Lo scrigno conteso - Questa è la pagina di Pierantonio Marone

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Lo scrigno conteso - Questa è la pagina di Pierantonio Marone
Pierantonio Marone
Lo scrigno conteso
Romanzo
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Personaggi
Anna Kersù
giovane contadina
Filippo Maconkers
giovane boscaiolo
Tristano Maconkers
figlio primogenito
Hagus Maconkers
nonno capitano
Adolfo Hates
barone di Doubs
Fedrick Datos
sovrano della stato Dantosdoj in Annecy
Giuditta Banos
regina consorte esiliata a castello di Zemek
Bianca Traniros
principessa concubina Re Fedrick Datos
Alice Datos
principessa scrigno d'oro
Guido Calles
principe di Hautecour
Viola di Seckses
abitante della grande foresta di Jura Joux
Bruno
il plantigrade della foresta stregata
Gheltrude, Ghundaline,
sorelle gemelle maggiori della foresta Jura
Ghuiane, Ghetoghene
sorelle gemelle minori della foresta Joux
Fra Bernardo
priore dei fraticelli scalzi in val di Love
Duca Ferdinando
padrone e sovrano di Neuchatel
Luigi Depardù
visconte di Arles e la spada incantata
Attilio Duca
erede duca Ferdinando
Grisly D'Aquitania
il perfido mago vendicativo
Gustaf Harold
principe normanno da Fribourg
Rudolf Hates Priore
barone ritirato nell'abbazia Hauterombe
Valerio
il garzone orfano e nuovo staliere
Padre Rufus
scrivano del convento
Ugo Fontamblè
barone di Chambery
Gilberto Dhandrè
visconte di Grenoble
Luigi Dhandrè
visconte II di Gap
Francesco De-Santis
duca di Digne
Arduino Hates
primogenito di padre Rudolf Hates
Clotilde Sanno
moglie dispotica
Ferdinando
balivo del castello Mandelleu
Cordè Nadaches
balivo del castello di Hautecour
Clara
cuoca del maniero Mandelleu
Lucia
damigella di Alice
Matilde Dailbon
contessina da Lione
Catulle Nanos
marchese giovane spasimante Matilde
Antoine e Rosalba Maconkers figli di Alice e Tristano
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Nella vasta regione della Jura franco svizzera
Attorno all'anno milleventi, i ricchi feudatari e sovrani dei vari contadi
nella vasta regione alta e bassa della Jura, erano da generazioni in lotta tra
loro e sembrava che al momento fosse tornata una parvenza di pace, da
acquietare gli animi in subbuglio da decenni con la guerra dei cent'anni.
Da anni le fazioni si contendevano le proprie proprietà dei territori attorno
avute in eredità o usurpate con intrighi di castellani scaltri e avidi a loro
volta e buona parte dei territori venivano strappate e depredate con la forza
spietata a soccombere chiunque si opponga.
Solo una zona sembrava inviolabile da possedere, era la grande foresta di
Jura Joux che sembrava essere stregata, pertanto intoccabile.
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Nell'anno del Signore 1200
Il castello di Zemek. Conquistato nel 1160 da Federico Re Dùx e
passato nel 1200 al figlio Fedrick Datos divenuto Re, della stato
Dantosdoj in Annecy, nella regione della Jura meridionale. Dove
soggiornò suo malgrado la regina Giuditta Banos ripudiata dal Re Datos
per non avergli dato un figlio maschio da succedergli al trono.
Pertanto nel 1220 Re Datos depredò il castello Hautecour uccidendo il
principe Guido Calles e si prese la moglie come concubina ch'era già in cinta
di un figlio poi sparito nel nulla e un anno dopo, finalmente consegnò un
figlio maschio al Re usurpatore.
Ma qualcosa cambiò il corso della vita in tutta la regione.....
Dove ebbe inizio la storia qui narrata
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Correva l'anno 1220
Purtroppo quel breve periodo di pace di pochi anni, spariva via così
all'improvviso e il terrore riprendeva a dilagare e si diffondesi ovunque,
come la peste che dilagava in guerre fratricide da cent'anni.
Tra gli atavici feudatari ad allargare i propri confini, c'era il principe
Fedrick Datos, che con astuzia e l'aiuto di mercenari scaltri e ben pagati
depredavano e uccidevano chi non si piegava al volere del più forte e in
quel periodo era soltanto lui, il perfido principe Datos il più forte a vincere
e cercare di allargare il proprio territorio. Con molto sangue versato dei
principi e baroni contrari e i poveri contadini inermi e indifesi, trovandosi
di volta in volta dover cambiare padrone e obbligati con la forza e senza
poter reagire a ubbidire nel piegarsi al vincitore di turno.
E Datos il tiranno, da proclamarsi da solo Re del nuovo stato conquistato
e allargato col nome nello statuto stipulato a Annecy di Dantostoj.
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Introduzione
Due giovani promessi sposi, che vivevano nel povero villaggio di
contadini e boscaioli, dov'erano succubi dai tenutari della regione.
I due giovano innamorati, si stavano preparando alle loro nozze che
sarebbero avvenute all'indomani e poi avrebbero dovuto presenziare a
corte davanti al Re Datos per la rituale e antica benedizione e la giovane
sposa, la prima notte avrebbe dovuto giacere accanto al sovrano per avere
la sua benedizione a approvazione per il vivere sotto la protezione del Re
Datos sovrano indiscusso di Dantostoj. Un sovrano prepotente e infido,
che governava con la forza in tutta la regione che s'allargava ogni anno.
Perciò i due innamorati, decisero all'insaputa dei parenti e villici nel
piccolo villaggio e tentare una fuga nella notte fonda, che precedeva le
loro nozze annunciate e pertanto preferivano fuggire e nascondersi
infilandosi nella bisbigliata foresta stregata e malefica da spaventare
chiunque entri, tra gli impervidi monti inesplorati. Così si andavano a
raccontare da villaggio in villaggio, da tenersi per bene tutti quanti alla
larga dalla zona infestata da maghi e streghe, dai cattivi presagi, ed erano
le voci fantasiose che si rincorrevano da molto tempo e in ogni villaggio.
I due fuggitivi erano intenzionati a tutto, anche a morire se il destino
fosse veramente ingrato a due innocenti innamorati, pronti a tutto e con
tanta paura nell'infilarsi in quella impenetrabile foresta misteriosa. Ma!...
Forse li sarebbero stati accolti e nascosti o magari divorati da fauci
misteriose. Ma di mistero erano rimaste soltanto le voci che correvano tra i
villici ignorante e le superstizioni raccontate che prendevano sempre più
piede nella mente di ognuno succubi della paura incalzante al solo
pronunciare la parola: la maledetta foresta stregata di Jura, era scritto nei
sortilegi perpetrati, anche da malefizi che venivano sussurrati e accennata
di nascosto, da chi aveva tanta paura a parlarne forte....
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Capitolo Primo
Il vagito di un neonato risuonò nella capanna su un alto dirupo e ben
nascosta nella foresta attorno e mai esplorata da nessuno per le paure
malefiche che l'infestava, raccontate nelle vecchie leggende e credenze
popolane, che narravano il terrore e la morte a chi vi entrava e mai più
nessuno ritornava indietro ancora vivo da raccontare cosa avevano visto tra
le intricate conifere e abeti secolari, proprio inesplorata.
La giovane Anna aveva appena partorito con estrema fatica, aiutata dal
marito Filippo sotto i consigli dell'anziana donna Viola di Seckses che
abitava in quel bel posto rivolto a mezzodì, chiamata: la casa del sole.
E per la prima volta in quella casa abbarbicata alla montagna il giovane
Filippo vedeva venire alla luce il proprio figlio, dopo la fuga precipitosa
un anno prima a nascondersi nella fitta foresta misteriosa.
Avevano già trascorso un anno di pace e quiete in quel posto isolato, dove
il lavoro nei campi attorno alla montagna a raccattare le verdure, patate e
frutti selvatici e altri ortaggi e erbe aromatiche medicamentose oltre per
mangiare e preservare e immagazzinare per il prossimo inverno in arrivo.
Dove i consigli della padrona di casa erano utili per sopperire alle
eventuali evenienze che la nature riservava a continuare a vivere tranquilli.
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Filippo il giovane compagno e marito era troppo emozionato per il lieto
evento e quel figlio lo inorgogliva tremendamente, tenendolo in braccio
con delicatezza, proprio come un amorevole padre alle prime dimostranze.
Era doppiamente felice per aver disobbedito al sovrano suo padrone un
anno prima, giù al villaggio di pochi villici creduloni, poveri contadini
ubbidienti a sgobbare per un sovrano più che ingrato.
Rammentando mentre si cullava tra le mani quel pargoletto innocente, la
loro rocambolesca fuga dal villaggio, nella loro affannosa corsa ad entrare
sempre più all'interno della boscaglia e alberi secolari della foresta, così
fitta e impenetrabile, dove loro, poveri fuggitivi avanzavano col fiato
sospeso, per la forte paura di rappresaglie delle guardie del Re Datos.
Perciò correvano a perdifiato da trovarsi sfiniti e impauriti dal buio della
notte che sembrava lunga a non finire e dai rumori strani che echeggiavano
lugubri nella notte buia e la luna in cielo filtrava di tanto in tanto tra le
fronde delle piante. Ma ad un certo punto nella loro spossante corsa,
all'albeggiare del mattino, un grosso orso bruno si parò davanti e gli
sbarrava la via, da trovarsi tra il precipizio di dietro e l'animale davanti che
grugniva, senz'altro affamato e loro potevano diventare il pasto quotidiano
del plantigrade, ritto in piedi a zampe allargate e unghie ben affilate che
grugniva per bene a bocca larga che sbatteva da incutere il terrore.
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Per un attimo gli sguardi si contendevano decisi tra l'uomo e l'orso, la sua
donna rifugiatasi dietro alle spalle e spaventata a morte a guardare ormai
la di fronte, la morte più che assicurata.
Poi l'uomo si fece coraggio e pronto a far da scudo alla propria donna,
tentò di reagire con un bastone in mano e urlando arrabbiato all'animale,
ch'era anch'esso infuriato per chi osava invadere il proprio territorio e
deciso poi, si lanciò contro ai due intrusi a porrere fine a quell'attesa che
diventerà presto terrificante a guardare.
Per fortuna e di colpo apparve all'improvviso un'anziana signora che alzò
la mano e l'animale si acquietò di colpo avvicinandosi alla signora
dall'aspetto da contadina ma risoluta, d'accarezzare il bestione peloso
divenuto subito mansueto, che si strofinava contento contro le sue sottane,
mentre lei gli parlava: < Tranquillo Bruno, va tutto bene! > guardando i
due giovani spaventati e l'informò tranquilla: < Non temete è un po'
permaloso con gli estranei in casa sua... > poi riprese a dire rivolta a loro,
con un sorriso furbesco: < Datos se la voleva pappare la tua giovane sposa,
vero Filippo Maconkers? > domandò sapendo già la risposta.
< E' la verità mia signora! > rispose serio il giovane contadino, nel
chiedere timido alla donna che accarezzava l'orso rabbonito: < Ma come fa
a sapere la verità, gentile nobildonna? > stringendosi al fianco la propria
donna ancora tutta tremante e pronta a svenire per la paura e la stanchezza
nella tante ore di fuga a correre tra gli anfratti e boscaglie di rovi nel sotto
bosco di grossi abeti alti come montagne.
< Tientela stretta Filippo la tua Anna Kersù, sta per sentirsi male! >
< Allora lei ci conosce signora. Se sa i nostri nomi? E magari è al
servizio del Re Datos che ci starà cercando e punirci per aver disobbedito a
delle leggi ingiuste a beneficio dei più forti e non è giusto questo! >
< Tranquilli giovani! Vivo qui da molti anni ormai e conosco tutti.
Compreso quel furbastro Datos. Dai seguitemi che la tua Anna è sfinita a
correre. Su quel dirupo ho la casa e potete riposare. > mentre accarezzava
l'orso e gli diceva: < Vai tranquillo nella tua tana Bruno. Loro sono amici
da proteggere. Vai e passa domani a trovarci... avrai la tua mela. > e
l'animale sembrava comprenderla inoltrandosi nella fitta foresta che non
sembrare più stregata. Mentre la donna si incamminava parlando, seguita
dai due giovani stanchi e confusi. Nel commentare gli avvenimenti del suo
passato: < Ci siamo incontrati una sola volta, ma mi è bastato guardarlo in
viso quel Datos e capire ch'è ossessionato dal potere nel tentare di
soggiogare chiunque si trovi sul suo cammino alla conquista dei territori e
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villaggi da depredare. E in molti hanno tentato di scappare e nascondersi in
questa immensa foresta impenetrabile, ma qualcosa o la paura li ha
spaventati e sono finiti male in qualche precipizio o anfratto. Pertanto si va
raccontando da generazioni in generazione il perdurare di questa
superstizione della foresta stregata e maledetta. Ma a mio parere le buone
streghe o fate, che vi abitano lassù tra i monti inesplorati non sono
malvagie. Ma avevano a loro tempo perpetrata la loro ira contro il
malvagio Datos, divenuto Re da incoronarsi da solo. Ma per cattiveria a
non poter spadroneggiare anche qui in questa foresta senza padroni, che
tentò d'incendiarla tutta la foresta Joux per stanare il nemico invisibile. Ma
le buone streghe avevano inviato un violento uragano da spegnere subito
l'incendio, provocato apposta dalle armate briganti di Datos, che purtroppo
perirono loro tessi tra le fiamme appiccate. Perciò e per punizione le
streghe hanno creare un sortilegio malefico sulla stirpe del sovrano e
quando il primo figlio di Datos verrà alla luce il sortilegio si avvererà e
cadrà soltanto sulla famiglia reale. La nascita dell'erede che dovrebbe
possedere la più grande regione attorno al castello Zemek, divenuto
maledetto da quando è stato usurpato da Datos che aveva dichiarato
apertamente lo stato di possesso in assoluto da far arrabbiare le nostre
signore che non approvavano tale decisione, come loro dimora nei periodi
invernali e pertanto rifugiate in questa immensa foresta impenetrabile alle
armate del Re Datos, che l'aveva proclamata e rinominata come sua
proprietà con tanto d'insegna agli inizi dei territori confinanti: Lo stato di
Re Dantostoj, con guardie ai confini e agli incroci delle vie di accesso,
dove gabbie appese con dentro ladri e sciavi a lasciarli morire e rimanere
soltanto gli scheletri umani risecchiti a spaventare e a dimostrare chi è che
comandava in quel territorio proclamato stato. Comprendete giovani sposi!
Ma non potendo impossessarsi di questa foresta la decretata malvagia e
pericolosa, dove le punizioni a chi disobbediva e non mancavano ad
assoggettare i sudditi al volere del sovrano Re Datos. Ecco ragazzi una
parte della storia di quel Datos che ha tentato varie volte di penetrare qui
dentro ma sempre sconfitto dalle insidie naturali che la preservano da farlo
morire di rabbia. Perciò in breve la storia di un sovrano avido e spietato
ma sconfitto da questa foresta inespugnabile... Diciamo pure stregata? >
< Noi non abbiamo visto pericoli fino all'incontro con il suo orso che
la chiamato per nome Bruno. Volevamo solo nasconderci dal sovrano.
Piuttosto la morte avevamo deciso assieme. Invece di arrenderci al volere
sadico di un regnante ingordo a spadroneggiare su chiunque. Comprende
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la nostra decisione, vostra grazia! >
< Certamente figlioli cari! Io mi chiamo Viola di Seckses e vivo qui
tranquilla da anni, ragazzi miei! Che possiate adattarvi alla vita salubre che
ci regala questa terra felice dentro e infelice fuori dalla cattive circostanze
create dell'uomo. Ma, rammentate bene! Un giorno arriverà colui che
rimetterà a posto tutte le cose e per molti anno avvenire ci sarà una lunga
pace per tutti... Tranquilli figlioli miei. Vedrete!.... il futuro è nelle vostre
mani. Solo vostre! > concluse tra un passo e un altro senza sbuffare
sebbene la via in salita era un po' dura.
< Grazie donna Viola! Il signore le renda merito... Grazie! >
< Su, dai allungate il passo miei giovani! >
Mentre arrancavano sulla salita e poi come d'incanto dietro un angolo
della roccia sulla parete della montana c'era l'apertura di una caverna e nel
breve tunnel in salita su gradini allungati e a lato piccoli squarci di fessure
che permetteva al sole di entrare e illuminare il breve percorso,ed ecco poi
che all'uscita dal tunnel comparire il sole ed erano arrivati sul pianoro, uno
piccolo spazzo sul precipizio giù nella valle tra le alte conifere e abeti
verdi, dove il profumo di resina portata dal vento arrivava fino a loro come
un balsamo di gioia alla vita che prosegue.
Poi tra due rocce un ponticello in legno d'arice che permetteva il passaggio
oltre il precipizio e poi dall'altro lato della breve galleria si usciva e
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appariva la piccola casa illuminata dal sole caldo estivo.
< Eccoci a casa ragazzi miei! > donna Viola li fece accomodare nella
sua modesti dimora, dove l'ordine e la pulizia regnava ovunque. Piccola
ma incantevole la casa a ridosso della parete rocciosa del monte, con una
meravigliosa vista su tutta la valle sottostante a perdita d'occhio.
Il sole riscaldava le membra affaticate dalla stanchezza ed era piacevole
sostare e si mettevano seduti sulla cassapanca a prendere fiato. Mentre
donna Viola stava versando una deliziosa bibita con acqua fresca e frutti
della foresta a deliziare la gola assetata.
< Grazie è veramente buona e dissetante dal sapore di menta e
mirtilli. > commentò Anna sfinita dalla stanchezza e donna Viola le
rispondeva tranquilla: < Ti insegnerò come farla per aver un piacevole
sapore di frescura e dissetare con un buon boccale grande da bere senza
fermarsi e poi ognuno si sentiranno più che sazi. Adesso preparo qualcosa
per pranzo. Il pane l'ho fatto ieri e un bello stufato di cinghiale che Bruno
la bloccato mentre il cinghiale che tentava di divorare i suoi piccoli per
pigrizia a trovarsi del cibo. E pertanto ho sistemato un po' in forno e l'altro
come stufato, sapendo di aver degli ospiti a pranzo. Filippo mi daresti una
mano a tirare se la carrucola con due sacchi di farina presa dal mugnaio a
Goimois, occorrono tre giorni di mulo, ma ne valeva la pena... Vieni qua
fuori che in due si fa meno fatica a sollevare la carrucola carica. >
< Sono pronto per servirla donna Viola! > seguendola all'esterno e
adiacente alla roccia a lato della casa c'era la carrucola e la donna consigliò
al giovane di adoperare la grossa maniglia e tenere il grimaldello a scatti
per fermare lo sforzo per riposare di tanto in tanto, visto che il dirupo era
abbastanza profondo e la tavola con due sacchi sopra non era cosa da poco
a tirarla fin sopra in casa. Ma con pazienza e ingegno arrivarono al
compimento. Mentre Anna che si era un po' ripresa voleva aiutare e Viola
le diede un lavoro da fare: < Figliola mia potresti intanto pelare un po' di
patate, li trovi in quella marna la sul fondo. E la pentola dello stufato è già
sul fuoco sotto il camino. Così potrai poi buttarle dentro a cuocere. >
< L'acqua per lavarle dove la trovo la cisterna? >
< Eccola qui fuori che scorre in continuazione dalla montagna, fresca
e salutare è così leggera a bersi che una risorsa della montagna che ci
ospita.... Su tiriamo Filippo, ci farà un po' sudare, ma ogni sforzo poi si ha
un premio a poter riposare tranquilli senza pericoli attorno. Qui nella casa
del sole, lo chiamata così a ringraziare le buone streghe che mi permettono
di restare. > mentre giravano la ruota dell'argano e i sacchi di farina era
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arrivata sopra al terrazzo e Filippo poi a spostarli e riporli nella dispensa
dentro la grotta in casa. Poi un rumore di sassi fece sussultare il giovane?
Filippo si era preoccupato e deciso aveva preso uno scudo li accanto alla
cassapanca e una spada da portarsi a vedere chi è che arrivava da quel lato
lungo la staccionata, non conoscendo bene il posto?
Mentre donna Viola lo avvisava sorridendo: < Tranquillo è soltanto Tin
tin, lo scoiattolo che ha fatto cadere dei sassi dalla roccia per farsi sentire
che arriva a trovarmi. Lui è di casa qui e non ti conosce ancora Filippo. Per
quello è un po' diffidente e dispettoso... > commentò.
< Mi perdoni donna Viola ho ancora i nervi tesi! >
Anna sulla porta di casa chiedeva al suo uomo, agitato dal trambusto
capitato: < Perché hai preso oltre la spada anche lo scudo? >
< Temevo che le guardie del Re ci avessero seguito e sentendo cadere
i sassi dall'alto ho pensato a ripararmi se devo combattere il nemico, che ci
perseguita? > rispose dandole un bacio, l'amava troppo ed era felice di ciò
che avevano fatto per essere liberi di amarsi senza dal conto a nessuno.
< Quanti anni hai Filippo? > chiese donna Viola sorridendo.
< Ho diciassette anni donna Viola! Anna ne ha solo quindici, ma ci
vogliamo bene e oggi avremmo dovuto sposarci.. Maledetto anche il Re! >
< Allora non hai fatto il militare sotto Datos? Maneggi deciso la spada
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per essere un semplice contadino? > domandò, sapendo già la risposta.
< Mio padre mi stava insegnando, prima di essere ucciso assieme a
mia madre dal Re Datos. Lui aveva servito il barone Adolfo Hates come
capitano, prima che il barone fosse ucciso da sicari di Re Datos. Perciò, io
hai militari avevo detto che avevo solo dodici anni per essere esonerato.
Ma penso che l'anno prossimo avrei dovuto arruolarmi per forza. E se
l'avrei fatto, avrei ucciso il re con le mie mani alla prima occasione, a
vendicare i miei genitori trucidati con cattiveria. >
< Eh', non è bello covare vendette, porta sempre ad altre disgrazie,
ragazzo mio. Comunque prima dell'inverno devo recarmi a Besancon a far
compere e se volete laggiù conosco dei monaci scalzi e il priore potrà
sposarvi per davvero e senza la benedizione di quel porco di Datos? >
< Oh! Sarebbe una cosa meravigliosa! > esclamo Anna sorpresa.
< Ma laggiù non ci sono per caso le guardie del Re Datos? > chiese
Filippo diffidente, mentre riponeva le armi al proprio posto.
< Laggiù a Besancon è fuori dalle sue terre. Sebbene ha tentato di
prenderlo in un assedio di sei mesi. Ma è stato sconfitto già due volte.
Penso che non ci proverà ancora? Ha perso troppi uomini in battaglie
sbagliate e magari c'è lo zampino delle buone signore di questa foresta a
metterci le mani a rovinargli le feste... > concluse a dire, poi con decisione
propose: < Bene dobbiamo pensare a dove mettervi a dormire. Possiamo
sistemare la camera qui di sotto. Non l'ho mai usata e ha una finestra sotto
il passaggio con vista sulla foresta. Benissimo sistemiamola e potete
andare a riposare ragazzi miei. Ne avete bisogno. Ma dopo aver cenato per
bene e a pancia piena si dorme meglio. Dai andiamo! >
Al mattino dopo donna Viola li accompagno a visitare una parte della
foresta e vedere il proprio orto su di un terrazzo, dove gli animali della
foresta tralasciavano fare disastri nel raccolto. Mentre Filippo entusiasta
consigliava di fare piccole modifiche a far produrre meglio il raccolto.
Chiedendo: < Posso provare ad irrigare meglio le aiuole e la verdura
rifiorirà meglio. > consigliò felice nel rendersi utile. E prontamente donna
Viola lo prendeva in parola nel dire sorridendo: < Vedi cara Anna a cosa
servono gli uomini a far rigoglire meglio il terreno e renderlo fertile come
la propria sposa. > lanciando un fischio e dopo un buon momento ecco
comparire un bell'asinello che veniva a ricevere le carezze della sua amica
donna Viola: < Amico Gigio, loro sono i miei amici e staranno qui con noi.
Perciò se li vedi non scappare, avranno sempre una carota per l'amico
Gigio. Eccoti la tua carota e adesso vai tranquillo amico. >
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Capitolo Secondo
I giorni trascorrevano discretamente tranquilli in quegli anni di pace,
senza troppe pretese e preoccupazioni, immersi tra il verde lussureggiante
della foresta che li proteggeva dal mondo esterno.
Il piccolo Tristano era già al terzo anno di vita e stava crescendo bene
sano e robusto. Sempre sorridente e allegro oltre essere vivace e attento ad
ogni cosa che capiti, quasi a voler affrettare la crescita per imparare un
sacco di cose nuove che lo incuriosivano tanto e donna Viola se lo sta
coccolando per bene come una buona nonna, mentre di tanto in tanto cerca
d'insegnargli e istruirlo, anche ha leggere i segni sillabici del momento,
intenzionata più che mai, che un giorno il biondino ragazzo, diventi un
uomo istruito e saggio.
L'orso Bruno faceva le sue scappatelle da quella parte aspettando che il
gruppo familiare si trovi da basso a governare l'orto e raccogliere i frutto
che la natura offriva e c'era sempre delle mele per l'amico brontolone che
gli piaceva rotolarsi e giocare assieme al piccolo Tristano con la massima
cura ad evitare di fargli male e che altri animali abbondanti nella foresta
attorno non lo molestino, un vero amico protettivo. Poi alle prime nevicate
Bruno spariva a rintanarsi nella sua tana in un lungo letargo fino alla
primavera successiva e riappariva dopo l'inverno sbadigliando contento.
Sembrava che il mondo attorno fosse messo in disparte e non importava
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di aver notizie dall'esterno. Talvolta Donna Viola commentava che nel
sonno aveva avuto delle visioni con le buone streghe che bazzicavano lì
attorno, nel raccontare qualcosa alla sera al lume di candele: < Mi è
apparsa in sogno la saggia Gheltrude e mi ha raccontato che il Re Datos ha
appena avuto un erede l'autunno scorso. Una femmina purtroppo! Avrebbe
voluto che la moglie la regina Giuditta partorisse un maschio e pare che
voglia prendersi un'altra moglie per avere un erede maschio. Al momento
sembra che li abbia confinati madre e neonata nel castello di Lods oltre il
fiume Loue e ha messo il nome Alice alla principessina, con la speranza di
aver presto un altro erede maschio da mettere sul trono dei Dantostoj alla
sua morte, ma il più lontano possibile... protestava il Re. >
< Ma questa saggia Gheltrude abita in qualche villaggio qua attorno,
al di fuori della foresta? > Domandò Anna mentre riponeva il piccolo
Tristano nella sua culla a dormire dopo che aveva mangiato.
< Figliola mia. Gheltrude e una della quattro sagge donne che abitano
lassù sulla vetta oltre le nuvole. Sono le streghe buone. Sono quattro
sorelle gemelle e quanto sembra, talvolta mi vengono a raccontare le
vicissitudine del mondo esterno. Comprendete ragazzi miei!... >
< Dite donna Viole, le avete viste di persona qualche volta? > chiese
Filippo incuriosito per i troppi rumori di notte che lo tengono sveglio e non
vuole confidarsi e chiedere il perché a donna Viola per la gentile ospitalità
che offre a loro tre poveri fuggitivi. Poi in fondo è troppo riconoscente,
quasi come se fosse la propria madre e ora nel vedere che adora suo figlio
e se ne compiace fortemente. Oltre a lavorare sodi per il fabbisogno anche
per i periodi invernale nel rimanere rintanati in casa con le tante e
abbondanti nevicate fuori. Pertanto con la dispensa piena e la legna da
ardere abbondante immagazzinata nella caverna sottostante era come
trovarsi veramente in paradiso e al sicuro. Mentre viola sorridendo e si
spiegava al giovane: < Come ti capisco Filippo, che di notte senti i tanti
rumori, ma sono loro che vengono qui d'inverno a riposare al caldo che tu
ci procuri e pertanto te ne sono grate... Sono Gheltrude, Ghundaline,
Ghuiane, Ghetoghene. Le quattro sagge della foresta di Joux Jura. Perciò
dobbiamo a loro se tutti qui va bene e non ci occorre nulla. Vi devo fare
una confidenza, Non li ho mai viste così felice dopo la venuta al mondo di
vostro figlio Tristano, si sentono anch'esse nonne di un bel nipotino che
con le sue grida di gioia nel giocare, ha risveglia tutta la foresta e gli
animali sono arrivati di nascosto a vederlo. E questo è un segno di un
prospero futuro figlioli cari. Scusate se in continuazione vi chiamo figlioli.
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Ma è come se io stessa vi abbia partorito. Essì! >
< Grazie di cuore donna Viola io i mia moglie ve ne siamo grati! >
< Tranquilli ragazzi miei! Non siamo una bella famiglia... e allora!
Dai andiamo a dormire, mentre fuori la neve cade abbondante. Notte! >
< Buona notte a lei mamma Viola! > facendola sorridere in quella
pace che la giovane famiglia avevano ritrovato in quel posto meraviglioso.
Soltanto al quinto anno di vita per il piccolo Tristano, decisero che
dovevano rifare quel lungo viaggio fino a Besancon, nella vasta pianura,
rimandato da tempo. Donna Viola doveva procurarsi dei gioielli che le
quattro gemelle le avevano ordinato. Perciò a primavera inoltrata decisero
di partire per quel viaggio. Dopo aver preparato i pochi bagagli e qualcosa
per il viaggio, Donna Viola aveva fischiato parecchie volte per chiamare
l'asinello selvatico che girovagava la attorno, il suo destriero per il viaggio
da non destare sospetti. Finalmente era arrivato al richiamo, era sempre in
giro a brucare l'erba nel riuscire a scappare via velocemente dai lupi nel
periodo invernale, che lo fiutavano. Mentre l'asinello si rifugiava dentro
una grotta un po' segreta, dal passaggio difficoltoso con trabocchetti che
pare avesse avuto una agevolazione dalle buone streghe che abitavano lì
sopra sul monte e lo proteggevano dagli assalti dei lupi affamati, per il
servizio di trasporto che talvolta le trasportava per la foresta in visita a
veggenti segreti incolore.
Due giorni buoni impiegarono per giungere al grande villaggio di
Besancon e appena si inoltrarono tra le prime case, donna Viola salutava
molti conoscenti e quei villici rispettosi si inchinavano al suo passaggio.
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Filippo immaginò che donna Viole doveva essere una signora di alto rango
e senz'altro anche lei aveva i suoi segreti, da nascondere. Mentre Donna
Viola al fianco di Anna con in braccio Tristano che sonnecchiava sulla
spalla, le stava dicendo: < Il tuo sposo sta rimuginando sui miei segreti,
non deve spremersi la testa per immaginare ciò che gli è davanti. >
< Non la comprendo mamma Viola? > le domandò Anna confusa.
