Lo scrigno conteso - Questa è la pagina di Pierantonio Marone
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Pierantonio Marone Lo scrigno conteso Romanzo 1 Personaggi Anna Kersù giovane contadina Filippo Maconkers giovane boscaiolo Tristano Maconkers figlio primogenito Hagus Maconkers nonno capitano Adolfo Hates barone di Doubs Fedrick Datos sovrano della stato Dantosdoj in Annecy Giuditta Banos regina consorte esiliata a castello di Zemek Bianca Traniros principessa concubina Re Fedrick Datos Alice Datos principessa scrigno d'oro Guido Calles principe di Hautecour Viola di Seckses abitante della grande foresta di Jura Joux Bruno il plantigrade della foresta stregata Gheltrude, Ghundaline, sorelle gemelle maggiori della foresta Jura Ghuiane, Ghetoghene sorelle gemelle minori della foresta Joux Fra Bernardo priore dei fraticelli scalzi in val di Love Duca Ferdinando padrone e sovrano di Neuchatel Luigi Depardù visconte di Arles e la spada incantata Attilio Duca erede duca Ferdinando Grisly D'Aquitania il perfido mago vendicativo Gustaf Harold principe normanno da Fribourg Rudolf Hates Priore barone ritirato nell'abbazia Hauterombe Valerio il garzone orfano e nuovo staliere Padre Rufus scrivano del convento Ugo Fontamblè barone di Chambery Gilberto Dhandrè visconte di Grenoble Luigi Dhandrè visconte II di Gap Francesco De-Santis duca di Digne Arduino Hates primogenito di padre Rudolf Hates Clotilde Sanno moglie dispotica Ferdinando balivo del castello Mandelleu Cordè Nadaches balivo del castello di Hautecour Clara cuoca del maniero Mandelleu Lucia damigella di Alice Matilde Dailbon contessina da Lione Catulle Nanos marchese giovane spasimante Matilde Antoine e Rosalba Maconkers figli di Alice e Tristano 2 Nella vasta regione della Jura franco svizzera Attorno all'anno milleventi, i ricchi feudatari e sovrani dei vari contadi nella vasta regione alta e bassa della Jura, erano da generazioni in lotta tra loro e sembrava che al momento fosse tornata una parvenza di pace, da acquietare gli animi in subbuglio da decenni con la guerra dei cent'anni. Da anni le fazioni si contendevano le proprie proprietà dei territori attorno avute in eredità o usurpate con intrighi di castellani scaltri e avidi a loro volta e buona parte dei territori venivano strappate e depredate con la forza spietata a soccombere chiunque si opponga. Solo una zona sembrava inviolabile da possedere, era la grande foresta di Jura Joux che sembrava essere stregata, pertanto intoccabile. 3 Nell'anno del Signore 1200 Il castello di Zemek. Conquistato nel 1160 da Federico Re Dùx e passato nel 1200 al figlio Fedrick Datos divenuto Re, della stato Dantosdoj in Annecy, nella regione della Jura meridionale. Dove soggiornò suo malgrado la regina Giuditta Banos ripudiata dal Re Datos per non avergli dato un figlio maschio da succedergli al trono. Pertanto nel 1220 Re Datos depredò il castello Hautecour uccidendo il principe Guido Calles e si prese la moglie come concubina ch'era già in cinta di un figlio poi sparito nel nulla e un anno dopo, finalmente consegnò un figlio maschio al Re usurpatore. Ma qualcosa cambiò il corso della vita in tutta la regione..... Dove ebbe inizio la storia qui narrata 4 Correva l'anno 1220 Purtroppo quel breve periodo di pace di pochi anni, spariva via così all'improvviso e il terrore riprendeva a dilagare e si diffondesi ovunque, come la peste che dilagava in guerre fratricide da cent'anni. Tra gli atavici feudatari ad allargare i propri confini, c'era il principe Fedrick Datos, che con astuzia e l'aiuto di mercenari scaltri e ben pagati depredavano e uccidevano chi non si piegava al volere del più forte e in quel periodo era soltanto lui, il perfido principe Datos il più forte a vincere e cercare di allargare il proprio territorio. Con molto sangue versato dei principi e baroni contrari e i poveri contadini inermi e indifesi, trovandosi di volta in volta dover cambiare padrone e obbligati con la forza e senza poter reagire a ubbidire nel piegarsi al vincitore di turno. E Datos il tiranno, da proclamarsi da solo Re del nuovo stato conquistato e allargato col nome nello statuto stipulato a Annecy di Dantostoj. 5 Introduzione Due giovani promessi sposi, che vivevano nel povero villaggio di contadini e boscaioli, dov'erano succubi dai tenutari della regione. I due giovano innamorati, si stavano preparando alle loro nozze che sarebbero avvenute all'indomani e poi avrebbero dovuto presenziare a corte davanti al Re Datos per la rituale e antica benedizione e la giovane sposa, la prima notte avrebbe dovuto giacere accanto al sovrano per avere la sua benedizione a approvazione per il vivere sotto la protezione del Re Datos sovrano indiscusso di Dantostoj. Un sovrano prepotente e infido, che governava con la forza in tutta la regione che s'allargava ogni anno. Perciò i due innamorati, decisero all'insaputa dei parenti e villici nel piccolo villaggio e tentare una fuga nella notte fonda, che precedeva le loro nozze annunciate e pertanto preferivano fuggire e nascondersi infilandosi nella bisbigliata foresta stregata e malefica da spaventare chiunque entri, tra gli impervidi monti inesplorati. Così si andavano a raccontare da villaggio in villaggio, da tenersi per bene tutti quanti alla larga dalla zona infestata da maghi e streghe, dai cattivi presagi, ed erano le voci fantasiose che si rincorrevano da molto tempo e in ogni villaggio. I due fuggitivi erano intenzionati a tutto, anche a morire se il destino fosse veramente ingrato a due innocenti innamorati, pronti a tutto e con tanta paura nell'infilarsi in quella impenetrabile foresta misteriosa. Ma!... Forse li sarebbero stati accolti e nascosti o magari divorati da fauci misteriose. Ma di mistero erano rimaste soltanto le voci che correvano tra i villici ignorante e le superstizioni raccontate che prendevano sempre più piede nella mente di ognuno succubi della paura incalzante al solo pronunciare la parola: la maledetta foresta stregata di Jura, era scritto nei sortilegi perpetrati, anche da malefizi che venivano sussurrati e accennata di nascosto, da chi aveva tanta paura a parlarne forte.... 6 Capitolo Primo Il vagito di un neonato risuonò nella capanna su un alto dirupo e ben nascosta nella foresta attorno e mai esplorata da nessuno per le paure malefiche che l'infestava, raccontate nelle vecchie leggende e credenze popolane, che narravano il terrore e la morte a chi vi entrava e mai più nessuno ritornava indietro ancora vivo da raccontare cosa avevano visto tra le intricate conifere e abeti secolari, proprio inesplorata. La giovane Anna aveva appena partorito con estrema fatica, aiutata dal marito Filippo sotto i consigli dell'anziana donna Viola di Seckses che abitava in quel bel posto rivolto a mezzodì, chiamata: la casa del sole. E per la prima volta in quella casa abbarbicata alla montagna il giovane Filippo vedeva venire alla luce il proprio figlio, dopo la fuga precipitosa un anno prima a nascondersi nella fitta foresta misteriosa. Avevano già trascorso un anno di pace e quiete in quel posto isolato, dove il lavoro nei campi attorno alla montagna a raccattare le verdure, patate e frutti selvatici e altri ortaggi e erbe aromatiche medicamentose oltre per mangiare e preservare e immagazzinare per il prossimo inverno in arrivo. Dove i consigli della padrona di casa erano utili per sopperire alle eventuali evenienze che la nature riservava a continuare a vivere tranquilli. 7 Filippo il giovane compagno e marito era troppo emozionato per il lieto evento e quel figlio lo inorgogliva tremendamente, tenendolo in braccio con delicatezza, proprio come un amorevole padre alle prime dimostranze. Era doppiamente felice per aver disobbedito al sovrano suo padrone un anno prima, giù al villaggio di pochi villici creduloni, poveri contadini ubbidienti a sgobbare per un sovrano più che ingrato. Rammentando mentre si cullava tra le mani quel pargoletto innocente, la loro rocambolesca fuga dal villaggio, nella loro affannosa corsa ad entrare sempre più all'interno della boscaglia e alberi secolari della foresta, così fitta e impenetrabile, dove loro, poveri fuggitivi avanzavano col fiato sospeso, per la forte paura di rappresaglie delle guardie del Re Datos. Perciò correvano a perdifiato da trovarsi sfiniti e impauriti dal buio della notte che sembrava lunga a non finire e dai rumori strani che echeggiavano lugubri nella notte buia e la luna in cielo filtrava di tanto in tanto tra le fronde delle piante. Ma ad un certo punto nella loro spossante corsa, all'albeggiare del mattino, un grosso orso bruno si parò davanti e gli sbarrava la via, da trovarsi tra il precipizio di dietro e l'animale davanti che grugniva, senz'altro affamato e loro potevano diventare il pasto quotidiano del plantigrade, ritto in piedi a zampe allargate e unghie ben affilate che grugniva per bene a bocca larga che sbatteva da incutere il terrore. 8 Per un attimo gli sguardi si contendevano decisi tra l'uomo e l'orso, la sua donna rifugiatasi dietro alle spalle e spaventata a morte a guardare ormai la di fronte, la morte più che assicurata. Poi l'uomo si fece coraggio e pronto a far da scudo alla propria donna, tentò di reagire con un bastone in mano e urlando arrabbiato all'animale, ch'era anch'esso infuriato per chi osava invadere il proprio territorio e deciso poi, si lanciò contro ai due intrusi a porrere fine a quell'attesa che diventerà presto terrificante a guardare. Per fortuna e di colpo apparve all'improvviso un'anziana signora che alzò la mano e l'animale si acquietò di colpo avvicinandosi alla signora dall'aspetto da contadina ma risoluta, d'accarezzare il bestione peloso divenuto subito mansueto, che si strofinava contento contro le sue sottane, mentre lei gli parlava: < Tranquillo Bruno, va tutto bene! > guardando i due giovani spaventati e l'informò tranquilla: < Non temete è un po' permaloso con gli estranei in casa sua... > poi riprese a dire rivolta a loro, con un sorriso furbesco: < Datos se la voleva pappare la tua giovane sposa, vero Filippo Maconkers? > domandò sapendo già la risposta. < E' la verità mia signora! > rispose serio il giovane contadino, nel chiedere timido alla donna che accarezzava l'orso rabbonito: < Ma come fa a sapere la verità, gentile nobildonna? > stringendosi al fianco la propria donna ancora tutta tremante e pronta a svenire per la paura e la stanchezza nella tante ore di fuga a correre tra gli anfratti e boscaglie di rovi nel sotto bosco di grossi abeti alti come montagne. < Tientela stretta Filippo la tua Anna Kersù, sta per sentirsi male! > < Allora lei ci conosce signora. Se sa i nostri nomi? E magari è al servizio del Re Datos che ci starà cercando e punirci per aver disobbedito a delle leggi ingiuste a beneficio dei più forti e non è giusto questo! > < Tranquilli giovani! Vivo qui da molti anni ormai e conosco tutti. Compreso quel furbastro Datos. Dai seguitemi che la tua Anna è sfinita a correre. Su quel dirupo ho la casa e potete riposare. > mentre accarezzava l'orso e gli diceva: < Vai tranquillo nella tua tana Bruno. Loro sono amici da proteggere. Vai e passa domani a trovarci... avrai la tua mela. > e l'animale sembrava comprenderla inoltrandosi nella fitta foresta che non sembrare più stregata. Mentre la donna si incamminava parlando, seguita dai due giovani stanchi e confusi. Nel commentare gli avvenimenti del suo passato: < Ci siamo incontrati una sola volta, ma mi è bastato guardarlo in viso quel Datos e capire ch'è ossessionato dal potere nel tentare di soggiogare chiunque si trovi sul suo cammino alla conquista dei territori e 9 villaggi da depredare. E in molti hanno tentato di scappare e nascondersi in questa immensa foresta impenetrabile, ma qualcosa o la paura li ha spaventati e sono finiti male in qualche precipizio o anfratto. Pertanto si va raccontando da generazioni in generazione il perdurare di questa superstizione della foresta stregata e maledetta. Ma a mio parere le buone streghe o fate, che vi abitano lassù tra i monti inesplorati non sono malvagie. Ma avevano a loro tempo perpetrata la loro ira contro il malvagio Datos, divenuto Re da incoronarsi da solo. Ma per cattiveria a non poter spadroneggiare anche qui in questa foresta senza padroni, che tentò d'incendiarla tutta la foresta Joux per stanare il nemico invisibile. Ma le buone streghe avevano inviato un violento uragano da spegnere subito l'incendio, provocato apposta dalle armate briganti di Datos, che purtroppo perirono loro tessi tra le fiamme appiccate. Perciò e per punizione le streghe hanno creare un sortilegio malefico sulla stirpe del sovrano e quando il primo figlio di Datos verrà alla luce il sortilegio si avvererà e cadrà soltanto sulla famiglia reale. La nascita dell'erede che dovrebbe possedere la più grande regione attorno al castello Zemek, divenuto maledetto da quando è stato usurpato da Datos che aveva dichiarato apertamente lo stato di possesso in assoluto da far arrabbiare le nostre signore che non