Situazione Generale Europa 1815/1870
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Situazione Generale Europa 1815/1870
1 STORIA CLASSI QUINTE ARGOMENTI: SITUAZIONE GENERALE EUROPEA DAL 1815 A 1870 Il nuovo sistema europeo Il sistema di alleanze scaturito nel 1815 dal Congresso di Vienna aveva dimostrato di saper reggere con sempre maggiori difficoltà alle tensioni sviluppatesi in tutta Europa nei decenni successivi e culminate nei fatti rivoluzionari del 1848. L'equilibrio stabilito dal Congresso era basato sull'egemonia politica dell'Austria per tenere a freno le spinte nazionalistiche in Italia e in Germania; di contenere, attraverso la presidenza della Confederazione germanica, i disegni espansionistici della monarchia prussiana, di mantenere l'equilibrio nella penisola balcanica attraverso un accordo con lo zar; di neutralizzare la Francia e soprattutto l'Inghilterra. Dopo le rivoluzioni del '48 si assistette a un definitivo ridimensionamento della potenza austriaca, alla formazione di nuove entità come l'Italia e la Germania, al consolidamento della egemonia inglese. Le trasformazioni dell'ordine internazionale erano anche il sintomo di un profondo mutamento interno ai singoli stati: gli interessi materiali e i valori culturali della borghesia si imposero e vennero invece emarginati quelli dei vecchi gruppi aristocratici. Il liberismo sostituì progressivamente il controllo statale del mercato, la monarchia costituzionale prese il posto di quella assoluta. Dalle rivoluzioni del 1848 scaturì dunque la premessa per un nuovo ordine sociale in Europa. Nazionalismo e liberismo si coniugarono in maniera più coerente negli Stati economicamente all'avanguardia e contribuirono a rafforzare il potere delle nuove classi dirigenti di matrice borghese. In questo contesto, però, il nazionalismo mutò profondamente i propri contenuti e le proprie finalità politiche, mentre nell'età della Restaurazione era stato lo strumento di fondazione e di coesione di una identità popolare e liberaldemocratica, che aveva sorretto le battaglie di tante leve di rivoluzionari contro l'assolutismo monarchico e l'oppressione straniera, dopo l'affermazione della borghesia, il nazionalismo si trasformò in una ideologia aggressiva. Le potenze occidentali: la Francia e la Gran Bretagna Divenuto presidente dei francesi nel dicembre 1848, Luigi Napoleone, dimostrò ben presto quale fosse il suo vero obiettivo: la conquista del potere assoluto. Attuò un colpo di stato nel 1851 e nel dicembre 1852 si proclamò "imperatore dei francesi" col nome di Napoleone III. Regnò dal 1852 al 1870 e fece di tutto per scardinare gli assetti del Congresso di Vienna e cercò di rendere la nazione più forte, più ricca e prospera. Avviò colossali lavori pubblici, rinnovò le città, istituì forme di aiuto ai lavoratori, favorì le grandi banche e i grandi finanzieri: e tutto questo, in assenza delle fondamentali libertà. Promosse l'espansione coloniale della Francia ( Algeria, Senegal, Cina, Siria, Indocina), stinse alleanze con la Gran Bretagna e la Turchia contro la Russia in occasione della guerra di Crimea, si propose come difensore della Chiesa e insieme cercò di sottrarre l'Italia alla sfera di influenza austriaca, appoggiandone l'indipendenza. Mirava a un "Impero liberale" nel quale il suo ruolo, pur attenuato, rimanesse di assoluto rilievo. La Camera, però passò nelle mani dell"opposizione nelle elezioni del 1869 e, a quel punto, egli cercò di recuperare prestigio sfidando la Prussia in una contesa diplomatica che sfociò in una guerra. Il conflitto (1870-71), vide la pesante sconfitta dei francesi e a Napoleone III non restò che la via dell'esilio. La Francia, alla quale la Prussia sottrasse le regioni dell'Alsazia e della Lorena, diventava una repubblica (1870). Il lungo regno della regina Vittoria ( 1837-1901) segnò l'apice della potenza inglese. La Gran Bretagna confermò il suo ruolo di grande nazione marittima e coloniale: da Singapore alle Falkland, da Hong Kong alla Colonia del Capo, dall'Australia al Canada, i territori e le basi commerciali inglesi si moltiplicarono. Londra in questo periodo adottò una politica di larga autonomia, evitando interventi diretti troppo pesanti nei paesi colonizzati: fino al 1858, l'India fu governata dalla Compagnia delle Indie Orientali e non dalla Corona. Ciò che interessava al