi e ti stè m poc lì nu ti se aftru chi n puru rimbambì. E sa nu ti se pü bon da laurar nu ti ghè nigügn diritu gna da parlar. Crözamal popu , ncö nu ghe nigüna diferenza fra nasan e nümàn chi dis da verghi la cusienza. Ma tè ti sé l duman...... Elisa Polla Glossario: sgubàva = sgobbava l si strüsiava = si consumava nigügn = nessuno sdögulà = pulito con la sdögula = arnese con finitura in metallo a zig zag usato per pulire gli animali da stalla caöza = imbrigliatura per aiutare e guidare lanimale da tiro. paciàda = pedata törlu fò = si dice quando un animale è moribondo e si deve eliminare. scantinàr = cambiare il ritmo, non stare più alle regole trigàr = riposare bel bel = pian pianino tambalori = buono a niente , un incapace crözamal = credimi Tratto da Voci Judicariensi n.1 95 San Rocco Disegno di Alfredo Amadei 96 N Nelle pagine della S toria Il vagabondo di Dio San Rocco (1350-1382) Il segreto duna santità La nascita di Rocco da Montpellier fu un dono di Dio. Un dono invocato per anni dai suoi benestanti genitori. Forse, anche per questo, Rocco rimase figlio unico. Quasi a testimoniare leccezionalità di un simile dono. Nato presumibilmente nel 1350 (lo assodano alcuni rilievi storici che verificheremo), egli perdette il padre e la madre durante ladolescenza, forse a causa duno dei ricorrenti contagi di quellepoca. Privatosi a sua volta dogni bene terreno, Rocco si fece povero, miserabile, mendicante, vagabondo di Dio, riducendosi (prima di morire trentaduenne appena) ad essere imprigionato innocente senza difendersi, senza rivelarsi, soffrendo per cinque anni lumido ed oscuro fondo duna torre, e raggiungendo nelliniquità di essa (sorte, del resto, di tanti santi) la massima altezza e la massima chiarità. Tornano alla mente, nel dire questo, le righe edificanti dei fioretti allorché frate Masseo da Marignano rientrando dalla selva dellorazione assieme a San Francesco gli chiese con ingenua sfrontatezza: - Tu non se bello di corpo, tu non se grandin scienzia, tu non se nobile di sangue. Adunque onde viene che tutto il mondo ti corra così dietro? Al che San Francesco rispose: - Viene dalli occhi de lAltissimo Iddio, i quali in omni luogo contemplano i buoni et i rei. I quali santissimi occhi non hanno veduto tra i peccatori niuno più vile, né più manchevole, né più ostinato di me. Orbene a fare di me ciò che intendeva fare, non ha trovato sulla terra creatura più indegna, onde ha eletto me per confondere la nobiltà, la 97 S grandezza et la fortezza del mondo acciò che si conosca che omni virtù et omni bene non è dalla criatura, ma dal Criatore, et nulla criatura gloriar si possa nel cospetto suo. Era il segreto della santità di Rocco. Quando egli potendolo specchiava nellacqua delle fontane la miseria del suo aspetto, si sentiva polvere nella polvere. Ma, quando pensava che la sua meta era il Paradiso senza fine, allora capiva che luniverso era ben più misera polvere del suo sofferto cammino di cristiano verso leternità. Dun uomo dunque che visse così staccato dalle precarietà del mondo, dalle sue inutili ricorrenze, dalle sue effimere vanità, dalle sue ingannevoli certezze, non dobbiamo meravigliarci che neppure il nobile Gottardo Pallastrelli di Piacenza, divenuto di Rocco il più devoto discepolo ed amico, non sia riuscito a trasmetterci attraverso qualche confidenza del santo fratello e maestro spirituale delle notizie più precise circa la sua infanzia, lesemplare famiglia avuta, lascetica formazione ricevuta. Non dobbiamo meravigliarci! Tenendo presente che Rocco visse una vita senza parlare mai di sè, senza portare di sè alcun documento, senza avere mai qualcuno che fosse in grado di garantirne le origini o quantomeno le ragioni di un rigore esistenziale così ramingo e derelitto. Fortunatamente alcuni storici del secolo scorso (e tra essi il meticoloso Pio Paschini) dopo studi mirati sulle pesti del tardo Medioevo e sui personaggi da Rocco frequentati pervennero ad alcune assicurazioni circa lesi- 98 S stenza di Rocco e levidenza della sua santità da comprendere appieno il dilagante ricorso al suo patrocinio nelle epidemie apocalittiche che decimavano a scadenze continue le genti dEuropa. Il viaggio a Roma Rocco dunque era nato a Montpellier, nella doviziosa Linguadoca, intorno al 1350. Affacciata sul Golfo del Lione, già allora la cittadina era una delle più rinomate della Francia Meridionale. Conosciuta e famosa in tutta Europa per la sua Facoltà di Medicina (sorta ancora nel 1221) essa era pure altamente considerata per la sua celebre Scuola di Giurisprudenza, Scuola nella quale per quattro anni tra il 1316 ed il 1320 aveva studiato anche il sommo poeta italiano Francesco Petrarca (1304-1374). Quanto a Rocco possiamo affermare (dato oltremodo intuibile) che profonda doveva essere stata leducazione religiosa ricevuta dalla madre se rimasto, nella sua adolescenza, orfano di entrambi i genitori egli non ebbe alcun ripensamento nel liberarsi del patrimonio ereditato e nel partire quindi per Roma dove sentiva che il Signore lo stava attendendo. Diciamo intanto che per Roma (prima ancora di Rocco), vinte le ultime resistenze dei cardinali francesi, era partito il 30 aprile 1367 pure Papa Urbano V. Come si sa, il Papato dal 1309, per i gravissimi e cruenti disordini che continuavano a ripetersi nello Stato della Chiesa sera trasferito, come in una seconda Roma, nella ricca e munita Avignone. Una volta salito però, alla cattedra di Pietro, il santo ed austero Papa Urbano V (1362), egli, con laiuto potente del cardinale Egidio Albornoz, dopo aver messo un po dordine nello Stato pontificio, sera portato a Marsiglia dove ventitré galee e molte altre navi genovesi, veneziane, pisane, e della regina Giovanna di Napoli, lo attendevano per trasferirlo nella città eterna. A quella festosa partenza non era mancato certo (accorso dalla vicina Montpellier) il giovane Rocco che, nellentusiasmo ascetico del suo cuore, celava il grande sogno di recarsi egli pure nella città santificata dal sangue di tanti martiri e dal magistero di tanti Vicari di Cristo. Avvertiva che là, nel centro della Cristianità, il Signore gli avrebbe rivelato ciò che da lui si aspettava. Abbandonati pertanto tutti i suoi beni, anzi per meglio dire donati metà di essi ad uno zio paterno che oltre tutto ne aveva bisogno, e divisi gli altri tra i poveri dei dintorni se ne partì libero e felice, mendicante solo di Cielo, di quel Cielo che nutriva gli uccelli dellaria e vestiva i fiori del campo più che non avesse fatto con Salomone. Per tutto il resto la sua giovinezza 99 S (non aveva Rocco ancora ventanni) era soltanto desiderosa di giungere a Roma. Ebbene fu percorrendo le povere e litigiose contrade dItalia che lingenuo ed inesperto Rocco apprese le miserie, le rivalità, le violenze, i patimenti, le infelicità degli uomini. Strade, ponti, agglomerati senza nome, edifici sacri, opifici, castelli, mostravano le loro rovine, segni evidenti di conflitti, di vendette inSan Rocco, Capitello a Mortaso cendiarie, di furenti demolizioni, Dipinto di Alberto Mosca (1996) di guerre bestiali e di totali abbandoni. Né mancavano in ogni paese grandi croci indicanti le enormi fosse comuni delle vittime dellepidemia di peste che, esplosa nel 1367, ancora due anni dopo menava strage. Fuggivano i malati dal consorzio umano per non venire inchiodati nelle case o rinchiusi nei lazzaretti. Fuggivano coloro che risparmiati dal contagio speravano di far razzia di danaro o di bestiame nelle campagne per non morire di fame. E fuggivano i sopravvissuti al male per potere altrove, non riconosciuti dedicarsi ai furti ed alle rapine. E tutti uomini e giovani andandosene altrove lasciavano incoltivate le terre cosicché alla furia della peste subentravano la carestia e linedia costringendo alla fuga gli stessi addetti allordine e alla sanità. Il contagio ad Acquapendente Il fatto che il giovane Rocco si fosse messo in viaggio per Roma garantiva storicamente che il Papato dopo quasi sessantanni (cioè dopo il 1367) era tornato nella città di Pietro. Un ritorno che sarebbe durato solo tre anni, ma che nella biografia di San Rocco comprovava il periodo del suo pellegrinaggio verso la nuova sede del Pontefice Urbano V e del suo incontro con lui. Periodo oltretutto corrispondente allesplosione, anche nel Lazio, duna spaventosa epidemia di peste (1367-1370) durante la quale il mendicante Rocco il mendicante del Cielo prese a perdere la testa per i poveri colpiti dal contagio, divenendo alla sua morte il patrono universale di tutti gli infelici colti dallo spaventoso morbo. Partito dalla Linguadoca, privo di qualsiasi informazione sulla dram- 100 S matica situazione sanitaria della penisola italiana, Rocco era giunto ad Acquapendente, in provincia di Viterbo, dove dopo la violenta ondata di peste del 1367 nuovi e più funesti casi di recrudescenza del male sandavano ancora nel 1369 lungo le frequentate vie mercantili diffondendo. Quando Rocco si presentò alle porte della città i cordoni di sanità erano già in atto, come pure gli arresti e le impiccagioni per coloro che trasgredivano le inflessibili regole precauzionali. Solo lassicurazione chegli era stato per qualche tempo studente presso la Facoltà di medicina della città di Montpellier lo fece accogliere tra i membri duna pia congregazione delle misericordie. Il male, peraltro, proprio in quei giorni stava infuriando crudelissimamente. Enormi roghi ardevano in tutte le piazze dove venivano inceneriti gli abiti, i mobili, e le stoviglie di coloro che erano stati colpiti dallepidemia. Carri continui guidati da coloro cherano sopravvissuti allinfezione, o cherano stati liberati allo scopo dalle galere, portavano dalle campagne viveri, paglia, e legna da ardere, per sovvenire alle drammatiche necessità della sventura. Altri carri portavano via i cadaveri di quanti venivano meno per le strade o che nottetempo dai parenti sulle strade erano gettati. Le case ove tutti giacevano ammalati venivano sbarrate ed inchiodate perché nessuno potesse entrarvi, od uscirne, sicché urla disperate si udivano levarsi continuamente da coloro che stavano morendo od invocando un pane. Nelle case dove tutti erano morti venivano ammassati quelli che non davano La cattedrale di Acquapendente. 