racconto di Cecilia

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racconto di Cecilia
racconto di Cecilia Giola
Caro diario, ieri sono andata a fare un giro con la mia
nuova amica: si chiama Robbie ed è un robot. Da
quando esco con lei sono successi fatti incredibili…
Ho conosciuto Robbie una mattina d’estate, mentre stavo facendo come al solito la mia
corsa mattutina sul lungomare di un piccolo paesino. Arrivata alla pineta, per
riprendermi un po’, mi sono seduta nell’astronave di una giostra per bambini.
Improvvisamente ho sentito uno strano rumore, come quando la radio gracchia nel
passare da un canale all’altro. Mi sono chinata per guardare vicino ai miei piedi e
indovinate cosa ho trovato? Robbie! Robbie è una piccola robottina, alta poco più di
trenta centimetri.
L’ho
presa
sulle
mie
ginocchia.
«Chi
sei?»
le
ho
chiesto
io
incuriosita.
«BIP…BIP…BIP…» mi ha risposto lei porgendomi uno strano aggeggio. Mi ha fatto
segno di mettermelo sull’orecchio, e così ho fatto. Subito dopo ha iniziato a parlare e,
con mia grande sorpresa, comprendevo tutto.
«Mi chiamo Robbie, sono una robottina. Tu chi sei?» mi ha chiesto. «Sono Cecilia. Sono
qui in vacanza. Come sei finita qui?» «Sono arrivata qui seguendo quello che mi ha
detto il mio chip». «Puoi tenermi con te?» mi ha chiesto lei.
Mi aveva sorpreso la sua richiesta. «C-certo» le ho risposto. «Ma come mai vuoi stare
con me?». «Il mio lettore di cuori dice che sei una brava persona». Mi ha risposto lei.
«Il tuo cosa???» «Il mio lettore di cuori. È un congegno capace di guardare nel cuore
degli umani e dirmi tutto su di loro. Sono arrivata così da te». «Allora andiamo»
Abbiamo cominciato a camminare, ma mi sono accorta subito che camminava molto
lentamente. Io avevo fretta di tornare a casa. «Robbie,» ho detto io, «torniamo a casa
velocemente, devo assolutamente farti conoscere ai miei genitori».
«Non posso andare più veloce di così. Sono piccola e così anche i miei passi. E poi, è
bello andare piano per guardare attentamente le cose che ci circondano». Mi ha detto
lei.
racconto di Cecilia Giola
«Sono sicura che mi annoierei subito. Sono una ragazza che ama correre nella vita». Le
ho risposto io.
Abbiamo iniziato a camminare, ma dopo un po’ mi sono accorta che Robbie non c’era
più. Sono tornata indietro e , per fortuna, l’ho trovata subito: era avanzata di pochi
metri da dove eravamo prima.
«Robbie, ma veramente non riesci ad andare più veloce di così?» le ho chiesto io.
«No, non vedi come sono piccola? Oltre a questo, è una mia abitudine andare piano».
«Io, pensavo che i robot fossero in grado di fare delle cose che gli esseri umani non
possono fare. Tu sei tutto il contrario». Ho detto io, un po’ imbarazzata, guardandola.
«Certo, esistono dei robot che fanno cose incredibili, ma anche robot come me che
fanno cose più normali ai vostri occhi. Anche se, pensaci: tu sei in grado di andare
lentamente nella vita?»
«E va bene, hai vinto. Però adesso dobbiamo andare a casa». Le ho detto io
dolcemente.
«Va bene» mi ha risposto lei. Abbiamo iniziato a camminare e io, per non lasciarla
indietro da sola, sono dovuta andare “a passo di formica”.
Ad un certo punto: «Ciao Cecilia, come stai?» mi ha chiesto la panettiera, sporgendo la
testa fuori dalla vetrina del suo negozio.
«Salve signora Luciana! Io sto bene, grazie. E lei?» le ho risposto io. «Anch’io grazie.
Salutami tanto la mamma». «Va bene. Arrivederci!» Non avevo mai notato quella
simpatica signora, andavo sempre così di fretta! D’ora in poi l’avrei sempre salutata
passando di lì.
Contenta, Robbie ed io abbiamo ripreso la strada di casa.
Mentre camminavamo, piano, piano, avevo l’occasione di accorgermi per la prima volta
di tante cose che prima passavano inosservate nel vortice della mia fretta. Notavo
forme, colori, particolari che prima mi sfuggivano, persone indaffarate, persone
annoiate, persone tristi e persone allegre. Prima di incontrare Robbie, quella che stavo
percorrendo era solo la solita strada, con il solito paesaggio di sfondo e con le solite
persone alle quali sfrecciavo di fianco senza curarmene.
racconto di Cecilia Giola
Ad un certo punto la mia attenzione si è spostata sui colori di un bellissimo tramonto:
«Che belle sfumature di colori… Non le avevo mai notate».
«Perché non ci scattiamo una foto?» Ho notato un passante che, come noi, era assorto
nella contemplazione dei bellissimi colori che avevano dipinto il cielo. «Mi scusi
signore!» Lui ha girato la testa e ha guardato sorpreso Robbie. «Non si preoccupi, è
solo un giocattolo. Posso chiederle se può scattarmi una foto?» gli ho chiesto io
cortesemente. «Ma certo signorina, ottima idea. Questi colori sono veramente
meravigliosi, ne vale la pena». «Grazie signore».
Quando siamo arrivate a casa era già sera inoltrata e miei genitori sono corsi alla
porta: «Dove sei stata tutto questo tempo?» «Scusate, ma ho avuto un piccolo
contrattempo». Ho risposto io.
«Questa è Robbie, una robottina che ho conosciuto alla pineta questa mattina». I miei
genitori sono rimasti a bocca aperta per lo stupore. «E’ per questo che sono in ritardo:
Robbie cammina pianissimo».
«Papà! Guarda cosa ho trovato in una bellissima libreria: il libro che cercavi da tanto».
«Grazie! Sei stata molto gentile a comprarlo». «E’ stato tutto merito di Robbie. Se
non fossimo andate così piano non lo avrei notato in vetrina».
« Ma adesso tutti a letto!. Buona notte!» Robbie ed io siamo andate in camera mia e ci
siamo addormentate insieme nello stesso letto. Che incontro incredibile avevo fatto!
Tanti pensieri mi giravano per la testa: era stata la giornata più bella della mia vita!
La mattina, quando mi sono svegliata, Robbie non c’era più: chissà dove era andata.
Probabilmente da qualche altra persona che aveva bisogno di lei. Robbie rimarrà per
sempre nel mio cuore. Mi ha insegnato una cosa molto importante della quale farò
tesoro nella vita.
Arrivederci, Robbie.