presS/Tmagazine n.27 anno 2008

Transcript

presS/Tmagazine n.27 anno 2008
presS/Tmagazine n.27 anno 2008
www.presstletter.com
presS/Tarchitecture
David Adjaye: Il legno duro americano nel Padiglione SCLERA a Londra
Frits van Dongen (Studio de Architekten Cie): Il legno duro americano nella
nuova Scuola di musica di Amsterdam
presS/Tmostra
Jonas Mekas: 6 opere in mostra di Patrizia Pisaniello
presS/Tproject
DULIAO STUDIO: loop.on.the.loops - Union Station 2020
Gnosis Architettura: Concorso di idee per la riqualificazione, valorizzazione
e riuso dell’area di via Vinciprova a Salerno
presS/Tcronache a cura di Diego Barbarelli
Morziello Architetti Associati e Alfonso Giancotti: Nuovo polo didattico delle Arti
Visive a Ceccano
presS/Tcomics
Le vignette di Roberto Malfatti
presS/Tarchitecture
David Adjaye: Il legno duro americano nel Padiglione SCLERA a Londra
Quest’anno il London Design Festival ha visto la
straordinaria collaborazione fra l’architetto David
Adjaye e l’American Hardwood Export Council
(AHEC) per la realizzazione di un padiglione
ellittico in lamellare di tulipier americano
(American Tulipwood). Il padiglione, che si chiama
“Sclera” ed è stato montato al Southbank Centre
sul retro della Royal Festival Hall dal 13 settembre
al 12 ottobre, dimostra la flessibilità del tulipier
americano con un’originale installazione che
abbatte i confini fra architettura, design,
ingegneria e scultura.
Per Adjaye il nome “Sclera”, al di là della sua
accezione medica (la membrana esterna che
riveste il bulbo oculare), descrive uno “spazio dal
mio punto di vista”. Non sorprende dunque la
forma ellittica del padiglione, con un'ampia e
ariosa sala interna, il cui senso di libertà è
sottolineato dalla leggerezza e trasparenza del
legno. La pianta aperta invita i visitatori a
sperimentare il sorprendente effetto di luce e
contrasto nell’interno curvilineo della struttura.
Adjaye ha scelto il tulipier americano per
l’intrinseca flessibilità, la resistenza, la bellezza
della venatura e la ricca gamma di sfumature dal
giallo chiaro al marroncino. Grazie alle sue
proprietà di lavorazione, il tulipier si presta a un
ampio ventaglio di applicazioni, ma non è
solitamente richiesto per le parti esterne o per
progetti di grandi dimensioni.
Adjaye si è avvalso della consulenza tecnica di
Osmose,
società
leader
specializzata
nella
conservazione del legno, che nei prossimi mesi
collaborerà strettamente con l’AHEC a ulteriori
ricerche per estendere la gamma di possibili utilizzi
del
tulipier
in
applicazioni all’esterno.
Le
dimensioni del padiglione e la quantità di legno
necessaria alla sua costruzione non hanno certo
facilitato il compito del produttore tedesco Hess
Wohnwerk.
Il
materiale,
trasportato
dalla
Germania con quattro camion, è stato assemblato
sul
luogo
dall'impresa
inglese
Mtech,
in
collaborazione
con
gli
specialisti
di
Hess
Wohnwerk.
American Hardwood Export Council (AHEC)
L’AHEC è l’associazione che rappresenta a livello internazionale l’industria statunitense del legno
duro. L’AHEC concentra la sua attività nel fornire ad architetti, designer, prescrittori e utilizzatori
finali informazioni tecniche sulla varietà di specie, prodotti e fonti di approvvigionamento dei legni
duri americani.
Le credenziali ambientali delle latifoglie americane vengono approfondite nel sito
www.sustainablehardwoods.info - L’AHEC produce una serie di pubblicazioni tecniche che si
possono richiedere gratuitamente visitando il sito www.ahec-europe.org
per ulteriori informazioni:
Camilla Segre, Studio Segre
e-mail: [email protected] - tel./fax: 0532 211977
Frits van Dongen (Studio de Architekten Cie): Il legno duro americano nella
nuova Scuola di musica di Amsterdam
La nuova Scuola di musica di Amsterdam è parte
del piano di sviluppo dell’Eastern dock di
Amsterdam, concepito da Erick van Egeraat, la cui
realizzazione è affidata ad un gruppo di dodici
architetti di fama internazionale. L’urbanizzazione
comprenderà anche edifici ad uso abitativo, uffici,
alberghi e negozi.
