Flashback
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1 Dopo aver letto con attenzione il seguente testo, esegui gli esercizi richiesti in fondo al brano. E’ il 10 maggio 2011, giorno del mio quarantesimo compleanno... non potrò mai dimenticare questa data, e non tanto per il fatto che entro nella quinta decade della mia vita (del resto ricordo che qualcosa di terribile mi era avvenuto anche quando entrai nella quarta decade, e non oso immaginare, a questo punto, che cosa mi potrà accadere al compiere del mezzo secolo). Dicevo...ecco cosa succede quell’infausto giorno. Il mio cane corre per la strada, e io lo inseguo con affanno. Una lunga corda unisce il cane a me, si impiglia nelle gambe dei passanti che brontolano, si infuriano, e io non faccio altro che mormorare “scusi, scusi” e tra le scuse urlo al mio cane: “Fermati! Stop!”. Ma quello prosegue la sua corsa. Ricordo il giorno in cui mi regalarono Buck, il trovatello che quel 10 maggio tira la corda come un esagitato; era il Natale del 2009; mi pareva un batuffolo informe di lana color cappuccino, senza panna; pareva soffice e remissivo, obbediente come... un cagnolino alle mie richieste. Appena entrato nella mia casa e nella mia vita, dicevo, pareva totalmente dipendente da me, e quando lo portavo a spasso, le prime volte, non osava mai tirare il guinzaglio. Ora invece è qui che mi fa dannare, e non mi permette di camminare e di leggere contemporaneamente (cosa che ero sempre solito fare prima che il cane entrasse nella mia vita), e tutte le mie energie sono ora rivolte a impedire che tra Buck e me si interponga un’anziana signora, magari placcata dal guinzaglio teso. Esattamente tre mesi dopo quel mattino di maggio, il 10 agosto di questo stesso anno, mi arriva una telefonata mentre mi faccio la mia doccia mattutina e ascolto a tutto volume i Deep Purple... rispondo allagando il soggiorno e perdendo l’acuto di “Child in Time”. Dall’altro filo del telefono una voce maschile con spiccato accento meridionale mi dice che devo rivolgermi presso il tribunale della mia città, per risolvere il fastidioso incidente che, il 10 maggio, ha visto come protagonista Buck, e come vittima non consenziente un’arzilla vecchietta, rimasta impigliata nel guinzaglio che univa il cane a me. Ma cosa era veramente successo? Di quale incidente si trattava? Ve lo racconto subito, così capirete la mia sventura. Una volta arrivati, Buck e io, al terribile incrocio tra via Beatrice Pingitore e via Andrea Bigagli, il dannato cane, anziché girare a sinistra, come stavo cercando di fargli capire in tutti i modi, tirò diritto, e il guinzaglio “tagliò” il marciapiede proprio nel momento in cui sopraggiungeva la signora Stelli, un’anziana e minuta signora, che cadde a gambe levate e iniziò a inveire contro il genere umano e contro ogni sorta di quadrupede, nonché contro l’attuale governo, quello precedente e quello futuro. Sulle prime ebbi un sussulto: l’anziana signora mi ricordava la nonna, la quale, quando ero piccolo, mi veniva sempre a prelevare da scuola, mi portava a casa sua, e mi raccontava delle bellissime storie. Dopo avermi raccontato la storia, si metteva il suo grembiulone da nonna in cucina, e si metteva a preparare una torta per la colazione della mattina successiva. Ma la dolcezza dell’inganno terminò subito, e fui improvvisamente catapultato nella prosa della realtà: la signora, sdraiata a terra e a gambe levate, continuava a gridare e a inveire contro di me (e contro i governi dell’intera Unione Europea). Fui costretto a chiamare l’ambulanza, che arrivò 2 prontamente, e gli infermieri prelevarono con delicatezza la signora, adagiandola sulla lettiga. Già mi immaginavo nel braccio della morte, con una palla di piombo al piede, una tuta a righe bianche e nere, costretto a mangiare pane raffermo e acqua, in attesa dell’esecuzione capitale, e a pensare quale sarebbe stato il mio ultimo desiderio: mangiare un piatto di cous cous, guardare un dvd con Italia – Germania 4 – 3, o ascoltare un cd dei Led Zeppelin? I giorni immediatamente successivi a quel 10 maggio trascorsero lenti: per una settimana di seguito, ogni mattina, mi svegliavo sudato, trafelato, impaurito e ogni giorno, in quella