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4-11-2008
17:38
Pagina 1
I muri di Milano sono una miniera di storie. Sapevate che piazzale Loreto
si chiama così perché un tempo c’era un santuario, ora distrutto, dedicato
alla madonna di Loreto? E che il Monte Stella deve il nome alla moglie - Stella
appunto - dell’architetto che lo ideò? E che a Milano c’è un “Posto zero”, con
tanto di targa, che ricorda la prima trasmissione di una radio “pirata” nel 1925?
Basta alzare il naso per rendersene conto: centinaia di targhe disseminate
per strade e piazze raccontano di personaggi famosi o di comuni mortali:
un libro aperto sulla storia passata e recente della città, un viaggio ricco di
sorprese tra personaggi famosi (da sant’Elena ad Anna Kuliscioff passando
per Petrarca, Napoleone e Toscanini), artisti, sommosse e fatti tragici,
illustrato e reso attuale da oltre settanta disegni di Gabriele Orlando.
Un modo unico per conoscere la propria città, quella passata e quella
contemporanea, con le sue passioni, i suoi amori e i suoi fantasmi.
25,00 euro
la storia sui muri
ssm_COP.qxd
alla scoperta
di milano
targa per targa
protagonisti
illustri
e sconosciuti
tutti i volti
di una città
insolita
e sorprendente
davide
de luca
illustrazioni di
gabriele
orlando
davide de luca
la storia
sui muri
alla scoperta di milano targa per targa
protagonisti illustri
e sconosciuti
tutti i volti di una città
insolita e sorprendente
illustrazioni di
gabriele orlando
Milano, 3 novembre 2008
Gli autori
Davide De Luca
Gabriele Orlando
Storico di formazione,
collabora con Terre di mezzo
Editore e sta lavorando
alla storia dell’Istituto Bva,
una delle più antiche realtà
milanesi per l’assistenza
dei minori in difficoltà.
È illustratore e visualizer
professionista, ciclista
“militante” e orgoglioso
autodidatta della fisarmonica.
Per Terre di mezzo Editore
ha illustrato il Manuale
di sopravvivenza ciclica
urbana. Il suo sito
è www.gabrieleorlando.com
Q
uesto libro nasce da un
ricordo e da una passione: il
ricordo di noi bambini in
piedi accanto a nostro padre che si
fermava a leggere, in genere ad alta
voce, le targhe nelle vie delle città.
Trovavo incomprensibile quella
passione, che non è mai venuta
meno negli anni, per quelle scritte
sui muri, in genere riferite a fatti
lontani e, per noi bambini, sempre
uguali: guerre, nascite, eccidi, santi,
poeti e qualche amore privato.
Ci sono cose che si apprezzano
solo con l’età. Ora mi fermo anch’io a
leggere la storia sui muri, quella che
s’intreccia con i ricordi scolastici (gli
Sforza, le Cinque Giornate, il Giardino dei giusti...) e quella così vicina a
noi che è cronaca viva: Walter Tobagi, Falcone e Borsellino, Giò Ponti,
Gadda, Meazza e gli operai morti per
costruire la metropolitana. Questo
libro racconta un centinaio di storie,
ma affisse sui muri della città ne potete trovare molte e molte di più.
(Abbiamo tra l’altro deciso di riportare il testo originale delle targhe anche
se talvolta contiene degli errori).
Targhe e luoghi hanno il pregio di
introdurci in una dimensione di
contemporaneità con i fatti e i protagonisti, in una trama di rapporti
che, col passare degli anni, si arricchisce e arricchisce. Per questo, nel
libro, ogni targa è accompagnata da
una breve ricostruzione del luogo o
del quartiere in cui è posta; e da una
illustrazione che, annullando le distanze, prende per mano e conduce
a dire: “Io lo conosco, l’ho visto!”.
Ci si sente parte di ciò che è accaduto. E ad essere coinvolti sono anche
giovani e studenti, come dimostra
l’esperienza di Edoardo De Carli,
professore al liceo Beccaria di Milano, da cui nasce il sito internet chieracostui.com, miniera di targhe e
iscrizioni che ormai abbraccia tutta
l’Italia. A lui un grazie per il lavoro
di questi anni, molto più di un
“hobby privato”, come scrive nella
postfazione a questo volume. E un
ringraziamento a Gabriele Orlando,
che questo libro ha illustrato con
passione e generosità d’altri tempi
e all’autore Davide De Luca. A lui si
deve anche la suddivisione delle targhe per temi: capitoli pieni di curiosità (avete mai visto quelle sigle sui
muri che, ancora oggi, indicano gli
ingressi ai rifugi antiaerei dell’ultima guerra?) e di percorsi. Così la storia può essere riletta, senza annoiarsi, attraverso le targhe che riguardano le donne, i luoghi, i musicisti, gli
artisti figurativi, i poeti e i narratori.
Insomma, come vedrete, da Sant’Ambrogio allo Stadio Meazza.
Miriam Giovanzana
indice
pag.
storia
Sant’Ambrogio
Le Cinque Giornate
Duomo di Milano
Luigi Torelli
Prima guerra mondiale
Segnaletica di guerra
Deportati nei lager
Medaglia d’oro
Seconda guerra mondiale
La Resistenza
Strage del Campo “Giuriati”
Pio Albergo Trivulzio
Metropolitana Milanese
I Visconti
Gli Sforza
luoghi
Parco Sempione
Case del Popolo
Giardino dei giusti
Piazza dei Mercanti
Villa Triste
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pag.
donne
Gina Galeotti Bianchi
Maria Gaetana Agnesi
Sant’Elena
Gonxha Agnes Bojaxhiu
Anna Zuccari Radius “Neera”
Giuseppina Pizzigoni
Margherita Von Habsburg
Anna Picari
Jenide Russo
Stella Zuccolotto
Maria Cantù
Eugenia Picco
Adelaide Bono Cairoli
Beatrice D’Este
Clara Carrara Maffei
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61
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artisti figurativi
Antonio Canova
Leonardo Da Vinci
Giovanni Segantini
Umberto Boccioni
Francesco Hayez
Piero Manzoni
69
70
72
73
75
76
lettere
Ernest Hemingway
Carlo Emilio Gadda
Carlo Porta
Giuseppe Parini
Cesare Beccaria
Giovanni Berchet
Francesco Petrarca
Giacomo Leopardi
Henri Beyle “Stendhal”
Giordano Bruno
Carlo Maria Maggi
Salvatore Quasimodo
Filippo Tommaso Marinetti
79
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87
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96
97
99
pag.
manzoni
Alessandro Manzoni
I Promessi Sposi
Gian Giacomo Mora
musicisti
Wolfgang Amadeus Mozart
Giuseppe Verdi
Arturo Toscanini
Giovanni D’Anzi
Giacomo Puccini
Pantaleón Pérez Prado
politici
Chico Mendes
Napoleone Bonaparte
Filippo Turati
e Anna Kuliscioff
Sandro Pertini
Bettino Craxi
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104
106
110
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126
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129
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pag.