Tornando alla Scuola di musica, il soffitto della
parte ribassata dell’ingresso e dei piccoli bovindo
introduce alla specie di legno più utilizzata
nell’intero edificio: la quercia rossa americana. La
quercia rossa ritorna ovunque – in soffitti, pareti,
pavimenti, scale, mobili, porte e infissi interni delle
finestre – per raggiungere l’apoteosi nel foyer, il
cuore delle sale da concerto, dove domina
rivestendo grandi superfici di soffitti alti e ribassati,
nel mezzanino, su pavimenti e gradinate. Il
connubio con il vetro delle pareti esterne, l’acciaio
delle scale, il cemento dei muri e delle colonne
(diritte, diagonali, asimmetriche e a V) costituisce
un modello di umanizzazione del progetto
strutturale. La scelta di usare tanto legno risponde
per van Dongen a un’esigenza formale: l’estetica
dell’edificio deve esprimere il calore trasmesso
dalla musica.
L’architetto aveva sempre pensato alla quercia
come a un legno classico e strutturale, un’idea che
ha messo alla prova mentre lavorava alla
creazione di una scala sospesa per la propria casa.
“Ho pensato all’acciaio, ma anche alla quercia.
Dovrebbe essere forte abbastanza, mi sono detto.
Così ora la scala è una sequenza di alzate e gradini
in laminato di quercia uniti gli uni agli altri da
chiodi invisibili in acciaio. Una meraviglia! È così
che ho imparato ad apprezzare le potenzialità del
materiale”.
Da qui, la scelta della quercia anche per la scuola
di musica: van Dogen era alla ricerca di un tipo
particolare di quercia che potesse essere utilizzata
ovunque senza alcun trattamento, in armonia con
l’atmosfera concreta e accogliente dell’area con i
pavimenti non trattati in cumaru ma anche con lo
spirito dei caffè francesi e spagnoli. 'Adoro questi
pavimenti segnati dal tempo, che richiedono come
sola manutenzione una passata di straccio. Anche
a casa ho un pavimento simile. Secondo
l'architetto, le tavole irregolari da 9 x 90 mm che
rivestono quasi interamente i pavimenti del Playing
Heart, cuore vibrante dell’edificio, sono ancora più
belle perché al naturale. 'La perfezione è
nell’irregolarità'.
La scelta è caduta, fra i tanti campioni esaminati,
sulla quercia rossa americana in quanto più
caratteristica.
Alcune
applicazioni,
come
i
pavimenti, non devono essere raffinate ma
robuste, trattandosi di un edificio scolastico la cui
natura
pubblica
trova
già
espressione
nell’esuberanza del vetro trasparente. Effetto a
sorpresa, le differenze di colore fra le diverse
realizzazioni in quercia rossa, dovute al ricorso a
più fornitori ma anche all’uso di legno sia naturale
che trattato. Il pavimento del foyer, non trattato,
contrasta così con le ampie e rifinite superfici del
soffitto e delle pareti, sottoposte a trattamento
ignifugo e quindi oleate, che oggi sfoggiano una
bellissima tonalità rosso-marrone. E a partire dal
quinto
piano
la
quercia
rossa
domina
incontrastata: nelle pareti interne degli studi di
musica, nelle aule che si aprono sui corridoi con
finestre alte fino al soffitto dagli infissi laccati, o
ancora
nelle
doppie
porte
acustiche
in
impiallacciato di rovere rosso e nei corridoi.
presS/Tart
Jonas Mekas: 6 opere in mostra di Patrizia Pisaniello
Jonas Mekas
Friends and places (Frozen film Frames)
Nel 1968 la Galleria d’Arte Moderna di Torino
presentò al pubblico italiano il New American
Cinema
dando
visibilità,
come
indiscutibile
protagonista
del
fronte
sperimentale
e
Underground, al lavoro di Jonas Mekas, filmer
come lui stesso preferisce definirsi, dotato di
un’indubbia
lucida
e
consapevole
capacità
comunicativa. Un “cinema differente” il suo, che
non si preoccupa delle regole e delle funzioni
dominanti nella comunicazione, meno interessato
al senso della forma e più radicalmente legato alla
dimensione personale. Un cinema sperimentale,
d’avanguardia, selvaggio, una sorta di “acinema”
di cui parla Jean-François Lyotard nelle pagine del
“Revue d’esthetique” del 1972. Mekas è un
pioniere
del
cinema
in
prima
persona,
autobiografico
e
diaristico.
