I professionisti nei servizi per i minori.pptx
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25/11/16 … NI O I AZ M OR A NF NZ I … E TI OSC A D N CO M O N IC A P E D R A Z Z A SOCIETÀ DELLA CONOSCENZA Drucker (1968) Profetizzava che la capacità di gestire la conoscenza (Knowledge Management, Leung, 2007/2009) Come uno dei fattori più rilevanti al fine di differenziare le organizzazioni in termini di successo o fallimento MONICA PEDRAZZA 2016 KNOWLEDGE MANAGEMENT MONICA PEDRAZZA 2016 DALLA ICT (INFORMATION AND COMMUNICATION TECHNOLOGIES) AL KM NELLE PROFESSIONI DI CURA ED AIUTO La prima riflessione sul KM nel e per il servizio sociale risale al 1965 Hoffer, Il tema è stato affrontato in modo sistematico solo recentemente Patterson, 1996; Pawson, Boaz, Grayson, Long, & Barnes, 2003; Rubenstein-Montano, Buchwalter, & Liebowitz, 2001; Schoech, Fitch, MacFadden, & Schkade, 2001 MONICA PEDRAZZA 2016 ” It can be generally defined as the collection of mechanisms and processes that govern the creation, collection, storage, retrieval, dissemination and utilization of organization knowledge that help an organization to compete” (Krogh, 1998). Applicazione della ICT al servizio MONICA PEDRAZZA 2016 1 25/11/16 CONOSCENZA KM Qualcuno conosce effettivamente qualcosa quando è consapevole-di e crede-in una certa idea o considerazione che allo stato attuale rappresenta e descrive accuratamente la verità su un determinato argomento (Leung 2007, 2009) Consapevolezza – Credenza - Verità Negli studi sul KM il concetto di consapevolezza è molto rilevante poiché implica la capacità di una organizzazione e dei suoi componenti di riconoscere “expertise” (perizia) e quindi di non dover re-inventare tutto ad ogni passaggio generazionale/di ruolo. MONICA PEDRAZZA 2016 MONICA PEDRAZZA 2016 KM KNOWLEDGE-AS-AN-OBJECT KM In questo senso ciò che si conosce è intersoggettivo è quindi basato sul consenso, può sostanziarsi in artefatti, o nella mente delle persone, nella conoscenza implicita o esplicita. In questo caso ci riferiamo quindi alla conoscenza come oggetto MONICA PEDRAZZA 2016 Conoscenza/oggetto gestita dalle tecnologie e con ausilio di sistemi intelligenti Conoscenza riferita alla gestione di dati ed informazioni che si riferiscono a persone, (Krogh, 1998; Yang, 2004) implica la conoscenza tacita di ogni singolo professionista, condizionata nel suo divenire da fattori psico-sociali, socio-culturali, interpersonali, fiducia, potere relativo dove le dinamiche di gruppo diventano fattori determinanti MONICA PEDRAZZA 2016 2 25/11/16 DATI - INFORMAZIONI PROCESSO INTERSOGGETTIVO interpretazioni ASCOLTARE ESPRIMERE dati significati SOPPESARE VALUTARE DECIDERE Esito del processo di comunicazione ESCLUDERE INCLUDERE NEGOZIARE MONICA PEDRAZZA 2016 MONICA PEDRAZZA 2016 FIDUCIA Ascoltare/ esprimere Condividere Negoziare/ valutare Scegliere/ decidere MONICA PEDRAZZA 2016 A CI DU I F ...… IA C DU I .F …. MONICA PEDRAZZA 2016 3 25/11/16 ASCOLTARE ESPRIMERE 1)STILE DI ATTACCAMENTO se attivato da evento percepito come stressante, l’attivazione di uno schema prototipico di relazione dove diventano salienti ed orientanti (percezione selettiva) le immagini che abbiamo positivamente selezionato nella nostra esperienza e depositato in memorie dichiarative e procedurali Immagine di sé Immagine dell’altro da sé ASPETTATIVE (CREDENZE) PERCEZIONE SELETTIVA ATTRIBUZIONE 2) ATTRIBUZIONI CAUSALI Focus (interne esterne) - minore dispendio