Martiri della chiesa anglicana -pdf
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THE BRITISH LIBRARY–AKG IMAGES La rappresentazione della morte di Thomas Cranmer, figura principe della Riforma inglese, arso sul rogo il 21 marzo 1556 e tratta dal “Libro dei Martiri”. L’influenza di questo libro fu tale che venne pubblicato ininterrottamente dalla metà del XVI secolo fino al 1900. 24 BBC History Italia Maggio 2012 Riforma protestante Anche noi abbiamo i nostri martiri L’affermazione delle chiesa anglicana è avvenuta anche per merito de “Il libro dei Martiri” di John Foxe, che in quasi duemila pagine raccoglieva storie e testimonianze su chi aveva pagato con la vita l’adesione alla nuova fede. Thomas Freeman e Mark Greengrass ci spiegano l’importanza di questo volume nel plasmare l’identità religiosa degli inglesi EL REPARTO UOMINI DI UN GRANDE centro commerciale di Cardiff si può ancora vedere un inaspettato ricordo del passato religioso dell’Inghilterra: una lapide, voluta “da due protestanti di questa città” e originariamente apposta sul muro di una cappella che è stata inghiottita dal negozio, commemora il luogo dove un pescatore di 60 anni, di nome Rawlins White, fu arso vivo. L’esecuzione della condanna ebbe luogo nel marzo del 1555. Tutto ciò che sappiamo di essa proviene dalle pagine del “Libro dei Martiri” di John Foxe. Questo libro ha contribuito più di ogni altra cosa a fissare una certa visione di quel passato controverso e a iscriverlo in una parte della coscienza nazionale inglese. Indubbiamente, la riforma protestante ha frantumato la cristianità, creando un solco tra protestanti e cattolici che poi ha inevitabilmente influenzato anche gli assetti politici e sociali. La Riforma ha avuto inizio in Germania con la sfida di Martin Lutero al papa e all’imperatore e si è diffusa rapidamente nelle regioni centrali del continente europeo. La Riforma inglese è nata invece con il N Maggio 2012 BBC History Italia 25 L’analfabeta che sapeva a memoria la Bibbia Il tragico destino di Rawlins White riflette l’altalena di questi cambiamenti in campo religioso, come si arguisce bene dal racconto della sua morte nel “Libro dei Martiri”. Analfabeta, White mandò suo figlio a scuola perché potesse “imparare a leggere l’inglese” (probabilmente erano nativi del Galles) e il ragazzo, poi, leggeva ogni sera al padre qualche pagina del Nuovo Testamento tradotto da William Tyndale (circa 1494-1536), importato di contrabbando in Inghilterra, che svolse nel paese un ruolo decisivo sul nascente movimento protestante. Rawlins White era dotato di una memoria prodigiosa - pochi di noi oggi sarebbero in grado di citare a memoria lunghi brani della Bibbia Un ritratto di John Foxe, risalente al 1684. Il suo mastodontico resoconto relativo al più turbolente periodo religioso della storia nazionale era destinato a diventare un’icona di “anglicità”. – e, divenuto un protestante autodidatta, organizzò riunioni di preghiera sotto il regno di Edoardo VI. Ma qu quando Maria Tudor salì al trono, le sue attività attirarono sospetti e White fu arrestato e imprigionato nel palazzo vescovile a Chepstow. Foxe ci fornisce una descrizione dettagliata di ciò che ac accadde in quella cella, dove il vescovo Anthony Ki Kitchin fece di tutto perché l’“ostinato e caparbio” Wh ritrattasse. L’ostinazione di White è la chiave, White se secondo Foxe, per comprendere gli eventi che po portarono all’esecuzione del pescatore a Cardiff. Ogni particolare del racconto sottolinea il suo stoicismo e suggerisce al lettore paragoni con la morte di Cristo. Perché questa storia è così importante per noi? E pe quale motivo un gruppo di studiosi dell’università per di Sheffield ha trascorso gli ultimi vent’anni a tr trascrivere e a confrontare le varie versioni del testo di Fo Che cosa ci può dire quest’opera monumentale Foxe? - più di due milioni di parole nella edizione del 1583 ch ancora non conosciamo? Le