Nella
mostra,
coraggiosamente allestita nei locali del complesso
di San Micheletto a Lucca (11 ottobre – 2
novembre
2008)
assistiamo
alla
scomposizione/ricomposizione
del
cinema
di
Mekas; è lui stesso che ci introduce all’ingresso,
attraverso una video-intervista realizzata pochi
giorni prima dell’apertura, ed è lui stesso
(coadiuvato dal suo giovane collaboratore) ad aver
ideato l’esposizione. Un caos di suoni, rumori
sovrapposti sembrano riecheggiare alle immagini
dei luna-park, intanto il vecchio Mekas con il suo
inseparabile bicchiere di vino ci parla dei “Frozen
film Frames” (fotogrammi congelati) e della
multivisionalità del percorso allestito, questo ideato
“in modo che possiate fare voi stessi il vostro film
traendolo da questo materiale, spostandovi da un
monitor all’altro e ancora a un altro. Una forma
diaristica è una forma d’arte molto aperta,
personale ma aperta …” e imparare a“… utilizzare
le sovrapposizioni come elementi di punteggiatura;
usarle
per
–
letteralmente
–
illuminare
diversamente la realtà; usarle per introdurre nella
realtà una certa distanza; risistemare la realtà.”
Mostra così la sua particolare predilezione verso le
infinite possibilità di ricomposizione della visione
attuate dallo spettatore; è un’indagine tesa a
sondare i significati di tempo, di memoria e di
simultaneità. La cinepresa (mitica Bolex tanto
usata anche dal suo fraterno amico A. Warhol) si
muove in modo irregolare: velocità e lentezza si
alternano a tratti, fagocitati dalla rapidità degli
accadimenti. In “Note on the circus” (Usa,1966,
col, 12’) il dinamismo delle immagini proiettate
dalla pellicola si spinge sino a sfiorare le figurazioni
di una linea astratta che partendo da U. Boccioni,
passa per J. Pollock e W. de Kooning e giunge fino
E
V d
U
d
ità
l tt i
ll
The destruction quarter (Quartets)
Soho Quartet (Quartets)
Egypt Regained (Quartets)
The Scorsese Quartet (Quartets)
E. Vedova. Una modernità elettrica quella
dell’action camera realizzata da Mekas in cui il
tempo è presentato attraverso la sua gestualità, il
suo occhio, la sua mano, il suo passo; i suoi colpi
d’occhio sono ora improvvisati ora inconsci sempre
pronti a registrare le sfumature della quotidianità,
straordinariamente ricuciti attraverso un sapiente
lavoro di montaggio in cui combina suono,
immagine e scrittura. Di fatto l’affermazione per
cui i diari conservino solo composizioni spontanee
è senz'altro ingannevole ma non per questo
perdono di freschezza e immediatezza. Un cinema
primitivo che rifugge dalle consuetudini della bella
cinematografia e per questo forse, più difficile. In
“QUARTETS (The destruction quarter – Soho
Quartet – Education of Sebastian or Egypt
Regained – The Scorsese Quartet)” presenta
simultaneamente quattro video su sedici monitor;
la moltitudine e la sovrabbondante successione di
eventi presentati, tratti tutti dalla propria vita
quotidiana come l’attacco dell’11 settembre 2001 o
come le riprese durante il film The Departet di
Scorsese, fanno parte di quel modo di registrare le
sfumature della quotidianità, caratteristico del
mondo di Mekas, che oltre ad affermare la realtà
del mondo esterno ne suggerisce un modello
temporale che sfugge alle categorie di passato,
presente e futuro. Questo accade anche con gli
appunti sonori; una selezione di 51 registrazioni
estratte da un lungo diario sonoro archiviato con
molta cura nel corso degli anni dall’artista ha dato
corpo all’installazione sonora “To Petrarca who
Walked over the Hill of Provence” (esposta per la
prima volta al Museo d’arte moderna di Parigi nel
2003) è qui presentata in una stanza semi buia,
priva di finestre: visibili ci sono alcuni grossi bauli
da viaggio e la grafica di presentazione
dell’installazione. I suoni registrati provengono
dalla vita dell’artista nelle più diverse situazioni: il
vento, l’oceano a Montauk, la pioggia a Soho, la
metropolitana, Oona di poche settimane…; essi
riescono, straordinariamente combinati al potere
evocativo della parola scritta, a rendere visibili
scorci di quotidianità vissuta. Un potere forte è
quello suscitato da tale installazione ammesso che
lo spettatore abbia il gusto di attendere qualche
istante e farsi accompagnare pazientemente in
questo viaggio; una percezione lenta, paziente è in
questi
casi
indispensabile.