< Filippo non ha il coraggio di chiedermi perché tutti mi salutano con
reverenza. Per il semplice fatto che da anni vengo qui a Besancon a far
compere per le amiche della foresta e dono sempre dei piccoli regali a chi
mi aiuta e tutti qui si prestano volentieri a caricarmi l'asinello messo al
momento dal maniscalco a rifocillarsi di biada. Ecco tutto qui! Dai figliola
passami Tristano lo porto un po' io adesso! > ,ma prontamente Filippo
interveniva nel dire: < Donna Viola lasci lo prendo io un poco! >
< Tu dovresti tenere d'occhio quei quattro villici un po' troppo curiosi
e già prima volevano alleggerirmi della mia sacco di scudi. Ma con questo
spillone gli ho punzecchiato la pancia e ha desistito. Ma gli altri che girano
un po' troppo attorno stanno tentando una sortita... Fai attenzione! >
< Si ha ragione Donna Viola! Li avevo già notati il loro modo
sbruffone a far confusione e al momento buono alleggerire il viandante
rincitrullito. Li tengo d'occhi! > mormorò sotto voce.
Mentre erano giunti al negozio dello speziaio e Filippo era rimasto
all'esterno pronto a sguainare la vecchia spada presa da casa, da permettere
a donna Viola e Anna di entrare e raccattare ciò che cercava, in quel
pertugio di magazzino ben ricolmo di cianfrusaglie e robe rubate e
rivendute al negoziante trappolone per pochi scudi, cose raccattate da ogni
parte della regione da briganti e quant'altro capiti di disfarsene.
Il negoziante e la consorte ciaccolona tentavano di appioppare ogni cosa
ammucchiata nella proprio bottega. Poi accortasi chi era entrata dentro,
una personalità conosciuta e rinomata dai paesani, si prostrò con inchini a
riverire la nobildonna: < Mia nobile signora che giungete da assai lontano.
Dal modo che vestiate con lunghe tuniche di foggia d'oltralpe. Come
possa aiutarla e trovare qualcosa nella mia umile bottega? >
< Mi occorrono gli infusi al miele del monaco Martino. > chiese
decisa. < Mentre do uno sguardo tra le tante cianfrusaglie e monili che
raccattate da ogni parte, da viandanti girovaghi e bisognosi e di sfarsene di
cose inutili, ma talvolta redditizie per il compratore da rivendere. >
< Cercate pure tra le tante cose di oro e argento per ornare i propri
vestiti, mia signora nobildonna. > rispose l'uomo pacioccone dalla lunga
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barba bianca e gli occhi infingardi. Mentre donna Viola aveva già
adocchiato ciò che cercava e lo prese in mano senza enfasi. Nel dire
tranquilla: < Sì! Questi piccoli monili vanno bene per decorare la toga del
nobile sovrano della bassa Jura...> commento mostrando ad Anna che
comprendeva l'astuta mossa di mamma Viola e rispondeva decisa, come se
qualcuno le suggeriva le parole in testa: < Sono perfette mia signora per il
nostro sovrano. Sarà un bel regalo. Magari con quella mantella? >
indicando una veste di alto rango e l'uomo un po' stupito che quelle nobili
donne avessero con loro un sacco di danari e i suoi scagnozzi fuori non le
avevano già prima alleggerite delle loro borse ricolme di monete?
Immaginò contrariato, sapendo che nessuno riusciva a sottrarsi ai furti ben
congegnati senza danni per nessuno e lui modesto trappolone aiutava poi il
malcapitato viandante più che alleggerito, dandogli un piccolo aiuti e tutti
erano contento del bravo negoziante umano ad aiutare il prossimo con il
proprio danaro sottratto prima. Ma non aveva fatto bene i conti prima e
quella nobildonna che giungeva da lontano aveva qualcosa che non la si
potava derubare. Lei era una grande veggente e quant'altro che teneva in
serbo per le evenienze. D'altronde anche un paio d'ore prima alla periferia
del villaggio le guardie armate li avevano fermate per controlli, con modi
un po' burberi, ma donna Viola rispondeva decisa alzando il braccio: < Va
tutto bene, andiamo al mercato a far compere! > e il comandante ripeteva
deciso ai militari: < Va tutto bene, vanno al mercato a far compere... >
riprendendo il proprio lavoro e Filippo notava tutte quelle situazioni
sistemata da Viola con un semplice gesto della mano a salutare?
Mentre il mercante tentava di contattare sul prezzo, ma donna Viola dava
in mano pochi scudi dicendo: < E' più che sufficiente nostromo! < e lui
ripeteva alla moglie: < E' più che sufficiente moglie mia! > anche la
moglie non riusciva a dir parola era contenta, mentre lasciarono la bottega.
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Capitolo Terzo
Dopo aver lasciarono la bottega dello speziaio furbetto si avviarono a
riprendere il somarello dal maniscalco, mentre Filippo chiedeva: < Non
avremmo dovuto fermarci ancora per altre compere? > ma subito intuì che
qualcosa non andava, mentre Viola si spiegava: < Sta arrivando uno stuolo
di militari e forse sono quelli di Datos, ed è meglio cambiare aria figlioli. >
Mentre il piccolo Tristano si era svegliato e messo a terra a camminare al
loro fianco incuriosito di tutta quella gente un po' sorpreso, nel dormire
aveva perso molte cose da vedere e si stava riprendendo solo in quel
momento, nel chiedere: < Nonna Viola siamo già arrivati? > facendoli
sorridere, e la donna rispondeva: < Stiamo andando via, non è un posto
troppo sicuro al momento. Ma tra poche ore arriveremo ad un convento di
fratelli e la riposeremo oltre mangiare qualcosa che ci daranno come ospiti
di passaggio. Sarà meglio affrettare il passo e prenderemo da quella parte
ad uscire dal villaggio, per evitare i soldati di Datos che non so cosa venga
a fare da questa parte, che già altre volte hanno subito una bella sconfitta e
sembra che ci riprovi? > commento allungando il passo e Anna che
chiedeva incuriosita: < Allora le signore della foresta sono venuta ad
avvisarla, quando eravamo nella bottega e lei è rimasta un momento a
pensare sul da farsi. Vero? >
< Si, sono loro che ci proteggono e ci consigliano di allontanarci. >
Filippo alla fine disse: < Avevo sentito dire qualcosa mentre ero fuori
dalla bottega e tenevo d'occhio quei tre farabutti. Una guardia che
s'affrettava a rientrare al castello e diceva ai villici preoccupato: “Stanno
arrivando!” allora intendeva dire che gli armigeri del Re Datos stanno
marciando su Besancon nel tentare di riconquistarla? >
< Già! Perciò affrettiamo il passo e usciamo dal villaggio dall'altra
parte ad evitare dei brutti incontri, Prima che chiudano le porte!. Dai
carichiamo le provviste sul somarello e Tristano sopra e via alla svelta,
ragazzi miei! Evitiamo di trovarci in mezzo... > espose decisa nonna Viola.
Arrivati sulla sommità del colle a una decina di iarda nel guardare
indietro vedevano la lunga colonna di armigeri pronti a conquistare
Besancon un po' impreparata ad uno scontro capitato così all'improvviso.
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Poi discesero dall'altro lato e via verso il convento de frati scalzi in val di
Love, ad una quarantina di iarda lontani dal villaggio di Besancon, che si
apprestavano a combattere e respingere il nemico invasore.
Arrivarono verso sera e quando bussare al convento il padre priore gli
accolse gentile e ospitarle nella propria e umile casa, nel dividere il proprio
cibo con i poveri pellegrini di passaggio.
Donna Viola come sempre al suo passaggio donava una buona offerta per
il convento: < Buona sera fra Bernardo! Chiediamo ospitalità per una notte
padre priore? Oltre avvisarvi che l'armata di Re Datos stava per scontrarsi
con gli armigeri di Besancon, che tenteranno di respingerli per la terza
volta. Spero che ci riescano... >
< Entrate fratelli, la nostra casa è sempre aperti a chi chiede asilo.
Grazie donna Viola! Per l'informazione di un cattivo presagio e speriamo
che non passino da queste parti gli armigeri del Re Datos nel depredarci
delle nostre povere provviste? > commentò il priore Fra Bernardo.
Mentre donna Viola lo rassicurava: < Non penso che tenti una sortita da
queste parti. Qui siete in territorio Elvetico e non conviene a Re Datos far
la guerra alla nazione confinante sapendo che avrebbe la peggio... Solo una
cosa padre vorremmo avere da voi fratelli? Unire in matrimonio questi due
giovani che sono fuggita da Datos prima del matrimonio che come sapete
bene, le vecchie usanze non garbavano a loro due e si sono rifugiati nella
mia casa in mezzo alla foresta di Jura. Ma ora, come vede, hanno già un
figlio loro e gradirebbero poter fare la mancata unione dinanzi a Dio? >
< Siamo felici di avere un matrimonio nel nostro convento! Darò
subito ordini per preparare la cappelletta e dare inizio alle funzioni... Poi
almeno mangeremo in allegria... Sia lode il signore! >
E men che non si dica tutti i frati erano affaccendati a preparare ogni cosa
velocemente per una buona riuscita all'evento improvvisato.
Anna e Filippo erano talmente emozionati a realizzare il loro sogno di
fedeltà e amore reciproco, mentre Tristano incuriosito stava aggrappato
alle mani dei genitori sorridenti e felici, nel guardarli mentre rispondevano
al padre priore il consenso di quell'unione indissolubile a sciogliere in
avvenire. Nemmeno il Re poteva sciogliere ciò che Dio aveva unito.
Poi appena dopo la santa unione, tutti a tavola a festeggiare con il
consenso del padre priore a non cenare in silenzio come l'ordine di rito
spirituale dei frati scalzi nel mangiare in silenzio. Oltretutto Tristano
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sempre sorridente a tutti era diventato la mascotte del convento,
socializzando con chiunque da farli felici per quel giorno tutti esenti da
preghiere e lavori straordinari accantonati.
Al mattino dopo una veloce colazione e un saluto caro a tutti, dove
Tristano stava abbracciando i tanti frati entusiasti del piccolo. Pertanto
ripresero il viaggio verso casa, salutando i fraticelli felici di quel giorno di
festa nel parlare coi viandanti, essendo molto tempo che nessuno passava
da quelle parti e si erano portati sulle mura del castello a salutarli alla loro
partenza in attesa di una prossima visita. Mentre i pellegrini accompagnati
dal padre priore oltre il portone, da augurare un buon viaggio ed evitare
incontri spiacevoli lungo il percorso cosparso da predoni e briganti, ma
Filippo non era il tipo di lasciarsi sopraffare, suo padre gli aveva insegnato
bene come affrontare il nemico all'occasione.
Pertanto di buona lena decisi nel riprendere i propri passi sull'impervio
sentiero e tra dirupi e valli, dopo molte iarda sarebbero arrivati finalmente
a casa propria sulla montagna, nella loro foresta misteriosa ma sicura.
Arrivarono al tramonto nel tardo pomeriggio del giorno dopo, infilandosi
nell'intricata foresta e Bruno il grosso orsacchiotto li attendeva sotto il
dirupo di casa brontolando che gli mancava senz'altro il piccolo Tristano
per giocare assieme più che contenti nei prati sottostanti la loro felice
dimora, aperta a tutte le persone di buon cuore.
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Capitolo Quarto
Dieci anni erano ormai trascorsi in quella intricata foresta, dove soltanto
la pace e la felicità vi regnava sovrana e il giovane Tristano si era fatto un
bel ragazzo forte e robusto che scorrazzava in lungi e largo a giocare con
Bruno e altri animali che si fidavano del giovane condottieri padrone della
foresta. Conosceva ogni anfratto e valle racchiusa dentro l'impenetrabile
foresta magica dalla alte cime che svettavano gli abeti e conifere secolari.
Le buone streghe lo sorvegliavano con dedizione, capendo che un giorno
Tristano avrebbe ridato la libertà al popolo oppresso dai tiranni e ne
andavano fiere di quel giovane che captava molte cose ma non li esponeva.
Era il primo figlio nato nella foresta magica e pertanto era come un figlio
anche per loro e veniva protetto dalle buone maghe che preparavano dei
filtri e infusi magici per l'avvenire. Sapendo che tra pochi giorni il fato si
sarebbe avverato e solo il giovane condottiero sarebbe stato in grado di
scogliere i voti e presagi che loro stesse avevano scagliato sulla famiglia
del sovrano malvagio. Purtroppo un altro mago e veggente che risiedeva in
Aquitania, aveva complicato il maleficio avendolo individuato e per avere
una buona ricompensa in vite da sacrificare, aveva svelato malamente il
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maleficio scagliato contro. Ma non era per il Re Datos il malocchio, ma al
suo primogenito e pertanto il mago aveva tentato di sciogliere il sortilegio,
ma aveva fallito nel bloccarlo nel bel mezzo tra il limbo degli inferi, senza
una via di rimedio. Quello era il guaio capitato alla giovane principessa
Alice e soltanto il giovane Tristano se avesse avuto sentore di qualcosa di
malefico poteva disgiungere il sortilegio fatto anni addietro.
Loro le streghe della foresta, avevano donato al giovane Tristano alla
nascita dei poteri straordinari e soltanto un giorno se ne sarebbe avveduto
di possederli e nell'adoperarli per una giusta causa se occorreva l'estremo
aiuto. Ma solo per quella causa giusta poteva arrestare la maledizione
perpetrata a suo tempo e nessun altro mago poteva fermare il suo volere.
. Nella casa sul terrazzo a strapiombo sulla foresta, papà Filippo, Anna e la
nonna Viola ne andavano fieri di quel ragazzo che cresceva con un
carattere forte e schietto senza pregiudizi, ma al tempo stesso dolce, da
intenerirsi ai crucci degli altri, che siano persone o animali e nel bisogno
lui era sempre presente ad aiutarli. Nonna Viola cercava di istruirlo al
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meglio insegnandogli vari dialetti e lingue straniere del circondario, che un
giorno nell'uscire oltre i confini della foresta gli potevano servire, oltre
saper scrivere con osservanza e imparare i doveri di un comandante saggio
se occorreva fare in futuro. E il futuro era ormai alle porte.
Finalmente quel giorno Tristano avrebbe accompagnato nonna Viola oltre
le alte montagne alla roccaforte di Neuchatel elvetica per far compere a
cavallo di due puledri giovani appena addestrati dal padre Filippo per
l'occasione di quel viaggio importante.
Nonna Viola in quel viaggio chiesto dalle amiche streghe di vegliare sul
giovane che forse avrebbe dovuto affrontare dure prove, oltre fare le solite
compere di vecchi monili e spezie che servivano alle streghe e nel
frattempo lei voleva all'insaputa del nipote donare un abito confacente al
giovane ormai presto diciottenne e uomo ad ogni effetti per la cultura
acquisita e il portamento regale che dimostrava avere.
Mamma e papà erano rimasti a casa per sbrigare dei lavori arretrati prima
che giunga l'autunno tra un paio di mesi e l'inverno appena dopo.
All'entrata del castello a Neuchatel Tristano notò che gli armigeri di
guardia al ponte levatoio, si inchinarono al passaggio nel salutare la
nobildonna donna Viola, senz'altro conosciuta bene da quelle parti. Prima
strada facendo la nonna gli aveva ricordato come si doveva comportare
poi, all'incontro con il duca Ferdinando ed era doveroso passare a trovarlo
nel suo palazzo, non potevano mancare di rispetto. Tristano aveva da
tempo immaginato dal comportamento regale e severo di nonna Viola, che
doveva essere una nobildonna di sangue reale, ma lui non aveva mai
voluto chiede delle spiegazioni, aspettando che la nonna gli racconti
qualcosa della sua solitaria vita nella foresta, fino all'arrivo dei suoi
genitori a farle compagnia, felice di quella famiglia allargata.
Nella bottega entro le mura del castello del duca Ferdinando e padrone
del territorio attorno, donna Viola si stava consultando con il negoziante
che con massima cura conoscendo la nobildonna di poche parole, ma
decisa cosa voleva e oltretutto amica del duca suo padrone, pertanto non si
poteva tentare d'imbrogliare com'era di abitudine fare, mentre l'uomo
commentava: < Questa tunica potrebbe andare bene per il suo giovane
cavaliere madonna Viola? > domando sotto voce.
< Si potrebbe andare, non troppo sgargiante ma con una certa regalità
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nell'indossare... Mi faccia vedere quella spada, doveva appartenere a dei
visconti francesi dallo stemma impresso? >
< Era appartenuta ai visconte Depardù di Arles e perito in battaglia
presso Parigi e i cugini l'hanno venduta immaginando che porti male
possedere una spada di uno morto in battaglia. Certo che è bella e ha una
lama pare forgiata nella lontana Scozia, un po' cara con questi intarsi in
oro. Ma per lei donna Viola le faro un buon prezzo. >
< Avvolgetele tutto in un manto e mandate un vostro servo dal duca a
mezzodì e non prima. D'accordo? E ora ditemi quanto volete...>
< Ma se devo consegnare al duca, il prezzo è più che basso
madonna Viola... Dieci scudi elvetici, le sembra un buon prezzo, per fare
un regalo al duca. Ma penso che quella spada non le vada a genio? Il duca
non ama le cose dei defunti... Mi comprende madonna Viola! >
< Pensi alle proprie mercanzie e non s'intrighi in cose d'altri! >
alzando la mano a dimenticare il lungo discorso ombroso.
Frattanto Tristano stava curiosando nell'altro stanzone stracolmo di tante
cianfrusaglie e monili e si trovò a osservare un vecchio scrigno buttato alla
rinfusa, quando alle sue spalle una voce gentile gli chiedeva: < Me lo
passeresti quello scrigno venditore? >
Tristano si girò e si trovò confuso nel trovarsi davanti ad una giovane
donna con una mantella addosso e un cappuccio che nascondeva i suoi
capelli biondo e gli occhi azzurri come il cielo che lo fissavano stupiti. Il
giovane allungò la mano e consegnò lo scrigno, nel dire tranquillo: < Non
posso rifiutare a donarlo, sebbene lo preso prima e avrei voluto fare un
dono ad una persona cara. Vorrà dire che cercherò qualcos'altro, prego! >
< Non siete un buon venditore messere! Lo visto e mi piace e lo
prendo! Non baderò al prezzo... Quanto volete per lo scrigno? >
< Visto la tanta insistenza, me lo tengo e a voi non resta che cercare
altro qui dentro madonna. Troverete un sacco di cose strane, magari utili
per passare il tempo a filare la lana... > rispose Tristano sorridendo.
< Chiamate il vostro padrone e vedrete che vi punirà per l'insolenza!>
mentre alle spalle dalla giovane arrivava una ancella che l'accompagnava
si avvicinò nel dire con rispetto: < Principessa Alice non vi affannate,
vostra madre la regina Giuditta vi troverà qualcos'altro? >
< Ma se al mio cospetto ho una principessa, allora non posso farla
contrariare e ve la regalo lo scrigno conteso. E' vostro! >
< Non lo voglio in regalo, desidero pagarlo. Chiamate il vostro
padrone venditore mancato! > si impuntò decisa.
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A quel punto Tristano provò a dire per dissuaderla: < D'accordo a vinto
principessa Alice. Facciamo un patto, io le do lo scrigno e lei alla festa a
corte questa sera, mi concederà un ballo. Io ci sarò, spero che siete invitati
dal duca Ferdinando e allora ci rincontriamo. D'accordo! > andandosene
via deciso da lasciare la principessa confusa e arrabbiata da non essere
riuscita a farsi obbedire. E Alla fine vedendo il giovane uscire dalla
bottega a imprecare: < Per tutti i santi patroni della chiesa, che screanzato
è quel... Villico... Oh, che rabbia! > sbottò adirata.
< Ha ragione giovane Alice! Non ha imparato le buone maniere, quel
Villico come la chiamato. Imparerà presto, mi creda! Oh, mi perdoni sono
Viola di Seckses e quel villico è mio nipote Tristano Manconkers. Se lo
ricordi, ne sentirà parlare in avvenire. Buona giornata Alice! > andando via
da lasciarla per la seconda volta stupita e confusa, nel pensare tra se ancora
arrabbiata: “Non è il figlio del commerciante? Poi, poi, quel Tristano,
infondo è un bel giovane alto e deciso, sebbene non lo visto arrabbiarsi
per questo scrigno di poco valore... Chissà se poi, veramente verrà al
castello questa sera?” Mentre la regina madre la raggiungeva nel dire alla
figlia un po' scontrosa: < Dobbiamo rientrare al palazzo il duca ci aspetta
per desinare figlia mia. Nel prepararci per la serata con canti e balli. Su
andiamo! Siamo in ritardo e dobbiamo ancora cambiare d'abito! >
< Ba bene! Vengo madre... Che rabbia! > imprecò al giovane.
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Capitolo Quinto
Nella corte del castello si stavano preparando le manifestazioni che il
duca Ferdinando ogni anno voleva ringraziare il signore per la buona e
abbondante annata nel raccolto. La sfilata dei soldati vestiti a festa e gli
ospiti che partecipavano al rituale illuminata da tante torce appese alle
mura a ravvivare la festa e per poi passare a banchettare con prelibatezze
da saziare a volontà in po' tutti, anche il popolo più che mai felice nel
partecipava al sodalizio, dopo tutto l'anno a lavorare e raccogliere ciò che
la natura alla fine donava in quel raccolto proficuo e benefico a tutti.
Era tutto un brusio di commenti e discorsi, tra la moltitudine di persone
illustri accorse da ogni parte del contado, oltre riempirsi la pancia.
La giovane Alice si stava guardando attorno in cerca del giovane
Tristano, cosi l'aveva chiamato Donna Viola, ch'era lì tra gli invitati, ma
del giovane non c'era traccia? Poi al suone della musica stavano
incominciando i balli e il duca Ferdinando aveva aperto le danze con
l'ospite di riguardo. La regina Giuditta di Zemek, che il Re Datos le aveva
concesso quel viaggio fino a Neuchatel accompagnata dalla figlia, la
principessa Alice. Il Re Datos si era preso un'altra moglie e gli aveva già
appena partorito un maschio e pertanto Alice veniva accantonata, senza
poter avere troppe pretese con un fratellastro che sarebbe andato sul trono
dei Dantostoj e in parte ne era felice di starne fuori da intrighi di palazzo.
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Poi Alice fu avvicinata da duca Attilio un condottiero valoroso figlio del
duca Ferdinando che era un buon donnaiolo rinomata in tutta la regione e
l'invitava a danzare: < Permette principessa Alice! >
< Certamente Duca! Il muoversi fa bene alla salute... > incominciando
a strimpellare dei passi alla musica melodica di quel tempo. Poi nel
cambio di coppia come d'abitudine e al terzo cambio con altri possidenti e
commercianti invitati alla festa, che tentavano di poter ballare con la
giovane principessa. Alice ad un certo punto si trovò all'improvviso
davanti Tristano che sfoggiava un abito piacevole da non riconoscerlo dal
com'era vestito al pomeriggio, che sembrava proprio il figlio del bottegaio.
Mentre Tristano commentava sotto voce adocchiato malamente dai
contendenti al ballo: < Tutto bene principessa? Come vede ho mantenuto
la parola, sebbene non ho potuto desinare assieme, ho avuto dei problemi
al mio destriero e come d'abitudine, prima il cavallo da curare e poi
svagarsi s'è possibile. Qualcuno ha tentato di ferirlo, ma il mio destriero gli
ha rifilato una zoccolata in pancia e ne avrà per un bel po' il tizio, garzone
del duca Attilio e sperando che se la cavi a ricordarsi di girare alla larga dai
cavalli altrui. > rispose tra un salto ed un altro.
Poi veniva il cambio di dama e subito arrivato il duca Attilio che
s'intrometteva ad altri e decisamente gli lasciavano la mano a prendersi la
damigella tanto contesa in quella serata tiepida.
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Per Tristano non gli era stato dato altre possibilità e il sonetto musicale
era terminato, con il duca Attilio che si portava altrove la principessa alla
tavola del padrone di casa a congratularsi con la regina Giuditta per aver
partorito una figlia cosi graziosa e bella.
Alice si guardava attorno impaziente e contrariata per come si stava
svolgendo la serata. Quel duca Attilio non è che le garbava molto dal come
si comportava e gli sembrava di aver capito, dai loquaci discorsi di venire
a trovarla nella sua stanza quella stessa sera e pertanto aveva già pensato di
cambiare stanza con la sua servitù ch'era entusiasta di quello figlio
sbruffone del duca. E magari la sua ancella gradiva trovarselo in camera
proprio per caso? Trovandosi a sorride Alice all'idea biricchina.
Ad un cero punto Alice era riuscita a eludere la sorveglianza ed era uscita
sul terrazzo del castello ad osservare il lago sottostante al chiarore della
luna alta in cielo e si confondeva con l'alba in arrivo. Infine discese le
scale e si trovò nel piccolo giardino pensile e si soffermò nel sedersi sulla
mura a guardare il lago calmo e tranquillo, la prima nebbia, quella bruma
della notte faceva capolino a creare delle luci strane con la luna lassù in
cielo e non si era accorta che qualcuno s'era fermato alle sue spalle.
Quando si girò si trovò in giovane Tristano che l'osservava in silenziosa
contemplazione e alla fine provò a dire: < Non temere Alice! Sono
solamente io, il figlio del bottegaio di cianfrusaglie. Volevo vederti e
salutarti prima che partiate... Non ti dispiace se mi siedo accanto? >
< Visto che ci siete messere commerciante, accomodatevi. Ma ditemi
un po', chi è quella nobildonna Viola di Seckses per voi? >
< Come l'avete conosciuta! E' mia nonna e ne vado fiero di essere
suo nipote principessa. E' lei che mi ha insegnato molte cose, come leggere
e scrivere oltre il buon comportamento che si deve tenere al cospetto dei
sovrani, anche di principesse un po' testarde, ma piacevole discutere. >
< Ah! Se lo volete ve lo ridò indietro quello vecchio scrigno... >
< Tenetelo ben stretto Alice, vi porterà fortuna. Parola mi! Al suo
interno racchiude tutta la felicità che si può immaginare. Ricordatevene! >
< Vi state prendendo gioco di me messer Tristano! >
< Niente affatto. Poi mi fa piacere che ricordate il mio nome, sebbene
non ve lo mai detto prima... Senz'altro è stata nonna Viola a dirvelo? >
< Già, appunto! > rispose massaggiandosi le spalle infreddolite dalla
notte e prontamente Tristano gli stava per mettere la sua mantella sulle
spalle della giovane, ma sopraggiungeva la regina con l'ancella a cercarla,
da sorprenderli a quell'ora tarda di notte.
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Tristano si inginocchiava su un ginocchio a prostrarsi ad una sovrana,
dicendo: < Vostra altezza, stavamo discutendo su un certo scrigno conteso.
< Vedo che il garzone del commerciante sa districarsi bene e
intrufolarsi tra i nobili per riempirsi la pancia e poi tentare di sedurre mia
figlia la principessa Alice, non è cosa da lasciar perdere. Lo sa che
potrebbe perdere la testa con un tale gesto così sfrontato. Cos'ha da dire
villico al riguardo, prima che chiami le guardie del duca? >
< Mi perdoni Vostra altezza reale! Ma se per caso ero un nobile di
alto rango, lei mi avrebbe concesso di sposare Vostra figlia Alice? >
< Ma che scempiaggini sono! Dovrò chiamare le guardie! >
< Vostra altezza madre. Vi prego non correte subito a pensare al
peggio. Stavamo soltanto discorrendo su quel vecchio scrigno e null'altro.
Ma adesso rispondete a Tristano alla sua domanda? >
< Che mia madre l'anziana regina mi assista dall'alto! > sbottò adirata
la regina Giuditta: < Io, dovrei... Forse avete ragione voi giovani, il
mondo è fatto di leggi balorde e soltanto adatte al più forte. Purtroppo non
è possibile che un contadino sposi una nobile principessa... >
< Non temete Vostra grazia! Era solo un modo di dire. Non abbiamo
nulla in comune. Poi non riuscirei a vedere una principessa a zappare la
terra e raccogliere i frutti che Dio ci invia. Perciò tutto finisce qui in questa
notte di luna splendida e i tanti pensieri vanno a dormire. Sono Tristano
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Maconkers e vengo dalla foresta di Jura e pronto a servirla se occorre. >
< Giovane condottiero lei mi stupisce e dimostra di non temere le
guardie del duca se annunciassi un vostro sgarbo. Ma mi basta la sua
parola a crederla su ciò che non è successo. Penso che possiamo rientrare
Alice! E il giovane ha altro a cui pensare, vero? >
< Madre mia, ancora non ha risposto alla domanda del giovane? >
< Hai ragione figlia mia adorata. Come donna ne sarei contenta, ma
come madre e regina purtroppo non si può fare. Sono sempre quelle leggi
che i tanti sovrani e vescovi nel passato hanno creato leggi contorte, al solo
proprio fabbisogno e noi donne o sovrane purtroppo dobbiamo piegarci al
loro volere. Queste sono le leggi del momento figlia mia.... >
< Grazie maestà per la sincerità esposta. Ma un giorno tenterò di
cambiare certe leggi non coerenti alla vita terrena. > espose Tristano.
< Giovane Tristano, sei decisamente testardo e me ne compiaccio
del tuo istinto di progredire. Ma è meglio non farti sentire, potrebbero
interpretare male la tua opinione. Che Dio ti perdoni! >
< Buona notte Vostre Grazie! > li salutò Tristano sorridendo. Poi si
ravvede e deciso provò a ridire: < Chiedo venia, mi perdoni Altezza! Visto
che dopodomani lascerete il castello del duca per rientrare al castello di
Zimek potrei avere l'onore di accompagnare la principessa qua vicino a
vedere un posto stupendo? So che è una richiesta sbagliata, ma st'ho
provando a rompere i canoni della regola. Sempre se vostra maestà è
disposta a seguirci alla scoperta di una valle meravigliosa, qua vicino?... >
La regina si era fermata stizzita, ma al tempo stesso le veniva voglia di
ridere per quel giovane così testardo, ma gentile al tempo stesso e dopo un
momento, rispose decisa: < A metà mattina saremo pronte a cavallo e ci
condurrete a vedere quella vallata. Ma se non corrisponde a verità, mi sa
che le celle del carcere di questo castello si adatteranno bene con la vostra
permanenza all'interno. Siamo d'accordo mezzo cavaliere o villico? >
< Come Vostra grazia comanda Maestà! Sarò nel cortile ad attenderle
e faro da guida. Parola mia! > rispose contento.
Al mattino presto Tristano si confidò con nonna Viola: < Nonna, questa
mattina accompagno la regina Giuditta e sua figlia Alice a vedere quel bel
posto che abbiamo visto all'arrivo venendo qui... >
< Allora sei riuscito a convincere la regina, non ci credevo che saresti
stato capace di portarle a vedere quel bel lago tra i monti. >
< Allora già lo sapevi ciò che intendevo fare? Grazie per la tua
approvazione nonna... Tranquilla veglierò sulle nobili dame... >
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Capitolo Sesto
A metà mattina Tristano accanto al proprio cavallo aspettava la regina. E
giungeva attorniata dalle sue guardie personali e dietro arrivava Alice su
un bel destriero bianco, come la lunga tunica che indossava. Il duca
Ferdinando voleva mettere al seguito un po' delle sue guardie, ma la regina
declinò. Spiegando che facevano soltanto pochi passi li attorno e il giovane
Tristano si era impegnato a fare da guida e il duca non insistette. Oltretutto
era un periodo di tranquillità e di briganti non c'erano da quelle parti per
stare in pensiero, poi la giornate era splendida per fare una cavalcata.