dannata settimana, portavo Buck fuori nelle ore più impensate (alle cinque di mattina; a mezzanotte) quando ero sicuro che a passeggiare non ci fossero pericolose vecchiette. Al termine di questa settimana che a me parve lunghissima, una mattina mi fermai a riflettere. L’ultima volta che lo avevo fatto, di riflettere intendo, da quel che ricordo, era stato nel periodo immediatamente precedente il mio matrimonio...e se avessi riflettuto meno forse sarebbe stato meglio. Ebbene, riflettei che non potevo proseguire così, a macerarmi dall’ansia per quel che mi sarebbe potuto succedere, e a costringere Buck a turni di uscita antelucani o notturni. Quella mattina mi svegliai con una serenità nuova, con una energia ritrovata, e sentii cambiare qualcosa dentro di me. Mi preparai la colazione, apparecchiando la tavola come faccio di solito nei giorni di festa, quando posso indugiare più a lungo la mattina. Mi abrustolii il pane, ci spalmai un sottile strato di burro salato, e sopra, con religiosa calma, una generosa cucchiaiata di marmellata di mirtilli biologici della Foresta Nera. Poi misi a scaldare il latte, e nel frattempo preparai la macchinetta del caffè. Nel frattempo entrò mia moglie, che mi portò i giornali del mattino, e accese la radio, che in quel momento trasmetteva l’Adagio di Albinoni. Facemmo colazione insieme, rilassati, malgrado lei avesse un’importante riunione di lavoro. Terminata la colazione, e salutata mia moglie, accesi il computer, e per prima cosa giocai una partita a un solitario di carte. Poi decisi di fare un “viaggio” dapprima virtuale, e consultai un sito di viaggi d’occasione last minute. Tre giorni dopo ero sull’aereo che mi avrebbe portato in un’isola sperduta per una salutare vacanza. Individua nel testo il narratore e il punto di vista dal quale è raccontato il brano, motivando la risposta Individua nel testo flashback; flash-forward; ellisse; accorciamento; rallentamento o pausa, con le dovute motivazioni scritte Inserisci, dove lo ritieni opportuno, ulteriori flashback e flash-forward. 3 Dopo aver letto con attenzione il seguente testo, esegui gli esercizi richiesti in fondo al brano. E’ il 10 maggio 2011, giorno del mio quarantesimo compleanno... non potrò mai dimenticare questa data, e non tanto per il fatto che entro nella quinta decade della mia vita (del resto ricordo che qualcosa di terribile mi era avvenuto anche quando entrai nella quarta decade, e non oso immaginare, a questo punto, che cosa mi potrà accadere al compiere del mezzo secolo). Dicevo...ecco cosa succede quell’infausto giorno. Il mio cane corre per la strada, e io lo inseguo con affanno. Una lunga corda unisce il cane a me, si impiglia nelle gambe dei passanti che brontolano, si infuriano, e io non faccio altro che mormorare “scusi, scusi” e tra le scuse urlo al mio cane: “Fermati! Stop!”. Ma quello prosegue la sua corsa. Ricordo il giorno in cui mi regalarono Buck, il trovatello che quel 10 maggio tira la corda come un esagitato; era il Natale del 2009; mi pareva un batuffolo informe di lana color cappuccino, senza panna; pareva soffice e remissivo, obbediente come... un cagnolino alle mie richieste. Appena entrato nella mia casa e nella mia vita, dicevo, pareva totalmente dipendente da me, e quando lo portavo a spasso, le prime volte, non osava mai tirare il guinzaglio. Ora invece è qui che mi fa dannare, e non mi permette di camminare e di leggere contemporaneamente (cosa che ero sempre solito fare prima che il cane entrasse nella mia vita), e tutte le mie energie sono ora rivolte a impedire che tra Buck e me si interponga un’anziana signora, magari placcata dal guinzaglio teso. Esattamente tre mesi dopo quel mattino di maggio, il 10 agosto di questo stesso anno, mi arriva una telefonata mentre mi faccio la mia doccia mattutina e ascolto a tutto volume i Deep Purple... rispondo allagando il soggiorno e perdendo l’acuto di “Child in Time”. Dall’altro filo del telefono una voce maschile con spiccato accento meridionale mi dice che devo rivolgermi presso il tribunale della mia città, per risolvere il fastidioso incidente che, il 10 maggio, ha visto come protagonista Buck, e come vittima non consenziente un’arzilla vecchietta, rimasta