101 S speranza di vita, sbarrati ed inchiodati naturalmente gli usci. E dove gli usci non erano inchiodati i ladri e gli assassini entravano con il favore delle tenebre ad arraffare quanto era possibile. Senza contare le brutalità e i delitti che, negli assalti del male, molti commettevano. Loggia di Viterbo. Quanto a Roma, passati purtroppo i giorni del tripudio per il rientro del Papa, Viterbo e Perugia ed altre città umbre e laziali tornarono alla rivolta. Per di più il fedifrago ed insano Galeazzo II Visconti aveva ripreso a minacciare e a devastare le terre pontificie, al punto che re Luigi dUngheria sera offerto di scendere in Italia con un forte esercito in difesa della Chiesa.Cosa che Urbano V, nella sua coerenza cristiana, aveva fermamente rifiutato, inorridito al pensiero duna guerra mossa dalla Chiesa. Aveva ascoltato invece le insistenze dei cardinali francesi perché egli ritornasse nella tranquilla Avignone. Viaggio doloroso che Urbano V però prese subito in considerazione, avvertendo la fine della sua vita,vedendo intorno le stragi che la morte andava facendo, e desiderando soprattutto di poter chiudere gli occhi nella sua terra natale. Nellinferno di Cesena Pregando, piangendo, e correndo da un capo allaltro dellabitato con secchi dacqua, bende pulite ed alimenti primari, il giovane Rocco aveva dimenticato il suo viaggio a Roma, e sera fermato ad Acquapendente per dedicarsi totalmente ad alleviare i dolori, a lavare i corpi, a fasciare le piaghe, a 102 S mitigare le arsure dei poveri colpiti dalle febbri mortali. Era soprattutto lacqua potabile che totalmente mancava, anche perché in quella della fontane i miseri morenti detergevano le loro sanguinolente lacerazioni. Comunque, dopo che la veemenza del male parve attenuarsi, e dopo che oltre due terzi degli abitanti erano finiti sepolti dentro le laide fosse comuni, lemunto Rocco, irriconoscibile per le fatiche sostenute, accomiatandosi da coloro chegli aveva prodigiosamente guarito, lasciò Acquapendente ed invece di dirigersi a Roma udito che a Cesena il contagio faceva scempio risalendo la penisola sincamminò verso quella città. Era Cesena, allora, una splendida roccaforte dotata di signorili dimore e di solide difese. Dopo essere divenuta, verso il Mille, il libero comune che ben si difendeva nelle continue lotte contro Rimini, contro Forlì e contro Cervia, fui liberata nel 1357 dalla tremenda tirannia degli Oderlaffi e recuperata, dal cardinale condottiero Egidio Albornoz (1305-1367), allo Stato della Chiesa che la volle cittadella particolarmente munita. Né mura ad ogni modo, né bastioni, né fortilizi, né torri poterono arrestare quella peste che ormai la stava soggiogando. La notizia, anzi, di Cesena ormai messa in ginocchio dal male era giunta, prima dogni altra, nel Lazio così che Rocco (come sè detto) non pensò due volte ad accorrere nellinferno di un insediamento dove il contagio aveva trasformato una delle terre più fertili e fortunate in un campo di morte. 103 S Nel terrificante ricordo della peste nera di ventanni prima (1348) quella, per intenderci, del Decamerone le autorità avevano preso iniziative selvagge ed atroci. Ogni casa, dove qualcuno cadeva ammalato, veniva (oltre che inchiodata) dipinta con grandi croci nere acciò che tutti ne stessero distanti. Quelli poi che, sgomentati da una simile sorte, decidevano dabbandonare i familiari infermi alla loro morte, dandosi alla fuga, venivano presi e gettati nei lazzaretti dove i cadaveri spesso non venivano neppure raccolti, e dovevano i malati inumarli sotto poca terra. Da qui si giunse allabominio che le autorità, per i servizi dinfermeria, di vigilanza, di sepoltura, aprivano le prigioni dei condannati al carcere perpetuo affidando mansioni così pietose ad assassini, a ladroni, a uomini abbruttiti dal vizio, a mentecatti furiosi, i quali pur di arraffare denaro, gioielli, vestiti, masserizie, arredi, nelle ville e nei palazzi dei ricchi portavano alle fosse comuni persone ancora vive o ne affrettavano la morte per poi impossessarsi dogni loro avere, vendendo soprattutto le scorte alimentari, le essenze disinfettanti, e gli oli profumati a prezzi proibitivi. Relitti criminali insomma che allimprovviso sia con ricatti, sia con minacce, sia con vendette erano divenuti i veri padroni della sanità, della legge, della finanza, dogni altra situazione, mentre i veri signori, i possessori di terre e di bestiami, i nobili nascosti nelle loro dimore segrete, i ricchi mercanti attendevano nel terrore che il morbo come sempre accadeva avesse fine per poter riprendere in mano la gestione del potere, della giustizia, e specialmente di quei possedimenti che nella morìa generale non erano più di alcuno. Lincontro con il Papa Anche a Cesena, alla fine, lirruenza della peste sattenuò, mentre la sua persistenza riesplose nel Lazio non risparmiando neppure la Corte pontificia. Riconsiderò allora il giovane Rocco il sogno non ancora realizzato di pregare sulla tomba dellApostolo Pietro, e di potere poi da lì (se nulla lo avesse impedito) proseguire per la Terra Santa. Come giunse alle porte di Roma invece, e vide nelle torbide e nauseabonde acque del fiume Tevere galleggiare a centinaia gli ignudi cadaveri degli appestati, eliminati in quel turpe modo dalle molte sponde umbre e laziali affacciate sul fiume, fu preso da sgomento grande. Tu, Signore, non sei morto anche per essi? E noi ce ne stiamo liberando come fossero resti di animali. E correva agli assembramenti dei colpiti dalla peste, appostati ai bordi 104 S delle trafficate vie imperiali, con le tese mani supplici per non morire di fame. Una sola infatti era la delirante e disperata illusione delle sparse orde dei contagiati: quella di sopravvivere fuggendo laria ammorbata della città; quella di veder passare le dieci settimane dallesplosione del male perché allora stando alle assicurazioni dei protofisici, ma anche di cerusici, e ancor più degli incisori dei bubboni linfezione poteva dirsi superata, e i guariti resi esenti da nuovi assalti del bacillo potevano tornare a vivere. Non solo. Ma potevano addirittura entrare senza paura nelle case infette dal contagio e (dopo averle sgomberate dai cadaveri) installarsi in esse, farle proprie e usare liberamente tutto quanto contenevano. E ciò mentre i notai (ancorché implorati a mani giunte) si rifiutavano di redigere testamenti o di trascrivere le ultime volontà. Come facevano pure coloro che, nel terrore, negavano la loro assistenza agli agonizzanti. O come evitavano gli stessi fossori di avvicinare i morti, facendoli legare per i piedi con funi dai parenti, e trascinandoli quindi alle fosse lungo le strade, insanguinandole e contaminandole tutte. Senza contare coloro che in tanto disordine e in tanta disumanità per non soccombere, o per non venire sepolti vivi, fuggivano dai loro letti vagando inebetiti di porta in porta e una volta caduti a terra aspettando invano una mano che li aiutasse a rialzarsi. Quella mano pronta incessantemente pronta che per tre anni in tutti i suburbi e in tutti i bassifondi di Roma sarebbe stata la mano eroica ed instancabile di Rocco da Montpellier. Non per nulla, a Roma, dopo il nome di San Sebastiano protettore e taumaturgo in tutte le epidemie di peste, dopo il nome di Papa Urbano V che coraggiosamente era tornato a Roma dallesilio di Avignone, dopo il nome indimenticabile del potente cardinale Egidio Albornoz che aveva messo pace nello Stato della Chiesa per il ritorno del Pontefice, il nome che più correva in Roma sulle bocche di tutti era il nome di Rocco, di Rocco il francese, di Rocco il santo, di colui che (si diceva) aveva operato miracoli senza numero, tra i quali uno ottenuto da Dio per un fratello del Papa, Anglio de Grimoard, cardinale: miracolo che aveva fatto fremere lintera Cristianità. 105 S Fu in seguito a tale miracolo che il Papa Urbano V (1362-1370) volle conoscere Rocco da Montpellier. Oltre tutto il Papa (Guglielmo de Grimoard) era pure lui francese, e addottoratosi in entrambe le facoltà giuridiche nonché in teologia aveva per parecchi anni insegnato sia nellUniversità di Montpellier che in quella di Avignone. Mite comera, Papa Urbano non disdegnò di parlare con un essere povero e miserabile quale Rocco gli apparve. E forse proprio a lui (che da meno dun anno si trovava a Roma) il tribolato Pontefice confidò il suo proposito di abbandonare la Città santa per raggiungere la Francia dove deleterie ostilità (1370) erano scoppiate con lInghilterra. Indubbiamente, però, Urbano V martoriato e logorato dalle continue inquietudini del momento politico sentiva ormai vicina lora della dipartita. La morte invero lo avrebbe colto ad Avignone nel dicembre di quello stesso anno. Ebbene, esattamente due anni dopo, quando pure a Roma il flagello del contagio parve placarsi, anche Rocco il Santo prese la via del ritorno in Francia passando ancora una volta per lamata Cesena. A vederla risorta. Ma fu proprio là che venne a sapere dellimprovvisa paurosa ondata di contagio bubbonico che stava decimando, questa volta, la città di Piacenza e il suo contado. E Rocco decise di fermarsi a Piacenza. Rocco a Piacenza Narrano gli annali di Piacenza che il santo (così ormai Rocco veniva chiamato), dopo avere visitato, con il miserando borgo di Corso, molti paesi e villaggi intorno, liberandoli tutti dal morbo pestilenziale, sfinito per linterminabile cammino, ed irriconoscibile per le fatiche sostenute, vide lungo la via Romea una cadente chiesetta dedicata alla Madonna di Betlemme dove pensò rincuorato di trascorrere la notte. Quella notte, invece, Rocco dormì meno delle altre notti perché la Vergine facendoglisi viva volle predirgli tanti aiuti e tante grazie per gli infermi di Piacenza, sicché ancor prima dellalba egli destò i soldati di guardia alle porte cittadine chiedendo del lazzaretto e dei tuguri più colpiti dove corse ad implorare ad alta voce dal Signore la liberazione da un tale flagello. La promessa materna della Madonna di Betlemme naturalmente cominciò ad avverarsi. La ferale epidemia, che tanti morti aveva causato, a poco a poco prese a regredire. I bambini e i fanciulli sempre i primi a soccombere tornavano a correre per i campi circostanti in cerca di legna e di erbe buone da mangiare. I moribondi, gettati dai parenti sulle strade perché non ammorbassero le case, rientravano nelle mura domestiche guariti. E Rocco, divenuto (per la sua carità) il consigliere di tutti, schiodava gli usci sbarrati 106 S dei tuguri per poter confortare i sofferenti e seppellire i morti. Purtroppo, per quanto egli facesse, le miserie e i drammi dei superstiti gli si moltiplicavano sotto gli occhi. Se ad Acquapendente e a Cesena egli non trovava il tempo per dormire, ora non riusciva più nemmeno a mangiare, per la stanchezza oltre che per il lavoro, e soprattutto per la ripugnante decomposizione degli insepolti. Nella città che lentamenDuomo di Piacenza. te risanava non solo i guariti stavano lontani dagli appestati, ma proprio essi decisero che sventurati, ridotti alla loro fine, venissero ammassati in un luogo solo: luogo di gemiti, di urla, di bestemmie, di maledizioni, di agonie raccapriccianti. E quel luogo divenne così dimora permanente di Rocco che, dalla mattina alla sera, lavava ferite putride, e le medicava, e le liberava da ogni stomachevole necrosi. Ecco perché non tardò il giorno che il giovane Rocco, dallaspetto cadaverico, si trovò colpito dal crudele contagio ad una gamba, la quale gonfiandosi paurosamente gli causava dolori atrocissimi. Un male chegli accolse con rassegnazione, ma chera talmente doloroso da costringerlo a gemere, ad invocare aiuto, ad emettere grida dimplorazione che strappavano il cuore. Ebbene, come se ciò non bastasse, tutti gli infermi intorno quelli che ora egli non poteva più assistere incominciarono a rimproverarlo, a insultarlo, a schernirlo, a dirgli dandarsene altrove ad implorare il suo Dio. Il martoriato Rocco, angustiato di dare agli ammalati intorno tanto disturbo, attese la notte per uscire da quel lazzaretto e, con laiuto delle tenebre, si portò seguito dal suo cane fedele in aperta campagna dove adagiò le doloranti membra sulla nuda terra. Conobbe in tal modo Rocco la nera disumana ingratitudine. Per lui che tante preghiere, e tante veglie, e tante fatiche aveva profuso a conforto dei suoi fratelli, ora non cera una mano che lo aiutasse a sollevarsi, o che gli 107 S portasse un sorso dacqua per un po di sollievo. Non solo, ma quando i Piacentini passavano per quel sentiero e vedevano le sue piaghe, accusandolo di infettare lerba e di spaventare i bambini, giuravano di lapidarlo se non si fosse affrettato ad andarsene anche di lì. I fioretti di San Rocco Ancora una volta Rocco attese le tenebre per potersi non veduto trascinare penosamente il più lontano possibile da coloro che volevano lapidarlo. E non fu la fuga di una notte, ma di tante notti, attraverso boscaglie e canneti, quasi sempre a carponi, fino a giungere dopo diciotto chilometri di martirio in vista del castello di Sarmato. Là si cercò un riparo, nei pressi dun corso dacqua dove poter lavare le sue piaghe, e là lo scheletrito ma fedele cane, con il quale Rocco aveva sempre condiviso lo scarso cibo, teneva distanti i famelici animali notturni che Itinerari di Pellegrinaggio nel Medioevo. 