presS/Tmagazine n.27 anno 2008
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presS/Tmagazine n.27 anno 2008 www.presstletter.com presS/Tarchitecture David Adjaye: Il legno duro americano nel Padiglione SCLERA a Londra Frits van Dongen (Studio de Architekten Cie): Il legno duro americano nella nuova Scuola di musica di Amsterdam presS/Tmostra Jonas Mekas: 6 opere in mostra di Patrizia Pisaniello presS/Tproject DULIAO STUDIO: loop.on.the.loops - Union Station 2020 Gnosis Architettura: Concorso di idee per la riqualificazione, valorizzazione e riuso dell’area di via Vinciprova a Salerno presS/Tcronache a cura di Diego Barbarelli Morziello Architetti Associati e Alfonso Giancotti: Nuovo polo didattico delle Arti Visive a Ceccano presS/Tcomics Le vignette di Roberto Malfatti presS/Tarchitecture David Adjaye: Il legno duro americano nel Padiglione SCLERA a Londra Quest’anno il London Design Festival ha visto la straordinaria collaborazione fra l’architetto David Adjaye e l’American Hardwood Export Council (AHEC) per la realizzazione di un padiglione ellittico in lamellare di tulipier americano (American Tulipwood). Il padiglione, che si chiama “Sclera” ed è stato montato al Southbank Centre sul retro della Royal Festival Hall dal 13 settembre al 12 ottobre, dimostra la flessibilità del tulipier americano con un’originale installazione che abbatte i confini fra architettura, design, ingegneria e scultura. Per Adjaye il nome “Sclera”, al di là della sua accezione medica (la membrana esterna che riveste il bulbo oculare), descrive uno “spazio dal mio punto di vista”. Non sorprende dunque la forma ellittica del padiglione, con un'ampia e ariosa sala interna, il cui senso di libertà è sottolineato dalla leggerezza e trasparenza del legno. La pianta aperta invita i visitatori a sperimentare il sorprendente effetto di luce e contrasto nell’interno curvilineo della struttura. Adjaye ha scelto il tulipier americano per l’intrinseca flessibilità, la resistenza, la bellezza della venatura e la ricca gamma di sfumature dal giallo chiaro al marroncino. Grazie alle sue proprietà di lavorazione, il tulipier si presta a un ampio ventaglio di applicazioni, ma non è solitamente richiesto per le parti esterne o per progetti di grandi dimensioni. Adjaye si è avvalso della consulenza tecnica di Osmose, società leader specializzata nella conservazione del legno, che nei prossimi mesi collaborerà strettamente con l’AHEC a ulteriori ricerche per estendere la gamma di possibili utilizzi del tulipier in applicazioni all’esterno. Le dimensioni del padiglione e la quantità di legno necessaria alla sua costruzione non hanno certo facilitato il compito del produttore tedesco Hess Wohnwerk. Il materiale, trasportato dalla Germania con quattro camion, è stato assemblato sul luogo dall'impresa inglese Mtech, in collaborazione con gli specialisti di Hess Wohnwerk. American Hardwood Export Council (AHEC) L’AHEC è l’associazione che rappresenta a livello internazionale l’industria statunitense del legno duro. L’AHEC concentra la sua attività nel fornire ad architetti, designer, prescrittori e utilizzatori finali informazioni tecniche sulla varietà di specie, prodotti e fonti di approvvigionamento dei legni duri americani. Le credenziali ambientali delle latifoglie americane vengono approfondite nel sito www.sustainablehardwoods.info - L’AHEC produce una serie di pubblicazioni tecniche che si possono richiedere gratuitamente visitando il sito www.ahec-europe.org per ulteriori informazioni: Camilla Segre, Studio Segre e-mail: [email protected] - tel./fax: 0532 211977 Frits van Dongen (Studio de Architekten Cie): Il legno duro americano nella nuova Scuola di musica di Amsterdam La nuova Scuola di musica di Amsterdam è parte del piano di sviluppo dell’Eastern dock di Amsterdam, concepito