di energia - motivazione MONICA PEDRAZZA 2016 PROCESSO MONICA PEDRAZZA 2016 BIAS Errore fondamentale di attribuzione = Bias di corrispondenza Stile di attaccamento • Immagini prototipiche • Aspettative • assertività Attribuzioni Valutazioni • Focus • Bias • Motivazioni • Conferma • Disconferma MONICA PEDRAZZA 2016 Self-serving biases , bisogno di autostima/ autopresentazione Bias egocentrico (ALLOCAZIONE DELLA RISORSA) Differenza attore/osservatore Peso nell’attribuzione correlato al valore attribuito all’evento/dato MONICA PEDRAZZA 2016 4 25/11/16 LA RISORSA NEL PROCESSO DECISIONALE ASSENZA DI VERIFICA DELLA CONSISTENZA ATTRAVERSO I RUOLI PRODUCE DISADATTAMENTO Funzione epistemica predittiva TROVARE CONFERMA DELLE PROPRIE CREDENZE Consistenza interna protettiva Funzione pragmatica di controllo SELF Self-verification theory contextualized self-view (Swann) MONICA PEDRAZZA 2016 MONICA PEDRAZZA 2016 RISCHI E PARADOSSI NELLA PRESA DI DECISIONE SELF VERIFICATION THEORY La teoria dimostra che le persone solitamente per alcuni aspetti della loro personalità (teorie e concetti , immagini personali) Il paradosso (Rapoport) è generalmente basato su logiche e su fondamenti che differiscono sostanzialmente da ciò che ci aspettiamo o da ciò che crediamo di capire (Effetto Abilene) Preferiscono FEED BACK di supporto e su caratteristiche globali Il paradosso di Abilene per essere evitato deve poter essere riconosciuto: 1) Azione Ansia Per altri aspetti si preferiscono invece RISPOSTE CHE possano fungere da test su caratteristiche contestuali (ad esempio quelle legate ai ruoli) 2) Fantasie negative L’assenza di verifica e conferma a supporto del senso di consistenza interna induce processi disfunzionali (sociali/adattamento) 5) Ci si concentra sul rischio non realistico e non ci si protegge dal rischio reale MONICA PEDRAZZA 2016 3) Rischio reale sottovalutato 4) Ansia di separazione MONICA PEDRAZZA 2016 5 25/11/16 OSTACOLI ALLA CO-COSTRUZIONE DI UN SIGNIFICATO CONDIVISO Il paradosso di Abilene, (Harvey, 1998; Nouwen et al. 2012) I componenti del team non sanno gestire la condivisione (adesione privata, ma non pubblica su obiettivi e compiti che porta a decisioni contro-produttive poiché i componenti falliscono nel tentativo di comunicare i loro convincimenti profondi e credenze attivando quindi percezioni di frustrazione, rabbia e irritazione) Pensiero di gruppo : razionalizzazione funzionale alla soluzione ottimale di conflitti Evitamento difensivo Variabili di differenza individuale che incidono su una buona condivisione Fiducia reciproca Pari dignità dei professionisti coinvolti nel processo Convergenza (parziale o ampia sovrapposizione di informazioni) EFFETTO ABILENE INCAPACITÀ DI GESTIRE L’ACCORDO /NON LA INCAPACITÀ DI GESTIRE IL CONFLITTO 1) Come singoli individui cioè “privatamente/soggettivamente” i membri di un gruppo sono concordi 2) Per i membri dell’organizzazione sarebbe stato meglio “non cambiare” non discostarsi dalla norma , dalla routine 3) Falliscono ne comunicare gli uni agli altri desideri e convinzioni, anzi fanno tutto il contrario portando gli altri del gruppo a fraintendere la realtà collettiva 4) Non si comunicano dati rilevanti e corretti agli altri 5) I membri dell’organizzazione prendono quindi decisioni contrarie ai loro intendimenti e quindi il risultato sono azioni contro produttive per l’organizzazione 6) Il risultato di azioni contro produttive per l’organizzazione produce senso di frustrazione , rabbia, irritazione, e insoddisfazione. 