Perciò la piccola comitiva si avviò su per un sentiero inoltrandosi nella
valle oltre l'alto monte e dopo una buona mezz'ora di cammino si
fermarono e Tristano consigliò di lasciare i cavalli a brucare l'erba guardati
dai due guardie e andare a piedi poco lontano per ammirare il piccolo lago
de Jux intarsiato tra i monti. Alice era raggiante di gioia e per la prima
volta stava scoprendo le bellezze della natura. Per anni era stata segregata
con la regina madre nel castello di Lods prima e poi a Zemek, il Re Datos
non è che ci teneva troppo alla loro presenza a corte, ma tenerle soggiogate
al suo volere come oggetti di disporrere a piacere... Era un figlio maschio
che desiderava e pertanto lasciarle in disparte dove si erano adattate a
quella prigione come un obbligo dovuto verso un sovrano dispotico.
Ad un certo punto la regina chiede di fermarsi era un po' stanca a
camminare, non essendo allenata stando chiusa nel castello per anni.
Mentre Alice voleva vedere qualcosa li attorno e Tristano le indicò un
strapiombo sulla valle: < Se volete principessa posso condurla lassù a
vedere il meraviglioso panorama attorno. Sempre se Vostra madre la regina
ve lo permette... > aspettando un consenso dalla sovrana, che con un gesto
indico di andare senza stare troppo tempo. Perciò di volata seguendo il
pensiero di Tristano che immaginava il percorso meno difficile arrivarono
sulla cima dove uno spuntone di roccia si protraeva oltre il precipizio
sottostante e si apriva ad una meravigliosa vista mozzafiato. Tristano
dovette adoperare la nuova spada che nonna Viole le aveva regalato oltre
la casacca signorile che aveva indossato al ballo la sera prima da fare un
figurone tra i tanti invitato accorsi per la festa della campagna.
Tristano era molto accorto che la giovane Alice non si faccia male e non
venga qualcosa a sciupare quella scampagnata con le sovrane di un casato
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ancora contrariato nella ricerca dei suoi genitori da anni addietro fuggiti.
Ad un certo punto Alice prese la mano di Tristano per avvicinarsi allo
strapiombo e poter guardare di sotto a loro, dove la lussureggiante
vegetazione colonizzava tutta la vallata attorno al piccolo lago di Joux.
In quel contatto di mani Tristano ebbe un brivido, ma non di gioia, ma di
un pericolo. Captato in quel pensiero che la giovane ignara gli trasmetteva.
Era un pericolo ancestrale, qualcosa che le era stato inviato da molto
lontano e subito lui pensò alle buone streghe, che per caso fossero loro ad
aver creato quel sortilegio? Ma subito si accorse per la prima volta e gli
sembrava di udire delle voci che gli confermavano cose ben diverse. Ma e
soltanto lui avrebbe potuto rompere l'incantesimo. Ma quale era il modo e
in che maniera poteva sciogliere quell'inganno? Così immaginava dentro
di se preoccupato. Poi fu distolto dalla voce allegra di Alice che gli
chiedeva incuriosita: < Tristano a cosa stai pensando in un posto così
meraviglioso? Magari costruire una casa qui e godersi il panorama per
l'eterno? > le domandò stringendosi a lui per paura di cadere di sotto e lui
in quel momento avrebbe voluto baciarla e dirle che si era innamorato già
il giorno prima nella bottega. Poi si riprese e commentò: < Si, non sarebbe
poi male, avere qui una casa tutta nostra, ma dove abito io ho un altro
panorama al pari di questo meraviglioso posto. Dovresti vederla! >
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< Allora tu mi porteresti a vedere la tua casa... Se fosse possibile? >
< Penso sia difficile. Abito dove tuo padre il Re Datos non ha mai
potuto soggiogare al suo volere e pertanto non ti lascerà venire a visitare la
foresta magica... Comprendi! > si spiegò con difficoltà, la vicinanza alla
fanciulla lo metteva in seria difficoltà a restare sui buoni principi e non
pensare a quelle labbra fatte apposta da baciare. Mentre lei un po' stupita
commentava: < Abiti in quella foresta stregata? Cosi si racconta. Allora
siete voi i ricercati dal Re... Veramente? > restando a guardarlo in viso e
capire che quel giovane era pronto a sfidare suo padre il Re. Cosa
impossibile a pensarci bene. Era da ammirare che un villico fosse così
sfrontato a mettersi conto il padrone di tutti nel reame. Mentre Tristano
pensava ch'era meglio ritornare da basso, senz'altro la regina si stava già
crucciando dov'erano finiti? Poi tenendola per mano, aiutava Alice a
superare i dislivelli sassosi e discendere fino al pianoro dove la regina, si
era ammansita nel vederli ritornare allegri. < Madre peccato che non siete
venuta è una vera meraviglia il posto visto da lassù! > commentò Alice più
che euforica, si sentiva così felice, che persino la regina notava che quel
giovane ne era l'artefice da alleviare le pene nascoste nei loro cuori da
prigioniere, nel dire: < Bene il posto è stupendo, Bello! Adesso ritorniamo
al castello, s'è fatto tardi! > ordinò decisa la regina madre.
Era quasi mezzodì quando rientrarono al castello e il duca Attilio era un
po' arrabbiato per aver trascorso la notte senza la principessa, ma tra le
braccia di una sua ancella felice di quell'incontro notturno e casuale.
Perciò affrontò Tristano appena le nobili dame si stavano allontanando.
Nel dire con scherno: < Da che casato vieni giovane baro? Dover
approfittate con scuse insensate nel farvi scudo della regina Giuditta, per
circuire la figlia Alice. Rispondete marrano! > lo affrontò deciso.
Tristano stava per rispondere e aveva già la mano sull'elsa della spada al
suo fianco a quella menzogna esposta dal duca ubriacone. Ma l'intervento
di donna Viola aveva bloccato ogni movimento al castello. Mentre Viola
parlava con calma, la regina e figlia erano già rientrate al castello nelle
loro stanze e pertanto non c'erano altre orecchie che potevano sentire ciò
che Donna Viola condensava in poche parole e gesti delle mani decisa a
farsi capire e a conciliare il dissenso: < Messer Attilio, spero che le sue
parole sono dette da un ubriacone e villano. Mentre stanotte eravate entrato
abusivamente nella stanza della principessa e alla fine non c'era per
fortuna. Cosa volete ora tentare di contestare il nulla? Penso ed è meglio
che vostro padre il duca Ferdinando non sappia le vostre scorribande
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notturne nel castello. Mi sono spiegata messere? Siete congedato, potete
ritirarvi! > con un semplice gesto della mano, poi rivoltosi al nipote lo
redarguì nel dire ad alta voce: < E tu nipote mio non tentare di mettere
mano alla spada che porti al fianco. Qui siamo in casa di un nobile signore
e se il figlio è ingrato sono affari loro. Prepara le nostre cose e dobbiamo
rientrare a casa. > ordinò decisa. Mentre il duca Attilio non riusciva a tirare
fuori una parola dalla sua bocca, sembrava bloccata? Persino con le mani
tentava di aprirla ma nulla da fare, mentre la collera lo aggrediva.
< Certamente nonna Viola! Non voglio creare dei dissidi al duca che
ci ha ospitato educatamente. Scusa l'ardire nonna! Vado a preparare le
nostre mercanzie e potremo partire. > rispose avviandosi al magazzino.
Prima nel lasciare le stalle del castello Tristano passando sotto le finestre
delle stanze di Alice guardò in alto e scorse la giovane che le faceva un
cenno e poi aveva gettato di sotto un foulard con annodato all'interno un
messaggio che Tristano raccolse e si all'ontano salutando e poi dietro un
angolo del bastioni sotto le mura del castello, si fermò a leggere il
messaggio scritto dalla bella Alice: “Mio amato Tristano, mi piange il
cuore vedervi partire. Spero che verrete a trovarmi al castello di Zemek
allo spuntar della luna nuova. Ho tanto desiderio di rivedervi ancora. La
stupenda giornata trascorsa sul dirupo mi ha lasciata un immenso vuoto
dentro al cuore. Forse sto dicendo eresie, ma non ho mai avuto il piacere
di conoscere una persona simpatica e piacevole come voi. Avervi al mio
fianco, mano nelle mani, sono le cose che bramo riprovare ancora con voi
Tristano, che mi avete rubato il cuore. Vi aspetto tra due lune e mi farà
felice la vostra presenza. Vi aspetterò trepidante, messere Tristano!”
Tristano era estremamente commosso ed emozionato da quel messaggio e
per la prima volta sentiva il cuore scoppiare di gioia, ma anche di
dispiacere per la lontananza. Oltre i contrasti seri, se il Re Datos veniva a
sapere che il figlio di quel fuggitivo ingrato da anni addietro, stava per
insidiare la propria figlia non troppo amata ma di proprietà del Re e
nessuno poteva contestare e appropriarsi senza il suo consenso.
Tristano raggiunse la nonna, che gli domandò: < hai fatto tutto ragazzo
mio? Dobbiamo salutare il duca prima di lasciare il castello. > Perciò,
dopo un cordiale saluto al duca, ripresero il proprio cammino verso casa
nella foresta di Jura, con molte iarda da fare nell'attraversare le Alpi, nel
percorso di ritorno verso casa, Tristano era abbastanza taciturno e la nonna
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Viola ad un certo punto provò ad interrogarlo: < Figliolo caro, la bella
principessa Alice ti ha rubato il cuore, vero? > le chiede sorridendo.
< Già, avete ragione nonna! Per la prima volta sente dentro di me
qualcosa che mi fa star male. In verità mi sono lasciato sopraffare della sua
bellezza e i suoi occhi da cerbiatta spaventata attenuano il mio cuore. >
borbottò deluso seguendo la nonna che aveva deviato su una nuova strada,
forse più sicura e donna Viola sembrava conoscere, forse sentendo nell'aria
qualcosa di malefico che s'aggirava? Mentre Tristano riprendeva a dire un
po' smunto: < Mi manca la sua presenza, sebbene è stato così poco il
tempo trascorso assieme... Ma tranquilla nonna, senza far nulla di
sconveniente! Quando eravamo lassù sul dirupo da soli, lei mi ha preso la
mano e ho sentito qualcosa di sgradevole in quella stretta? Qualcosa sulla
sua vita in avvenire e m'ha preoccupa molto. Forse ho captato male quei
segnalo, forse erano segnali del mio cuore che era troppo felice e temevo
di sciupare tutto? Forse non so bene cosa mi sia capitato? Ma c'era
qualcosa che non era al posto giusto e io temo per Alice? > si spiegò
scendendo da cavallo, ad aiutava la nonna a sedersi su di un tronco a
riposare e Tristano si toglieva la maglia era un po' accaldato, mentre lei
tentava di rinfrancarlo: < Tranquillo nipote caro! Non hai inteso male i
segnali trasmessi dalla sua mano stretta alla tua, in un abbraccio di sincero
amore. Ma, non posso negarlo è veramente in pericolo la fanciulla
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Tristano? Purtroppo soltanto una persona riuscirà a togliere quel perfido
maleficio perpetrato da tempo alla sua nascita. Poi oltretutto all'insaputa e
non era diretta a lei la fattura esposta, ma al padre, il malvagio Re Datos.
Comprendi il dilemma così intricato ch'è capitato? Ma purtroppo difficile
da sciogliere adesso, caro nipote mio!? > espose preoccupata.
< Chi è che può aiutarla a sconfiggere il male che la divora? Tu nonna
sai molte cose, ed io non ho mai voluto chiederti cosa sai e puoi fare?
Forse è arrivato il momento che tu possa spiegarmi e raccontarmi per bene
tutto ciò, giusto!? Poi, cosa centro io in tutto questo pasticcio, che non è un
caso che io dovevo incontrare la principessa Alice a Neuchatel. Vero
nonna? Tu lo sapevi già fin da casa prima di partire. Vero? >
< Tu figliolo mio, stai imparando molto bene e velocemente i vari
segnali che solcano il cielo. Ma penso che ancora non sei pronto per
affrontare il nemico invisibile agli occhi umani, ma che rosica le anime
all'interno e distrugge i cuori delle persone innocenti. Capisci questo!? >
< Fatico a comprendere Nonna! Ma qualcosa nel mio cuore mi dice
che devo salvarla. Le ombre che s'aggirano nei miei sogni ripetitivi, sono
segnali di un presagio funesto e io non voglio aspettare la fine e il peggio!
Questo lo comprendi nonna Viola... Giusto! >
< Segui il tuo cuore non sbaglierai mai in avvenire... Credimi! Adesso
riprendiamo la marcia non è salubre sostare troppo a lungo qui... >
Tristano aveva intuito che qualcosa non andava per il verso giusto in quel
momento e posto, da insospettirlo a essere guardingo nel reagire?
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Con deciso sguaino la spada viscontea, proprio in tempo a parare di netto
una freccia ch'era destinata decisamente al suo petto nudo e porre fine alla
sua giovane vita. Donna Viola alzò la mano, ma capì che non poteva
fermare lo scontro. Qualcosa di più forte la bloccava a rimanere seduta sul
tronco, mentre tentava di reagire impotente. Capendo che solo Tristano
poteva cambiare il corsi degli eventi in quel momento così grave per la sua
giovane vita da condottiero.
Sette briganti ben armati, mandati senz'altro del duca Attilio, tentavano
una sortita a eliminare quel villanzone di ragazzo screanzato. Ma avevano
fatto male i conti, Tristano con la spada viscontea tra le mani era come
scontrarsi con un esercito di armigeri. La spada roteava velocemente nel
volteggiare da ogni parte, senza che nessuno se ne avveda la prossima
mossa eseguita velocemente e men che non si dice i sette briganti al soldo
del duca sbruffone, erano a terra esamini nell'esalare l'ultimo respiro.
Tutto si era svolto così rapidamente che nemmeno se stesso, se n'era reso
ben conto di ciò che il suo braccio sapeva fare a destreggiarsi rapidamente
con la spada e trovarsi di fronte ad un nemico superiore di numero.
Donna Viola aveva intravvisto tra le alte fronde dei cespugli il viso
paonazzo di una vecchia conoscente d'oltre Manica. Era il perfido mago
Grisly che le buone streghe avevano bandito dalla Jura e ora si presentava
con il viso più grintoso da orso ad aiutare chi odiava il giovane condottiero
per estirparlo e mandarlo sotto terra per sempre. Capendo che la magia non
era sufficiente. Ma non aveva immaginato che la spada viscontea fosse
arrivata in suo possesso e quel giovane era ormai diventato invincibile e
pericoloso, capendo che poteva annientare chiunque. Ed era ciò che donna
Viola riusciva a leggere nella mente del mago Grisly venuto dall'Aquitania
a cercare la sua vendetta perpetrata e studiata da molto tempo per non dire
da cent'anni. Tristano aveva intuito una strana presenza nel sottobosco ed
era pronto ad inseguire il nemico, ma Donna Viola lo acquietò nel dire
decisa: < Fermati Tristano! Non sei pronto per annientare il nemico
invisibile. Ma c'è una cosa importante che devi sapere, non devi mai
abbandonare quella spada viscontea. Con quella nelle tue mani potrai
sconfiggere il male, nipote mio. Ricordalo! >
< Allora voi già lo sapevate quando me l'avete regalata? >
< Sapevo solo che dovevo comperarla e donartela. Ma ora sappiamo
che è una santa spada e il suo defunto proprietario è al tuo fianco nel
momento di adoperarla. Ora lo sappiamo! Sarà meglio riprendere la marcia
e dobbiamo arrivare prima di notte nella nostra foresta al sicuro. >
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< Stai captando altri pericoli qua attorno? > chiese lui guardingo.
< No! Al momento è sparito il male che t'insegue. Ma dora in avanti
devi fare attenzione nipote mio, sei nel mirino degli assassini malvagi. Ma
che sanno che tu li puoi annientare al prossimo incontro. >
< Pensi nonna che potrei chiedere qualche consiglio alla nostre buone
amiche? > domandò dubbioso che la nonna Viola si apra un po' di più nei
suoi confronti. Lui non voleva intromettersi, ma ora capiva che anche la
nonna aveva qualche piccolo potere in mano, ma che non le piaceva
sfoggiare liberamente, solo nei momenti di bisogno... D'altronde ognuno
ha le proprie cose da preservare e restare segrete. Immaginava Tristano.
< Le nostre buone streghe della foresta Jura, ti hanno designato a
cambiare molte cose in avvenire Tristano. E solo tu potrai portarle a
termine, figliolo mio! Abbi fede nel tuo istinto e sarai vincitore. >
La notte stava avanzando rapidamente, quando entrarono finalmente nella
loro foresta di Jura e tirarono un grosso respiro di sollievo. Quella lunga
camminata tra le montane e gli avvenimenti malvagi incontrato non erano
per niente piacevoli, ma non avrebbero raccontato nulla a casa, ed era il
pensiero tra loro due a dialogare in groppa ai propri destrieri fino alla base
della loro montagna più che amica nel proteggerli.
Tristano liberò i cavalli che se ne andarono al galoppo nitrendo di gioa e
loro salirono in casa accolti con sollievo dai genitori, aspettando poi che
raccontino qualcosa in quel viaggio al castello di Neuchatel oltre frontiera.
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Capitolo Settimo
Tristano fu il primo a parlare festoso, dopo l'abbraccio di mamma Anna
spiegando: < Miei cari genitori è stato un bel viaggio tranquillo e ho
conosciuto una fanciulla meravigliosa e tenterò di rivederla al più presto se
mi è possibile fare! > si spiegò eccitato.
< Ma chi è questa fanciulla Tristano? > chiesero assieme i genitori,
mentre aspettavano che donna Viola dica qualcosa a sua volta.
< Si chiama Alice. Ed è la figlia del Re Datos! > espose tranquillo.
Mentre mamma Anna si era portata la mano sulla bocca, nel dire
preoccupata da tale notizia: < Oh, mio Dio!... Il Re verrà a stanarci per
decapitarci tutti! Mah, cosa e come hai fatto figlio nostro? > commento
spaventata stringendosi al marito Filippo che non commentava.
E prontamente donna Viola interveniva a dire decisa: < Alla corte del
duca Ferdinando c'era anche la regina Giuditta e la figlia Alice, che il Re li
ha bandite a restare racchiuse nel proprio castello di Zemek. Ma per
l'insistenza del duca Ferdinando, il re aveva concesso di fare quel viaggio
al castello di Neuchatel sotto scorta. Ed è lì Tristano a conosciuto la
principessina al ballo ed è riuscito a portare la regina e la figlia Alice a fare
una passeggiata su al lago si Joux. Ecco tutto qui. Tranquilli! Sono giovani
e subito si montano la testa... Vero Tristano? > domando donna Viola
strizzando l'occhio e prontamente Tristano si riprendeva a dire: < Ma,
nonna! Mi hai rovinato la sorpresa nel vedere come reagiscono i miei
genitori a rammentare le prodezze del Re Datos. Tranquilli miei cari!
Quello non si fida ad entrare nella nostra foresta, sa perfettamente che
perderebbe la faccia... Se non vi dispiace vado a dormire sono un po'
stanco. Buona notte a tutti! > infilando nel pertugio che lo conduceva da
basso nella sua stanza a riposare. Mentre papà Filippo gli dava una pacca
sulla spalla al giovane figlio ormai cresciuto e preparato ad affrontare il
mondo. Poi sapendo che donna Viola l'aveva per bene istruito e pronto a
combattere il nemico, anche quello nascosto.
Nella notte qualcosa destò Tristano dal sonno e prontamente aveva già tra
le mani la sua spada viscontea e pronto a reagire. Poi una voce flebile lo
rinfrancò dicendogli tranquilla: < Non temere Tristano! Siamo noi le tue
amiche che ti vogliono aiutare a realizzare il tuo grande desiderio. Ma
anche a metterti sull'avviso dei pericoli che troverai sul tuo impervio
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percorso o giovane Tristano! Dovrai soltanto avere fiducia in te stesso e
tenere sempre questa spada tra le tue mani e mai darla in mano ad altri,
perderebbe la sua proprietà di possesso. Ricordalo e non lasciarti
ingannare delle apparenze soavi, che si presenteranno in varie forme o
sembianze. Anche dall'aspetto di persone care, ma diffida e prima di agire
medita su cos'è di più caro possiedi e riuscirai nel tuo intento. Abbi fede e
ascolta sempre il tuo cuore!... Noi saremo sempre al tuo fianco. Fai
attenzione agli indovinelli alla riversa... Buon ripose giovane Tristano! >
E decisamente Tristano rispondeva: < Grazie di cuore! Mi rammenterò
della vostra buona amicizia. Grazie ancora e buona notte anche a voi! >
sentendo poi, delle leggere risatine di gioia che sparivano nella caverna
magazzino, forse per aver augurato un buon riposo alle buone streghe.
Il sole era già alto quando mamma Anna era venuta a svegliarlo: < Dai
ragazzo mio, è ora di alzarsi! Nonna Viola è già uscita a fare un giro nella
foresta. Doveva raccogliere delle erbe particolari. Così mi ha spiegato. >
< Per la prima volta questa notte ho dormito cosi bene e rilassato.
Comunque adesso ho proprio fame! Co s'avete in dispensa madre? >
< Pane raffermo e formaggio di capra. Ragazzo mio! > rispose mentre
gli passava una tela per asciugarsi dopo che Tristano aveva infilato la testa
nella vasca dove scorre l'acqua della montagna e a risvegliarsi meglio, un
bel servizio con acqua corrente a portata di mano, nemmeno il re l'aveva in
casa al castello. < Grazie mamma, mi sento già meglio! > mettendosi a
sedere a tavola nudo come l'avevano abituato fin da piccolo a non
vergognarsi. Poi l'amico scoiattolo Tin tin, era arrivato deciso a salutarlo
mettendosi sulla sua spalla ad aspettare una piccola pallina di pane dalle
mani del giovane. Poi deciso si vestì e avvisò che andava a cercare la
nonna, per discutere su un lavoro da sistemare nella foresta poco distante.
Tristano trovò nonna Viola intenta a raccogliere delle erbe mediche,
mentre l'aveva già sentito arrivare in silenzio e rispondeva: < E' inutile che
cammini in punta di piedi. So esattamente dove sei e cosa fai ragazzo!
Anzi per l'esattezza uomo adesso. Lo sai che oggi compi diciott'anni
ragazzo mio? > espose alzandosi e tirando fuori dalla tasca un anello e
donarlo al giovane incuriosito: < Buon compleanno! Per te dalle nostre
amiche, è così che li chiami e sono contente di esserti amiche. La pietra
verde è mia e loro hanno forgiato l'oro che lo racchiude. Ti porterà fortuna
Tristano! Ma non toglierlo mai dal tuo dito. Mi raccomando! Assieme alla
spada viscontea avrai su chiunque il dominio. Lo sappiamo bene che tu
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non abuserai mai della tua forza e la userai per il bene del prossimo. Non
potresti usarla a tuo vantaggio e avrai una grande possibilità per
sconfiggere il nemico e salvare molte vite umane. Questo sarà il tuo motto
d'ora in avanti giovane Tristano... Sei stato scelto per un compito arduo,
ma sono sicura che ci riuscirai nell'intento. Ed ora vai giovane! Alle tue
spalle c'è il tuo destriero Gaios, che ti aspetta con spada e scudo al fianco.
Hai molta strada da percorrere e affrontare una infinità di pericoli...
Abbracciami nipote mio, che il cielo ti protegga! >
< Nonna Viola sei sempre imprevedibile, e mi precedi sempre di un
passo avanti a leggermi nel pensiero, Ti voglio bene nonna Viola! >
< Tranquillo! Avviserò io i tuoi genitori che ti amano tanto.
Spiegherò che ti ho mandato fino a Lione a far delle compere. Ora vai e
difendi il tuo onore cavaliere. D'ora in avanti sarai: Tristano il cavaliere
padrone della foresta Jura! Buon viaggio nipote mio! > infilando delle
erbe appena raccolte nella sacca sotto la sella del bel destriero irrequieto.
Mentre Tristano montava in groppa al suo cavallo e salutava la nonna
contento che si comprendevano senza discutere. Mentre si avviava
nell'intricata foresta e il suo pensiero era rivolto alla bella Alice, non
poteva dimenticarla, sentiva aumentare i battiti del suo cuore al pensarla.
Perciò doveva rivederla e tentare di salvarla dal maleficio che incombeva
sulla sua testa. Poi si ricordò che non aveva chiesto cosa avrebbe dovuto
fare, nel non saper bene quale fosse l'antidoto contro il male pronto ad
agire nel compimento dei suoi sedici anni, che la principessa Alice avrebbe
a giorni compiuto e il sortilegio avrebbe fatto effetto. Perciò lui doveva
intervenire prima a fermare il tutto. Ma quale azione avrebbe dovuto
compiere? Quello era il guaio che non si era fatto spiegare dalla nonna o
dalle buone amiche: < Accidenti! > sbottò mentre si allontanava dalla sua
foresta che li teneva racchiusi e nascosti, al sicuro.
Era ormai sera quando si fermò in una capanna locanda a rifocillarsi un
poco, nella sua sacca aveva trovato diversi scudi per le spese di viaggio,
opera della nonna. Perciò deciso si avvicinò al maniscalco che lo guardava
un po' inebetito, mentre Tristano tranquillo e indifferente gli dava uno
scudo d'oro in mano e gli spiegava di badare al suo giovane destriero con
un po' di biada. Entrando poi nella locanda puzzolente con pochi viandanti
o briganti dai visi grintosi, chiedendo all'oste se poteva mangiare qualcosa
e magari dormire. Quello asserì con il capo e gli buttò davanti una ciotola
che prendeva da sulla stufa di terracotta. Mentre arrivava una giovane
inserviente e prontamente diceva: < Non quella robaccia per un bel
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giovane cavaliere. Ho una buona focaccia cavaliere! Da dove vieni, ben
vestito bel giovane? > strusciandosi contro da gatta morta.
< Sono il padrone della foresta di Jura e vado a Lione a far compere.
Giovane donzella! Allora questa focaccia la si può assaggiare e avete poi
un letti per riposare? > ci fu un silenzio generale nella bettola alla notizia
che quello era il padrone della foresta stregata. Mentre tutti si facevano il
segno della croce a scacciare gli spiriti maligni attorno e temendo il
peggio. Tristano l'aveva detto apposta sapendo che tutti temevano quella
foresta stregata, anche il Re Datos non era riuscito ad entrarci, oltre che
tentare d'incendiarla ma nulla di fare e aveva avuto la peggio. Perciò capì
che tutti si tenevano alla larga a non stuzzicarlo ed evitare che scagli
maledizioni su di loro poveri mortali. Quel giovane li di fronte doveva
avere senz'altro più di cent'anni, dai vecchi racconti ancestrali, invece lì in
quel momento sembianze così giovane come un ragazzo quindicenne. Era
veramente un mago? Immaginarono e perciò lo lasciarono tranquilli a
mangiare. Poi capitò una ronda di militari che entrarono nell'osteria a
dissetarsi, nel chiedere: < Villici di chi è quel bel baio dal maniscalco? >
guardandosi attorno, poi notò il giovane ben vestito che mangiava e il
comandante del drappello si avvicinò deciso nel dire sgarbato: < E allora
da chi l'avete rubato quel cavallo la fuori e le veste che indossate villico da
strapazzo? > Mentre i pochi presenti, abitudinari della bettola, erano
preoccupati a come avrebbe reagito il cavaliere della foresta stregata?
Tentando di fare dei segnali al militare a lasciar perdere. Poi alla fine
Tristano si girò e si alzo dallo sgabello nel dire con calma al piccoletto di
fronte: < Disturba il mio destriero al vostro passaggio messere capitano?
Avete molti cavalli da rifocillare e stanchi dal trottare? >
< Come osate insolente villico! > urlò deciso tenendo la mano
sull'elsa della sua spada. E tranquillamente Tristano rispondeva: < Sono
Tristano il cavaliere e padrone della foresta di Jura. Posso essere di aiuto
capitano? Appena ho terminato di mangiare le darò soddisfazione... >
< Lei afferma di essere il padrone della foresta str... di Jura? >
< Mi dispiace ma non mi servono dei militari da arruolare, ma
soltanto dei bravi boscaioli e contadini per raccogliere i frutti della madre
terra. E' da molti anni abbandonata all'incuria e un po' di braccia forti non
farebbero male. Comunque soltanto allo scoccare della mezzanotte la si
può entrare nella foresta. Comprende con tanti briganti attorno? Buona
serata capitano. Oste gli dia da bere a tutti, offro io! > e tutti quanti ad
approfittare di un po' di vino annacquato non faceva male a ingurgitarlo.
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Capitolo Ottavo
Era l'alba quando lasciò la locanda e non troppo riposato, avendo
dormito con un occhio solo ad evitare sgradevoli incontri notturni.
Il suo destriero Gaios nitrì al suo arrivo a confermare la reciproca amicizia
e fiducia nel proprio cavaliere, da spingerlo col muso sulla schiena del
giovane, mentre dava in corona al garzone sorridete, che lo salutò
ringraziando e Tristano deciso montò in sella e si avviò tranquillo per la
sua strada, Ma immaginava che non sarebbe stata sempre cosi tranquilla e
senza imprevisti la via da percorrere verso la sua meta già designata.
Purtroppo gli armigeri del Re Datos, quelli della sera prima gli tesero una
imboscata, forse per derubarlo, mentre si stava dissetando ad una cascata
in un canalone, ma il nitrire del suo cavallo lo mise sull'avviso e ebbe un
feroce scontro con i dodici soldati ben addestrati che lo affrontarono nello
stretto canalone, ma alla fine ebbero la peggio. La santa spada viscontea
non si dava per vinta e alla fine nove soldati erano a terra gli altri fuggiti
via, capendo che non potevano annientarlo, era veramente invincibile quel
giovane cavaliere dallo scudo rosso e griffato a stemma di drago reale.
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Capendo alla fine di essere rimasto solo senza pericoli in vista. Perciò si
lavò le leggere ferite avute nel duro scontro, temendo di non farcela a tener
testa a dei soldati più che ben addestrati, ma la fortuna sembrava
sorridergli da rassicurarlo. Poi Tristano si risistemò la casacca con dei
buoni strappi e tagli ricevuti nello breve e veloce scontro, ma deciso a
tutto. Infine riprese il suo cammino con le idee bene impostate al suo
scopo in quel viaggio.
Il quarto giorno di viaggio senza troppi contrattempi, Tristano era
arrivato finalmente in vista del castello di Zemek, che si ergeva sul colle a
guardia della vallata sottostante. Sapendo che all'indomani la principessa
Alice compiva i sedici anni e pertanto doveva sbrigarsi a intuire cosa
occorreva fare per disgiungere l'artefice malocchio inviatole dal mago
Grizly. Che a sua volta per sovvertire il castigo dato dalle streghe buone al
Re Datos. Pertanto il suo intervento aveva bloccato il tutto tra i due
mondi, quello delle tenebre e l'altro della rinascita alla vita.