da Erick van Egeraat, la cui realizzazione è affidata ad un gruppo di dodici architetti di fama internazionale. L’urbanizzazione comprenderà anche edifici ad uso abitativo, uffici, alberghi e negozi. Tornando alla Scuola di musica, il soffitto della parte ribassata dell’ingresso e dei piccoli bovindo introduce alla specie di legno più utilizzata nell’intero edificio: la quercia rossa americana. La quercia rossa ritorna ovunque – in soffitti, pareti, pavimenti, scale, mobili, porte e infissi interni delle finestre – per raggiungere l’apoteosi nel foyer, il cuore delle sale da concerto, dove domina rivestendo grandi superfici di soffitti alti e ribassati, nel mezzanino, su pavimenti e gradinate. Il connubio con il vetro delle pareti esterne, l’acciaio delle scale, il cemento dei muri e delle colonne (diritte, diagonali, asimmetriche e a V) costituisce un modello di umanizzazione del progetto strutturale. La scelta di usare tanto legno risponde per van Dongen a un’esigenza formale: l’estetica dell’edificio deve esprimere il calore trasmesso dalla musica. L’architetto aveva sempre pensato alla quercia come a un legno classico e strutturale, un’idea che ha messo alla prova mentre lavorava alla creazione di una scala sospesa per la propria casa. “Ho pensato all’acciaio, ma anche alla quercia. Dovrebbe essere forte abbastanza, mi sono detto. Così ora la scala è una sequenza di alzate e gradini in laminato di quercia uniti gli uni agli altri da chiodi invisibili in acciaio. Una meraviglia! È così che ho imparato ad apprezzare le potenzialità del materiale”. Da qui, la scelta della quercia anche per la scuola di musica: van Dogen era alla ricerca di un tipo particolare di quercia che potesse essere utilizzata ovunque senza alcun trattamento, in armonia con l’atmosfera concreta e accogliente dell’area con i pavimenti non trattati in cumaru ma anche con lo spirito dei caffè francesi e spagnoli. 'Adoro questi pavimenti segnati dal tempo, che richiedono come sola manutenzione una passata di straccio. Anche a casa ho un pavimento simile. Secondo l'architetto, le tavole irregolari da 9 x 90 mm che rivestono quasi interamente i pavimenti del Playing Heart, cuore vibrante dell’edificio, sono ancora più belle perché al naturale. 'La perfezione è nell’irregolarità'. La scelta è caduta, fra i tanti campioni esaminati, sulla quercia rossa americana in quanto più caratteristica. Alcune applicazioni, come i pavimenti, non devono essere raffinate ma robuste, trattandosi di un edificio scolastico la cui natura pubblica trova già espressione nell’esuberanza del vetro trasparente. Effetto a sorpresa, le differenze di colore fra le diverse realizzazioni in quercia rossa, dovute al ricorso a più fornitori ma anche all’uso di legno sia naturale che trattato. Il pavimento del foyer, non trattato, contrasta così con le ampie e rifinite superfici del soffitto e delle pareti, sottoposte a trattamento ignifugo e quindi oleate, che oggi sfoggiano una bellissima tonalità rosso-marrone. E a partire dal quinto piano la quercia rossa domina incontrastata: nelle pareti interne degli studi di musica, nelle aule che si aprono sui corridoi con finestre alte fino al soffitto dagli infissi laccati, o ancora nelle doppie porte acustiche in impiallacciato di rovere rosso e nei corridoi. presS/Tart Jonas Mekas: 6 opere in mostra di Patrizia Pisaniello Jonas Mekas Friends and places (Frozen film Frames) Nel 1968 la Galleria d’Arte Moderna di Torino presentò al pubblico italiano il New American Cinema dando visibilità, come indiscutibile protagonista del fronte sperimentale e Underground, al lavoro di Jonas Mekas, filmer come lui stesso preferisce definirsi, dotato di un’indubbia lucida e consapevole capacità comunicativa. Un “cinema differente” il suo, che non si preoccupa delle regole e