James K. Bahcall, F. Kris Olsen

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James K. Bahcall, F. Kris Olsen
Migliorare clinicamente
il rapporto tra i trattamenti
endodontici e quelli restaurativi
per migliorare la prognosi.
James K. Bahcall, DMD, MS,
F. Kris Olsen, DDS
L’interazione tra l’endodonzia e
l’odontoiatria restaurativa rappresenta
una delle correlazioni più importanti
nell’ambito dell’odontoiatria clinica.
Il trattamento endodontico e la ricostruzione finale del dente sono entrambi elementi chiave per una prognosi a
lungo termine. Questo articolo discuterà come i clinici possono migliorare
la prognosi di un caso endodonticorestaurativo.
CAUSE DI FALLIMENTO IN ENDODONZIA
Kakehashi e coll.1 hanno dimostrato l’esistenza di una correlazione tra
i batteri nei canali e la presenza di
un’infezione periapicale. L’intento dello studio non era individuare determinate specie batteriche ma dimostrare
l’eziologia batterica dell’infezione periapicale. Secondo uno studio di Line
e coll.2 i principali fattori responsabili
del fallimento di una terapia endodontica sono la persistenza di un’infezione batterica nello spazio canalare e/o
nell’area periradicolare, e la presenza di
una rarefazione preoperatoria. Quindi,
per garantire un risultato clinico positivo è importante un’adeguata preparazione endodontica, secondo modalità
sia chimiche che meccaniche. Soltanto
in questo modo si potrà ridurre l’infezione e prevenire l’invasione batterica
dello spazio canalare otturato.
DETERSIONE DEL CANALE
Si è dimostrato che, usando ipoclorito di sodio (NaClO) ed EDTA (acido
etilendiamminotetraacetico, un agente chelante disponibile in commercio
come RC-Prep [Premier] o Endogel
[Jordcol]) si possono asportare i de-
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triti organici e inorganici (comunemente definiti “smear layer”) dalle
pareti canalari.3 Qualsiasi marca di
strumenti si scelga di usare durante un trattamento endodontico convenzionale, è importante utilizzare
anche ipoclorito di sodio ed EDTA.
Ciononostante, sulle pareti dentinali
rimarranno alcuni detriti canalari.4
Ciò accade perché, quando si usano
gli strumenti rotanti Ni-Ti, questi
restano centrati all’interno del canale
senza venire a contatto con pareti che
presentano invaginazioni e irregolarità. In secondo luogo, vale la pena sottolineare la necessità di usare EDTA
con ciascuno strumento e di irrigare
il canale con NaClO tra un utilizzo
e l’altro. Infine, se la morfologia canalare è complessa, diventa difficile
rimuovere efficacemente tutti i detriti canalari mediante la preparazione
chemio-meccanica del canale.
STRUMENTAZIONE
SONICA O ULTRASO-
NICA
L’infiltrazione apicale di batteri o di
prodotti batterici dall’interno di un
sistema di canali radicolari è uno dei
principali fattori che impediscono la
guarigione periradicolare.2 Per questa ragione è importante asportare la
maggiore quantità possibile di detriti
(smear layer) dalle pareti canalari. Lo
standard empirico per completare la
strumentazione di un canale radicolare
consiste nello strumentare un canale
finché questo raggiunge le dimensioni
della lima apicale master. Per migliorare l’asportazione dei detriti canalari si
raccomanda l’utilizzo della strumentazione sonica o ultrasonica, in combinazione con ipoclorito di sodio. Occorre
scegliere strumenti sonici o ultrasonici
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Endodontico
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di dimensioni non superiori a quelle
di una lima n° 15 o n° 20. L’obiettivo
non è allargare ulteriormente il canale,
bensì muovere gli strumenti sonici o
ultrasonici delicatamente lungo le pareti canalari così da asportare i detriti
residui e agitare l’ipoclorito di sodio in
modo da convogliarlo nelle irregolarità del sistema dei canali radicolari. Il
completamento di questa operazione
richiede appena 30 secondi per ciascun
canale. Infine, si deve fare un’ultima
irrigazione con NaClO per ripulire il
canale prima dell’asciugatura e della
sua otturazione. Gutarts e coll.5 hanno
dimostrato che, effettuando un’irrigazione ultrasonica dopo la strumentazione rotante o manuale, si ottiene una
detersione molto più efficace dei canali
e degli istmi (lo studio è stato eseguito
sulle radici mesiali dei molari inferiori). Jensen e coll.6 non rilevano alcuna
differenza significativa tra l’utilizzo di
una strumentazione sonica e quella ultrasonica.
