BADANTI: QUESTIONI APERTE Approfondimento su La Vita del
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Acli di Treviso BADANTI: QUESTIONI APERTE Approfondimento su La Vita del Popolo, 30.01.2010 Sono state 3.515 le richieste di regolarizzazione di colf e badanti presentate a Treviso durante la recente sanatoria. Un numero non altissimo, non solo considerando le stime iniziali del Viminale e delle Questure, ma anche il fatto che la nostra provincia si colloca così 21esima in Italia e quinta in Veneto preceduta da Verona, Padova, Vicenza e Venezia. UNA QUESTIONE ECONOMICA “Il problema fondamentale è che il datore di lavoro si sta rendendo conto dell'onere finanziario conseguente all'assunzione in regola di una assistente familiare – racconta Silvia Gottardo, responsabile provinciale delle Acli Colf -. Questo può anche spiegare il numero minore di pratiche rispetto ad altre province”. Ed i conti sono presto fatti: ad una badante a tempo pieno la famiglia deve versare, oltre allo stipendio, 230 euro al mese di contributi, cifra in cui c'è la quota trattenuta dal prospetto paga del lavoratore (ca. 173 euro a carico del datore e 53 a carico del lavoratore in decurtazione dallo stipendio). Per una persona non autosufficiente si può arrivare a dover sostenere una spesa annua di 14.000 euro. Costi importanti, insomma, non per le tasche di tutti, specie poi in questo tempo di crisi. “Uno degli aspetti che ci sembra più evidente nel lavoro quotidiano di sportello è il calo della domanda – proseguono le operatrici delle Acli Colf -. Con la difficile congiuntura attuale si è accentuato il carico economico per le famiglie e dunque in molti, facendo due conti, pur conoscendo la normativa in materia sul reato di immigrazione clandestina, scelgono comunque la via dell'irregolarità”. FAMIGLIE LASCIATE SOLE “Al nostro servizio Acli Colf – racconta Silvia Gottardo - sono tante le persone che si presentano per avere informazioni sui contratti di lavoro: non si preoccupano solo dell’impegno finanziario, ma in molti si chiedono anche come conciliare le proprie esigenze con i diritti delle lavoratrici. E davanti alla domanda: come fare per le ferie o per i permessi settimanali, cominciano a pensare che la soluzione della casa di riposo possa essere migliore, non appena si libera un posto nelle lunghe liste di attesa comunali, perché di fatto rappresenta una presa in carico completa dell’anziano”. Forse anche una sorta di delega. Le famiglie, insomma, fanno sempre più fatica ad accollarsi la spesa dell'assistenza, disorientate davanti a veri e propri rapporti di lavoro che precisano diritti per le lavoratrici e non solo doveri. Certo, è pur vero che si verificano anche situazioni opposte, di vero e proprio sfruttamento delle badanti straniere, e non solo per le paghe ben al di sotto dei minimi contrattuali ma anche per le vessazioni cui sottostanno. “Questa sanatoria ha fatto passare molte donne straniere impegnate nell'assistenza dal “nero” al “grigio” - prosegue Silvia Gottardo con un'incisiva immagine -, perché sempre in considerazione dei costi si sono scelte formule contrattuali a 30 ore, quando magari in realtà l'impegno della badante è di 54”. Le famiglie, insomma, devono porre molta attenzione all'onere economico richiesto anche perché capita spesso che sia la badante a decidere il proprio stipendio netto, secondo le regole del “mercato”. Certo, si potrebbe venire incontro a queste situazioni con un maggiore riconoscimento del costo sociale che la famiglia sostiene assistendo in casa un anziano non autosufficiente (tenendo presente che comunque alcuni godono dell'accompagnatoria, di altri stanziamenti o dell'assegno di cura che comprende il vecchio contributo regionale badanti); in questo modo, tra l'altro si potrebbe provare a sgravare sulle strutture di ricovero. “Indubbiamente questo sistema mette in luce un vuoto di cittadinanza che deve essere reso visibile, riconosciuto, compreso e affrontato – commenta Tiziano Mazzer, presidente delle Acli di Treviso -. Il percorso di invecchiamento è complesso, articolato. La domiciliarietà è la nuova frontiera su cui si gioca una importante sfida futura nel nostro sistema di welfare, che va costruitodentro un valore di offerta complessiva ed integrata che permette alle persone di poter scegliere. Da un lato vanno sostenute le famiglie nel difficile ruolo di “datori di lavoro”, con tutte le dinamiche complesse da dover gestire, dall'altro si devono promuovere momenti di formazione e aggregazione per le donne straniere che dal loro Paese vengono da noi per accudire i nostri anziani. Come Acli Colf cerchiamo di sostenere queste lavoratrici, valorizzando il loro lavoro, ma anche altri aspetti (culturali, sociali, ricreativi) della loro vita e della loro esperienza di migranti. Il mondo della cura familiare – conclude Mazzer -, così come oggi si presenta, deve esser continuamente monitorato e soprattutto rappresentato attraverso una cocostruzione sociale, in grado di produrre uno sguardo d’insieme fra i diversi attori in campo. Il principio della sussidiarietà è imprescindibile per superare la crisi del sistema di welfare, per garantire cittadinanza e benessere sociale”. ALTRI PROBLEMI APERTI Ora la Questura e la Prefettura stanno facendo un accurato lavoro di controllo su tutte le pratiche arrivate. I dati usciti i giorni scorsi sui quotidiani parlano di circa il 35% di false richieste inoltrate da