L’operazione
di
smontaggio e rimontaggio messa in atto in questa
esposizione è paradigmatica proprio nell’indagare il
tempo come materia plasmabile e insostituibile in
quanto il cinema è inteso soprattutto come
l’esperienza e non rappresentazione. I suoi diari
sono pieni di persone conosciute e sconosciute, lui
è uno tra queste e volentieri passa la macchina da
presa ai suoi amici per farsi riprendere, o mette la
telecamera su un cavalletto e si riprende come per
Anthology Film Archives
esempio nelle “Scene di vita e di lavoro agli
Anthology Film Archives”.
Ha frequentato molti amici, artisti e registi tra cui
Andy Warhol, The Velvet Underground, Allen
Ginsberg, Yoko Ono, G. Maciunas, queste
controverse personalità insieme ai suoi due
bambini e a se stesso si trasformano negli attori
del
film
pubblico/privato
che
Jonas
ininterrottamente sta costruendo. I suoi semplici
diari sono diventati il simbolo di una generazione,
sono la documentazione di una produzione artistica
che dagli anni sessanta ha caratterizzato sino ad
oggi New York. Il suo sguardo intriso di modernità
lo conduce a registrare momenti di vita con sagace
spirito impressionista, un viaggiatore per obbligo
che sa celebrare ciò che vede con un’innata
poeticità. Nel 2007 inizia la serie “365-DayProject”, un video o un cortometraggio al giorno
per un intero anno pubblicato sul proprio sito web
www.jonasmekas.com, un “eye-pod poems” in cui
connette appunti di vita provenienti dal passato
con appunti di attuale quotidianità. Catalogo a cura
di Benn Northover, Edizioni Fondazioni Ragghianti
Lucca
2008,
rassegna
Studi
sull’Arte
cinematografica curata da Lucca Film Festival.
Images courtesy of Fondazione
sull’Arte L. e C.L. Ragghianti.
Homemovies
Centro
Patrizia Pisaniello
The song of Italy
To Petrarca (Soun Piece)
Jonas Mekas
This side of Paradise
(Frozen film Frames)
Studi
presS/Tproject
DULIAO STUDIO: loop.on.the.loops - Union Station 2020
Beijing based DULIAO STUDIO was awarded with
an honorable mention at the international
competition for rethinking the historical building of
UNION STATION in Chicago and transform it in an
contemporary traffic hub with a project called
“loop.on.the.loops”.
The
competition
was
organized
by
Chicago
Architectural
Club
and
Duliao
(www.chicagoarchitecturalclub.org)
Studio was also selected among 75 teams as one
of ten young architectural practices taking part in
the exhibition held at the Chicago History Museum
from the November the 9th.
DULIAO STUDIO - team members:
Wenjun Li, Stefano Avesani, Huan Zhu,
Zhixing Zhao
Project Statement
Target. The project aims to redefine the original
union station plots, transforming the old station
into a multifunctional transit center and a new
landmark, giving back the old building its central
role as event and terminal hall.
Implementation. Step 1. The existing Union
Station building is maintained. Other buildings and
pavilions on the site will be demolished. Step 2.
Reorganize the underground traffic facilities,
merging them into a multifunctional new complex.
Step 3. Place a new building rising from the river
and shaping new synergic relationships with the
existing Union Station building both overground
and underground.
