Trento Tel. 0461.924470 - www.teatroportland.it
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Trento, 20 gennaio 2014 Gentile professore/ssa, in occasione del prossimo Giorno della Memoria siamo ad invitare lei e i suoi allievi allo spettacolo LA RADIO E IL FILO SPINATO di Roberto Abbiati. Lo spettacolo si terrà presso il Teatro Portland nei giorni 24 e 25 Gennaio 2014 - ore 21.00 e 26 Gennaio 2014 - ore 10.00 (con colazione). Per i gruppi superiori alle 10 persone il costo del biglietto è di 5€ (altrimenti 8€). E' possibile prenotare e confermare la partecipazione scrivendo a [email protected] oppure chiamando allo 0461 924470 (lun-mer-ven: 15.00 – 19.00). DESCRIZIONE SPETTACOLO: Roberto Abbiati LA RADIO E IL FILO SPINATO di e con Roberto Abbiati e Luca Salata con poetica di Mario Vighi assistente alla regia Lucia Baldini L'ufficiale medico del campo di Auschwitz che fece la puntura di acido fenico per ammazzare padre Kolbe si sentì dire “Lei non ha capito nulla della vita. L'odio non serve a niente... Solo l'amore crea.” Lo immaginiamo con una voce ferma e con una mano compassionevole sul braccio del dell'assassino, malgrado i 20 giorni nel bunker n 13 senza cibo ne acqua. Una specie di “Stia tranquillo vinco io anche se mi ammazza.” E quello lo ha ammazzato! L'ufficiale qualche tempo dopo riferì la frase che solo lui aveva sentito. Aveva vinto chi era morto. Non è una gran soddisfazione morire. È una gran soddisfazione vivere, e quando morì il padre Kolbe aveva vissuto alla grande. Incuriosisce la passione per la radio di padre Kolbe, per le onde radio, le onde radio che partono e vanno lontano, le onde radio non le fermi, ne con le montagne, ne con i muri, le onde radio partono e vanno, questo affascinava la mente del padre Kolbe, l'idea che ci sono cose che vanno oltre e che non puoi fermare, neanche se gli spari o se gli inietti l'acido fenico. L'infinito. Così divenne radio amatore, subito, quando esserlo era una cosa da studi e da brevetto. Prese il brevetto. I cani e i Rolling Stones, i cani in questo spettacolo sono cani di cartone e tempera, sono marionette e sono il male, il male con i denti bianchi e cattivi, marionette con la bocca aperta, i Rolling Stones con Always Suffering la colonna sonora, forse perchè il rock si addice a uno spirito forte e ardito come Padre Kolbe. Uno spettacolo con due attori, uso di oggetti e macchinerie, grandi e piccole marionette a cui dar voce e corpo su un palcoscenico, marionette che interagiscono con gli attori, e due luci, due nel senso di due lampioni a che fanno la luce necessaria a raccontare le miserie e la grandezza della vita umana. Associazione Portland via Papiria 8, 38122 - Trento Tel. 0461.924470 - [email protected] www.teatroportland.it Dalla rassegna stampa: “L'odio non serve a niente, solo l'amore crea”. In questa frase si racchiude lo spirito di Maximilian Kolbe, radioamatore per vezzo, sacerdote per vocazione: vocazione che non vacilla neppure quando tutto marcisce, quando il filo spinato di Auschwitz fa piovere su di lui, pesanti come macigni, le ceneri dei suoi fratelli. La resa dello spettacolo appare innovativa ed evita con intelligenza di banalizzare una tematica tanto rilevante quanto abusata. Ciò che si manifesta agli occhi del pubblico è tutt'altro che scontato: il palcoscenico, inizialmente spoglio, viene riempito nel corso della rappresentazione dagli attori stessi che si muovono freneticamente ed interagiscono con gli oggetti in maniera del tutto naturale, quasi a diventare parte integrante della scenografia. Una peculiarità interessante sta nel fatto che, come ammettono gli attori stessi, a far da padrone sono le scenografie e le testimonianze di chi ha avuto a che fare con padre Kolbe. Il parroco non appare quasi mai: si preferisce delinearlo attraverso i racconti dei compagni detenuti, dei generali tedeschi e di coloro che lo hanno conosciuto. Viene rappresentata, così, una figura eterea, intangibile, potenza vitale in grado di illuminare il cammino di chiunque vi si imbatta. Si tratta dunque di un'assenza apparente, teatralmente densa e significativa, grazie alla quale Abbiati riesce a vivacizzare la rappresentazione: un'assenza colmata dall'intensità con cui i due interpreti, completamente in nero, riescono a tessere le fila di un così complesso meccanismo di gesti, parole e suoni in grado di colpire un pubblico entusiasta e di lasciare, con estrema modestia e delicatezza, un segno nelle menti di coloro che hanno assistito. Da applausi. Abbiati e il suo Kolbe: quando l'amore oltrepassa il filo spinato di Valentina Vassigni su la Gazzetta di Lucca Altre parole, questa volta intrise di sola speranza e di nessun dubbio, sono quelle pronunciate da Massimiliano Kolbe nello spettacolo di Roberto Abbiati, qui in scena con Luca Salata, “La radio e il filo spinato”. Con le sue particolarissime modalità di porsi in scena, Abbiati ha costruito un bellissimo spettacolo su Kolbe, prete cattolico ucciso con un'iniezione di acido fenico dopo essersi sostituito volontariamente ad un altro detenuto nel campo di concentramento di Auschwitz. All'ufficiale medico nazista che gli fece l'iniezione mortale nel braccio, Padre Kolbe disse: “Lei non ha capito nulla della vita. L'odio non serve a niente... Solo l'amore crea”. Abbiati narra tutto questo con una complessa semplicità, come suo solito, disseminando la scena di oggetti e altre macchinerie che all'occorrenza diventano significanti, senza mai concedere nulla ad una facile compassione, che anzi penetra ancor più nell'animo dello spettatore attraverso un gioco di sottrazione sempre pertinente. Così i barattoli diventano i deportati, una sega la prigione, delle scarpe e delle sagome Kolbe stesso, narrando l'avventura umana di questo martire, sul sottofondo non di Bach, come ci si aspetterebbe, ma dai Rolling Stone: “Forse perché il rock si addice a uno spirito forte e ardito come lui”. A Lucca il teatro è Sacro di Mario Bianchi su Krapp's Last Post Associazione Portland via Papiria 8, 38122 - Trento Tel. 0461.924470 - [email protected] www.teatroportland.it