108 S altrimenti avrebbero assaltato il morente per cibarsene. Non solo, ma talmente umana era la finezza comprensiva della malandata bestia che, nei momenti delle lancinanti parole di Rocco rivolte a Dio, essa si rannicchiava immobile accanto al sordido giaciglio quasi in ascolto. E quando i dolori si facevano insopportabili gli lambiva le mani e il volto. Se invece, lungo la giornata, il Santo riusciva ad assopirsi, il cane sallontanava per ritornare, dopo unora o due, con un pane o con un frutto. Poco lungi da quel luogo (come abbiamo detto) sorgeva il castello feudale di Sarmato, abitato dal nobile patrizio Gottardo Pallastrelli, là nascosto ad evitare la peste cittadina. Egli era lerede duna facoltosa famiglia di Piacenza e (quandera in campagna) si trasformava in un provetto ed appassionato cacciatore. Ragion per cui allevava nei suoi possedimenti delle splendide mute di veltri e di levrieri. Or quale non fu la meraviglia del nobile Gottardo quando cominciò a notare quotidianamente nei cortili del suo maniero la presenza del magro e spaesato cane di Rocco che cercava di dividere con i superbi cani di Castel Sarmato grossi pezzi di pane raffermo ed avanzi di pasti. A Gottardo piacevano i cani. Fatto sta che, dopo qualche giorno, si avvicinò alla bestiola forestiera (per farsela amica) con un invitante pane. La spaurita bestia, scodinzolando, mostrò di gradire quellattenzione e dopo aver fatto un po di festa prese il pane e timorosa sallontanò. Scena che si ripeté per più giorni. Al sesto giorno Gottardo, incuriosito da quanto accadeva, pensò di seguire il cane per vedere dove andasse a divorarsi il cibo. E lacrime di pietà e di commozione gli inondarono gli occhi quando si trovò dentro un rudere dove un uomo macilento, coperto di stracci, e disteso a terra sopra un letto di umide foglie sembrava in attesa della morte, come di una pietosa sorella. Gottardo Pallastrelli savvicinò a lui per sapere chi fosse, e Rocco da Montpellier, con cadenza francese, ma ormai padrone della lingua italiana, gli rispose con tale ricchezza di considerazioni e di convinzioni da lasciar intuire la singolarità del suo animo. Da quel giorno, sino alla guarigione dellinfermo, Gottardo di nascosto dai familiari non volle perdere una delle sante conversazioni con lo sconosciuto. Al termine delle quali abbandonati onori ed agi laristocratico piacentino, vestitosi di sacco come Rocco, decise di scegliere con lui la via della santità. Quella santità che al limite delleroismo e della follia lo avrebbe portato a mendicare con Rocco agli angoli delle strade, per poi dividere con i poveri le misere elemosine raccolte. Le cose che invece Gottardo doveva soffrire da solo erano le derisioni, gli scherni volgari, i titoli ignobili che i Piacentini gli indirizzavano oltrag- 109 S giandolo nella sua purità, nei suoi affetti più gentili, nei suoi sentimenti più sacri. Tanto da far dire a Rocco che già incombeva su Piacenza un nuovo castigo divino a causa di una così crudele empietà. Ed effettivamente la prova, permessa dal Cielo, non tardò. Nelle piazze, nelle strade, e negli ospedali dissero la cronache del tempo non si videro di nuovo che visi ingialliti e distrutti, con occhi vuoti ed assenti, con labbra livide e penzolanti da fare ribrezzo. In tutta la città cadevano ogni momento a terra persone dogni ceto e dogni età. La sola vista della tornata mortalità faceva fuggire i buoni dai loro congiunti e dagli amici più cari. Ognuno temeva le mura domestiche come fossero covi di insidie, di infezioni, di venefici. Non si udivano più per laria che grida di disperati e rantoli di morenti. E in tanto dilagante sfacelo troppo tardi ormai le voci pentite dei Piacentini invocavano, con mani levate a Dio, misericordia e perdono. La forza di sorridere Dopo avere trascorso in Italia quasi sette anni accorrendo ed esponendosi alla furia dei contagi Rocco rivide alla fine le mura e le torri della sua Montpellier. Era partito giovanissimo, con il cuore di Vigo Rendena, Capitello delle Quattro Facce. 110 S un bambino, amando tutti gli uomini, facendosi povero con i poveri, vagabondo con i vagabondi, malato con i malati, senza farsi contagiare però dalla dissoluzione di cui molti di essi andavano boriosamente fieri. Ed ora ritornava al luogo natale con il cuore amareggiato da tutte le brutture alle quali aveva assistito e con le scandalose visioni di uomini che nei peccati dei lazzaretti affrettavano la loro fine. Il Santo non aveva ancora ventisette anni, e il suo corpo curvo, rattrappito per le umidità assorbite, reso rugoso e livido dai digiuni, ne mostrava ben di più. Se ne andava inoltre in giro ricoperto di vesti da mendicante, o addirittura di sacchi, in mezzo allo strepito continuo di appestati in fuga, di bande di malviventi, di contingenti armati a placare sanguinose contese. In questo clima di discordie, di anarchie, di vendette, attraversò Rocco lasciando Piacenza le miserabili terre lombarde portandosi a quel Lago Maggiore dal cui clima sperava qualche giovamento per la sua malandata salute. Ma proprio là, distesosi su una rude pietra in riva allacqua a racconsolarsi al sole, destò lattenzione di una ronda viscontea. Ritenuto, cencioso e sudicio comera, una spia inviata da qualche città nemica ad esplorare, preso, legato, e tradotto per le sue sospette risorse nelle prigioni della cittadina di Angera, venne immediatamente interrogato, e considerato un pericoloso fuorilegge da estradare in terra di Francia affinché pensassero le Autorità di Montpellier ad infliggergli unesemplare condanna. Sarebbe in realtà bastato chegli avesse manifestato le sue origini, o avesse raccontato la rinuncia dogni suo avere, per amore di Cristo, sette anni prima. E nulla sarebbe accaduto. Egli pensò invece: Forse questa è la volontà di Dio! Forse solo così avrò modo di mantenermi sulla retta via. Consegnato alle autorità di Montpellier fu, dal Governatore della città, condannato ancora quel giorno alla prigionia perpetua. Nel fondo fangoso e fetido della torre dove fu messo passarono così i mesi e le stagioni senza che mai nessuno andasse a cercarlo, a provvederlo di qualche dono, ad interessarsi della sua lenta ma inesorabile consunzione. Eppure in una tale nera disperazione egli, soffocando i lamenti per i dolori che lo affliggevano, trovava ancora la forza di sorridere e di dire grazie ai suoi carcerieri. Il Santo ricordava le centinaia di appestati che fra atroci dolori aveva visto morire. O immaginava i santi eremiti che, per amore di Dio, pativano la fame e larsura delle Tebaidi lontane. E allora quasi si vergognava di vivere in quella specie di ospizio al riparo da tante umiliazioni e da tante intemperie. Fu a questo punto che approssimandosi (dopo cinque anni) lora della sua morte il Signore volle rendere giustizia ad un tale gigante di santità. 111 S Avvenne che il carceriere, vedendo quel prigioniero di giorno in giorno regredire in salute, incapace ormai di muoversi, e quasi di respirare, eppur sempre in preghiera, provasse una pena e un rimorso che non lo lasciavano, la notte, né dormire né avere pace. Posso fare qualcosa per te? chiese alla fine al prigioniero che stava morendo. Oh, sì! rispose Rocco con un filo di voce Vorrei vedere da una finestra la chiesa dove ho fatto la mia prima Comunione. Ma tu chi sei? fece il carceriere sbalordito da una simile richiesta. Non abbiate paura! disse il condannato con le lacrime agli occhi Io sono Rocco, il figlio di Giovanni e di Liberia. Ora posso dirlo, perché il Signore sta venendo a prendermi. Non ho fatto del male a nessuno, credetemi. Ho soltanto curato gli appestati. E il custode, come colto da malore, era già fuori dal carcere a raccontare sulla piazza grande, a tutti, del santo che da cinque anni languiva innocente in fondo alla sua prigione. Il miracolo delle campane Non solo il carceriere aveva conosciuto i genitori di Rocco, entrambi morti in giovane età, ma ricordava pure lo scalpore suscitato in Montpellier da quellunico loro figlio, il quale partendo per Roma sera liberato, donandoli, di tutti i suoi averi. Provò il carceriere allora a chiedere come avesse trascorso quella lunga assenza dal paese sette anni almeno e Rocco, rievocando con la semplicità di un bambino quanto davventuroso accadutogli, non fece che rivelare tutto lardore della sua santità. 112 S Saffrettò il carceriere, incantato dalla dolcezza della carità profusa, a dirgli se poteva egli pure fare qualcosa per lui. Al che Rocco, incredulo rispose: Oh, sì! Vorrei pregarvi di andare dal Governatore e dirgli di concedermi un sacerdote per gli ultimi sacramenti. Non dite questo! esclamò luomo allibito Voi dovete vivere. Il sacerdote ad ogni modo nel pomeriggio arrivò e scese nella putrida cella del richiedente con il timore di quella violenza che i malfattori urlavano allapprossimarsi della morte. Il prigioniero invece cadde ai suoi piedi stringendoglieli e baciandoli in segno di riconoscenza. Aiutatemi diceva a ricordare i miei peccati! Aiutatemi ad essere pentito! E il vecchio sacerdote, perplesso, si rendeva conto della luce e del profumo di giglio che emanavano dalla purità di quelluomo sfigurato dai patimenti che piangeva per non aver amato abbastanza il Signore. Per essere vissuto udendo solo maledizioni e bestemmie. E per aver visto e compatito tanti peccati. Ebbene, dopo avere ricevuto lassoluzione, il Santo Viatico, e le parole rassicuranti dellestrema unzione, Rocco chiese al sacerdote un ultimo favore: quello di poter parlare con il Governatore di Montpellier. Egli era suo zio: sentiva di non sbagliarsi. (Anche seran passati dodici anni). Era colui al quale, partendo dal paese per recarsi a Roma, aveva regalato metà dei suoi averi. Colui che di fronte a Rocco, catturato dalle guardie viscontee ad Angera sul Lago Maggiore e tradotto a Montpellier come un malvivente, fingendo di non conoscerlo lo aveva condannato a prigionia perpetua. Ora, dopo cinque anni da quellincontro, Rocco che per delicatezza aveva finto lui pure di non conoscerlo, voleva chiedere perdono allo zio del comportamento tenuto. Tenuto per delicatezza. Corse il vecchio cappellano del carcere dal Governatore convinto di portargli la più consolante delle notizie. Ma quel sinistro ed inumano figuro non solo disse di non conoscere il prigioniero, ma ordinò al povero sacerdote di non comparirgli più davanti. Pensò il Cielo allora, quella notte stessa, a glorificare Rocco. Mentre linfelice prigioniero, nella gelida tenebra della torre, entrava a soli trentadue anni in agonia, tutte le campane di Montpellier (non toccate da alcuno) si misero a suonare a distesa con una letizia pasquale che non sera udita mai. E a una sola voce tutta la gente, scesa in