delle funzioni dominanti nella comunicazione, meno interessato al senso della forma e più radicalmente legato alla dimensione personale. Un cinema sperimentale, d’avanguardia, selvaggio, una sorta di “acinema” di cui parla Jean-François Lyotard nelle pagine del “Revue d’esthetique” del 1972. Mekas è un pioniere del cinema in prima persona, autobiografico e diaristico. Nella mostra, coraggiosamente allestita nei locali del complesso di San Micheletto a Lucca (11 ottobre – 2 novembre 2008) assistiamo alla scomposizione/ricomposizione del cinema di Mekas; è lui stesso che ci introduce all’ingresso, attraverso una video-intervista realizzata pochi giorni prima dell’apertura, ed è lui stesso (coadiuvato dal suo giovane collaboratore) ad aver ideato l’esposizione. Un caos di suoni, rumori sovrapposti sembrano riecheggiare alle immagini dei luna-park, intanto il vecchio Mekas con il suo inseparabile bicchiere di vino ci parla dei “Frozen film Frames” (fotogrammi congelati) e della multivisionalità del percorso allestito, questo ideato “in modo che possiate fare voi stessi il vostro film traendolo da questo materiale, spostandovi da un monitor all’altro e ancora a un altro. Una forma diaristica è una forma d’arte molto aperta, personale ma aperta …” e imparare a“… utilizzare le sovrapposizioni come elementi di punteggiatura; usarle per – letteralmente – illuminare diversamente la realtà; usarle per introdurre nella realtà una certa distanza; risistemare la realtà.” Mostra così la sua particolare predilezione verso le infinite possibilità di ricomposizione della visione attuate dallo spettatore; è un’indagine tesa a sondare i significati di tempo, di memoria e di simultaneità. La cinepresa (mitica Bolex tanto usata anche dal suo fraterno amico A. Warhol) si muove in modo irregolare: velocità e lentezza si alternano a tratti, fagocitati dalla rapidità degli accadimenti. In “Note on the circus” (Usa,1966, col, 12’) il dinamismo delle immagini proiettate dalla pellicola si spinge sino a sfiorare le figurazioni di una linea astratta che partendo da U. Boccioni, passa per J. Pollock e W. de Kooning e giunge fino E V d U d ità l tt i ll The destruction quarter (Quartets) Soho Quartet (Quartets) Egypt Regained (Quartets) The Scorsese Quartet (Quartets) E. Vedova. Una modernità elettrica quella dell’action camera realizzata da Mekas in cui il tempo è presentato attraverso la sua gestualità, il suo occhio, la sua mano, il suo passo; i suoi colpi d’occhio sono ora improvvisati ora inconsci sempre pronti a registrare le sfumature della quotidianità, straordinariamente ricuciti attraverso un sapiente lavoro di montaggio in cui combina suono, immagine e scrittura. Di fatto l’affermazione per cui i diari conservino solo composizioni spontanee è senz'altro ingannevole ma non per questo perdono di freschezza e immediatezza. Un cinema primitivo che rifugge dalle consuetudini della bella cinematografia e per questo forse, più difficile. In “QUARTETS (The destruction quarter – Soho Quartet – Education of Sebastian or Egypt Regained – The Scorsese Quartet)” presenta simultaneamente quattro video su sedici monitor; la moltitudine e la sovrabbondante successione di eventi presentati, tratti tutti dalla propria vita quotidiana come l’attacco dell’11 settembre 2001 o come le riprese durante il film The Departet di Scorsese, fanno parte di quel modo di registrare le sfumature della quotidianità, caratteristico del mondo di Mekas, che oltre ad affermare la realtà del mondo esterno ne suggerisce un modello temporale che sfugge alle categorie di passato, presente e futuro. Questo accade anche con gli appunti sonori; una selezione di 51 registrazioni estratte da un lungo diario sonoro archiviato con molta cura nel corso degli anni dall’artista ha dato corpo all’installazione sonora “To