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Un paradiso artificiale sotto il mare
Nel blu
Se facessimo un’immersione subacquea ricreativa nelle acque dell’Oceano Atlantico potremmo incontrare vecchie navi
da guerra, aerei, carri armati, vagoni di treni o di metropolitana. Tutti questi mezzi di trasporto, infatti, sono stati gettati
“deliberatamente” nell’oceano, ma questa volta non si tratta di un atto di vandalismo, bensì di un’opera progettata per
favorire l’ecosistema marino! Questi relitti, infatti, sono diventati un paradiso per gli organismi marini e i subacquei .
Sono importanti barriere artificiali gettonatissime sul fondo dell'oceano, e svolgono importanti ruoli: proteggono le coste,
aumentano la biodiversità marina, attirano i sub e creano un nuovo habitat per gli organismi marini. Gettare, quindi,
ferraglia di questo tipo in mare per favorire la vita marina non è un’idea stravagante o un controsenso, ma funziona
perfettamente e soprattutto le specie marine apprezzano!
Le barriere artificiali
Le barriere artificiali o Artificial reef sono strutture sommerse costruite dall’uomo per favorire la biodiversità marina,
infatti, ad esempio, ostacolano la pesca a strascico illegale, incrementano rifugi per le nursery e il ripopolamento ittico,
aumentano il substrato adatto agli organismi marini sessili, favoriscono la riproduzione di specie ittiche di rilevanza
economica, ecc. La posa in opera di una barriera artificiale su un fondale sabbioso o fangoso serve a ricreare un habitat
naturale roccioso che possa attrarre i pesci. Gli effetti quindi sono sia un accrescimento globale della ricchezza
dell’ambiente grazie alla protezione degli stadi biologici più sensibili di alcune specie, sia l’aumento e la diversificazione
degli apporti trofici. Per aumentare la produzione deve crescere il nutrimento, deve essere favorita l’alimentazione, ci
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devono essere ripari contro i predatori e un habitat favorevole per gli avannotti. Le barriere sono quindi molto importanti
per il nutrimento di pesci in zone tutelate, zone di riproduzione e di nursery.
Diverse barriere
Le barriere artificiali possono essere di due differenti tipi in base all’obiettivo per cui sono progettate.

Barriere di protezione

Barriere di produzione ittica
Barriere di protezione
Le barriere di protezione sono costruzioni che servono a preservare le risorse ittiche, formando vere e proprie dighe
disposte in fila o in punti isolati che impediscono il passaggio di attrezzi da traino. Queste strutture sono costruite,
appunto, per impedire la pesca a strascico. La pesca a strascico è una tecnica che consiste nel trainare attivamente
una rete da pesca sul fondo del mare ed è per questo molto invasiva. Le reti a strascico, infatti, distruggono o asportano
qualunque cosa incontrino sul fondale - pesci, invertebrati, coralli, alghe, posidonie - e lasciano un ambiente devastato
dove le comunità biotiche originarie si potranno reimpiantare solo dopo molto tempo. In particolare le praterie di
Posidonia oceanica possono essere totalmente distrutte anche con una sola passata. Impedendo la distruzione delle
praterie si proteggono, quindi, le aree di riproduzione importanti per la pesca e le zone in cui la pesca a strascico è
vietata. Queste opere sono molto meno massicce di quelle ideate per produrre risorse ittiche e non possiedono cavità.
Barriere di produzione ittica
Le barriere di produzione sono costruite per aumentare le risorse ittiche delle specie d’interesse commerciale. Le forme
di queste strutture sono molto più complesse, ricche di buchi e aperture e sono voluminose e massicce. Le aperture
sono regolate secondo le specie che s’intende accogliere. La parte inferiore può accogliere specie bentoniche, cioè che
vivono sul fondo del mare come i crostacei.
Strutture delle barriere
I materiali di costruzione delle barriere artificiali possono essere svariati: carcasse di automobili, strutture metalliche, navi
in disarmo, pietra o calcestruzzo, il materiale sicuramente più usato. Anche le dimensioni, le strutture e l’aspetto variano
tantissimo. Generalmente sono strutture modulari composte da più unità elementare di piccole dimensioni, più facile da
trasportare e mettere in opera. Fanno eccezione le barriere costituite da relitti navali o da piattaforme petrolifere. Questi
moduli si possono unire in modo ordinato, spesso in piramidi, oppure disseminati casualmente sul fondale. I moduli
solitamente hanno forme complesse, ricche di cavità e sporgenze che creano nascondigli, tane o supporti per gli
organismi marini. Le barriere artificiali possono essere anche esse disposte in gruppi, casualmente o in reticoli regolari.
La distanza tra un gruppo e l’altro varia secondo lo scopo per cui la struttura è deputata. Nel caso, ad esempio, di
barriere che devono impedire la pesca a strascico illegale sotto costa, la distanza deve essere inferiore alla dimensione
minima dello strumento di pesca di cui si intende scoraggiare l’uso.