approvavano tale decisione, come loro dimora nei periodi invernali e pertanto rifugiate in questa immensa foresta impenetrabile alle armate del Re Datos, che l'aveva proclamata e rinominata come sua proprietà con tanto d'insegna agli inizi dei territori confinanti: Lo stato di Re Dantostoj, con guardie ai confini e agli incroci delle vie di accesso, dove gabbie appese con dentro ladri e sciavi a lasciarli morire e rimanere soltanto gli scheletri umani risecchiti a spaventare e a dimostrare chi è che comandava in quel territorio proclamato stato. Comprendete giovani sposi! Ma non potendo impossessarsi di questa foresta la decretata malvagia e pericolosa, dove le punizioni a chi disobbediva e non mancavano ad assoggettare i sudditi al volere del sovrano Re Datos. Ecco ragazzi una parte della storia di quel Datos che ha tentato varie volte di penetrare qui dentro ma sempre sconfitto dalle insidie naturali che la preservano da farlo morire di rabbia. Perciò in breve la storia di un sovrano avido e spietato ma sconfitto da questa foresta inespugnabile... Diciamo pure stregata? > < Noi non abbiamo visto pericoli fino all'incontro con il suo orso che la chiamato per nome Bruno. Volevamo solo nasconderci dal sovrano. Piuttosto la morte avevamo deciso assieme. Invece di arrenderci al volere sadico di un regnante ingordo a spadroneggiare su chiunque. Comprende 10 la nostra decisione, vostra grazia! > < Certamente figlioli cari! Io mi chiamo Viola di Seckses e vivo qui tranquilla da anni, ragazzi miei! Che possiate adattarvi alla vita salubre che ci regala questa terra felice dentro e infelice fuori dalla cattive circostanze create dell'uomo. Ma, rammentate bene! Un giorno arriverà colui che rimetterà a posto tutte le cose e per molti anno avvenire ci sarà una lunga pace per tutti... Tranquilli figlioli miei. Vedrete!.... il futuro è nelle vostre mani. Solo vostre! > concluse tra un passo e un altro senza sbuffare sebbene la via in salita era un po' dura. < Grazie donna Viola! Il signore le renda merito... Grazie! > < Su, dai allungate il passo miei giovani! > Mentre arrancavano sulla salita e poi come d'incanto dietro un angolo della roccia sulla parete della montana c'era l'apertura di una caverna e nel breve tunnel in salita su gradini allungati e a lato piccoli squarci di fessure che permetteva al sole di entrare e illuminare il breve percorso,ed ecco poi che all'uscita dal tunnel comparire il sole ed erano arrivati sul pianoro, uno piccolo spazzo sul precipizio giù nella valle tra le alte conifere e abeti verdi, dove il profumo di resina portata dal vento arrivava fino a loro come un balsamo di gioia alla vita che prosegue. Poi tra due rocce un ponticello in legno d'arice che permetteva il passaggio oltre il precipizio e poi dall'altro lato della breve galleria si usciva e 11 appariva la piccola casa illuminata dal sole caldo estivo. < Eccoci a casa ragazzi miei! > donna Viola li fece accomodare nella sua modesti dimora, dove l'ordine e la pulizia regnava ovunque. Piccola ma incantevole la casa a ridosso della parete rocciosa del monte, con una meravigliosa vista su tutta la valle sottostante a perdita d'occhio. Il sole riscaldava le membra affaticate dalla stanchezza ed era piacevole sostare e si mettevano seduti sulla cassapanca a prendere fiato. Mentre donna Viola stava versando una deliziosa bibita con acqua fresca e frutti della foresta a deliziare la gola assetata. < Grazie è veramente buona e dissetante dal sapore di menta e mirtilli. > commentò Anna sfinita dalla stanchezza e donna Viola le rispondeva tranquilla: < Ti insegnerò come farla per aver un piacevole sapore di frescura e dissetare con un buon boccale grande da bere senza fermarsi e poi ognuno si sentiranno più che sazi. Adesso preparo qualcosa per pranzo. Il pane l'ho fatto ieri e un bello stufato di cinghiale che Bruno la bloccato mentre il cinghiale che tentava di divorare i suoi piccoli per pigrizia a trovarsi del cibo. E pertanto ho sistemato un po' in forno e l'altro come stufato, sapendo di aver degli ospiti a pranzo. Filippo mi daresti una mano a tirare se la carrucola con due sacchi di farina presa dal mugnaio a Goimois, occorrono tre giorni di mulo, ma ne valeva la pena... Vieni qua fuori che in due si fa meno fatica a sollevare la carrucola carica. > < Sono pronto per servirla donna Viola! > seguendola all'esterno e adiacente alla roccia a lato della casa c'era la carrucola e la donna consigliò al giovane di adoperare la grossa maniglia e tenere il grimaldello a scatti per fermare lo sforzo per riposare di tanto in tanto, visto che il dirupo era abbastanza profondo e la tavola con due sacchi sopra non era cosa da poco a tirarla fin sopra in casa. Ma con pazienza e ingegno arrivarono al compimento. Mentre Anna che si era un po' ripresa voleva aiutare e Viola le diede un lavoro da fare: < Figliola mia potresti intanto pelare un po' di patate, li trovi in quella marna la sul fondo. E la pentola dello stufato è già sul fuoco sotto il camino. Così potrai poi buttarle dentro a cuocere. > < L'acqua per lavarle dove la trovo la cisterna? > < Eccola qui fuori che scorre in continuazione dalla montagna, fresca e salutare è così leggera a bersi che una risorsa della montagna che ci ospita.... Su tiriamo Filippo, ci farà un po' sudare, ma ogni sforzo poi si ha un premio a poter riposare tranquilli senza pericoli attorno. Qui nella casa del sole, lo chiamata così a ringraziare le buone streghe che mi permettono di restare. > mentre giravano la ruota dell'argano e i sacchi di farina era 12 arrivata sopra al terrazzo e Filippo poi a spostarli e riporli nella dispensa dentro la grotta in casa. Poi un rumore di sassi fece sussultare il giovane? Filippo si era preoccupato e deciso aveva preso uno scudo li accanto alla cassapanca e una spada da portarsi a vedere chi è che arrivava da quel lato lungo la staccionata, non conoscendo bene il posto? Mentre donna Viola lo avvisava sorridendo: < Tranquillo è soltanto Tin tin, lo scoiattolo che ha fatto cadere dei sassi dalla roccia per farsi sentire che arriva a trovarmi. Lui è di casa qui e non ti conosce ancora Filippo. Per quello è un po' diffidente e dispettoso... > commentò. < Mi perdoni donna Viola ho ancora i nervi tesi! > Anna sulla porta di casa chiedeva al suo uomo, agitato dal trambusto capitato: < Perché hai preso oltre la spada anche lo scudo? > < Temevo che le guardie del Re ci avessero seguito e sentendo cadere i sassi dall'alto ho pensato a ripararmi se devo combattere il nemico, che ci perseguita? > rispose dandole un bacio, l'amava troppo ed era felice di ciò che avevano fatto per essere liberi di amarsi senza dal conto a nessuno. < Quanti anni hai Filippo? > chiese donna Viola sorridendo. < Ho diciassette anni donna Viola! Anna ne ha solo quindici, ma ci vogliamo bene e oggi avremmo dovuto sposarci.. Maledetto anche il Re! > < Allora non hai fatto il militare sotto Datos? Maneggi deciso la spada 13 per essere un semplice contadino? > domandò, sapendo già la risposta. < Mio padre mi stava insegnando, prima di essere ucciso assieme a mia madre dal Re Datos. Lui aveva servito il barone Adolfo Hates come capitano, prima che il barone fosse ucciso da sicari di Re Datos. Perciò, io hai militari avevo detto che avevo solo dodici anni per essere esonerato. Ma penso che l'anno prossimo avrei dovuto arruolarmi per forza. E se l'avrei fatto, avrei ucciso il re con le mie mani alla prima occasione, a vendicare i miei genitori trucidati con cattiveria. > < Eh', non è bello covare vendette, porta sempre ad altre disgrazie, ragazzo mio. Comunque prima dell'inverno devo recarmi a Besancon a far compere e se volete laggiù conosco dei monaci scalzi e il priore potrà sposarvi per davvero e senza la benedizione di quel porco di Datos? > < Oh! Sarebbe una cosa meravigliosa! > esclamo Anna sorpresa. < Ma laggiù non ci sono per caso le guardie del Re Datos? > chiese Filippo diffidente, mentre riponeva le armi al proprio posto. < Laggiù a Besancon è fuori dalle sue terre. Sebbene ha tentato di prenderlo in un assedio di sei mesi. Ma è stato sconfitto già due volte. Penso che non ci proverà ancora? Ha perso troppi uomini in battaglie sbagliate e magari c'è lo zampino delle buone signore di questa foresta a metterci le mani a rovinargli le feste... > concluse a dire, poi con decisione propose: < Bene dobbiamo pensare a dove mettervi a dormire. Possiamo sistemare la camera qui di sotto. Non l'ho mai usata e ha una finestra sotto il passaggio con vista sulla foresta. Benissimo sistemiamola e potete andare a riposare ragazzi miei. Ne avete bisogno. Ma dopo aver cenato per bene e a pancia piena si dorme meglio. Dai andiamo! > Al mattino dopo donna Viola li accompagno a visitare una parte della foresta e vedere il proprio orto su di un terrazzo, dove gli animali della foresta tralasciavano fare disastri nel raccolto. Mentre Filippo entusiasta consigliava di fare piccole modifiche a far produrre meglio il raccolto. Chiedendo: < Posso provare ad irrigare meglio le aiuole e la verdura rifiorirà meglio. > consigliò felice nel rendersi utile. E prontamente donna Viola lo prendeva in parola nel dire sorridendo: < Vedi cara Anna a cosa servono gli uomini a far rigoglire meglio il terreno e renderlo fertile come la propria sposa. > lanciando un fischio e dopo un buon momento ecco comparire un bell'asinello che veniva a ricevere le carezze della sua amica donna Viola: < Amico Gigio, loro sono i miei amici e staranno qui con noi. Perciò se li vedi non scappare, avranno sempre una carota per l'amico Gigio. Eccoti la tua carota e adesso vai tranquillo amico. > 14 Capitolo Secondo I giorni trascorrevano discretamente tranquilli in quegli anni di pace, senza troppe pretese e preoccupazioni, immersi tra il verde lussureggiante della foresta che li proteggeva dal mondo esterno. Il piccolo Tristano era già al terzo anno di vita e stava crescendo bene sano e robusto. Sempre sorridente e allegro oltre essere vivace e attento ad ogni cosa che capiti, quasi a voler affrettare la crescita per imparare un sacco di cose nuove che lo incuriosivano tanto e donna Viola se lo sta coccolando per bene come una buona nonna, mentre di tanto in tanto cerca d'insegnargli e istruirlo, anche ha leggere i segni sillabici del momento, intenzionata più che mai, che un giorno il biondino ragazzo, diventi un uomo istruito e saggio. L'orso Bruno faceva le sue scappatelle da quella parte aspettando che il gruppo familiare si trovi da basso a governare l'orto e raccogliere i frutto che la natura offriva e c'era sempre delle mele per l'amico brontolone che gli piaceva rotolarsi e giocare assieme al piccolo Tristano con la massima cura ad evitare di fargli male e che altri animali abbondanti nella foresta attorno non lo molestino, un vero amico protettivo. Poi alle prime nevicate Bruno spariva a rintanarsi nella sua tana in un lungo letargo fino alla primavera successiva e riappariva dopo l'inverno sbadigliando contento. Sembrava che il mondo attorno fosse messo in disparte e non importava 15 di aver notizie dall'esterno. Talvolta Donna Viola commentava che nel sonno aveva avuto delle visioni con le buone streghe che bazzicavano lì attorno, nel raccontare qualcosa alla sera al lume di candele: < Mi è apparsa in sogno la saggia Gheltrude e mi ha raccontato che il Re Datos ha appena avuto un erede l'autunno scorso. Una femmina purtroppo! Avrebbe voluto che la moglie la regina Giuditta partorisse un maschio e pare che voglia prendersi un'altra moglie per avere un erede maschio. Al momento sembra che li abbia confinati madre e neonata nel castello di Lods oltre il fiume Loue e ha messo il nome Alice alla principessina, con la speranza di aver presto un altro erede maschio da mettere sul trono dei Dantostoj alla sua morte, ma il più lontano possibile... protestava il Re. > < Ma questa saggia Gheltrude abita in qualche villaggio qua attorno, al di fuori della foresta? > Domandò Anna mentre riponeva il piccolo Tristano nella sua culla a dormire dopo che aveva mangiato. < Figliola mia. Gheltrude e una della quattro sagge donne che abitano lassù sulla vetta oltre le nuvole. Sono le streghe buone. Sono quattro sorelle gemelle e quanto sembra, talvolta mi vengono a raccontare le vicissitudine del mondo esterno. Comprendete ragazzi miei!... > < Dite donna Viole, le avete viste di persona qualche volta? > chiese Filippo incuriosito per i troppi rumori di notte che lo tengono sveglio e non vuole confidarsi e chiedere il perché a donna Viola per la gentile ospitalità che offre a loro tre poveri fuggitivi. Poi in fondo è troppo riconoscente, quasi come se fosse la propria madre e ora nel vedere che adora suo figlio e se ne compiace fortemente. Oltre a lavorare sodi per il fabbisogno anche per i periodi invernale nel rimanere rintanati in casa con le tante e abbondanti nevicate fuori. Pertanto con la dispensa piena e la legna da ardere abbondante immagazzinata nella caverna sottostante era come trovarsi veramente in paradiso e al sicuro. Mentre viola sorridendo e si spiegava al giovane: < Come ti capisco Filippo, che di notte senti i tanti rumori, ma sono loro che vengono qui d'inverno a riposare al caldo che tu ci procuri e pertanto te ne sono grate... Sono Gheltrude, Ghundaline, Ghuiane, Ghetoghene. Le quattro sagge della foresta di Joux Jura. Perciò dobbiamo a loro se tutti qui va bene e non ci occorre nulla. Vi devo fare una confidenza, Non li ho mai viste così felice dopo la venuta al mondo di vostro figlio Tristano, si sentono anch'esse nonne di un bel nipotino che con le sue grida di gioia nel giocare, ha risveglia tutta la foresta e gli animali sono arrivati di nascosto a vederlo. E questo è un segno di un prospero futuro figlioli cari. Scusate se in continuazione vi chiamo figlioli. 