Petrarca who Walked over the Hill of Provence” (esposta per la prima volta al Museo d’arte moderna di Parigi nel 2003) è qui presentata in una stanza semi buia, priva di finestre: visibili ci sono alcuni grossi bauli da viaggio e la grafica di presentazione dell’installazione. I suoni registrati provengono dalla vita dell’artista nelle più diverse situazioni: il vento, l’oceano a Montauk, la pioggia a Soho, la metropolitana, Oona di poche settimane…; essi riescono, straordinariamente combinati al potere evocativo della parola scritta, a rendere visibili scorci di quotidianità vissuta. Un potere forte è quello suscitato da tale installazione ammesso che lo spettatore abbia il gusto di attendere qualche istante e farsi accompagnare pazientemente in questo viaggio; una percezione lenta, paziente è in questi casi indispensabile. L’operazione di smontaggio e rimontaggio messa in atto in questa esposizione è paradigmatica proprio nell’indagare il tempo come materia plasmabile e insostituibile in quanto il cinema è inteso soprattutto come l’esperienza e non rappresentazione. I suoi diari sono pieni di persone conosciute e sconosciute, lui è uno tra queste e volentieri passa la macchina da presa ai suoi amici per farsi riprendere, o mette la telecamera su un cavalletto e si riprende come per Anthology Film Archives esempio nelle “Scene di vita e di lavoro agli Anthology Film Archives”. Ha frequentato molti amici, artisti e registi tra cui Andy Warhol, The Velvet Underground, Allen Ginsberg, Yoko Ono, G. Maciunas, queste controverse personalità insieme ai suoi due bambini e a se stesso si trasformano negli attori del film pubblico/privato che Jonas ininterrottamente sta costruendo. I suoi semplici diari sono diventati il simbolo di una generazione, sono la documentazione di una produzione artistica che dagli anni sessanta ha caratterizzato sino ad oggi New York. Il suo sguardo intriso di modernità lo conduce a registrare momenti di vita con sagace spirito impressionista, un viaggiatore per obbligo che sa celebrare ciò che vede con un’innata poeticità. Nel 2007 inizia la serie “365-DayProject”, un video o un cortometraggio al giorno per un intero anno pubblicato sul proprio sito web www.jonasmekas.com, un “eye-pod poems” in cui connette appunti di vita provenienti dal passato con appunti di attuale quotidianità. Catalogo a cura di Benn Northover, Edizioni Fondazioni Ragghianti Lucca 2008, rassegna Studi sull’Arte cinematografica curata da Lucca Film Festival. Images courtesy of Fondazione sull’Arte L. e C.L. Ragghianti. Homemovies Centro Patrizia Pisaniello The song of Italy To Petrarca (Soun Piece) Jonas Mekas This side of Paradise (Frozen film Frames) Studi presS/Tproject DULIAO STUDIO: loop.on.the.loops - Union Station 2020 Beijing based DULIAO STUDIO was awarded with an honorable mention at the international competition for rethinking the historical building of UNION STATION in Chicago and transform it in an contemporary traffic hub with a project called “loop.on.the.loops”. The competition was organized by Chicago Architectural Club and Duliao (www.chicagoarchitecturalclub.org) Studio was also selected among 75 teams as one of ten young architectural practices taking part in the exhibition held at the Chicago History Museum from the November the 9th. DULIAO STUDIO - team members: Wenjun Li, Stefano Avesani, Huan Zhu, Zhixing Zhao Project Statement Target. The project aims to redefine the original union station plots, transforming the old station into a multifunctional transit center and a new landmark, giving back the old building its central role as event and terminal hall. Implementation. Step 1. The existing Union Station building is maintained. Other buildings and pavilions on the site will be demolished. Step 2. Reorganize the underground traffic