Un bel problema di districare alla svelta. Ma il fatto è che Tristano non
sapeva ancora bene cosa occorreva fare per rompere l'incantesimo funesto,
quanto sembrava di capire in quella confusione di idee? Peccato che non
aveva chiesto alla nonna Viola cosa doveva fare in evenienza? Mentre lui
ancora non riusciva a comunicare con le care amiche streghe per un
consiglio appropriato, da trovassi ad imprecare da solo arrabbiato: < Per
San Gallipo! Devo trovare il mezzo giusto?... Accidenti! > borbottò tra i
denti senza farsi sentire dai villici del villaggio. Era entrato nel piccolo
villaggio sotto le mura del castello, ben guardato da tanti armigeri del Re a
contrastare chiunque tenti d'infastidire o parlare con la regina, oltre
impossibile vedere la figlia, messe in esilio dal Re padrone.
Tristano si fermò a bere accanto ad una fontana che sgorgava acqua
fresca dalla roccia del monte, proprio di fronte ad una bottega dove entrò
per comperare qualcosa e ascoltare i discorsi delle donne del villaggio. Era
un modo per sentire i vari umori che circolavano. Ed a un certo punto
captò dei bisbigli tra donne, che commentavano la male salute della
principessa Alice. Stava bisbigliando una serva che lavorava al castello e
stava dicendo dispiaciuta: < I dottori del castello non comprendono cosa
le è capitato alla giovane principessina? > Spiegava quella serva alla
bottegaia tutt'orecchi. < Domani compie sedici anni la povera principessa.
Ma mi sa che non riuscirà a superare la giornata a festeggiare il suo
compleanno... La regina è disperata e ha mandato un messaggero ad
avvisare il Re che invii altri dottori, speziai a guarire la fanciulla, da
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qualcosa inspiegabile sorto così di colpo? Tutti temono che sia troppo
tardi ed è un male oscuro che la colpita. Così raccontano? Che il Signore la
protegga dal demonio! > borbottò alla fine facendosi il segno della croce.
Tristano si era bloccato al sentire certe rivelazioni. Quella maledizione
stava iniziando a fare già il suo effetto e lui inerme non poteva far nulla per
salvarla. < Accidenti! Non in questo modo! > urlò da far voltare le persone
in bottega a bisbigliare sul quel fatto increscioso appena esposto dalla
serva di corte. Scusandosi nel dire Tristano: < Mi sono pizzicato la mano
nell'armatura... Quanto costa! > chiese per sviare via la sua alta
esclamazione e prontamente il negoziante alle sue spalle gli comunicava
sorridendo: < Duecento corone messere! La creata un artista fabbro di
Ginevra. Posso farle un buon sconto sul prezzo e sembra fatto apposta
della sua taglia messere. Venite da lontano cavaliere? Perdonate l'ardire nel
commentare messere! > chiese scusa capendo di parla sempre troppo.
< Vengo dal castello del duca Ferdinando a Neuchatel.. Lo consce? >
< Purtroppo non mi sono mai mosso da Zemek messere! > rispose.
Tristano infine rispondeva tranquillo: < Dovrò ripensarci su un momento,
mentre vado a trovare degli amici d'armi e poi vorrà dire che manderò i
miei uomini a caricarsi l'armatura e pagarvi il dovuto. Ci sentiamo! >
uscendo dalla bottega, seguiti da tanti occhi a domandarsi s'era un parente
del duca Ferdinando quel bel cavaliere, forse arrivato li per i probabili
festeggiamenti di compleanno. Temendo tutti che non si festeggino?....
Tristano si stava spremendo la memoria a trovare la soluzione migliore e
salvare la sua principessa. Non poteva lasciarla morire a quel modo?
Perciò facendo trottare il cavallo aggirò il castello e a curiosare come si
presentavamo le alte mura di protezione. Poi gli sembrò d'intravvedere
delle serve su di un balcone che gesticolavano con altri da basso nella
corte interna e Tristano immaginò che era la stanza della principessa
quella, dal vie vai di persone a chiamare chi stava di sotto. Erano in
fibrillazione, pertanto era la stanza giusta. Mentre pensava a come
introdursi nel castello, anche se avrebbe scalato le mura e come
raggiungere la stanza con tante guardie attorno? Poi si ricordò delle erbe
nella sua sacca della selle e deciso si avviò all'ingresso del castello e con
decisione si presentò al posto di guardia nel dire deciso con fare da
superiore: < Sono Tristano Maconkers cavaliere del duca Ferdinando da
Neuchatel e porto dei medicamenti per la principessa! Portatemi dalla
Regina Giuditta. Presto! > li sollecitò e quelli con garbo lo fecero
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accompagnare subito da una guardia al cospetto della regina, ch'era tutta
disperata dall'andamento della situazione. Trovarono la regina nella stanza
della figlia e stava veramente male. La guardia ordinava alla serva
personale di avvisare la regina, che era giunto un messaggero del duca da
Neuchatel. Dopo un momento la regina era uscita in corridoio e alla vista
di Tristano, si trovò confusa, ma sapendo che il duca aveva parlato bene
del giovano, lo fece avvicinare a conferire e la guardia li lascio soli.
Tristano si prostrò con un mezzo inchino nel dire deciso come d'abitudine
fare: < Maestà ho appresa la grave situazione che la principessa sta male e
pertanto ho portato delle erbe miracolose preparate dalla vecchia madre del
duca Ferdinando e la prego, mi lasci provare a ridare il sorriso alla vostra
principessina che domani possa festeggiare il proprio compleanno. Deve
fidarsi maestà! Non la voglio imbrigliare e senz'altro i vostri medici non
approveranno il genuino rimedio in erbe favolose. Mi creda sua altezza! E
per il bene di quella dolce fanciulla che ho appena conosciuto al castello
del duca, che mi ha permesso di venire di corsa appena la voce si è sparsa
per buona parte delle regioni confinanti. Con la notizia portata da piccioni
viaggiatori. Maestà, la supplico! Mi permetta di provare? >
< Veramente è convinto di quello che asserisce? > domandò dubbiosa.
< Certamente Maestà! L'anziana nobildonna, la madre del duca
Ferdinando, sa coltivare le erbe, ed ha guarito la cugina del duca di
qualcosa che la faceva star male da morire e in pochi giorni si è ripresa.
Ecco perché la nobildonna, mi ha inviato velocemente a portare queste
erbe medicamentose che senz'altro faranno bene alla principessina Alice.
Certamente non lo possiamo fare davanti a dei dotti e sapienti medici
fidati. Non lo permetterebbero e subito avviserebbero il Re e il tempo
passa e la principessa peggiorerebbe. Se mi permette Maestà! Poter
suggerire... Appena i medici si ritireranno in consulto e lei rimane al
capezzale del principessa Alice, io potrei preparare l'infuso in un modo
particolare, come mi ha spiegato bene la nobildonna. Come devo
procedere e proviamo a darla da bere. Senza nessuno presente ad evitare
che il Re lo venga a sapere, senza aspettare il peggio. Mi creda Maestà!
Deve aver fiducia, ne soffrirei anch'io se dovesse mancare poi, senza aver
fatto nulla per salvarla? Abbia fiducia? Sono erbe curative e null'altro... >
< In tutte quei pochi messeri che ho incontrato, tu sei il primo giovane
che mi aspira fiducia. La domanda che mi hai fatti giorni addietro a
Neuchatel, mi è rimasta impressa e in questi giorni di preghiere e
disperazione per la mia unica figlia Alice. Acconsentirei a concederle alle
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nozze con chiunque la salvi. Purché non muoia così miseramente! >
trovandosi a piangere senza ritegno. Era una povera sovrana succube del
malvagio destino e di marito ingrato, ed ora anche la figlia le sarebbe stata
strappata cosi malamente. Mentre Tristano cercava di convincerla nel dire
ancora: < Maestà abbia fiducia nel mio operato. Sebbene in verità mi sono
invaghito platonicamente di vostra figlia, ma sapendo bene che non si
potrà mai realizzare tale sogno. Almeno mi conceda di provare a salvarla
dal male oscuro che l'assale e sarò felice di poter vederla rinascere e alzarsi
dal letto dove la trattiene fino all'ultimo respiro, quanto sembra dalle voci
che corrono? ... La prego! Vostra Altezza Regale! >
< Va bene Tristano mi fido! Tu aspettami in quella stanza e ti farò
chiamare al momento giusto. Quando tutti se no sono andati a consultarsi e
desinare. D'accordo Messer Tristano! Vai ora e non fiatare? >
< Grazie Vostra Maestà! Non vi deluderò! > sgusciando dentro la
stanza attigua, ad aspettare fiducioso. La regina aveva senno e qualcosa le
diceva che quel giovane era sincero e poteva aiutarla. Aveva intuito e
capito che non l'avrebbe mai tradita e illusa.
Mentre Tristano si metteva a torcersi le mani e pensare come fare con
quelle erbe raccolte dalla nonna. Come avrebbe voluto che fosse lì ad
aiutarlo. Poi nel buio della camera, dove la notte avanzava, Tristano sentì
delle voci e bisbigli e alla fine tirò un grosso respiro, nel capire che le
buone streghe erano venuta per aiutarlo. Mentre lui si infervori nel parlava
sotto voce: < Sono felice di sentirvi care amiche! Per favore aiutatemi!
Cosa devo fare per rompere quel maledetto incantesimo? >
< Appena sarai solo con la tua bella Alice, devi solamente baciarla con
tutto l'amore che possiedi in cuore Tristano. E la maledizione scomparirà
dal suo corpo. Ricorda Tristano, solo tu la puoi salvare!... Devi essere solo
perché avvenga la disgiunzione degli astri in cielo. Ricorda Tristano... Soli,
soli, soli!... > le voci scomparvero. Poi la porta si aprì e la regina comparve
agitata, nel chiedere come una preghiera: < Presto! Sta per mancare la mia
adorata figlia! Presto se vogliamo tentare di salvarla. Presto Tristano!
Piangendo di dolore. Mentre entravano nella stanza che profumava di
strani odore nauseanti a vincere il male oscuro che l'opprimeva a morire.
Tristano si avvicinò al capezzale e prese la mano della fanciulla ed
carezzarla con delicatezza, poi provò a parlarle sottovoce: < Vedo che tieni
qui accanto lo scrigno Alice! Te l'avevo detto che ti avrebbe portato
fortuna, ed io sono venuto a trovarti com'eravamo d'accordo principessa.
Adesso preparerò un infuso che donna Viola mi ha dato e presto guarirai
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dai tuoi mali che ti aggrediscono. Tranquilla faremo alla svelta Alice! >
trafficando con delle ciotole prese sul mobile. Mentre la porta si apriva e la
damigella chiedeva di conferire con la regina. Nel dire che nel salone di
sotto erano arrivati dei sapienti dottori e volevano vedere l'ammalata. La
regina contrariata, dovette andarsene a tener buono i nuovi venuti,
sollecitando il giovane a far presto: < Presto Tristano! C'è poco tempo.
Faccia presto, vado a trattenerli un momento qui sapientoni. > e sgusciò
fuori. La damigella era confusa e spaventata nel vedere la fanciulla
deperire a vista d'occhio. Tristano le consigliò di restare fuori a guardia.
Appena rimasti finalmente soli e la mezzanotte stava per scoccare i
rintocchi inesorabilmente con la fine del suo cuore a cessare di battere.
Tristano era abbastanza spaventato a sua volta, ma la convinzione che in
quel bacio dato l'avrebbe salvata si fece coraggio, nel togliersi la camicia
era madido di sudore per la forte tensione che incombeva a far presto.
Poi deciso, Tristano se la prese tra le braccia e dopo un attimo di
esitazione la baciò con tutto l'amore che aveva in corpo. Tenendola stretta
ed obbligarla ad aprire la bocca, per poter respirare meglio nella
spossatezza che aveva in corpo da giorni. Poi dopo un lungo momento di
confusione e sorpresa, Alice tirò un grosso respiro e quasi urlò, nel riaprire
gli occhi e trovarsi il suo adorato Tristano che la baciava con grande affetto
e amore. Poi con fatica Alice provava a dire: < Allora sono già morta! >
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Tristano si sentiva risollevato, mentre Alice tentava di parlare: < Se ti ho
ritrovato tra le mie braccia amor mio! Allora sono proprio morta! >
mormorò, mentre Tristano sorridente e ancora preoccupato, nel risponderle
felice: < Non temere amore! Tu non sei morta, ma sono i miei baci che ti
hanno ridato la vita. Baciami ancora prima che arrivino i sapientoni a
curare il mal d'amore. Ma non dire nulla dei nostri baci, sarà un nostro
segreto! E dovrò ringraziare la regina tua madre, che mi ha permesso di
guarirti con delle erbe benefiche di mia nonna. Sarà un nostro segreto
amore! Non far parola a nessuno, ricorda amore! Io vengo per conto del
duca Ferdinando. Ricorda che le erbe che hai bevuto ti hanno rianimata
subito. Ma i tuoi dottori non devono sapere nulla. Ti sei ripresa avevi
questa nocciola in bocca e ti strozzava, così nessuno aveva capito e adesso
l'hai rigettata e stai meglio. D'accordo Alice amor mio? Per il bene di tutti,
nessuno deve sapere la verità! > Mentre si apriva la porta e l'ancella
entrava agitata: < Arrivano! Presto da questa parte messer Tristano! >
salutandola con una carezza, nel dire ancora < Adesso vado amore, non
devono trovarmi, la regina ne andrebbe di mezzo! > lanciando un bacio
con la mano e uscì di corsa infilandosi nell'altra stanza.
Mentre un rumore di passi affrettati nel corridoio e tutti poi entravano
nella stanza della principessa. Poi dopo un attimo di stupore, un sacco di
voce incredule dal fatto si sentivano provenire a discutere e la fanciulla
mostrava la piccola nocciola tra le mani, nel dire seccata, che quella
nocciola la stava soffocando e nessuno se n'era accorto?... Anche la regina
era felice e capiva che il giovane Tristano l'aveva veramente salvata dalla
morte. Congedando tutti e mandando subito un messaggero al Re che il
problema si era risolto al meglio e non occorreva la sua presenza. Che
senz'altro non sarebbe mai venuto a vedere la figlia. Erano state esiliate fin
dalla nascita della figlia da tenerle segregati lontano, il volere da padrone.
Ormai notte inoltrata, quando la regina lo fece chiamare Tristano
dall'ancella fidata. Era rimasto chiuso in quella stanza disadorna e senza
cibo, oltre non poter vedere la sua donna amata e ormai salva, disgiunta
finalmente dal maleficio inviato ancor prima della sua nascita e le
incombeva sul capo esplodendo al compimento dei suoi sedici anni.
L'ancella stava spiegando al giovane Tristano: < Messere lei è rimasto a
riposare sulla panca nel corridoio della servitù. Se qualcuno lo domanda? >
e prontamente Tristano rispondeva alla giovane: < Ho compreso la
faccenda di non aprir bocca, damigella. > seguendo la giovane in silenzio.
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Capitolo Nono
La regina più che soddisfatta dell'aiuto del giovane forestiero, lo fece
chiamare alla sua presenza nel salone d'armi, nel comandare al giovane
come ricompensa un sacchetto di monete d'oro, nel dire: < Giovane
Tristano, desidero che lei si fermi al castello qualche giorno, prima di
rientrare a Neuchatel al servizio del duca Ferdinando. > Mentre faceva
segno al comandante che dirigeva tutto nel castello: < Messere Bolivar le
mostrerà la sua stanza e del cibo. Buon riposo e ringrazi la nobildonna per
l'infuso che ha fatto rigettare la nocciola e salvare la vita della principessa.
Una piccola ricompensa. > allungano il dono, ma subito Tristano rifiutava
energicamente: < Non posso accettare Maestà era un mio dovere da buon
servitore. Grazie egualmente Vostra grazia! > mentre la regina abbozzava
un leggero sorriso di commiato, nel dire: < Come desidera. Può ritirarsi! >.
Era mezzodì del giorno dopo, quando una guardia venne a chiamarlo,
Tristano si era appisolato dalla stanchezza accumulata. Inoltre aveva fatto
dei brutti sogni, o immaginarie impressioni da non capire bene cosa le era
capitato in quel frugale pasto appena toccato con la punta del dito, che il
Bolivar aveva messo sulla tavola di persona e non un servo e insistendo
che lo mangi. Nel dimostrando troppa gentilezza con uno sconosciuto che
parlava troppo con la sovrana e messer Bolivar come coadiuvante a
dirigere il maniero, non gli andava giù per niente a essere messo in
disparte dagli avvenimenti capitati al castello.
E tutto quell'interessamento lo insospettiva, pensando che in quel pranzo
c'era dentro qualcosa che poteva non digerire. Tristano avendo toccato poi
il cibo con la punta della sua spada e il contenuto friggeva al contatto, da
desistere d'ingoiarlo e buttare tutto fuori dalla finestra nel fossato di sotto.
Ripensò confuso all'arrivo della guardia, in tutto quel suo mugugnare in
testa? Poi aveva domandato alla guardia che l'aspettava: < Dove posso
trovare dell'acqua per lavarmi almeno il viso? < chiese nel tastare l'umore.
< Da basso nelle cucine troverà qualcosa. > rispose asciutto la guardia,
che non lo mollava un momento. Neanche fosse un prigioniero? Infine
passando dalle cucine e dopo esseri lavato il viso per svegliarsi meglio, da
quel poco che aveva assaggiato con la punta del suo dito, aveva capito il
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guaio e pertanto era ancora intontito. Guai se l'avesse ingoiato? Alla fine
sistematosi al meglio, seguì la guardia e appena entrato nel salone dei
ricevimenti la regina lo invitò a prendere posto alla sia sinistra e dall'altro,
lato la principessina che sebbene un po' smunta sorrideva felice al suo
ingresso nel grande salone delle feste da tempo accantonate.
Il salone era tutto addobbato a festa per il lieto evento di guarigione e il
compleanno per le sue sedici primavere da festeggiare tra amici e invitati.
Mentre un messaggero del Re Datos appena giunto di furia dalla capitale,
il Bolivar lo faceva avvicinare alla regina, porgendo una missiva sigillata
da parte del Re. La regina lo svolse a leggere, immaginando che magari il
Re si ricordi della figlia gli inviava almeno gli auguri. Invece era ben altro
ciò che c'era scritto in quel plico arrivato a rovinare le bella festa.
Comunicandole che a giorni arriverà lì al castello di Zemek, un principe
normanno da Fribourg di nome Gustaf Harold a prendere in moglie la
figlia Alice, nel più breve tempo e periodo occorrente ai preparativi e
trasferirsi nella capitare per celebrare le nozze già concordate. Era un
ordine del Re Datos e quella missiva stava facendo infuriare la regina, che
alla fine non poteva proprio far nulla per contrastare il volere e ordine del
Re padrone. Almeno poter dire una sua parola al riguardo e chiedere alla
figlia se era contenta del volere del Re a sposare un estraneo, anche nella
lingua teutonica, che non la si comprendeva bene? Era piombato come un
grosso macigno sulla testa della regina, capendo che tutto era già stato
predestinato dal destino e che il Re ingiusto pensava soltanto a farsi un
alleato e magari distruggere per sempre quella vecchia leggenda. La
maledetta foresta di Jura, con un forte alleato e poteva allargare i confini
e poi magari puntare sui principi di Lione? Servendosi della figlia
dimenticata per anni ed ora solo per interesse sacrificarla al proprio volere.
Immaginò la regina al funesto avvenire della principessa. Non sapendo
cosa fare per salvare quella figlia tanto adorata?
Mentre al suo fianco brindando e mangiando Tristano si faceva vedere
dai cospiratori a corte, così aveva già prima immaginato che il Re non era
il tipo di lasciare il castello sguarnito di spie e senza controlli. Senz'altro
aveva ben piazzato spie ovunque che con piccioni viaggiatori l'avvisavano
sul buon andamento nel castello di Zemek. E Tristano aveva supposto che
il comandante Bolivar era in primo nella lista e poi c'era un capitano delle
guardie che lo coadiuvava e altri due militari, che facevano funzioni varie
tenevano tutto sotto controllo. Pertanto Tristano lì a tavola, si dimostrava
indifferente ai problemi della regina al suo fianco, che manifestava
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apertamente la contrarietà. Mentre il furbo Bolivar le si avvicinava a
chiedeva alla regina con fare mellifluo: < Maestà! Ci sono cattive notizie
dalla capitale Annecy? La vedo turbata in questo giorno di festa. >
bisbigliò con un alito cattivo che arrivava fino a Tristano l'odore.
< Messer Bolivar, il Re mi avvisa che tra giorni arriverà qui al
castello il Principe Harold da Fribourg a conoscere la principessa e
chiederla in sposa. E' veramente una sorpresa! Ma speriamo che tutto vada
bene come desidera il nostro sovrano! > tentando di camuffare la sua
contrarietà al subalterni impiccione. Mentre consegnava il plico al Bolivar
sorridendo e lo congedava.
Tristano ne approfittò della lontananza degli armigeri e spie. Alice era
intenta a guardare i giocolieri e la distraevano dalle sue appena passate
pene. Perciò provò a dire sotto voce con il calice di vino davanti alla bocca
senza voltare il capo verso la sovrana preoccupata. Ad evitare che una
delle guardi di fronte tra le colonne e in continuazione controllava il
giovane ospite. Sebbene fin ora non avevano nulla a pensare male per un
semplice corriere che aveva portato degli infusi e che avevano salvato la
principessa. Perciò provò a dire sotto voce: < Vostra Maestà, mi perdoni se
non mi volto a guardarla. Ma c'è una guarda che mi controlla appeno sono
entrato e Vostra Grazia mi ha ordinato di sedere qui al suo fianco. Ho
compreso che qualcosa di grave la tormenta e il Re Vostro marito non si
degna di un pensiero gentile nei suoi confronti. Forse se si fida della mia
testardaggine io potrei tentare di aiutarla maestà? >
Anche la regina aveva compreso che nel suo castello aveva molti nemici
e non si era mai curata di individuarli, visto che il volere del Re era ormai
ovunque. Capendo che la sua vita era ormai fatta da ombre incolore, in
attesa della vecchiaia e terminare i suoi miseri giorni sulla terra. Perciò
dopo un attimo di esitazione e per quella figlia che adorava sopra ogni
cose gli domando, mentre faceva dei gesti di compiacimento ai
commensali che s'abbuffarsi e bevevano al suo banchetto. Nel chiedere
incuriosita: < Cosa vorreste fare messer Tristano? >
< Fingerò di non star bene e mi ritiro. Poi deve sapere che hanno già
tentato di avvelenarmi stanotte? Perciò mi sento male e vado via da questa
festa fatta da spioni al soldo del Re. Poi tra un ora con una scusa Vostra
regina mandi Alice a prendere un po' di aria sul terrazzo di ponente e al
resto ci penso io Maestà! Alice sparirà e lai infuriata darà ordine di cercarci
ovunque. Ma tranquilla non ci troveranno e in verità Maestà io la farò
felice e in qualche modo, senza che il Re lo venga a sapere e la Vostra
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Maestà non sarà incolpata di aver aiutato il marrano a rapire vostra figlia.
Mi comprende Maestà? Poi in fondo ho compreso il suo pensiero di madre
a vedere la propria figlia felice con chi l'ama con il cuore. Son sincero! >
< In verità preferisco saperla felice ma lontana. E non vederla
ammogliata con un vecchio soltanto per interessi e intrighi di corte?... Tu
riusciresti a non farvi prendere? Perdereste la testa Tristano a quel punto! >
< Se salvare Alice comporta la mia decapitazione, Maestà io sono
pronto! Ma sono più che sicuro, se agiamo subito e qui al momento mi
sento male... come adesso! > cercando di alzarsi barcollando come un
ubriacone e subito una guardi era accorsa ad aiutarlo e prontamente la
regina, ordinava decisa e indispettita: < Portatelo nella sua stanza! Questi
giovani non reggono il vino delle nostro vigne. Via presto! > Alice era
rimasta male e subito la regina gli consigliò di andare sui bastioni a
prendere aria accompagnata dalla fidata ancella e tra un momento verrò
anche io figlia mia! Quel giovane non regge il vino! > facendo segni a
confondere l'intoppo. Il Bolivar era accorso a vedere cos'era mai capitato,
nel chiedere sull'agitato: < Maestà cos'è successo? > domando sorridendo,
pensando già all'intruglio somministrato la sera prima e quel giovane
sembrava duro a morire. Mentre la regina indispettita confermava: < Un
bicchiere di vino ed è già ubriaco. Ah, questi giovani! Lasciatelo dormire e
domani speditelo di volata al duca. Messer Bolivar dovremo apprestarci a
far trovare il castello in ordine all'arrivo del principe da Fribourg. Mi
raccomando da domani pensateci voi. Forse arriverà sua grazia il Re... >
< Maestà! Penserò a sistemare ogni cosa che servirà. Chiedo di
ritirarmi Vostra grazia! > andando via felice capendo di esserci riuscito, nel
chiamava i suoi tirapiedi e prepararsi all'arrivo del re e il principe Harold.
Intanto Tristano dalla sua stanza era uscito con l'aiuto della fidata ancella
ed erano corsi da basso alle stalle dove lo stalliere amico dell'ancella aveva
già preparato il destriero del giovane e un altro per la principessa, che
appena dopo accompagnata dalla fidata dama di compagnia della regina e
velocemente camuffata da garzone con stracci addosso da far da aiutante al
giovane messer che ritornava a Neuchatel. E pertanto le guardie non
accora allertate, lasciarono passare il giovinastro dal castello che sembrava
un po' ubriaco, seguito dal suo servo a testa bassa a borse ai lati con stracci
dei vestiti di Alice. Appena sparirono dalla vista delle guardie si portarono
dietro le mura del castello a guardarsi attorno. Poi via al galoppo verso
un'altra direzione sulla strada per Annecy, proprio incontro al nemico.
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Capitolo Decimo
Avevano galoppato parecchie iarda di strada, per deviare poi su di
un'altra stradina meno frequentata e fermasi poi a togliere quegli stracci da
dosso alla principessa nel ridarle un po' di respiro. < Grazie amore di
avermi rapita. Sono felice di essere la tua schiava! >
< Giammai sarai una schiava donna del mio cuore. Io intendo sposarti
e farti felice amore mio! > prendendola e baciandola con tutto l'amore che
avevano in corpo. Alice si trovo a piangere di felicità ritrovata.
< Coraggio amore, dobbiamo riprendere il cammino siamo in territorio
nemico e abbiamo ancora molta strada da fare... > la spronò mentre non
riusciva a staccare la sua bocca dalla donna amata. Poi alla fino dopo un
lungo respiro si ripresero entrambi a riprendere la loro fuga, che senz'altro
in quel momento tutti gli armigeri del castello erano alla ricerca dei
fuggitivi. Immaginando fuggiti verso lo stato elvetico accanto, dove si
presumeva fosse un rifugio sicuro per degli ingrati traditori al proprio Re.
Nel frattempo loro dopo aver trascorso la notte in un impervio canalone,
che sembrava fatto apposta per nascondersi ed evitare che qualche
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viandante li scopra. Al mattino dopo una veloce rinfrescata al ruscello tra
le montagne solitarie e ripresero il cammino tra la boscaglia ai piedi della
collina che stavano aggirando.
Poi più avanti in pianura aveva preso una buona andatura senza forzare i
loro cavalli, nel camminare lontani dai pochi villaggi che incontravano,
oltre contadino al lavoro nei campi a segnalare per una misera ricompensa
due cavalieri che transitavano da quelle parti e dopo il terzo giorno di
marcia, mangiando un po' di quello che il sottobosco forniva, mirtilli e
mele selvatiche e al momento era abbastanza per tirare avanti. Alice non
aveva chiesto dove l'avrebbe portata il suo Tristano. Per lei, ogni posto era
buono pur di restare sempre assieme.
Il quarto giorno erano in vista del lago De Beurgel, nella giurisdizione
del contado di Chambery e l'intenzione di Tristano era di chiedere asilo nel
convento di Hautorombe, dove il barone Rudolf Hates Doubs ritiratosi in
convento anni addietro, fratello del barone Adolfo Hates morto in battaglia
con suo nonno, il padre di papà Filippo e sperava che li accolgono per
qualche giorno a riposare e riprendersi da tutti quei giorni di marcia
forzata, per una fanciulla ancora debole dalla malattia, ma che sembrava
essere disposta di sopportare proprio tutto per amore.
Nell'inoltrarsi nel bosco che scendeva dalla collina verso il lago per
accedere seguendo un piccolo sentiero indisuso ad evitare la stradina che
costeggiava il lago un po troppo esposta ai curiosi o contadini. Tristano si
era un po' distratto nel pensare come l'avrebbero accolto al convento e se il
barone era ancora in vita? Era una cosa da mettere in conto. Certo che i
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frati del convento sono per la maggior parte disposti ad aiutare il viandante
che chiede asilo. Ma talvolta si può avere dei rifiuti nell'impossibilità di
dare una mano. Tristano non s'accorse subito di una imboscata e meno
male che intuì all'ultimo minuto e schivò il dardo piegandosi velocemente.
Purtroppo la freccia gli sfiorò il petto da ferirlo leggermente di striscio.
Erano stati assaliti da una ventina di briganti assassini da strapazzo, usciti
fuori da un capanno fatiscente e da dietro ai cespugli fitti attorno al bosco.
Abituati e depredare chiunque passi da quella parte e alla fine far sparire i
corpi dei malcapitati nella grossa foiba tra la roccia carsica della montagna
alle spalle.
Tristano stava per cadere da cavallo, nell'evitare il dardo assassino, ma
subito ripresosi e deciso, oltre che furente di essersi fatto sorprendere come
un babbeo. Prese la propria spada viscontea in mano con rabbia, che reagì
all'istante nel roteare nell'aria e sembrava che l'acciaio suoni dei lamenti
lugubri e ancestrali e fu una vera carneficina fino all'ultimo sangue. I
briganti non mollavano l'attacco e cercavano di assalire la principessa, per
fortuna che lo stallone di Tristano con delle potenti pedate allontanava
chiunque s'avvicini. Il tutto durò abbastanza tempo, ma alla fine purtroppo,
i briganti avevano avuto la peggio. Tristano grondante di sudore e
spossato, la sua spada intrisa di sangue, ma li aveva decimati ad uno ad
uno. Guardandoli poi la a terra ormai trapassati tra i defunti.
Lasciò soltanto un giovincello che si era inginocchiato a chiedere pietà
tra le lacrime. Tristano si fermò di fronte e gli ordinò deciso: < Alzati
screanzato ragazzo! Quanti anni hai? > alzandogli il viso con la punta della
spada e il ragazzo tutto tremante, alla fine rispose: < Quindici messere!
Adesso devo proprio morire? Non sono ancora pronto a morire! Messer
cavaliere dal braccio veloce, e la spada saettante... Sono, anzi, io ero il loro
sguattero da due anni, da quando questi, ormai tutti morti, mi hanno
portato via da un negoziante avido e mi hanno obbligato a seguirli se
volevo mangiare e non essere ucciso perché mi rifiutavo a combattere. > si
raccontò malamente. Mentre Alice che si era avvicinata con il proprio
cavallo, guardò Tristano, poi provò a dire seria: < Messer Tristano, penso
che a noi andrebbe bene un aiutante fedele e lui è giovane e potrebbe andar
bene al caso, Voi cosa ne pensate di arruolarlo come nostro aiutante? >
consigliò con un debole sorriso, dopo lo spavento preso nella battaglia.
< Mia dolce madonna avete ragione... Tu come ti chiami? >
< Messer Tristano. Mi chiamo Valerio e sono pronto a servirla
cavaliere! La sua sposa ha le idee giuste e sa che posso servivi per bene e
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di fiducia, messere! > rispose tirando un grosso respiro di sollievo.
