cs49_2012_cerimonia marina militare
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COMUNE DI CHIANCIANO TERME PROVINCIA DI SIENA COMUNICATO STAMPA n. 49 del 13 luglio 2012 La Marina Militare e l’Associazione nazionale “Una Divisa per amico” ricordano un chiancianese morto nella Seconda Guerra Mondiale nella battaglia decisiva del Dedocaneso a Lero in Grecia Cerimonia in memoria del Marinaio Vinicio Poggiani Alle Terme di Chianciano lunedì 16 luglio ore 11,15 grande concerto della Banda della Marina Militare. Inizio manifestazione ore 10,00 Chianciano Terme (13 luglio 2012) - Nell’imminente ricorrenza del 90° anni anniversario dalla nascita del Marinaio Cannoniere Vinicio Poggiani, nato a Chianciano Terme il 20 luglio 1922, insignito della Medaglia d’Argento al Valor Militare, verrà collocato un Cippo Commemorativo nel “Parco Acquasanta” delle Terme di Chianciano SpA. L’iniziativa è organizzata dall’Associazione nazionale “Una Divisa per Amico” di Chianciano Terme e patrocinata dal Comune di Chianciano Terme e dalla Provincia di Siena, hanno collaborato il Club Lions Valdichiana “I Chiari” e le Terme di Chianciano. Alla cerimonia, che si terrà lunedì 16 luglio a partire dalle ore 10,00, si esibirà la “Banda della Marina Militare” diretta dal Maestro ViceDirettore Tenente di Vascello Gian Luca Cantarini. La banda eseguirà brani liberamente adattati per organico di banda sinfonica, tratti dal repertorio operistico e moderno, con musiche di Michele Novaro/Goffredo Mameli, J.L.Hosay, E. Abbate, J. Williams, G. Rossini, G. Verdi, G. Puccini, G.D. Weiss e B. Theile, L. Schifrin, K. Badelt, Autori Vari e Tommaso Mario. Il 14 settembre del 1984 al fratello di Vinicio, Ferrero Giovanni Poggiani fu consegnato il Diploma d’onore a firma dal Ministro della Difesa Giovanni Spadolini e dal Presidente della Repubblica Sandro Pertini. Oltre il Sindaco del Comune di Chianciano Terme, Gabriella Ferranti e i membri della Giunta Comunale, presenzieranno alla cerimonia Sua Eccellenza il Vescovo Rodolfo Cetoloni, l’Ammiraglio di Squadra Andrea Toscano (Comandante in Capo del Dipartimento Militare Marittimo dell'Alto Tirreno), il Colonnello Gianpaolo Mazza (Comandante Provinciale della Guardia di Finanza di Siena), il Colonnello Pascquale Aglieco (Comandante Provinciale Carabinieri di Siena), il Vice Prefetto di Siena Fabio Sanfilippo, Walter Allegria (Commissario del Dipartimento Polizia Stradale di Chiusi Chianciano Terme in rappresentanza del Questore di Siena), il Tenente Arianna Bonato (Comandante della Tenenza della Guardia di Finanza di Montepulciano), il Comandante Francesco Farchica (Comando dei Carabinieri di Chianciano Terme). Sarà presente una delegazione dei Vigili del Fuoco di Siena e del distaccamento di Montepulciano, una delegazione della Croce Rossa di Montepulciano ed i rappresentanti delle associazioni combattentistiche in congedo. Chi era Vinicio Poggiani “A soli 21 anni sparisti dalla scena del mondo lasciasti nel doloro e nel lutto il babbo [Garibaldi], la mamma [Emilia Bastianini], i fratelli [Giovanni Ferrero, Bianca Teresita e Mario]. Tramontasti o Vinicio ma la Fede ci fa sperare che un giorno di nuovo sorgerai e vivrai nella eternità con i tuoi cari”. Così si legge nel “ricordino” ancora oggi ben conservato da Edda Lippi, moglie di Ferrero Giovanni, fratello di Vinicio Poggiani. Vinicio è morto in guerra il 15 Novembre 1943, nell’Isola di Lero (Leros) in Grecia, dopo un incessante bombardamento che durava da 49 giorni. Vinicio Poggiani nella battaglia di Lero Lero è una isola molto lunga (15 km) con costa alta e frastagliata e con pochi ma buoni punti di approdo in ampie baie. L’isola dell’Egeo dista dalla costa Turca dai 30 ai 50 km e proprio in virtù delle sue baie e insenature gli italiani durante la seconda guerra mondiale poterono ancorarvi il loro naviglio maggiore, sommergibili inclusi, che non trovava ospitalità a Rodi. La battaglia di Lero fu l'evento centrale della campagna del Dodecaneso verificatosi nell'ambito della seconda guerra mondiale. Dopo un lungo bombardamento aereo iniziato il 26 settembre 1943 gli uomini della Wehrmacht sbarcarono nell'isola il 12 novembre e iniziarono i combattimenti per prenderne possesso, contrastati dal Regio Esercito (che aveva deciso di rimanere fedele al re Vittorio Emanuele III) e da un contingente di soldati inglesi. La battaglia cessò il 16 novembre 1943 con la vittoria delle truppe tedesche. A Lero era stanziata una forza complessiva