facilities, merging them into a multifunctional new complex. Step 3. Place a new building rising from the river and shaping new synergic relationships with the existing Union Station building both overground and underground. Concept strategy. Bond: connecting the planned west (Clinton transitway, west loop) and the east (Intercity and commuter rails) traffic facilities underground, fusing them with a bond. Vertical loop: merging old and new, over ground and underground facilities into a big 3 dimensional loop complex. Attractive “functional stations” (related to the new program: Hotel, Market, Convention, Shopping etc) are placed all along the loop. The overlaying of functions and the mix of open and close spaces is giving the walkable public space system a very dynamic character. For the coming passengers the new Union Station will work as a filter to the city, a complex gate containing a mix of urban facilities, which is easy to access. Architecture. The typology of high-rise building should be reinvented. The new Z form high-rise building embraces and canopies the existing Union Station building. The old Station Hall will be reactivated and integrated into the new configuration. The new entity functions as a synthesized whole. Gnosis Architettura: Concorso di idee per la riqualificazione, valorizzazione e riuso dell’area di via Vinciprova a Salerno L’area di via Vinciprova è cruciale nell’apertura della City al contorno urbano e alla Provincia. L’ incontro tra l’asse viario longitudinale di via Torrione e quello trasversale della Lungoirno, la presenza della linea ferroviaria (col terminale della metropolitana), la vicinanza del Porto e la prossimità della cittadella giudiziaria e del Corso Vittorio Emanuele fanno di quest’area un nodo di interscambio determinante nello sviluppo della città. Il bando richiedeva espressamente 500 posti auto a rotazione, un piccolo luogo di culto,un collegamento con la stazione ferroviaria, un terminal bus. Il progetto rispettando tutte le esigenze individuate dal bando arricchisce il contesto con la previsione di nuovi elementi che hanno lo scopo di migliorare la qualità urbana del quartiere e dell’intera città. Il tema del collegamento con la stazione ferroviaria è stato risolto con una piastra verde che recupera la quota dei binari e collega via Vinciprova (nei cui pressi si trova il terminal bus per circa 16 posti) con il “Parco dei Pini” presso la Cittadella Giudiziaria scavalcando l’Irno e la Lungoirno. La piastra ha un profilo ad onda che assicura una maggiore altezza sul prospetto principale (dove si trovano le attività commerciali) e al contempo protegge l’area dai rumori provenienti dalla linea ferroviaria. Tra il centro servizi e la ferrovia c’è il terminal bus cui si accede da tre grandi occhi in cui sono posti i collegamenti verticali. In luogo dell’attuale capolinea della Sita si prevede la realizzazione della città della musica, un centro con un piccolo auditorium (3 sale da 350, 100 e 100 posti) e degli spazi da destinare ad attività collaterali (sale di incisione, spazi per piccoli gruppi locali,…). Il centro può anche avere la funzione di centro congressi e lavorare in sinergia con il vicino Grand Hotel Salerno. L’attuale campo di calcio di quartiere non sarà eliminato, ma solo spostato e saranno aggiunti gli spogliatoi e una piccola tribunetta. Tra la Lungoirno e il fiume Irno è stata posta la chiesa per 150 posti con una sezione triangolare e con le due falde ricoperte da prato. In quest’area troveranno posto anche il mercatino etnico (ridimensionato rispetto all’attuale) e il tunnel che porta ai binari delle Ferrovie. Al livello interrato è stato infine previsto un parcheggio per circa 620 auto (l’incremento è dovuto al carico urbanistico portato in zona) e un secondo livello interrato