irregolari a rischio di espulsione. “Intuiamo che c'è chi si è fatto pagare come prestanome, e che non tutte le domande rispondono ai requisiti che venivano richiesti dal decreto legge anticrisi dell'agosto scorso. E rileviamo – sottolineano le Acli Colf – un ulteriore elemento di paradosso: il prolungarsi dei tempi per la chiamata dello Sportello unico della Prefettura per la verifica dei documenti e delle condizioni richieste genera situazioni assurde, come quella di anziani che hanno presentato la domanda di assunzione di una lavoratrice straniera e poi sono morti”. Una complicazione, nel migliore dei casi, un vero e proprio dramma, in altri. Senza contare le pesanti conseguenze su donne finora clandestine che ancora non sono mai tornate a casa a trovare i propri cari e che attendono il momento di essere regolarizzate. E c’è un ulteriore aggiornamento dell’ultima ora. In molti si stanno rivolgendo agli sportelli di Patronato per capire se pagare o meno i contributi di badanti non ancora regolarizzate perché l’Inps ha cominciato ad inviare i bollettini del versamento anche per i lavoratori che ancora devono concludere le procedure. L’indicazione è di seguire quanto specificato nella comunicazione, pagare entro trenta giorni dalla data della lettera. --------------------------------------------------------------------------------------------------------OSSERVAZIONI SUL NUOVO REGISTRO PUBBLICO REGIONALE Un mondo complesso che la Regione sta tentando di organizzare istituendo il “Registro pubblico delle assistenti familiari”. Decisamente una iniziativa nuova nel panorama nazionale, gestita da Veneto Lavoro cui la Giunta ha destinato, ancora questa estate, 600 mila euro per la realizzazione. Si tratta, in pratica, di un albo pubblico, dove gli enti accreditati potranno iscrivere le badanti in possesso dei requisiti richiesti per legge: documentata formazione nell'assistenza, provata esperienza nel settore, sufficiente conoscenza della lingua italiana. La rete degli sportelli sarà poi abilitata ad usare questo elenco per incrociare domanda e offerta bypassando così, secondo gli intenti della Regione, l'ormai consolidato metodo del passaparola, del fai da te, per offrire invece un sistema a garanzia delle famiglie. “Questa idea, che nasce indubbiamente dall'esigenza di mettere ordine nel mondo dell'assistenza familiare, per poter dimostrare la sua utilità e incisività ha bisogno di tempi lunghi per consolidarsi – riflettono le Acli Colf –, e tuttavia muove alcune considerazioni. Innanzitutto le competenze richieste alle badanti devono essere documentate: ma come andranno stabilite? Sulla base di quali griglie di valutazione? Inoltre, chi non ha un rapporto di lavoro regolare non può attestare l'esperienza maturata con gli anziani. Ed ancora: la mobilità delle donne straniere che si occupano di assistenza è molto alta; loro si spostano a seconda della richiesta, di dove le porta il passaparola... Rischiamo pertanto di avere un albo difficilmente aggiornabile proprio perché questo mercato è in continuo movimento”. Una riflessione a parte riguarda poi l'aspetto forse più delicato di tutta la faccenda, e cioè l'incrocio domanda-offerta. “Da un lato serve una buona capacità di leggere i bisogni e le richieste delle famiglie – spiegano le Acli Colf -. Dall'altro il curriculum vitae a fatica riesce a descrivere di una persona quelle competenze che poi si giocano nella relazione con l'anziano. Il rapporto di lavoro che si va a creare nell'assistenza è, in un certo qual modo, molto “personale”, nel senso che vale la capacità di entrare in relazione, l'impatto iniziale....”. Senza contare che, se dall'Albo non si trova la persona con le caratteristiche richieste, si è daccapo nella ricerca. La necessità di offrire degli strumenti alla famiglia, una maggiore trasparenza, il bisogno di creare procedure standard e proseguire sulla strada della emersione e dunque della legalità, sono indubbiamente alla base della scelta della Regione. Senza contare che, agli enti certificati verrà consentito di svolgere attività di formazione, oltre che continuare ad occuparsi degli aspetti burocratici legati alla gestione delle pratiche di regolarizzazione e alla tenuta delle buste paga. “E per certo questa misura potrebbe servire a dare maggiore sicurezza e garantire trasparenza alle famiglie, facendo crescere la consapevolezza delle famiglie sui diritti e non solo sui doveri delle badanti”. Tuttavia, c'è anche da chiedersi se poi – in ultima analisi – di fronte ad una collaboratrice con i requisiti e le competenze definitive, le famiglie potranno sostenerne il costo. --------------------------------------------------------------------------------------------------------LE ACLICOLF Associazione di collaboratrici familiari italiane e immigrate, attiva con 7 sportelli sul territorio della provincia di Treviso, con oltre un migliaio di socie e, ad oggi, oltre 1.400 contratti attivi (in particolare tenuta buste paga). Solo per fare un esempio sull’affluenza di questi ultimi tempi, allo sportello di Treviso, dopo la pausa natalizia il 7 gennaio, nelle 5 mezze giornate di apertura al pubblico, si sono presentate più di 170 persone per chiedere informazioni, consulenze, aggiornamento delle proprie pratiche. Per la sanatoria sono state inviate dagli sportelli Acli Colf 550 richieste di emersione, ora seguite nella fase di verifica e controllo da parte della Prefettura.