Concept strategy. Bond: connecting the planned
west (Clinton transitway, west loop) and the east
(Intercity and commuter rails) traffic facilities
underground, fusing them with a bond. Vertical
loop: merging old and new, over ground and
underground facilities into a big 3 dimensional loop
complex. Attractive “functional stations” (related to
the new program: Hotel, Market, Convention,
Shopping etc) are placed all along the loop.
The overlaying of functions and the mix of open
and close spaces is giving the walkable public
space system a very dynamic character. For the
coming passengers the new Union Station will
work as a filter to the city, a complex gate
containing a mix of urban facilities, which is easy
to access.
Architecture. The typology of high-rise building
should be reinvented. The new Z form high-rise
building embraces and canopies the existing Union
Station building. The old Station Hall will be
reactivated
and
integrated
into
the
new
configuration. The new entity functions as a
synthesized whole.
Gnosis Architettura: Concorso di idee per la riqualificazione, valorizzazione e riuso
dell’area di via Vinciprova a Salerno
L’area di via Vinciprova è cruciale nell’apertura
della City al contorno urbano e alla Provincia. L’
incontro tra l’asse viario longitudinale di via
Torrione e quello trasversale della Lungoirno, la
presenza della linea ferroviaria (col terminale della
metropolitana), la vicinanza del Porto e la
prossimità della cittadella giudiziaria e del Corso
Vittorio Emanuele fanno di quest’area un nodo di
interscambio determinante nello sviluppo della
città. Il bando richiedeva espressamente 500 posti
auto a rotazione, un piccolo luogo di culto,un
collegamento con la stazione ferroviaria, un
terminal bus.
Il progetto rispettando tutte le esigenze individuate
dal bando arricchisce il contesto con la previsione
di nuovi elementi che hanno lo scopo di migliorare
la qualità urbana del quartiere e dell’intera città.
Il tema del collegamento con la stazione ferroviaria
è stato risolto con una piastra verde che recupera
la quota dei binari e collega via Vinciprova (nei cui
pressi si trova il terminal bus per circa 16 posti)
con il “Parco dei Pini” presso la Cittadella
Giudiziaria scavalcando l’Irno e la Lungoirno. La
piastra ha un profilo ad onda che assicura una
maggiore altezza sul prospetto principale (dove si
trovano le attività commerciali) e al contempo
protegge l’area dai rumori provenienti dalla linea
ferroviaria.
Tra il centro servizi e la ferrovia c’è il terminal bus
cui si accede da tre grandi occhi in cui sono posti i
collegamenti verticali. In luogo dell’attuale
capolinea della Sita si prevede la realizzazione
della città della musica, un centro con un piccolo
auditorium (3 sale da 350, 100 e 100 posti) e degli
spazi da destinare ad attività collaterali (sale di
incisione, spazi per piccoli gruppi locali,…). Il
centro può anche avere la funzione di centro
congressi e lavorare in sinergia con il vicino Grand
Hotel Salerno.
L’attuale campo di calcio di quartiere non sarà
eliminato, ma solo spostato e saranno aggiunti gli
spogliatoi e una piccola tribunetta. Tra la
Lungoirno e il fiume Irno è stata posta la chiesa
per 150 posti con una sezione triangolare e con le
due falde ricoperte da prato. In quest’area
troveranno posto anche il mercatino etnico
(ridimensionato rispetto all’attuale) e il tunnel che
porta ai binari delle Ferrovie.
Al livello interrato è stato infine previsto un
parcheggio per circa 620 auto (l’incremento è
dovuto al carico urbanistico portato in zona) e un
secondo livello interrato per circa 300 stalli
pertinenziali da cedere ai residenti.