risposte a tali domande che si trovano nelle ossessioni del suo autore, John Foxe, ne straordinaria storia del libro e nei molteplici e nella co complicati modi in cui fu accolto, letto e assimilato da società inglese del tempo. dalla John Foxe (1517-1587) fu un protestante ma ce certamente non un martire, salvo forse in senso fig figurato. La sua carriera iniziò come quella di un br brillante giovanotto di Boston, nel Lincolnshire, che si tr trasferì a Oxford. Fu qui che ebbe inizio il suo La morte di Rawlins White A differenza di molte xilografie del “Libro dei Martiri” di Foxe, quella che riguarda Rawlins White (aggiunta nell’edizione del 1570) è stata usata solo una volta nel testo e seguiva i dettagli della storia. Il vecchio è incatenato al palo del rogo, vestito nella sua lunga camicia bianca (“veste nuziale”), i suoi capelli e la barba bianchi lo rendono “del tutto angelico” tra le fiamme fino a quando il suo corpo crolla sulla catena che lo tiene legato al palo. Foxe fece del suo meglio per sottolineare come la vita e la morte del martire ricordassero la passione di Cristo. 26 BBC History Italia Maggio 2012 BRITISH LIBRARY–AKG/IMAGE REPRODUCED COURTESY OF THE JOHN FOXE PROJECT, UNIVERSITY OF SHEFFIELD/NATIONAL PORTRAIT GALLERY divorzio di Enrico VIII, ma la questione monarchica aprì la porta al protestantesimo, importato dall’estero e potentemente diffusosi sotto il suo successore Edoardo VI, anche se poi venne represso sotto il regno di Maria Tudor. IMAGE REPRODUCED COURTESY OF THE JOHN FOXE PROJECT, UNIVERSITY OF SHEFFIELD/NATIONAL PORTRAIT GALLERY Riforma protestante coinvolgimento con la nascente Riforma protestante. Non volendo “castrarsi” (secondo il suo linguaggio evocativo) con gli ordini sacerdotali per diventare un insegnante al Magdalen College, scelse, nel 1545, la via più rischiosa del tutore privato, traduttore e scrittore. Questo lo portò ad entrare in contatto con personaggi delle alte sfere, come Thomas Howard, che divenne il quarto duca di Norfolk e fu un suo instancabile sostenitore. Attraverso i suoi altolocati contatti, Foxe ebbe anche modo di conoscere William Cecil, segretario di stato di Elisabetta I, che fu lo sponsor, a tutti gli effetti, del “Libro dei Martiri”. Inoltre strinse un’amicizia che, più di ogni altra, spiega le fatiche storiche di Foxe. John Bale (1495-1563), l’amico in questione, era un ex frate carmelitano la cui mente affilata, e ancor più la sua penna (“il bilioso Bale”, dicevano di lui i contemporanei), mostrarono come la storia poteva essere posta al servizio della Riforma. Mentre le grandi biblioteche monastiche venivano disperse in Inghilterra, Bale si mise a raccogliere i materiali che avrebbero provato come la Riforma protestante fosse stata la risposta necessaria alle false credenze e agli scandalosi comportamenti del clero. Per Bale, il glorioso passato dell’Inghilterra si era corrotto, ma la Riforma avrebbe portato a compimento il destino millenario che Dio aveva stabilito per essa, distruggendo l’anticristo papale, come predetto nell’Apocalisse. Elisabetta I riceve il libro Ogni particolare relativo all’esecuzione di Rawlins White evocava nella mente del lettore similitudini con la morte di Cristo Foxe fuggì dall’Inghilterra di Maria Tudor nella primavera del 1554, su una nave che salpò da Ipswich, con la moglie incinta. Era diretto in Renania, per raggiungere Bale in esilio a Basilea. In tasca aveva il testo del suo primo martirologio, scritto in latino con il materiale e l’incoraggiamento di Bale (“I Commentari”). Una delle più grandi (e meno apprezzate) qualità di Foxe era proprio la sua capacità di scrivere in un latino elegante e suadente. Martiri che non convincono I successivi cinque anni sul continente si dimostrarono decisivi per il martirologo inglese. Cominciò a fare parte della rete aziendale di uno dei più grandi stampatori protestanti d’Europa (Johannes Oporinus) e, allo stesso tempo, le