Prontamente Tristano lo redarguiva con decisione: < Valerio non alzare
troppo la cresta, potresti perderla veramente... D'accordo? >
< Mi perdoni vostra grazia e anche a lei damigella, Scusatemi! >
< Non perdiamoci in parole inutili ragazzo. Io sono Tristano il
cavaliere e padrone della foresta di Jura. Hai compreso bene? >
< Siete voi quel cavaliere della foresta stregata di Jura? Santi Numi!
Ecco perché avete decimato questi briganti... Perdonatemi messere, mi
taglierò la lingua prima di aprir bocca ancora. Per servirvi padrone! >
< Piantala di dire eresie Valerio. Prendi quel cavallo, che a loro non
serve più ormai e hanno finito di depredare i viandanti e seguici! >
Mentre Alice provava a dire: < Quelli a terra non li sotterrate? >
< Penso proprio di no! Ho questa ferita che mi attanaglia la pelle mia
principessa. Dobbiamo arrivare al convento e sperare che ci ospitino. >
< Messere perdoni la mia domanda. E' la principessa Alice, quella
rapita dal castello di Zemek? La figlia di quel Re sempre arrabbiato che
uccide chiunque incontri?... Sapete che vi stanno cercando per tagliarvi la
testa? Proprio ieri avevamo sentito la notizia in una cantina ad Annecy. La
raccontava un vecchio dall'accento straniero e dalla faccia da orso tutto
peloso da far paura... E chiedeva se qualcuno vi avessero visto? Allora
siete propri voi l'artefice messer Tristano?... In confidenza, nel vedere ora
la principessina, ne vale veramente la pena perdere la testa per qualcosa di
bello e piacevole da vedere. Mi perdoni madamigella.. anzi principessa.
Comunque voi mi avete assunto per servirvi e io sono di parola vi seguo
ovunque andate. > sciorinò velocemente le parole.
< Hai finito giovane Valerio di blaterare? Appena apri ancora la
bocca ti taglio la testa. Parola mia! >
< Tristano lascialo tranquillo! Non vedi che continua a parlare per la
paura che ha addosso. Valerio sii sincero. Sei con noi o contro di noi? >
< Principessa mi perdoni il mio brutto vizio di parlare troppo. Sarò
muto come un pesce dora in avanti. Scusatemi messer Tristano! >
< Dai monta in sella a andiamocene via. Ho la ferita che mi sanguina.>
< Ho mio Dio! Non avevo visto che ti avevano colpito quei briganti?
Presto fai vedere mio salvatore. Il salvatore dei più deboli. > borbottava
anche lei per farsi forza. Purtroppo e per la prima volta, si era trovata in
mezzo ad una dura battaglia. Ma il suo giovane condottiero non aveva
paura di niente e nessuno. < Aspetta vediamo un po' di fasciarti al meglio
Tristano! > consigliò Alice preoccupata. dandosi da fare dopo aver pulito
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la ferita, con l'acqua della loro bisaccia e nell'adoperare delle strisce di
stoffa strappata dalla sua sottana nel fasciarlo per bene da poter riprendere
il viaggio.
Fuori il garzone Valerio stava dando da bere ai cavalli e raccattare
qualcosa nei resti della battaglia, che poteva servirgli in avvenire. Oltre
riprendersi la sua sacco con dentro le poche cose sue. Mentre Tristano gli
chiedeva incuriosito da come il ragazzo controllava con interesse quella
sacca: < E' qualcosa di molto importante per te quella sacca? >
< Si messer Tristano! E' tutto ciò che mi rimane della mia vita passata.
La vecchia madre adottiva, mi aveva raccolto alla nascita. Ero stato buttato
giù nella scarpata da dei cavalieri oscuri e disumani. Ero un piccolo
fardello di uno sconosciuto neonato, senz'altro ingombrante e appena nato,
perciò non servivo più a nessuno. La vecchia madre Maria mi ha allevato e
amato nella povertà e alla sua morte sul lavoro, il padrone mi ha tenuto
con se. Avevo solo dieci anni e potevo servirlo gratuitamente per il poco
cibo chi mi passava. Ma due anni fa questi briganti assassini l'anno
sgozzato e stavano per far anche a me la stessa cosa. Poi la moglie di uno
gli ordinò di tenermi per sguattero a sgobbare. Ecco tutta qui messere la
mia misera e scialba storia da schiavo. Messere! > asciugandosi gli occhi
sulla manica di stracci unti. Alice provò a chiedere commossa: < Allora
non hai mai conosciuto i tuoi veri genitori Valerio? > dandole un pezzo di
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stoffa pulita per asciugarsi, mentre lui rispondeva tirando su col naso,
confuso: < Molte volte ho pensato se li avrei un giorno incontrati?... Mah!
Mi perdoni, Vostra grazia! Se la infastidisco con le mie lagne... >
< Giovane Valerio, abbiamo quasi la stessa età e gradirei che mi
chiami solamente Alice, certamente con rispetto. Lasciamo in disparte la
nobiltà che hanno molte colpe sul proprio capo blasonato. D'accordo? >
Mentre Tristano sorrideva alla sua giovane donna, dalle idee già ben
chiare nel confermava: < Son d'accordo su ciò che la mi promessa sposa
ha appena menzionato. Al momento siamo tre scapestrati e pertanto siamo
almeno solidali con noi stessi. Siete tutti d'accordo? >
< Io sono d'accordo! Ma come chiedervi qualcosa se non col dire,
Vostra grazia? Questo è un problema per me, che parlo sempre troppo. >
< Io sono Tristano, lei è Alice e tu sei Valerio. Chiaro! > mentre
aiutava Alice a montare sul cavallo e ordinava: < Bene e ora andiamo baldi
giovani! La strada appena intrapresa è ancora assai lunga. E in verità, io ho
fame, voi no, amici fraterni? >
< Non fammi rammentare la fame che mi attanaglia lo stomaco
Tristano. > confermò Alice nel dire avanti: < E' da ieri che abbiamo
mangiato quelle tre mele selvatiche. Abbiamo fame! >
< Quelli la a terra, ormai morti, speravano che con le vostre borse,
piene di monete potevano far un buon pranzo. Ma gli è andata male... >
< Tu hai già mangiato qualcosa Valerio oggi? >
< Avevo rubato un pezzo di pane nella cantina ad Annecy, ieri. Ma
soltanto gli avanzi riuscivo a prendere se tutto andava bene ed erano sazi.
Pertanto dovevo rubare qualcosa di nascosto. Purtroppo mi sono trovato in
mezzo a delle brutte compagnie e in verità ho molta fame anche io. >
borbottò Valerio ormai abituato a digiunare.
< Coraggio, andiamo compagni d'avventura! > consigliò Tristano
montando in groppa al proprio cavallo.
Avevano ripreso la marcia e al momento senza altri problemi durante il
percorso e con molta fame in corpo, sperando di arrivare ed essere accolti
al convento francescano da poter mangiare e riposare almeno un poco. La
ferita al momento era un piccolo fastidio, con la speranza di non dover fare
un altro combattimento, non era il caso. Purtroppo le iarda erano ancora
tante da percorrere ed era già mattutino, quando arrivarono al convento dei
padri francescani.
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Capitolo Undicesimo
Usarono il battacchio per bussare al convento, ormai notte fonda e dopo
un buon momento il portone si aprì e apparve un frate anziano che faticava
a capire cosa chiedevano quei viandanti a quell'ora del beato sonno. Per
fortuna arrivò un altro frate giovane e chiese con fare cortese: < Ben
arrivati fratelli al convento dei padri francescani. In cosa possiamo aiutarvi
a quest'ora così tarda già al mattutino? >
E prontamente Tristano domandò: < Cerchiamo padre Rudif Hates, se è
ancora qui tra voi fratelli? > cercando di scandire bene le parole.
< Domandate del nostro padre priore! Chi devo annunciare fratello? >
< Sono Tristano Maconkers. Mio nonno Hagust era amico del barone
Adolfo Hates e fratello del vostro padre priore su al castello di Doubs. Lo
possiamo vedere? Comprendiamo che l'ora è tarda, ma arriviamo da
lontano e dovremmo chiedergli una informazione importante, fratello! >
Poi una voce imperativa alle spalle del frate che ordinava: < Dai fra
Celeste, falli entrare e non restare lì in mezzo al portone e aprilo del tutto.
Sono padre Rudolf, entrate fratelli! Qual buon vento vi conducono da
queste parti giovani viandanti?. Consegnate a fra Santino i vostri destrieri e
seguitemi in canonica, al lume di candele e un bicchiere di vino, potremo
parlare meglio oltre guardandosi in viso. > incamminandosi deciso,
mentre il fra Celeste sprangava bene il portone dell'ingresso e Valerio
provò a chiedere: < Vado con i cavalli nella stalla, messer Tristano! > e
prontamente fra Santino commentava: > Vai a riposare fratellino! Ai vostri
cavalli ci penso io. Tranquilli! > rispose e portava i cavalli nella stalla del
convento e dagli un po di fieno, che senz'altro gradiranno i belli stalloni un
po' sudati per la lunga sgroppata.
Tristano lo prese per la giubba nel dire: < Valerio resta con noi a discutere
e intendo noi tutte e tre, dobbiamo partecipare ad unire le nostre idee, dopo
aver spiegato qualcosa dei nostri problemi al qui padre priore! >
< Cosa vi è capitato di tanto grave da arrivare sino qui da Doubs? >
< In verità padre noi non veniamo da Doubs, dal castello di vostro
fratello defunto e il vostro manieri depredato da Re Datos. Ma penso che
sapete già quale sorte e in che mani è passato il bel castello di vostro
fratello morto per difenderlo? > commentò Tristano convinto.
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< Si qualcosa avevo saputo a quel tempo e avevo anche conosciuto
quel vostro nonno, da quel che raccontate giovane Tristano, avete detto di
chiamarvi così. Giusto! E loro, vedo che c'è una fanciulla tra voi ragazzi?
Venite per caso da un buon collegio di suore Clarisse? >
< Padre priore. Noi siamo in un bel guaio. Ed è per questo che
chiediamo a voi qualche giorno di ospitalità, poi toglieremo il disturbo. Se
mi permette ora le spiego bene la nostra situazione. Io sono Tristano
Maconkers padrone della foresta di Jura, che mi è stata assegnata da mia
nonna la nobildonna Viola di Seckers, che abita tutt'ora lassù nella foresta.
Invece lei è la principessa Alice Datos, che assieme siamo fuggiti giorni
addietro dal castello di Zemek, dov'era tenuta prigioniera dal padre
padrone e avrebbe dovuto sposare il vecchio principe teutonico Gustaf
Harold, per un buon accordo con il re Datos. Da poter avere armigeri
abbondanti e conquistare la grande foresta di Jura. Dove tutti temono che
sia infestata da streghe e maghi. Ma non è per nulla vero! Purtroppo
conosce bene la fama del Re tanto ingordo e felice di possedere più
territori possibili e sacrificare persino, la qui figlia Alice appena sedicenne.
E per completare l'opera io vorrei chiedere a voi fratelli francescani, gente
di chiesa se possibile celebrare le nostre nozze, nel rito della santa romana
chiesa? E' una cose che ci teniamo entrambi poter esaudire. Ci amiamo!>
< Veramente? Per San Ippolito! Avete combinato un bel guaio al Re
Datos, suo padre? Ma mi sembrava di aver sentito dire che eravate
racchiuse nel castello, voi e vostra madre la regina, per non aver dato un
figlio maschio a quel sacrilego Datos. Giusto? > si spiegò il padre priore
sorridendo. Mentre Alice affermava e provava a dire: < Ha perfettamente
ragione padre. Avevano già tentato d'avvelenare Tristano. Lui è arrivato in
tempo a salvarmi stavo morendo e penso che qualcuno voleva avvelenarmi
a mia volta. Perciò siamo fuggiti e anche io intendo sposarmi con Tristano.
Ci amiamo tanto! Poi anche se ci catturano e moriamo sarà per una causa
giusta e diversa da vivere da schiava per far vincere le guerre e massacrare
la povera gente inerme e indifesa... > si spiego decisa Alice.
< Sento che siete ben determinati figlioli a scontrarvi con un esercito
abbastanza possente. Ma dalle voci che circolano i principi di Lione e il
duca di Grenoble e il Visconte di SatEtienne. Si stanno preparando a
contrattaccare e distruggerlo una volta per tutte. Per troppi anni a
depredato e ucciso un sacco di gente e ora sembra che si stanno unendo
altre città per combatterlo. Ed ecco perché Datos tenta l'unione con i
principi teutonici di Friburg. Ma non so se ci riuscirà avendogli tolto il
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dono giovane per ringalluzzire un povero vecchio ottantenne. Comunque
miei giovani fratelli, domani faremo questo benedetto matrimonio. Visto
che siete tutti d'accordo... E lui che sta zitto, è il vostro fratello più
giovane? > domando il padre priore, che in tuta quella faccenda appena
sentita ci stava prendendo gusto per davvero. Lo spirito combattivo di un
tempo, ribolliva ancora sul fondo, essendo per anni un buon condottiero e
dopo aveva preso i voti spirituali francescani a pregare per le tante anime
sperdute e trapassate in miglior vita.
Mentre Tristano si spiegava con accortezza, su quel ragazzo appena
aggregato che gli andava a genio e in cuor suo sapeva che ne valeva la
pena tenerselo accanto, immaginando che un giorno sarebbe diventati un
buon cavaliere, ne aveva la stoffa. Poi provò a spiegarsi: < Lui non è
nostro fratello ma è come se lo fosse. L'abbiamo raccattato per strada e so
per certo che si farà onore in avvenire. Lo dico apertamente ho la piena
fiducia in lui come amico fraterno. Ma ancora una cosa vorremmo se
possibile, pagando certamente, un po' di monete ne tengo nella mia sacca.
Mangiare qualcosa padre priore. Sono giorni che digiuniamo tutti e tre con
tanta fame in corpo? Sì, in verità abbiamo fame! > mentre si passava la
mano sullo stomaco e la ritraeva sanguinante, da far esclamare Alice
spaventata e stanca da dimenticare per un momento: < Oh mio Dio! Mi ero
scordata della tua ferita amore! > mentre Valerio apriva la sua sacca e
tirava fuori dell'unguento, nel dire: < L mia povera madre Maria, me
l'aveva data per cauterizzare le ferite... se vuoi provare mess... Tristano? >
Mentre padre priore mandava a chiamare fra Gino, che era il medico del
convento: < Presto potrebbe infettarsi la ferita e si fa presto a far la fine da
inviato tombale. Su presto! E voi altri frati andate in cucina e preparate
qualcosa da mangiare. Questi giovani hanno fame! >
Poi appena il frate Gino aveva fatto una buona medicazione, si misero a
tavola a mangiare una favolosa zuppa da far resuscitare i morti. Poi li
accompagnarono in una camera per dormire su dei giacigli con pagliericci
di foglie secche. Ma piacevole dormirci. Prima di coricarsi Valerio provò a
dire: < Grazie Tristano per la fiducia che mi assegni. Te ne sarò
eternamente riconoscente. Buona notte principessa Alice e Tristano.
Ringrazio il cielo di avervi incontrato. Buona notte! > soffiando sulla
candela e il buio della notte prese possesso.
< Buon riposo anche a te amico! > rispose Tristano e Alice sorridendo
con piccoli risolini aggiunse: < Buona notte fratello Valerio! >
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Capitolo Dodicesimo
Si erano sistemati in un angolo dello stanzone Alice e Tristano, felici di
quella sistemazione stretti tra le loro braccia nel darsi piccoli baci prima di
addormentarsi stanchi e stremati, ma con il core rilassato.
Fra Celestino venne a svegliarli al suono delle campane che annunciavano
la fine della messa prima, ed erano già alla terza ora nelle preghiere dei
frati e la frugale colazione nel riprendere il propri lavori.
< Fratelli sveglia! Troverete in fondo al corridoio un lavatoio con dei
servizi dove potrete lavarvi. Vi aspettiamo giù in refettorio! > Indicandogli
dove potevano lavarsi a turno. E più tardi in refettorio a far colazione con
tanti fraticelli incuriositi per l'arrivo dei nuovi ospiti di riguardo. Da quel
poco che padre priore aveva spiegato alla confraternita francescana.
Poi mentre mangiavano qualcosa per riempire lo stomaco ancora vuoto e
Tristano commentava: < La mia ferita sembra che vada meglio oggi. Non
mi duole! > espose sorridendo alla sua donna apprensiva.
Il padre priore stava spiegando mentre attraversavano il chiostri e
andavano verso la loro chiesetta che sarebbe stata addobbata al meglio.
Dove avrebbe celebrato quel richiesto matrimonio. Mentre con fare
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severo l'interrogava: < Avete per caso già consumato a priori
l'accoppiamento ragazzi? Spero di no! Il Signore in cielo potrebbe non
approvare... il formicolare? >
< Padre priore, sebbene gli istinti di gioia e piacere erano più che
presenti, abbiamo desistito in attesa di una unione benedetta dal Signore.
Oltre ad avere io, già molti peccati da farmi perdonare per aver ammazzato
parecchi, al solo scopo di difesa. Ma certamente non è bello vantarsi... >
< Già comprendo, molto bene! Il Signore saprà ricompensarvi al
momento giusto. Appena avranno terminato i preparativi, andremo in
chiesa e la cercheremo di fare un buon lavoro per unire due giovani
innamorati. Cari ragazzi miei, che riempite di gioia questo nostro convento
con il primo matrimonio che si celebra tra queste mura centenarie.
Andiamo giovani fratelli cari! Preparatevi ad essere uniti in matrimonio
dinanzi a Dio! > mentre i fraticelli più giovani, si erano già sistemati in
chiesa eccitati per una cosa nuova che capitava la tra loro, un bel
matrimonio improvvisato e con slancio di felicità, cantavano lodi al
signore. Valerio era sparito prima e ricomparso appena dopo, aveva preso
dal giardino nel cortile interno del monastero, una rosa rossa e la porgeva
ad Alice, spiegando il suo gesto: < Per voi principessa Alice, in questo
giorno sia di buon auspicio. Persino il sole oggi, si sta levando tardi per
illuminarla e porgere gli auguri più cari! Posso accompagnarvi come umile
vassallo, mia principessa? >
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< Grazie Valerio! Sei veramente un buon fratello. Andiamo il mio
sposo mi attende all'altare. Sono veramente felice! > prendendo il suo
braccio e con passo regale tra le lodi dei fraticelli che in coso allietavano
l'avvenimento, mai capitato prima in un convento fuori mano.
Poi finalmente trovatosi acconto i due giovani sposi felici e si presero per
mano e alla fine nel silenzio generale, il padre prore pronunciò le sacre
parole ad unire due giovani anime piene d'amore.
Dopo i rituali e reciproci desideri “Lo voglio!” Tutti esultavano per il lieto
evento. Mentre i frati in cucina stavano trafficando per creare e dare
qualcosa di appetitoso in quel giorno di festa con quel poco che avevano
nella loro magra dispensa, ma felici di offrire con il cuore a ravvivare il
giorno più bello per due sposi appena uniti. Poi appena finita la funzione i
frati presero a preparare le tavolate per un bel pranzo.
Tristano e Alice assieme al padre priore in sacrestia a sigillavano sul
vecchio registro del convento il loro lieto evento avvenuto.
Valerio era ritornato fuori nel chiostro a vedere cosa combinava padre
Rufus, lo scrivano del convento. Quando era passato prima per rubare la
rosa da donare ad Alice, si ricordò nel passare davanti alla porta aperta
della fornita biblioteca dell'abbazia, e si era soffermato a guardare quei
libri accatastati sui ripiani contro la parete e d'improvviso padre Rufus lo
redarguì e lo cacciò. Stava scrivendo qualcosa, con in mano una penna
d'oca intinta nel calamaio, Valerio ci restò male, in fondo stava solo
guardando. E per quel fatto, gli era sorto un dubbio, avendo già nella sua
giovane età visto e sentito di tutto, anche da chi sembrava il più buono e
onesto, perciò voleva capire cos'era quel sotterfugio di padre Rufus, forse
voleva scrivere parole belle per gli sposi e non voleva farlo sapere a
nessuno. Ma quel guardarsi attorno sospettoso, a Valerio non sembrava
fosse sincero e onesto. Era solo un dubbio ma essendo cresciuto in mezzo
a tanti sotterfugi e spioni da divenire sospettoso di tutto. Perciò, senza
volerlo era arrivato in tempo nel vedere padre Rufus che saliva le scale del
sottotetto con fare troppo sospetto. Perciò Valerio nel guardare in alto lo
trovò che entrava nella colombaia. A quel punto Valerio pensò subito che
quel frate voleva inviare un messaggio a chi? Senza che il padre priore sia
informato, immaginò che non era per nulla onesto trafficare di nascosto,
mentre gli altri erano tutti in festa, da dimostrare un forte dubbio, Magari
aveva già ricevuto degli ordini dalla curia centrale, essendo lui l'addetto
scrivano. Ma non per questo il padre priore doveva essere informato di
eventuali messaggi arrivati, o magari c'era dell'altro? Poi quello straniero
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dalla faccia da orso aveva raccontato di grosse ricompensa a chi forniva
informazioni sui fuggitivi... Valerio si era fermato di colpo a ripensare.
Ecco perché la ciurma di briganti a cui era prima aggregato, si erano ben
accaniti contro Tristano e Alice... Ecco cos'era la ricompensa che volevano
prendersi quei scellerati? E ora qui il bravo frate avvisava chi di dovere e
prendersi una parte di ricompensa. < Accidentaccio bono! > sbottò tra sé e
girandosi scorse in un angolo un arco e il cestello con due frecce dentro.
Proprio mentre vedeva dalla finestrella lanciare la colomba in alto. Valerio
non ci pensò su due volte e prese l'arco appena in tempo, prima che la
colomba prenda le direzione giusta e prese la mire e fece scoccare il dardo.
Colpiti in pieno nel vederlo cadere dentro nell'orto dall'altro lato. Mentre
correva Valerio borbottava: < Ho visto un falco e ho tirato! > si scusava tra
se. Poi raccolse il povero piccione e controllò alla gamba era fissato un
rotolino con un messaggio e deciso non perse tempo, corse nel salone dove
si apprestavano a festeggiare gli sposi e si avvicinò al padre prore nel dire
dispiaciuto: < Mi dispiace pensavo ch'era un falco e ho tirato la freccia con
l'arco che ho trovato in giardino e lo preso. Mi dispiace! >
Tristano notava il messaggio legato alla zampina del piccione e anche
padre priore l'aveva visto e deciso lo aprì. Proprio mentre padre Rufus
arrivava anch'egli in salone per mangiare. Padre priore lesse il messaggio
ad alta voce per far sapere ciò che lui stesso non sapeva: < Sono appena
arrivati qui nell'abbazia i due fuggitivi. Aspetto vostra risposta maestà. >
rispondendo a voce alta a tutti: < Padre Rufus, in questo modo ripagate i
vostri fratelli avvisando il re Datos dei due fu, oggi sposi. Aspettando che
il Re venga qui a distruggere la nostra abbazia per ricompensa, visto che
non siamo sotto il suo dominio e territorio. Rispondete? Da quanto tempo
fate il messaggero per quel bastardo! Che il Signore mi perdoni!. Forse fin
dai tempi di mio fratello defunto perché voi non mi avete portato il suo
messaggio di aiuto a suo tempo. Vero? Adesso ringraziando questo ragazzo
che ha più giudizio di tutti, ha fermato altro spargimento di sangue qui tra
noi poveri fratelli. Datos non da nulla per scontato! Elimina tutto per
prudenza e si impadronisce del nostro convento a suo vantaggio. Buttatelo
nelle segrete! Ora abbiamo un bell'avvenimento da festeggiare fratelli
penseremo più tardi a lui, che miserabile!. A questo punto fratelli... Evviva
gli sposi! > gridò con impeto il padre priore.
Mentre Tristano d'impulso stava abbracciando Valerio, nell'esprimersi
commosso: < Grazie Valerio. Grazie di cuore!>
< Ho una fame Tristano e Voi Alice non avete fame? >
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< Grazie Valerio! La rosa mi ha portato fortuna e tu sei l'artefice di
averci salvato la vita. Abbracciami! > mentre un po' confuso Valerio
provava a dire, allargando le braccia: < Fratello Tristano, guarda che ci
stiamo solo abbracciando, non pensare male! > mentre schioccava un
bacio sulla guancia della sposa felice nel dire: < Auguri! Tanti auguri!>
gridò contendo, adesso sapeva che aveva anche lui una famiglia.
< Sapevo e ne sono maggiormente convinto, di aver raccattato un
valido collaboratore fidato. > commentò Tristano. prendendo posto a
tavola e provare ad assaggiare ciò che il convento passava a festeggiare
quella rinomata cucina casareccia dell'abazia francescana.
I frati già al mattino avevano preparato una stanza per gli sposini, su
nella torre alta. Nel poter trascorrere felici e appartati quei pochi giorni che
si sarebbero fermati all'abbazia. A tarda sera e l'ora della compieta era da
un pezzo ormai passata, tra il bere e cantare le lodi, a festeggiare tutti
assieme il lieto evento. Poi con un bel saluto a tutti gli sposi tenendosi per
mano lasciarono la festa, a ritirarsi sulla torre nel godere il panorama con
la luna che stava spuntando e il sole era già tramontato da molte ore.
Alice nello stanzino accanto, allestito come bagno con delle brocche
d'acqua per rinfrescarsi, si stava togliendo gli indumenti e sul ripiano trovò
un camicione pulito di tela grezza per indossare in quella prima notte.
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Tristano era abbastanza impacciato ed emozionato e per la prima volta
nei suoi primi diciott'anni a fare all'amore con una donna, non erano cose
che faceva tutti i giorni. Poi proprio con la sua donna e sposa, era una cosa
impensabile un mese prima. Ma ora doveva essere la cosa più bella che
avrebbe avuto tra le mani. L'amore per la sua sposa era al momento
esuberante e straripava da ogni poro della sua pelle il pressante desiderio.
Da essere difficile trattenersi in attesa di poterla abbracciare la sua dolce
sposa e baciarla tutta in ogni parte del suo corpo. Era veramente una cosa
inimmaginabile e mai come in quel momento la desiderava così tanto.
Alice sebbene era molto giovane, aveva saputo già adattarsi alle avversità
avverse, che le erano capitate e mai provate prima. Ma capiva che per
amore del suo uomo era disposti a tutto. Anche morire se il destino ingrato
li chiamava sull'altra sponda tra i trapassati. Ma prima sperava almeno di
assaporare i frutti dell'amore, tanto decantata dai poeti.
Poi la porta si aprì e Alice comparve nuda com'era nata, non voleva
nascondersi e vergognarsi davanti al suo sposo. Tristano si alzò dal
traballante lettino, e l'abbracciò felice, mormorando sulle sue labbra
tumide e invitanti: < Sei divina mia dolce sposa. Ti amo immensamente! >
e la baciò con dolcezza da far invidia ai più bravi condottieri che si
vantavano di saper trattare una donna. Ma lui capiva che quell'amore
sbocciato così d'incanto e tutto quel loro desiderio era stato racchiuso in un
piccolo scrigno. Che Alice se lo portava sempre con se e in quel momento
l'aveva depositato li sul davanzale, per essere riempito d'amore. Il loro
amore che stava per essere concepito d'affetto.
Poi tutto si perse nell'oblio di quella lunga notte. Tristano la sollevò tra le
braccia e la depose piano sul letto soffice di piume d'oca a riscaldare il loro
amore già rovente. Capendo che in quell'immensa felicità dove si stava
concependo il primo congiungimento di due giovani e imbranati sposi
nella prima notte delle loro nozze. Dove l'amore stava trasudando da ogni
poro dei loro corpi a contatto a sigillare quell'amore nato da settimane
addietro e ora stava esplodendo con immenso ardore da sentirsi in paradiso
e perdersi nell'oblio del godimento.
Erano già le ore prima e l'aurora si risvegliava, mentre loro un po' stanchi
si sentivano felici e appagati del loro amore puro e innocente che li stava
invogliando a continuare, felici nel sentirsi stretti tra loro e scordare le
brutture cose del mondo attorno a loro.
Poi Alice si alzò e andò a rinfrescarsi mentre Tristano si appisolo felice.
Ma ad un certo punto qualcosa lo destò da spaventarsi, mentre attorno era
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tutto tranquillo e Alice nell'altra stanza canticchiava un sonetto, da capire
ch'era felice e tranquilla la sua sposa.
Poi Tristano captò dei risolini e si acquietò, capendo che erano le amiche
della foresta, chiedendo sotto voce: < Felice di sentirvi amiche! > mentre
le gemelle bisbigliavano, nell'auguragli ogni bene assieme alla sua sposa
ed erano felici del risultato. < Auguri Cavaliere Tristano, padrone della
foresta di Jura!> Spiegandogli però che il mago Grisly era sulle loro tracce
e pertanto doveva far molta attenzione! < Tristano se dovrai scontrarti con
il mago Grisly, ricorda d'impugnare la tua spada e tenere l'anello che nonna
Viola ti ha dato da tenere a bada il mago infido. E non guardarlo negli
occhi potrebbe immobilizzarti. Ricorda! Tristano, solo tu puoi annientarlo
e lui lo sa che può perdere. Perciò, adopererà senz'altro ogni astuzia per
piegarti al suo volere. Fai attenzione! Sappi che si è alleato con il Re Datos
e tu sai cosa comporta? Ma per disfarsene dovrai decapitarlo. Altrimenti il
mago si riprenderebbe e avrebbe il sopravvento su di te. Anche la tua bella
sposa Alice è in pericolo, non lasciarla mai sola. Fai attenzione! Ci
raccomandiamo a te, generoso Tristano, non abbassar mai la guardia! >
< Grazie buone amiche! Rammenterò i vostri consigli. Ritorneremo
presto nella nostra foresta a Jura. Grazie per la Vostra visita amiche! > e
dopo un momento dei piccoli risolini che sparivano altre la finestra aperta.
Alice rientrò nella stanza nel dire: < Non sapevo che parli nel sonno? >
< Tu mi hai sentito parlare stanotte? Poi mi sembra che non abbiamo
chiuso occhio in questo letto troppo accogliente e caldo. Ma tu a vederti ti
trovo stupendamente bella amore! > mentre si alzava e andava in bagno a
sua volta. E lei lo riprendeva: < Non stare troppo tempo lontano amore! >
poi si ravvede e sbotta a dire stupita, nel chiedere: < Tristano ci hanno
portato una focaccia per rinforzarci i buoni fraticelli? > domandò.
Tristano tornando indietro provò a dire: < Per star svegli alla notte
bisogna anche mangiare qualcosa... Com'è! Buona? > rompendone un
pezzo ad assaggiarlo. Poi notò una bricca di vino a terra e deciso bevve un
sorso. Nel dire ridendo: < Possiamo stare fino a tardi a letto amore! > e
mentalmente ringraziava le buone amiche che avevano compreso cosa
occorreva per aiutarli nel continuare a baciarsi avanti.