In ogni suo aspetto l’intervento ha tenuto conto
della
sostenibilità
ambientale,
sociale
ed
CREDITS
Capogruppo dell’ ATI:
Gnosis Architettura
Progetto urbanistico e architettonico:
Gnosis Architettura
arch. Giuseppe Panzella,
arch. Giovanni Peduto,
arch. Gianluca Calabrese,
arch. Valentina Ganguzza
Geologia:
geologo Rocco Guarino
Progetto economico-finanziario:
dr Massimiliano Santopietro
Progetto strutture:
prof. ing. Luigi Petti
Progetto impianti elettrici e speciali:
Macchiaroli & Partners
Progetto impianti meccanici:
ing. Giampiero Rasulo
Consulenti:
arch. Isabella Lisi (Sostenibilità
ambientale)
dott.ssa Giuliana Tocco Sciarelli
(Archeologia)
economica. Verrà incrementato il verde pubblico,
saranno utilizzate soluzioni eco-orientate (pannelli
solari per il fabbisogno del parcheggio interrato,
una centrale di trigenerazione che brucia biomasse per ottenere energia elettrica, materiali che
garantiscono il contenimento termico), verranno
introdotte funzioni sociali (auditorium, chiesa,
campo sportivo) saranno realizzati parcheggi che
contribuiranno a decongestionare il traffico del
centro. A garanzia della sostenibilità economica
tutto l’intervento sarà realizzato con un forte
contributo di privati (oltre l’85% dei fondi) a fronte
di un importante ritorno per il pubblico (oltre il
60% delle opere sono di carattere pubblico). Si
riportano di seguito dei dati significativi:
620 posti auto a rotazione interrati, 280 posti auto
pertinenziali per i residenti, 120 posti per moto e
scooter, auditorium (centro congressi) con 3 sale
da 350, 100 e 100 posti e 600 mq per attività
legate alla musica (sale incisione, piccoli spazi per
gruppi locali), circa 5500 mq destinati al
commercio e ad uffici, circa 7500 mq di verde
pubblico, quasi 10000 mq di spazio pubblico
attrezzato (campo sportivo, mercatino etnico,...),
12 posti per taxi, terminal bus da 16 posti e chiesa
da 150 posti.
BIOGRAFIA
Gnosis Architettura è uno studio di progettazione multi-specialistico che spazia dalla
progettazione e realizzazione di interventi a scala urbana come master plan, piazze e parchi a
tema, agli allestimenti in luoghi ricchi di valenze storiche, artistiche e paesaggistiche nonché
archeologiche ed architettoniche, fino a interventi a scala più ridotta come oggetti di design per
luoghi dedicati al tempo libero e alla ristorazione, alberghi, uffici e negozi.
Grazie all’apporto collegiale di un gruppo di architetti ben articolato ed allo stesso tempo bene
integrato da partners e collaboratori, caratterizzato da aggiornamenti continui su tecnologie
innovative e materiali sperimentali adottati nel campo edilizio, forte di quindici anni di intensa
esperienza progettuale e realizzativa, la Gnosis Architettura affianca qualsiasi committente sia
pubblico che privato con piena consapevolezza delle problematiche concrete di costruzione, di
allestimento ed organizzazione, di estetica e di marketing, di costi-benefici e di gestione.
Conosciuta come struttura flessibile e ben organizzata, la Gnosis Architettura si esprime in una
prima fase tramite schizzi a mano spesso acquerellati dove sono presenti in nuce già tutti gli
elementi che troveranno piena definizione nei grafici esecutivi successivi, completi di ogni
particolare costruttivo, certa che il controllo del dettaglio sia l’unico strumento per assicurare le
perfetta rispondenza di quanto ideato a quanto disegnato e a quanto infine realizzato.
I suoi lavori sono pubblicati tra l’altro su una monografia dei lavori dal 1990 al 2000, un libro sugli
allestimenti museali, ed uno sketch book.
La Gnosis Architettura è intervenuta tra l’altro all’interno della città antica di Pozzuoli al Rione
Terra, in molti Musei Campani, a Bagnoli per il Parco dello Sport, a Napoli per nuova sede de “La
Rinascente”, a Ravello per l’Auditorium di Niemeyer.
Per garantire l’espletamento di un servizio con standard costanti di qualità, la società è certificata
secondo le disposizioni normative della direttiva ISO 9001:2000
www.gnosisarchitettura.it
presS/Tcronache a cura di Diego Barbarelli
Morziello Architetti Associati e Alfonso Giancotti: Nuovo polo didattico delle
Arti Visive a Ceccano
volumi metallici dalle forme dinamiche e dagli ampi
affacci sul fiume
il progetto
L’idea del progetto nasce nel 1997, con la
redazione di uno studio di fattibilità su incarico del
Comune di Ceccano per il recupero di una area in
cui era insediata una cartiera risalente alla fine del
XIX secolo. L’area di intervento si colloca alle porte
del centro storico, a conclusione di un ideale
percorso che fronteggia il fiume Sacco, segnato da
presenze eterogenee per dimensione, funzione e
storia. Il progetto prevede il parziale riutilizzo della
struttura di un vecchio casale che ospitava il
proprietario e del muro a fiume, che consentiva il
funzionamento idraulico della cartiera stessa.