16 Ma è come se io stessa vi abbia partorito. Essì! > < Grazie di cuore donna Viola io i mia moglie ve ne siamo grati! > < Tranquilli ragazzi miei! Non siamo una bella famiglia... e allora! Dai andiamo a dormire, mentre fuori la neve cade abbondante. Notte! > < Buona notte a lei mamma Viola! > facendola sorridere in quella pace che la giovane famiglia avevano ritrovato in quel posto meraviglioso. Soltanto al quinto anno di vita per il piccolo Tristano, decisero che dovevano rifare quel lungo viaggio fino a Besancon, nella vasta pianura, rimandato da tempo. Donna Viola doveva procurarsi dei gioielli che le quattro gemelle le avevano ordinato. Perciò a primavera inoltrata decisero di partire per quel viaggio. Dopo aver preparato i pochi bagagli e qualcosa per il viaggio, Donna Viola aveva fischiato parecchie volte per chiamare l'asinello selvatico che girovagava la attorno, il suo destriero per il viaggio da non destare sospetti. Finalmente era arrivato al richiamo, era sempre in giro a brucare l'erba nel riuscire a scappare via velocemente dai lupi nel periodo invernale, che lo fiutavano. Mentre l'asinello si rifugiava dentro una grotta un po' segreta, dal passaggio difficoltoso con trabocchetti che pare avesse avuto una agevolazione dalle buone streghe che abitavano lì sopra sul monte e lo proteggevano dagli assalti dei lupi affamati, per il servizio di trasporto che talvolta le trasportava per la foresta in visita a veggenti segreti incolore. Due giorni buoni impiegarono per giungere al grande villaggio di Besancon e appena si inoltrarono tra le prime case, donna Viola salutava molti conoscenti e quei villici rispettosi si inchinavano al suo passaggio. 17 Filippo immaginò che donna Viole doveva essere una signora di alto rango e senz'altro anche lei aveva i suoi segreti, da nascondere. Mentre Donna Viola al fianco di Anna con in braccio Tristano che sonnecchiava sulla spalla, le stava dicendo: < Il tuo sposo sta rimuginando sui miei segreti, non deve spremersi la testa per immaginare ciò che gli è davanti. > < Non la comprendo mamma Viola? > le domandò Anna confusa. < Filippo non ha il coraggio di chiedermi perché tutti mi salutano con reverenza. Per il semplice fatto che da anni vengo qui a Besancon a far compere per le amiche della foresta e dono sempre dei piccoli regali a chi mi aiuta e tutti qui si prestano volentieri a caricarmi l'asinello messo al momento dal maniscalco a rifocillarsi di biada. Ecco tutto qui! Dai figliola passami Tristano lo porto un po' io adesso! > ,ma prontamente Filippo interveniva nel dire: < Donna Viola lasci lo prendo io un poco! > < Tu dovresti tenere d'occhio quei quattro villici un po' troppo curiosi e già prima volevano alleggerirmi della mia sacco di scudi. Ma con questo spillone gli ho punzecchiato la pancia e ha desistito. Ma gli altri che girano un po' troppo attorno stanno tentando una sortita... Fai attenzione! > < Si ha ragione Donna Viola! Li avevo già notati il loro modo sbruffone a far confusione e al momento buono alleggerire il viandante rincitrullito. Li tengo d'occhi! > mormorò sotto voce. Mentre erano giunti al negozio dello speziaio e Filippo era rimasto all'esterno pronto a sguainare la vecchia spada presa da casa, da permettere a donna Viola e Anna di entrare e raccattare ciò che cercava, in quel pertugio di magazzino ben ricolmo di cianfrusaglie e robe rubate e rivendute al negoziante trappolone per pochi scudi, cose raccattate da ogni parte della regione da briganti e quant'altro capiti di disfarsene. Il negoziante e la consorte ciaccolona tentavano di appioppare ogni cosa ammucchiata nella proprio bottega. Poi accortasi chi era entrata dentro, una personalità conosciuta e rinomata dai paesani, si prostrò con inchini a riverire la nobildonna: < Mia nobile signora che giungete da assai lontano. Dal modo che vestiate con lunghe tuniche di foggia d'oltralpe. Come possa aiutarla e trovare qualcosa nella mia umile bottega? > < Mi occorrono gli infusi al miele del monaco Martino. > chiese decisa. < Mentre do uno sguardo tra le tante cianfrusaglie e monili che raccattate da ogni parte, da viandanti girovaghi e bisognosi e di sfarsene di cose inutili, ma talvolta redditizie per il compratore da rivendere. > < Cercate pure tra le tante cose di oro e argento per ornare i propri vestiti, mia signora nobildonna. > rispose l'uomo pacioccone dalla lunga 18 barba bianca e gli occhi infingardi. Mentre donna Viola aveva già adocchiato ciò che cercava e lo prese in mano senza enfasi. Nel dire tranquilla: < Sì! Questi piccoli monili vanno bene per decorare la toga del nobile sovrano della bassa Jura...> commento mostrando ad Anna che comprendeva l'astuta mossa di mamma Viola e rispondeva decisa, come se qualcuno le suggeriva le parole in testa: < Sono perfette mia signora per il nostro sovrano. Sarà un bel regalo. Magari con quella mantella? > indicando una veste di alto rango e l'uomo un po' stupito che quelle nobili donne avessero con loro un sacco di danari e i suoi scagnozzi fuori non le avevano già prima alleggerite delle loro borse ricolme di monete? Immaginò contrariato, sapendo che nessuno riusciva a sottrarsi ai furti ben congegnati senza danni per nessuno e lui modesto trappolone aiutava poi il malcapitato viandante più che alleggerito, dandogli un piccolo aiuti e tutti erano contento del bravo negoziante umano ad aiutare il prossimo con il proprio danaro sottratto prima. Ma non aveva fatto bene i conti prima e quella nobildonna che giungeva da lontano aveva qualcosa che non la si potava derubare. Lei era una grande veggente e quant'altro che teneva in serbo per le evenienze. D'altronde anche un paio d'ore prima alla periferia del villaggio le guardie armate li avevano fermate per controlli, con modi un po' burberi, ma donna Viola rispondeva decisa alzando il braccio: < Va tutto bene, andiamo al mercato a far compere! > e il comandante ripeteva deciso ai militari: < Va tutto bene, vanno al mercato a far compere... > riprendendo il proprio lavoro e Filippo notava tutte quelle situazioni sistemata da Viola con un semplice gesto della mano a salutare? Mentre il mercante tentava di contattare sul prezzo, ma donna Viola dava in mano pochi scudi dicendo: < E' più che sufficiente nostromo! < e lui ripeteva alla moglie: < E' più che sufficiente moglie mia! > anche la moglie non riusciva a dir parola era contenta, mentre lasciarono la bottega. 19 Capitolo Terzo Dopo aver lasciarono la bottega dello speziaio furbetto si avviarono a riprendere il somarello dal maniscalco, mentre Filippo chiedeva: < Non avremmo dovuto fermarci ancora per altre compere? > ma subito intuì che qualcosa non andava, mentre Viola si spiegava: < Sta arrivando uno stuolo di militari e forse sono quelli di Datos, ed è meglio cambiare aria figlioli. > Mentre il piccolo Tristano si era svegliato e messo a terra a camminare al loro fianco incuriosito di tutta quella gente un po' sorpreso, nel dormire aveva perso molte cose da vedere e si stava riprendendo solo in quel momento, nel chiedere: < Nonna Viola siamo già arrivati? > facendoli sorridere, e la donna rispondeva: < Stiamo andando via, non è un posto troppo sicuro al momento. Ma tra poche ore arriveremo ad un convento di fratelli e la riposeremo oltre mangiare qualcosa che ci daranno come ospiti di passaggio. Sarà meglio affrettare il passo e prenderemo da quella parte ad uscire dal villaggio, per evitare i soldati di Datos che non so cosa venga a fare da questa parte, che già altre volte hanno subito una bella sconfitta e sembra che ci riprovi? > commento allungando il passo e Anna che chiedeva incuriosita: < Allora le signore della foresta sono venuta ad avvisarla, quando eravamo nella bottega e lei è rimasta un momento a pensare sul da farsi. Vero? > < Si, sono loro che ci proteggono e ci consigliano di allontanarci. > Filippo alla fine disse: < Avevo sentito dire qualcosa mentre ero fuori dalla bottega e tenevo d'occhio quei tre farabutti. Una guardia che s'affrettava a rientrare al castello e diceva ai villici preoccupato: “Stanno arrivando!” allora intendeva dire che gli armigeri del Re Datos stanno marciando su Besancon nel tentare di riconquistarla? > < Già! Perciò affrettiamo il passo e usciamo dal villaggio dall'altra parte ad evitare dei brutti incontri, Prima che chiudano le porte!. Dai carichiamo le provviste sul somarello e Tristano sopra e via alla svelta, ragazzi miei! Evitiamo di trovarci in mezzo... > espose decisa nonna Viola. Arrivati sulla sommità del colle a una decina di iarda nel guardare indietro vedevano la lunga colonna di armigeri pronti a conquistare Besancon un po' impreparata ad uno scontro capitato così all'improvviso. 20 Poi discesero dall'altro lato e via verso il convento de frati scalzi in val di Love, ad una quarantina di iarda lontani dal villaggio di Besancon, che si apprestavano a combattere e respingere il nemico invasore. Arrivarono verso sera e quando bussare al convento il padre priore gli accolse gentile e ospitarle nella propria e umile casa, nel dividere il proprio cibo con i poveri pellegrini di passaggio. Donna Viola come sempre al suo passaggio donava una buona offerta per il convento: < Buona sera fra Bernardo! Chiediamo ospitalità per una notte padre priore? Oltre avvisarvi che l'armata di Re Datos stava per scontrarsi con gli armigeri di Besancon, che tenteranno di respingerli per la terza volta. Spero che ci riescano... > < Entrate fratelli, la nostra casa è sempre aperti a chi chiede asilo. Grazie donna Viola! Per l'informazione di un cattivo presagio e speriamo che non passino da queste parti gli armigeri del Re Datos nel depredarci delle nostre povere provviste? > commentò il priore Fra Bernardo. Mentre donna Viola lo rassicurava: < Non penso che tenti una sortita da queste parti. Qui siete in territorio Elvetico e non conviene a Re Datos far la guerra alla nazione confinante sapendo che avrebbe la peggio... Solo una cosa padre vorremmo avere da voi fratelli? Unire in matrimonio questi due giovani che sono fuggita da Datos prima del matrimonio che come sapete bene, le vecchie usanze non garbavano a loro due e si sono rifugiati nella mia casa in mezzo alla foresta di Jura. Ma ora, come vede, hanno già un figlio loro e gradirebbero poter fare la mancata unione dinanzi a Dio? > < Siamo felici di avere un matrimonio nel nostro convento! Darò subito ordini per preparare la cappelletta e dare inizio alle funzioni... Poi almeno mangeremo in allegria... Sia lode il signore! > E men che non si dica tutti i frati erano affaccendati a preparare ogni cosa velocemente per una buona riuscita all'evento improvvisato. Anna e Filippo erano talmente emozionati a realizzare il loro sogno di fedeltà e amore reciproco, mentre Tristano incuriosito stava aggrappato alle mani dei genitori sorridenti e felici, nel guardarli mentre rispondevano al padre priore il consenso di quell'unione indissolubile a sciogliere in avvenire. Nemmeno il Re poteva sciogliere ciò che Dio aveva unito. Poi appena dopo la santa unione, tutti a tavola a festeggiare con il consenso del padre priore a non cenare in silenzio come l'ordine di rito spirituale dei frati scalzi nel mangiare in silenzio. Oltretutto Tristano 21 sempre sorridente a tutti era diventato la mascotte del convento, socializzando con chiunque da farli felici per quel giorno tutti esenti da preghiere e lavori straordinari accantonati. Al mattino dopo una veloce colazione e un saluto caro a tutti, dove Tristano stava abbracciando i tanti frati entusiasti del piccolo. Pertanto ripresero il viaggio verso casa, salutando i fraticelli felici di quel giorno di festa nel parlare coi viandanti, essendo molto tempo che nessuno passava da quelle parti e si erano portati sulle mura del castello a salutarli alla loro partenza in attesa di una prossima visita. Mentre i pellegrini accompagnati dal padre priore oltre il portone, da augurare un buon viaggio ed evitare incontri spiacevoli lungo il percorso cosparso da predoni e briganti, ma Filippo non era il tipo di lasciarsi sopraffare, suo padre gli aveva insegnato bene come affrontare il nemico all'occasione. Pertanto di buona lena decisi nel riprendere i propri passi sull'impervio sentiero e tra dirupi e valli, dopo molte iarda sarebbero arrivati finalmente a casa propria sulla montagna, nella loro foresta misteriosa ma sicura. Arrivarono al tramonto nel tardo pomeriggio del giorno dopo, infilandosi nell'intricata foresta e Bruno il grosso orsacchiotto li attendeva sotto il dirupo di casa brontolando che gli mancava senz'altro il piccolo Tristano per giocare assieme più che contenti nei prati sottostanti la loro felice dimora, aperta a tutte le persone di buon cuore. 