sue ricerche sulla preistoria della Riforma in Inghilterra si approfondirono grazie a materiale proveniente da altri esuli come lui, e di cui fece buon uso in un secondo martirologio (il “Rerum”), dato alle stampe nel 1559, proprio mentre Foxe si preparava a tornare nell’Inghilterra di Elisabetta I. Rientrato in patria, mise a frutto la sua esperienza aprendo una stamperia e collaborando con il più intraprendente e fantasioso stampatore londinese del XVI secolo, John Day (circa 1522-1584). Maggio 2012 BBC History Italia Una xilografia risalente al 1564 di John Day, lo stampatore del “Libro dei Martiri”, tratta dal frontespizio dello stesso libro. Day vinse la sfida di stampare il più grande libro della storia inglese. La C maiuscola iniziale xilografata dell’edizione del 1563 raffigura tre persone che presentano il “Libro dei Martiri” a Elisabetta I. Al centro si trova lo stesso Foxe, il “raccoglitore e collezionista” del lavoro, secondo il titolo di quella pagina. Alla sua destra è probabilmente William Cecil, il segretario di stato della regina, mentre alla sinistra di Foxe si vede lo stampatore John Day. L’immagine ci ricorda che il libro è il frutto di una collaborazione e fu dedicato al nuovo “C”, Costantino il Grande (ma il riferimento nel 1570 fu sostituito con quello di Cristo). Sopra Elisabetta è raffigurata la cornucopia, che rappresentava la Riforma protestante, mentre in basso si trovano le chiavi rotte di Roma e i serpenti simboleggianti la figura dell’anticristo. Day, che era stato imprigionato sotto Maria Tudor per aver pubblicato scritti protestanti, si dimostrò entusiasta all’idea di dare alle stampe il “Libro dei Martiri”. Due furono le decisioni che ebbero un impatto decisivo sul destino del libro. La prima – di stamparlo in inglese – se non accrebbe il prestigio del volume, gli fece guadagnare un pubblico più vasto. La seconda decisione fu di pubblicare atti ufficiali e documenti, nonché considerevoli estratti di cronache, storie e testi teologici, così da fare del “Libro dei Martiri” un’opera inattaccabile. Il progetto appariva agli occhi di John Day come una sfida enorme: si trattava di stampare il più grande libro mai pubblicato in Inghilterra. E questo significava inevitabilmente ritardi e costi elevati. Infatti ci vollero ben diciotto mesi per dare alle stampe la prima edizione, impegnando le presse a 27 o r b li n u i d e n io z a z z La reali ano mettere in passaggi che potev più di un E martirio. Le ON IZI OS SP nti DI A e l’aute cità del ne ion discusssio È RARO AVERE o vere e le r studiare nii xilografate eran ion azzio illustrra testo stampato pe l de so ca l ll’epoca. Le Ne de lo. ia co or XVI se e sfide per l’edit proprie pubblicazioni del mo erite, sia bia ins ab , re xe se Fo es di no immagini doveva “Libro dei Martiri” me e ar ag en ind aggiung dole co n il quale “incollandole” (cioè molto materiale co I . , ato ra mp atu sta eg ro ril nte la del lib fogli separati dura sull’“archeologia” o varie edizioni ndole in un second lle ra ne po ti or en inc iam re pu mb op ca no le ter ’in me candole all eziosi su co momento), sia collo forniscono indizi pr un ”) di tte ria ce sto as calie (“f xe sulla del testo. Le didas informazioni di Fo crescevano e in composizione. In re nte rti giu ma e ag o lar an co niv rti ve pa ni zio nel sta come le conte ia recitata a Londra cambiavano, così e una commed ov nu ro di le alt o un ni, sa zio gio accu afferma 1651, un personag dei critici alle sue re chire se ric es ar ed ad re no rti va ma da “diventare un informazioni che an calia che ono altresì voler as ss did po ga ine rg lun a ma un a raffigurato con il tutto. Le note l a, come quelle ne importante su come esce dalla tua bocc fornire una guida e to. ion let diz se ll’e nis de ve to pie co tes suo di Foxe”. Alcune ro lib Foxe voleva che il di ze r ian pe une testimon lorate a mano del 1570 furono co Inoltre, abbiamo alc e ha basato i tor