vittime
Strage di piazza Fontana
Walter Tobagi
Fausto Tinelli
e Lorenzo “Iaio” Jannucci
Giuseppe Pinelli
Luigi Calabresi
Luca Rossi
Sergio Ramelli
Giovanni Falcone
e Paolo Borsellino
Martiri di Piazza Tienanmen
Carlo Buonantuono
e Vincenzo Tumminiello
Davide Cesare “Dax”
Emilio Alessandrini
Roberto Franceschi
Alberto Brasili
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156
targhe curiose
Posto zero broadcasting
Giò Ponti
Ernesto Breda
Scioperanti Atm
Albert Einstein
Alberto Ascari
Aviatori
Donatore di sangue
Eco
Fopponino
Pinocchio
Libertà, pace e lavoro
San Rafael delle Ande
Targhe senza iscrizioni
Scior Carera
Stadio Giuseppe Meazza
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Un hobby per ricordare:
www.chieracostui.com
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5
storia
piazza Mercanti 2
via Festa del Perdono
Sant’Ambrogio
A
urelio Ambrogio, meglio
conosciuto come Sant’Ambrogio, giunge a Milano nel
370 d.C. per ricoprire l’incarico di
governatore dell’Italia settentrionale per conto dell’Impero Romano. Nel 374, alla morte del vescovo
Aussenzio di Milano, Ambrogio fu
acclamato vescovo anche se non
il quartiere
CIVIS ADVENAE
SIMULACRUM SUSPICITO MEMORIAM
VENERATOR
SANCTI AMBROSII
ECCLESIAE DOCTORIS MEDIOLANENSIUM
PONTIFICISA
ET PATRONI CAELESTIS
QUI PIETATE ELOQUIO SCRIPTIS
VI ANIMI INVICTA
VETEREM FIDEI INTEGRITATEM
TENUIT PROMOVIT ASSERUIT
SACRIS HUIUSCE PATRIAE RITIBUS
NOMEN INDIDIT
MAGNUM EPISCOPALIS CURAE
ET VITAE SANCTITATIS
EXEMPLUM SE PRAEBUIT
ORBI UNIVERSO
DEDICATUM ANNO MDCCCXXXIII
Due statue (e relative iscrizioni)
dedicate al santo si trovano
in piazza dei Mercanti
(vedi scheda relativa)
e nel chiostro dell’Università
statale di Milano, in via Festa
del Perdono.
L’Università Statale ha qui
la sua sede storica, ospitata
8
aveva ancora ricevuto il battesimo.
Nel giro di una settimana fu battezzato e consacrato vescovo. La
leggenda vuole che Ambrogio
abbia tentato per ben due volte la
fuga dalla città pur di non assumere l’incarico, perché si riteneva
poco adatto. Dopo la sua morte
Ambrogio verrà proclamato santo
e patrono di Milano.
Legata alla figura del vescovo milanese è, tra l’altro, la popolare
fiera degli “o bej e bej” che si tiene il
7 dicembre, festa patronale, e nei
giorni successivi.
Tradizionalmente le bancarelle si
posizionavano di fronte alla basilica di Sant’Ambrogio e nelle viuzze
limitrofe, ma la realizzazione di
parcheggi sotterranei vicino alla
chiesa stessa ha costretto al trasferimento della fiera lungo il perimetro del Castello Sforzesco.
nell’ex Ospedale maggiore di
Milano, realizzato nel 1456
per volere del duca di Milano
Francesco Sforza, che fondò
la Magna Domus Hospitalis
(Ca’ Granda) progettata
dal celebre architetto Filarete.
piazza Cinque Giornate
via Montenapoleone 21
via Bigli 7
Le Cinque
Giornate
il quartiere
La scultura-sacrario in
ricordo delle Cinque Giornate
di Milano fu realizzata da
Giuseppe Grandi e venne
scelta in seguito a un concorso
pubblico bandito nel 1881.
Il sacrario si trova in piazza
Cinque Giornate, nel cuore di
quello che anticamente era il
borgo di Porta Tosa e che, nel
1865, cambiò denominazione
in Porta Vittoria a ricordo
degli avvenimenti più salienti
dell’insurrezione del marzo
1848. Porta Tosa era molto
diversa da adesso: allora un
quartiere popolare, ricco di
alberi e di campi, oggi un
quartiere molto trafficato.
Lungo il corso di Porta
Vittoria si affacciano
importanti edifici come
Palazzo Sormani, sede della
Biblioteca centrale, il Palazzo
di giustizia e la Camera
del lavoro. Poco distante
dal sacrario vi è un targa
(riprodotta qui a fianco)
che ricorda e mostra il
tricolore, simbolo della
lotta dei cittadini insorti.
L
e gloriose Cinque Giornate
di Milano, ovvero i moti risorgimentali del 18-22 marzo
1848, sono state uno dei maggiori
episodi della storia italiana e milanese del XIX secolo, data la forte
partecipazione popolare. Lo testimoniano anche le numerose targhe e statue presenti in città che celebrano personaggi che a diverso
titolo, vi presero parte, contribuendo alla liberazione dal dominio austriaco.
22 marzo 1848: una folla di uomini
e donne festanti si riversa nelle strade sventolando il tricolore. Gli austriaci si sono arresi. Dall’inizio degli
scontri sono trascorsi cinque giorni. La sera del 17 marzo la città è deserta, solo la polizia austriaca presidia le piazze e le vie mentre, nelle
case, nelle osterie, nei caffè si stabiliscono i programmi e i piani d’azio-
LO STORICO TRICOLORE
DELLE CINQUE GIORNATE DI MILANO
TESTIMONE DELL’EVENTO GLORIOSO
IN QUESTO LUOGO
RESTAURATO DAI ROTARIANI LOMBARDI
ONORATO MESSAGGERO DI PACE
1848
18-22 MARZO
1998
10
L’ASS. NAZ. COMBATTENTI E REDUCI
SEZIONE PORTA VITTORIA
RICORDA
I GLORIOSI CADUTI
DELLE CINQUE GIORNATE DI MILANO
18 - 22 MARZO 1848
NEL 150° ANNIVERSARIO
18 - 3 - 1998
ne per l’indomani. La mattina seguente, il 18 marzo, Milano è in letargo: le imposte delle case, i negozi
e le scuole sono chiuse. A un tratto,
la notizia dell’inizio delle ostilità:
un gruppo di persone ha occupato il
Palazzo del governo e ha fatto prigioniero il vicegovernatore Moritz
O’Donnell. Josef Radetzky, il vecchio generale austriaco, sta organizzando l’esercito, ma già le barricate
degli insorti nascono ovunque, costruite con qualsiasi materiale a disposizione: botti, carri, ruote, tappeti, mobili, banchi delle chiese... Il
suono incessante delle campane accompagna la rivolta per le quattro
giornate seguenti. La conquista di
piazza dei Mercanti e di Porta
Nuova, l’arresto delle prime autorità austriache, la proposta d’armistizio da parte di Radetzky (rifiutata),
la nascita del governo provvisorio,
IN QUESTA CASA
NEL GIORNO XVIII MARZO MDCCCXLVIII
SI RACCOLSERO
I CAPI DELLA INSURREZIONE DI MILANO
CONTRO GLI AUSTRIACI
costituitosi all’indomani dell’insurrezione e formato, in prevalenza,
dagli aristocratici moderati, e la
prima grande vittoria a Porta Tosa.
L’intera popolazione partecipa alla
sommossa, il popolo e i nobili, le
donne e i bambini insieme per lottare e tenere in piedi le barricate contro l’esercito austriaco. La reazione
dell’esercito imperiale è molto
dura, e alcuni palazzi di corso Venezia (per la precisione al civico 13 e
all’angolo con via della Spiga) portano ancora oggi i segni dei colpi di
cannone scagliati contro le barricate che ostruivano il passaggio. I
danni riportati dagli edifici sono
oggi ricordati da due brevi iscrizioni: Marzo 1848.