22 Capitolo Quarto Dieci anni erano ormai trascorsi in quella intricata foresta, dove soltanto la pace e la felicità vi regnava sovrana e il giovane Tristano si era fatto un bel ragazzo forte e robusto che scorrazzava in lungi e largo a giocare con Bruno e altri animali che si fidavano del giovane condottieri padrone della foresta. Conosceva ogni anfratto e valle racchiusa dentro l'impenetrabile foresta magica dalla alte cime che svettavano gli abeti e conifere secolari. Le buone streghe lo sorvegliavano con dedizione, capendo che un giorno Tristano avrebbe ridato la libertà al popolo oppresso dai tiranni e ne andavano fiere di quel giovane che captava molte cose ma non li esponeva. Era il primo figlio nato nella foresta magica e pertanto era come un figlio anche per loro e veniva protetto dalle buone maghe che preparavano dei filtri e infusi magici per l'avvenire. Sapendo che tra pochi giorni il fato si sarebbe avverato e solo il giovane condottiero sarebbe stato in grado di scogliere i voti e presagi che loro stesse avevano scagliato sulla famiglia del sovrano malvagio. Purtroppo un altro mago e veggente che risiedeva in Aquitania, aveva complicato il maleficio avendolo individuato e per avere una buona ricompensa in vite da sacrificare, aveva svelato malamente il 23 maleficio scagliato contro. Ma non era per il Re Datos il malocchio, ma al suo primogenito e pertanto il mago aveva tentato di sciogliere il sortilegio, ma aveva fallito nel bloccarlo nel bel mezzo tra il limbo degli inferi, senza una via di rimedio. Quello era il guaio capitato alla giovane principessa Alice e soltanto il giovane Tristano se avesse avuto sentore di qualcosa di malefico poteva disgiungere il sortilegio fatto anni addietro. Loro le streghe della foresta, avevano donato al giovane Tristano alla nascita dei poteri straordinari e soltanto un giorno se ne sarebbe avveduto di possederli e nell'adoperarli per una giusta causa se occorreva l'estremo aiuto. Ma solo per quella causa giusta poteva arrestare la maledizione perpetrata a suo tempo e nessun altro mago poteva fermare il suo volere. . Nella casa sul terrazzo a strapiombo sulla foresta, papà Filippo, Anna e la nonna Viola ne andavano fieri di quel ragazzo che cresceva con un carattere forte e schietto senza pregiudizi, ma al tempo stesso dolce, da intenerirsi ai crucci degli altri, che siano persone o animali e nel bisogno lui era sempre presente ad aiutarli. Nonna Viola cercava di istruirlo al 24 meglio insegnandogli vari dialetti e lingue straniere del circondario, che un giorno nell'uscire oltre i confini della foresta gli potevano servire, oltre saper scrivere con osservanza e imparare i doveri di un comandante saggio se occorreva fare in futuro. E il futuro era ormai alle porte. Finalmente quel giorno Tristano avrebbe accompagnato nonna Viola oltre le alte montagne alla roccaforte di Neuchatel elvetica per far compere a cavallo di due puledri giovani appena addestrati dal padre Filippo per l'occasione di quel viaggio importante. Nonna Viola in quel viaggio chiesto dalle amiche streghe di vegliare sul giovane che forse avrebbe dovuto affrontare dure prove, oltre fare le solite compere di vecchi monili e spezie che servivano alle streghe e nel frattempo lei voleva all'insaputa del nipote donare un abito confacente al giovane ormai presto diciottenne e uomo ad ogni effetti per la cultura acquisita e il portamento regale che dimostrava avere. Mamma e papà erano rimasti a casa per sbrigare dei lavori arretrati prima che giunga l'autunno tra un paio di mesi e l'inverno appena dopo. All'entrata del castello a Neuchatel Tristano notò che gli armigeri di guardia al ponte levatoio, si inchinarono al passaggio nel salutare la nobildonna donna Viola, senz'altro conosciuta bene da quelle parti. Prima strada facendo la nonna gli aveva ricordato come si doveva comportare poi, all'incontro con il duca Ferdinando ed era doveroso passare a trovarlo nel suo palazzo, non potevano mancare di rispetto. Tristano aveva da tempo immaginato dal comportamento regale e severo di nonna Viola, che doveva essere una nobildonna di sangue reale, ma lui non aveva mai voluto chiede delle spiegazioni, aspettando che la nonna gli racconti qualcosa della sua solitaria vita nella foresta, fino all'arrivo dei suoi genitori a farle compagnia, felice di quella famiglia allargata. Nella bottega entro le mura del castello del duca Ferdinando e padrone del territorio attorno, donna Viola si stava consultando con il negoziante che con massima cura conoscendo la nobildonna di poche parole, ma decisa cosa voleva e oltretutto amica del duca suo padrone, pertanto non si poteva tentare d'imbrogliare com'era di abitudine fare, mentre l'uomo commentava: < Questa tunica potrebbe andare bene per il suo giovane cavaliere madonna Viola? > domando sotto voce. < Si potrebbe andare, non troppo sgargiante ma con una certa regalità 25 nell'indossare... Mi faccia vedere quella spada, doveva appartenere a dei visconti francesi dallo stemma impresso? > < Era appartenuta ai visconte Depardù di Arles e perito in battaglia presso Parigi e i cugini l'hanno venduta immaginando che porti male possedere una spada di uno morto in battaglia. Certo che è bella e ha una lama pare forgiata nella lontana Scozia, un po' cara con questi intarsi in oro. Ma per lei donna Viola le faro un buon prezzo. > < Avvolgetele tutto in un manto e mandate un vostro servo dal duca a mezzodì e non prima. D'accordo? E ora ditemi quanto volete...> < Ma se devo consegnare al duca, il prezzo è più che basso madonna Viola... Dieci scudi elvetici, le sembra un buon prezzo, per fare un regalo al duca. Ma penso che quella spada non le vada a genio? Il duca non ama le cose dei defunti... Mi comprende madonna Viola! > < Pensi alle proprie mercanzie e non s'intrighi in cose d'altri! > alzando la mano a dimenticare il lungo discorso ombroso. Frattanto Tristano stava curiosando nell'altro stanzone stracolmo di tante cianfrusaglie e monili e si trovò a osservare un vecchio scrigno buttato alla rinfusa, quando alle sue spalle una voce gentile gli chiedeva: < Me lo passeresti quello scrigno venditore? > Tristano si girò e si trovò confuso nel trovarsi davanti ad una giovane donna con una mantella addosso e un cappuccio che nascondeva i suoi capelli biondo e gli occhi azzurri come il cielo che lo fissavano stupiti. Il giovane allungò la mano e consegnò lo scrigno, nel dire tranquillo: < Non posso rifiutare a donarlo, sebbene lo preso prima e avrei voluto fare un dono ad una persona cara. Vorrà dire che cercherò qualcos'altro, prego! > < Non siete un buon venditore messere! Lo visto e mi piace e lo prendo! Non baderò al prezzo... Quanto volete per lo scrigno? > < Visto la tanta insistenza, me lo tengo e a voi non resta che cercare altro qui dentro madonna. Troverete un sacco di cose strane, magari utili per passare il tempo a filare la lana... > rispose Tristano sorridendo. < Chiamate il vostro padrone e vedrete che vi punirà per l'insolenza!> mentre alle spalle dalla giovane arrivava una ancella che l'accompagnava si avvicinò nel dire con rispetto: < Principessa Alice non vi affannate, vostra madre la regina Giuditta vi troverà qualcos'altro? > < Ma se al mio cospetto ho una principessa, allora non posso farla contrariare e ve la regalo lo scrigno conteso. E' vostro! > < Non lo voglio in regalo, desidero pagarlo. Chiamate il vostro padrone venditore mancato! > si impuntò decisa. 26 A quel punto Tristano provò a dire per dissuaderla: < D'accordo a vinto principessa Alice. Facciamo un patto, io le do lo scrigno e lei alla festa a corte questa sera, mi concederà un ballo. Io ci sarò, spero che siete invitati dal duca Ferdinando e allora ci rincontriamo. D'accordo! > andandosene via deciso da lasciare la principessa confusa e arrabbiata da non essere riuscita a farsi obbedire. E Alla fine vedendo il giovane uscire dalla bottega a imprecare: < Per tutti i santi patroni della chiesa, che screanzato è quel... Villico... Oh, che rabbia! > sbottò adirata. < Ha ragione giovane Alice! Non ha imparato le buone maniere, quel Villico come la chiamato. Imparerà presto, mi creda! Oh, mi perdoni sono Viola di Seckses e quel villico è mio nipote Tristano Manconkers. Se lo ricordi, ne sentirà parlare in avvenire. Buona giornata Alice! > andando via da lasciarla per la seconda volta stupita e confusa, nel pensare tra se ancora arrabbiata: “Non è il figlio del commerciante? Poi, poi, quel Tristano, infondo è un bel giovane alto e deciso, sebbene non lo visto arrabbiarsi per questo scrigno di poco valore... Chissà se poi, veramente verrà al castello questa sera?” Mentre la regina madre la raggiungeva nel dire alla figlia un po' scontrosa: < Dobbiamo rientrare al palazzo il duca ci aspetta per desinare figlia mia. Nel prepararci per la serata con canti e balli. Su andiamo! Siamo in ritardo e dobbiamo ancora cambiare d'abito! > < Ba bene! Vengo madre... Che rabbia! > imprecò al giovane. 27 Capitolo Quinto Nella corte del castello si stavano preparando le manifestazioni che il duca Ferdinando ogni anno voleva ringraziare il signore per la buona e abbondante annata nel raccolto. La sfilata dei soldati vestiti a festa e gli ospiti che partecipavano al rituale illuminata da tante torce appese alle mura a ravvivare la festa e per poi passare a banchettare con prelibatezze da saziare a volontà in po' tutti, anche il popolo più che mai felice nel partecipava al sodalizio, dopo tutto l'anno a lavorare e raccogliere ciò che la natura alla fine donava in quel raccolto proficuo e benefico a tutti. Era tutto un brusio di commenti e discorsi, tra la moltitudine di persone illustri accorse da ogni parte del contado, oltre riempirsi la pancia. La giovane Alice si stava guardando attorno in cerca del giovane Tristano, cosi l'aveva chiamato Donna Viola, ch'era lì tra gli invitati, ma del giovane non c'era traccia? Poi al suone della musica stavano incominciando i balli e il duca Ferdinando aveva aperto le danze con l'ospite di riguardo. La regina Giuditta di Zemek, che il Re Datos le aveva concesso quel viaggio fino a Neuchatel accompagnata dalla figlia, la principessa Alice. Il Re Datos si era preso un'altra moglie e gli aveva già appena partorito un maschio e pertanto Alice veniva accantonata, senza poter avere troppe pretese con un fratellastro che sarebbe andato sul trono dei Dantostoj e in parte ne era felice di starne fuori da intrighi di palazzo. 28 Poi Alice fu avvicinata da duca Attilio un condottiero valoroso figlio del duca Ferdinando che era un buon donnaiolo rinomata in tutta la regione e l'invitava a danzare: < Permette principessa Alice! > < Certamente Duca! Il muoversi fa bene alla salute... > incominciando a strimpellare dei passi alla musica melodica di quel tempo. Poi nel cambio di coppia come d'abitudine e al terzo cambio con altri possidenti e commercianti invitati alla festa, che tentavano di poter ballare con la giovane principessa. Alice ad un certo punto si trovò all'improvviso davanti Tristano che sfoggiava un abito piacevole da non riconoscerlo dal com'era vestito al pomeriggio, che sembrava proprio il figlio del bottegaio. Mentre Tristano commentava sotto voce adocchiato malamente dai contendenti al ballo: < Tutto bene principessa? Come vede ho mantenuto la parola, sebbene non ho potuto desinare assieme, ho avuto dei problemi al mio destriero e come d'abitudine, prima il cavallo da curare e poi svagarsi s'è possibile. Qualcuno ha tentato di ferirlo, ma il mio destriero gli ha rifilato una zoccolata in pancia e ne avrà per un bel po' il tizio, garzone del duca Attilio e sperando che se la cavi a ricordarsi di girare alla larga dai cavalli altrui. > rispose tra un salto ed un altro. Poi veniva il cambio di dama e subito arrivato il duca Attilio che s'intrometteva ad altri e decisamente gli lasciavano la mano a prendersi la damigella tanto contesa in quella serata tiepida. 