Sebbene l’uso di una strumentazione
sonica o ultrasonica risulti efficace per
la rimozione dei detriti canalari residui e costituisca un’importante tappa
procedurale del trattamento endodontico convenzionale, molti clinici non
includono questa fase nel loro protocollo. Le ragioni più comunemente
addotte sono il tempo necessario per
la messa a punto di questi strumenti e
il costo delle attrezzature di cui deve
farsi carico il dentista. Inoltre molti
clinici non sono a conoscenza dei benefici che la strumentazione sonica o
ultrasonica è in grado di apportare al
trattamento endodontico convenzionale. In alternativa, è stata sviluppata
una nuova lima chiamata F File (Plastic Endo) (Fig. 1). Si tratta di uno
strumento rotante sterile, monouso, in
plastica con un rivestimento abrasivo
1
2
diamantato immerso in un polimero
atossico. Il suo design unico asporta
i detriti dalle pareti dentinali e agita
l’ipoclorito di sodio senza allargare il
canale. Una volta introdotto l’ipoclorito di sodio all’interno del canale, si
posiziona l’F File passivamente per
poi muoverlo circolarmente, su e giù,
lungo le pareti canalari per circa 30
secondi (Fig. 2).
Figura 1
Lo strumento endodontico rotante
monouso in plastica (F File).
Figura 2
Uso clinico di un F File collegato a un
manipolo elettrico a bassa velocità.
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PROFILO DELL’AUTORE. Il Dr. Bahcall è Professore Associato e Chairman del Dipartimento
di Scienze Chirurgiche e direttore del Postgraduate Endodontic Program presso la Marquette
University School of Dentistry. E’ Diplomate dell’American Board of Endodontics. Può essere
contattato al numero (414) 288-6517 o all’indirizzo e-mail [email protected]
Il dottor Bacall ha interesse economico nei confronti dei prodotti Plastic Endo.
Dopo aver utilizzato l’F File, occorre
effettuare un lavaggio finale con ipoclorito di sodio per ripulire il canale
prima dell’otturazione. L’F File è stato
pensato per simulare gli effetti prodotti dalla strumentazione sonica o
ultrasonica (Figg. 3a e 3b). Spesso, è
sufficiente un solo F File per ogni singolo caso. È importante sottolineare
che questo strumento è monouso e non
può essere sterilizzato.
MEDICAMENTI INTRACANALARI
Figura 3a
Visualizzazione di un canale prima
dell’utilizzo di un F File.
Figura 3b
Visualizzazione del canale dopo
l’utilizzo di un F File.
3a
Per quanto i clinici siano consapevoli della natura microbica delle carie e
delle lesioni endodontiche, la correlazione clinica è spesso limitata. I clinici
di norma non fanno coltivazioni batteriche dei canali di denti necrotici e
spesso non riconoscono l’importanza
delle medicazioni intracanalari come
complemento della terapia endodontica. Ma è importantissimo prendere coscienza del fatto che un uso adeguato
dei medicamenti intracanalari migliorerà l’esito del trattamento endodon-
3b
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tico. I medicamenti intracanalari vengono usati come agenti antibatterici
per eliminare i batteri che restano in
un canale radicolare dopo le procedure
di strumentazione e irrigazione. Tali
farmaci rendono inerte qualsiasi contenuto residuo del canale, dissolvono i
tessuti, fungono da barriera contro le
infiltrazioni dell’otturazione provvisoria e per controllare le infiltrazioni di
fluidi nell’area apicale.7
I tre medicamenti comunemente usati
nei canali radicolari necrotici sono l’ipoclorito di sodio, l’idrossido di calcio e
la clorexidina. Il primo viene usato nel
trattamento endodontico convenzionale
con funzione di irrigante in virtù delle sue proprietà antimicrobiche e della
sua capacità di dissolvere i tessuti. È dimostrato che il cloro esercita un’azione
antimicrobica tramite l’ossidazione irreversibile di gruppi sulfidrici di enzimi
essenziali, distruggendo così il metabolismo batterico.8 Harrison e coll.9 hanno
dimostrato che una concentrazione del
5,25% di ipoclorito di sodio consente la
più efficace azione antibatterica, mentre concentrazioni più diluite avevano
PROFILO DELL’AUTORE. IIl Dr Olsen è Clinical Assistant Professor e direttore
dell’Undergraduate Endodontic Program, Department of Surgical Science presso la Marquette
University School of Dentistry. Può essere contattato al numero (414) 288-6511 o
all’indirizzo e-mail [email protected]
Il dottor Olsen ha interesse economico nei confronti dei prodotti Plastic Endo.