IN QUESTA CASA
MENTRE IL POPOLO COMBATTEVA
NELLE CINQUE GIORNATE
DEL MARZO MDCCCXLVIII
IL COMITATO CENTRALE DELL’INSURREZIONE
RESPINSE L’ARMISTIZIO
OFFERTO DAL GENERALE RADETZKI
E SI COSTITUÌ IN GOVERNO PROVVISORIO
le case
Queste targhe ricordano
alcune delle abitazioni che
funzionarono come “basi” per
la rivolta. In un edificio di via
Montenapoleone, per esempio,
si organizzò l’insurrezione e,
da qui, si guidarono le prime
fasi della guerriglia.
Preoccupati per un possibile
blitz delle truppe austroungariche i capi della rivolta
si trasferirono in seguito
in un’altra casa nella vicina
via Bigli, al civico 7.
11
il quartiere
La piazza antistante la
cattedrale è stata da sempre
destinata ad area sacra,
prima con gli insubri poi con i
romani, i quali vi edificarono
un tempio dedicato a Minerva
che nel IV secolo a.C.
I
Sulle rovine del tempio venne
eretta la basilica di Santa
Tecla, distrutta in un incendio
nel 1075 assieme ad altri
edifici sacri che nel frattempo
erano stati realizzati nelle
vicinanze. L’aspetto attuale
della piazza è frutto di un
piano regolatore di metà
del XIX secolo.
nverno del 1386: Gian Galeazzo Visconti, signore di Milano, da
giorni sta prendendo accordi con
Antonio da Saluzzo, arcivescovo
della città, per la realizzazione di una
nuova cattedrale in sostituzione di
quella di Santa Tecla, devastata dalle
guerre e dagli incendi. Da allora sono
stati molti gli architetti ad alternarsi
nel cantiere della cattedrale. Nel xviii
secolo il Duomo era ancora quasi
privo di guglie, e i lavori furono ripresi e interrotti di continuo. Ancora
oggi la Veneranda Fabbrica del
Duomo, associazione nata nel 1387,
si occupa della valorizzazione, della
manutenzione e del restauro della
cattedrale. Nel 1774 l’arcivescovo
Giuseppe Pozzobonelli decise di fare
innalzare la guglia maggiore che arriva a un’altezza di 108,50 metri dal
suolo e sulla cui cima venne posta la
Madonnina (una statua alta più di
EL PRINCIPIO
DIL DOMO DI
MILANO FU
N E L’A N N O
1386
quattro metri). La facciata venne
completata solo nel 1813, per intervento di Napoleone Bonaparte, che
desiderava essere incoronato Re d’Italia in questa chiesa. Curiosità: tra le
135 guglie e le 3.400 statue della cattedrale, circa un centinaio rappresentano demoni: la leggenda narra che
una notte a Galeazzo apparve il diavolo, che lo minacciò di portare la
sua anima agli inferi se non avesse
realizzato una grande chiesa ricca di
immagini in suo onore. In realtà, nell’architettura gotica spesso i gargoyle
hanno fattezze demoniache con
l’obiettivo in realtà, secondo alcuni
studiosi, di tenere lontano i demoni.
Duomo
di Milano
piazza del Duomo
dietro la chiesa
12
corso Venezia
angolo via Boschetti
Luigi Torelli
il 20 marzo del 1848, lunedì.
Da due giorni la città è insorta
contro l’occupante austriaco.
Le campane del Duomo suonano per
richiamare i cittadini alla battaglia e
per infondere coraggio tra i combattenti. A un tratto l’attenzione dei passanti viene catturata dalla sagoma di
un uomo che si sta arrampicando sul
tetto della cattedrale: è il conte Luigi
Torelli, uno dei capi dell’insurrezione, futuro senatore e ministro dell’Agricoltura, dell’Industria e del
Commercio del Regno d’Italia, che,
per niente preoccupato dalla possibile presenza di mine installate dagli
austriaci sul tetto del Duomo, ha raggiunto la guglia della Madonnina
per sventolare il Tricolore. Il gesto di
Torelli dà un nuovo impeto agli uomini impegnati sulle barricate e le
truppe austroungariche sono costrette ad arretrare.
È
IL CONTE LUIGI TORELLI
NELLE CINQUE GIORNATE FREMENTE D’AUDACIA
BALZÒ PRIMO SUL DUOMO CON LA BANDIERA TRICOLORE
DANDO IMPETO DI VITTORIA ALLA RIVOLUZIONE
ONORÒ LA PATRIA SUI CAMPI DI BATTAGLIA
NEL GOVERNO DELLO STATO NEGLI STUDI FECONDI
PRECURSORE GENIALE DI ARDIMENTOSE INIZIATIVE
EBBE LUNGA DIMORA NELLA STORICA CASA DEI CIANI
GIÀ SORGENTE SULL’AREA DI QUESTO PALAZZO
LA SOCIETÀ NAZIONALE PER LA STORIA DEL RISORGIMENTO
VOLLE QUI ONORATA LA MEMORIA DELL’INSIGNE PATRIOTA
NELL’ANNIVERSARIO LXXXVI DELLE CINQUE GIORNATE A.XII
il quartiere
La casa abitata da Luigi
Torelli è in corso Venezia
all’angolo con via Boschetti,
nome che ricorda la presenza
dei vecchi giardini che si
estendevano dal naviglio di
via Senato fino ai Bastioni di
Porta Venezia, oggi inglobati
all’interno dei giardini
pubblici dedicati al
E.F.
giornalista Indro Montanelli,
che era solito frequentarli.
“Casa Ciani” (il nome deriva
dalla famiglia proprietaria),
dove dimorava il conte Torelli,
era nota un tempo come “Casa
Rossa” a causa delle terracotte
che la decoravano e che
divennero, già nel periodo
risorgimentale, motivo
di attrazione turistica.
13
Prima
guerra mondiale
il quartiere
Il quartiere di Porta Romana
è uno dei più antichi della città
ed è ancora possibile ricostruire
i tracciati delle strade d’epoca
romana: l’omonimo corso, per
esempio, corrisponde al cardo
maximus (la strada principale
in direzione nord-sud) che,
all’altezza dell’attuale piazza
San Sepolcro, si incrociava con
il decumanus (direzione ovestest). La passeggiata su corso di
Porta Romana è stata per molto
tempo la passeggiata per
antonomasia della nobiltà
milanese, sostituita in seguito
da quella lungo corso Venezia.
