Comunicazione:il filo che ci collega al mondo

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Comunicazione:il filo che ci collega al mondo
COMUNICAZIONE:IL FILO CHE CI
COLLEGA AL MONDO
LA COMUNICAZIONE è LA MODALITA ATTRAVERSO la quale
GLI ESSERI UMANI ENTRANO IN RELAZIONE E SI
INFLUENZANO
La comunicazione è una abilità fondamentale nella relazione
curato-curante
Ha le sue regole e le sue “leggi” . Può essere studiata ed appresa
COMUNICAZIONE:IL FILO
CHE CI COLLEGA AL MONDO
Efficacia comunicativa è usare modalità diverse di
comunicazione rispetto ad interlocutori diversi
Non è
Usare la stessa modalità di comunicazione prescindendo
dagli interlocutori (la nostra consueta modalità...)
La comunicazione in ambito assistenziale
LA COMUNICAZIONE
COME STRUMENTO DI AIUTO
La competenza comunicativa è una dimensione
fondamentale della vita relazionale, in particolar
modo per per il professionista sanitario
Dalla COMUNICAZIONE SPONTANEA alla
COMUNICAZIONE CONSAPEVOLE
La comunicazione costruisce la relazione di aiuto
LA COMUNICAZIONE è
UN PASSAGGIO CONTENUTI, DI
INFORMAZIONI , DI OPINIONI
ALL'INTERNO DI UNA RELAZIONE
LIVELLO DI CONTENUTO
LIVELLO DI RELAZIONE
LA COMUNICAZIONE CONTIENE
SEMPRE DUE LIVELLI CHE
CORRISPONDONO A DUE MODALITA
DI LINGUAGGIO
LINGUAGGIO NUMERICO ATTRAVERSO IL QUALE
NOMINIAMO GLI OGGETTI (CODICE
CONVENZIONALE DELLA LINGUA)
LINGUAGGIO ANALOGICO è UN TIPO DI
COMUNICAZIONE PRIMARIA CHE HA LE SUE RADICI
IN PERIODI ARCAICI DELLA EVOLUZIONE
“Pragmatica della comunicazione umana”, 1967
(Watzlawich, Beavin e Jackson autori della Scuola di Paolo Alto, USA):
GLI ASSIOMI DELLA COMUNICAZIONE UMANA
Non si può non comunicare (tutto comunica)
Ogni comunicazione ha un aspetto di contenuto ed uno
di relazione (conferma, negazione/rifiuto, disconferma)
La comunicazione non funziona in modo lineare ma
circolare ( la “punteggiatura”). Stili comunicativi.
Ogni comunicazione presenta un aspetto numerico e un
aspetto analogico.
Ogni relazione e ogni interazione possono essere
simmetrici o complementari (One Up One Downcontesto).