Poi immaginando che sarebbero venuti i frati a svegliarli per fare
colazione, Tristano decise, dicendo alla propria moglie: < Tesoro, sarà
meglio che ci alziamo e andiamo giù a pranzare con fratelli frati. E' già
l'ora sesta. Dai coraggio amore! >
< Hai ragione, non dobbiamo farci vedere pigri a dormire avanti. >
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Capitolo Tredicesimo
Prendendo dei vestiti puliti che avevano nella sacca. Lavati per strada e
fatti ad asciugare sui prati nelle loro soste a riposare alla fine si vestirono
al meglio. Tristano si fissò la spada alla cintura e Alice, lo redarguì
ridendo: < Meno male che non sei venuto a letto con la spada. La porti
sempre con te amore? > dandogli un bacio sulla guancia..
< Tesoro mio! La buriana non è passata... Non si sa mai! Tranquilla
non mi pesa portarmela dietro. Dai andiamo a mangiare. Ho fame! >
Appena scesi trovarono Valerio che li attendeva da basso e prontamente
si avvicinò tirandoli da parte dietro l'angolo delle mura del porticato, nel
dire sotto voce: < Tristano se non sbaglio tra i cavalieri armati, appena
arrivati da Grenoble, così dicono di venire. Tra loro c'è quel tipo
dall'accento straniero vestito diversamente dall'altra volta che lo visto per
bene nella taverna. Io era dietro a delle botti nella locanda e perciò quello
non mi ha mai visto prima. E' quel tipo con la faccia pelosa da orso. E
dicono che stanno unendosi ad altri cavalieri per affrontare il Re Datos. Ma
io non ci credo, è tutto al contrario?! Tristano quello è pericoloso, dallo
sguardo cattivo, per non dire altro... Tu cosa intendi fare adesso? Quelli
sono qui per arrestarvi... > gli domandò Valerio preoccupato.
< Hai perfettamente ragione Valerio! Quello è un mago potente e
pericoloso, nessuno può affrontarlo. Solo con questa spada posso provare a
fermarlo e sarà una volta per tutte! Perciò per favore, prendi con te Alice e
trova un nascondiglio e restateci. Io verrò poi a prendervi. Andate subito!
Quello potrebbe annusare la preda. E la preda siamo noi! Perciò voi andare
ed io lo affronterò! Sono l'unico che potrà contrastarlo. Dai andare e non
fiatate. Valerio raccogli dell'erba di lavanda dall'orto e usatele per
profumarvi per bene, ferma un poco l'odore dei vostri corpi nell'aria. Non
servono le spade o pugnali, la forza è tanta e potenza del nemico...Troppa!
Non lo fermereste... Andate! > dando un veloce bacio alla sua donna che si
era ammutolita, ma incavolata a braccia conserte. Nel capire il grosso
guaio arrivato a guastare le feste... > Accidentaccio! > sbottò. Anche il
pelato fraticello Domenico era accorso ad avvisarli tutto spaventato, nel
dire: < Messer Tristano, dovete fuggire con la vostra sposa, vi cercano! >
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Tristano entrò nel salone dove vi erano una decina di armigeri e subito
capì che erano drogati, imbambolati nel muoversi a comando e da essere
adoperati come marionette dal furbo mago Grisly d'Aquitania. Ma una
cosa non sapeva e immaginava il mago infido, che lui il giovane Tristano
sapeva chi era e sotto quale sembianze si celava al momento l'inganno.
Perciò appena entrato Tristano saluto il padre priore, che gli comunicava
il passaggio da loro delle guardie con un corriere diretti a Lione, e al
momento si sarebbero rifocillate un poco, prima di riprendere la marcia.
Tristano fece un tranquillo saluto, senza fissare nessuno dei nuovi arrivati
e ben armati nelle proprie armature lucenti, e si girò a discorrere con il
padre priore Hates, che gli chiedeva dalla sposa e lui prontamente
rispondeva tranquillo: < È rimasta a letto non si sente bene stamattina. >
Prontamente una voce alle sue spalle, dall'accento straniero che chiedeva
con fare mellifluo: < Sono un esperto medico. Se volete messere posso
dargli uno sguardo, mentre tentava di appoggiare una mano sulla sua spalla
per captare degli eventuali segnali di contrarietà. Grisly doveva essere
sicuro che fosse proprio lui il suo nemico, non poteva sbagliare, sapendo
ch'era la fine. Ma Tristano aveva già captato dalla tonalità e il suono
sibilante da straniero che gli ricordava senza sbagliare in quel giorno nella
foresta dopo l'agguato contro lui e la nonna Viola. E di scatto senza girarsi,
solo il braccio roteò e la spada era già velocemente in mano e la testa del
mago Grisly con un tonfo cadeva a terra tranciata di netto e si frantumava
da divenire cenere assieme al corpo così rapidamente che tutti quanti non
riuscivano a capacitarsi con tanta velocità Tristano aveva posto fine quel
verme, travestito da capitano delle guardie del visconte di Grenoble, e
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nello stesso tempo gli armigeri al suo seguito si ripresero dallo
stordimento. Nel capire che erano stati drogato al volere di quel viandante
che aveva preso il posto del loro comandante uccidendolo, nel broccarli
tutti al suo volere. Mentre tutti i frati e il padre priore si facevano il segno
della croce a dissipare quella maledizione entrata con impeto nella loro
casa da poveri frati, sempre disposti ad aiutare chi bussava al convento in
qualsiasi ora e stagione, in inverno per ripararsi dal freddo e in estate al
fresco nel chiostro e offrendo in poco cibo che avevano messo da parte per
i giorni duri e magri nell'anno.
Il padre priore, era rimasto stupito e sorpreso dalla forza del giovane, nel
chiedere poi a Tristano: < Ma, come hai fatto a capire ch'era un malefico
mago quel miserabile! Io personalmente non l'avevo capito? >
< L'avevo già incontrato padre e l'avevo mancato. E questa volta non
potevo girarmi e guardarlo in viso, lui mi avrebbe sottomesso e sarebbe
stata la fine per tutti noi. Lui doveva annientarmi per sopravvivere e solo
con la sua decapitazione sarebbe finita ogni ostilità e l'aiuto che avrebbe
fornito al Re Datos a vincere le prossime battaglie. Della persone buone
hanno forgiato questa spada viscontea con amore ed impeto e il suo
proprietario è morto per mano sua, tradito da sporchi traditori, avendo
guardato in viso il mago Grisly e fu soggiogato dall'ipnotismo. Ecco
perché la sua ombra mi segue ovunque a chiedermi vendetta e penso che
l'abbia ottenuta. Era il visconte Depardù di Arles, che guidava il mio
braccio...> si spiegò deciso senza tentennamenti. Poi riprese a dire: < Devo
chiamare la mia consorte, nascosta fuori da qualche parte... Tranquilli
fratelli è tutto a posto! Il pericolo è passato. Anzi trapassato! > spiegando
ai frati ammutoliti e attorno a guardarlo e controllare l'armatura rimasta a
terra e la poca cenere che spariva via dal vento entrato dentro all'apertura
della da Valerio, che spolverava decisamente il pavimento.
Mentre Valerio e Alice entravano nel refettorio, guardati da tutti ancora
spaventati, nel dire: < Scusaci Tristano! > esclamo Alice ancora tutta
confusa, più che spaventata. Aveva vergogna nel girarsi a guardare in viso
il suo sposo, sapendo di averlo disobbedito ad un comando più che giusto.
Nel riprendere a parlare Valerio il più loquace dei due: < Volevamo vedere
cosa facevi con quel terribile nemico dal muso da orso e abbiamo sbirciato
da quella grata per far passare l'aria in inverno. E ho capito che saremmo
stati soggiogati dal mago Grisly se non lo annientavi... Scusaci! >
< Sì! Abbiamo sbagliato marito mio. Scusaci! > le veniva da
piangere, a pensare alla brutta fine se Tristano sbagliava.
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< Vorrei che quando do un ordine si ubbidisca! Intesi? Adesso
possiamo mangiare e penso che i sodati del visconte di Grenoble abbiano
anche loro fame e riempirsi la pancia! Sedetevi e mangiate qualcosa prima
che partiate messeri cavalieri! > ordinò deciso Tristano e tutti quanti si
inginocchiarono a ringraziarlo: < Grazie cavaliere Tristano padrone della
foresti di Jura! Onore al cavaliere compagni! > alzandosi un po' smunti ma
felici di ritornare nelle proprie facoltà mentali. Mentre si sedevano a
mangiare e i frati felici di servire quel poco che avevano, erano ancora tutti
spaventati del demonio entrato di prepotenza in casa loro.
Alice al suo fianco, con un mezzo sorriso si avvicinò e lo baciò, nel dire
piano: < Ho temuto di perderti amore. Perdonami imprudenza. Ti amo! >
< L'ho so più che bene che il tuo amore mi riempie il cuore. Ma devi
obbedirmi un'altra volta! Dai mangiamo ho troppa fame per discutere. >
Alla fine dopo le grosse scodelle di zuppa fumante da riempire un poco la
pancia. Il padre priore, seduto accanto a Tristano commentava a voce alta
che tutti nel grande refettorio possano sentire bene: < Appena sarà resa la
completa giustizia nel paese e spazzato via l'usurpatore. Io Rudolf Hades,
barone di Doubs e padre priore di questa comunità di padri francescani,
proporrò a tutti quanti i capi dei contadi della Francia nel conferire a
Tristano Maconkers. Cavaliere e padrone della foresta di Jura, che venga
nominato sovrano e governatore dell'unione. Se lo merita, come uomo dai
giusti valori e per il bene di tutti i contadi che ha dimostrato di saper
svolgere un compito ch'era assai gravoso. Evviva il cavalier Tristano! >
alzando in alto la coppa di vino a brindare il loro salvatore.
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All'indomani il padre priore provò a chiedere un favore a Tristano: < Mio
giovane cavaliere, mi potresti fare un grosso favore? > mentre al mattino
erano a far colazione nel refettorio e Tristano annuiva con il capo. Il priore
dopo un boccale di birra provò a spiegarsi: < Sul finire della guerra dei
cent'anni, mi sono ritirato qui ormai da anni e ho una grossa tenuta giù
sulla costa del mare Mediterraneo. Da diverso tempo, ormai più di un
anno, non ho notizie di mio figlio e cognata con prole, nel sapere come
vanno le cose da quella parte? Se voi vorreste andare giù a fare un giro in
attesa che si calmino le acque ed evitare il dovervi scontrare con vostro
suocero, sebbene lo vorreste. Capisco il vostro pensiero giovane cavaliere
che vorreste sistemare in fretta ed eliminare la cattiveria. Perciò se volete
vedere il mare, in un viaggio di nozze un po' diverso dal solito. Oltre
controllare se sono ancora il padrone, ho i miei rampolli si sono sbarazzati
di tutto e se fosse così, mi arrabbierei seriamente! Mi comprendete sposi
cari? Poi al ritorno verso la vostra foresta di Jura mi raccontereste le vostre
impressioni. Se è ancora mio il castello di Mandelleu? Una cavalcata a
controllare l'andamento, mi farebbe piacere. Purtroppo mi è difficile
andare... Cosa ne pensate Tristano? Oltretutto potete seguire questi giovani
militari che rientrano a Grenoble e il carissimo amico il visconte Gilberto
Dhandrè vi potrà ospitare a riposare, per poi riprendere il viaggio, almeno
fino a Gap a riposare dal visconte Luigi Dhandrè suo fratello. Tutto in
famiglia e poi altra fermata al castello di Digne dal duca Francesco DeLovres, mio carissimo amico. E finalmente a Mandelleu sul mare. Cosa ne
pensate giovani sposi. E tutto a spese mie e avrete libertà al castello. Io ho
già messo su pergamena i miei precisi ordini di mettersi tutto a vostra
disposizione. Non mi fido di quel rammollito figlio e prole che hanno la
pancia piena, con i miei ducati in oro da spendere. Mi fareste un gran
favore! Almeno saprò poi, se ho perso anche quel maniero e mi metterò il
cuore in pace. Grazie! Vi ringrazio ancor prima di sapere se potete farmi
sto favore, purtroppo mi sono preso questo impegno di servire Dio nella
povertà e non posso abbandonare il mio gregge, si disperderebbe subito.
Mi capite messer Tristano! Penso che al momento non avete altri maghi da
sistemare all'inferno? > mettendogli una mano sulla spalla amichevole.
< Tranquillo padre! Ciò che avete detto è tutto vero. Vorrà dire che ci
faremo una scampagnata al mare. In verità e mi sa che nessuno di noi
fin'ora l'abbia visto. C'è sempre una prima volta nella vita. Poi non siamo
in viaggio di nozze amore! > rivoltosi ad Alice che era così attenta al
discorso e in quella cavalcata da fare fino al grande mare del sud del paese
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e nel rispondere e chiedere: < Certamente sposo mio! Padre priore, in che
località si trova il vostro maniero, insomma castello? >
< Si trova a 900 iarda da qui, proprio sul mare è situato il castello
Mandelleu, tra le rocce rosse sul mare Mediterraneo. Un posto stupendo
per trascorrere giorni in pace. Un tempo era così tranquillo che il mio avo
l'adorava restarci per un bel po di tempo a aveva allargato la famiglia con
la terza moglie. Una cara donna la bisnonna dal temperamento deciso!
Purtroppo mio figlio non assomiglia per niente a nessuno. Poi questo
silenzio da più di un anno, non mi piace affatto?... Comprendete....>
< Penso che domani potremo partire alle prime luci dell'alba. Cosa ne
pensate miei prodi compagni d'avventura e tu moglie mia ti senti in forza
per una camminata fino laggiù al mare del sud? >
< Certamente messer Tristano marito mio! > rispose contenta.
I cavalieri che stavano facendo colazione e avrebbero dovuto riprendere
la marci di rientro al pomeriggio, commentarono nel dire: < Sarebbe un
onore messer Tristano avervi al nostro fianco fino a Grenoble e presentarvi
al nostro signor il Visconte Gilberto Dhandrè... >
< Va bene compagni, Domani all'alba si parte! Valerio per favore
raccogli tutta la nostra poca mercanzia. Faremo una bella cavalcata...>
< Non ho mai visto il mare! Ho sentito tanti discorsi da chi ha navigato
per mare... Ti ringrazio per l'onore di seguirti Tristano! >
< Mia nonna Viola quand'ero ancora piccolo, mi disse in un momento
dei miei ripensamenti confusi: Di seguire ciò che m'indicava il cuore. E
così ho sempre fatto. Pertanto fratellino impara a pensare con la tua testa e
ti troverai bene. Adesso se permettete andrei a riposare. Buona giornata! >
Verso sera Valerio voleva andare a chiamare gli sposini, ma il padre
priore gli consigliò: < Caro Valerio ancora qualche anni e capirai che
all'amore non si comanda, lasciarli tranquilli a far l'amore, ne hanno
diritto. Poi se proprio la fame è tanta vedrai che per forza torneranno da
basso. Dai andiamo a desinare noi, oltretutto devi prendere un po' di
provviste per il lungo viaggio da affrontare, sperando che non troviate
intoppi grami. Ma sono sicuro che con un cavaliere come messer Tristano
non ci sono problemi. Lui è dalla parte dei giusti, ragazzo mio! >
Mettendosi a mangiare la buona zuppa di legumi e del pesce fitto appena
pescato nel lago dai frati pescatori e con del pane fresco sfornato al
mattino presto dal forno a legna nella grande cucina dell'abbazia, per le
tante bocche da sfamare nel convento francescano.
77
Capitolo Quattordicesimo
L'alba si stava rischiarendo e i viaggiatori si preparavano a partire, con
un bel saluto ai frati radunati davanti al portone d'ingrasso e di rimando gli
auguravano di un buon viaggio e un felice ritorno all'abbazia.
Gli armigeri sistemati al meglio sui propri destrieri e pronti a rientrare a
Grenoble per ricostituire il reparto al meglio. Poi in fila di due a due
presero la strada polverosa che costeggiava il lago Beaurgel. Prendendo
una buona andatura senza forzare gli animali e all'ora seste si fermarono a
Chambery e dissetarsi e mangiare qualcosa, invitati dal barone Fontamblè.
Poi a notte inoltrata arrivarono finalmente al castello di Grenoble e
ricevuti dai Visconti Dhandrè con riguardo, dopo che le voce si era sparsa
e cosa fosse capitato di sgradevole ai propri militari su al nord del paese.
L'idea era di passare la notte e il mattino dopo ripartire, ma furono
costretti a fermarsi per ricevere una specie di onorificenza per aver
eliminato un individuo malvagio e sgradevole alla vista, da quel che
avevano raccontato gli armigeri soggiogati dal male invisibile.
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Pertanto i nobili della città furono onorati della loro presenza al castello
di Grenoble e poi quel giovane condottiero giunto dal nord che aveva
sbaragliato via il nemico come un fuscello nel fiume in piena.
Alice e Tristano al mattino, stavano facevano una passeggiata attorno al
castello per sgranchirsi le gambe e discutere sul giusto e sbagliato fare a
restare troppo tempo tra quella gente troppo impomatate e senza pensieri
davanti, solo a divertirsi. Purtroppo era doveroso dover presenziare alla
festa preparata in loro onore sul tardi pomeriggio. Capendo che dovendo
rimanere ancora un giorno per acquietare gli animi in quel festeggiare
perditempo, che il visconte stava preparando e nonostante tutto volerli
trattenere ancora diversi giorni. Ma loro avevano deciso che all'indomani
avrebbero ripreso il proprio cammino senza altri indugi.
Alla festa in serata, preparata con sfarzo e già a tavola tra discorsi vari e
risatine le nobildonne presenti facevano di tutto per trovarsi accanto al
giovane. Ma altrettanto per la bella Alice c'era uno stuolo di nobili che le
facevano la corte spietata da infastidirla e nel trovarsi a ballare contro
voglia, alla fine si sentì prendere per mano da Tristano che gentilmente si
scusava con i presente: < Perdonatemi nobildonne e messeri, ma siamo
stanchi e pertanto andiamo a riposare. Domano dobbiamo partire presto.
Grazie per la bella accoglienza! Ci ritiriamo con osservanza Visconte! >
porgendo un mezzo inchino, poi prendendo la sua sposa per mano e
lasciarono il salone in festa. Con lo stupore di tutti, ma nessuno tentava di
fiatare. Dai racconti sentiti, temevano quel baldo giovane che con la spada
in mano era una saetta fulminante.
Il balivo del castello aveva fatto preparare una stanza discreta per gli
ospiti di riguardo e al giovane Valerio, l'aveva destinato assieme alla
servitù, pensando ch'era il servo del rinomato cavaliere. Tristano visto che
Valerio appena lasciato il salone delle feste e già prima avevano torto un
po' il muso, che un servo segua sempre il padrone. Perciò il ragazzo era
diretto da un'altra parte e Tristano lo fermò: < Valerio Dove vai? Ti serve...
lo trovi accanto alle nostre camere... > aspettando che Valerio risponda.
Alla fine Valerio provò a dire: < Il balivo mi ha assegnato il posto per
dormire tra inservienti nello scantinato. Non ci sono problemi! > si spiegò
tranquillo. Mentre Tristano incavolato ordinava: < Tu non vai da nessuna
parte! Vieni con noi nella nostra stanza, c'è un bel divano per riposare. >
Alice se lo abbracciava quel fratellone che non protestava. Tristano si
trovò a sorridere per la bella sua famiglia e sbottò a dire: < Andiamo! Qui
hanno tutti del tempo e danaro da sprecare, mentre nello scantinato c'è chi
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fa senz'altro la fame... Guai se dovrei comandare... > sbottò deciso.
< Grazie di cuore! Miei fratelli maggiori... Buona notte. < buttandosi
sul grosso divano a dormire e Alice prontamente le metteva una coperta
addosso nell'accarezzarlo: < Buon riposo Valerio! >
Valerio in silenzio si trovò a piangere per la prima volta, faceva parte di
quella giovane e balla famiglia affiatata.
Tristano si sentiva felice con loro accanto, mentre si stava togliendosi la
giubba da dosso e poi si buttò sul letto e dopo un momento già russava
leggermente. Alice gli diede un bacio e si strinse a lui. Erano stanchi quel
giorno a dover sorridere per non arrabbiarsi.
Al primo albeggiare erano già in piedi e pronti nel cortile del castello e il
visconte un po' dispiaciuto li salutava, nell'augurare un buon viaggio e
consegnava una pergamena da dare al fratello al castelli di Gap nel
presentarli al loro arrivo. < Grazie messer visconte per l'ospitalità! >
Dopo una lunga giornata a camminare con un tempaccio, da arrivare a
Gap stanchi e bagnati e il visconte Luigi Dhandrè si presto volentieri a
farli rifocillare bene e cambiarsi d'abito, e poi un bel letto caldo per
riposare. Valerio era rimasto a giocare scacchi col visconte e vinse due
volte, da avere un regalo dal visconte una collana d'oro, per la bravura, non
avendo posto nulla in gioco, dimostrando Valerio che non aveva danari da
puntare, lui lo faceva per divertimento. < Bravo ragazzo! Hai lo stesso
portamento di tuo fratello, bravo e onesto. Buon riposo! >
< Buon ripose a lei messer visconte e grazie per il regalo! >
Al mattino dopo appena s'incontrarono, Tristano vedendo Valerio con
quella collana al collo gli domandò: < Hai per caso giocato e... >
prontamente il visconte s'intromise nel dire: < Abbiamo giocato senza
scommettere e mi ha battuto per due volte. Quello e un regalo per la sua
bravura. Cavaliere avete un bravo fratello, complimenti! Principessa Alice
ha dormito bene con il temporale di questa stanotte? >
< Benissimo messer Visconte! E grazie per l'ospitalità! >
< Quando ritornate su al nord. fermatevi pure, mi farà piacere far due
chiacchiere con amici e avere una rivincita a scacchi... Buon viaggio! > li
salutò mentre montavano a cavallo e riprendevano il cammino verso sud.
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Capitolo Quindicesimo
Finalmente dopo quattro giorni di marcia e per fortuna senza problemi di
sorta, arrivarono in vista del mare, dalla sommità del valico della
montagna che stavano superando e dove si erano fermati la notte a dormire
alla belle meglio, avendo intravvisto al chiarore della luna che si rifletteva
sul mare laggiù al fondo e brillavano le onde smosse dal vento.
Appena ripreso la marci e fatto poche iarda di strada trovarono un intoppo
e Tristano gli era parso di sentire dei fruscii tre le fronde dei boschetti a
lato. Ad un certo punto ecco sbucare fuori mezza dozzina di vagabondi
ladri da strapazzo, che con coraggio li minacciavano armati con spade,
scudi e lance, pronti a derubarli. Tristano fermò il cavallo alzando il
braccio a fermare indietro Alice e Valerio, che si fermarono e aspettavano a
vedere cosa intendeva fare Tristano con quei sbandati da forca. Erano tanti
e Valerio al fianco di Alice provò a dire per acquietarla: < Tranquilla Alice!
Tristano si sbrigherà presto. Vedrete! >
Mentre Tristano provava a convincerli, nel dire appena sceso da cavallo
ai briganti a pochi passi la davanti: < Posso offrirvi uno scudo a testa e
avrete salva la vita villici sfaticati! > parlò con calma senza estrarre la
spada, non aveva voglia già al mattino ammazzare gente.
Mentre quelli non per niente intimoriti lo beffeggiavano, nel dire
sguaiatamente: < Vogliamo tutto, cavalli e la pollastrella da sbattere, se
volete restare vivi! Altrimenti siete morti porci padroni ricchi! > partendo
ad armi in avanti in una carica forsennata che urlava. Ma di getto non
sapendo bene come e cosa stesse capitando, una spada veniva tranciata di
netto e altre volavano via come fuscelli. Tristano li risparmiò al momento e
quelli a quel primo incontro rimasero stupiti e spaventati dalla folgorante
mossa di quel cavaliere senza armatura, ma di una potenza sovrumana da
spaventarli a fuggire via sparendo nel bosco da dov'erano venuti.
Alla fine Tristano rinfoderò la spada e rimontò in sella nel dire tranquillo:
< Andiamo! L'immaginario nemico e sparito. Seguitemi il mare è laggiù,
siamo ormai in vista del castello dalle mura rosate... Abbiamo ancora una
mezz'ora di strada e poi saremo arrivati al castello di Mandelleu e potremo
riposare. Lo spero? > sapendo dal racconto del padre priore, come si si
sarebbe comportato il barone figlio, che dovrebbe avere cura: < Speriamo
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bene? Altrimenti ci troveremo una taverna al meglio e guarderemo il mare
un giorno e poi ritorniamo a casa nostra. Dai, dobbiamo aver fiducia e
speranza... Non tutto può andare sempre storto. Giusto!>
Poi finalmente arrivarono davanti al portone d'ingresso e trovarono due
guardie che sonnecchiavano e Tristano fece nitrire il cavallo per svegliarli
e di botto alzarsi in piedi tutti confusi nel chiedere d'istinto: < Chi è la! >
senza capire nulla, la visiera in ferro di uno gli era caduta sul naso.
< Guardie! Chiamate il balivo e presentateci al barone Arduino Hates.
Veniamo da parte del padrone di questo maniero il barone Rudolf Hates.
Sbrigatevi! > ordinò Tristano deciso a svegliarli....
< Il barone Rudolf Hates è qui con voi? > chiese una voce un po'
gracchiante e secca alle spalle dei gendarmi, appena uscito dal portone del
castello in un portamento signorile, guardando i cavalieri davanti
l'ingresso... < Posso servirvi messer cavalieri? >
< Il barone non è con noi. Voi siete il balivo? Bene, portateci dal
barone Hates figlio. Ho un messaggio da suo padre dall'abbazia di
Hauterombe. > consegnando i cavalli a degli stalieri accorsi e loro si
misero a seguire il balivo dentro al castello su per il grande scalone interno
e alla fine trovarono il barone ancora mezzo ubriaco che stava facendo
colazione assieme delle serve accondiscendente al volere del padrone. E si
stupì di quella visita di inviati del padre. Trovandosi a farfugliare: < Ben
arrivati messeri! Accomodatevi a mangiare, c'è abbondanza di cibo! Sono
Arduino e in cosa posso servirvi messeri? > rispose confuso. Mentre
Tristano porgeva la pergamena arrotolata del padre a presentarli. Nel dire
deciso: < Sono Tristano Maconkers padrone della foresta di Jura e vendo
da parte di vostro padre da Hautorombe, su all'abbazia. >
Arduino la srotolò e confusamente lesse il messaggio dei padre. Poi lo
passo al balivo nel dire: < Mi sembra che i cavalieri si fermeranno qui un
po' di tempo a gustarsi il mare. Li ha invitati mio padre. Sistemali al
meglio nell'ala sud del castello balivo. Buona permanenza!... Più tardi vi
presenterò alla mia famiglia. Stanno ancora dormendo. Avevamo una festa
ieri sera nel salone grande. Ci sentiamo dopo! > mentre il balivo li pregava
di seguirlo nelle proprie stanze da poter riposare e avrebbe fatto portare
qualcosa da mangiare nelle loro stanze. Nell'altra stanza al fianco era per
Valerio, che di volata era già uscito sul balcone a guardare il mare di sotto
che s'infrangeva le onde contro le mura del castello dalle pietre rosate.
Alice si affiancò a Tristano nel dire sottovoce: < Mi sembra una gabbia di
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matti. Ho sentito prima dai militari da basso che domani il barone e la
famiglia partono e vanno a Marsiglia in vacanza da amici. Perciò dovremo
andare via con loro? > chiese e di risposta il balivo provò a dire: < Mi
perdoni Vostra grazia, se m'intrometteto. Voi resterete qui a godervi il
maniero come chiede su pergamena il padrone di tutto, il barone Rudolf
Hates. Sarete ben serviti, senza la rumorosa famiglia del barone figlio. >
mentre mostrava le proprie stanze: < E' di vostro gusto principessa Alice,
così il barone ha scritto ben in chiaro le vostre credenziali Altezza. >
E prontamente Alice commentava: < Solo Alice per le persone rispettose.
Grazie, va benissimo balivo, di nome siete...? >
< Ferdinando, per servirla Vostra grazia! Tra poco manderò della
servitù con dell'acqua tiepida per rinfrescarvi dal lungo viaggio. >
< Grazie di tutto Ferdinando! Noi ci fermeremo un po' di tempo se
tutto va bene qui al castello e di già che siamo in confidenza.. > Domandò
Tristano senza perder tempo: < Dato che il barone in convento non può
venire a vedere cosa succede, oltretutto il figlio non invia da tempo sue
notizie ed è per questo che mi ha pregato di dare un occhio. Qui ci sono
dei problemi, il personale e guardie comprese sono pagato al meglio? >
< Posso parlare liberamente messere? > e Tristano lo esortava a
continuare. < Come vede il barone è un po' distratto e in verità sta
dilapidando l'ingente danaro che il barone padre gli ha fornito. Di questo
passo sarà presto al verde. Noi compresi e si dovrà vendere il castello e
tenuta a degli strozzini che lo circondano. Io ho tentato di fagli capire gli
errori. Ma è testardo come un capra. In verità temo che saremo presto
licenziati o un altro padrone che si prenda tutto ciò che rimane. Mi scusi la
confidenza. Ma da come vi descrive il Barone padre siete della massima
fiducia. Forse a voi vi ascolterà a limitarsi a sperperare e vuotare il forziere
ormai mezzo vuoto... > mormorò e Tristano con una mano sulla spalla lo
rassicurò che avrebbe controllato meglio la situazione.
Poi ritiratosi in camera si dedico con amore alla sua mogliettina nel farle
un po' di coccole, che ne avevano bisogno entrambi, nel trovarsi nudi a far
l'amore come si immaginavano da giorni a digiuno. Baci e carezze non si
sprecavano da ravvivare la loro fiamma d'amore. Poi un po' stanchi si
addormentarono. Solo al bussare della servitù con l'occorrente per
rinfrescarsi e mangiare dei dolcetti provenienti della cucina con gusti
località piacevoli al palato accompagnati da del vino locale dolce e della
frutta appena raccolta nel giardino del castello.
Solo verso sera incontrarono la famiglia del barone figlio, che si
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apprestava a partire prima, visto che il tempo minacciava brutto e pertanto
evitare nel lungo viaggio in carrozza e trovarsi in difficoltà. Perciò si
salutarono di furia e via sulla carrozza seguiti dagli armigeri e un altro
carro con le serve private della baronessa Clotilde un po' arcigna. Perciò
con quella scorta partirono decisa, mentre guardavano il cielo che si
scuriva ad una prossima pioggia. Nel lasciare così pochi armigeri di
guardia al castello. Trovando il disappunto del balivo, che commentava
con gli sposi i nuovi ospiti: < Va bene che da un po' di tempo siamo
tranquilli con irruzioni di armate sbandate, che tentano di prendere e
rubare un po' di tutto. E appena la voce si sparge che il barone è partito
con tutta la sua armata, siamo un po' scoperti in difesa di questi tempi non
ancora ben assestate nelle varie unioni dei tanti contadi. Comprendete
messer Tristano il problema? > denunciò scuotendo il capo.
< Tranquillo messer balivo! Senta un po' Ferdinando. Non possiamo
trovare dei reduci di guerre e assumerli al momento? >
< Sa che è una buona nuova messere! Cercherò nei villaggi qua
attorno delle famiglie bisognose e il padre appena tornato dalla guerra, che
senz'altro saranno contenti di vivere qui al castello e servirci a dovere.