Ecco alcuni esempi di barriere artificiali nel mondo.
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Barriere artificiali costituite da strutture modulari componibili.
La seconda vita di una petroliera: la Haven
Un esempio di come un disastro ecologico si sia trasformato in un’opportunità ambientale e turistica è quello della
Petroliera Haven. Nel 1991 a seguito di un incidente, la Petroliera Haven affondò al largo di Arenzano in Liguria. Il relitto
della Haven poggia su un fondale di sabbia su cui, prima dell’affondamento, non c’era nulla, mentre ora la nave ha
favorito una straordinaria quantità di vita che oggi popola l’intera area. Attualmente il relitto della petroliera Haven è il sito
d’immersione più grande e bello di tutto il Mediterraneo. Dal 2008, dopo la fine dei lavori di bonifica e di messa in
sicurezza del relitto, sono iniziate le immersioni ricreative per visitare il relitto. Il relitto è diventato habitat di numerose
specie animali e vegetali, un laboratorio di biologia marina meta di migliaia di subacquei e una fonte di lavoro diretto per
decine di professionisti. Per fare immersioni sulla Haven arrivano subacquei da tutta l’Europa, incrementando quindi il
turismo subacqueo con conseguente crescita del mercato turistico locale.
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La petroliera Haven affondata a largo di Arenzano, in Liguria. Fonte: Wikimedia Commons
Un museo d’arte subacqueo
L’artista Jason de Caires Taylor è uno scultore di fama internazionale, laureato presso la London Institute of Arts; è
anche un istruttore subacqueo qualificato e premiato fotografo subacqueo. Taylor crea installazioni sottomarine
permanenti che funzionano come barriere artificiali, progettate per aumentare la vita marina. Le sculture con il tempo si
modificano continuamente per gli effetti dell’ambiente marino in cui si trovano e questo motivo dona un aspetto vivente
alle opere, cambiamenti altrimenti impossibili da riprodurre artificialmente. Con il passare del tempo le sculture
sviluppano una crescita biologica che ridefinisce il paesaggio sottomarino e crea un habitat perfetto per le specie marine.
Nel 2006 Taylor ha creato il primo parco di sculture sottomarine al mondo. Si trova al largo della costa occidentale di
Grenada, nel Mar dei Caraibi, e il National Geographic lo indica come una delle 25 meraviglie del mondo. Nel 2009 lo
scultore ha fondato il MUSA, Museo de Arte Subacuatico, un museo monumentale con una collezione di oltre 500
sculture a grandezza naturale, sommerse al largo di Cancun in Messico. Il museo ha come obiettivo quello di unire arte
ed ecologia in una complessa barriera artificiale che diventa substrato per la vita marina, rifugio e luogo di riproduzione
per tantissimi organismi subacquei. Tutte le sculture sono costruite con materiale cementizio a PH neutro, per consentire
la colonizzazione di coralli e servire come zona di ripopolamento della fauna ittica. Il parco marino di Cancun è visitato
ogni anni da oltre 750.000 turisti. Se vuoi vedere con i tuoi occhi questo spettacolare museo vai a:
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http://www.underwatersculpture.com/
Una delle sculture di Jason de Caires Taylor dal titolo Un-Still Llife appena deposta sul fondale.
Fonte: www.underwatersculpture.com
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La stessa scultura Un-Still Llife dopo essere stata colonizzata da diversi organismi marini.
Fonte: www.underwatersculpture.com
Quando la metropolitana finisce sott’acqua
Dal 2001 a oggi sono state inabissate 2580 carrozze in disuso della metropolitana nel mare dell’ East Coast degli Stati
Uniti per creare una barriera artificiale e dare un nuovo habitat agli abitanti dell’oceano. Il progetto è stato documentato
dal fotografo Stephen Mallonche per due anni in ogni dettaglio, passo dopo passo, dalla pulizia dei vagoni fino al lancio
in mare di fronte alle coste della Virginia, della Georgia, del South Carolina, del Delaware, del New Jersey e del
Maryland. I vagoni si adattano perfettamente ai fondali dell’oceano e diventano rapidamente tane e nursery per pesci o
invertebrati marini. Aree marine rimaste desertiche iniziano così a ripopolarsi di vita: le cozze si attaccano ai soffitti, i
pesci trovano pertugi in cui nascondersi e riprodursi indisturbati e le spugne crescono sulle superfici.