1
4 febbraio 1916: sono le 9 del
mattino e la giornata sembra
una come tante. Invece, nel
giro di pochi secondi, quel ronzio
di aerei in lontananza diventa un
rumore assordante sopra la testa
degli abitanti del quartiere che,
senza neanche il tempo per rendersene conto, si ritrovano sotto una
pioggia di bombe sganciate dagli
austriaci. Quello di Porta Romana
fu l’unico bombardamento sulla
città di Milano durante la Prima
guerra mondiale e portò alla morte
di 18 cittadini. La statua, che sovrasta le lapidi con i nomi delle vittime, rappresenta due soldati che sostengono un terzo compagno feri-
GIORDANO OTTOLINI
MEDAGLIA D’ORO
ALLE VITTIME INERMI DEGLI AEROPLANI AUSTRIACI
CHE LA MATTINA DEL 14 FEBBRAIO 1916
LO INSANGUINARONO
IL RIONE DI PORTA ROMANA
ERGE QUESTA MEMORE ARA
E VI ACCENDE UN’UNICA FIAMMA D’AMORE
PER TUTTI I SUOI CADUTI IN GUERRA
DAL 1915 AL 1918
OGGI
CHE LA VITTORIA È CONSACRATA
IN FACCIA AL SOLE D’ITALIA
24 GIUGNO 1923
14
S
econda guerra mondiale:
tonnellate di bengala e bombe
piovono sulla città di Milano.
Alcuni muri delle case ci mostrano
ancora oggi i segnali (in molti casi
sbiaditi) dipinti dall’Unpa, l’Unione
nazionale protezione antiaerea, per
indicare alla popolazione e ai soccorritori la presenza dei rifugi antiaerei.
Oggi sono poche le case che sfuggono a lavori di manutenzione e che
conservano questi segnali. Se vi capita di incontrare delle “R” con le
frecce, si tratta di indicazioni per rifugi antiaerei. Le lettere “U S” con le
frecce bianche, invece, mostravano
le uscite di sicurezza dagli stessi rifugi. È molto ben conservata la segnaletica in corso di Porta Vittoria al
civico 14. Esistono, poi, altre tipologie di segnali: un cerchio bianco con
una “I” nera all’interno indicava ai
pompieri la presenza di un idrante
(ben visibile quella in via Vasari,
zona Porta Ludovica). Sulla facciata
della casa al civico 17 di via Commenda troviamo infine un altro
esempio di segnale di guerra: un cerchio bianco con un quadrato arancione al suo interno, che avvisava
della presenza di un ospedale civile.
via Tiraboschi
angolo via Muratori
to, e viene ironicamente chiamata
dagli abitanti del quartiere I tre
ciucc (“I tre ubriachi”). A parte questo episodio, Milano non risentì in
maniera pesante del Primo conflitto mondiale: la città, infatti, svolse
un ruolo di retrovia, accogliendo i
feriti (vedi la targa dedicata a Hemingway), e di centro per la produzione di materiale bellico. Ma il numero di caduti milanesi al fronte fu
elevato. Lo testimoniano una cinquantina di targhe sparse per i
quartieri della città. Tra le altre:
quelle dedicate al “Bollettino della
vittoria” (piazza della Scala, centro
storico) e al “Bollettino della vittoria di mare” (via Case Rotte, centro
storico) che riproducono i telegrammi inviati dal generale Diaz e
Thaon de Revel e che annunciano
la vittoria sugli austroungarici, e
poi la targa per gli alpini caduti in
guerra (largo Giovanni XXIII, zona
fiera), e quella per Francesco Baracca (piazzale Baracca, zona Porta Magenta), asso dell’aviazione.
Segnaletica
di guerra
il quartiere
Via Commenda prende nome
dall’omonimo convento
fondato nel Quattrocento
e di proprietà dei Cavalieri
di Malta. Posta dietro al
Policlinico di Milano,
fin dal XII secolo la via ha
la caratteristica di ospitare
edifici di carattere
assistenziale, prima gestiti
dai cavalieri Templari,
poi dai cavalieri di Malta
e infine, nel Settecento, passati
in proprietà all’Ospedale
Maggiore che, due secoli più
tardi, ha demolito la struttura
conventuale per fare spazio
ai padiglioni ospedalieri.
corso di Porta Vittoria 14
via Commenda 17
15
il quartiere
TRA IL DICEMBRE 1943 E IL MAGGIO 1944
il quartiere
L’ingresso è quello di via
Ferrante Aporti: dal binario 21
della Stazione Centrale
il 30 gennaio 1944 partirono
i convogli diretti al campo
di raccolta e di transito
dei prigionieri destinati
ai lager in Germania.
DAI SOTTERRANEI DI QUESTA STAZIONE
COMINCIÒ IL LUNGO VIAGGIO
DI UOMINI DONNE E BAMBINI
EBREI E OPPOSITORI POLITICI
DEPORTATI VERSO AUSCHWITZ
E ALTRI LAGER NAZISTI
LA LORO MEMORIA VIVE TRA NOI
INSIEME AL RICORDO DI TUTTE LE VITTIME
DEI GENOCIDI DEL XX SECOLO
R
epubblichini e SS li fanno
salire sui camion a calci e
pugni. È il 30 gennaio del
1944. Uomini, donne, anziani e
bambini escono dal carcere di San
Vittore. Tra di loro ci sono molti
ebrei, ma anche tanti oppositori del
regime. I detenuti lanciano qualche
frutto dalle grate delle celle e le persone ordinate in fila cercano di raccogliere qualcosa prima di salire sul
camion. Una lunga processione di
veicoli percorre le vie della città
stazione Centrale
ingresso via Ferrante Aporti
Deportati
nei lager
16
“POICHÉ L’ANGOSCIA DI CIASCUNO
È LA NOSTRA”
(PRIMO LEVI)
MILANO 27 GENNAIO 1998
svuotata dalla guerra. I cittadini milanesi guardano da dietro le finestre, silenziosi. La colonna di camion arriva a destinazione: i sotterranei della Stazione Centrale. Circa
8.000 persone vengono scaricate
dagli automezzi, di fronte ai binari
uomini e donne vengono separati e,
in fretta e con molta violenza, caricati sui vagoni da bestiame, al buio,
con un po’ di paglia per terra e un
secchio per i bisogni.
Qui, oggi, sorge il Memoriale
della shoah milanese
(www.binario21.org)
inaugurato il 16 gennaio
2007. La stazione attuale
venne aperta ufficialmente
nel 1931; da un punto di vista
architettonico il progetto
originale era molto semplice,
ma con l’avvento del fascismo
venne modificato affinché
la struttura simboleggiasse
la potenza del regime.
Palazzo Marino si estende da
piazza San Fedele a piazza
della Scala fra via Case Rotte
e via Marino. Venne costruito
tra il 1557 e il 1563 per
volontà di Tommaso Marino,
ricco commerciante e
banchiere genovese, progettato
e realizzato dall’architetto
genovese Galeazzo Alessi.
C ITTÀ
DI
MI LANO
NELLE EPICHE “CINQUE GIORNATE”
INSORGENDO E SCACCIANDO
DALLE SUE MURA UN ESERCITO
POTENTEMENTE ARMATO DIMOSTRÒ
QUANTO VALGA CONTRO LA TIRANNIDE
L’IMPETO POPOLARE SORRETTO DA
SETE INESTINGUIBILE DI GIUSTIZIA
DI LIBERTÀ DI INDIPENDENZA
PRESENTE CON I SUOI MARTIRI
ED I SUOI EROI NELLE CONGIURE
MAZZINIANE E NELLE BATTAGLIE
DEL PRIMO RISORGIMENTO - NEGLI
ANNI DAL 1943 AL 1945 PUR MUTILATA
ED INSANGUINATA DALLE OFFESE
BELLICHE OPPOSE ALLO SPIETATO
NEMICO DI OGNI TEMPO LA FIEREZZA
E LO SLANCIO DI UNA IMPLACABILE
LOTTA PARTIGIANA NELLA QUALE FU
PRODIGA DEL SANGUE DEI SUOI FIGLI
MIGLIORI E LO TRAVOLSE INFINE
NELL’INSURREZIONE VITTORIOSA DEL
25 APRILE 1945 - MIRABILE ESEMPIO
DI VIRTÙ CIVICHE E GUERRIERE
CHE LA REPUBBLICA ONORA
18 - 22 MARZO 1848 - 6 FEBBRAIO 1853
9 SETTEMBRE 1943 - 25 APRILE 1945
Con la morte del Marino,
la sua famiglia cadde
in disgrazia, il palazzo
pignorato dallo Stato
e adibito a funzioni pubbliche.