strada addolorata, non faceva 113 S che ripetere le parole diffuse dal vecchio cappellano delle carceri ancora le sera avanti: Sta morendo un grande santo. Tenuto come un proprio gioiello Un grande Santo veramente! Il cui nome ad un certo punto della storia rendenese fu in tutta la valle il più venerato. Un santo così grande (se ancora non lo sappiamo) che scavalcò ogni ecclesiastica tradizione nella sua ascesa allonore degli altari. A tal punto che ancor oggi si cerca ma invano un documento e una data indicanti la proclamazione canonica della sua santità. Per cui si pensa che solo per il fervore del popolo esaltato dai miracoli la Chiesa si sentì di doverlo (senzaltra formalità) accogliere nella cerchia dei conclamati taumaturghi. Di certo possiamo dire che già alla fine del Millequattrocento la Chiesa unanime riconosceva San Rocco come uno dei quattordici santi ausiliatori (ovverosia intercessori universali). In Val Rendena il ricorso ufficiale a Lui si ebbe già durante il funesto contagio del 1574, dopo il quale la comunità di Vigo, particolarmente colpita dal morbo, volle dedicargli presumibilmente nel 1579 una cappella che ancor oggi costituisce il vanto dei sopravvissuti di allora. Ma lapoteosi del Santo in tutta la valle si ebbe cinquantanni dopo (nel desolante scenario seguito allimplacabile epidemia del 1630) quando tutti i paesi vollero dedicare a San Rocco un altare, unancona, o anche solo un affresco. Chi seppe fare qualcosa di più evidente fu soltanto linsediamento di Caderzone che grazie alla munificenza del regolano maggiore Girolamo Bertelli (15611642), scampato sia alla peste del 1574 sia a quella del 1630 volle erigere al Santo una piccola ma incantevole cappella, tutta affrescata (come allora susava) posta dietro il campanile nellampio camposanto che a quel tempo circondava totalmente la chiesa. 114 S Loriginale statua di S. Rocco, voluta e posta da Girolamo Bertelli (1561-1642) nella cappella di Caderzone eretta per voto intorno al 1640. 115 S Mentre dunque altari in legno dorato venivano dedicati a San Rocco a Carisolo, a Pinzolo, a Giustino, alla Pieve di Spiazzo, e la comunità di Iavrè ricopriva gli scialbi murali dellabside con una pregevolissima ancona dorata, e Vigo ingrandiva e rinnovava il monumento più glorioso e più antico relativo alla peste in valle (il Capitello delle quattro facce), Caderzone si gloriava della graziosa cappella di San Rocco presso la quale ogni giorno i fedeli visitando la terra santa dei loro morti sostavano per un Pater, Ave, Gloria. Due secoli di vita conobbe il piccolo edificio tenuto dalla famiglia Bertelli come proprio gioiello, nonché sacro alla popolazione caderzonese che in esso effettuava più volte allanno le riunioni statutarie (documentate) della Compagnia della Santissima Trinità. Due secoli peraltro che lasciarono gradualmente sulla sua copertura, sugli affreschi guastati dalle infiltrazioni dacqua, e nelle misere fondamenta, i segni del tempo. Segni che si aggravarono dopo lestinzione del casato (1822) e labbandono delle murature al loro progressivo deperimento. Si giunse così al triennio 1853-1855 quando i Caderzoni demolita la vecchia chiesa di San Biagio costruirono lattuale che incluse, tra i cinque programmati altari, anche un altare riservato a San Rocco e a SantAntonio Abate, con la relativa pala. Fu solo allora che la Curia di Trento interpellata in merito diede il permesso allinfaticabile don Gian Pietro Lutterotti di Riva (curato dal 1844 al 1864) di vendere la malridotta cappellina e ladiacente terreno al signor Amadio Amadei, il quale da qualche anno per ampliare la sua attigua vetusta casa ne faceva insistente richiesta. Il signor Amadei, da parte sua, inglobando la votiva edicola nella sua nuova e vistosa costruzione, simpegnava a conservare in modo confacente quanto meno labsidola, laltarino, e la statua del Santo. Impegno che per molti anni lodevolmente mantenne, riservando nellandrone della raddoppiata dimora una porta laterale per laccesso al pio luogo. Giunse però il giorno in cui per motivi economici preponderanti la cappella disparve. Rimase per qualche anno la statua nella nicchia, a memoria e rispetto del voto di ser Girolamo. Poi più nulla. Anche se per la verità non tanto della statua e della nicchia cè oggigiorno bisogno, ma di una rinnovata sincera devozione al Santo protettore affinché ci preservi dalle immorali trasgressive pesti del nostro tempo. di Tranquillo Giustina 116 S Leredità contesa È troppo bello, ancora oggi, il vecchio maso Curio, per accontentarsi di una sola leggenda. Fra le molte che lo circondano, eccone una che narra della sua origine. Quei prati verdi e grassi, attraversati dal torrente Sarca, erano un tempo proprietà di una ricca famiglia di Caderzone. Alla morte del padre, i tre figlioli cominciarono a litigare e a contendersi leredità, volendo ognuno i campi più belli. Io ero il preferito da nostro padre si vantava il più giovane, e perciò ho diritto alla prima scelta! E io ho sempre lavorato più di voi due replicava ostinato il fratello di mezzo, e quindi spetta a me la terra migliore! Sentite amici disse alla fine il fratello maggiore, che dei tre era il più saggio. Io non mi sono mai ammazzato di lavoro, e questo nostro padre lo sapeva bene. Si può anche dire che non amassi il vecchio più di tanto, e anche di questo lui era al corrente. Non mi piacciono, però, tutti questi litigi: noi stiamo qui a perder tem- Maso Curio. 117 S po, a discutere, ad accapigliarci, e intanto i raccolti vanno in malora e le nostre bestie patiscono la fame. Perciò facciamo così: quali sono i terreni che desiderate per voi? Io voglio i campi del Salamón, su, a mezza montagna! si precipitò a urlare il fratello più piccolo. E per me vanno bene quelli allo Jamón, anchessi ben al sicuro dalla violenza delle piene del Sarca! esclamò il fratello di mezzo. Daccordo concluse il maggiore, io mi accontento dei prati del Curio, quelli lungo il torrente, e il maso che vi costruirò prenderà il loro nome! Certi daver fatto un affare, gabbando il fratello più vecchio e sciocco, gli altri due si misero subito al lavoro e nel volgere di pochi mesi nacquero maso Salamón e maso Jamón. E in pianura, invece, dopo qualche tempo ecco alzarsi maso Curio, di gran lunga più forte e robusto degli altri due. Successe che una notte una frana prospiciente maso Salamón si staccò dalla montagna e ridusse la costruzione a poche macerie macchiate di sangue. Similmente, di lì a qualche settimana maso Jamón prese fuoco e bruciò in pochissimo tempo, lasciando il proprietario e la sua famiglia senza un tetto sotto al quale ripararsi. Maso Curio, invece, non temette frane, incendi o alluvioni: sopravvisse al suo costruttore, ma anche ai suoi figli, nipoti e pronipoti. E oggi troneggia ancora, placido e sicuro, in mezzo ai prati in riva al Sarca, a ricordo di una lontana disputa vinta da chi aveva saputo lasciarsi guidare dalla saggezza e non dallavidità. Tratto da: Mille leggende del Trentino, vol.3. Casa Editrice Panorama, Trento 118 CORTESIA: MOSCA MARIANO ... Inaugurazione della Scuola 1 2 3 1. dott. Guido Mosca (sindaco) 2. don Cornelio Cogoli 3. geom. Arnaldo Collini con gli amministratori comunali 119 I L ettori scrivono Il mio paese... un albero per il Natale Cera una volta un albero grande e maestoso, attorno ai suoi rami volavano farfalle ed uccelli per mangiare i deliziosi frutti che dava. I rami, felici di poter concedere un po di ristoro, davano il benvenuto a coloro che si sedevano allombra. In particolare un bambino era solito andare a giocare sotto quellalbero ed esso stesso si affezionò a quel piccolo e con la gioia di condividere le proprie risorse piegò i suoi rami per fargli cogliere i frutti più maturi e dolci. Il bimbo giocava e cresceva ai piedi di quellalbero, si arrampicava e saltava da un ramo allaltro; lalbero era felice e si riposava quando quel bambino giocava fra i suoi rami. Ma il bambino diventò un ragazzo e cominciò ad interessarsi alle cose della vita, ad occuparsi delle prime prove da dover affrontare e dei primi amici da frequentare. Così andava sempre più di rado a trovare quel grande amico. Il ragazzo cresceva con le sue ambizioni senza preoccuparsi del suo avvenire; ma un giorno passò sotto lalbero e questi commosso disse: Ti aspetto sempre, giorno dopo giorno, perché non vieni più a trovarmi? Ora non ho tempo sono troppo occupato, e poi perché dovrei venire da te? Hai forse dei soldi da prestarmi? È di questo che ora ho bisogno!. Lalbero stupito rispose: Mi verrai a trovare se ti darò qualcosa ? Ecco, prendi i miei frutti e portali a vendere, ti procureranno il denaro che vai cercando. Il ragazzo si arrampicò sui suoi rami e raccolse avidamente i frutti 120 L offertigli. Se ne andò con la borsa piena senza neppure ringraziare. Passò molto tempo e lalbero era molto triste; ma un giorno il ragazzo, ormai uomo, tornò. Vieni qui da me, lasciati abbracciare. Luomo rispose seccato: Lascia perdere ho fretta, devo cercarmi una casa!. Taglia i miei rami e costruisci la casa con questi disse lalbero. Luomo prese la scure e li tagliò lasciando solo il tronco nudo e spoglio non accorgendosi della gioia dellalbero nel poter dare un aiuto al suo amato amico. Si costruì la casa, non ringraziò pensando che questo gli era dovuto e lasciò lalbero con il suo tronco senza più rami. Il vento soffiava su quel tronco senza portare alcun messaggio, alcuna notizia del suo amico ; e intanto continuava a pregare Vieni mio caro, vienimi a trovare. Il tempo passò e luomo divenne vecchio. Un giorno arrivò nei pressi dellalbero e questi subito: Cosa posso fare ?. Vorrei andare in quelle terre laggiù per cercare di guadagnare più soldi ma non so come arrivarci. Che problema cè; taglia il mio tronco e costruisci una barca, ti condurrà dove vuoi; io aspetterò con ansia il tuo ritorno. E così fece. Con il tempo dal ceppo rimasto spuntò un pollone con un solo 121 L pensiero vorrei tanto avere sue notizie, ormai sono arrivato alla fine della mia vita e desidererei sapere se quella del mio amico è riuscita; solo allora potrò morire serenamente. Nella nebbia che ormai lo aveva completamente avvolto udì una voce flebile e tremolante ma a lui familiare. Se per vivere con te il resto della mia misera vita lunico modo fosse questo... Lalbero sussultò scosso dallemozione e dai colpi dascia che nella nebbia lo fendevano, e disse: Sei ritornato? ...non sarò abete ma anche così originale, purché con te, il mio Natale sarà il più lieto. Questo racconto viene dalla fantasia del cuore di una persona comune che vive in un paese come Caderzone, semplice e genuino, dove lattenzione dovrebbe essere rivolta al sociale, al gruppo cioè alla popolazione. Spesso accade però, così come al bambino del racconto, che venga meno per ambizione e desiderio di mettersi in mostra, il senso del dovere e del rispetto nonché lo sforzo di soffermarsi a guardare anche ai propri piedi anziché solo allorizzonte. Quello che voglio dire è che avverto un senso di dispersione di energie ed obiettivi, se pur tanti ce ne sono ed altrettanti sono stati raggiunti per Caderzone. Se si provasse ad ascoltare la voce di tutti coloro che vogliono parlare ma non possono, perché gli interlocutori vanno di fretta e tagliano corto, non ci si sentirebbe un singolo in un gruppo di singoli. Non è certo un albero di Natale con decori griffati ad espressione dei più noti Designers, non