di 8.320 militari italiani, dei quali circa il 75% appartenevano alla Regia Marina e tra questi vi era anche Vinicio Poggiani. Ancor prima del proclama del maresciallo d’Italia Pietro Badoglio dell'8 settembre 1943, con il quale venne annunciata l'entrata in vigore dell'armistizio di Cassibile firmato con gli anglo-americani il giorno 3 dello stesso mese, i familiari di Vinicio non hanno più notizie del marinaio inviato all’Isola di Lero come artigliere di marina. La ricerca dei familiari di Vinicio Poggiani Ferrero Giovanni, che aveva combattuto come partigiano, nel luglio del ‘44, appena trovata una bicicletta disponibile per lui ed il cugino Menotti, decise di raggiungere Piombino, dove la famiglia si era trasferita prima dello scoppio della guerra, e da Chianciano s’incamminarono. “Mi misi alla ricerca di qualcuno che poteva darmi notizie di mio fratello Vinicio scrive Ferrero Giovanni Poggiani nel suo libro “Memorie di un partigiano” (Edizioni Polistampa, gennaio 2002) -. Riuscii a trovare solo alcune persone che avevano avuto un familiare insieme a lui. Purtroppo venni a sapere che dopo quarantacinque giorni di combattimento contro i tedeschi anche mio fratello, come tanti suoi compagni, era deceduto […] in seguito, quando gli altri marinai sono rientrati dalla prigionia in Germania, sono stato messo al corrente di come si erano svolti i fatti. Attraverso Radio Londra e Radio Bari i soldati italiani a Lero erano venuti a conoscenza dell’episodio di Cefalonia dove il comando Tedesco aveva chiesto al contingente italiano di continuare a combattere al loro fianco oppure di arrendersi. Ma il comandante della divisione Aqui, composta di 11.500 uomini, prima di dare una risposta sottopose agli ufficiali ed ai soldati la scelta di tre possibilità: la collaborazione con i tedeschi, arrendersi o combattere. La stragrande maggioranza scelse di aprire le ostilità contro gli ex alleati. I combattimenti si protrassero dal 15 al 22 settembre, ma carenti di munizioni, di appoggio aereo e privi di rifornimenti furono costretti ad arrendersi. Avevano creduto che sarebbero stati trattati come normali prigionieri di guerra, ma la realtà fu ben diversa: a gruppi di dieci, migliaia di ufficiali e soldati, furono fucilati, altri fatti prigionieri furono deportati nei campi di concentramento in Germania, quelli che riuscirono a fuggire si unirono alle formazioni partigiane che operavano nei Balcani […] A Lero, dove si trovava mio fratello, fu deciso di non cedere le armi. Dopo l’8 settembre il presidio militare italiano nell’isola di Lero era stato potenziato con l’invio di un contingente britannico dotato di mezzi più moderni ed efficienti. Il 26 settembre erano iniziati i bombardamenti degli Stukas che proseguirono fino al 16 settembre. Da Parte del comando tedesco fu più volte chiesta la resa, ma venne rifiutata. Oltre a sentire il dovere di combattere per una nuova Italia che stava sorgendo dalle rovine del fascismo, sapevano con che tipo di nemico dovevano trattare. Per 48 giorni si susseguirono i bombardamenti aerei tentando di abbattere il morale dei soldati italiani che avevano subito tante perdite umane […]. I tedeschi il 12 novembre iniziarono a sbarcare sull’isola subendo anche loro ingenti perdite di uomini e mezzi. I marinai difesero l’isola palmo a palmo contrattaccando all’arma bianca (baionette). Sul monte Meraviglia, dove si trovava la batteria in cui operava anche mio fratello, mentre i soldati tedeschi salivano verso l’altura, il capitano Werther Cacciatore, suo comandante, ferito ad un braccio che poi gli verrà amputato, continuava a lanciare bombe a mano. Ad un certo punto un capitano tedesco avanzava verso di lui imbracciando un fucile mitragliatore. Fu affrontato dal marinaio Pietro Cavezzali che sbalzando dalla sua piazzola con moschetto e baionetta innestata lo trafisse cadendo a sua volta accanto a lui colpito a morte. Dopo la resa non mancarono episodi di inaudita violenza: diversi ufficiali e marinai furono uccisi come cani. I superstiti furono portati nei campi di concentramento in Germania. Gli ammiragli Luigi Mascherpa e Inigo Campioni comandanti delle piazzeforti di Lero e Rodi furono processati e condannati a morte da un tribunale fascista e fucilati nel poligono di rito di Parma il 24 maggio 1944. Forse ho un po’ divagato - conclude a pag. 136 del suo libro Ferrero Giovanni Poggiani -, ma mi sembrava importante ricordare come si sono comportati i nostri soldati d’oltremare”.