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Comunicato Stampa
Il report di Cofidi Veneziano sullo stato di salute delle imprese nel 2011
evidenzia una crisi dei fondamentali. La struttura di garanzia
del credito incrementa però l’operatività (+7,28%),
soprattutto con l’espansione regionale
CREDITO PMI: LE AZIENDE VENETE NON
CHIEDONO PIÙ PRESTITI PER INVESTIMENTI.
VIGNANDEL: “BATTERE IL CREDIT CRUNCH”
Il direttore generale: “La Regione deve fare la sua parte, rifinanziando
la Legge 48, i fondi POR e gli strumenti destinati ad agevolare
l’accesso al credito da parte delle imprese. Altrimenti
la nostra economia rischia di saltare”
(Venezia – 07.02.2012) – Le aziende venete congelano i prestiti per
investimenti. Il nuovo credit crunch, che ha fatto schizzare alle stelle i
tassi di interesse, è stata la chiave di volta in negativo di un 2011 critico
per l’economia regionale, già tartassata dal crollo dei fatturati,
dall’aumento della disoccupazione e dal nodo cassa integrazione. Le
imprese fanno ormai ricorso solo a prestiti per liquidità (anche questi in
netto calo) che, seppur soggetti alla garanzia dei confidi, non possono
però più essere erogati a tassi agevolati come accadeva nel recente
passato.
Una situazione claustrofobica, a cui Cofidi Veneziano - una delle strutture
di garanzia fidi di maggior peso in Veneto con oltre 8.000 aziende
artigiane e PMI associate – risponde però con una operatività cresciuta
del 7,28% nel 2011, ma legata principalmente all’espansione su scala
regionale, soprattutto nelle province di Treviso e Padova.
È questo il panorama che emerge dal consueto report sull’andamento
del credito artigiano in Veneto elaborato da Cofidi Veneziano e relativo
al 2011.
L’operatività di Cofidi Veneziano è aumentata di quasi 14 milioni sul 2010
(da 191.103.110 milioni a 205.007.366 milioni), anche se è destinata
prevalentemente a operazioni di ristrutturazione del debito da parte
delle aziende.
Significativi sono invece i dati relativi al tipo di finanziamento, che vede
una netta crescita del breve termine sul medio termine (69,06% contro
30,94%) ma, parallelamente, un crollo dei prestiti per liquidità, dai 31,96
milioni di euro del 2010 ai circa 20 milioni del 2011 (-37,43%), sintomo di
una fase di stallo totale nelle movimentazioni delle aziende.
La via d’uscita dalla crisi economica appare oggi più complessa rispetto
allo scorso anno: la partita si gioca su più livelli, e richiede impegno
massimo da parte di enti e istituzioni.
“L’obiettivo deve essere quello di combattere e risolvere con tutti i mezzi
a disposizione il credit crunch – rimarca il direttore generale di Cofidi
Veneziano Mauro Vignandel -. In questa direzione, prima di tutto è
fondamentale che la Regione Veneto faccia la sua parte, rifinanziando
al più presto la Legge 48, i fondi POR e, in generale, gli strumenti destinati
ad agevolare l’accesso al credito da parte dele imprese. Sviluppo e
crescita dell’economia passano in primis attraverso le politiche regionali:
per questo è inammissibile la previsione di non rifinanziare per il secondo
anno consecutivo i capitoli sulle imprese. Va invece sposato il nuovo
corso emerso dall’incontro con istituzioni, imprese e cittadini promosso
dalla’ABI di Vicenza: aziende, banche, regioni e Stato sono tutti parte in
causa e vittime della crisi, e per questo la via d’uscita si può trovare solo
con un serio lavoro di squadra e accordi condivisi”.
Altro nodo importante da sciogliere è quello dei mancati o ritardati
incassi da parte delle aziende, soprattutto nei confronti delle Pubbliche
Amministrazioni, ma anche da committenti privati e imprese. “Le PMI
oggi rischiano di morire perché da un lato non ottengono più credito
dalle banche, mentre dall’altro non riescono a riscuotere i pagamenti –
spiega Vignandel -. È una regola semplice e antica: senza denaro
l’economia non gira. Per questo va studiata una soluzione tra imprese,
ABI e Pubblica Amministrazione, magari prevedendo il riconoscimento
del debito da parte di queste ultime; debito che dovrebbe essere
ceduto alle banche, o, per mezzo dei confidi, incanalato in un fondo di
garanzia con conseguente cessione dei debiti/crediti sul mercato
finanziario”.
Grande attenzione desta poi lo scenario internazionale: le nuove regole
dettate da Basilea 3 rischiano infatti di mettere l’ennesimo bastone tra le
ruote alla ripresa economica, visto che, oltre a disporre maggiori
accantonamenti alle banche, prevedono che le microimprese e le PMI
vengano considerate al pari delle grandi imprese e quindi senza alcun
correttivo per la riduzione degli accantonamenti a monte dei crediti a
loro concessi. “Si tratta di ordinamenti anacronistici – dichiara il direttore
generale di Cofidi Veneziano -: per scongiurare l’allarme bisogna
insistere in una azione comune verso la Commissione Europea e il
Parlamento Europeo affinché venga riconosciuta la specificità e il
diverso status delle PMI rispetto alle realtà di grandi dimensioni”.
In un panorama così complesso, in cui le parole d’ordine sono
cambiamenti strutturali e urgenti, Cofidi Veneziano continua a essere
intraprendente su ogni fronte, garantendo pieno sostegno alla crescita
delle aziende: “I cofidi sono le uniche strutture ancora in grado di
assicurare l’accesso al credito alle imprese in quella che è ormai una
tempesta finanziaria – sottolinea Vignandel -: però anche noi abbiamo
bisogno di essere sostenuti nell’accesso al Fondo Centrale di Garanzia.
La sua gestione burocratica e le regole troppo rigide che lo governano
ne impediscono infatti l’utilizzo alla maggior parte delle microimprese,
sopratutto quelle che registrano tensione finanziaria”.
www.cofidiveneziano.it
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