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un’azione antibatterica inferiore. Siqueira e coll.8 hanno dimostrato che un
ricambio regolare della soluzione di ipoclorito di sodio durante il trattamento
endodontico aiuta a mantenere l’efficacia
antibatterica. Uno studio di Abou-Rass
e coll.10 ha dimostrato che l’ipoclorito di
sodio è in grado di dissolvere i tessuti,
siano essi vitali che necrotici.
L’idrossido di calcio è fortemente alcalino. La sua attività antimicrobica è
legata al rilascio di ioni di idrossile in
ambiente acquoso.11 L’idrossido di calcio deve essere usato come medicazione
intermedia tra un appuntamento e l’altro in presenza di tessuti necrotici. Per
risultare efficace, l’idrossido di calcio
deve rimanere nel canale per 7 giorni.12
Clinicamente, è essenziale rimuovere
completamente l’idrossido di calcio dal
canale prima dell’otturazione. Secondo
Kim e coll.13 l’idrossido di calcio rimasto nel canale (o nei canali) comporta
un aumento dell’infiltrazione apicale
delle otturazioni radicolari in guttaperca quando si usa un cemento a base
di ossido di zinco-eugenolo.
La clorexidina è un agente antibatterico ad ampio spettro che si è dimostrato
efficace contro molti dei ceppi batterici
trovati nelle infezioni endodontiche.14
La clorexidina è meno tossica dell’ipoclorito di sodio ma non dissolve i tessuti. È una bisbiguanide cationica (ossia
un composto organico con carica positiva) che entra in combinazione con
le pareti cellulari di microrganismi e
causa l’infiltrazione delle componenti
intracellulari.15 Un vantaggio clinico
della clorexidina rispetto all’idrossido
di calcio è rappresentato dal fatto che
dopo la rimozione dell’idrossido di
calcio, non permane alcun effetto antimicrobico, mentre è dimostrato che la
clorexidina rimane attiva nella dentina
del canale radicolare fino a dodici setti-
mane. Inoltre, l’idrossido di calcio non
è clinicamente efficace contro l’Enterococcus faecalis e la Candida albicans,
mentre la clorexidina è un agente antimicrobico attivo anche contro questi
organismi.14 I batteri E. faecalis sono
cocchi anaerobi facoltativi gram-positivi, comunemente individuabili in
infezioni endodontiche persistenti e in
particolare in denti che hanno subito
un trattamento endodontico.16 La clorexidina non danneggia in alcun modo
il sigillo apicale una volta che i canali
radicolari sono stati otturati.17,18 È stato anche dimostrato che l’uso di clorexidina in combinazione con l’ipoclorito di sodio riduce le colture positive
post-irrigazione. Tale riduzione appare
significativa, se paragonata all’utilizzo
del solo ipoclorito di sodio.19
L’idrossido di calcio è usato come un
medicamento tra una seduta endodontica e l’altra nel caso di denti necrotici.12 La clorexidina è usata come medicamento intracanalare principalmente
nei casi di ritrattamento, a causa della
più probabile presenza di E. faecalis.14
Con l’utilizzo di nuove tecniche microbiologiche come la reazione a catena della polimerasi, gli studi hanno
riportato più alti tassi di rilevamento
di E. faecalis in casi necrotici primari
(polpa necrotica non trattata) così come
in casi necrotici secondari (trattamenti
endodontici falliti).20 Si può concludere
che in futuro l’uso di clorexidina come
agente antimicrobico intracanalare durante il trattamento endodontico e tra
un appuntamento e l’altro nei casi necrotici diventerà lo standard di cura.
