Vodka - ANARPE

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Vodka - ANARPE
Codice cliente: 8727381
CRONACHE
Corriere della Sera Lunedì 21 Novembre 2016
19
#
Il caso
dalla nostra inviata
Elvira Serra
FERRARA Il messaggio di ieri su
Ask l’ha spaventata. Più degli
altri. Perché il tono non era di
chi la giudica (e lo stanno facendo in tanti), ma di chi vuole farle paura. «Sappiamo che
scuola fai, chi sei, che cosa hai
fatto. Hai i giorni contati bambina del c…».
È per questo che adesso
Giulia (il nome è di fantasia)
non è più convinta che la madre abbia fatto bene a denunciare il locale dove la sera del
24 settembre scorso ha mandato giù diciotto bicchierini
di vodka uno dopo l’altro, in
una stupida gara con una
compagna di scuola a chi ne
beveva di più, incitata dagli
amici. I medici del Pronto
soccorso di Ferrara quella
notte le trovarono un tasso alcolemico di 2,13 (a un adulto
basterebbe superare lo 0,5 per
la sospensione della patente).
Se la cavò con due giorni di
ospedale più altri 15 di cure.
«Ho fatto una cavolata, non
so neanche io perché. In quel
locale era la prima volta che
entravo». Lo racconta con
semplicità, seduta su un divano del soggiorno di casa, sua
sorella e la madre sull’altro.
Faccia pulita, maglietta a righe sottili, una montagna di
ricci addomesticati da un elastico, il telefonino in mano.
«Il fidanzato mi ha lasciato
subito dopo averlo saputo,
La madre
«Molti genitori mi
accusano di non aver
vigilato, non pensano a
chi vende alcol ai figli»
non mi ha neanche dato il
tempo di spiegargli come era
successo. Lui gioca a calcio, è
un salutista, non fuma, non
beve». Quella sera Giulia non
aveva un soldo con sé. «Eravamo in tanti, la solita compagnia. Non ricordo nulla. Mi
hanno detto che avevano lanciato una sfida a chi beveva
più “chupiti”, quei bicchierini
molto forti che costano un euro l’uno. Mi sono risvegliata il
giorno dopo all’ospedale».
Giura che è la prima volta
che li beveva. «Gioco a pallavolo, faccio una vita sana. Ma
queste cose succedono. È capitato a un nostro amico in
I luoghi
A sinistra, una
delle pagine del
diario della
13enne. In alto
uno dei tanti
locali che serve
«chupito» a 1
euro. A destra il
locale chiuso
dalla questura
Vodka a un euro ai ragazzi delle medie
La 13enne: ho denunciato, mi minacciano
Finita in ospedale dopo 18 bicchieri. Il locale di Ferrara è stato chiuso. Sul web: sappiamo chi sei
terza media. Conosco un’altra
ragazza che d’estate tutti i
mercoledì pomeriggio organizzava feste nel giardino di
casa, tanto i suoi non c’erano.
Io ogni tanto andavo per fare i
gavettoni, ma gli altri bevevano sempre, gli alcolici li compravano nei negozietti dei pachistani che non chiedono i
documenti».
I famosi pachistani, in realtà, sono bengalesi e la polizia
li tiene d’occhio da un pezzo. È
da quasi due anni, ormai, che
Anonimo
Un messaggio
ricevuto dalla
ragazza, nel
quale viene
minacciata da
un anonimo:
«Sappiamo che
scuola fai. Che
cosa hai fatto.
Hai i giorni
contati
bambina del
c...», scrive
il questore Antonio Sbordone
ha dichiarato guerra ad alcolici e stupefacenti. L’ultimo
provvedimento con cui si è
inimicato parte dei ferraresi è
il divieto di vendita di alcol nei
baracchini fuori dallo stadio.
Finora ha fatto chiudere una
quindicina di locali. Provvedimenti temporanei di 15-30
giorni, giustificati da motivi di
ordine pubblico. Come è successo con il Lobo Loco, il pub
degli «shottini» a un euro dove Giulia si è ubriacata e che è
stato chiuso per due settimane mercoledì scorso, dopo la
denuncia della madre, assistita dall’avvocato Maria Cristina
Zampollo.
Per la mamma di Giulia sono arrivate dai social le critiche più dure: doveva occuparsi lei della figlia; perché far
chiudere il locale a degli onesti lavoratori? a quell’età si resta a casa. Tra tutte le accuse,
quest’ultima le fa più rabbia.
Dice: «Io ho tre bambine, dai
sette ai tredici anni. Faccio del
mio meglio, ma non puoi stare ventiquattr’ore su ventiquattro con loro, devi anche
lasciarle libere. Quella sera
con Giulia siamo andate in
centro insieme in bicicletta,
dopo aver cenato. L’accordo è
che saremmo anche rientrate
insieme. Qui a Ferrara è tutto
vicino, io ero in un locale che
in linea d’aria dista 500 metri
dal Lobo Loco. Quando mi
hanno chiamata per dirmi che
stava male sono arrivata in un
lampo e non auguro a nessun
genitore quella scena: lei non
mi riconosceva, era sporca di
vomito dalla testa ai piedi, le
usciva la schiuma dalla bocca,
aveva le allucinazioni. Gli esami tossicologici sono risultati
tutti negativi: aveva fatto una
sciocchezza soltanto quella
sera. Spero che la lezione sia
servita. A lei e al gestore del
pub: non si vendono superalcolici ai minorenni».
@elvira_serra
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Monza
Pavia
Fuga con la figlia
Preso in Turchia
80enne spara
al figlio disabile
M
U
ohamed Kharat, il
siriano trapiantato
in provincia di
Monza, che nel dicembre
2011 era partito per la Siria
portando via la figlia
Emma, di appena 21 mesi, è
stato arrestato dall’Interpol
in Turchia. Su di lui
pendeva un mandato di
arresto internazionale per
il rapimento della bimba.
«Ora rivoglio qui la mia
bambina», dice l’ex moglie
dell’uomo, Alice Rossini.
Dove sia Emma, che nel
marzo prossimo compirà 6
anni, però non è ancora
chiarito.
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n agricoltore di 80
anni, Francesco Sali,
ha ucciso il figlio
disabile di 50 anni, Carlo
Alberto, con un colpo di
pistola. Poi si è tolto
la vita con la stessa arma.
A scoprire i due corpi
nella villetta di famiglia, la
moglie. La tragedia è
avvenuta a Sant’Alessio con
Vialone (Pavia). Per i
carabinieri si è trattato di
omicidio-suicidio. Pare che
da tempo Sali manifestasse
preoccupazione per il
futuro del figlio disabile,
considerando l’età avanzata
sua e della moglie.
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