Medaglia
d’oro
piazza
della Scala
Q
uesta lapide si trova in
piazza della Scala al civico 2,
sulla facciata di palazzo Marino, sede del Comune di Milano. Il
testo riassume le motivazioni che
portarono la città meneghina a ricevere la Medaglia d’Oro al valor militare e civile. Milano, infatti, è la
prima tra 27 città decorate con Medaglia d’oro come “Benemerita del
Risorgimento nazionale”. È poi tra
le città decorate al Valore militare
per la Guerra di liberazione e insignita della Medaglia d’oro al valor
militare per i sacrifici subiti dalla
sua popolazione impegnata nella Resistenza partigiana durante la Seconda guerra mondiale. Nella parte inferiore della lapide vengono riportate le date degli eventi: le Cinque gloriose giornate (18-22 marzo 1848), il
fallito moto risorgimentale del 6 febbraio 1853 guidato da Mazzini, e
l’inizio della Resistenza partigiana in
città con la successiva liberazione (9
settembre 1943-25 aprile 1945).
17
Dopo le Cinque Giornate del
’48 diventò sede del governo
provvisorio di Lombardia
e dopo la cacciata definitiva
degli austriaci dalla regione
(1859) diventò di proprietà
dello Stato e del Comune di
Milano. Dal 19 settembre
1861 ospita gli uffici del
sindaco, del vicesindaco,
la presidenza del consiglio
comunale, la segreteria
generale e la direzione
generale.
Seconda
guerra
mondiale
piazza
dei Piccoli martiri
il quartiere
Il nome di Gorla, quartiere
a nord ovest di Milano,
probabilmente deriva
da qualche antica famiglia
proveniente da Gorla
Maggiore, comune in
provincia di Varese, o dal
latino gorula-golula, ovvero
piccolo anfratto, così come
doveva apparire in passato
questa zona. Borgo agricolo
sorto nel XIII secolo, fino al
1925 è comune autonomo e,
una volta aggregato alla città,
si caratterizza come quartiere
residenziale e popolare
abitato, in maggior pare,
dalle famiglie di operai delle
numerose fabbriche presenti
in questa zona.
D
urante il Secondo conflitto mondiale, Milano fu
devastata dai bombardamenti, prima angloamericani, poi
tedeschi, dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 che sancì l’alleanza con
americani e inglesi. La presenza di
grandi fabbriche attive nella produzione di materiale bellico (tra le altre
Breda, Alfa Romeo, Pirelli e Falck) e
l’esistenza di buone vie di comunicazione utilizzate per rifornimenti
di viveri e armi e per lo spostamento
delle truppe, fecero della città un
bersaglio perfetto. Ma a farne le
spese, il più delle volte, fu la popolazione civile e alcuni “simboli” milanesi, come il Teatro alla Scala e i
grandi magazzini la Rinascente.
Negli anni Cinquanta, le macerie
degli edifici bombardati (insieme
con i resti della demolizione degli
ultimi tratti dei bastioni) vennero
utilizzate per realizzare il Parco
Monte Stella: una montagnetta
verde alta 75 metri ideata dall’architetto Piero Bottoni che la dedicò alla
moglie Stella. A Milano le targhe e
le statue che ricordano le vittime
della Seconda guerra mondiale
sono circa una settantina. In queste
pagine ne riportiamo due che ricordano episodi tra i più tragici del
conflitto: il bombardamento di due
scuole nei pressi di viale Monza,
18
Fronte
ECCO LA GUERRA
20-X
1944
una delle zone che, data la presenza di numerosi stabilimenti industriali, venne colpita ripetutamente dai bombardamenti.
Piccoli martiri di Gorla (piazza
dei Piccoli martiri). Alle 11.27 del 20
ottobre 1944 37 tonnellate di bombe
vengono scaricate dagli aerei dell’Air Force statunitense sul quartiere
periferico di Gorla. Gli ordigni - destinati a colpire gli stabilimenti
della Breda - non colpiscono nessun
obiettivo strategico, ma mietono
703 vittime civili tra morti e feriti.
Una bomba, in particolare, centra la
scuola elementare “Francesco Crispi” dove inservienti e insegnati
hanno fatto radunare i bambini per
condurli nel rifugio antiaereo: moriranno 174 bambini insieme ad
altri 18 adulti tra maestri, personale ausiliario e ai primi soccorritori.
Mai una città partecipò con tanto
dolore ai funerali delle vittime; mai
nessuno venne condannato per questo inspiegabile bombardamento
aereo.
Retro
IL POPOLO
PIANGE DUECENTO BAMBINI
UCCISI DALLA GUERRA
QUI NELLA LORO SCUOLA
CON I LORO MAESTRI
20 OTTOBRE 1944
Bombardamento scuola di Precotto (Viale Monza 233). Lo stesso
giorno della strage dei piccoli martiri di Gorla le bombe distruggono
un’altra scuola a Precotto, quartiere
poco distante. In questo caso, per
fortuna, tutti i bambini presenti
nell’edificio scolastico vennero portati in salvo. I soccorsi furono molto
rapidi, si temeva che le macerie
della scuola potessero cadere sul rifugio bloccandolo e portando a
un’altra strage di innocenti. La targa
ricorda anche la figura di don Carlo
Porro, vice parroco di Precotto: la
salvezza degli scolari si deve al suo
tempestivo intervento e all’aiuto di
numerosi volontari (al sacerdote è
dedicata una targa in via Osma 9,
quartiere Lampugnano). Il bilancio
delle vittime fu dunque basso: morirono due bidelli e un genitore, tra i
primi a portare soccorsi, e alcuni
passeggeri di un tram che, durante il
bombardamento, transitava davanti all’edifico scolastico. Altre due
targhe, in via Tofane 5 e in via Sant’Erlembardo 2, ricordano ulteriori
vittime dei bombardamenti su questo quartiere.
il quartiere
Le origini del nome dell’antico
borgo di Precotto (XIII secolo
circa) non sono del tutto
chiare. C’è chi sostiene derivi
dall’osteria “Pollum Cottum”
(pollo cotto) oppure
da “prete cotto”, in ricordo
di un sacerdote condannato
al rogo per eresia. In realtà
il termine “cotto” dovrebbe
indicare la presenza in zona
di un terreno arido. Il comune
venne aggregato alla città di
Milano nel 1923.
19
La Resistenza
piazzale Loreto angolo via Andrea Doria
via Trenno 15
C
il quartiere
Piazzale Loreto, detto una
volta rondò Loreto per la sua
forma circolare, prende nome
dal santuario, ora scomparso,
dedicato alla madonna di
Loreto e realizzato nel 1616.