OTTURAZIONI PROVVISORIE
Sebbene il completamento del trattamento odontoiatrico possa talvolta
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Migliorare clinicamente il rapporto tra i trattamenti endodontici e quelli restaurativi per migliorare la prognosi.
4
Figura 4
Materiale da otturazione in resina.
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dipendere dalla condiscendenza del
paziente, non è raro per i dentisti lasciare che un’otturazione provvisoria
rimanga nel dente più a lungo delle
2-4 settimane raccomandate (a seconda del tipo di materiale per otturazione provvisoria) prima dell’inserimento
di un restauro permanente. Vale la
pena ricordare che le otturazioni provvisorie che restano nel dente per un
periodo più lungo di quello raccomandato comportano un maggior rischio
di contaminazione salivare del sistema
dei canali radicolari. È stato dimostrato che il Cavit (3M ESPE) previene le
microinfiltrazioni più efficacemente
rispetto all’IRM (DENTSPLY International) nell’arco di un periodo di
due settimane.21 Webber e coll.22 raccomandano di utilizzare uno strato
di Cavit dello spessore totale di 3,5
mm per prevenire le microinfiltrazioni. Inoltre, combinazioni di materiali
temporanei - ad esempio strati di IRM
sopra cemento vetroionomerico 23 o resine adesive 24- si sono rivelate efficaci
contro le microinfiltrazioni per un periodo di un mese.
OTTURAZIONE
Dopo che i canali sono stati adeguatamente preparati e asciugati, il passo
successivo è l’otturazione. Il segreto
per una buona otturazione è l’appli-
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cazione di una generosa quantità di
cemento sul cono di guttaperca prima
di inserirlo nel canale. Spesso i dentisti
cospargono scarsamente il cono master
di cemento prima di posizionarlo nel
canale. Inoltre, al momento di posizionare i coni di guttaperca accessori
nella compattazione laterale, il clinico non pone alcun cemento sui coni
o, come nel caso del cono master, solo
una quantità minima. Il cemento funge anche da riempimento tra la guttaperca e le pareti dentinali. Senza il
cemento, rimarrebbero dei vuoti atti a
favorire le infiltrazioni batteriche.
I clinici possono limitare l’uso del cemento per evitare un riempimento in
eccesso che potrà causare al paziente
del dolore postoperatorio. È importante notare che, quando i cementi a
base di ossido di zinco-eugenolo induriscono, si forma eugenato di zinco,
un inibitore della prostaglandina.25 Le
prostaglandine sono mediatori del dolore che fanno parte della risposta infiammatoria.
L’otturazione può essere vista come un
riempimento restaurativo interno del
dente e di recente si è assistito a uno
sviluppo di materiali da otturazione in
resina (Fig. 4). Da uno studio in vitro
di Shipper e coll.26 emerge che l’utilizzo di Resilon (Resilon Research), materiale da otturazione in resina, paragonato all’uso di guttaperca + cemento,
comporta una significativa riduzione
dell’infiltrazione batterica. Sebbene
occorrano ulteriori studi clinici per
dimostrare il successo a lungo termine
delle otturazioni effettuate con materiali da otturazione in resina rispetto
alla guttaperca + cemento a base di
ossido di zinco-eugenolo, il concetto
di adesione alle pareti dentinali di un
canale ha una valenza logica e si pone
l’obiettivo di prevenire la contamina-
zione batterica dei tessuti periapicali.