Le forme della comunicazione
La comunicazione verbale:contenuto
logico della parola
La comunicazione paraverbale:
timbro, ritmo, tono della voce
La comunicazione non verbale:
linguaggio del corpo(postura, mimica,
distanza)
7% verbale = parole
38% paraverbale = voce
55% non verbale = corpo
La comunicazione non
verbale prevale su quella non
verbale
Comunicazione e relazione
d'aiuto
ASIMMETRIA – UP E DOWN
INCONTRARSI, ASCOLTARE, CAPIRE,
SOSTENERE ,CONDURRE
Passi base della Rd’A
Motivazione/desiderio di aiutare l’Altro
Accettazione dell’Altro nella sua diversità
Empatia
Comprensione
Individuazione dei bisogni
individuazione del percorso
Patto /alleanza
Conduzione
La co-costruzione di una nuova realtà:
non sostituirsi ma stimolare l’auto-aiuto
I PERICOLI DELLA RELAZIONE D’AIUTO
1. Avidità nel dare, assolutamente fare
2. Bisogno di onnipotenza
(l’operatore indispensabile e l’angelo missionario)
3. Pregiudizi
4. Eccessiva direttività
(posizione di potere e superiorità)
5. Contagio emotivo
(incapacità di gestione)
6. Paura della sofferenza
(incapacità di sopportazione)
7. Difficoltà nel dire “no”
(fraintendimento dell’obiettivo)
IL PATTO RELAZIONALE
IN HOSPICE
Uno stile “familiare”che vuol comunicare “vicinanza” ,
accudimento, protezione e cura
Obiettivo del messaggio: “tu sei importante per noi,
presteremo attenzione a tutti i tuoi bisogni e ce ne
prenderemo cura; staremo con te con l’intenzione di fare del
nostro meglio per te”
Attraverso azioni apparentemente umili ma che
rappresentano qualcosa di sacro che comunica “legame” che
accompagna, protegge e non lascia soli (dal cibo, alla cura
del corpo cadente, dal dialogo delicato ma sincero, ai
momenti di socializzazione comunitaria, alla cura del corpo
morto …)
Accompagnare in cure
palliative
• Accompagnare con sereno realismo
• Sostenendo la speranza e non
l’illusione
• Ancorando alla realtà e sostenendo
la possibilità delle persone di
affrontarla
• Sostenendo le famiglie più fragili e
vulnerabili
• personalizzando ogni progetto
assistenziale
• Integrando l’esperienza della
malattia, della morte ,del dolore
sullo stesso asse della vita, dentro la
linea della vita
Robert buckman
la comunicazione di malattie gravi :
un percorso in sei stadi
stad
Primo: Dove? Avviare la comunicazione
(colloquio, confronto...) costruendo un
contesto adeguato.
Privacy. Presenza di sedie. Evitare le interruzioni.
Gestire lo spazio . Se ci sono altri interlocutori
chiedere al paziente se ne desidera la presenza
Secondo passo: che cosa sa il paziente?
Costruire uno spazio rilassato e un clima di fiducia.
Porsi in posizione di ascolto. Porre delle domande
aperte. Approfondire che cosa il paziente sa e che
cosa ha compreso (cosa ho sentito, cosa ho capito)
Attenzione alle parole che utilizza (gergo tecnico,
metafore, parole che non usa...)
Attenzione alle emozioni . Attenzione al non verbale.
Terzo passo: capire quanto il paziente
desidera sapere
Formulare le domande per sapere se il paziente indica un
care giver col quale il medico potrà rapportarsi .
Capire se il paziente vuole conoscere anche i dettagli della
malattia o soltanto le decisioni chiave del percorso
terapeutico-assistenziale .
Quarto passo: allinearsi col paziente
ed educare
Darsi degli obiettivi di volta in volta e condurre il
processo di presa in carico. Dare cattive notizie a
piccole dosi tarando la “tenuta emotiva” . Non parlare
“medichese” .Rinforzare. Chiarire .Riformulare. Usare
il feed-back
Quinto passo:comprendere le reazioni
del paziente
Accogliere i suoi sentimenti ed i suoi vissuti.
Essere accanto in una relazione d'aiuto .
Sesto passo: pianificare e
accompagnare
Comprensione della lista dei problemi del paziente.
Distinguere ciò che può essere modificato da ciò
che non lo è.
Costruire ed esplicitare un piano terapeutico ed una
strategia .
Prepararsi al peggio sperando per il meglio
Una corretta
comunicazione
non risparmierà
al malato
di soffrire
G. Bono
Accompagnare in cure
palliative
• Accompagnare con sereno realismo
• Sostenendo la speranza e non
l’illusione
• Ancorando alla realtà e sostenendo
la possibilità delle persone di
affrontarla
• Sostenendo le famiglie più fragili e
vulnerabili
• Personalizzando ogni progetto
assistenziale
• Integrando l’esperienza della
malattia, della morte, del dolore
sullo stesso asse della vita, dentro la
linea della vita