uno stabilimento termale o un campo da golf o un centro sportivo super accessoriato a fare di Caderzone un paese allavanguardia. Il paese è vincente solo se la popolazione può sapere a cosa servono queste strutture, a capire che non sono solo dei bei biglietti da visita ma una porta aperta sul futuro dei propri figli. Ma se questo non viene spiegato con le parole che arrivano dallanimo anziché solo dalla bocca, non farà mai scattare la curiosità delle persone e mai quindi ci sarà lo stimolo per far fare qualcosa ad ognuno di noi alleggerendo così il pesante fardello che grava sulle spalle di quei pochi che guidano il carro. Laugurio per questo nuovo anno sarà di riuscire almeno per un attimo a riporre lorologio, chiudere il calendario, spegnere il computer ed ascoltare il cuore. Lettera firmata 122 L Ricordo di Giacomo Mosca Giacomo Mosca, di famiglia contadina, era nato a Caderzone da Alfonso e Maria Polla il 14 febbraio 1905. Con un Trentino entrato in guerra il 28 luglio 1914 a fianco dellAustria contro la Serbia e, poco dopo, contro la Russia nella Galizia e sui Carpazi, Giacomo bambino riuscì a frequentare (unico suo corso di studi) le scuole elementari dalla prima alla quinta classe, anche se qualche anno in modo irregolare per loccupazione degli edifici scolastici da parte dei militari. A quindici anni come si usava allora andò a Trieste (in qualità di apprendista salumiere) dove rimase fino al 1934. Di quel lungo periodo Giacomo Mosca (1905-1936). sono ricordate di lui le intense letture. Con il denaro che risparmiava infatti acquistava quei libri distruzione e di varia umanità che fecero di lui un vero autodidatta. Nel rigido inverno del 1935, in compagnia del cugino Lucillo Polla, volle provare a far larrotino sperando probabilmente di crearsi una certa indipendenza. Tornò a casa invece fortemente ammalato, e morì il 18 novembre del 1936. Prima di morire pensò di distruggere tutti i suoi scritti, non totalmente soddisfatto di essi. Riuscì per fortuna la madre a farsi dare come ricordo le Memorie di vita militare che egli aveva scritto a Verona nel 1929 durante la ferma di leva. 123 L Una poesia, tolta dal suo Diario, potrà dare unidea della sua notevole capacità e sensibilità compositiva. * Quando sarò sepolto Quando sarò sepolto in camposanto, lungi da te, e da questa terra cara, vieni sulla mia tomba, e ad ogni canto spargi i lamenti di tua vita amara. Tacita ascolta, e sentirai il mio pianto Lento e continuo trapassar la bara. Nascondi il viso, e ti vedrai accanto Unalma che da te non si separa. Dalla vicina pianta cogli un fiore E va a posarlo sulla tomba mia In segno di ricordo memorando. Indi prostrata con sincero ardore Una preghiera sciogli allalma mia Che nella notte vagherà cercando. Verona, agosto 1929. Giacomo Mosca * 124 L Spettabile Redazione de il Garzonè I sacrifici, le rinunce, la carità dei santi talvolta sono così eccelsi, da sembrare inverosimili. Molti cristiani doggi, incapaci di immaginare certi patimenti per amor di Dio, preferiscono sbrigativamente chiamarli leggende. Dopo aver letto le belle pagine dedicate da Tranquillo Giustina a SantAntonio Abate e alla Santa della Valle, suor Giovanna Maria Bonomo, andai a trovare il Maestro per salutarlo e conoscere da lui le fonti di alcuni fatti straordinari, quasi stravaganti. Seguire lentusiasmo con cui Giustina ne documenta la veridicità, ti carica di stupore e ammirazione. Della vita di SantAntonio Abate, spiega Giustina, fanno testo le memorie di SantAtanasio riconfermate nel tardo Medioevo dallo scrittore Domenico Cavalca. Linformazione poi si dilunga sulle difficoltà delle ricerche, eseguite nelle più svariate biblioteche. Scrupoloso nella dedizione, rassegnato a sostenerne i sacrifici, Giustina attesta con la sua vita che le vele dArgo continuano a navigare, a dare quindi i loro frutti. Amici del Garzoné, ciò che narra il vostro Concittadino è storia, nel vero senso della parola. Le sue pagine vanno lette il più possibile, perché «ci aiutano ad avere fiducia nel bene e ci provano, non a parole, ma a fatti, che a questo mondo cè qualcosa che vale più della moneta, più della furberia » Sono parole queste di don Primo Mazzolari, mantovano di Bozzolo, che io ebbi la fortuna di sentire più volte come predicatore (e quale predicatore, sottolinea Giustina). È meritevole oltre ogni dire che lAmministrazione comunale di Caderzone faccia entrare in tutte le case del paese gli esempi di bontà riportati dal Garzoné e dai cinque meravigliosi volumi della vostra storia. Il quadro della Val Rendena descritto dallUomo delle cattedrali (linglese Freshfield) predispone a osservare i vostri boschi meglio di quanto non si è fatto in passato; le storiche migrazioni ricordate da Franchini, i disagi del giovane Fostini, i censimenti e le controversie di cui parla il Bolognini, possono far riflettere proficuamente sul benessere cui siamo pervenuti. 125 L Vele dArgo continue non è solo la storia di Caderzone e dintorni: è la storia della Patria. Il libro andrebbe adottato come testo scolastico nel Trentino, esattamente nelle classi in cui si studia il Risorgimento. Dai vari capitoli apprendiamo inoltre che volendo essere utili, operosi, perseveranti, onesti, si possono godere molte soddisfazioni nella vita. Sotto questo aspetto, il titolo, impegnativo sia per lautore che per il lettore, è bene azzeccato. Ora vorrei fermarmi un attimo ad osservare il Santo protettore delle stalle, così comè raffigurato a pagina 92 del Garzoné n.20. A prima vista si rimane colpiti dalla luce che avvolge la sua bianca testa. Lardore serafico della fede di questo Santo non poteva essere espresso meglio di così. Il candido capo leggermente chinato, i dolci occhi abbassati, la bocca socchiusa tra i lunghi baffi e la morbida barba, le povere vesti: Ecco la celeste voce del silenzio, sintetizza Giustina. In questo disegno, come in quello bellissimo di San Biagio, lottimo Alfredo mette un tocco del suo spirito. Anche leffetto grafico è singolare: vi scorgiamo le caratteristiche ambientali che luomo sensibile vede e vive nella sua Rendena. Bravo Alfredo, anche per la coppia Violetta e Claudio: nei sorrisi di questi giovani risplende la felicità, una felicità tanto semplice quanto viva e sicura. Agli sposini porgo i miei auguri con un pensiero di Beethoven, il compositore che dà forza con la sua musica ai cari ideali della vita. «Niente è più bello, né più invidiabile, sulla terra, che Uomo e Donna reggere in pace la loro casa, uniti da meraviglioso amore». Cosa è mai, dico io, questo meraviglioso amore. Esso è fiducia luno dellaltra, reciproca dedizione, voglia di accettarsi con virtù e difetti, per soddisfare il naturale desiderio di una vita in comune piacevole e serena. Con la fede nel Signore, le gioie e i dolori della vita diventano atti damore. Cordialmente, augurando ogni bene Monzambano (MN), 1 settembre 2001 Bruno Walter Camatti 126 L Lodevole Amministrazione Comunale di Caderzone. Pro Garzoné invio questo piccolo contributo in ricordo soprattutto della mia prima gita importante, in quella stupenda conca: avevo tredici anni e salendo da Movlina giro in alto vicino a quella grande palina mi ritrovai davanti a quello spettacolo! Lultima gita fu nel 48 sulla Presanella (con don Duchi) dopo la Tosa con il Boroni. La montagna fu per me sempre grande gioia e non valse tutto lAdriatico a farmela scordare, anche se qui sono pur sempre felice, ed ora giunta ai 90 riesco ancora a dire ogni mattina (dopo fatta la Croce) che: «La vita è bella!». Venendo a voi tutti, non ho parole per dirvi grazie per tutto quello che avete fatto e state facendo al vostro paese. Il Signor Sindaco il primo posto, ma neppure gli altri sono da meno. Vorrei nominare tutti ma siete tanti e tutti encomiabili. Il Maestro Giustina, merita una lode speciale! A Dio piacendo spero, prima o poi di venire a vedere tutto. La visita della Banda stupendamente preparata e con tutto il suo amato seguito mi portò molta gioia e mi sono sentita molto vicina a tutti! Dai parenti, dagli amici non sento che lodi e da tutti apprendo belle novità. È inutile negarlo: siamo una buona razza a cui il lavoro non fa paura e perciò si vedono i risultati. A tutti grazie, a tutti i più vivi complimenti con tanti affettuosi saluti. Lode al Garzoné: sempre più bello e più ricco! Trieste, 26 agosto 2001 Cristina Sartori CORTESIA: ALBERTI CLAUDIO Lago di Garzonè. 127 L Spettabile Comune di Caderzone Desidero porgere i migliori ringraziamenti per la preziosa collaborazione che ha contribuito al buon esito di Natural mente bosco. La manifestazione giunta ormai alla sua terza edizione ha raggiunto ed ha trovato nel pubblico una forte partecipazione riscontrando interesse ed entusiasmo tali da far decollare liniziativa oltre ogni aspettativa. Confido nella vostra collaborazione anche per il futuro affinché la Val Rendena con i Suoi prodotti, le Sue tradizioni sia sempre più conosciuta ed apprezzata attraverso questi Itinerari del gusto in un ambiente di indiscutibile bellezza quale il Parco Naturale Adamello Brenta. Saluti carissimi Azienda di Promozione Turistica Madonna di Campiglio Pinzolo Val Rendena Il presidente Ing Riccardo Maturi 128 Egregio Sindaco di Caderzone L Mi chiamo Barbara e sono una ragazza di sedici anni che vive a Milano. Vengo in vacanza qui a Caderzone sin da quando avevo pochi mesi: ogni estate, ogni inverno, e ogni primavera: appena posso mi reco in questo splendido paese immerso in altrettante splendide montagne. Credo che ormai Caderzone sia diventato il paese più bello della Valle, non per nulla è stato battezzato Il cuore verde della Val Rendena. - Ma cè una cosa che manca: una pista da ballo. Per meglio dire, le strutture necessarie ci sarebbero, come il campo di basket del Crosetta; ciò che manca in realtà sono le orchestre. Mi è sempre piaciuto il ballo liscio e da un anno ho iniziato a praticarlo a livello professionale. Praticamente quasi in ogni paese organizzano serate danzanti: a Bocenago, Carisolo, Giustino e, una volta allanno, persino a Massimeno. Sarebbe molto bello se anche al mio paese ci fossero occasioni simili. Qualche anno fa ricordo che si tenevano persino delle gare, ma poi non cè stato più nulla. Lultima volta che hanno ballato a Caderzone risale a tre anni fa, ricordo persino il giorno, era il 22 agosto 1998: data memorabile! Spesso sento dire che qui a Caderzone non si balla mai e questo fatto mi mette un po di tristezza. Non sono lunica a pensarla così ed è per questo che ho raccolto alcune firme a testimonianza di quanto detto sopra. In attesa di nuovi sviluppi e che il mio, o meglio, il nostro desiderio venga esaudito, La ringrazio per la cortese attenzione e le porgo i miei più distinti saluti. Caderzone, 6 settembre 2001 Seguono 7 firme Barbara Brambilla 129 L Ill.mo sig. Sindaco Ho avuto lonorevole incarico ed il privilegio di portare a Caderzone questa fotografia, consegnatami dal signor Umberto Mosca Carlöt, di passaggio a Milano, a casa di mio fratello Antonio, la scorsa primavera. Il signor Umberto tiene tanto a questa fotografia (scattata a Garzonè più di 60 anni fa) e lha fatta inserire in una bella cornice. Di questa foto, delle Persone che vi sono ritratte e delle attività da loro svolte, il nostro Concittadino ha parlato mirabilmente sul n.8 pag. 59 del il Garzonè dopo averla vista pubblicata sul n.3 a pag. 49. Io sono convinto che un originale di questa foto abbia seguito il sig. Mosca nella sua vita avventurosa in tante parti del mondo, finanche in Indovina (il Garzonè n.11, pag. 116); certamente sono testimone del grande amore che un Caderzonese benché emigrato a lontano, ha per il suo Paese e per i suoi monti. Sono a pregarLa,sig. Sindaco, secondo il desiderio di Umberto, di dare a questo documentala più consona collocazione che Ella riterrà. Colgo loccasione per ringraziare Lei personalmente, lAmministrazione Comunale e le Persone che contribuiscono a realizzare il Garzonè per il bellissimo regalo che mi fanno ogni qualvolta questa bella pubblicazione giunge a casa mia a Milano. Con i più doverosi ossequi Caderzone, Partisela, 4 novembre 2001 Domenico Polla 1. Giacinto Polla Fitin 2. Giacomo Polla Fitin 3. Oliviero Polla Balot 4. Ognibene Polla Balot 5. Biagio Polla Biasin 6. Umberto Mosca Carlöt 7. Giuseppe Mosca Carlöt 8. Miradio Mosca Muschi 9. Edoardo Gnesini (?) 