PREPARAZIONE DEL PERNO-MONCONE
La tecnica standard prevede di effettuare il trattamento endodontico con
l’ausilio della diga di gomma. La diga
di gomma è fondamentale per prevenire la contaminazione salivare del sistema dei canali radicolari e, inoltre, ovvia al rischio che il paziente aspiri uno
strumento. Quando il paziente ritorna
per la ricostruzione del moncone o del
perno moncone, il dentista, effettuando l’accesso al canale radicolare, deve
utilizzare la diga di gomma. Questa
impedisce alla saliva di entrare nel canale e di sciogliere il cemento, cosa che
aprirebbe ai batteri residui e/o ai loro
prodotti un varco attraverso il quale
contaminare i tessuti periapicali. Idealmente, il dentista deve completare la
ricostruzione del moncone o del perno
moncone immediatamente dopo aver
effettuato l’otturazione e mentre la
diga di gomma è ancora in posizione.27
Dagli studi sull’argomento emerge che
la preparazione dello spazio per il perno subito dopo il completamento della
terapia endodontica piuttosto che in
una seduta successiva non comporta alcuna differenza significativa per quanto riguarda l’infiltrazione nel canale.28
Ricostruire il moncone (con o senza
perno) subito dopo l’otturazione canalare migliorerà la prognosi sigillando
il canale in modo permenente, così da
prevenire la contaminazione.27,28
Data la grande disponibilità di perni
prefabbricati, è opportuno privilegiare
questa scelta rispetto ai perni monconi fabbricati su impronta. Un perno
provvisorio è di solito già pronto da
posizionare nel dente mentre il perno
moncone fuso viene costruito a parte.
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Migliorare clinicamente il rapporto tra i trattamenti endodontici e quelli restaurativi per migliorare la prognosi.
SPAZIO PER IL PERNO
5
Figura 5
Esempio di uno spazio vuoto tra un
perno e il materiale da otturazione.
Uno studio di Demarchi e coll.29 ha
dimostrato che intorno ai perni provvisori si verificano infiltrazioni molto
più gravi rispetto ai perni moncone
prefabbricati.
Quando la complessità del caso non
permette di completare tempestivamente il trattamento endodontico e il
build-up restaurativo, il clinico deve
accertarsi che la diga di gomma venga
usata secondo la prassi. Una volta che
il dente è isolato rispetto all’ambiente orale con un moncone o un perno
moncone, preparare il dente per una
ricostruzione a copertura totale non richiede l’uso della diga di gomma.
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Un altro argomento che è stato spesso oggetto di malintesi riguarda la
quantità di guttaperca da lasciare nel
dente dopo la preparazione dello spazio per il perno. Comunemente si ritiene che, quando si crea lo spazio per
un perno, si debbano lasciare 4-5 mm
di guttaperca. Se un dente è lungo 22
mm, il clinico rimuoverà 18 mm di
guttaperca. Una lunghezza del genere
non è necessaria per inserire adeguatamente il perno (Fig. 5). Questo spazio, lasciato senza otturazione, è esposto a infiltrazioni. Moshonov e coll.30
hanno dimostrato che, più ampio è lo
spazio vuoto tra la guttaperca e il perno, maggiori sono le probabilità di un
fallimento.
Dalla letteratura disponibile sull’argomento si deduce che, per mantenere un adeguato sigillo apicale, nel
canale deve rimanere un minimo di 4
mm di guttaperca.31,32 Perciò, quando si crea lo spazio per un perno, il
clinico ha bisogno di rimuovere solo
ciò che è necessario per un adeguato
posizionamento del perno, tenendo
conto che occorre lasciare non meno
di 4 mm di guttaperca nel terzo apicale del canale.
SOMMARIO
Questo articolo è incentrato sulla correlazione tra odontoiatria restaurativa ed endodonzia. La riduzione della
contaminazione batterica tramite la
detersione chemio-meccanica durante
il trattamento endodontico convenzionale, unitamente all’otturazione
del canale e alla ricostruzione eseguiti
tempestivamente con l’ausilio di una
diga di gomma per prevenire la ricon-
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Vol. 10, Nr. 3
taminazione microbica del sistema
dei canali radicolari, sono in grado di
migliorare significativamente l’esito
clinico.
Traduzione dell’articolo originale
Clinically enhancing the connection
between endodontic and restorative
treatment for better case prognosis
Dentistry Today 26(1): 98-103, 2007
Copyright©Dentistry Today Inc.
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