Inoltre il barone si e portato via un po del proprio personale privato e
siamo a corto d'inserviente al castello... Mi ha dato una buona idea e con
quel poco ch'è rimasto nei forzieri, quelli nascosti che il padre Rudolf mi
aveva insegnato a tenere per i tempi magri. E pertanto potrebbe andare
bene adoperarlo con parsimonia, senza dover perdere il maniero in mano
ad astuti strozzini altolocati della regione costiera. >
< Vedo che lei è una persona di senno e mi compiaccio Ferdinando.
Noi nel frattempo andremmo a fare due passi qua attorno prima di
desinare. A noi non occorre troppi manicaretti, cosa semplice... >
< D'accordo messere. Buona passeggiata vostre signorie! >
< Pensi Alice che possiamo fermarci un poco qui in questo bel posto
tranquillo e vedere il mare oltre toccarlo col le dita per la prima volta.
Dobbiamo approfittare della calma. Su al nord si stanno scannando in
guerre infinite. Io non.... ah! Lasciamo perdere. >
< Alla prima domanda mi piace stare qui, e per la seconda, so per
certo che tu ti trattieni lontano dai nostri territori, per non scontrarti in
guerra con il Re mio padre. Vero? > gli domandò decisa, capendo i suoi
pensieri cupi.
< Già, non volevo che tu possa pensare che mi vendico nell'ammazzare
tuo padre il cattivo del momento. Non tengo rancore e lascio agli altri
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risolvere le tante questioni. Io ho lottato per la nostra felicità e ho vinto.
Altro al momento non voglio pensarci. Mi comprendi amore? > mentre lei
annuiva e gli chiedeva un bacio per ricompensa alla felicità che stavano
godendo in quel bel posto. Poi lei provò a chiedere al ragazzo: < Valerio
vieni giù al mare con noi a fare due passi? >
< Certamente! Dicono che è salato e brucia negli occhi se si bagnano
al contatto. Dovrò imparare a nuotare. Dev'essere bello saper nuotare? >
< Dato che ci fermeremo un po' di tempo avrai il tempo necessario
per imparare. Io ho imparato su in un lago gelato in alta montagna. E'
fantastico! Vedrai come ti piacerà nuotare... Andiamo! >
Tristano e Alice aggirarono la piccola insenatura e dall'altra parte a
guardare il castello dalle pietre rosate, era stupendo il panorama e il vento
che inclinava gli alberi. Poi si prese la sua donna tra le braccia e la bacio
con affetto, bisbigliando parole d'amore: < Quanto ti amo e ti desidero
amore! > stringendo contro il proprio petto.
< Sapessi quanto te ne voglio amore mio! > rispose lei felice.
Valerio stava curiosando ogni angolo del maniero oltre raccogliere delle
conchiglie accanto al mare e alla fine si svestì e provò ad immergersi nudo
nel mare col l'acqua fino alla cintola, gridando per la goduria e il piacere di
quella scoperta. Poi il cielo si rabbuiò velocemente e dovettero rientrare
prima di un bel acquazzone investì tutta la zona costiera.
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Guardando poi dalle grande finestre, il nubifragio che si abbatteva e il
mare di colpo incominciò a ribollire con onde alte che s'infrangevano
contro la base del castello e loro affascinati ad osservare quel diluvio
d'acqua fuori, mentre si stringevano contro ai lampi che si scaricavano in
mare da abbagliarli e spaventarli un poco. Erano tutte cose e posti nuovi da
scoprire. Certamente al nord i temporali erano anche da quelle parti
violenti quando si scatenavano ed era abitudine non fermarsi sotto gli
alberi di alto fusto, i fulmini le potevano aggredire e il malcapitato sotto
finiva folgorato di colpo.
I giorni scorrevano via velocemente a divertirsi e ad imparare a nuotare
tutte e tre assieme, in quel mare azzurro che l'invogliava a restare in quel
bel posto tranquillo, ancora un altro mese.
Una notte Tristano si alzò dal letto per qualcosa che lo turbava, guardò la
sua spose che dormiva rilassata, poi si porto del balcone a guardare il mare
di sotto abbastanza tranquillo, con il suo sciabordare che s'infrangeva
contro la struttura solida del maniero. Poi notò sul mare aperto una nave
che navigava a vele spiegate ed era diretta altrove dal come la prua era
girata. Dopo una buon momento era scomparsa dalla sua vista e fu in quel
momento che sentì chiaramente le risatine sommesse delle sue buone
amiche, arrivate ad interrogarlo: < Vi trovate bene in questo bel posto
Tristano? Non avete un po' di nostalgia della vostra foresta... Sappiamo
che resterete ancora a sistemare piccole faccende per il buon padre priore
che gli occorreva una mano amica. Vero? >
< Sì, avete ragione amiche mie! Ho fatto una promessa e farò un
controllo a questa tenuta che il figlio trasandato lo lascia andare in
disgrazia. Ed è un vero peccato. Su al nord spera vada tutto bene? Al
momento qui è veramente piacevole e rilassante riposare, amiche! E voi
quale novità mi portate dalla nostra foresta di Jura? > domandò, un po'
vergognoso di non far ritorno subito a casa. Ma fu subito tranquillizzato,
capendo il suo pensiero nel rispondere le buone amiche streghe: < Va tutto
bene a casa. Porteremo le tue notizie a nonna Viola che in apprensione,
oltre i vostri genitori che chiedono alla nonna se ha avuto nuove da voi.
Noi gli abbiamo riferito di ogni vostro progresso, la sconfitta di quel
verme di Grisly e il coronamento del vostro matrimonio. Oltre ad avere
raccolto un valido discepolo al vostro fianco, che presto comprenderai il
tuo bel gesto più che lodevole Tristano. Questa vostra visita qui al mare a
riprendervi è ben meritata e presto avrete nuove notizie... Ti salutiamo
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nostro cavaliere padrone della foresta di Jura. Ci risentiamo! > sparendo le
voci lontane e smorzate dal rumore del mare sotto casa. Mentre Tristano
ringraziava per le ultime notizie più che oneste: < Grazie e buon viaggio! >
< Con chi stai parlando amore! > chiese Alice alle sue spalle.
< Stavo ringraziando il cielo e i gabbiani che volano liberi in alto.
Dai ritorniamo a letto ho un grande desiderio di te amore. >
< Sapessi quanto ti desidero amore, stretta tra le tue braccia forti,
mi sento in paradiso. Poi la tua barba mi solletica la pelle, ma ti desidero
tanto, mio bel cavaliere Tristano! > poi un bacio e gli tappò la bocca.
Era ormai l'alba, quando dei rumori li svegliarono e dopo un momento il
balivo accorreva a chiamarli: < Messer Tristano! Stiamo per subire un
attacco! Hanno tentato di sfondare il portale, ma i nostri militari stanno
resistendo bene. Presto accorrete e vediamo cosa si può fare con un ridotto
numero di soldati a disposizione. Io li ho sistemati un po' nei punti più
vulnerabili. Ma temo che non resisteranno molto?! > si spiegò con affanno.
Mentre il balivo si metteva addossi l'armatura per poi poter combattere al
caso. Tristano si era velocemente rivestito e aveva già in mano la sua spada
viscontea e pronto per maneggiarla, mentre rassicurando Alice.
< Fai attenzione Tristano! Non voglio diventare vedova così presto.>
< Tranquilla amore! Vedremo di sbrigarci in fretta... Valerio abbi
cura... Salite sulla torre e sbarrate la porta! >
Valerio si era procurato un fendette ed era corso al suo fianco. Ma Tristano
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gli ordino di badare e proteggere la principessa ch'era la persona che al
momento che gli era più cara. < Vi prego! State al riparo moglie mia! >
Poi una affrettata corsa ed era già arrivato dove il nemico era più
agguerrito e pronto ad espugnare il castello, nel punto più debole. Tritano
ordinò ai sei militari che tenevano con forza in quel punto e di stare pronti
ai lati in attesa che il debole ariete sfondi l'entrata e a permettere l'invasore
di entrare nel castello e conquistarlo. Ma appena la porta fu sfondata e lo
squarciò si aprì, un branco di una dozzina di scalmanati tentò di varcare.
Ma ebbero la peggio. Tristano sembrava un indemoniato e la sua spada
roteava a far cadere teste e braccia da tanta violenza e velocità da
sbaragliare il nemico che entrava e veniva ammucchiato sul selciato a terra
sopra ad altri corpi inermi e trapassati. Da far capire all'esterno che era
impossibile insistere, si aumentavano soltanto i morti ammucchiata gli uni
sugli altri. Da dover fare una meschina ritirata. All'interno avevano
catturato quattro degli armigeri infiltrati dentro e subito Tristano l'interrogò
deciso: < Chi è che vi manda, villanzoni! Parlate o perderete la testa.? >
domandò puntando la spada contro ai soldati e infine un militare più
infervorato gli domandò a sfida: < Ma voi chi siete e spadroneggiata in
questo castello che presto passerà di mano al podestà di Nizza? Sarà
meglio che deponiate le armi e avrete la vita salva... >
< Questo sbruffone sa discorrere bene, ma mi sembra che è lui che al
momento sta per perdere la testa! Se proprio vuole sapere chi sono e da
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dove vengo: Solo il cavaliere Tristano Maconkers padrone della foresta di
Jura. E voi messere perderete la testa tra poco, oltre poi, andrò a trovare il
tuo padrone il podestà di Nizza e vedrò cadere la sua testa ai miei piedi. Vi
è chiaro la mia posizione in questo maniero messer furbastro? > mentre
alzava la spada ancora intrisa di sangue e prontamente quell'armigero
provò a dire sorpreso: < Siete voi quello che ha soverchiato le sorti della
guerra su al nord? Voi, il cavaliere oscuro che giunge dalla foresta stregata
di jura? Ecco perché era inespugnabile questo portone... Capisco che non
sarà possibile chiedere pietà a dei servitori che obbediscono a degli ordini.
Ma nessuno ci aveva informato con chi dovevamo scontrarci? >
< Ora lo sapete messere! Eh', vi do una possibilità a rimediare alla
vostra intrusione qui nel castello di Mandelleu. Vi lascio liberi di tornare
dal vostro padrone e riferire che entro una settimana, voi dovrete ritornare
con un editto ben scritto che lascerete stare per sempre questo castello. >
< Certamente messer Tristano. Sara fatto! >
< Ma non corra troppo cavaliere. Non ho ancora finito di tettare la
mia richiesta al vostro padrone e podestà di Nizza. Oltre il plico per bene
specificato, con la somma per i danni arrecati di ben duemila corone.
Altrimenti verrà io a Nizza a prendervi tutti e non basteranno duemila
corone per i danni che provocherò al cospetto del podestà. Chiaro! Ora
andaste e avere una settimana di tempo. Poi sarà la fine del mondo!
Lasciateli andare tutti e raccoglietevi questi morti e seppellitevi nel
chiedere perdono a Dio per le loro anime. Andate! >
Il balivo era a sua volta esterrefatto dal come aveva gestito la faccenda. E
poi quella grossa ricompensa che sarà poi difficile che arrivi. Ma al
momento aveva fatto effetto sui militari superstiti quella mossa di
superiorità esposta da Tristano. Mentre quelli trafficavano a portarsi via
quei poveri resti dei compagni caduti in battaglia.
Alla fine Tristano provò a dire al balivo che faceva ancora difficoltà a
capire: < Messer balivo, tante volta la suggestione viene prima a cambiare
le carte in tavola. E visto che il podestà di Nizza è senz'altro uno dei tanto
strozzini del barone Hates figlio. Vorrà dire che con gli interessi che si è
già da tempo preso in anticipo li ritornerà. Perciò il danaro ci aiuteranno a
migliorare questo maniero nei giorni avvenire. Giusto Messere? >
< Voi messere avete ragione. Ma non credo che pagheranno? >
< Vorrà dire che mi presenterò dal podestà a riscuotere di persona,
ma al doppio se non hanno ben compreso gli accordi fatti? >
< Allora è vera la storia che si mormora di villaggio in villaggio
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oltre le città. Che voi siete quello che ha sconfitto il mago dei maghi e
avete cambiato la storia della guerra... E' veramente vero allora? >
< Messer balivo non badi troppo alle credenze, ma ciò che producano
dopo. Quello è l'effetto finale che destabilizza ogni cognizione del tempo
reale. Tranquillo Ferdinando, staremo a vedere e poi decideremo. > mentre
giungevano Alice a Valerio a comprendere come mai la battaglia era finita
all'improvviso e appena avuta una prima notizia dell'armistizio, Valerio
rispose ad Alice: < Vede che avevo ragione. Appena sanno chi è Tristano,
fuggono a gambe elevate. Basta la parola! > sbottò sorridendo.
< Hai ragione! Accetto anche io la sconfitta Valerio! >
< E' in giovane sveglio e intuisce sempre come si potrà svolgere la
situazione. Bravo! > si complimentò Tristano.
Era trascorsa una settimana senza nessuna notizia da Nizza, mentre i
carpentieri stavano ricostruendo il portone ancora più massiccio. Il corriere
inviato a Marsiglia dove il barone figlio si era rifugiato. Cosi raccontava il
messaggero al ritorno e spiegava. che il baronetto era sfuggire ai creditori
e aveva fatto sapere su pergamena che lasciava il castello al balivo che
disponga a suo piacere fin che campi. Quella era la risposta che il balivo
deluso commentava con Tristano che gli rispondeva: < Lei saprà governare
bene questo manieri messer balivo. Abbia fiducie e il danaro arriverà per
sostenere le spese in futuro e al mio ritorno all'abbazia informerò il padre
priore che qui a un valido amministratore per gli anni avvenire. >
< Veramente messer Tristano dirà così al barone? >
< Tranquillo! So per certo che saprà far buon uso del danaro e
migliorare le vita dei servitori qui al castello che saranno riconoscenti ad
un capo oneste non un padrone che secchia il sangue dei servitori.. >
< Parole sante marito mio! Come principessa non dovrei dire certe
cose. Ma avendo vissuto a contatto con la servitù al castello di Zemek ho
compreso lo sgobbare e faticare per un po di cibo e un tetto sopra al capo,
Ma non è la ricompensa giusta che si meriterebbero avere che sgobba notte
e giorni per i nobili impomatati e pretenziosi. Basta ho detto la mia idea,
che non verrà mai presa in considerazione... Accidentaccio! >
< Guarda un po' la mia cara mogliettina come frigge! >
< Vostra grazia madonna Alice, lei è straordinaria a vedere il mondo
come lo vorremmo tutti. Un pochettino migliore. Grazie! >
< Quando sarò più grande mi dovrò trovare una moglie cosi! > espose
Valerio da far sorridere i presenti.
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Capitolo Sedicesimo
Poi al sedicesimo giorno un messaggero stava arrivando al castello. Era
il comandante sconfitto e aveva mantenuto la parola e preso la richiesta di
Tristano come un dovere e far da corriere nel presentarsi: < Perdonate il
ritardo messer Tristano! Ma il podestà era un po' restio. Ma poi le voci
giunta dal nord del paese e la morte in battaglia del Re Datos hanno
sconvolto ogni stratagemma di ogni contado e poi la vostra fama sta
dilagando velocemente da ogni parte e pertanto il podestà a testa bassa, mi
manda a consegnarvi i duecento ducati e chiede venia per la sua
sfrontatezza a voler ciò che gli sembrava già suo di appartenenza. Ecco ciò
che avevamo accordato. > facendo posare il forziere dai suoi uomini e ad
aprirla nel mostrare i ducati in oro a ricompensa senza nessuna pretesa sul
castello. Mentre Tristano e il balivo ringraziavano, capendo che con
astuzia si evitava un sacco di morti e battaglie inutili: < Grazie messere!
Per la vostra stima e parola data da cavalier. Potete ritirarvi. E spero in
futuri in incontri migliori. Fermatevi con i vostri uomini a desinare tra
amici. Il passato e passato e al momento bisogna guardare al futuro. >
< Grazie messer Tristano! Accettiamo l'invito.>
Verso sera appena i militari del podestà di Nizza lasciarono il castello il
balivo provò a dire stupito: < Non immaginavo minimamente messere che
arrivi questa provvidenza inimmaginabile. Voi avete cambiato la sorte! >
< Messer balivo bisogna sempre aver fede e poi tutto si sistema. E'
stata una giornata proficua ed è meglio dormirci sopra. Domani sarà un
altro bel giorno. Buona notte Ferdinando! >
< Buona notte a lei Tristano che il Signore le renda grazia! >
Tristano si portò nella sua stanza e trovo Alice che confabulava con
Valerio e appena entrato le comunicò decisa, con un sorriso che straripava
da ogni poro della sua delicata epidermide: < Tristano presto diventerai
padre! Da giorni al mattino ho delle nausee e la buona cuoca Clara mi ha
spiegato convinta che sono in cinta di un tuo figlio e tra otto mesi avverrà
il lieto evento. Sono felice di diventare madre... Sebbene queste nausee al
mattino mi infastidiscono. Ma mi viene però fame... > si spiegò confusa e
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contenta e prontamente Tristano che alla notizia non stava più nella pelle
dalla gioia e subito si preoccupò nel dire: < E la più bella notizia che
potevo ricevere, amore! Mi raccomando riguardati e non fare sforzi.
Dobbiamo al più presto far rientro a casa nostra tesoro mio! >
< Pensi sia il caso ritornare dalle nostre parti? Qui il posto è bello e
senz'altro potremo ritornare per le vacanze. > provò a dire sorridendo.
E Valerio alla notizia era entusiasta per l'amica principessa: < Ve lo
meritate un figlio entrambi, che avete donato il vostro coraggio e amore ad
aiutare il prossimo. E' un onore per me sentirmi un parente ben voluto.
Auguri miei fratelli! > poi deciso cambio discorso nel chiedere a Tristano:
per cortesia Tristano mi potresti ungere la spalla con questo vecchio
unguente? Mi sono graffiato su dei coralli, mentre sto imparando a nuotare
sott'acqua e sono incappato un una bella gorgonia rossa e mi sono ferito. >
< Da togliti la maglia e vediamo. > mentre una serva aveva bussato
per portare dell'acqua chiesta da Alice. Prontamente Tristano mentre
guardava la spalla di Valerio notò qualcosa che non quadrava e deciso
comandò alla serva di andare a chiamare il balivo ch'era una persona
istruita. E dopo un momento sentirono bussare e il balivo si presentò, nel
chiedere cos'era successo a quell'ora di notte: < Come posso esservi utile
messere Tristano, data l'ora tarda? >
< Messer balivo guardate un po' qui la spalle del nostro giovane e
provetto pescatore di coralli, cosa ne dite di questo marchio impresso sulla
pelle? < E prontamente Valerio che fino ad un momento prima non capiva,
sbottò a dire sorridendo: < Parlate di quel segno che ho dietro? La mia
madre adottiva mi aveva detto che senz'altro si era fatta nella mia caduta
nel burrone appena nato e c'è rimasta l'ammaccatura...>
< Questo segno non è una vecchia ferita, ma è il segno inconfondibile
dei principi di Calles di Hautecour. Solo loro hanno dalla nascita questo,
diciamo marchio. Tu sei il figlio del principe Guido Calles trucidato da Re
Datos e poi si è presa la moglie come concubina e senz'altro era in cinta e
appena nato si sono sbarazzati del fardelli di troppo. Sono cose che ho
saputo da vari corrieri calati giù dal nord e i racconti si aggrovigliano. Ma
poi alla fine viene sempre fuori la verità. > si spiegò serio.
< Impossibile sono un avanzo da strada e loro mi hanno rimessi in
riga... > indicando Tristano e Alice attenti. < Anzi, aspettate il segno è
eguale allo straccio che mi avvolgeva quando mi hanno buttati. Ecco
prendo la mia sacca e...> correndo nella propria camera a prendere la sua
vecchia sacca e tirò fuori lo straccio ormai annerite sporco da tempo e lo
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mostrò. Il balivo provo a volgere in vecchio indumento da neonati e sorrise
nel dire: < Se un principe messer Valerio e nessuno può smentire. E hai
diritto ad avere ciò che ti è stato tolto. Peccato che la nuova consorte tua
madre è perita nella disfatta assieme al Re Datos e il figlio che hanno
avuto dalla loro unione e morto di polmonite, per colpa del Re suo padre,
che voleva che diventi un uomo e la lasciato tutta notte sulla torre
all'addiaccio per farsi le ossa. Peccato! >
< Allora sarei, sono un principe di sangue reale? Accidenti! >
Mentre Alice provava a dire: < Sono felice ed orgogliosa Valerio. Mi
dispiace che per colpa di mio padre molta gente a sofferto ed è morta per
nulla. Mi dispiace! > mentre si stringeva al proprio uomo. E il balivo
provava a dire: < Vostra grazia, voi non ne avete colpa è stato il destino
ingrato che ha fatto montare la testa al Re Datos, da sentirsi il padrone del
mondo e tutti dovevano ubbidire. Il principe Valerio dovrà riprendere il
proprio posto nel suo contado e castello di Hautecour. Gli aspetta di diritto
e l'unione dei contadi dovranno aiutare il giovane principe ad insediarsi
nella propria casa. Sono felice di averla conosciuta messer principe Valerio
e questa dimora quando vorrà passare un po' di giorni sarò ben lieto di
ospitarla. Chiedo venia. Buon riposo a tutti voi! > si ritirò dopo un saluto.
< Grazie messer balivo per l'informazione al lume di candela.>
< Vorrà dire che faremo gli ultimi bagni dalla stagione e presto
rientreremo ai nostri rispettivi castelli. Sperando in un futuro migliore
avendo un caro fratello principe che saprà governare con giudizio e
saggezza il proprio contado. Sono proprio contento Valerio! > si
congratulò Tristano abbracciandolo.
Mentre il giovane Valerio commentava ancora confuso: < Non so se sarà
una buona cosa dover comandare. Mi sa che preferivo prima a giocare con
i miei cari fratelli di cuore. Eh', pazienza. Buona notte vostre grazie! >
ridendo mentre usciva dalla stanza.
< Buona notte fratello, nonché principe Valerio! > risposero assieme
Alice e Tristano ridendo felici.
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Capitolo Diciottesimo
Senza immaginarselo erano trascorsi altri due mesi, dopo il vie vai di
nobili e regnanti a venire a congratularsi con il nuovo principe ereditario e
come prossimo regnante del contado e alla fine un comitato del popolo di
Hauntecour era arrivato fin laggiù per consultarsi e all'occorrenza portarsi
il proprio principe al castello. Dove i vari contadi attorno a malincuore
stavano restituendo ciò che nella guerra avevano sottratto per volere del Re
Datos. Perciò per il bene della comunità in espansione tutti dovevano
accettare. Erano arrivati attorno all'anno del signore nel 1237.
Tristano consigliò al giovane Valerio di seguire il vecchio balivo al
servizio di suo padre il povero principe Guido Calles deceduto.
In balivo Cordè Nadaches era venuto a portare la veste di suo padre alla
vestizione da principe reggente e far ritorno al proprio castello che il
popolo lo attendeva come un riparatore, dopo che avevano saputo le
disavventure del giovane principe appena nato buttato alle ortiche e ormai
prossimo ai sedicenne e amico del cavaliere padrone della foresta di Jura,
oltre che salvatore dei più deboli. Diventava un onore come reggente.
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Il principe Valerio si stava comportando da vero cavaliere e aveva
accettava la vestizione, per volontà del suo popolo nel tentare di servirlo
con dedizione nel proprio dovere da sovrano reggente a solo sedici anni.
E alla fine di tutti quei giorni di confusione eccitata, purtroppo dopo
abbracci e baci il giovane principe era arrivato il momento di lasciare il
castello dalle pietre rosa, per far ritorno alla propria casa e per la prima
volta come sovrano legittimato dal suo popolo che lo reclamava a viva
voce nel prendersi cura del loro giovane sovrano.
Con la promessa che alla nascita del figlio di Alice e Tristano si sarebbero
riunita nella vasta foresta di Jura a festeggiare tutti assieme.
Alice si trovò a piangere commossa per la partenza e una momentanea
lontananza del caro fratello ch'era ormai diventato uno di famiglia e non
l'avrebbe mai dimenticato. Con l'accordo che al loro rientro al nord, si
sarebbero fermati a far visitare il giovane principe Valerio, nel suo castello
di Hautecour ai confini con la foresta di Jura.
Erano tutti fuori dinanzi all'entrata del castello a salutare il giovane
principe sul suo cavalli in una forma smagliante e austera, accompagnato
dal balivo e un capitano fedele al padre, mentre si avviavano verso casa.
Salutando i villici del borgo, a ricordarlo come il giovane che trascorreva
le giornate al mare ad imparare a nuotare e ci era riusciti con l'aiuto dei
pescatori del posto che l'avevano preso in simpatia per la gioiosità esposta.
Gridandogli dietro festosi: < Vive el garcòn prodigue! >
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Purtroppo Tristano aveva ancora degli obblighi da svolgere prima di
rientrare a casa al nord della Francia, nel discutere con la moglie se doveva
acquistare una carrozza per alleviare al meglio il lungo viaggio di rientro.
Ma Alice al momento non era d'accordo.
Poi in verità quel posto e il mare la di fronte l'invogliava a restare ancora
almeno una buona parte dell'estate, e poi avrebbe deciso.
Tristano non cercava di convincerla e comandare come un dittatore, lui
voleva essere diverso dagli altri, voleva che accetti la vita come le veniva
proposta senza complicarla con imposizioni.
Perciò andavano al mare ogni momento libero e a godersi la piacevole
villeggiatura più che potevano fare al momento. In verità erano troppo
innamorati per scontrarsi e lasciare che le cose prendano il percorso libero.
Facendo ridere Alice nel vede Tristano portarsi la spada in spiaggia e
conficcarla nella sabbia, nel ridire: < Sai una cosa marito mio. Sarei gelosa
se non fosse una spada che te la porti ovunque.? >
< Amore mio! Fidarsi è bene, ma è meglio prevenire di questi tempi. >
Mentre le settimana e mesi scorrevano abbastanza velocemente senza
accorgersene che il ventre di Alice aumentava di volume e anche l'appetito.
Con un grande appetito addosso e il colorito roseo di una buona salute.
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Poi subentrò le voglie in attesa di diventare mamma e nel sentire il
bisogno dei propri famigliari lontani, perciò alla fine decisero che di mare
erano in po stufi, pertanto provarono a fare piccole escursioni attorno e
vedere come reagiva la futura madre a sopportare il trottare del proprio
destriero. Capendo in fine che le iarda erano tante da fare ed era meglio
aspettare il nascituro e in primavera veramente partire in tre come
all'arrivo. Sembrava tutto predisposto dalla provvdenza.
L'inverno arrivò mite e piacevole in quel posto di pace e tranquillità.
Pochi messaggeri avevano portato buone notizie da varie parti dei vari
contadi. Soltanto al momento erano tutti in apprensione in attesa del
nascituro che in un primo giorno di neve che cadeva abbondante e
silenziosa a coprire di un manto bianco il castello rosato.
Era mattino presto e un bel vagito desto tutti nel castello per l'evento
tanto atteso e finalmente capitato puntuale.
Alice aveva partorito un bel maschio dai capelli neri e gli occhi azzurri
della madre, ch'era abbastanza distrutta per lo sforzo che si era impegnata
a portare a termine, ma ne gioiva nel vedere il padre ch'era talmente
orgoglioso di quel primo figlio maschio che se lo teneva in mano con
delicatezza per paura di fargli male, quella splendida creatura finalmente
arrivata a farli felici entrambi.
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Tristano non avrebbe smesso di cullarlo tra le mani, ma sembrava avesse
fame il piccolo fardello e si avvicino al letto della moglie e depose il
piccolo loro amore, che si era messo a urlare, senz'altro per la fame e
subito Alice se lo appoggiò con amore al seno e di colpo tacque, nel
succhiare forte il latte della madre con un buon appetito in corpo. Lei
sorrise al marito che si era seduto accanto e le prendeva la mano a
infonderle fiducia e tanto amore per quella loro creatura nata, sana e bella.
Mentre Tristano le sussurrava: < Ti amo da morire mia dolce Alice!... Sai
che fuori sta nevicando anche qui al mare. Il paesaggio è cambiato di un
grigio cupo, quasi come dalle nostre parti, ma è meno abbondante ma
piacevole il guardare stanno in casa al caldo. Devi rimetterti in forza amore
e presto arriverà il sole a riscaldare i nostri corpi.>
E di rimando lei rispose: < Ecco capita sempre al momento sbagliato a
nevicare. Volevo riempirti di palle di neve. Ma sarà per la prossima
nevicata. Ti voglio bene marito mio! > mentre lui si avvicinava e la
baciava con amore. < Grazie amore, mi hai dato un amore di figlio. Un bel
maschio vispo da come scalpita per la fame! > sorridendo felice.
Mentre bussavano alla porta e Tristano ordinò di entrare, era la cuoca che
chiedeva. < Vostra grazia le occorre qualcosa? >
< Al momento non mi serve nulla donna Clara! Ma non aver riguardo
vieni pure a trovarmi mi fa piacere. > rispose Alice sorridendo. Poi mentre
se ne stava andando Tristano la fermò, nel dire sottovoce: < Grazie per
l'aiuto, da solo non ce l'avrei fatta e mi raccomando stasera vi voglio tutti
nel grande salone guardie comprese, per festeggiare il lieto evento e se mia
moglie si sentirà meglio parteciperà volentieri. Grazie ancora! >
< Messer Tristano, se mando su quattro uomini robusti, potranno
portare il letto che non è grande e passa attraverso le porte in salone
almeno un momentino per un brindare è di buon auspicio tutti assieme. In
questo manieri è il primo vagito che si sente e il suo grido di gioia corre
per tutte le stanze a far rivivere questo maniero avvizzito. Auguri messere
Tristano! Avrà un degno erede!... Vado ha cercare la manovalanza. >
rispose contenta di quei padroni così disponibili e cortese.
Poi Alice chiamo vicino il marito e gli chiese con un sorriso: < Cosa ne
diresti di chiamarlo Antoine? A me piace... > espose gioiosa, si stava
riprendendo e la fatica del parto appena avuto e si stava già piano piano
scordando. “E' una giovane madre di temperamento forte.” Considerò
Tristano sorridendo. Mentre si prendeva tra le mani suo figlio, che aveva
smesso di mangiare e doveva fare il ruttini di digestione, coccolandolo.
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Infine Tristano senza tentennare approvò deciso, appoggiando il figlio
accanto alla madre nel rispondere: < Va benissimo e mi piace! Poi è mia
moglie che la partorito e pertanto a la precedenza nell'impostargli il nome
appropriato. Antoine va benissimo! Sai amore, ho inviato dei messaggi con
dei piccioni viaggiatori, che il nostro bravo balivo Ferdinando, sta
allevando. Devi sapere che sta sistemando una piacevole colombaia in una
bella gabbia nell'ala nord del terrazzo. E così lui ne ha approfittato di tutti i
nobili e principi accorsi per conoscere il principe Valerio e si fatto spedire
e ha recuperato un sacco di piccioni viaggiatori da ogni parte delle varie
regioni e adesso abbiamo inviato messaggi ovunque ad avvisare il nostro
lieto evento. Questo è il progresso amore! Si certo ho compreso cio che
pensi amore. Ed è per questo che ho pregato padre priore di inviare un
messaggio alla regina tua madre a Zemek per avvisarla che è diventata
nonna di un bel nipotino. Non potevo dimenticarla lei ci ha aiutato a
fuggire. Poi devi sapere che nel messaggio in risposta di padre priore,
spiega che tua madre la regina, dopo la morte del Re tuo padre, ha fatto
incarcerare gli aguzzini che la custodivano da tempo e sembra che il nuovo
balivo gli vada a genio. Sono contento per lei che sebbene avanti con gli
anni si prenda un po di respiro.> si spiegò tranquillo e Alice provò a
chiedere: < Grazie di tutto! Hai avvisato nonna Viola e anche i tuoi
genitori che aspetto con impazienza di conoscerli? > espose Alice. Mentre
il figlio Antoine si era svegliato e incominciava a ciucciare al seno. < Deve
avere una fame da lupo dal modo che succhia. E' un amore di figlio che
assieme abbiamo fatto! > mormorò felice.