10. Felice Mosca Puloni 4 2 1 5 7 10 8 3 6 9 130 L Recupero ruderi eremo San Giuliano Durante una mia recente escursione in località S. Giuliano ho notato quanto il grosso ed encomiabile lavoro di messa in luce e ripulitura ruderi dellantico romitorio eseguito, se non erro, da Claudio Mosca, Renzo Mosca e Gino Polla si sia degradato nellarco di un solo anno. Questo e per le intemperie che hanno buon gioco delle malte ormai diventate terra, e per la distrazione dei turisti che ignari bivaccano sugli antichi resti facendo franare le instabili pietre, e per le pacifiche mucche che fanno ingresso in cerca di un po dacqua (che a volte forma una limpida pozzanghera allinterno) lasciando qualche caratteristico souvenir del loro passaggio sui resti di tavolato. Vorrei ricordare come la sorgente di S. Giuliano abbia costituito per secoli le antiche Terme di Caderzone. Infatti già nel 1600 lo storico Michelangelo Mariani nella sua opera Trento con il suo Concilio ed altri notabili alla pag. 144 scrisse: «Ma senza dire daltre scaturigini, è notabile in questa Valle lacqua di S. Giuliano. Nasce sotto lAltar della Chiesa desso Santo, e per miracolo continuato, al solo approssimarsi le Vipere, o altri velenosi animali, restano morti, come chiaro si comporta dallesperienza. Volendo anche questacqua per ammazzare i Vermi nei fanciulli, si come ha virtù contro le febbri. Quindi si beve frequentemente su l luogo, e si trasporta in Valli per ogni evento dusarla, qual celeste Antidoto, così Dio favorendo i meriti di S. Giuliano». Senza dire poi del cardinal Carlo Emanuele Madruzzo 131 L che per 5 estati successive dal 1649 al 1653, si è quassù ritirato per un periodo di riposo e di cura. Detto romitorio fatto edificare dai Lodron (verosimilmente per una questione di immagine) sulla sorgente miracolosa nel 1292 e servito da un ministro del culto da uso dei pastori che erano allalpeggio con il loro bestiame, è stato riedificato per tre volte. Successiva e relativamente recente è la costruzione dellattuale vicina chiesetta, mentre gli storici resti sino rimasti per lunghi anni nelloblio. Visto anche linteresse che numerosi gruppi hanno dimostrato nel sentire la storia del romitorio si avanzavano le seguenti proposte: 1. posa di un cartellone esplicativo sulla parete laterale della chiesa; 2. interessamento dellUniversità per una campagna di scavi archeologici atti al ritrovamento di eventuali reperti che possano contribuire allarricchimento delle conoscenze attuali; 3. rilievi di eventuali fondazioni precedenti e catalogazione di pietre lavorate; 4. recupero tramite scavo attento della sorgente situata nellabside che dà ancora qualche debole segno di vita - e raccolta delle acque in un catino di pietra a filo pavimento; 5. ricostruzione dellaltare impiegando i reperti originali dispersi in loco integrandoli, quando necessario, con parti nuove in modo manifesto (vedi Museo della Malga); 6. consolidamento delle pietre del perimetro e messa a dimora degli stipiti in granito; 7. sbarramento dellingresso con catena o stanga per le mucche (o recinzione dei ruderi); 8. recupero dei resti del tavolato e dellanello in ferro con trattamento conservante; 9. edizione di un volumetto con testi, documenti e immagini della zona interessata; 10.eventuale allestimento di una Mostra delle Fotografie e dei Documenti usati in occasione della presentazione del libro. Qualora lAmministrazione Comunale di Caderzone, già attenta alla ricca storia del nostro Paese e al recupero del suo passato sia interessata a quanto esposto, mi troverà disponibile, assieme al Collega Tranquillo Giustina, per prendere i necessari accordi relativi alla realizzazione pratica degli ultimi due punti del programma esposto. Claudio Dallagiacoma Caderzone, 6 settembre 2001 132 C Speciale Museo della Malga il Garzonè - n. 21, febbraio 2002 133 Speciale Identità e territorio nel nuovo Museo della Malga Il cortiletto che unisce le scuderie al Palazzo Lodron-Bertelli e ladiacente scalinata il 5 agosto 2001 straripavano di gente riunita per assistere allinaugurazione del nuovo Museo della Malga. Nel suo saluto il sindaco Maurizio Polla, orgoglioso di poter offrire alle Comunità della Val Rendena un luogo dove ritrovare lessenza contadina, «un museo che grazie alla Provincia, ha detto Maurizio Polla, sarà aperto tutto lanno, a disposizione di tutti, scolaresche comprese». Un esempio che lo stesso Polla si augura «altri Comuni seguano, così da costituire un percorso museale lungo tutta la Valle». Alle parole del sindaco ha fatto eco la presidente della Regione Margherita Cogo, lassessore provinciale allambiente Iva Berasi ed il suo collega deputato alla promozione del Trentino Remo Andreolli. A rimarcare la «necessità di ricordarsi degli allevatori ed a sottolineare limportanza che questi rivestono nel salvaguardare il territorio» è intervenuto il presidente dellAssociazione Nazionale Allevatori di Razza Rendena Giovanbattista Polla, vicesindaco di Caderzone. Hanno portato il loro saluto anche il presidente del Comprensorio C8 Severino Papaleoni e lonorevole Luigi Olivieri. Nei molti discorsi ufficiali è emersa la verde realtà di Caderzone che conta 600 abitanti e 600 capi di Razza Rendena. Il museo della Malga, il cen- 134 Speciale tro culturale dellinsediamento Lodron Bertelli, le progettate Terme della Val Rendena ed il nuovo campo da Golf che insiste sul territorio di Bocenago, Caderzone e Strembo, sono gli importanti tasselli di unofferta turistica di grande prestigio. Il taglio del nastro ha aperto le porte del museo, un pregevole scrigno della memoria contadina, che attraverso la semplicità degli oggetti riesce a trasmettere quella saggezza tipica della gente di montana. Si tratta di un museo giovane e già importante, ad iniziare dallideatore lartista Gian Luigi Rocca, dal suo progettista larchitetto Fulvio Nardelli per arrivare allallestimento «minimale ma molto curato» di Nardelli, Rocca e di Lucia Parma. Ad illustrare e sottolineare gli allestimenti del museo della malga è intervenuta Antonella Mott, conservatrice al Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina che ha inserito lesposizione di Caderzone nellItinerario Etnografico Trentino, un sistema che mette in rete i siti che valorizzano lidentità ed il territorio con proposte coerenti e di qualità. Questa nuova struttura andrà ad arricchire lofferta museale del Trentino, attraverso lapertura per tutto lanno per visite guidate a scolaresche e gruppi. Lidea del Museo Incontriamo Gian Luigi Rocca in compagnia della moglie Lucia e dellarchitetto Fulvio Nardelli, nelle belle e suggestive sale che si trovano nel piano interrato delle scuderie del Palazzo Lodron Bertelli. «Era da tempo che avevo deciso di trovare la giusta collocazione agli oggetti che avevo raccolto in 23 anni di malga» ci confida Gian Luigi Rocca, «ho scritto a molti Comuni, da quelli della mia zona lartista abita a Deggia di San Lorenzo in Banale a quelli della Val Rendena. Ho avuto solo due contatti, lentusiasta disponibilità del comune di Caderzone e lattenzione del comune di Spiazzo che ha già il Museo della guerra». Gian Luigi Rocca a Caderzone ha Gian Luigi Rocca incontrato Maurizio Polla e Fulvio 135 Speciale Nardelli, impegnati nella ristrutturazione delle Scuderie del Palazzo Lodron Bertelli, ne è nata una profonda amicizia ed una filosofia che ha portato al modo di presentare gli oltre 180 oggetti oggi presenti. Lallestimento «Il Museo della Malga, ci spiega Fulvio Nardelli, si artiG. Rocca, L. Parma, F. Nardelli. cola allinterno di spazi che già posseggono spiccate caratteristiche museali: murature poderose ed avvolti sorretti da originali pilastri monolitici in tonalite (granito caratteristico del luogo). Dal punto di vista funzionale ed estetico, continua Nardelli, siamo partiti dalla convinzione soggettiva, essenzialmente contemporanea, che questi strumenti continuano a rimanere tali se visti ed analizzati allinterno del proprio ambiente di lavoro. Se invece vanno a formare una collezione privata, o un museo, comunque fuori dal loro contesto, cessano di essere strumenti di lavoro per diventare oggetti della tradizione etnografica». Queste considerazioni sono la chiave di lettura del museo in cui spicca la volontà di non tentare di ricostruire latmosfera della malga perché «sarebbe, aggiunge Nardelli, una rappresentazione folcloristica della realtà». Gli oggetti Gli oggetti esposti sono ordinati sui piani trasparenti in cristallo, sorretti da piedi in acciaio inox lucido. «Utensili che sono chiamati non a parlare, ma solamente a rievocare la storia della vita che, con laiuto dellintelligenza delluomo, hanno contribuito a tracciare». Il museo propone allattenzione del visitatore solamente oggetti originali, raccolti presso numerose malghe della Val Rendena e Giudicarie. Oggetti severi quasi rudimentali, perché espressione di un rapporto diretto ed immediato fra la forma e la funzione, eseguiti da mani rudi che badano poco allapparenza, molto alla sostanza. «Non belli da vedere perché finemente intarsiati, ma stupefacenti per la loro essenzialità». Il filo conduttore è la funzione delloggetto e non la preziosità derivante 136 Speciale dallepoca di esecuzione. Il visitatore attraverso il museo, deve arrivare a scoprire come erano, come pensavano, come si comportavano e lavoravano i nostri progenitori nel processo dinamico dellevolversi della vita». Gli allestitori si augurano che il museo possa riscattare la figura dellallevatore-malgaro e contribuisca ad aumentare la consapevolezza, lamore ed il rispetto per lagricoltura di montagna, considerata lo strumento principe per la salvaguardia del territorio. Laugurio del sindaco Polla è che «questo museo sia inteso come uno degli elementi portanti di una più ricca serie di strutture museali da realizzare in più comuni della Valle, al fine di attivare un itinerario storico-culturale lungo tutta la Val Rendena». Walter Facchinelli LA SCHEDA: Museo della Malga Rione Lodron-Bertelli 38080 Caderzone (TN) Tel e Fax 0465.804899 E.mail: [email protected] Biglietto dingresso: Prezzo intero: 2 Euro Presso ridotto: 1 Euro (gruppi oltre 15 persone o bambini fino a 6 anni). Orario di apertura: dal 1 giugno al 30 settembre: dalle 15 alle 19 (chiuso il lunedì) dal 1 ottobre al 31 maggio: dalle 8 alle 12 (sab., dom., lun. chiuso) Il museo verrà aperto per gruppi o scolaresche anche il pomeriggio e nei giorni festivi solo su prenotazione. Nei periodi natalizio e pasquale e in occasione di altre festività infrasettimanali il museo sarà aperto secondo lorario estivo. 