Vita marina dopo la vita terrena
Per commemorare i propri morti alcuni americani devono indossare mute e attrezzatura da sub! Infatti, in Florida a circa
5 km fuori dal litorale di Miami a una profondità di 14 metri, la società Nettuno, la più grande azienda di servizi di
cremazione negli Stati Uniti, ha costruito un nuovo “spazio di sosta finale”: la scogliera del memoriale di Nettuno,
rivoluzionario sia per la vita marina sia come memoriale per il defunto. Avete capito bene: la società Nettuno ha edificato
un cimitero subacqueo che ricrea la leggendaria città perduta di Atlantide con tanto di posa sul fondale di statue, anfore,
colonne, strade e panchine per ricostruire il paesaggio sottomarino. La Scogliera Commemorativa di Nettuno o Neptune
Memorial Reef copre circa 6 ettari del fondale oceanico e offre non solo riposo ai trapassati, ma un habitat ideale per le
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specie marine. Infatti, il motto dell’azienda di cremazione è “Creating life…after life”! E’ la più grande barriera artificiale
mai costruita ed è stata progettata proprio da un biologo marino per ricreare un ecosistema ideale per gli organismi
marini: alte colonne per sostenere i coralli, superfici orizzontali per specie bentoniche, strutture a rete metalliche che
permettono alle prede di trovare rifugio, bloccando i predatori. La Scogliera Commemorativa di Nettuno non offre, per
motivi legislativi, una vera e propria sepoltura, ma consente ai trapassati di entrare a far parte dell’ecosistema marino: le
ceneri del corpo cremato sono mescolate con il cemento per creare una placca commemorativa in nome del caro estinto
sul fondo dell’oceano. Potete scegliere in che forma il vostro caro farà parte del reef: come colonna, se pensate che in
vita sia stato una colonna portante della famiglia o a forma di stella marina o conchiglia se aveva un animo più sensibile!
Per saperne di più visita http://www.nmreef.com/index.html
La statua di un leone nella Scogliera Commemorativa di Nettuno. Fonte: Wikimedia Commons
Il Paguro risorto
Nel 1965 la piattaforma Paguro affondò in seguito a un incidente nelle acque antistanti Ravenna. La parte più alta della
piattaforma si trova a una profondità di 10 metri, mentre la più bassa a 35 m. Da quel giorno il Paguro ha iniziato la sua
metamorfosi e ha avuto un’esplosione di flora e fauna marina, tanto che oggi il sito è diventato una meta famosa per
tantissimi subacquei. Nel 1991 sono state affondate nei pressi del relitto altre strutture di materiale ferroso proveniente
dallo smaltimento di altre piattaforme dell’Adriatico, aumentando l’area sottomarina di questo santuario marino. Nel 1995
il sito è stato dichiarato “zona di tutela biologica” e l’anno successivo è stata costituita la “Associazione Paguro” che si
occupa della gestione della zona; ne sono promotori pescatori, circoli subacquei, biologi e la capitaneria di Porto di
Ravenna. Dal 1997 l’Associazione Paguro organizza e gestisce le visite subacquee nell’area. Nel 2010 la zona di tutela
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biologica è diventata sito d’interesse comunitario. Oggi l’area occupata dal relitto Paguro è di circa 15.000 mq e può
offrire opportunità per la ricerca scientifica e grande interesse per i subacquei grazie alla sua particolare ubicazione
nell’Alto Adriatico e per l’incredibile vita che ha colonizzato in le strutture, offrendo spettacoli d’ineguagliabile splendore e
fascino, difficilmente riscontrabili in altre aree marine d’Italia. Nella zona più alta del relitto, dai 9 ai 12 metri di profondità,
le strutture metalliche sono ricoperte completamente da mitili, ostriche e altri organismi sessili, come ad esempio
spugne. Tra gli invertebrati si trovano, ricci, oloturie e stelle marine, ma anche astici e granchi. I pesci che vivono nei
pressi del relitto sono quelli tipici dei fondali rocciosi, difficilmente riscontrabili in altre parti dell’Adriatico nord occidentale
che notoriamente ha un fondale sabbioso. A oggi si calcola che circa 4000 subacquei l’anno visitano la piattaforma
Paguro, dando opportunità di lavoro a 7 barche e a diversi centri d’immersione e associazioni subacquee. In 10 anni si
sono raggiunte 40.000 immersioni e i subacquei arrivano per il 50% da altre regioni italiane e il 12% da altre nazioni, in
particolare Austria e Germania. Per fare un’immersione sul Paguro rimanendo all’asciutto, guarda questo video:
https://www.youtube.com/watch?v=7vQk_L23JJQ
Relitto del Paguro. Fonte: http://www.biologiamarina.org/
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Ci auguriamo che i ricercatori e tutto il mondo scientifico e ambientale supportino le opportunità offerte da queste
barriere artificiali che intervengono sull’ambiente marino per ripopolare zone marine desertiche, cogliendone l’importanza
ecologica ed economica.
a cura di Tiziana Bosco
Per saperne di più…
http://nuke.lucavignoli.it/ParchiMariniArtificialiinAdriatico/tabid/473/Default.aspx
https://www.youtube.com/watch?v=9DoqV54ju5M documentario sui parchi marini artificiali nell’Adriatico
http://www.associazionepaguro.org/index.html
http://www.biologiamarina.org/relitto-del-paguro/