29 Per Tristano non gli era stato dato altre possibilità e il sonetto musicale era terminato, con il duca Attilio che si portava altrove la principessa alla tavola del padrone di casa a congratularsi con la regina Giuditta per aver partorito una figlia cosi graziosa e bella. Alice si guardava attorno impaziente e contrariata per come si stava svolgendo la serata. Quel duca Attilio non è che le garbava molto dal come si comportava e gli sembrava di aver capito, dai loquaci discorsi di venire a trovarla nella sua stanza quella stessa sera e pertanto aveva già pensato di cambiare stanza con la sua servitù ch'era entusiasta di quello figlio sbruffone del duca. E magari la sua ancella gradiva trovarselo in camera proprio per caso? Trovandosi a sorride Alice all'idea biricchina. Ad un cero punto Alice era riuscita a eludere la sorveglianza ed era uscita sul terrazzo del castello ad osservare il lago sottostante al chiarore della luna alta in cielo e si confondeva con l'alba in arrivo. Infine discese le scale e si trovò nel piccolo giardino pensile e si soffermò nel sedersi sulla mura a guardare il lago calmo e tranquillo, la prima nebbia, quella bruma della notte faceva capolino a creare delle luci strane con la luna lassù in cielo e non si era accorta che qualcuno s'era fermato alle sue spalle. Quando si girò si trovò in giovane Tristano che l'osservava in silenziosa contemplazione e alla fine provò a dire: < Non temere Alice! Sono solamente io, il figlio del bottegaio di cianfrusaglie. Volevo vederti e salutarti prima che partiate... Non ti dispiace se mi siedo accanto? > < Visto che ci siete messere commerciante, accomodatevi. Ma ditemi un po', chi è quella nobildonna Viola di Seckses per voi? > < Come l'avete conosciuta! E' mia nonna e ne vado fiero di essere suo nipote principessa. E' lei che mi ha insegnato molte cose, come leggere e scrivere oltre il buon comportamento che si deve tenere al cospetto dei sovrani, anche di principesse un po' testarde, ma piacevole discutere. > < Ah! Se lo volete ve lo ridò indietro quello vecchio scrigno... > < Tenetelo ben stretto Alice, vi porterà fortuna. Parola mi! Al suo interno racchiude tutta la felicità che si può immaginare. Ricordatevene! > < Vi state prendendo gioco di me messer Tristano! > < Niente affatto. Poi mi fa piacere che ricordate il mio nome, sebbene non ve lo mai detto prima... Senz'altro è stata nonna Viola a dirvelo? > < Già, appunto! > rispose massaggiandosi le spalle infreddolite dalla notte e prontamente Tristano gli stava per mettere la sua mantella sulle spalle della giovane, ma sopraggiungeva la regina con l'ancella a cercarla, da sorprenderli a quell'ora tarda di notte. 30 Tristano si inginocchiava su un ginocchio a prostrarsi ad una sovrana, dicendo: < Vostra altezza, stavamo discutendo su un certo scrigno conteso. < Vedo che il garzone del commerciante sa districarsi bene e intrufolarsi tra i nobili per riempirsi la pancia e poi tentare di sedurre mia figlia la principessa Alice, non è cosa da lasciar perdere. Lo sa che potrebbe perdere la testa con un tale gesto così sfrontato. Cos'ha da dire villico al riguardo, prima che chiami le guardie del duca? > < Mi perdoni Vostra altezza reale! Ma se per caso ero un nobile di alto rango, lei mi avrebbe concesso di sposare Vostra figlia Alice? > < Ma che scempiaggini sono! Dovrò chiamare le guardie! > < Vostra altezza madre. Vi prego non correte subito a pensare al peggio. Stavamo soltanto discorrendo su quel vecchio scrigno e null'altro. Ma adesso rispondete a Tristano alla sua domanda? > < Che mia madre l'anziana regina mi assista dall'alto! > sbottò adirata la regina Giuditta: < Io, dovrei... Forse avete ragione voi giovani, il mondo è fatto di leggi balorde e soltanto adatte al più forte. Purtroppo non è possibile che un contadino sposi una nobile principessa... > < Non temete Vostra grazia! Era solo un modo di dire. Non abbiamo nulla in comune. Poi non riuscirei a vedere una principessa a zappare la terra e raccogliere i frutti che Dio ci invia. Perciò tutto finisce qui in questa notte di luna splendida e i tanti pensieri vanno a dormire. Sono Tristano 31 Maconkers e vengo dalla foresta di Jura e pronto a servirla se occorre. > < Giovane condottiero lei mi stupisce e dimostra di non temere le guardie del duca se annunciassi un vostro sgarbo. Ma mi basta la sua parola a crederla su ciò che non è successo. Penso che possiamo rientrare Alice! E il giovane ha altro a cui pensare, vero? > < Madre mia, ancora non ha risposto alla domanda del giovane? > < Hai ragione figlia mia adorata. Come donna ne sarei contenta, ma come madre e regina purtroppo non si può fare. Sono sempre quelle leggi che i tanti sovrani e vescovi nel passato hanno creato leggi contorte, al solo proprio fabbisogno e noi donne o sovrane purtroppo dobbiamo piegarci al loro volere. Queste sono le leggi del momento figlia mia.... > < Grazie maestà per la sincerità esposta. Ma un giorno tenterò di cambiare certe leggi non coerenti alla vita terrena. > espose Tristano. < Giovane Tristano, sei decisamente testardo e me ne compiaccio del tuo istinto di progredire. Ma è meglio non farti sentire, potrebbero interpretare male la tua opinione. Che Dio ti perdoni! > < Buona notte Vostre Grazie! > li salutò Tristano sorridendo. Poi si ravvede e deciso provò a ridire: < Chiedo venia, mi perdoni Altezza! Visto che dopodomani lascerete il castello del duca per rientrare al castello di Zimek potrei avere l'onore di accompagnare la principessa qua vicino a vedere un posto stupendo? So che è una richiesta sbagliata, ma st'ho provando a rompere i canoni della regola. Sempre se vostra maestà è disposta a seguirci alla scoperta di una valle meravigliosa, qua vicino?... > La regina si era fermata stizzita, ma al tempo stesso le veniva voglia di ridere per quel giovane così testardo, ma gentile al tempo stesso e dopo un momento, rispose decisa: < A metà mattina saremo pronte a cavallo e ci condurrete a vedere quella vallata. Ma se non corrisponde a verità, mi sa che le celle del carcere di questo castello si adatteranno bene con la vostra permanenza all'interno. Siamo d'accordo mezzo cavaliere o villico? > < Come Vostra grazia comanda Maestà! Sarò nel cortile ad attenderle e faro da guida. Parola mia! > rispose contento. Al mattino presto Tristano si confidò con nonna Viola: < Nonna, questa mattina accompagno la regina Giuditta e sua figlia Alice a vedere quel bel posto che abbiamo visto all'arrivo venendo qui... > < Allora sei riuscito a convincere la regina, non ci credevo che saresti stato capace di portarle a vedere quel bel lago tra i monti. > < Allora già lo sapevi ciò che intendevo fare? Grazie per la tua approvazione nonna... Tranquilla veglierò sulle nobili dame... > 32 Capitolo Sesto A metà mattina Tristano accanto al proprio cavallo aspettava la regina. E giungeva attorniata dalle sue guardie personali e dietro arrivava Alice su un bel destriero bianco, come la lunga tunica che indossava. Il duca Ferdinando voleva mettere al seguito un po' delle sue guardie, ma la regina declinò. Spiegando che facevano soltanto pochi passi li attorno e il giovane Tristano si era impegnato a fare da guida e il duca non insistette. Oltretutto era un periodo di tranquillità e di briganti non c'erano da quelle parti per stare in pensiero, poi la giornate era splendida per fare una cavalcata. Perciò la piccola comitiva si avviò su per un sentiero inoltrandosi nella valle oltre l'alto monte e dopo una buona mezz'ora di cammino si fermarono e Tristano consigliò di lasciare i cavalli a brucare l'erba guardati dai due guardie e andare a piedi poco lontano per ammirare il piccolo lago de Jux intarsiato tra i monti. Alice era raggiante di gioia e per la prima volta stava scoprendo le bellezze della natura. Per anni era stata segregata con la regina madre nel castello di Lods prima e poi a Zemek, il Re Datos non è che ci teneva troppo alla loro presenza a corte, ma tenerle soggiogate al suo volere come oggetti di disporrere a piacere... Era un figlio maschio che desiderava e pertanto lasciarle in disparte dove si erano adattate a quella prigione come un obbligo dovuto verso un sovrano dispotico. Ad un certo punto la regina chiede di fermarsi era un po' stanca a camminare, non essendo allenata stando chiusa nel castello per anni. Mentre Alice voleva vedere qualcosa li attorno e Tristano le indicò un strapiombo sulla valle: < Se volete principessa posso condurla lassù a vedere il meraviglioso panorama attorno. Sempre se Vostra madre la regina ve lo permette... > aspettando un consenso dalla sovrana, che con un gesto indico di andare senza stare troppo tempo. Perciò di volata seguendo il pensiero di Tristano che immaginava il percorso meno difficile arrivarono sulla cima dove uno spuntone di roccia si protraeva oltre il precipizio sottostante e si apriva ad una meravigliosa vista mozzafiato. Tristano dovette adoperare la nuova spada che nonna Viole le aveva regalato oltre la casacca signorile che aveva indossato al ballo la sera prima da fare un figurone tra i tanti invitato accorsi per la festa della campagna. Tristano era molto accorto che la giovane Alice non si faccia male e non venga qualcosa a sciupare quella scampagnata con le sovrane di un casato 33 ancora contrariato nella ricerca dei suoi genitori da anni addietro fuggiti. Ad un certo punto Alice prese la mano di Tristano per avvicinarsi allo strapiombo e poter guardare di sotto a loro, dove la lussureggiante vegetazione colonizzava tutta la vallata attorno al piccolo lago di Joux. In quel contatto di mani Tristano ebbe un brivido, ma non di gioia, ma di un pericolo. Captato in quel pensiero che la giovane ignara gli trasmetteva. Era un pericolo ancestrale, qualcosa che le era stato inviato da molto lontano e subito lui pensò alle buone streghe, che per caso fossero loro ad aver creato quel sortilegio? Ma subito si accorse per la prima volta e gli sembrava di udire delle voci che gli confermavano cose ben diverse. Ma e soltanto lui avrebbe potuto rompere l'incantesimo. Ma quale era il modo e in che maniera poteva sciogliere quell'inganno? Così immaginava dentro di se preoccupato. Poi fu distolto dalla voce allegra di Alice che gli chiedeva incuriosita: < Tristano a cosa stai pensando in un posto così meraviglioso? Magari costruire una casa qui e godersi il panorama per l'eterno? > le domandò stringendosi a lui per paura di cadere di sotto e lui in quel momento avrebbe voluto baciarla e dirle che si era innamorato già il giorno prima nella bottega. Poi si riprese e commentò: < Si, non sarebbe poi male, avere qui una casa tutta nostra, ma dove abito io ho un altro panorama al pari di questo meraviglioso posto. Dovresti vederla! > 34 < Allora tu mi porteresti a vedere la tua casa... Se fosse possibile? > < Penso sia difficile. Abito dove tuo padre il Re Datos non ha mai potuto soggiogare al suo volere e pertanto non ti lascerà venire a visitare la foresta magica... Comprendi! > si spiegò con difficoltà, la vicinanza alla fanciulla lo metteva in seria difficoltà a restare sui buoni principi e non pensare a quelle labbra fatte apposta da baciare. Mentre lei un po' stupita commentava: < Abiti in quella foresta stregata? Cosi si racconta. Allora siete voi i ricercati dal Re... Veramente? > restando a guardarlo in viso e capire che quel giovane era pronto a sfidare suo padre il Re. Cosa impossibile a pensarci bene. Era da ammirare che un villico fosse così sfrontato a mettersi conto il padrone di tutti nel reame. Mentre Tristano pensava ch'era meglio ritornare da basso, senz'altro la regina si stava già crucciando dov'erano finiti? Poi tenendola per mano, aiutava Alice a superare i dislivelli sassosi e discendere fino al pianoro dove la regina, si era ammansita nel vederli ritornare allegri. < Madre peccato che non siete venuta è una vera meraviglia il posto visto da lassù! > commentò Alice più che euforica, si sentiva così felice, che persino la regina notava che quel giovane ne era l'artefice da alleviare le pene nascoste nei loro cuori da prigioniere, nel dire: < Bene il posto è stupendo, Bello! Adesso ritorniamo al castello, s'è fatto tardi! > ordinò decisa la regina madre. Era quasi mezzodì quando rientrarono al castello e il duca Attilio era un po' arrabbiato per aver trascorso la notte senza la principessa, ma tra le braccia di una sua ancella felice di quell'incontro notturno e casuale. Perciò affrontò Tristano appena le nobili dame si stavano allontanando. Nel dire con scherno: < Da che casato vieni giovane baro? Dover approfittate con scuse insensate nel farvi scudo della regina Giuditta, per circuire la figlia Alice. Rispondete marrano! > lo affrontò deciso. Tristano stava per rispondere e aveva già la mano sull'elsa della spada al suo fianco a quella menzogna esposta dal duca ubriacone. Ma l'intervento di donna Viola aveva bloccato ogni movimento al castello. Mentre Viola parlava con calma, la regina e figlia erano già rientrate al castello nelle loro stanze e pertanto non c'erano altre orecchie che potevano sentire ciò che Donna Viola condensava in poche parole e gesti delle mani decisa a farsi capire e a conciliare il dissenso: < Messer Attilio, spero che le sue parole sono dette da un ubriacone e villano. Mentre stanotte eravate entrato abusivamente nella stanza della principessa e alla fine non c'era per fortuna. Cosa volete ora tentare di contestare il nulla? Penso ed è meglio che vostro padre il duca Ferdinando non sappia le vostre scorribande 35 notturne nel castello. Mi sono spiegata messere? Siete congedato, potete ritirarvi! > con un semplice gesto