rit sc lo nterbury, Matthew i Ca cu di su o l’arcivescov prima mano e tar no nte sa elle copie colorate eres Parker. Fu una di qu suoi resoconti. È int ndo cia las , ate cis Drake durante lic an bb Fr che accompagnò come Foxe le ha pu o tut po e bb o che avre le sue navigazioni. fuori i nomi di color endo quei ett om e re tte me compro Le immagini scelte da Foxe furono talmente convenzionali da radicarsi nella cultura inglese. Questa piastra metallica verticale, facente parte di un caminetto, è una copia posteriore di un’altra che, a quanto sembra, esisteva a Brick House, a Burwash (Sussex), e che forse era stata realizzata a metà del XVII secolo. Burwash ebbe una fiorente fonderia e l’immagine assomiglia sicuramente a un’illustrazione tratta dal “Libro dei Martiri” relativa all’esecuzione di Simon Miller ed Elizabeth Cooper, che vennero arsi vivi a Norwich. Sappiamo che le varie edizioni del libro di Foxe venivano lette ad alta voce nelle famiglie. Con il fuoco che scoppiettava nel camino, sembrava quasi che quelle storie fossero riportate in vita. Secondo alcuni prigionieri spagnoli, Francis Drake pregava per almeno 15 minuti davanti a una copia del libro, che portava con sè durante i lunghi viaggi per mare non aveva niente a che vedere. Foxe e Day ampliarono la loro indagine alla chiesa delle origini, offrendo così una storia della chiesa inglese precedente la Riforma, durante il periodo anglosassone e quello angioino. Ancora più importante, il libro incluse nuove ricerche d’archivio, così come un diluvio di testimonianze sui martiri, sui persecutori, sulle comunità che li sostennero prima della cattura, tutto materiale appena accennato nella prima edizione. Ci sarebbero state altre due edizioni del “Libro dei Martiri” nell’epoca di Foxe e Day, la prima nel 1576 e la seconda nel 1583, una differente dall’altra. L’edizione del 1583 riportava anche il resoconto del massacro degli Ugonotti nel giorno di San Bartolomeo in Francia e rispecchiava la preoccupazione apocalittica di Foxe, che predicava la necessità di unirsi per contrastare l’assalto cattolico. L’influenza avuta dal libro non è tanto legata alle grandi vendite o ad un’ampia diffusione. In realtà, opere che adesso non ricordiamo neanche più - come “Il facile cammino dell’uomo verso il paradiso” di 28 BBC History Italia Maggio 2012 IMAGE REPRODUCED BY COURTESY OF THE SUSSEX ARCHAEOLOGICAL SOCIETY]/DREAMSTIME Protestanti arsi vivi a Norwich temp tempo te mpo pieno e lasciando da parte altre o opere e, qu quin indi, altri guadagni. William Cecil gl quindi, gli venne in aiut uto, concedendo allo stampatore di n aiuto, non pagare i monopoli sulla vendita di manuali e salteri da lui stampati. Questo non bastava a consentire a Day di acquistare le materie prime, in particolare la carta (che si doveva importare dall’estero). Così lo stampatore dovette chiedere un prestito di più di 500 sterline (in un’epoca in cui un operaio specializzato a Londra veniva pagato 12 sterline all’anno). Finalmente, nel marzo del 1563, la prima edizione del libro apparve in un formato di 1.800 pagine. Per questo, ogni volta che si parla dell’opera di Foxe, occorre ricordare l’impegno gigantesco che ha richiesto. Ma questo fu solo l’inizio. Nella fretta con cui si lavorò, il libro risultò inevitabilmente impreciso, con errori a profusione. Peggio di tutto, fu inserito materiale che avrebbe potuto risultare imbarazzante per i protestanti inglesi. Foxe e Day decisero di rimediare stampando una nuova edizione, aumentata con i resoconti dei cosiddetti “protestanti di second’ordine”, come dissero gli esegeti cattolici, per i quali le aggiunte erano solo un “enorme letamaio” di “martiri che puzzavano”, cioè di gente che col martirio IMAGE REPRODUCED COURTESY OF THE JOHN FOXE PROJECT, UNIVERSITY OF SHEFFIELD/GETTY IMAGES Riforma protestante Arthur Dent (1601) – vendettero molto di più. Solo poche chiese, situate per lo più nel sud-est