per circa 300 stalli pertinenziali da cedere ai residenti. In ogni suo aspetto l’intervento ha tenuto conto della sostenibilità ambientale, sociale ed CREDITS Capogruppo dell’ ATI: Gnosis Architettura Progetto urbanistico e architettonico: Gnosis Architettura arch. Giuseppe Panzella, arch. Giovanni Peduto, arch. Gianluca Calabrese, arch. Valentina Ganguzza Geologia: geologo Rocco Guarino Progetto economico-finanziario: dr Massimiliano Santopietro Progetto strutture: prof. ing. Luigi Petti Progetto impianti elettrici e speciali: Macchiaroli & Partners Progetto impianti meccanici: ing. Giampiero Rasulo Consulenti: arch. Isabella Lisi (Sostenibilità ambientale) dott.ssa Giuliana Tocco Sciarelli (Archeologia) economica. Verrà incrementato il verde pubblico, saranno utilizzate soluzioni eco-orientate (pannelli solari per il fabbisogno del parcheggio interrato, una centrale di trigenerazione che brucia biomasse per ottenere energia elettrica, materiali che garantiscono il contenimento termico), verranno introdotte funzioni sociali (auditorium, chiesa, campo sportivo) saranno realizzati parcheggi che contribuiranno a decongestionare il traffico del centro. A garanzia della sostenibilità economica tutto l’intervento sarà realizzato con un forte contributo di privati (oltre l’85% dei fondi) a fronte di un importante ritorno per il pubblico (oltre il 60% delle opere sono di carattere pubblico). Si riportano di seguito dei dati significativi: 620 posti auto a rotazione interrati, 280 posti auto pertinenziali per i residenti, 120 posti per moto e scooter, auditorium (centro congressi) con 3 sale da 350, 100 e 100 posti e 600 mq per attività legate alla musica (sale incisione, piccoli spazi per gruppi locali), circa 5500 mq destinati al commercio e ad uffici, circa 7500 mq di verde pubblico, quasi 10000 mq di spazio pubblico attrezzato (campo sportivo, mercatino etnico,...), 12 posti per taxi, terminal bus da 16 posti e chiesa da 150 posti. BIOGRAFIA Gnosis Architettura è uno studio di progettazione multi-specialistico che spazia dalla progettazione e realizzazione di interventi a scala urbana come master plan, piazze e parchi a tema, agli allestimenti in luoghi ricchi di valenze storiche, artistiche e paesaggistiche nonché archeologiche ed architettoniche, fino a interventi a scala più ridotta come oggetti di design per luoghi dedicati al tempo libero e alla ristorazione, alberghi, uffici e negozi. Grazie all’apporto collegiale di un gruppo di architetti ben articolato ed allo stesso tempo bene integrato da partners e collaboratori, caratterizzato da aggiornamenti continui su tecnologie innovative e materiali sperimentali adottati nel campo edilizio, forte di quindici anni di intensa esperienza progettuale e realizzativa, la Gnosis Architettura affianca qualsiasi committente sia pubblico che privato con piena consapevolezza delle problematiche concrete di costruzione, di allestimento ed organizzazione, di estetica e di marketing, di costi-benefici e di gestione. Conosciuta come struttura flessibile e ben organizzata, la Gnosis Architettura si esprime in una prima fase tramite schizzi a mano spesso acquerellati dove sono presenti in nuce già tutti gli elementi che troveranno piena definizione nei grafici esecutivi successivi, completi di ogni particolare costruttivo, certa che il controllo del dettaglio sia l’unico strumento per assicurare le perfetta rispondenza di quanto ideato a quanto disegnato e a quanto infine realizzato. I suoi lavori sono pubblicati tra l’altro su una monografia dei lavori dal 1990 al 2000, un libro sugli allestimenti museali, ed uno sketch book. La Gnosis Architettura è intervenuta tra l’altro all’interno della città antica di Pozzuoli al Rione Terra, in molti Musei Campani, a Bagnoli per il Parco dello Sport, a Napoli per nuova sede