Nell’edificio di nuova edificazione, parallelo al
fiume, sono collocate le aule dell’Accademia,
mentre nell’ampliamento del casale si trovano lo
spazio espositivo, la sala convegni, la mediateca e
la biblioteca comunale. Gli spazi esterni al
complesso, che configurano una piazza lineare di
pertinenza del polo rivolta verso il fiume, sono
modellati attraverso una sequenza di percorsi,
delimitati da muri in cemento facciavista, che
consentono la fruizione della sponda e l’affaccio
verso il corso d’acqua.
(giancotti)
crediti
progettisti: Morziello Architetti Associati e Alfonso
Giancotti
collaboratori:
arch.
Silvia
Cioli
(progetto
preliminare), ing. A.Mirabella (progetto strutturale
e impiantistico preliminare), dott. B.Ravaglioli e
dott. M.L.Tramonti (analisi economico finanziaria),
studio Sylos Labini (progetto strutturale), Proge.T.
srl (impianti meccanici), B.M. Progetti (impianti
elettrici), ing. G.Mazzacane (sicurezza in fase di
progettazione)
ufficio direzione lavori: arch. V.Morziello (direttore
dei lavori), arch. A.Giancotti e arch. R.Morziello
(direttore operativo)
committente:
amministrazione
comunale
di
Ceccano
progetto: 1997-2002
lavori: 1999-2005
superficie area: 5.300mq
superficie utile: 2.400mq
imprese: Delta Costruzioni (Sora), Anacapri
Costruzioni (Caserta)
importo complessivo dei lavori: 3.200.000 euro
note biografiche
Alfonso Giancotti (1970) ha studiato a Parigi e
Roma e attualmente è docente presso la facoltà di
architettura Valle Giulia a Roma. Ha scritto alcune
pubblicazioni sul lavoro di Maurizio Sacripanti.
Roberto Morziello (1965) ha studiato a Roma e ha
svolto attività didattica presso le università di
Roma La Sapienza e la Terza Università. Dal 1996
fonda con Vincenzo Morziello lo studio Morziello
Architetti Associati.
presS/Tmagazine
Lettera di critica dell’architettura che affianca presS/Tletter. Per cancellarsi e rimuovere il nominativo dal nostro indirizzario
basta mandare una mail al mittente con scritto: remove. Per iscriversi basta farne richiesta. Ai sensi della Legge 675/1996,
in relazione al D.Lgs 196/2003 La informiamo che il Suo indirizzo e-mail è stato reperito attraverso fonti di pubblico dominio
o attraverso e-mail o adesioni da noi ricevute. Si informa inoltre che tali dati sono usati esclusivamente per l’invio della
presS/Tletter e di presS/Tmagazine. Per avere ulteriori informazioni sui suoi dati, che di regola si limitano al solo indirizzo di
e-mail accompagnato qualche volta dal nome e cognome ovvero dal nome della società, può contattare il responsabile, Luigi
Prestinenza Puglisi, all’indirizzo [email protected]. Tutti i destinatari della mail sono in copia nascosta (Privacy L.75/96).
Abbiamo cura di evitare fastidiosi MULTIPLI INVII, ma laddove ciò avvenisse La preghiamo di segnalarcelo e ce ne scusiamo
sin d'ora. I giudizi espressi negli articoli non esprimono l’opinione della redazione ma dello scrivente. Si ringraziano i
progettisti per le informazioni relative ai credits e per il materiale iconografico che viene concesso gratuitamente, libero da
diritti relativamente alla circolazione di questa newsletter.
REDAZIONE: Anna Baldini, Diego Barbarelli, Gianpaolo Buccino, Diego Caramma, Maria Elena Fauci, Massimo Locci, Roberto
Malfatti, Valerio Paolo Mosco, Luigi Prestinenza Puglisi, Paolo Raimondo, Monica Zerboni.