137 Speciale Nasce il Museo della Malga La Dott.sa Antonella Mott. Il Museo della Malga nasce nella valle in cui, nella nostra esperienza più recente, proprio a Caderzone, Bruno Amadei, ci ha insegnato le differenti denominazioni dialettali dei campanacci delle mucche: larbaröla è un campanaccio che ha forma diversa dal campanèl, ed entrambi, di metallo, differiscono dalla bronzina, realizzata, come dice il nome, con il bronzo. Nasce anche nella valle in cui Mario Collini di Mortaso, figlio di un casaro, in un racconto sintetico, molto espressivo e pregnante, ha lasciato sempre al Museo di San Michele una registrazione magistrale in cui illustra senza indecisioni o esitazioni né pause il procedimento tradizionale di produzione del formaggio. La narrazione termina con la frase ed ècola fata la sprèssa, come se il formaggio venisse preparato grazie ad azioni naturali, molto semplici (casaràr, paràr via, taiàr, trisàr, paràr fò), nelle quali è negata perfino la possibilità dellerrore. Lesposizione che ora qui si inaugura, è dunque pienamente rappresentativa di unattività fondante per leconomia della valle, che viene espressa ancora oggi attraverso molta chiarezza nella terminologia e nella padronanza del discorso. Ecco allora che questo vissuto si traduce ai nostri 138 Speciale occhi spontaneamente nel progetto del Museo della Malga, museo tematico attraverso il quale la comunità intende autorappresentarsi, e presentare se stessa. Lo stesso discorso chiaro è alla base dellallestimento lineare ed essenziale del Museo della Malga, curato con grande sensibilità ed eleganza da Fulvio Nardelli, Gianluigi Rocca e Lucia Parma. Si tratta di unesposizione le cui caratteristiche possono richiamare abbastanza da vicino i tratti fondanti dellopera di Giuseppe ebesta, fondatore del Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina secondo una teoria museologica diventata esemplare fra le esperienze di museografia etnografica. Lesposizione degli oggetti è studiata infatti in modo da rispettare una sequenza logica e cronologica dei temi da documentare, la narrazione viene effettuata attraverso una successione di azioni fra loro collegate. In questo caso si distinguono allora un prima e un dopo sulla linea temporale della lavorazione del latte. Il percorso prende le mosse dalla mungitura, che nella malga si effettua nello stallone, per ripercorrere poi la filiera del latte: laffioramento della panna, dalla quale si ricava il burro, poi la produzione del formaggio, quindi la realizzazione della ricotta attraverso lo sfruttamento del siero, prodotto residuo della lavorazione. Ancora, la stagionatura delle forme nel magazzino e per concludere, luomo: il casaro, il malgaro, che si reca sullalpe con bovine da latte, manze e vitelli, Malga Garzonè. 139 Speciale ma anche maiali - la sua presenza è evocata con grande suggestione attraverso liscrizione sul giaciglio datata 1939 -, uomo del quale si intende documentare il modo in cui dorme, cucina, si nutre, lavora. Di ogni strumento inoltre - altra caratteristica che potrebbe apparentare lesposizione che oggi si inaugura ai principi fondanti della museologia di ebesta - vengono presentate le diverse tipologie, tutte, molto significativamente, provenienti dalla Val Rendena. Vi sono sgabelli per la mungitura a una gamba e a tre gambe, fra i quali uno, maggiormente raffinato, è intagliato e dipinto. Vi è poi rappresentata lintera serie delle zangole, che hanno varie di- Antonio Polla. mensioni, alcune sono dipinte: vi sono le zangole a pistone, fra le quali alcune lavorate al tornio, altre realizzate con le doghe, vi sono le zangole a manovella, poi le zangole rotatorie, delle quali una è una zangola a botte, vi sono infine la grande zangola a barchetta e la zangola a leva. La sequenza dei frangicagliata, con le rotelle, gli spini così come ce li ha consegnati la natura, la lira, ha uneleganza artistica. Negli oggetti esposti, raccolti con sapienza da Gianluigi Rocca nel corso degli anni da lui trascorsi sui pascoli della val Rendena, e nella scelta dei quali si intravede dietro le quinte locchio dellartista, è comunque evidente il fatto che siano stati utilizzati. Vi è stata tolta la polvere che li aveva inevitabilmente ricoperti perché non più in uso, ma si sente ancora lodore caratteristico dei prodotti caseari che hanno contenuto, e i collari dei campanacci hanno ancora vivo lodore del cuoio. Sono oggetti di grande interesse, che sono stati trattati con rispetto e dei quali si è voluta rendere manifesta la loro funzionalità, il loro esistere in relazione allo scopo per cui sono stati costruiti. Gli interventi di restauro, necessari su alcuni per non comprometterne la facile comprensibilità, sono stati effettuati con attenzione, lasciando evidenti le parti integrate rispetto alloriginale. Gli oggetti campeggiano così nellesposizione, dove rimangono occultate le strutture atte a metterli in mostra. Legno e pietra, le materie prime offerte spontaneamente dalla montagna, spiccano su cristallo e acciaio, i materiali delle vetrine e dei supporti espositivi che sono stati appositamente studiati in funzione delle serie di oggetti che si è inteso spiegare prima che sostenere, ma che scompaiono a favore della collezione. Il Museo della Malga assume un significato particolare anche perché, a 140 Speciale differenza di tante altre attività tradizionali che non vengono più praticate, e che in un eventuale contesto espositivo riaffiorano da un passato più o meno lontano, le malghe esistono ancora, vengono ancora monticate, in alcune vi si fa ancora il formaggio. Sono cambiati i materiali con cui sono costruiti gli strumenti di lavoro, è stata introdotta lelettricità, ma panna, latte, caglio, siero e fuoco danno ancora, come un tempo, rispettivamente burro (butér), formaggio (sprèssa) e ricotta (puina). Quando ai visitatori del Museo di San Michele spieghiamo cosè una malga, come funziona, perché esiste, usiamo il tempo presente, che è contemporaneamente il presente storico e il presente che stiamo vivendo. Anche qui, la patria della vacca Rendena, del formaggio Spressa delle Giudicarie che ha ottenuto il riconoscimento per la tutela della tipicità e compare nellAtlante dei prodotti tradizionali trentini, qui ove ora ha sede il Museo della Malga, sarà interessante mettere queste prospettive temporali a confronto, leggere reciprocamente una in funzione dellaltra, evidenziarne certamente le differenze, ma sicuramente anche le continuità. Vorrei concludere ricordando che il Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina sta promuovendo questanno lItinerario Etnografico del Trentino, progetto che propone la messa in rete delle testimonianze del Trentino rurale del passato. Così mulini, segherie, fucine, malghe, caseifici, le varie espressioni dellartigianato tradizionale, collezioni etnografiche e allestimenti museali, edifici rurali nelle loro diverse tipologie di valle, che siano fruibili al pubblico, appaiono riuniti in un insieme atto a valorizzarli. Il progetto, che intende diffondere lattenzione verso la tutela dei beni etnografici e la loro corretta fruizione grazie a interventi opportuni di ripristino, viene diffuso attraverso un dépliant che verrà stampato ogni anno in modo da poter aggiungere ogni nuova esperienza venga via via realizzata. Il Museo della Malga, qualora vi sia la volontà della comunità, potrà dunque essere fra i siti che documentano la vita pastorale della montagna trentina, ricco di un importante patrimonio interessante da studiare e confrontare con gli altri siti facenti parte dellitinerario. Antonella Mott responsabile Museo Usi e Costumi di S. M. a/A. 141 Speciale Gianluigi Rocca a Caderzone Ho ritrovato, in una grande personale a Palazzo Bertelli-Lodron di Caderzone, lamico Gianluigi Rocca, docente di pittura allAccademia di Belle Arti a Brera, in Milano. Lho conosciuto in malga, anni or sono, tra oggetti poveri, testimoni di una vita arcaica; sul fuoco non del tutto spento (che esalava ancora volute di fumo azzurro-cenerino) un paiolo overa stata cotta la polenta e - tuttattorno - croste di formaggio abbrustolito sulla brace. Alitava, nellaria immobile, un sentor di beccume stallivo commisto allafror delle vacche al pascolo e temperato dallodore acre della resina di pez (1). Mi fu offerta una ciotola di latte appena munto ed una manciata di fragole. Presi il tutto tra le mani con la premura di chi non vuole versare neppure una goccia e volsi lo sguardo attorno. Nella luce vesperale i volti ammiccavano, sorridenti. Sembra che il tempo si sia fermato, per me, in quel mondo ancestrale ed il ricordo mi brucia ancora, dentro. Le opere che sto osservando ora - in rispettoso silenzio - mi sussurrano: Ricordi? e rispondo: Sì ricordo tutto sin dal principio Pure il bellissimo dialogo con Lucia nellalpeggio di San Giuliano; presso un lago color del cielo, incontaminato. Si era tuttavia in quel di Caderzone Mais ou sont les neiges dantant? Vedo cose vive, non oggetti. Hanno unanima e lArtista - pian, piano - va alla sua ricerca per farne parte pure a noi. Mi commuove con G. Rocca e P. Menapace. 142 Speciale La tazza di Angela (matite colorate su cartoncino, cm. 36x36) che ha una base un poco sbrecciata eppure è la preferita - al certo - della piccola; lo stesso accadeva - tanto tempo fa alla mia Angelica. Gianluigi la disegna con religiosa attenzione, come se eseguisse il ritratto della figlia, evidente nella purezza di linee, nel morbido chiaroscuro e nella tersa luminosità diffusa nello spazio circostante ove la piccola dimensione della cosa si immerge allinfinito. Ed ancora: Le scarpe di Lei tra i ricordi (disegno su carta, cm. 90 x 120). Il lungo uso ha improntato ogni singola immagine con lessenza umana. Conscious am I in my Chamber, of a shapeless friend - He doth not attest by Posture - Nor Confirm - by Word (Nella mia stanza lo stento, 143 Speciale un amico provo di corpo - Non un gesto, non una parola - che provino che è lì ) (2). La tecnica è ovunque la matita. Perché? Nulla di meglio per disegnare! Mi sovvien del Maestro Leonardo e di Francesco Melzi, suo allievo prediletto da antico sodalizio, il quale voleva esser iniziato al colore e si sentiva ripetere: Disegna Francesco, disegna Non aveva ancora imparato, forse? La lezione, pure per il genio, non conosce termine. Un ultimo sguardo ai sacchi ed ai fagotti di Rocca, non ultimi per valore. Sono la transustanziazione delle sofferenze, delle costrizioni, degli impacci e dei legami che la società impone. In essi si materializza lo spirito dellAutore e la sua stessa vita. Non se ne vede il contenuto, ma si intuisce. Del resto il Passato è patrimonio personalissimo e segreto; il futuro è mistero. Non esiste il presente poiché non trova ubi consistere. Solo lArte riesce a fermare listante dimmortale presenza nel connubio tra eidos e phatos; per darci unillusione di felicità. Pierluigi Menapace critico darte Glossario: 1) Pez: Nel vernacolo locale è labete rosso. 2) Emily Dickinson: Conscious am I in my Chamber, da Silenzi; ed. Feltrinelli, 1986. 