7) Viene cercato un colpevole (spesso un superiore o collega) 8) Se il paradosso non viene in qualche modo portato alla luce ci sono grandi probabilità che il fenomeno si ripeta Impegno del singolo nel processo di condivisione MONICA PEDRAZZA 2016 MONICA PEDRAZZA 2016 QUINDI LOGICA DELLA PRESA DI DECISIONE Le organizzazioni (private o pubbliche, compagnie, aziende, amministrazioni ecc) Organizzazioni profit e contesti altamente burocratizzati: Frequentemente prendono decisioni che sono in contraddizione con i dati che hanno a disposizione per risolvere un determinato problema, Il risultato è una riacutizzazione dei problemi e non ovviamente la probabilità di una loro soluzione. MONICA PEDRAZZA 2016 1) Ansia azione guidata dall’ansia 2) Fantasie negative 3) Rischio reale sottostimato 4) Ansia da separazione 5) Azioni contro-intuitive, contro-produttive MONICA PEDRAZZA 2016 6 25/11/16 AZIONE E ANSIA FANTASIE NEGATIVE I membri di una organizzazione prendono decisioni in contraddizione con la loro comprensione del modo che l’organizzazione ha di funzionare( contro-intuitive) poiché vivono un ansia rilevante in rapporto al fatto che cercano di essere in accordo con ciò che credono debba essere fatto. Fantasie negative: perdita della faccia Perdita del rispetto e della dignità professionale come del riconoscimento dei colleghi Come risultato perseverano nella decisione di sostenere azioni coerenti con le loro convinzioni su ciò che credono debba essere fatto Conseguenze: procrastinazione, ruminazione, azioni controproduttive In sostanza perdita di prestigio (azzardi di Harrè) Queste conseguenze vengono percepite come rischi realistici di qualsiasi tipo di confronto/conflitto I membri dell’organizzazione le temono come conseguenze reali sulla base di una constatazione non reale e non vera : non siamo d’accordo, io quindi non propongo ciò che sento e reputo vero poiché nessuno lo appoggerebbe e rischierei quindi ostracismo e accuse di slealtà MONICA PEDRAZZA 2016 MONICA PEDRAZZA 2016 RISCHIO REALE ANSIA DI SEPARAZIONE Il rischio è ina condizione esistenziale (ogni azione ciò ci mette nelle condizioni di rischiare di trovarci in una situazione peggiore di quella che tentiamo di risolvere) I membri dell’organizzazione quindi agiscono senza la capacità di accettare la componente di rischio che di per se è esistenziale non è eccezionale illusione di controllo Bassa autoefficacia Bassa autostima (autostima che poggia su variabili e caratteristiche instabili sebbene talora disposizionali) Separazione – alienazione e solitudine sono sostanzialmente poco analizzate a livello soggettivo e quindi le temiamo MONICA PEDRAZZA 2016 L’ostracismo è la peggiore punizione in contesti professionali e sostanzialmente il primo segnale di allarme del mobbing. Il cuore del paradosso risiede dunque nella paura di subire ostracismo a causa dei rischi che dovremmo affrontare nel caso sostenessimo una posizione non condivisi ( che crediamo essere non condivisa) Questo comportamento porta a prese di decisione che hanno conseguenze distruttive per l’organizzazione MONICA PEDRAZZA 2016 7 25/11/16 INVERSIONE PSICOLOGICA DI RISCHIO E CERTEZZA Noi frequentemente abbiamo paura di prendere decisioni che riteniamo non condivise e che quindi ci portano ad essere in qualche modo isolati Il paradosso è nel paradosso: la incapacità di assumerci il rischio di separazione dagli