dell’Inghilterra, entrarono in possesso del libro di Foxe, grazie a una donazione o con un acquisto diretto. Ma nonostante ciò, il libro ebbe molte ristampe, che venivano vendute su prenotazione, e decine di compendi. Questi ultimi erano diversi in ragione dell’ampiezza e della fedeltà all’originale, ma alcuni (tra cui i più popolari) erano comunque tomi molto voluminosi. Parecchie di queste edizioni furono illustrate con immagini che divennero ben presto veri e propri stereotipi. Un altro elemento di curiosità: il volume di Foxe è stato stampato fino agli inizi del secolo scorso, una caratteristica che lo accomuna soltanto ad opere come la Bibbia e le tragedie di Shakespeare. Un testo che rafforzò l’identità protestante Tutto questo lascia intendere come siano stati proprio i lettori a fare del “Libro dei Martiri” un’icona dello spirito religioso e, più in generale, della civiltà inglese. Il celebre corsaro Francis Drake se ne portò una copia sulla sua nave e, come raccontarono tre prigionieri spagnoli interrogati dall’Inquisizione, “aveva l’abitudine di inginocchiarsi in preghiera davanti ad essa per quindici minuti prima di leggerne qualche brano all’equipaggio”. Le illustrazioni del libro, inoltre, influenzarono ampiamente la cultura e la storia inglese. Qualche esempio. Nel “Pellegrinaggio del cristiano”, del Un’incisione, risalente al 1560, di John Bale, prelato e scrittore. Bale fu uno dei più combattivi e autorevoli paladini della Riforma inglese ed ebbe un’indubbia influenza sul “Libro dei Martiri”. teologo e predicatore John Bunyan, pubblicata tra il 1678 e il 1684, l’esecuzione dei “fedeli” consiste in una serie di torture chiaramente riprese da una xilografia del testo di Foxe. Quando i funzionari della Compagnia delle Indie orientali vollero descrivere un massacro compiuto dai marinai olandesi sull’isola di Malaku nel 1623, lo fecero ispirandosi proprio ad una xilografia che si può vedere nel “Libro dei Martiri”. Il testo di Foxe ha senz’altro aiutato a promuovere lo spirito anticattolico e a definire l’identità protestante dell’Inghilterra. Ma ha fatto anche di più: ha contribuito a plasmare quel tipo di uniformità culturale così bene descritta nell’Ottocento da Charles Dickens. Lo scrittore, quando racconta la visita del giovane David Copperfield a Seaman Peggotty, dice che questi conservava religiosamente nel suo salotto una “grande edizione in quarto” del “Libro dei Martiri” e si genufletteva, come per pregare, ogni volta che apriva “lo scrigno dove questa gemma era conservata come una reliquia”, limitandosi poi ad ammirarne le illustrazioni, visto che del testo non riusciva “a ricordare una sola parola”. Thomas Freeman è ricercatore alla facoltà di teologia all’Università di Cambridge e docente all’Università dell’Essex. Mark Greengrass è professore emerito all’Università di Sheffield e ricercatore all’Università Albert-Ludwig di Friburgo. Esecuzione di massa a Smithfield Questa xilografia apparve per la prima volta nell’edizione del 1563 e mostra sette martiri protestanti arsi vivi a Smithfield il 27 gennaio 1556. A causa della fretta con la quale quell’edizione fu pubblicata, pare che al disegnatore siano state fornite informazioni sbagliate. La stampa mostra infatti quattro donne e tre uomini invece di cinque uomini e due donne. Le didascalie rimasero tutte vuote (probabilmente proprio a causa della discrepanza) e furono aggiunte solo nelle edizioni successive. Il breve resoconto di Foxe sugli eventi include la primaria testimonianza proveniente dalla documentazione processuale, non più esistente, del vescovo Bonner. L’immagine evoca inequivocabilmente l’oppressiva autorità della monarchia. Nell’ultima esecuzione riportata da Foxe, avvenuta il 27 giugno 1558, sempre a Smithfield, lo stesso autore parlò esplicitamente dell’“immensa moltitudine e congregazione” del “santo popolo” che era in attesa dell’evento. Maggio 2012 BBC History Italia 29