della mano, poi rivoltosi al nipote lo redarguì nel dire ad alta voce: < E tu nipote mio non tentare di mettere mano alla spada che porti al fianco. Qui siamo in casa di un nobile signore e se il figlio è ingrato sono affari loro. Prepara le nostre cose e dobbiamo rientrare a casa. > ordinò decisa. Mentre il duca Attilio non riusciva a tirare fuori una parola dalla sua bocca, sembrava bloccata? Persino con le mani tentava di aprirla ma nulla da fare, mentre la collera lo aggrediva. < Certamente nonna Viola! Non voglio creare dei dissidi al duca che ci ha ospitato educatamente. Scusa l'ardire nonna! Vado a preparare le nostre mercanzie e potremo partire. > rispose avviandosi al magazzino. Prima nel lasciare le stalle del castello Tristano passando sotto le finestre delle stanze di Alice guardò in alto e scorse la giovane che le faceva un cenno e poi aveva gettato di sotto un foulard con annodato all'interno un messaggio che Tristano raccolse e si all'ontano salutando e poi dietro un angolo del bastioni sotto le mura del castello, si fermò a leggere il messaggio scritto dalla bella Alice: “Mio amato Tristano, mi piange il cuore vedervi partire. Spero che verrete a trovarmi al castello di Zemek allo spuntar della luna nuova. Ho tanto desiderio di rivedervi ancora. La stupenda giornata trascorsa sul dirupo mi ha lasciata un immenso vuoto dentro al cuore. Forse sto dicendo eresie, ma non ho mai avuto il piacere di conoscere una persona simpatica e piacevole come voi. Avervi al mio fianco, mano nelle mani, sono le cose che bramo riprovare ancora con voi Tristano, che mi avete rubato il cuore. Vi aspetto tra due lune e mi farà felice la vostra presenza. Vi aspetterò trepidante, messere Tristano!” Tristano era estremamente commosso ed emozionato da quel messaggio e per la prima volta sentiva il cuore scoppiare di gioia, ma anche di dispiacere per la lontananza. Oltre i contrasti seri, se il Re Datos veniva a sapere che il figlio di quel fuggitivo ingrato da anni addietro, stava per insidiare la propria figlia non troppo amata ma di proprietà del Re e nessuno poteva contestare e appropriarsi senza il suo consenso. Tristano raggiunse la nonna, che gli domandò: < hai fatto tutto ragazzo mio? Dobbiamo salutare il duca prima di lasciare il castello. > Perciò, dopo un cordiale saluto al duca, ripresero il proprio cammino verso casa nella foresta di Jura, con molte iarda da fare nell'attraversare le Alpi, nel percorso di ritorno verso casa, Tristano era abbastanza taciturno e la nonna 36 Viola ad un certo punto provò ad interrogarlo: < Figliolo caro, la bella principessa Alice ti ha rubato il cuore, vero? > le chiede sorridendo. < Già, avete ragione nonna! Per la prima volta sente dentro di me qualcosa che mi fa star male. In verità mi sono lasciato sopraffare della sua bellezza e i suoi occhi da cerbiatta spaventata attenuano il mio cuore. > borbottò deluso seguendo la nonna che aveva deviato su una nuova strada, forse più sicura e donna Viola sembrava conoscere, forse sentendo nell'aria qualcosa di malefico che s'aggirava? Mentre Tristano riprendeva a dire un po' smunto: < Mi manca la sua presenza, sebbene è stato così poco il tempo trascorso assieme... Ma tranquilla nonna, senza far nulla di sconveniente! Quando eravamo lassù sul dirupo da soli, lei mi ha preso la mano e ho sentito qualcosa di sgradevole in quella stretta? Qualcosa sulla sua vita in avvenire e m'ha preoccupa molto. Forse ho captato male quei segnalo, forse erano segnali del mio cuore che era troppo felice e temevo di sciupare tutto? Forse non so bene cosa mi sia capitato? Ma c'era qualcosa che non era al posto giusto e io temo per Alice? > si spiegò scendendo da cavallo, ad aiutava la nonna a sedersi su di un tronco a riposare e Tristano si toglieva la maglia era un po' accaldato, mentre lei tentava di rinfrancarlo: < Tranquillo nipote caro! Non hai inteso male i segnali trasmessi dalla sua mano stretta alla tua, in un abbraccio di sincero amore. Ma, non posso negarlo è veramente in pericolo la fanciulla 37 Tristano? Purtroppo soltanto una persona riuscirà a togliere quel perfido maleficio perpetrato da tempo alla sua nascita. Poi oltretutto all'insaputa e non era diretta a lei la fattura esposta, ma al padre, il malvagio Re Datos. Comprendi il dilemma così intricato ch'è capitato? Ma purtroppo difficile da sciogliere adesso, caro nipote mio!? > espose preoccupata. < Chi è che può aiutarla a sconfiggere il male che la divora? Tu nonna sai molte cose, ed io non ho mai voluto chiederti cosa sai e puoi fare? Forse è arrivato il momento che tu possa spiegarmi e raccontarmi per bene tutto ciò, giusto!? Poi, cosa centro io in tutto questo pasticcio, che non è un caso che io dovevo incontrare la principessa Alice a Neuchatel. Vero nonna? Tu lo sapevi già fin da casa prima di partire. Vero? > < Tu figliolo mio, stai imparando molto bene e velocemente i vari segnali che solcano il cielo. Ma penso che ancora non sei pronto per affrontare il nemico invisibile agli occhi umani, ma che rosica le anime all'interno e distrugge i cuori delle persone innocenti. Capisci questo!? > < Fatico a comprendere Nonna! Ma qualcosa nel mio cuore mi dice che devo salvarla. Le ombre che s'aggirano nei miei sogni ripetitivi, sono segnali di un presagio funesto e io non voglio aspettare la fine e il peggio! Questo lo comprendi nonna Viola... Giusto! > < Segui il tuo cuore non sbaglierai mai in avvenire... Credimi! Adesso riprendiamo la marcia non è salubre sostare troppo a lungo qui... > Tristano aveva intuito che qualcosa non andava per il verso giusto in quel momento e posto, da insospettirlo a essere guardingo nel reagire? 38 Con deciso sguaino la spada viscontea, proprio in tempo a parare di netto una freccia ch'era destinata decisamente al suo petto nudo e porre fine alla sua giovane vita. Donna Viola alzò la mano, ma capì che non poteva fermare lo scontro. Qualcosa di più forte la bloccava a rimanere seduta sul tronco, mentre tentava di reagire impotente. Capendo che solo Tristano poteva cambiare il corsi degli eventi in quel momento così grave per la sua giovane vita da condottiero. Sette briganti ben armati, mandati senz'altro del duca Attilio, tentavano una sortita a eliminare quel villanzone di ragazzo screanzato. Ma avevano fatto male i conti, Tristano con la spada viscontea tra le mani era come scontrarsi con un esercito di armigeri. La spada roteava velocemente nel volteggiare da ogni parte, senza che nessuno se ne avveda la prossima mossa eseguita velocemente e men che non si dice i sette briganti al soldo del duca sbruffone, erano a terra esamini nell'esalare l'ultimo respiro. Tutto si era svolto così rapidamente che nemmeno se stesso, se n'era reso ben conto di ciò che il suo braccio sapeva fare a destreggiarsi rapidamente con la spada e trovarsi di fronte ad un nemico superiore di numero. Donna Viola aveva intravvisto tra le alte fronde dei cespugli il viso paonazzo di una vecchia conoscente d'oltre Manica. Era il perfido mago Grisly che le buone streghe avevano bandito dalla Jura e ora si presentava con il viso più grintoso da orso ad aiutare chi odiava il giovane condottiero per estirparlo e mandarlo sotto terra per sempre. Capendo che la magia non era sufficiente. Ma non aveva immaginato che la spada viscontea fosse arrivata in suo possesso e quel giovane era ormai diventato invincibile e pericoloso, capendo che poteva annientare chiunque. Ed era ciò che donna Viola riusciva a leggere nella mente del mago Grisly venuto dall'Aquitania a cercare la sua vendetta perpetrata e studiata da molto tempo per non dire da cent'anni. Tristano aveva intuito una strana presenza nel sottobosco ed era pronto ad inseguire il nemico, ma Donna Viola lo acquietò nel dire decisa: < Fermati Tristano! Non sei pronto per annientare il nemico invisibile. Ma c'è una cosa importante che devi sapere, non devi mai abbandonare quella spada viscontea. Con quella nelle tue mani potrai sconfiggere il male, nipote mio. Ricordalo! > < Allora voi già lo sapevate quando me l'avete regalata? > < Sapevo solo che dovevo comperarla e donartela. Ma ora sappiamo che è una santa spada e il suo defunto proprietario è al tuo fianco nel momento di adoperarla. Ora lo sappiamo! Sarà meglio riprendere la marcia e dobbiamo arrivare prima di notte nella nostra foresta al sicuro. > 39 < Stai captando altri pericoli qua attorno? > chiese lui guardingo. < No! Al momento è sparito il male che t'insegue. Ma dora in avanti devi fare attenzione nipote mio, sei nel mirino degli assassini malvagi. Ma che sanno che tu li puoi annientare al prossimo incontro. > < Pensi nonna che potrei chiedere qualche consiglio alla nostre buone amiche? > domandò dubbioso che la nonna Viola si apra un po' di più nei suoi confronti. Lui non voleva intromettersi, ma ora capiva che anche la nonna aveva qualche piccolo potere in mano, ma che non le piaceva sfoggiare liberamente, solo nei momenti di bisogno... D'altronde ognuno ha le proprie cose da preservare e restare segrete. Immaginava Tristano. < Le nostre buone streghe della foresta Jura, ti hanno designato a cambiare molte cose in avvenire Tristano. E solo tu potrai portarle a termine, figliolo mio! Abbi fede nel tuo istinto e sarai vincitore. > La notte stava avanzando rapidamente, quando entrarono finalmente nella loro foresta di Jura e tirarono un grosso respiro di sollievo. Quella lunga camminata tra le montane e gli avvenimenti malvagi incontrato non erano per niente piacevoli, ma non avrebbero raccontato nulla a casa, ed era il pensiero tra loro due a dialogare in groppa ai propri destrieri fino alla base della loro montagna più che amica nel proteggerli. Tristano liberò i cavalli che se ne andarono al galoppo nitrendo di gioa e loro salirono in casa accolti con sollievo dai genitori, aspettando poi che raccontino qualcosa in quel viaggio al castello di Neuchatel oltre frontiera. 40 Capitolo Settimo Tristano fu il primo a parlare festoso, dopo l'abbraccio di mamma Anna spiegando: < Miei cari genitori è stato un bel viaggio tranquillo e ho conosciuto una fanciulla meravigliosa e tenterò di rivederla al più presto se mi è possibile fare! > si spiegò eccitato. < Ma chi è questa fanciulla Tristano? > chiesero assieme i genitori, mentre aspettavano che donna Viola dica qualcosa a sua volta. < Si chiama Alice. Ed è la figlia del Re Datos! > espose tranquillo. Mentre mamma Anna si era portata la mano sulla bocca, nel dire preoccupata da tale notizia: < Oh, mio Dio!... Il Re verrà a stanarci per decapitarci tutti! Mah, cosa e come hai fatto figlio nostro? > commento spaventata stringendosi al marito Filippo che non commentava. E prontamente donna Viola interveniva a dire decisa: < Alla corte del duca Ferdinando c'era anche la regina Giuditta e la figlia Alice, che il Re li ha bandite a restare racchiuse nel proprio castello di Zemek. Ma per l'insistenza del duca Ferdinando, il re aveva concesso di fare quel viaggio al castello di Neuchatel sotto scorta. Ed è lì Tristano a conosciuto la principessina al ballo ed è riuscito a portare la regina e la figlia Alice a fare una passeggiata su al lago si Joux. Ecco tutto qui. Tranquilli! Sono giovani e subito si montano la testa... Vero Tristano? > domando donna Viola strizzando l'occhio e prontamente Tristano si riprendeva a dire: < Ma, nonna! Mi hai rovinato la sorpresa nel vedere come reagiscono i miei genitori a rammentare le prodezze del Re Datos. Tranquilli miei cari! Quello non si fida ad entrare nella nostra foresta, sa perfettamente che perderebbe la faccia... Se non vi dispiace vado a dormire sono un po' stanco. Buona notte a tutti! > infilando nel pertugio che lo conduceva da basso nella sua stanza a riposare. Mentre papà Filippo gli dava una pacca sulla spalla al giovane figlio ormai cresciuto e preparato ad affrontare il mondo. Poi sapendo che donna Viola l'aveva per bene istruito e pronto a combattere il nemico, anche quello nascosto. Nella notte qualcosa destò Tristano dal sonno e prontamente aveva già tra le mani la sua spada viscontea e pronto a reagire. Poi una voce flebile lo rinfrancò dicendogli tranquilla: < Non temere Tristano! Siamo noi le tue amiche che ti vogliono aiutare a realizzare il tuo grande desiderio. Ma anche a metterti sull'avviso dei pericoli che troverai sul tuo impervio 41 percorso o giovane Tristano! Dovrai soltanto avere fiducia in te stesso e tenere sempre questa spada tra le tue mani e mai darla in mano ad altri, perderebbe la sua proprietà di possesso. Ricordalo e non lasciarti ingannare delle apparenze soavi, che si presenteranno in varie forme o sembianze. Anche dall'aspetto di persone care, ma diffida e prima di agire medita su cos'è di più caro possiedi e riuscirai nel tuo intento. Abbi fede e ascolta sempre il tuo cuore!... Noi saremo sempre al tuo fianco. Fai attenzione agli indovinelli alla riversa... Buon ripose giovane Tristano! > E decisamente Tristano rispondeva: < Grazie di cuore! Mi rammenterò della vostra buona amicizia. Grazie ancora