altri ci GARANTISCE in realtà la separazione e la solitudine che temiamo. Noi in realtà invertiamo il rischio reale con le fantasie negative e ci assicuriamo cosi la certezza di conseguenze che temiamo ( il fallimento dell’organizzazione sicuramente porta alla ricerca di colpevoli nella migliore delle ipotesi a licenziamenti a vergogna, sospetto , sfiducia nelle peggiori) BYPASS Vittime e carnefici Il quadri si identificano quando nelle potenziali vittime o nei carnefici: questa visione impedisce di vedere in realtà che tutti sono vittime nel momento in cui un manager fallisce ad un qualsiasi livello della stessa organizzazione. Collusione Non può esserci un capo autocratico se non ci sono dei subordinati disposti ad obbedire Non possono esserci dei subordinati adulatori se non c’è un capo che premia l’adulazione I ruoli sono complementari (ricordate il concetto di autorità ed il rapporto di potere visto dalla prospettiva della teoria dell’attaccamento) MONICA PEDRAZZA 2016 MONICA PEDRAZZA 2016 COLLUSIONE PENSIERO DI GRUPPO Focalizzati sulla ricerca del colpevole in contesti interpersonali non si è capaci di vedere e di gestire quello che in realtà è un ACCORDO È quindi frutto di una pressione alla conformità sui membri del gruppo in virtù di una sostanziale perdita di distintività individuale La focalizzazione sulla gestione del conflitto e sul contenimento dei rischi causati da un potenziale conflitto impedisce alle persone di gestire la reale convergenza nella presa di decisione. In realtà un analisi delle dinamiche evidenzia che i soggetti sono convinti esibire comportamenti che rispondono ad una esigenza di conformità del gruppo ma in realtà loro stanno rispondendo a paure che nascono dalla semplice incapacità di gestire e di far emergere l’accordo La focalizzazione sui ruoli è fallimentare poiché non consente di distinguere tra rischio reale e rischio illusorio Il rischio reale è connesso alla conoscenze esplicita, consiste cioè nella reale contrapposizione potenziale di punti di vista diversi La pressione verso la conformità percepita ai membri del gruppo produce un ulteriore effetto negativo : solleva i membri del gruppo dalla responsabilità personale e costituisce allo stesso tempo un supporto di strategie difensive individuali. Il conflitto illusorio consiste nell’essere d’accordo a livello individuale e personale e nel temere invece una contrapposizione su basi irrealistiche (cioè sul non aver verificato le reali posizioni e opinioni) Il colpevole viene individuato (capro espiatorio) ma in realtà (collusione) la capacità di uscire dal paradosso non risiede nell’autorità ma nella capacità dei singoli di assumersi il rischio di esprimere ciò che realmente pensano. MONICA PEDRAZZA 2016 MONICA PEDRAZZA 2016 8 25/11/16 ANALISI DELLA CONVERSAZIONE E DELLA CONOSCENZA CONDIVISA Analisi della conoscenza che il gruppo ha del problema: LAUDON & LAUDON, 2002, ALAVI & LEIDNER, 2001, In questa concezione il rapporto tra dati - informazione e conoscenza è gerarchico 1)Quale realtà collettiva emerge? 