de “La Rinascente”, a Ravello per l’Auditorium di Niemeyer. Per garantire l’espletamento di un servizio con standard costanti di qualità, la società è certificata secondo le disposizioni normative della direttiva ISO 9001:2000 www.gnosisarchitettura.it presS/Tcronache a cura di Diego Barbarelli Morziello Architetti Associati e Alfonso Giancotti: Nuovo polo didattico delle Arti Visive a Ceccano volumi metallici dalle forme dinamiche e dagli ampi affacci sul fiume il progetto L’idea del progetto nasce nel 1997, con la redazione di uno studio di fattibilità su incarico del Comune di Ceccano per il recupero di una area in cui era insediata una cartiera risalente alla fine del XIX secolo. L’area di intervento si colloca alle porte del centro storico, a conclusione di un ideale percorso che fronteggia il fiume Sacco, segnato da presenze eterogenee per dimensione, funzione e storia. Il progetto prevede il parziale riutilizzo della struttura di un vecchio casale che ospitava il proprietario e del muro a fiume, che consentiva il funzionamento idraulico della cartiera stessa. Nell’edificio di nuova edificazione, parallelo al fiume, sono collocate le aule dell’Accademia, mentre nell’ampliamento del casale si trovano lo spazio espositivo, la sala convegni, la mediateca e la biblioteca comunale. Gli spazi esterni al complesso, che configurano una piazza lineare di pertinenza del polo rivolta verso il fiume, sono modellati attraverso una sequenza di percorsi, delimitati da muri in cemento facciavista, che consentono la fruizione della sponda e l’affaccio verso il corso d’acqua. (giancotti) crediti progettisti: Morziello Architetti Associati e Alfonso Giancotti collaboratori: arch. Silvia Cioli (progetto preliminare), ing. A.Mirabella (progetto strutturale e impiantistico preliminare), dott. B.Ravaglioli e dott. M.L.Tramonti (analisi economico finanziaria), studio Sylos Labini (progetto strutturale), Proge.T. srl (impianti meccanici), B.M. Progetti (impianti elettrici), ing. G.Mazzacane (sicurezza in fase di progettazione) ufficio direzione lavori: arch. V.Morziello (direttore dei lavori), arch. A.Giancotti e arch. R.Morziello (direttore operativo) committente: amministrazione comunale di Ceccano progetto: 1997-2002 lavori: 1999-2005 superficie area: 5.300mq superficie utile: 2.400mq imprese: Delta Costruzioni (Sora), Anacapri Costruzioni (Caserta) importo complessivo dei lavori: 3.200.000 euro note biografiche Alfonso Giancotti (1970) ha studiato a Parigi e Roma e attualmente è docente presso la facoltà di architettura Valle Giulia a Roma. Ha scritto alcune pubblicazioni sul lavoro di Maurizio Sacripanti. Roberto Morziello (1965) ha studiato a Roma e ha svolto attività didattica presso le università di Roma La Sapienza e la Terza Università. Dal 1996 fonda con Vincenzo Morziello lo studio Morziello Architetti Associati. presS/Tmagazine Lettera di critica dell’architettura che affianca presS/Tletter. Per cancellarsi e rimuovere il nominativo dal nostro indirizzario basta mandare una mail al mittente con scritto: remove. Per iscriversi basta farne richiesta. Ai sensi della Legge 675/1996, in relazione al D.Lgs 196/2003 La informiamo che il Suo indirizzo e-mail è stato reperito attraverso fonti di pubblico dominio o attraverso e-mail o adesioni da noi ricevute. Si informa inoltre che tali dati sono usati esclusivamente per l’invio della presS/Tletter e di presS/Tmagazine. Per avere ulteriori informazioni sui suoi dati, che di regola si limitano al solo indirizzo di e-mail accompagnato qualche volta dal nome e cognome ovvero dal nome della società, può contattare il responsabile, Luigi Prestinenza Puglisi, all’indirizzo [email protected]. Tutti i destinatari della mail sono in copia nascosta (Privacy L.75/96). 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