Oggi è una piazza trafficata
e da cui partono importanti
vie cittadine come corso
Buenos Aires, arteria
commerciale di Milano e,
con oltre 350 negozi,
una delle più note e
importanti in Europa.
Sul versante ovest del corso
si trova un quartiere popolare
con un’elevata presenza di
immigrati. Sul lato opposto
invece sorge un ricco quartiere
abitato dalla borghesia
milanese.
attolici, comunisti, anarchici, socialisti e monarchici... Partigiani con carismi e
modalità d’azione diverse ma, con
l’unico grande obiettivo di sconfiggere e cacciare i fascisti e l’occupante tedesco. Si calcola che i caduti
della Resistenza siano stati quasi
45mila, senza contare i feriti, i mutilati e i deportati. A Milano li ricordano circa 300 targhe in ogni quartiere,
ALTA
L’ILLUMINATA FRONTE
CADDERO NEL NOME
DELLA LIBERTÀ
20
GIAN ANTONIO
BRAVIN
EMIDIO
MASTRODOMENICO
GIULIO
CASIRAGHI
SALVATORE
PRINCIPATO
RENZO
DEL RICCIO
ANGELO
POLETTI
ANDREA
ESPOSITO
ANDREA
RAGNI
DOMENICO
FIORANI
ERALDO
SONCINI
UMBERTO
FOGAGNOLO
LIBERO
TEMOLO
TULLIO
GALIMBERTI
VITALE
VERTEMATI
VITTORIO
GASPARINI
10 AGOSTO 1944
in qualche caso anche all’interno di
singoli condomini. Come ricorda
Franco Loi, poeta e testimone della
vicenda: “C’erano molti corpi gettati sul marciapiede, contro lo steccato, qualche manifesto di teatro, la
Gazzetta del Sorriso, cartelli, banditi! Banditi catturati con le armi in
pugno. Attorno la gente muta, il
sole caldo. Quando arrivai a vederli
fu come una vertigine: scarpe,
mani, braccia, calze sporche (...) ai
miei occhi di bambino era una cosa
inaudita: uomini gettati sul marciapiede come spazzatura e altri uomini, giovani vestiti di nero, che sembravano fare la guardia armati”. Il
10 agosto 1944 in piazzale Loreto
quindici partigiani e antifascisti
vennero giustiziati per volere del
comandante tedesco Theodor Saewecke, come rappresaglia per un attentato contro un camion tedesco
che fece sei vittime tra i civili, ma
nessuna tra i nazisti (i comandanti
partigiani si dissero estranei alla vicenda, ma questo non bastò a evitare il massacro). Dopo la fucilazione i
A ANGELO POLETTI
NEL II° ANNIVERSARIO
DEL SUO ARRESTO
I COMPAGNI DELLA 44A BRIG.A
MATTEOTTI
DEDICANO
19. MAG.1946
corpi vennero esposti in piazza per
una giornata intera, e neanche ai parenti fu permesso di rendere omaggio alle vittime.
Gli Stormy Six, gruppo musicale milanese formatosi alla fine degli anni
Sessanta e scioltosi agli inizi degli
anni Ottobre, molto attento all’impegno sociale e voce ufficiale del
Movimento Studentesco, hanno dedicato la canzone Un Biglietto del
tram a una delle vittime della strage:
Angelo Poletti, operaio della fabbrica Isotta, militante socialista, già
partigiano in Val D’Ossola.
21
QUI CADDERO PER CAUSA
DELLA LIBERTÀ
IL 2 FEBBRAIO 1945
CAMPEGI LUIGI
VOLPONES OLIVIERO
MANTOVANI VENERIO
RESTI VITTORIO
MANDELLI FRANCO
Strage
del Campo
“
”
Giuriati
via Ponzio 34
I
l 12 gennaio 1945 il Tribunale speciale per la difesa dello
Stato (organo fascista che giudicava i reati contro il regime) condannò alla fucilazione nove membri del “Fronte della gioventù per
l’indipendenza nazionale e per la libertà”, una delle principali organizzazioni giovanili partigiane. Pochi
giorni dopo fu la volta di altri cinque giovani.
In entrambi i casi la sentenza venne
eseguita al Campo “Giuriati”, area
nata e solitamente utilizzata per le
partite di rugby.
il quartiere
Il Campo “Mario Giuriati”,
dedicato a un ufficiale
di fanteria morto eroicamente
durante la Prima guerra
mondiale e realizzato tra
il 1928 e il 1933, è il tempio
storico del rugby cittadino
(ancora sede delle partite
di campionato) ed è stato teatro
di epiche sfide di atletica
leggera. Oggi ospita anche
il Centro universitario sportivo.
Si trova proprio dietro
il Politecnico, in Città Studi,
una zona a elevata densità di
popolazione e strutture
universitarie adiacente al
quartiere di Lambrate, antico
FOLLI ATTILIO
GIARDINO ROBERTO
ROSSI LUCIANO
BOTTA [R]ENZO
RICOTTI R[O]BERTO
SERRANI [G]IANCARLO
BAZZONI S[E]RGIO
CAPECCHI ARTURO
ROSSAT[O] GIUSEPPE
DI ANNI
“
“
“
“
“
“
“
“
18
22
22
21
21
18
18
19
21
QUI [FU]CILATI IL GIORNO
14 [G]ENNAIO 1945
IL SANGUE D[A] VOI SPARSO
HA [T]RACCIATO I NUOVI
[DE]S[T]INI D’ITALIA
borgo di origine romana
(III secolo a.C.), così chiamato
per la vicinanza al fiume
Lambro. Annesso nel 1923 a
Milano, il quartiere ha ospitato
lo stabilimento della Innocenti,
oggi dismesso, dove veniva
fabbricata la mitica Lambretta.
Vittorio de Sica utilizzò il
quartiere per le riprese esterne
di Miracolo a Milano.
23
il quartiere
L’antico palazzo Trivulzio
in via della Signora è stato
demolito e dal 1910 la nuova
struttura, nel frattempo
passata in gestione
al Comune di Milano,
si trova in via Trivulzio,
lungo la strada che collega
il centro a Baggio.
L
Per questo motivo il Pio Albergo
Trivulzio è detto la “Baggina”,
termine che, per i milanesi,
è divenuto l’ospizio
per antonomasia.
Una curiosità: nella chiesa
dell’istituto si conserva, in segno
di ringraziamento, la testa
della bomba che nel 1943
danneggiò una parte della casa
di riposo, lasciando
miracolosamente illesi gli ospiti.
a lapide posta sulla chiesa,
oggi sconsacrata, di San Teodoro in via della Signora al civico 7, ricorda l’erezione della chiesa
stessa, legata al Pio albergo Trivulzio. È il 1750 quando il principe Tolomeo Trivulzio, nobile appartenente a un’antica e illustre famiglia milanese, decide di realizzare in città
un “luogo pio”, ovvero una casa di riposo gratuita per gli anziani poveri
di Milano. Ottenere i permessi dalle
autorità politiche non è facile, ma
nel 1766 i lavori possono iniziare. Il
principe Trivulzio muore l’anno seguente e sono i suoi eredi a continuarne l’opera, trasformando in rifugio per milanesi indigenti il palazzo di famiglia in via della Signora, in
pieno centro storico. Nel 1771 il progetto del principe diventa realtà:
cento ospiti, tra uomini e donne,
vengono accolti gratuitamente nella
D.O.M.