e buona notte anche a voi! > sentendo poi, delle leggere risatine di gioia che sparivano nella caverna magazzino, forse per aver augurato un buon riposo alle buone streghe. Il sole era già alto quando mamma Anna era venuta a svegliarlo: < Dai ragazzo mio, è ora di alzarsi! Nonna Viola è già uscita a fare un giro nella foresta. Doveva raccogliere delle erbe particolari. Così mi ha spiegato. > < Per la prima volta questa notte ho dormito cosi bene e rilassato. Comunque adesso ho proprio fame! Co s'avete in dispensa madre? > < Pane raffermo e formaggio di capra. Ragazzo mio! > rispose mentre gli passava una tela per asciugarsi dopo che Tristano aveva infilato la testa nella vasca dove scorre l'acqua della montagna e a risvegliarsi meglio, un bel servizio con acqua corrente a portata di mano, nemmeno il re l'aveva in casa al castello. < Grazie mamma, mi sento già meglio! > mettendosi a sedere a tavola nudo come l'avevano abituato fin da piccolo a non vergognarsi. Poi l'amico scoiattolo Tin tin, era arrivato deciso a salutarlo mettendosi sulla sua spalla ad aspettare una piccola pallina di pane dalle mani del giovane. Poi deciso si vestì e avvisò che andava a cercare la nonna, per discutere su un lavoro da sistemare nella foresta poco distante. Tristano trovò nonna Viola intenta a raccogliere delle erbe mediche, mentre l'aveva già sentito arrivare in silenzio e rispondeva: < E' inutile che cammini in punta di piedi. So esattamente dove sei e cosa fai ragazzo! Anzi per l'esattezza uomo adesso. Lo sai che oggi compi diciott'anni ragazzo mio? > espose alzandosi e tirando fuori dalla tasca un anello e donarlo al giovane incuriosito: < Buon compleanno! Per te dalle nostre amiche, è così che li chiami e sono contente di esserti amiche. La pietra verde è mia e loro hanno forgiato l'oro che lo racchiude. Ti porterà fortuna Tristano! Ma non toglierlo mai dal tuo dito. Mi raccomando! Assieme alla spada viscontea avrai su chiunque il dominio. Lo sappiamo bene che tu 42 non abuserai mai della tua forza e la userai per il bene del prossimo. Non potresti usarla a tuo vantaggio e avrai una grande possibilità per sconfiggere il nemico e salvare molte vite umane. Questo sarà il tuo motto d'ora in avanti giovane Tristano... Sei stato scelto per un compito arduo, ma sono sicura che ci riuscirai nell'intento. Ed ora vai giovane! Alle tue spalle c'è il tuo destriero Gaios, che ti aspetta con spada e scudo al fianco. Hai molta strada da percorrere e affrontare una infinità di pericoli... Abbracciami nipote mio, che il cielo ti protegga! > < Nonna Viola sei sempre imprevedibile, e mi precedi sempre di un passo avanti a leggermi nel pensiero, Ti voglio bene nonna Viola! > < Tranquillo! Avviserò io i tuoi genitori che ti amano tanto. Spiegherò che ti ho mandato fino a Lione a far delle compere. Ora vai e difendi il tuo onore cavaliere. D'ora in avanti sarai: Tristano il cavaliere padrone della foresta Jura! Buon viaggio nipote mio! > infilando delle erbe appena raccolte nella sacca sotto la sella del bel destriero irrequieto. Mentre Tristano montava in groppa al suo cavallo e salutava la nonna contento che si comprendevano senza discutere. Mentre si avviava nell'intricata foresta e il suo pensiero era rivolto alla bella Alice, non poteva dimenticarla, sentiva aumentare i battiti del suo cuore al pensarla. Perciò doveva rivederla e tentare di salvarla dal maleficio che incombeva sulla sua testa. Poi si ricordò che non aveva chiesto cosa avrebbe dovuto fare, nel non saper bene quale fosse l'antidoto contro il male pronto ad agire nel compimento dei suoi sedici anni, che la principessa Alice avrebbe a giorni compiuto e il sortilegio avrebbe fatto effetto. Perciò lui doveva intervenire prima a fermare il tutto. Ma quale azione avrebbe dovuto compiere? Quello era il guaio che non si era fatto spiegare dalla nonna o dalle buone amiche: < Accidenti! > sbottò mentre si allontanava dalla sua foresta che li teneva racchiusi e nascosti, al sicuro. Era ormai sera quando si fermò in una capanna locanda a rifocillarsi un poco, nella sua sacca aveva trovato diversi scudi per le spese di viaggio, opera della nonna. Perciò deciso si avvicinò al maniscalco che lo guardava un po' inebetito, mentre Tristano tranquillo e indifferente gli dava uno scudo d'oro in mano e gli spiegava di badare al suo giovane destriero con un po' di biada. Entrando poi nella locanda puzzolente con pochi viandanti o briganti dai visi grintosi, chiedendo all'oste se poteva mangiare qualcosa e magari dormire. Quello asserì con il capo e gli buttò davanti una ciotola che prendeva da sulla stufa di terracotta. Mentre arrivava una giovane inserviente e prontamente diceva: < Non quella robaccia per un bel 43 giovane cavaliere. Ho una buona focaccia cavaliere! Da dove vieni, ben vestito bel giovane? > strusciandosi contro da gatta morta. < Sono il padrone della foresta di Jura e vado a Lione a far compere. Giovane donzella! Allora questa focaccia la si può assaggiare e avete poi un letti per riposare? > ci fu un silenzio generale nella bettola alla notizia che quello era il padrone della foresta stregata. Mentre tutti si facevano il segno della croce a scacciare gli spiriti maligni attorno e temendo il peggio. Tristano l'aveva detto apposta sapendo che tutti temevano quella foresta stregata, anche il Re Datos non era riuscito ad entrarci, oltre che tentare d'incendiarla ma nulla di fare e aveva avuto la peggio. Perciò capì che tutti si tenevano alla larga a non stuzzicarlo ed evitare che scagli maledizioni su di loro poveri mortali. Quel giovane li di fronte doveva avere senz'altro più di cent'anni, dai vecchi racconti ancestrali, invece lì in quel momento sembianze così giovane come un ragazzo quindicenne. Era veramente un mago? Immaginarono e perciò lo lasciarono tranquilli a mangiare. Poi capitò una ronda di militari che entrarono nell'osteria a dissetarsi, nel chiedere: < Villici di chi è quel bel baio dal maniscalco? > guardandosi attorno, poi notò il giovane ben vestito che mangiava e il comandante del drappello si avvicinò deciso nel dire sgarbato: < E allora da chi l'avete rubato quel cavallo la fuori e le veste che indossate villico da strapazzo? > Mentre i pochi presenti, abitudinari della bettola, erano preoccupati a come avrebbe reagito il cavaliere della foresta stregata? Tentando di fare dei segnali al militare a lasciar perdere. Poi alla fine Tristano si girò e si alzo dallo sgabello nel dire con calma al piccoletto di fronte: < Disturba il mio destriero al vostro passaggio messere capitano? Avete molti cavalli da rifocillare e stanchi dal trottare? > < Come osate insolente villico! > urlò deciso tenendo la mano sull'elsa della sua spada. E tranquillamente Tristano rispondeva: < Sono Tristano il cavaliere e padrone della foresta di Jura. Posso essere di aiuto capitano? Appena ho terminato di mangiare le darò soddisfazione... > < Lei afferma di essere il padrone della foresta str... di Jura? > < Mi dispiace ma non mi servono dei militari da arruolare, ma soltanto dei bravi boscaioli e contadini per raccogliere i frutti della madre terra. E' da molti anni abbandonata all'incuria e un po' di braccia forti non farebbero male. Comunque soltanto allo scoccare della mezzanotte la si può entrare nella foresta. Comprende con tanti briganti attorno? Buona serata capitano. Oste gli dia da bere a tutti, offro io! > e tutti quanti ad approfittare di un po' di vino annacquato non faceva male a ingurgitarlo. 44 Capitolo Ottavo Era l'alba quando lasciò la locanda e non troppo riposato, avendo dormito con un occhio solo ad evitare sgradevoli incontri notturni. Il suo destriero Gaios nitrì al suo arrivo a confermare la reciproca amicizia e fiducia nel proprio cavaliere, da spingerlo col muso sulla schiena del giovane, mentre dava in corona al garzone sorridete, che lo salutò ringraziando e Tristano deciso montò in sella e si avviò tranquillo per la sua strada, Ma immaginava che non sarebbe stata sempre cosi tranquilla e senza imprevisti la via da percorrere verso la sua meta già designata. Purtroppo gli armigeri del Re Datos, quelli della sera prima gli tesero una imboscata, forse per derubarlo, mentre si stava dissetando ad una cascata in un canalone, ma il nitrire del suo cavallo lo mise sull'avviso e ebbe un feroce scontro con i dodici soldati ben addestrati che lo affrontarono nello stretto canalone, ma alla fine ebbero la peggio. La santa spada viscontea non si dava per vinta e alla fine nove soldati erano a terra gli altri fuggiti via, capendo che non potevano annientarlo, era veramente invincibile quel giovane cavaliere dallo scudo rosso e griffato a stemma di drago reale. 45 Capendo alla fine di essere rimasto solo senza pericoli in vista. Perciò si lavò le leggere ferite avute nel duro scontro, temendo di non farcela a tener testa a dei soldati più che ben addestrati, ma la fortuna sembrava sorridergli da rassicurarlo. Poi Tristano si risistemò la casacca con dei buoni strappi e tagli ricevuti nello breve e veloce scontro, ma deciso a tutto. Infine riprese il suo cammino con le idee bene impostate al suo scopo in quel viaggio. Il quarto giorno di viaggio senza troppi contrattempi, Tristano era arrivato finalmente in vista del castello di Zemek, che si ergeva sul colle a guardia della vallata sottostante. Sapendo che all'indomani la principessa Alice compiva i sedici anni e pertanto doveva sbrigarsi a intuire cosa occorreva fare per disgiungere l'artefice malocchio inviatole dal mago Grizly. Che a sua volta per sovvertire il castigo dato dalle streghe buone al Re Datos. Pertanto il suo intervento aveva bloccato il tutto tra i due mondi, quello delle tenebre e l'altro della rinascita alla vita. Un bel problema di districare alla svelta. Ma il fatto è che Tristano non sapeva ancora bene cosa occorreva fare per rompere l'incantesimo funesto, quanto sembrava di capire in quella confusione di idee? Peccato che non aveva chiesto alla nonna Viola cosa doveva fare in evenienza? Mentre lui ancora non riusciva a comunicare con le care amiche streghe per un consiglio appropriato, da trovassi ad imprecare da solo arrabbiato: < Per San Gallipo! Devo trovare il mezzo giusto?... Accidenti! > borbottò tra i denti senza farsi sentire dai villici del villaggio. Era entrato nel piccolo villaggio sotto le mura del castello, ben guardato da tanti armigeri del Re a contrastare chiunque tenti d'infastidire o parlare con la regina, oltre impossibile vedere la figlia, messe in esilio dal Re padrone. Tristano si fermò a bere accanto ad una fontana che sgorgava acqua fresca dalla roccia del monte, proprio di fronte ad una bottega dove entrò per comperare qualcosa e ascoltare i discorsi delle donne del villaggio. Era un modo per sentire i vari umori che circolavano. Ed a un certo punto captò dei bisbigli tra donne, che commentavano la male salute della principessa Alice. Stava bisbigliando una serva che lavorava al castello e stava dicendo dispiaciuta: < I dottori del castello non comprendono cosa le è capitato alla giovane principessina? > Spiegava quella serva alla bottegaia tutt'orecchi. < Domani compie sedici anni la povera principessa. Ma mi sa che non riuscirà a superare la giornata a festeggiare il suo compleanno... La regina è disperata e ha mandato un messaggero ad avvisare il Re che invii altri dottori, speziai a guarire la fanciulla, da 46 qualcosa inspiegabile sorto così di colpo? Tutti temono che sia troppo tardi ed è un male oscuro che la colpita. Così raccontano? Che il Signore la protegga dal demonio! > borbottò alla fine facendosi il segno della croce. Tristano si era bloccato al sentire certe rivelazioni. Quella maledizione stava iniziando a fare già il suo effetto e lui inerme non poteva far nulla per salvarla. < Accidenti! Non in questo modo! > urlò da far voltare le persone in bottega a bisbigliare sul quel fatto increscioso appena esposto dalla serva di corte. Scusandosi nel dire Tristano: < Mi sono pizzicato la mano nell'armatura... Quanto costa! > chiese per sviare via la sua alta esclamazione e prontamente il negoziante alle sue spalle gli comunicava sorridendo: < Duecento corone messere! La creata un artista fabbro di Ginevra. Posso farle un buon sconto sul prezzo e sembra fatto apposta della sua taglia messere. Venite da lontano cavaliere? Perdonate l'ardire nel commentare messere! > chiese scusa capendo di parla sempre troppo. < Vengo dal castello del duca Ferdinando a Neuchatel.. Lo consce? > < Purtroppo non mi sono mai mosso da Zemek messere! > rispose. Tristano infine rispondeva tranquillo: < Dovrò ripensarci su un momento, mentre vado a trovare degli amici d'armi e poi vorrà dire che manderò i miei uomini a caricarsi l'armatura e pagarvi il dovuto. Ci sentiamo! > uscendo dalla bottega, seguiti da tanti occhi a domandarsi s'era un parente del duca Ferdinando quel bel cavaliere, forse arrivato li per i probabili festeggiamenti di compleanno. Temendo tutti che non si festeggino?.... Tristano si stava spremendo la