governo era la possibilità di garantire la sicurezza dei commerci, la disponibilità dei mercati, l'importazione di materie prime e dal momento che la maggior parte delle merci che viaggiavano sugli oceani erano britanniche era del tutto naturale che, a Londra, ci si dichiarasse per il libero mercato e per il libero commercio. La crescita della economia, l'urbanesimo, il miglioramento delle condizioni di vita dei ceti popolari e l'istruzione trasformarono in profondità la società inglese, che nel 1867 vide allargato il diritto di voto. In Parlamento due partiti, il conservatore ( Disraeli) e il liberale ( Gladstone) si contendevano il potere. La nascita della Germania unita Il sentimento nazionale militante in Germania, risaliva all'età napoleonica, quando i volontari tedeschi erano scesi in campo a Lipsia per battere l'imperatore reduce dalla Russia. Il problema che si pose nel 1848 fu la dimensione della Germania del futuro: tra un'ipotesi. piccolo tedesca, senza l'impero asburgico, e una grande tedesca, con l'impero asburgico. I nazionalisti più rigorosi ritenevano che all'interno dell'Impero ci fossero popoli estranei alla loro patria ( italiani, slavi, magiari) che non potevano entrare nella nuova Germania. Fu la Prussia di Guglielmo I, guidata dal cancelliere Otto von Bismarck a partire dal 1862, a riprendere l'iniziativa: la Prussia era uno stato prevalentemente agricolo, con una solida nobiltà terriera ( gli junker) e un esercito efficiente; in Renania e nella Germania meridionale esistevano, invece, aree fiorenti dal punto di vista industriale. Bismarck pensò a unificare tutte queste realtà attraverso un patto federale che sancisse il primato del re di Prussia: ciò avrebbe consentito a ciascun paese una larga autonomia e alla Prussia un ruoo guida nella politica estera. Bismarck aveva due ostacoli davanti a sé: l'Austria e la Francia. Risolse prima la partita con l'Austria, stringendo un'alleanza con l'Italia che portò una breve guerra, culminata nella vittoria prussiana di Sadowa ( 1866), con la quale, nonostante la sconfitta, l'Italia ottenne il Veneto mentre Berlino vedeva riconosciuta la sua supremazia sui popoli tedeschi. Nel 1870 fu la volta della Francia che perse l'Alsazia e la Lorena, ricche di giacimenti minerari. Nel 1871, nella galleria degli Specchi di Versailles, Guglielmo I nuovo kaiser, dichiarò la nascita solenne della Germania, che egli vedeva come il ritorno del Reich, del sogno imperiale che i grandi sovrani tedeschi, dal Barbarossa a Federico II, avevano tentato di realizzare nell'Europa medievale. Il Reich presentava una struttura federale, rispettosa delle principali autonomie preesistenti; ebbe un Parlamento, alla cui elezione potevano partecipare tutti i cittadini maschi. L'esercito dipendeva direttamente dal sovrano e il potere del cancelliere era vastissimo. Anche la società tedesca, come quella italiana, era tutt'altro che uniforme: enormi differenze esistevano sul piano delle tradizioni, della cultura, delle abitudini, persino della religione. Al nord prevalevano i protestanti luterani, al sud i cattolici; nella Germania meridionale e renana sorgevano ricche città, aree industriali, mentre la Prussia orientale era caratterizzata da vasti contadi e da pochi centri. Eppure nel volgere di pochi decenni, la rivoluzione industriale e la politica di Berlino avrebbero cambiato il volto di questi ampi territori posti al centro del continente, rendendoli la sede di una straordinaria potenza economica e militare. Mentre la Germania diventava lo stato più forte dell'Europa continentale, l'impero asburgico che era stato la maggiore potenza continentale dopo la caduta di Napoleone, vide il suo predominio venire meno, soprattutto in coincidenza con i movimenti nazionalisti italiano e tedesco. Vienna perse la Lombardia nel 1859, il Veneto nel 1866 e tutti i suoi alleati in Germania dopo la guerra contro la Prussia. La sconfitta militare ad opera della Prussia (1866) aveva minato la stabilità della dinastia degli Asburgo e Vienna tentò l'ultima carta: si accordò con gli ungheresi e riconobbe l'esistenza del Regno d'Ungheria, di cui Francesco Giuseppe, l'imperatore, avrebbe continuato a portare la corona. L'operazione funzionò. Si ottenne così una duplice monarchia, imperriale ( Austria) e regia (Ungheria), alla quale corrispondevano istituzioni parallele.