144 Speciale È nata lAssociazione Culturale Museo della Malga Lapertura del Museo della Malga sta dando buoni risultati sia per quanto riguarda il numero di visitatori che in apprezzamenti da parte di esperti ed addetti ai lavori. Questo, oltre che motivo di grande soddisfazione da parte degli allestitori e dellAmministrazione Comunale che ha realizzato la struttura, ha stimolato la nascita dellAssociazione Culturale Museo della Malga che si è assunta limpegno di gestire ed ampliare il museo allinterno di un più ampio progetto di valorizzazione del nostro territorio e delle nostre tradizioni. Lassociazione naturalmente è aperta a tutti coloro che condividono le sue finalità riportate nello statuto redatto dai soci fondatori componenti il Consiglio direttivo della stessa che sono i caderzoni Maurizio Polla, Giovanni Battista Polla, Alfredo Amadei, Lorenza Ventura, Tranquillo Giustina, Rosanna Polla e Federico Polla, nominato Presidente, gli allestitori del museo Gianluigi Rocca e Fulvio Nardelli, il giornalista Walter Facchinelli e Antonella Mott rappresentante del Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina di San Michele allAdige. I responsabili del Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina, Kerich, Mott e Zanella, in visita al Museo della Malga. 145 Speciale Statuto della Associazione culturale MUSEO DELLA MALGA Art. 1. Denominazione È costituita unassociazione denominata Associazione culturale MUSEO DELLA MALGA di seguito indicata come Associazione. Art. 2. Sede La sede dellAssociazione si trova nel Rione Lodron Bertelli ed è messa a disposizione gratuitamente dal Comune di Caderzone. Art. 3. Assenza di scopo di lucro LAssociazione non ha scopo di lucro. Art. 4. Finalità LAssociazione si propone di svolgere attività utili al perseguimento delle seguenti finalità: 1. diffondere in ambito istituzionale, accademico e mediatico una migliore consapevolezza dellimportanza produttiva, sociale, culturale, ecologica, turistica e pedagogica della pratica dellalpeggio; 2. promuovere la ricerca e la divulgazione degli aspetti culturali legati alla tradizionale attività di monticazione delle malghe e allallevamento bovi- La piantina del Museo. 146 Speciale La Zangola (foto G. Rocca) 147 Speciale no con particolare riferimento alla razza Rendena; 3. promuovere lo scambio di esperienze e la collaborazione tra gli studiosi, i produttori e gli enti territoriali che operano nel settore attraverso lorganizzazione di convegni, incontri di aggiornamento, seminari e visite tecniche; 4. promuovere, attraverso iniziative di carattere culturale ed educativo, la conoscenza dei metodi di produzione dei prodotti tipici legati alla zootecnia di montagna evidenziando il loro valore biologico, ecologico, storico, culturale, sociale ed economico; 5. favorire la conservazione delle attrezzature, degli edifici, dei paesaggi, degli ambienti e delle conoscenze legate allalpeggio e alla zootecnia di montagna; 6. gestire il MUSEO DELLA MALGA del Comune di Caderzone valorizzandolo sotto gli aspetti turistici e didattici. Art. 5. Affiliazioni e Federazioni LAssociazione, fatta salva la propria autonomia, può aderire a organismi o unioni federative che perseguono analoghe finalità. Art. 6. Soci LAssociazione è costituita da soci individuali e da rappresentanti di Enti, 148 Speciale Organizzazioni o Società che attraverso la propria attività manifestino un concreto interesse per le finalità dellAssociazione. Art. 7. Obblighi dei soci Gli associati sono tenuti a versare alla Associazione un contributo fisso annuale determinato dal Consiglio Direttivo. Art. 8. Assemblea dei soci LAssemblea si riunisce almeno una volta allanno, approva il bilancio, ed elegge, se in scadenza o dimissionari, il Presidente e i membri del Consiglio Direttivo. La convocazione dellAssemblea avviene per mezzo di comunicazione scritta o telematica a tutti gli associati ed è inoltrata con almeno 15 giorni di anticipo. Qualora si debba procedere allelezione del Presidente, la convocazione viene fatta dal consigliere più anziano. Il Presidente dellassociazione presiede lAssemblea, salvo delegare un membro del Consiglio Direttivo. Lassemblea delibera a maggioranza assoluta dei presenti. LAssemblea elegge a maggioranza il Presidente ed approva regolamenti particolari ritenuti necessari per lattività dellAssociazione. Art. 9. Consiglio Direttivo Il Consiglio Direttivo è composto da un minimo di 12 membri. Il Consiglio Direttivo si riunisce ordinariamente due volte allanno e straordinariamente qualora il Presidente lo ritenga opportuno. La convocazione viene fatta dal Presidente a mezzo comunicazione scritta o telematica. Al consiglio spetta lamministrazione ordinaria e straordinaria della Associazione. Esso compila e sottopone per lapprovazione il bilancio allAssemblea dei soci. Il Consiglio Direttivo nomina eventuali comitati di studio. Il Consiglio direttivo rimane in carica per lo stesso periodo del Presidente. Art. 10. Presidente Il Presidente o chi ne fa le veci ha la rappresentanza legale dellAssociazione, convoca lAssemblea dei soci e il Consigli Direttivo, assicura il perseguimento degli scopi sociali, esegue le indicazioni dellAssemblea e del Consiglio adottando i provvedimenti conseguenti. Il Presidente nomina tra i soci un segretario tesoriere. Il Presidente dura in carica 4 anni ed è rieleggibile una sola volta. Art. 11. Segretario Il Segretario, su indicazione del Presidente, rende esecutive le decisioni del Consiglio Direttivo, assume la segreteria delle riunioni del Consiglio e dellAssemblea dei soci stendendo i relativi verbali e cura la tenuta dellarchivio. Il Segretario si occupa delle convocazioni delle riunioni e della segnalazione di iniziative inerenti lattività della Associazione stessa. 149 Smarzadori (foto G. Rocca) 150 Art. 12. Entrate e patrimonio Le entrate e il patrimonio dellAssociazione sono costituite dalle quote sociali e dai contributi dei soci, da eventuali erogazioni da parte di Enti e da qualunque attività istituzionale dellAssociazione. Art. 13. Scioglimento Lo scioglimento dellAssociazione deve essere deciso a maggioranza di 2/3 dellAssemblea dei soci; in tal caso il patrimonio dellAssociazione sarà devoluto al Comune di Caderzone. Art. 14. Indennità Non sono previste indennità per le cariche sociali salvo che per incarichi speciali da disciplinare con apposito regolamento. Verrà erogata unindennità di viaggio ai componenti del Consiglio Direttivo per le trasferte dovute alle riunioni dello stesso. Tale indennità ammonta ai Km di distanza tra la residenza del membro del Consiglio Direttivo e la sede dellAssociazione moltiplicati per 1/3 del valore della benzina. Art. 15. Modifiche allo Statuto Le modifiche allo statuto possono essere proposte in sede di assemblea dei soci dal Presidente, dal Consiglio Direttivo, o da almeno un decimo dei soci; sulle proposte di modifica lAssemblea decide a maggioranza dei 2/3 di votanti. Caderzone, 25 settembre 2001 Prospettive Sono state avviate delle collaborazioni con il Parco Naturale Adamello Brenta e con il Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina di San Michele allAdige per far si che il Museo della Malga non resti una, seppur apprezzata, struttura espositiva isolata, ma sia integrato con altre proposte allinterno di pacchetti didattici di educazione ambientale. Con lobiettivo di incentivare il turismo scolastico nel paese è prevista anche la realizzazione di una piccola biblioteca di settore e di un mini laboratorio per attività dimostrative sulla lavorazione del latte nelladiacente Palazzo Lodron Bertelli. Ma il progetto più ambizioso ed articolato riguarda il collegamento del Museo della Malga con una malga attiva ossia la Malga Campo; si intende infatti far vivere il Museo della Malga attraverso un modello di turismo rurale legato direttamente alle tradizioni e alla risorse del nostro territorio. 151 Il progetto di gestione proposto al Parco dovrebbe articolarsi nel seguente modo: - al visitatore che si reca nel Museo presso il Rione Lodron Bertelli verrà offerta la possibilità di completare la visita nella sede operativa del Museo localizzata a Malga Campo; - tutti i giorni, nel periodo di accessibilità alla malga (da verificare se limitare al solo periodo di monticazione) si organizzeranno delle visite guidate alla Malga Campo con dei mezzi per il trasporto collettivo partenti da Caderzone, che porteranno i visitatori a contatto con la malga attiva, dove una guida illustrerà il funzionamento dellalpeggio; - presso la malga sarà presente una mandria di vacche Rendena da latte gestita dalla Società Allevatori di Caderzone; - il malgaro-pastore dimostrerà ai visitatori le tradizionali attività svolte in malga (gestione del bestiame al pascolo, lavorazione del latte, allevamento dei maiali, ecc.) ed illustrerà le caratteristiche della Razza Rendena; - i visitatori potranno assistere direttamente alla mungitura delle bovine; - negli edifici, che verranno ristrutturati, sarà realizzato un piccolo caseificio dove verrà lavorato il latte della malga e prodotti burro e formaggio in limitate quantità; - la visita guidata, che potrà durare mezza giornata o una giornata intera, si concluderà al Museo della Malga dove, in un locale adiacente verranno venduti i prodotti della Malga Campo e i salumi di Caderzone. Il Presidente p.a. Federico Polla 152 il Garzonè Anni 12 - Numeri 21 Pagg. 1954 Supplementi n. 7, pagg. 1228 Totale pagg. 3182 N. N. N. N. N. N. N. N. N. N. N. N. N. N. N. N. N. N. N. N. N. 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 Gennaio 1991 Luglio 1991 Gennaio 1992 Luglio 1992 Gennaio 1993 Luglio 1993 Gennaio 1994 Luglio 1994 Gennaio 1995 Gennaio 1996 Luglio 1996 Gennaio 1997 Luglio 1997 Gennaio 1998 Luglio 1998 Gennaio 1999 Luglio 1999 Gennaio 2000 Gennaio 2001 Luglio 2001 Febbraio 2002 Supplemento al N. 7/1994 Il Palazzo Lodron Bertelli Supplemento al N. 9/1995 I Gli eredi del giglio Supplemento al N. 12/1997 II Storie dal Contado Pagine » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » 49 73 81 57 81 77 69 69 89 97 128 104 80 113 113 112 97 96 97 120 152 Pagine 1954 Pagine 32 Esaurito » 192 Esaurito » 240 Esaurito » 224 Esaurito » 264 Esaurito » » 272 4 Disponibile Disponibile Pagine 1228 Supplemento al N. 14/1998 III Il secolo inquieto Supplemento al N. 16/1999 IV Luragano e larcobaleno Supplemento al N. 18/2000 V Vele dArgo continue I nostri laghi (a colori) 153 Esaurito Esaurito Esaurito Disponibile Esaurito Esaurito Disponibile Disponibile Esaurito Disponibile Esaurito Esaurito Esaurito Disponibile Esaurito Esaurito Disponibile Disponibile Disponibile Disponibile Disponibile il Garzonè N. 21 - Febbraio 2002 Periodico semestrale di informazione del Comune di Caderzone (Val Rendena - TN) Delibera del Consiglio Comunale n. 42 del 7 settembre 1990 Autorizzazione del tribunale di Trento n. 686 del 20 maggio 1990 Direttore: Maurizio Polla Direttore responsabile: Walter Facchinelli Comitato di Redazione: Alfredo Amadei, Claudio Mosca, Federico Polla, Lorenza Ventura Mosca Segretari di Redazione: Romeo Mosca, Rosanna Polla Redattore: Barbara Collini Direzione, Redazione, Amministrazione: Municipio, Via Regina Elena 45 38080 Caderzone - Tel. 0465.804214 - Fax 0465.804848 e.mail: [email protected] Grafica: Walter Facchinelli Stampa: Antolini Centro Stampa - Tione Spedizione in abbonamento postale art. 2 Legge 662/96 Distribuito gratuitamente a tutte le Famiglie dei Caderzoni residenti sia nel Comune sia in altre località in Italia ed allEstero ed a quanti ne facciano richiesta. Chiuso in macchina il 15 febbraio 2002 Copertina: Conca di Garzonè. Foto: Giacomo Masè, Tione 154