impigliata nel guinzaglio che univa il cane a me. Ma cosa era veramente successo? Di quale incidente si trattava? Ve lo racconto subito, così capirete la mia sventura. Una volta arrivati, Buck e io, al terribile incrocio tra via Beatrice Pingitore e via Andrea Bigagli, il dannato cane, anziché girare a sinistra, come stavo cercando di fargli capire in tutti i modi, tirò diritto, e il guinzaglio “tagliò” il marciapiede proprio nel momento in cui sopraggiungeva la signora Stelli, un’anziana e minuta signora, che cadde a gambe levate e iniziò a inveire contro il genere umano e contro ogni sorta di quadrupede, nonché contro l’attuale governo, quello precedente e quello futuro. Sulle prime ebbi un sussulto: l’anziana signora mi ricordava la nonna, la quale, quando ero piccolo, mi veniva sempre a prelevare da scuola, mi portava a casa sua, e mi raccontava delle bellissime storie. Dopo avermi raccontato la storia, si metteva il suo grembiulone da nonna in cucina, e si metteva a preparare una torta per la colazione della mattina successiva. Ma la dolcezza dell’inganno terminò subito, e fui improvvisamente catapultato nella prosa della realtà: la signora, sdraiata a terra e a gambe levate, continuava a gridare e a inveire contro di me (e contro i governi dell’intera Unione Europea). Fui costretto a chiamare l’ambulanza, che arrivò 4 prontamente, e gli infermieri prelevarono con delicatezza la signora, adagiandola sulla lettiga. Già mi immaginavo nel braccio della morte, con una palla di piombo al piede, una tuta a righe bianche e nere, costretto a mangiare pane raffermo e acqua, in attesa dell’esecuzione capitale, e a pensare quale sarebbe stato il mio ultimo desiderio: mangiare un piatto di cous cous, guardare un dvd con Italia – Germania 4 – 3, o ascoltare un cd dei Led Zeppelin? I giorni immediatamente successivi a quel 10 maggio trascorsero lenti: per una settimana di seguito, ogni mattina, mi svegliavo sudato, trafelato, impaurito e ogni giorno, in quella dannata settimana, portavo Buck fuori nelle ore più impensate (alle cinque di mattina; a mezzanotte) quando ero sicuro che a passeggiare non ci fossero pericolose vecchiette. Al termine di questa settimana che a me parve lunghissima, una mattina mi fermai a riflettere. L’ultima volta che lo avevo fatto, di riflettere intendo, da quel che ricordo, era stato nel periodo immediatamente precedente il mio matrimonio...e se avessi riflettuto meno forse sarebbe stato meglio. Ebbene, riflettei che non potevo proseguire così, a macerarmi dall’ansia per quel che mi sarebbe potuto succedere, e a costringere Buck a turni di uscita antelucani o notturni. Quella mattina mi svegliai con una serenità nuova, con una energia ritrovata, e sentii cambiare qualcosa dentro di me. Mi preparai la colazione, apparecchiando la tavola come faccio di solito nei giorni di festa, quando posso indugiare più a lungo la mattina. Mi abrustolii il pane, ci spalmai un sottile strato di burro salato, e sopra, con religiosa calma, una generosa cucchiaiata di marmellata di mirtilli biologici della Foresta Nera. Poi misi a scaldare il latte, e nel frattempo preparai la macchinetta del caffè. Nel frattempo entrò mia moglie, che mi portò i giornali del mattino, e accese la radio, che in quel momento trasmetteva l’Adagio di Albinoni. Facemmo colazione insieme, rilassati, malgrado lei avesse un’importante riunione di lavoro. Terminata la colazione, e salutata mia moglie, accesi il computer, e per prima cosa giocai una partita a un solitario di carte. Poi decisi di fare un “viaggio” dapprima virtuale, e consultai un sito di viaggi d’occasione last minute. Tre giorni dopo ero sull’aereo che mi avrebbe portato in un’isola sperduta per una salutare vacanza. Individua nel testo il narratore e il punto di vista dal quale è raccontato il brano, motivando la risposta Individua nel testo flashback; flash-forward; ellisse; accorciamento; rallentamento o pausa, con le dovute motivazioni scritte Inserisci, dove lo ritieni opportuno, ulteriori flashback e flash-forward. Narratore e punto di vista coincidono con il protagonista “io” Flashback giallo; flash-forward verde; accorciamento azzurro; rallentamento o pausa grigio; elisse rosso