< Tranquilla amore. Le mie buone amiche hanno sempre tenuti tutti
al corrente sulla nostra burrascosa unione arrivata a buon fine! >
< Quand'è che me li farai conoscere? Sono un po' curiosa Tristano. >
< Su questa richiesta non posso entrarci. Arrivano quando ne
sentono il bisogno per aiutarci. Ecco tutto qui! Forse un giorno nella
foresta di Jura l'incontreremo. Tranquilla amore! > poi sentirono bussare
alla porta ed erano gli uomini che la cuoca Clara li mandava ad sollevare il
letto con la padrona sopra da trasportarla per un paio d'ore in salone per i
festeggiamenti. Alice si trovo a ridere per la trovata e ne gioiva tenendosi
stretto il piccolo rampollo che stava mangiando alla grande, in un certo
senso si sentiva una ragazzina che giocava ancora con le bambole di pezza.
Poi nell'entrare nel grande salone e trovò tutta la servitù compresa le
guardie e Alice si trovo con le lacrime agli occhi per la contentezza e tutti
ad augurarle una lunga vita. Il balivo si avvicino al letto con delle rose,
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dicendo: < Sono poche le rose rimaste nel nostro giardino, ma sono offerte
con il cuore di tutti noi principessa, per lei e suo figlio che cresca bene e
segua il percorso del padre. Auguri! Da tutti noi del castello di
Mandelleeu. > con uno scroscio di auguri di felicità unanime.
< Grazie a tutti di cuore! E ora brindate alla mia salute... > e
prontamente Tristano porgeva un calice con del vino bianco: < Hai voglia
di bere un piccolo sorso amore! >
< Va bene così al momento! Ho bevuto del brodo caldo prima e ne ho
a sufficienza. Magari domani, appena mi rimetterò meglio. Adesso sono in
po' affaticata, e voglio riposare. Per favore riportatemi in stanza, grazie!
Grazie a tutti per l'affetto che mi dimostrate amici! >
Prontamente gli uomini la presero con cura e via nella stanza a riposare
lasciando una giovane ragazza a farle compagnia. Tristano l'accompagnò e
poi torno a brindare con il personale del castello, che tutti erano
meravigliati di quel comportamento fuori dalla norma da parte del padrone
così aperti con il personale che lavorava al castello.
Più tardi torno in camera dalla moglie e la trovò che dormiva tranquilla, il
figlio Antoine l'aveva tra le braccia la giovane fanciulla con amorevole
cura la teneva al caldo nella coperta. Era un po' suggestionata da quel bel
padrone troppo educato. Nel dire confusa: < Messere posso restare, ho
disturbò! > mentre Tristano gli veniva da sorridere. Capendo l'imbarazzo e
alla fine rispose: < Rimani pure io sarò nell'altra stanza se avete bisogno
damigella. > mettendogli un piccolo divanetto vicino nel dire: < Qui seduta
starai meglio, nel tenere mio figlio in braccio. Grazie! > ed usci andando a
riposare nella stanza accanto.
Era notte fonda quando un bisbigliare lo destò, da farlo sorridere,
capendo che erano le care amiche streghe che venivano a trovarlo, nel
chiedere contento: < Ben arrivate amiche care! Avete già visto mio figlio?
Approfitto per ringraziarvi di tutto quello che avete fatto per me e mia
moglie Alice. Che mi ha reso felice nel darmi un meraviglioso figlio.
Grazie per l'aiuto! > mentre le diverse voci si confabulavano e alla fine
rispondevano, con annessi risolini di felicità e gioia. Ormai Tristano le
conosceva e dalle loro risate capiva il loro umore. Mentre loro
rispondevano: < Noi non abbiamo fatto nulla. Ti abbiamo solo indicato la
via giusta da seguire e tu sei stato corretto e hai seguito ciò che il tuo cuore
ti indicava. Siamo tanto felici che hai avuto un bel figlio e presto sappiamo
che tornerai da noi e così potremo giocare con tuo figlio come abbiamo
sempre fatto con te Tristano. Continua su questa strada è vedrai che la
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provvidenza ti aiuterà a superare piccole avversità, ormai appianate dalla
tua imposizione senza la forza. Bravo e complimenti per il bel dono che
Alice di ha donato. Abbine cura figliolo anche da parte nostra! Ci vedremo
su nella nostra foresta. Cavaliere Tristano padrone della foresta Jura.
Ancora auguri! > e le risatine si allontanavano sparendo nella tormenta di
neve che cadeva fuori dal castello copiosa e abbondante.
Al mattino presto Tristano era ritornato nella camera della moglie e trovò
la giovane balia che cullava suo figlio, nel dire sotto voce: < Buon dì,
messer Tristano! La signoria vostra moglie si è svegliata e poi a ripreso a
dormire, ma appena dopo si è messa a parlava nel sonno. Ma sembrava che
discorresse con qualcuno dalle parole gioiose che pronunciava. Poi si
riaddormentò tranquilla e mi sembra che stia bene. Vostro figlio dorme
tranquilli anche lui dopo l'ultimo pasto all'ora mattutina. Messere!.. >
Tristano sorrise, le amiche della foresta avevano parlato con Alice.
Rispondendo poi alla giovane: < Grazie per il servizio notturno damigella.
Ti farò mandare qualcun'altra a darti il cambio. > la rassicurò. Poi discese
da basso e trovò il balivo che dava ordini a degli uomini, che vadano fuori
a spalare un po' la neve che si stava ammassando alta davanti l'ingresso.
Nel spiegarsi al giovane: < Non durerà molto la neve da queste parti dal
clima mite. Ma al momento e meglio evitare di sdrucciolare. >
< Va benissimo amico Ferdinando, ci servite troppo bene! >
Di quel passo tra sole e neve, erano arrivati a Natale dove i buoni cristiani
lo festeggiavano, ma era diventata una ricorrenza festiva un po' per tutti. Il
balivo come conduttore aveva creato nel castello una sorta di festa
natalizia, facendo mettere torce e ceri accesi ovunque oltre invitare e
servitori e soldati a festeggiare con dolci casarecci, che sembrava cosa
strana, che la servitù partecipi apertamente a feste. C'era un piccolo
fanciullo fratello della damigella della principessa che si permise di
chiedere al balivo: < Grazie messer padrone per i dolci! >
< Vieni qui! Come ti chiami ragazzo? >
< Sono Luigino e lucido le armature ogni settimana messere! Spero
non si arrabbi se questa settimana l'ho saltata non stavo bene, ma domani li
luciderò tutte. Messere! > rispose guardandolo in viso.
< Luigino, da domani verrai nella stanza delle guardie e ti insegnerò
a scrivere e leggere. Ho bisogno di un aiutante. Ora vai con gli altri a
mangiare. Ricorda, dopo l'ora sesta ti aspetto... >
< Non mancherò messere balivo! > rispose gioioso Luigino.
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Piano piano, piccole cose miglioravano, specialmente in quel castello
dove i governanti avevano un cuore un po' più umano di altri sempre
pronti a comandare da padroni ingrati, oltre fare piccole guerre tra contadi.
E finalmente arrivarono a superare l'inverno alla meglio e con la
primavera ormai alle porte con i primi germogli su gli alberi nel giardino.
Antoine incominciava a balbettare qualcosa nei suoi primo mesi di vita e
scorrazzare per la stanza e corridoi a carponi con un sorriso pacioccone
sempre in viso, da far gioire tutti nel vederlo sempre allegro a giocare con
tutti quelli che l'incontravano. Custodito con amore dalla damigella.
Perciò, molto presto avrebbero lasciato il bel castello per far ritorno nella
propria terra nativa. Era ciò che stavano discorrendo tra marito e moglie,
sul da farsi e in che modo fare il viaggio di ritorno, con quasi mille iarda
da percorrere e non era cosa da poco. Poi c'erano sempre il pericolo di
sgradevoli incontri. Era il pensiero di Tristano a salvaguardare la sia
famiglia e non voleva portarsi dietro una armata, sapendo che in pochi si
poteva sbrigare al meglio. Poi la spada viscontea era al suo fianco,
capendo che sapeva farsi valere all'occorrenza. Mentre guardavano il
monte alle spalle e aveva ancora un po' di neve sulle cime da pensare che il
passo era ancora ostruito dalla neve rimasta dal lungo inverno passato.
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Capitolo Diciannovesimo
Avevano poi deciso che ad aprile si sarebbero messi in viaggio.
Portandosi la damigella Lucia ch'era felice di viaggiare e far da balia al
piccolo Antoine e dama di compagnia alla principessa Alice, essendo
divenute buone amiche in quei mesi invernali nell'allevare il primogenito.
Poi nei primi giorni di aprile in un bel giorno caldo, erano finalmente
pronti a incamminarsi verso casa, con un saluto caro da tutti lì, al castello
usciti fuori a salutarli con affetto: < Buon viaggio! > mentre le donne
alzavano il braccio del rispondere: < Arrivederci! >
Dopo aver superato il passo sulla montagne costiere, ripresero una buona
andatura e speravano prima di sera di arrivare al monastero di Castellane e
riposare, avendo fatto le prime 70 iarda di strada polverosa. Le sorelle del
monastero li accolsero ben volentieri, dato che i pochi viandanti di
passaggio ch'erano ancora rari in primavera. Oltretutto appena dopo
l'inverno era ben difficile che capiti qualche viandante. E poi scoprendo
chi era il cavaliere così rinomato e importante, ne rimasero onorate di
ospitarli nella loro casa e offri quel poco che avevano da mangiare e
dormire al riparo nelle notti ancora fredde.
Al mattino presto ripresero la marcia con la benedizione della madre
superiora che li raccomandava di far attenzione che da più di un mese
c'erano e s'aggirava da quelle parti un branco di lupi affamati dal lungo
inverno capitato in quell'annata abbastanza ghiacciata.
103
Effettivamente mentre attraversavano un piccolo passo sulle montagne
rocciose e disadorne di alberi, ecco apparire poco distante un gruppo di
lupi che li seguivano da lontano, forse ad aspettare che si fermino per
riposare e magari attaccarli, essendo una zona scarsa di selvaggina e quei
cavalli facevano gola. Tristano non aveva detto nulla alle sue donne ad
evitare che si preoccupino, Antoine rideva e dormiva nel cesto sistemato
alle spalle della giovane ragazza a gerla, ben fissata con bretelle di pelle,
oltre una sacca con del latte da bere per il piccolo principino che aveva
sempre fame.
Per un buon tratto procedeva tutto abbastanza bene e quei lupo a una
ventina di iarda dietro che li seguivano silenziosi. Poi arrivarono dove un
tempo c'era un ponte di pietra, ma certamente con una recente alluvione o
terremoto era caduto ed era difficile passare oltre il profondo canalone tra
le due parti e Tristano aveva supposto l'attesa dei lupi. Sapendo che da quel
lato non potevano scappare e pertanto alla prima sosta obbligata nel
cercare un'altra via più a valle per attraversare e riprendere quell'unica
strada percorribile. Senz'altro si sarebbero fermati e a quel punto i lupi a
loro volta erano pronti a sfamati senza rincorrere la preda.
Tristano pensò un attimo su quel divario tra le due montagne era di un
paio di iarda da superare e i loro cavalli erano giovani e scattanti, perciò
consigliò: < Datemi da tenere mio figlio e il bagaglio lo carico sull'altro
mio cavallo e prendete la rincorsa e saltate il precipizio. Tranquille lo
supererete alla grande! I nostri stalloni sanno saltare gli ostacoli, senza
problemi. La giovane Lucia era un po' spaventata, ma cercava di essere
all'altezza del suo compito a seguire la padrona che con slancio fece saltare
il proprio cavallo dall'altro lato senza problemi di sorta e poi tocco alla
damigella che si faceva forza, ma doveva riuscire e con un bel respiro
fatto, spronò il cavallo e via decisa dall'altra parte. Poi Tristano aveva
caricato i pochi bagagli sul suo cavallo Gaios che si comprendevano a
meraviglia e lui sul cavallo da soma con Antoine in spalla ben sistemato
nel cesto e ordinò al suo destriero bianco: < Vai Gaios! Dai, salta dall'altra
parte amico mio! E il bel puro sangue capì il compito assegnato e con una
bella rincorsa saltò dall'altro lato nitrendo a dire ch'era riuscito, poi tocco a
lui ad eseguire l'ultimo salto, mentre i lupi che avevano visto sfumare via
la cena si misero a correre per fermare almeno l'ultimo dei cavalli. Ma
erano arrivati tardi, il cavallo con un bello slancio superò bene il precipizio
da lasciare i lupi ad ululare per il pranzo sfumato via anche in quel giorno.
Uno dei lupi più agguerrito e affamato, tentò di saltare dall'altra parte e
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azzannare un puledro l'ultimo di coda, ma il bel salto non gli era riuscito,
nel toccare con le zampe anteriori il bordo del ponte rotto e senza via di
scampo precipitare con un lungo guaito e cadere di filata nel torrente che
scorreva sul fondo. Tristano si era fermato a guardare il tentativo di saltare
del lupo, ma il tratto era troppo per un lupo ed è precipitato nel vuoto.
“Peccato!” immaginò, capendo che tutti lottavano per la vita...
Era ormai notte fonda quando arrivarono a Digne a casa del duca DeSantis. Che li accolse a braccia larghe felide del loro ritorno da quelle
parti. Oltre ad apprendere le ultime notizie dalla costa di Esterel sul
Mediterraneo.
Poi altra tappa fino al castello di Gap dal visconte Dhandré, che eccitato
spiegava che aveva provato ad aver una rivincita a dama, ma aveva
nuovamente perso, al passaggio del principe Valerio. Si era fermato a
salutarlo ed era poi stato invitarlo il visconte al suo castello a festeggiare il
suo insediamento: < Onorato di averlo conosciuto! > espose Dhandrè.
Per ultimo fermata a Grenoble nella cittadina in festa per il matrimonio
del giovane visconte il bel donnaiolo rinomato. Ma Tristano dispiaciuto
riusci a districarsi e restare solo a dormire per far riposare le donne e il
figlio e riprendere subito il viaggio al mattino dopo. Spiegando che
avevano premura di arrivare a casa, erano da troppo tempo lontani.
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Capitolo Ventesimo
Con un ultimo strappo al tramonto, arrivarono all'abbazia di Hauterombe,
ad abbracciare padre priore e salutare i frati del convento, felice del loro
ritorno e nel mostrare quella meravigliosa creatura frutto del loro amore.
Mentre padre priore commentava: < E' la cosa più bella che abbia
contribuito ad unire in questo convento. Il risultato è sorprendente figlioli!
Sapete, ho presenziato all'incoronazione del principe Valerio nella sua
residenza al castello di Hautecour. E' stata una cosa commovente e quel
giovane principe dall'animo buono, che sa farsi voler bene dai suoi sudditi
e mi ha detto che cerca di seguire la strada indicata dal suo fratello
maggiore Tristano. Quella frase è più che meritevole... Voi Tristano avete
contribuito a sistemare molte cose storte nell'unione dei contadi. Il Signore
ve ne renda merito! La regina Giuditta vostra madre Alice, ci siamo
incontrati ed è felice di essere diventata nonna e vi fa tanti auguri! Vi vuole
molto bene e ha capito che ha un genero stupendo e generoso. Vi aspetta
appena potrete andare a trovarla a Zemek e mi ha detto che all'occasione
farà una gran festa per riallacciare i tanti ricordi, ma solo quelli belli. >
espose commosso padre priore, per tutte quelle belle novità.
< Grazie padre priore per le belle nuove! Andremo molto presto da
mia madre la regina. Ma prima voglio vedere la foresta e i suoi genitori, i
miei suoceri e la nonna Viola che ho un sacco di cose da domandarle.
Grazie padre per tutto! > abbracciandolo con affetto.
< Avete ragione figliola e perdonami se non ti chiamo principessa. Ma
so che non hai la vanità del casato e corone in testa. Dai andiamo a
mangiare tutti assieme. I frati sono ansiosi di vedere vostro figlio. Il frutto
di un amore puro e sincero. Lo posso dire forte, conoscendovi che siete
due persone di buon senno. Andiamo! >
Dopo aver passato una piacevole serata a raccontare le loro avventure di
viaggio, attorniati dai frati i più giovani incuriositi nell'ascoltare le
prodezze capitate e risolte al meglio. Poi alla fine tutti a nanna il buio li sta
accogliendo ancora alzati, nell'augurare: < Buona notte a domani! >
mentre si recavano nella loro stanza del giorno delle loro nozze. Tristano
volle ripetere la stessa cosa di un anno prima. Oltretutto la damigella Lucia
aveva con se il piccolo Antoine, e pertanto per una notte senza la madre
106
accanto com'era abituato. Poi il piccolo che sorrideva sempre a tutti, senza
creare problemi a chi gli stava accanto a giocare e dagli la sua pappa
abbondante. Altrimenti reclamava. Pertanto i genitori erano liberi di poter
far l'amore con una certa giocosità, visto la loro giovane età e con l'ardore
dentro ai loro cuori innamorati, anzi più del primo giorno da freschi sposi
appena uniti in matrimonio. Ora subentrava la saggezza nel coltivare il
piacere e dare il piacere ad entrambi.
Nei due giorni che si fermarono al convento da permettere alla comunità
francescana di dare sfogo ai fraticelli di coccolarsi un poco il piccolo
Antoine, che gioiva e giocava con tutti loro, nel tirare i loro cordoni
bianchi sopra la tonaca marrone scura.
Passati i due giorni all'abbazia ripresero il loro lungo viaggio verso casa,
con un bel saluto a tutto e un arrivederci presto, in un altro passaggio da
quelle parti per ritornare giù al mare, in quel bel castello e a godere delle
belle giornate e del sole caldo sulla costa mediterranea.
Avevano ripreso la marcia e ad un incrocio di vie erano nei pressi del
castello di Hautecour e pertanto deviarono per un primo saluto d'affetto a
trovare il principe Valerio in casa sua. Lo trovarono in cortile del castello
che si allenava con arco e frecce, ma al momento era impegnato con una
donna nel corteggiarla, così sembrava succeda. Poi si accorse dell'arrivo di
amici cari e appena li vide entrare accompagnati dal balivo Curdè, esultò
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di gioia nel vederli ed abbracciarli festoso: < Che piacere rivedervi fratelli
miei! Oh, mio Dio! Vostro figlio! Il mio nipotino, che felicità la vostra
presenza. Principessa Alice siete uno schianto, se mi permettete vi presento
la mia donna. E' inutile girarci attorno, mi piace e le ho chiesto se aveva
piacere farmi compagnia ed ha accettato. > facendo le presentazioni: < La
contessina Matilde Dailbon da Lione. > Matilde si inchinò alla principessa
Alice che la fermò nel dire: < Lasciamo in disparte le riverenze e
salutiamoci da buone amiche. Se Valerio l'ha scelta è di buon auspicio.
Vorrà dire che appena saremo arrivati a casa nostra, faremo una bella festa
e ci si incontrerà con più tranquillità. Adesso siamo proprio di corsa ed era
doveroso salutare il nostro fratello caro. In verità siamo stanchi del lungo
viaggio e di approfittare di amici che ci ospitano con affetto. Ma sarà per
una prossima volta Valerio e ci fermeremo per davvero, reciprocamente! >
espose sinceramente Alice e Tristano stava curiosando attorno, il suo
istinto l'avvisava, c'era qualcosa che non andava? Ma non sapeva bene
cos'era al momento. Mentre Valerio tentava di rispondere ad Alice nel dire:
< Cara principessa Alice! So per certo che ciò che dici è vero e vi capisco
che avete fretta di andare a casa vostra ormai qua vicino a 50 iarda di
strada. Mi è bastata questa vostra entrata per rallegrare il mio cuore.
Grazie! Ma almeno un rinfresco prima di montare a cavallo, prego! >
L'invitò ad entrare nell'ingresso del palazzo e all'ombra a dissetarsi e poi
proseguire il viaggio. Tristano si soffermò a guardare la malconcia porta a
vetri del terrazzino sul cortile e nel riflesso sul vetro un po' ondulato,
vedeva tra i merli del camminamento, c'era qualcuno che si nascondeva nel
trovare la posizione giusta per adoperare l'arco e freccia che aveva in mano
e a quel punto Tristano domandò tranquillo: < Valerio permetti che uso il
tuo arco un momento? > l'aveva appoggiato sul muretto a lato: < Fai pure.
Mi stavo allenando! > chiamando una serva che porti una bibita fresca.
Alice diceva alla damigella di entrare con in braccio Antoine, capendo che
qualcosa non quadrava, guardando Tristano troppo tranquillo, ma serio ad
impostare la freccia al filo e poi di scatto mollò la prese e la freccia scoccò
via veloce e appena dopo un mezzo urlo e un lamento da dietro le scale
che portano su al camminamento sulle mura del castello. Un uomo usciva
tenendosi la mano sulla spalla dove la freccia si era conficcata per bene.
Subito veniva fermato dai soldati e Valerio e Tristano andarono a vedere
cosa faceva quell'uomo che aveva buttato a terra frecce e arco, senza
scappare per salvarsi da una sicura e rapida decapitazione.
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Capendo dell'espressione di Valerio che si conoscevano, nel chiedere al
giovane prigioniero: < Sei arrabbiato perché Matilde ti ha lasciato e volevi
colpire me o lei, messer Catulle. Puoi rispondere adesso? > gli domandò
Valerio abbastanza tranquillo.
< Volevo solo spaventarla, mi dispiace! > mentre le guardie lo
stavano per portare via, dal gesto del balivo e prontamente Tristano,
interveniva a dire: < Aspettate! Prima togliamo questo dardo e poi
parliamo un momento, messere! > mentre deciso Tristano spezzata la
freccia ch'era uscita dall'altra parte e poi toglieva fuori l'asta, nel dire a dei
militari portate delle bente e una bottiglia di vinaccia per disinfettare. Su
presto! > e tutti si diedero da fare, nessuno si intrometteva con il padrone
della foresta di Jura. Mentre riprendeva a dire: < Siete giovane messere ed
è un peccato morire per amore. La contessina ha scelto altrove dove
appoggiare il capo, pertanto non deve farsi dei crucci e tentare
l'impossibile! > Rivolgendosi poi a Valerio nel dire: < Ricordi fratello mio,
quel giovane tra i briganti era da decapitare. Ma qualcosa mi diceva che
aveva imparato la lezione. Qui tu sei il principe e pertanto ciò che disponi
e la cosa giusta e i tuoi sudditi impareranno dalle tue gesta qual'è la
giustizia e quale il perdono, per avere poi dei sudditi fedeli e devoti a
seguirti ovunque. > consigliò sorridendo.
< Hai ragione fratello Tristano! Ho molte cose da imparare. > poi
rivolto ai militari in attesa con il prigioniero, che una serva lo stava
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fasciando al meglio. Valerio provò a dire con tranquillità voluta al caso,
come principe del reame: < Portatelo nelle sue stanze e appena si sarà
rimesso ho un compito barboso da fargli fare, visto ch'è istruito. Pertanto
controllerà i tanti registri del casato. Sarà il mio scrivano molto accorto.
Andate ora! > ordino e il balivo sorrise a quell'ordine. Quel giovane
principe stava imparando molte cose, senza decapitare nessuno.
Il giovane guardò Tristano a non capire ancora perché non lo decapitavano
per il suo errore e Tristano gli consigliò: < Messer Catulle, mia nonna
Viola mi ha insegnato che si deve dare sempre una seconda opportunità per
farsi perdonare e penso che il principe Valerio glie la sta dando, accetti e
impari dagli sbagli si migliora. Ne faccia buon pro messere Catulle! >
consigliò, tutti nel castello ascoltavano quel giovane cavaliere che aveva
annientato il mago dei magi, come uno schioccare delle dita. Mentre il
ferito veniva accompagnato nelle stanze ed essere al momento sotto
controllo. Mentre si rivolgeva ai condottieri nel dire sottomesso: < Grazie
mio principe, la seguirò ovunque! >
E prontamente Valerio rispondeva: < C'è sempre tempo per perdere la
testa. Cerca di guarire in fretta Catulle! > consigliò sorridendo. La
contessina Matilde era rimasta scossa e prontamente Alice, le chiedeva
sotto voce: < Matilde è convinta e ha preso la decisione giusta? >
< Si vostra grazia! Sono innamorata dl Valerio... >
Tristano si era rivoltosi a Valerio nel dire: < Adesso possiamo bere ho
proprio sete mio principe! > mentre entravano in casa e Valerio sotto voce
rispondeva: < Grazie fratello! Mi hai insegnato un'altra cosa giusta nel
saper governare al meglio senza spargimenti di sangue. Grazie! >
Due ore dopo lasciavano il castello di Hautecour per riprendere la via di
casa ormai poco lontano, era già pomeriggio sul tardi e il sole stava
reclinando il capo ad entrare tra gli alti abeti a illuminare l'interno della
grande foresta di Jura. Alice stava curiosando la bellezza selvaggia del
posto e la frescura che portava il vento a smuovere le altre fronde dei pini
secolari. Man mano che s'inoltravano nell'interno dove la fitta vegetazione
faceva aumentare il buio prima del tempo. Poi dopo una buon ora di
cammino Gaios nitrì gioioso, delle giovani giumente erano ai margini del
breve spiazzo ed aspettavano ansiose lo stallone e appena dopo Tristano
capì l'ardire del proprio cavallo smontò di sella e gli tolse l'imbragatura e
con una pacca sulla cose: < Vai amico sei a casa, ti aspettano! >Gaios nitrì
felice e via al galoppo sparendo nella foresta seguito dalle sie giumente.
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Capitolo Ventunesimo
Alice era rimasta colpita da quelle cose impensabili in altre occasioni.
Che il padrone ascolti il desiderio del proprio destriero e l'assecondi, infine
gli domandò incuriosita: < Beh! E i finimenti, li lasci qui abbandonati a
terra nella foresta? >
< Li metterò via domani. Poi siamo a casa, mia dolce moglie! Guarda
lassù. Vedi la casa nella foresta? Ha di fronte il panorama sopra le cime
degli alberi e ha il sole che la riscalda. Dai andiamo donne bisogna
guadagnarci il paradiso con una breve camminata. Seguitemi e non badate
ai cavalli. Adesso gli tolgo i finimenti e li lascio liberi anche loro.
Troveranno amici. Senz'altro Gaios si prenderà cura. Andiamo!.. Ah! Ecco
il briccone Bruno che arriva. Lucia si era spaventata e Tristano le prese suo
figlio ad evitare che svenga. Alice aveva sentito parlare di Bruno, ma non
si era ben interessata chi fosse veramente quel Bruno. Poi vedendo
Tristano accucciarsi e farsi leccare dal plantigrade che si muoveva festosi e
alla fine gli mostrava suo figlio Antoine e sembrava che l'orso annusandolo
con delicatezza ascolti la parole del suo compagno di giochi: < Bruno
presto avrai con chi giocare. Lui è mio figlio Antoine e tu lo proteggerai se
occorre, vero? Mi raccomando! Domano ci vediamo, ciao Bruno! > Alice
si era avvicinata un po' diffidente, poi notò che l'animale lo guardava
incuriosito girando la testa un po' a sinistra e a destra per vedere meglio
quelle donne del suo compagno di giochi e alla fine brontolando se ne
andò nel bosco. La damigella Lucia era esterrefatta dalla paura, ma poi nel
vedere quella solidale amicizia si acquietò un poco.
Alla fine si decisero di incamminarsi su per il sentiero che girava attorno
al monte e poi nella galleria e infine sul ponticelli tra le due rocce e oltre il
piccolo tunnel ecco apparire ancora il sole che stava tramontando sopra le
cime degli abeti, da farle restare a bocca aperta per la meraviglia del posto.
< E' meravigliosamente stupenda questa casa, quei sulle cime degli
alberi! Ho Dio che bello! > esultò Alice assieme a Lucia troppo
emozionata. Poi dalla casa erano usciti papa Filippo e mamma Anna e
nonna Viola, esultanti per il rientro a casa del loro figlior prodigo con tanto
di prole da farli piangere tra abbracci e baci a non finire.
Erano veramente tutti felici e contenti del buon risultato e nonna Viola
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provò a dire: < Le nostre buone amiche ci hanno avvisato del vostri rientro
e sono anch'esse contente. Dai venite in casa a rinfrescarvi, toglievi questi
abiti sudici del lungo viaggio e farvi una bel bagno. Vostri padre Filippo è
un tipo ingegnoso e ha creato un altro vano nella montagna a ha fatto un
posto per fare il bagno in casa con acqua corrente da rinfrescarsi al meglio
oltre pulirsi per bene, con saponi profumati che le buone amiche ci
forniscono. Insomma abbiamo tutto, neanche i tanti Re sparsi per la
Francia non hanno le nostre comodità in casa,. Parola di donna Viola! >
Il tempo nella foresta era volato via velocemente
Erano trascorsi ormai sette anno in buona armonia nella foresta di Jura e
la famiglia era aumentata. Alice aveva partorito una bella bambina e tutti
assieme, si trovavano bene ed erano felici, contornati dai famigliari che li
adoravano e si aiutavano volentieri tra loro.
Che ogni sera il papà Tristano doveva raccontargli le sue avventure prima
di addormentarsi, ed erano felici di averlo accanto.
Nonna Viola era sempre eguale pronta ad aiutare chiunque e a raccontare
fiabe ai piccoli nipoti Antonie di dieci anni e Rosalba di tre anni. Oltre
112
insegnargli come scrivere e leggere per approfondire la loro giovane
cultura ed affrontare il mondo in avvenire.
Alice e mamma Anna si facevano compagnia e contente di quello che
quella benedetta foresta gli forniva e nonno Filippo che insegnava al
nipotino Antoine a cavalcare i giovani puledri selvaggi della foresta.
Mentre il plantigrade Bruno che brontolava nel giocare sull'erba coi
ragazzi felici tutti quanti a far capriole.
Persino la regina Giuditta si era risposata con il nuovo balivo del maniero
e sembrava finalmente anch'essa felice.
Anche il principe Valerio si era poi sposate e la moglie Matilde gli aveva
dato due gemelli, marchiati per bene da non confondere con altri.
La damigella Lucia l'aveva chiesta in moglie il marchese Catulle
consigliere del principe Valerio ed era più che scontato, da renderla felice.
Qui termina la storia di due giovani amanti e sposi a contrastare contro le
avversità del mondo, con la speranza di poterlo fare in parte migliore.
Correva nell'anno del Signore nel 1246
Fine
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