THEODORUS I TRIVULTIUS
COMES CAURIAE
MARCHIO PICELEONIS
PRIUS IMPATOR QUÂ MILES
NON MILITARIB STIPENDIIS
SED (...) IIS
GLORIAM (...) ICATUS
PRIMO (...) ONUM
ET GALLORUM REGUM SUPr
PRAEBUIT EXRCITIBUS
TUM MEDIOLANENSIS PROVIN
ET IANUAE GUBERNATOR
MOX VENETAR COPIAR DUX
BELLICA VIRT TRIUMPHIS
TRIUMPHOS RELIGIONE
CONSECRAVIT
SACELLO HOC ERECTO
AC MAGNIFICE DITATO
SUB FELICI NOMINIS SUI
OMINE S.THEODORI MART
M.D.XXIX
struttura che riesce a mantenersi
grazie ai lasciti dello stesso Trivulzio, alle offerte di altre nobili famiglie milanesi e, dopo l’Unità d’Italia,
agli aiuti statali. Agli inizi del Novecento, visto il sensibile aumento
delle richieste di assistenza, per volontà del Comune di Milano viene
realizzata una nuova struttura di
60mila metri quadrati, in via Trivulzio 15, in posizione periferica sulla
strada verso Baggio.
Pio Albergo
Trivulzio
via della Signora 7
ex chiesa di San Teodoro
24
Metropolitana
Milanese
I
l primo progetto organico
della metropolitana di Milano risale agli anni della Seconda guerra mondiale (e precisamente al
1942), ma i cantieri sono partiti solo
alla fine degli anni Cinquanta, molto
in ritardo rispetto ad altre città europee ed extraeuropee: Londra aveva
aperto la sua linea di trasporto sotterranea nel 1863, Parigi nel 1900, New
York nel 1904 e Barcellona nel 1920.
La Linea 1 della metropolitana milanese, che andava da Lotto a Sesto Marelli, viene inaugurata l’1 novembre
INAUGURANDOSI LA PRIMA LINEA
DELLA METROPOLITANA
LA CITTÀ DI MILANO RICORDA
ERMANNO BEVONI
GENEROSO CRUDO
NATALE GEMMI
ALFREDO RENOLDI
MARIO SPREAFICO
CHE CADDERO VITTIME DEL LAVORO
1 NOVEMBRE 1964
1964. Successivamente sono state
realizzate la Linea 2, inaugurata nel
1969, e la Linea 3 , nel 1990 (che contano targhe dedicate ai lavoratori caduti analoghe alla Linea 1). Esiste un
progetto che prevede l’espansione di
queste tre linee e la realizzazione di
due nuove tratte, ma i lavori procedono a rilento soprattutto per problemi di natura finanziaria. Quello della
metropolitana è quasi un mondo parallelo, popolato da ambulanti e musicisti improvvisati, e vi si possono
fare incontri incredibili: la ballerina
di lap dance in guepierre e latex, l’uomo in impermeabile e occhiali da
sole che canta e si fa i complimenti
da solo e chi continua, oramai da
anni, a scrivere insulti contro il demonio sui muri delle varie stazioni.
Non mancano poi le targhe “istituzionali”, poste in occasione delle
inaugurazioni di nuove tratte.
La fermata di piazzale
Abbiategrasso, invece,
ha migliorato i collegamenti
con Gratosoglio, a sud di
Milano. Si ritiene che il nome
della località derivi dal
cognome Gratosola, nato
dall’aggettivo “gratta suola”
utilizzato per indicare
i contadini della zona.
il quartiere
La fermata di piazzale
Maciachini ha migliorato
il collegamento tra il centro
della città e i quartieri della
periferia nord, come Affori,
antico borgo romano.
Il nome latino Ad Forum
potrebbe indicare la presenza
di un antico mercato (forum),
e Niguarda, piccolo centro
di origine longobarda
(da Niwarda, ovvero “nuovo
punto di guardia”) esistente
dal IV secolo d.C.
La tradizione popolare
al contrario, vuole che il nome
del quartiere derivi dal saluto
“Ti saluto grata soglia”, fatto
da San Barnaba, nel I secolo
d.C., ai coloni che abitavano
questa parte del contado
di Milano e che si
dimostrarono molto ospitali
nei suoi confronti.
25
LUCHINO VICEC.BENEFACT.MONASTERII 2
IO. VICEC. ARCHIEP. DNS. MLI. FUND. MONRII. 1
L
a famiglia Visconti, descritta da diverse fonti storiche
come crudele e avida di potere,
è la principale interprete della storia
di Milano durante il XIII e gli inizi
del XIV secolo. Alcune delle targhe
e iscrizioni presenti in città ci aiutano a ricostruirne le vicende.
Giovanni Visconti. Giovanni Visconti non è solo arcivescovo di Milano, è anche signore incontrastato
della città, tra il 1341 e il 1354 e signore di Genova e Novara. Ama la ricchezza, il potere e tutte le sue azioni
sono impostate a rafforzare l’egemonia del capoluogo lombardo sull’Italia settentrionale. Le altre Signorie
del Nord Italia - gli Scaligeri a Verona, i Gonzaga a Mantova e gli Estensi a Ferrara - lo temono e preferiscono
allearsi con lui piuttosto che averlo
contro. Chi non è riuscito (o non ha
voluto) scendere a patti con Giovanni Visconti è stato sottomesso: Bologna viene conquistata nel 1353 e
anche lo Stato pontificio ha subito le
minacce espansionistiche del signore di Milano. L’arcivescovo, però, non
I Visconti
il quartiere
via Garegnano 18
facciata della Certosa
si interessa solo di politica: amante
della buona tavola, è anche un appassionato di arte e letteratura, e grazie a
lui Francesco Petrarca soggiorna a
Milano per diversi anni, esattamente tra il 1353 e il 1361.
Luchino Novello Visconti. Questa
lapide, ricorda e ci permette di conoscere Luchino Novello Visconti, un
personaggio di secondo piano nella
famiglia Visconti (da non confondere con il padre Luchino Visconti, signore di Milano tra il 1339 e il 1349),
che lasciò in eredità tutti i suoi beni
alla Certosa di cui, per questo, viene
considerato un secondo fondatore.
Costretto ad abbandonare la città nel
1356 a causa delle lotte di potere nate
fra lui e i cugini Bernabò e Galeazzo
II, Luchino Novello vive come capitano di ventura prima a Genova, poi
in Toscana, Emilia e Veneto. Luchino
non riuscirà mai a riconquistare il
potere che gli spettava di diritto e
morirà lontano dalla città.
1 Giovanni Visconti arcivescovo e signore di Milano fondatore del monastero.
2 Luchino Visconti benefattore del monastero
27
Le lapide dedicata a Giovanni
e Luchino Novello Visconti
è posta sulla chiesa che
una volta faceva parte del
complesso monastico della
Certosa di Garegnano,
oggi nell’omonima via,
voluta e finanziata nel 1349
da Giovanni Visconti
e poi da Luchino Novello.
Della Certosa oggi rimangono
solo i resti del chiostro
e il santuario di Santa Maria
Assunta. La zona era
un’antica frazione del comune
di Milano, il Musocco,
e la Certosa era inserita
nel bosco della Merlata,
una zona battuta da briganti
e malintenzionati. In una
villa qui vicino, e nella stessa
Certosa, il Petrarca venne
ospitato durante il suo
soggiorno milanese.