2)Sincerità/fiducia possibile? I dati sono catene di fatti/evidenze grezze 3)Confronto aperto e pari dignità di espressione del pensiero L’informazione li raccoglie in formati che li rendono significativi per chi li usa; Che consentano di evidenziare se le opinioni sono convergenti o divergenti La conoscenza è l’informazione autenticata e personalizzata a disposizione dei singoli professionisti Strumento per diagnosi (Harvey J.B., 1988, The Abilene Paradox : The management of Agreement, Organizational Dynamics, pp.17-43) MONICA PEDRAZZA 2016 MONICA PEDRAZZA 2016 CONOSCENZA distribuzione dei dati / informazioni gerarchica Progressione di stati diversi nella gestione delle informazioni attraverso: Dal DATO…. Alla rilevazione Al DATO……. Processo ricorsivo Condivisione Flussi di informazione formali ed informali Consolidamento di pratiche Procedure protocolli RAPPRESENTAZIONI guidano: azione : RICONOSCERE SE E COME IL DATO/FRAMMENTO DI CONOSCENZA E’ UTILIZZABILE O NO MONICA PEDRAZZA 2016 MONICA PEDRAZZA 2016 9 25/11/16 RAPPRESENTAZIONI IN SERVIZIO SOCIALE MODELLI ADOTTATI E VALIDATI NELLA COMUNITA’ di riferimento ALCUNI DI QUESTI MODELLI SONO ampiamente CONDIVISI DALLE COMUNITA’ DI PRATICHE ALTRI SONO UNICI, SOGGETTIVI ED ESTREMEMENTE IDIOSINCRATICI Nonaka (1994) conoscenza viene costruita in due fasi: - Processo di conversione della conoscenza tacita in conoscenza condivisa attraverso processi di socializzazione. - Internalizzazione: conoscenza esplicita ( artefatti, manuali, politiche ecc.) viene integrata nella conoscenza tacita soggettiva. KNOWLEDGE-AS-A-PROCESS INTERNALIZZAZIONE: DALL’ESPLICITO AL TACITO SOCIALIZZAZIONE : TACITO/TACITO ESTERNALIZZAZIONE: DAL TACITO ALL’ESPLICITO COMBINAZIONE: ESPLICITO/ESPLICITO PROCESSO CIRCOLARE E RICORSIVO Nonaka, Konno, 1998 CONOSCENZA COME PROCESSO (Leung, 2007) CONOSCENZA PROCEDURALE (Gibson, Nurius, 1992) CONOSCENZA COME PROCESSO/PRODOTTO(Sheppard, Newstead, Di Caccavo, Ryan, 2000) MONICA PEDRAZZA 2016 MONICA PEDRAZZA 2016 KLEIN, BLOOM, 1995 GERGEN APPROCCIO COSTRUZIONISTA La conoscenza E LE ABILITA’ pratiche “PRACTICE WISDOM” “conoscenza personale ispirata da valori che emerge dalla transazione tra l’esperienza/ percezione fenomenologica della situazione dell’utente e l’uso/applicazione della conoscenza scientifica” Supera la visione positivistica di una conoscenza costruita e condivisa una volta per tutte che si sostanzia per se. MONICA PEDRAZZA 2016 Propone una visione di conoscenza raccolta di esperienze soggettive creazione di linguaggi comuni che sostengono processi decisionali in un certo spazio e tempo (Gergen 1985) Ottica post-moderna sottolinea in particolare il fatto che i discorsi e le pratiche che portano alla costruzione di linguaggi comuni e pratiche condivise non sono frutto di processi neutrali, ma emergono da lotte di potere: attori /potere relativo/ fiducia / dinamiche intra-gruppo ed inter-gruppi MONICA PEDRAZZA 2016 10 25/11/16 SERVIZIO SOCIALE : PAYNE , 2001: 117 “ mantenere un focus fluido e complesso nella comprensione della struttura della conoscenza nei servizi sociali poiché: L’USO DELLA INTERPRETAZIONE E DELLA RE-INTERPRETAZIONE LA RICOSTRUZIONE DELLA CONOSCENZA SONO PROCESSI EVIDENTI E RICORSIVI E SI INTERSECANO CON I PROCESSI SOCIALI E POLITICI NEI QUALI LA CONOSCENZA DEL SERVIZIO SOCIALE VIENE APPRESA E TRASFERITA” CONOSCENZA (Orlikowsky, 2002, Styre, 2003) La conoscenza è il risultato di un processo sociale ricorsivo, fluido e solidamente incluso nelle relazioni sociali fra professionisti un residuo di pensiero che costantemente viene ri-creato (McDermott, 1999) nel momento presente e nell’attimo in cui viene condiviso Che ruolo hanno quindi la conoscenza pratica, quella teorica e l’evidenza scientifica per orientare azione e co-costruzione di significato? MONICA PEDRAZZA 2016 MONICA PEDRAZZA 2016 EVIDENCE BASED PRACTICE (’90) VERSUS EVIDENCE INFORMED PRACTICE EBP EBP: approcci per prevenzione e trattamento che sono validati da qualsiasi forma di evidenza scientifica documentata. I programmi basati su evidenze sono considerati supportati da evidenze in misura proporzionale alla “forza” del disegno di ricerca. Nevo & Nevo, 2011 EBP minimizza e marginalizza il fattore umano, le teorie non possono essere ridotte alla base delle loro evidenze, una semplice raccolta di evidenze non esaurisce il problema EIP: Utilizzano quello che viene di volta in volta considerata la migliore conoscenza scientifica E pratica per guidare la costruzione dei progetti. L’individuazione delle evidenze implica un processo di selezione che si attiva nel momento in cui il professionista formula un giudizio di somiglianza versus difformità delle evidenze disponibili rispetto al caso trattato In linea teorica entrambi gli approcci dovrebbero comunque tenere conto del background culturale delle famiglie, dei valori della comunità di riferimento e delle preferenze individuali (Webb, 2001, e Health and Human services, Administration for Children and Families USA) In seconda istanza il lavoro con gli utenti è finalizzato al raggiungimento di obiettivi e quindi dipende da valori condivisi o no, che comunque espandono e rendo il processo decisionale estremamente complesso rispetto al solo rapporto con le evidenze. MONICA PEDRAZZA 2016 MONICA PEDRAZZA 2016 11 25/11/16 SHLONSKY, STERN, 2007, EPSTEIN, 2009 AARONSON ET AL. 2009 Integrare le evidenze nella pratica quotidiana è la parte comunque più difficile e complessa del lavoro sociale, Evidence-based Practice Implementation and Staff E.E. in Children’s Services, Beh. Res. Ther., 47(11): 954-960 L’implementazione di EBP nei servizi implica numerosi problemi e barriere : Domanda/ necessità di aggiornamento e formazione continua Forte impatto sul carico di lavoro percepito Intensa riduzione dell’autonomia nel lavoro Aumento dello stress percepito Aumento del turn-over dei dipendenti Difficoltà nel preservare la singolarità (della persona o della situazione) mentre ci si impegna a trovare un punto di vista comune. Le evidenze devono sicuramente informare le pratiche, ma le pratiche non possono essere comprese come unicamente basate sulle evidenze che le informano Epstein Suggerisce : Evidence informed Practice poichè la conoscenza pratica e la presa di decisione sull’intervento possono essere arricchite dai risultati di ricerche, ma sicuramente non si limitano ad essi. Si tratta di un concetto più inclusivo e meno meccanicistico. MONICA PEDRAZZA 2016 MONICA PEDRAZZA 2016 EIP : QUALE INFORMAZIONE? CIO’ CHE INFORMA EBP prospettiva positivista e riduzionista anche in medicina si oppone alla “patient centered perspective” ( Bensing, 2000) che include nel processo decisionale i bisogni e le preferenze del paziente La dimensione esplicita è solitamente registrata in procedure e protocolli / modelli e teorie di riferimento (quando ci si riferisce alla dimensione esplicita in genere si devono affrontare processi di reciproco adattamento) Boutanquoi et al., 2013, : gli strumenti (con implementazione software e similia) tendono a rinforzare le competenze individuali e professionale e non facilitano i processi di co-costruzione dei significati da attribuire ai dati stessi (elaborati e raccolti) La dimensione implicita che contempla la interpretazione del dato consente l’improvvisazione cioè lo sviluppo di quelli