QUI DOVE UN TEMPO
SORGEVA L’ATRIO
DI QUESTA INSIGNE BASILICA
Castello Sforzesco
via Festa del Perdono 7
piazza Santo Stefano
IL 26 DICEMBRE 1476
CADDE TRAFITTO DAL PUGNALE DI NOBILI CONGIURATI
IL DUCA GALEAZZO MARIA SFORZA
Gli Sforza
FRANCISCUS SFORTIA DUX MEDIOLANI QUARTUS
QUI URBIS ET GENTIS IMPERIUM SOCERI MORTE
AMISSUM RECUPERAVIT, AD SUSTENTANDOS CHRISTI
PAUPERES, DISPERSA ALIMENTA CONGESSIT, ATQ.
EX VETERE ARCE AEDES AMPLITER EXCITAVIT,
ANN. S. M.CCCC.LVI PRID. ID. APRILIS
il quartiere
Il Castello è stato fortemente
voluto da Francesco Sforza:
i lavori iniziarono nel 1451,
sulle antiche rovine della
Rocca Viscontea. Nel corso
dei secoli la costruzione ha
subito diverse modifiche, ma
il progetto più famoso rimane
quello di Napoleone,
che prevedeva la sostituzione
del castello con un foro: centro
commerciale, religioso
e politico ispirato all’antica
Roma. Il progetto non venne
mai realizzato. Utilizzato e
modificato prevalentemente
per scopi militari, nel 1893
il castello venne ristrutturato
e riportato all’aspetto del
periodo sforzesco.
FRANCISCUS SFORTIA VICECOMES DUX
IIII ET ANIMO INVICTUS ET CORPORE
ANNO MCCCCL AD IIII KAL MARTIAS
HORA XX DOMINIO URBIS MEDIOLANI
POTITUS EST
IDEM ILL PRINCEPS EODEM ANNO IDIB
IUNIIS HORA XX ARCEM HANC RADICIBUS
EXCISAM INSTAURARE AMPLIFICARE
QUE COEPIT
ISCRIZIONE COMMEMORANTE LA ENTRATA IN MILANO
DI FRANCESCO SFORZA A DI XXVI DI FEBBRAJO MCCCCL
COMPLETATA COLLE TRACCIE DELLA ISCRIZIONE POSTA
SULL’ACCESSO DELLA ROCCHETTA RICORDANTE L’INIZIATA
RICOSTRUZIONE DI QUESTO CASTELLO SULLE ROVINE
DELLA ROCCA VISCONTEA A DI XXV DI GIUGNO MCCCCL
Oggi le sue sale ospitano
le collezioni di diversi musei
civici (Museo egizio, Museo
del mobile, Pinacoteca
del Castello eccetera) e i cortili
sono invasi dai turisti.
28
MENTRE ENTRAVA PER ASSISTERE ALLE SACRE FUNZIONI
DELLA FESTA PATRONALE
I
l cinquantennio sotto il dominio degli Sforza (dal 1450 al
1499 circa) è per la città il periodo più florido della sua storia. I
commercianti e i banchieri milanesi sono famosi in tutta Europa. L’aumento della produzione agricola,
dovuto a circostanze climatiche favorevoli e ai nuovi possedimenti
territoriali, ha permesso una maggiore diffusione del benessere tra la
popolazione. I migliori artisti dell’epoca (tra gli altri Leonardo da
Vinci e Donato di Angelo di Pascuccio, detto il Bramante), vengono
chiamati a corte dai signori di Milano che dimostrano un forte interesse per l’arte, la cultura e la scienza.
Le targhe dedicate agli Sforza sono
più d’una, in queste pagine ne citiamo un paio.
Francesco Sforza (Castello Sforzesco-Cortile della Rocchetta/via Festa
del Perdono 7-Cortile d’Onore). Le due
targhe sintetizzano al meglio la natura di Francesco Sforza, signore di
Milano a partire dal 1450. La prima,
posta nel primo cortile del Castello
Sforzesco, ricorda la conquista del
potere da parte di Francesco e gli
inizi dei lavori per la ricostruzione
della Rocca Viscontea, fortificazione costruita nel 1355 da Galeazzo
II Visconti. Questa diverrà in seguito il Castello Sforzesco, dimora ducale voluta proprio da Francesco
Sforza, che conquista il potere il 22
marzo 1450 con la forza, sconfiggendo la Repubblica Ambrosiana,
il governo repubblicano creato a
Milano nel 1447 da un gruppo di
nobili e di giuristi dell’università
di Pavia in seguito al vuoto di potere creatosi con la morte di Filippo
Maria Visconti. Successivamente il
duca portò pace e modernità a Milano, trasformandola in centro artistico ed economico di grande importanza.
La seconda targa si trova in via
Festa del Perdono, nel cortile principale dell’Università Statale, ed è un
esempio dell’impegno non solo politico e militare del signore di Milano. Nel 1456 il duca volle infatti
realizzare proprio qui un ospizio
che, in seguito, diverrà l’Ospedale
Maggiore di Milano: rispetto ai precedenti ospedali medievali era adibito non tanto al soccorso della povertà, ma piuttosto alla cura degli
individui affetti da malattie acute,
suscettibili di guarigione.
Galeazzo Maria Sforza (Piazza
Santo Stefano). La targa, posta sulla
soglia della chiesa di Santo Stefano,
ricorda l’attentato subito dal giovane
duca Galeazzo Maria Sforza la mattina del 26 dicembre 1476 mentre si
stava recando in chiesa per assistere
alla solenne celebrazione della
Messa. Giunto sulla soglia venne assalito da tre sicari: erano Giovanni
Andrea Lampugnani, Gerolamo Olgiati e Carlo Visconti. I tre erano
spinti dalla dissolutezza e dall’arroganza del duca, ma anche dalla longa
manus del re di Francia Luigi XI Valois, che puntava al controllo del ducato milanese. Galeazzo Maria morì
sul sagrato della stessa chiesa.
Il nome di via Festa del
Perdono, dove si trova l’ex
Ospedale Maggiore, deriva dal
Giubileo speciale della città di
Milano, istituito dal duca
nel 1450 per raccogliere soldi
a favore della costruzione del
Duomo e dello stesso Ospedale
Maggiore. Progettista e primo
costruttore fu il Filarete.
Rimaneggiato negli anni
e ristrutturato dopo
i bombardamenti della
Seconda guerra mondiale, oggi
i chiostri dell’ospedale ospitano
gli studenti dell’Università
Statale di Milano.
il quartiere
La chiesa di Santo Stefano
risale al IX secolo circa,
ma l’attuale assetto è quello
settecentesco, e l’atrio dove
avvenne l’assassinio non esiste
più. Dal 1979 al 2000
la chiesa non è più stata luogo
di culto ma ha ospitato
l’archivio della Diocesi
di Milano, tornando alle sue
funzioni religiose nel momento
in cui, sempre nel 2000,
è stato aperto il nuovo
archivio diocesano in via
San Calimero 13.
Piazza Santo Stefano,
una volta cuore pulsante
del Verziere, mercato della
frutta e verdura di Milano,
ospita ogni 17 ottobre
“La notte dei senza dimora”,
manifestazione di
sensibilizzazione a favore
dei senza fissa dimora
organizzata dal giornale
di strada Terre di mezzo.
29