che Harré chiama (1994) azzardi ed Ellström (2010) variazioni o trasformazioni. Pedrazza & Berlanda 2014, l’introduzione di strumenti informatizzati può aumentare (rendere saliente) la percezione di asimmetria dei professionisti nel loro ruolo/ contributo informativo e di conoscenza al servizio (la condivisione quindi non può sostare solamente sui dati per quanto specifici ed accurati ma deve contemplare la condivisione delle prospettive (cioè del significato che si da al dato) MONICA PEDRAZZA 2016 Dalla improvvisazione può nascere una condivisione di significato co-costruita (comporta rischi e molto impegno da parte dei diversi professionisti sia in termini di tempo che di energia). Conflitto costruttivo (Senge, 1990, Van den Bossche, 2006) che si differenzia dal conflitto poiché non si ferma al blocco della comunicazione, ma analizza in profondità la diversità/divergenza dei punti di vista e dei significati (solitamente il risultato è una mediazione condivisibile che dovrebbe illuminare la presa di decisione). MONICA PEDRAZZA 2016 12 25/11/16 PROSPETTIVE FUTURE : RESER, 11-13 SETTEMBRE 2014, SERVIZI E NUOVE SFIDE SOCIALI: INNOVAZIONE PER UNA CRESCITA SOSTENIBILE E WELFARE BIBLIOGRAFIA Direttore generale del ministero degli affari sociali e salute del governo Finlandese Monica Pedrazza, Sabrina Berlanda, 2016, I professionisti nei servizii per i minori, Erickson, Trento (Liisa_Maria Voipio-Pulkki/ Maaria Tovoinen e Luis Rubalcava) Monica Pedrazza, Elena Trifiletti, Sabrina Berlanda,Gian Antonio di Bernardo, Self-Efficacy in Social Work: Development and Initial Validation of the Self-Efficacy Scale for Social Workers «SOCIAL SCIENCES» , vol. 2 , 2013 , pp. 191-207 Proposta di riforma socio sanitaria 2014-2017 Obbligo per ogni servizio di coinvolgere l’utente/paziente in ogni fase dell’intervento: nello sviluppo/pianificazione/progettazione e nella valutazione Silvia Gilia, Monica Pedrazza, Assessing the relational competence as the core dimension of social worker's perceived self efficacy through the Rasch model «ELECTRONIC JOURNAL OF APPLIED STATISTICAL ANALYSIS» , vol. 7 , n. 1 , 2014 , pp. 58-80 Rispondere alla crescente domanda sociale degli utenti di essere attori responsabili nelle scelte fondamentali della loro vita Bressan Franco, Pedrazza Monica, Neve Elisabetta, Il percorso formativo dell'assistente sociale: a u t o v a l u t a z i o n e e b e n e s s e r e p r o f e s s i o n a l e , a c u r a d i Bressan Franco, Pedrazza Monica, Neve Elisabetta , Prima , Presentazione del Presidente dell'Ordine degli Assistenti Sociali della Regione Veneto Dott.ssa Patrizia Leonardi, Introduzione della Prof.ssa Silvana Giraldo, dal 2005 al 2010 presidente della Commissione Politiche della Formazione del Consiglio nazionale dell'Ordine degli Assistenti Sociali. , Franco Angeli , 2011 Rispondere alla crescente domanda dei cittadini di attivarsi nello sviluppo di soluzioni ai problemi prese collettivamente. Eva Nouwen , Stefan Decuyper , Johan Put , (2012) Team decision making in child welfare, Children and Youth Services Review 34 , 2101–2116 Zeno C. S. Leung, (2009) , Knowledge Management in Social Work: Types and Processes of Knowledge Sharing in Social Service Organizations, British Journal of Social Work 39, 693–709 Harvey J.B., 1988, The Abilene Paradox : The management of Agreement, Organizational Dynamics, pp.17-43 MONICA PEDRAZZA 2016 MONICA PEDRAZZA 2016 E! ZI A GR MONICA PEDRAZZA 2016 13