memoria a trovare la soluzione migliore e salvare la sua principessa. Non poteva lasciarla morire a quel modo? Perciò facendo trottare il cavallo aggirò il castello e a curiosare come si presentavamo le alte mura di protezione. Poi gli sembrò d'intravvedere delle serve su di un balcone che gesticolavano con altri da basso nella corte interna e Tristano immaginò che era la stanza della principessa quella, dal vie vai di persone a chiamare chi stava di sotto. Erano in fibrillazione, pertanto era la stanza giusta. Mentre pensava a come introdursi nel castello, anche se avrebbe scalato le mura e come raggiungere la stanza con tante guardie attorno? Poi si ricordò delle erbe nella sua sacca della selle e deciso si avviò all'ingresso del castello e con decisione si presentò al posto di guardia nel dire deciso con fare da superiore: < Sono Tristano Maconkers cavaliere del duca Ferdinando da Neuchatel e porto dei medicamenti per la principessa! Portatemi dalla Regina Giuditta. Presto! > li sollecitò e quelli con garbo lo fecero 47 accompagnare subito da una guardia al cospetto della regina, ch'era tutta disperata dall'andamento della situazione. Trovarono la regina nella stanza della figlia e stava veramente male. La guardia ordinava alla serva personale di avvisare la regina, che era giunto un messaggero del duca da Neuchatel. Dopo un momento la regina era uscita in corridoio e alla vista di Tristano, si trovò confusa, ma sapendo che il duca aveva parlato bene del giovano, lo fece avvicinare a conferire e la guardia li lascio soli. Tristano si prostrò con un mezzo inchino nel dire deciso come d'abitudine fare: < Maestà ho appresa la grave situazione che la principessa sta male e pertanto ho portato delle erbe miracolose preparate dalla vecchia madre del duca Ferdinando e la prego, mi lasci provare a ridare il sorriso alla vostra principessina che domani possa festeggiare il proprio compleanno. Deve fidarsi maestà! Non la voglio imbrigliare e senz'altro i vostri medici non approveranno il genuino rimedio in erbe favolose. Mi creda sua altezza! E per il bene di quella dolce fanciulla che ho appena conosciuto al castello del duca, che mi ha permesso di venire di corsa appena la voce si è sparsa per buona parte delle regioni confinanti. Con la notizia portata da piccioni viaggiatori. Maestà, la supplico! Mi permetta di provare? > < Veramente è convinto di quello che asserisce? > domandò dubbiosa. < Certamente Maestà! L'anziana nobildonna, la madre del duca Ferdinando, sa coltivare le erbe, ed ha guarito la cugina del duca di qualcosa che la faceva star male da morire e in pochi giorni si è ripresa. Ecco perché la nobildonna, mi ha inviato velocemente a portare queste erbe medicamentose che senz'altro faranno bene alla principessina Alice. Certamente non lo possiamo fare davanti a dei dotti e sapienti medici fidati. Non lo permetterebbero e subito avviserebbero il Re e il tempo passa e la principessa peggiorerebbe. Se mi permette Maestà! Poter suggerire... Appena i medici si ritireranno in consulto e lei rimane al capezzale del principessa Alice, io potrei preparare l'infuso in un modo particolare, come mi ha spiegato bene la nobildonna. Come devo procedere e proviamo a darla da bere. Senza nessuno presente ad evitare che il Re lo venga a sapere, senza aspettare il peggio. Mi creda Maestà! Deve aver fiducia, ne soffrirei anch'io se dovesse mancare poi, senza aver fatto nulla per salvarla? Abbia fiducia? Sono erbe curative e null'altro... > < In tutte quei pochi messeri che ho incontrato, tu sei il primo giovane che mi aspira fiducia. La domanda che mi hai fatti giorni addietro a Neuchatel, mi è rimasta impressa e in questi giorni di preghiere e disperazione per la mia unica figlia Alice. Acconsentirei a concederle alle 48 nozze con chiunque la salvi. Purché non muoia così miseramente! > trovandosi a piangere senza ritegno. Era una povera sovrana succube del malvagio destino e di marito ingrato, ed ora anche la figlia le sarebbe stata strappata cosi malamente. Mentre Tristano cercava di convincerla nel dire ancora: < Maestà abbia fiducia nel mio operato. Sebbene in verità mi sono invaghito platonicamente di vostra figlia, ma sapendo bene che non si potrà mai realizzare tale sogno. Almeno mi conceda di provare a salvarla dal male oscuro che l'assale e sarò felice di poter vederla rinascere e alzarsi dal letto dove la trattiene fino all'ultimo respiro, quanto sembra dalle voci che corrono? ... La prego! Vostra Altezza Regale! > < Va bene Tristano mi fido! Tu aspettami in quella stanza e ti farò chiamare al momento giusto. Quando tutti se no sono andati a consultarsi e desinare. D'accordo Messer Tristano! Vai ora e non fiatare? > < Grazie Vostra Maestà! Non vi deluderò! > sgusciando dentro la stanza attigua, ad aspettare fiducioso. La regina aveva senno e qualcosa le diceva che quel giovane era sincero e poteva aiutarla. Aveva intuito e capito che non l'avrebbe mai tradita e illusa. Mentre Tristano si metteva a torcersi le mani e pensare come fare con quelle erbe raccolte dalla nonna. Come avrebbe voluto che fosse lì ad aiutarlo. Poi nel buio della camera, dove la notte avanzava, Tristano sentì delle voci e bisbigli e alla fine tirò un grosso respiro, nel capire che le buone streghe erano venuta per aiutarlo. Mentre lui si infervori nel parlava sotto voce: < Sono felice di sentirvi care amiche! Per favore aiutatemi! Cosa devo fare per rompere quel maledetto incantesimo? > < Appena sarai solo con la tua bella Alice, devi solamente baciarla con tutto l'amore che possiedi in cuore Tristano. E la maledizione scomparirà dal suo corpo. Ricorda Tristano, solo tu la puoi salvare!... Devi essere solo perché avvenga la disgiunzione degli astri in cielo. Ricorda Tristano... Soli, soli, soli!... > le voci scomparvero. Poi la porta si aprì e la regina comparve agitata, nel chiedere come una preghiera: < Presto! Sta per mancare la mia adorata figlia! Presto se vogliamo tentare di salvarla. Presto Tristano! Piangendo di dolore. Mentre entravano nella stanza che profumava di strani odore nauseanti a vincere il male oscuro che l'opprimeva a morire. Tristano si avvicinò al capezzale e prese la mano della fanciulla ed carezzarla con delicatezza, poi provò a parlarle sottovoce: < Vedo che tieni qui accanto lo scrigno Alice! Te l'avevo detto che ti avrebbe portato fortuna, ed io sono venuto a trovarti com'eravamo d'accordo principessa. Adesso preparerò un infuso che donna Viola mi ha dato e presto guarirai 49 dai tuoi mali che ti aggrediscono. Tranquilla faremo alla svelta Alice! > trafficando con delle ciotole prese sul mobile. Mentre la porta si apriva e la damigella chiedeva di conferire con la regina. Nel dire che nel salone di sotto erano arrivati dei sapienti dottori e volevano vedere l'ammalata. La regina contrariata, dovette andarsene a tener buono i nuovi venuti, sollecitando il giovane a far presto: < Presto Tristano! C'è poco tempo. Faccia presto, vado a trattenerli un momento qui sapientoni. > e sgusciò fuori. La damigella era confusa e spaventata nel vedere la fanciulla deperire a vista d'occhio. Tristano le consigliò di restare fuori a guardia. Appena rimasti finalmente soli e la mezzanotte stava per scoccare i rintocchi inesorabilmente con la fine del suo cuore a cessare di battere. Tristano era abbastanza spaventato a sua volta, ma la convinzione che in quel bacio dato l'avrebbe salvata si fece coraggio, nel togliersi la camicia era madido di sudore per la forte tensione che incombeva a far presto. Poi deciso, Tristano se la prese tra le braccia e dopo un attimo di esitazione la baciò con tutto l'amore che aveva in corpo. Tenendola stretta ed obbligarla ad aprire la bocca, per poter respirare meglio nella spossatezza che aveva in corpo da giorni. Poi dopo un lungo momento di confusione e sorpresa, Alice tirò un grosso respiro e quasi urlò, nel riaprire gli occhi e trovarsi il suo adorato Tristano che la baciava con grande affetto e amore. Poi con fatica Alice provava a dire: < Allora sono già morta! > 50 Tristano si sentiva risollevato, mentre Alice tentava di parlare: < Se ti ho ritrovato tra le mie braccia amor mio! Allora sono proprio morta! > mormorò, mentre Tristano sorridente e ancora preoccupato, nel risponderle felice: < Non temere amore! Tu non sei morta, ma sono i miei baci che ti hanno ridato la vita. Baciami ancora prima che arrivino i sapientoni a curare il mal d'amore. Ma non dire nulla dei nostri baci, sarà un nostro segreto! E dovrò ringraziare la regina tua madre, che mi ha permesso di guarirti con delle erbe benefiche di mia nonna. Sarà un nostro segreto amore! Non far parola a nessuno, ricorda amore! Io vengo per conto del duca Ferdinando. Ricorda che le erbe che hai bevuto ti hanno rianimata subito. Ma i tuoi dottori non devono sapere nulla. Ti sei ripresa avevi questa nocciola in bocca e ti strozzava, così nessuno aveva capito e adesso l'hai rigettata e stai meglio. D'accordo Alice amor mio? Per il bene di tutti, nessuno deve sapere la verità! > Mentre si apriva la porta e l'ancella entrava agitata: < Arrivano! Presto da questa parte messer Tristano! > salutandola con una carezza, nel dire ancora < Adesso vado amore, non devono trovarmi, la regina ne andrebbe di mezzo! > lanciando un bacio con la mano e uscì di corsa infilandosi nell'altra stanza. Mentre un rumore di passi affrettati nel corridoio e tutti poi entravano nella stanza della principessa. Poi dopo un attimo di stupore, un sacco di voce incredule dal fatto si sentivano provenire a discutere e la fanciulla mostrava la piccola nocciola tra le mani, nel dire seccata, che quella nocciola la stava soffocando e nessuno se n'era accorto?... Anche la regina era felice e capiva che il giovane Tristano l'aveva veramente salvata dalla morte. Congedando tutti e mandando subito un messaggero al Re che il problema si era risolto al meglio e non occorreva la sua presenza. Che senz'altro non sarebbe mai venuto a vedere la figlia. Erano state esiliate fin dalla nascita della figlia da tenerle segregati lontano, il volere da padrone. Ormai notte inoltrata, quando la regina lo fece chiamare Tristano dall'ancella fidata. Era rimasto chiuso in quella stanza disadorna e senza cibo, oltre non poter vedere la sua donna amata e ormai salva, disgiunta finalmente dal maleficio inviato ancor prima della sua nascita e le incombeva sul capo esplodendo al compimento dei suoi sedici anni. L'ancella stava spiegando al giovane Tristano: < Messere lei è rimasto a riposare sulla panca nel corridoio della servitù. Se qualcuno lo domanda? > e prontamente Tristano rispondeva alla giovane: < Ho compreso la faccenda di non aprir bocca, damigella. > seguendo la giovane in silenzio. 51 Capitolo Nono La regina più che soddisfatta dell'aiuto del giovane forestiero, lo fece chiamare alla sua presenza nel salone d'armi, nel comandare al giovane come ricompensa un sacchetto di monete d'oro, nel dire: < Giovane Tristano, desidero che lei si fermi al castello qualche giorno, prima di rientrare a Neuchatel al servizio del duca Ferdinando. > Mentre faceva segno al comandante che dirigeva tutto nel castello: < Messere Bolivar le mostrerà la sua stanza e del cibo. Buon riposo e ringrazi la nobildonna per l'infuso che ha fatto rigettare la nocciola e salvare la vita della principessa. Una piccola ricompensa. > allungano il dono, ma subito Tristano rifiutava energicamente: < Non posso accettare Maestà era un mio dovere da buon servitore. Grazie egualmente Vostra grazia! > mentre la regina abbozzava un leggero sorriso di commiato, nel dire: < Come desidera. Può ritirarsi! >. Era mezzodì del giorno dopo, quando una guardia venne a chiamarlo, Tristano si era appisolato dalla stanchezza accumulata. Inoltre aveva fatto dei brutti sogni, o immaginarie impressioni da non capire bene cosa le era capitato in quel frugale pasto appena toccato con la punta del dito, che il Bolivar aveva messo sulla tavola di persona e non un servo e insistendo che lo mangi. Nel dimostrando troppa gentilezza con uno sconosciuto che parlava troppo con la sovrana e messer Bolivar come coadiuvante a dirigere il maniero, non gli andava giù per niente a essere messo in disparte dagli avvenimenti capitati al castello. E tutto quell'interessamento lo insospettiva, pensando che in quel pranzo c'era dentro qualcosa che poteva non digerire. Tristano avendo toccato poi il cibo con la punta della sua spada e il contenuto friggeva al contatto, da desistere d'ingoiarlo e buttare tutto fuori dalla finestra nel fossato di sotto. Ripensò confuso all'arrivo della guardia, in tutto quel suo mugugnare in testa? Poi aveva domandato alla guardia che l'aspettava: < Dove posso trovare dell'acqua per lavarmi almeno il viso? < chiese nel tastare l'umore. < Da basso nelle cucine troverà qualcosa. > rispose asciutto la guardia, che non lo mollava un momento. Neanche fosse un prigioniero? Infine passando dalle cucine e dopo esseri lavato il viso per svegliarsi meglio, da quel poco che aveva assaggiato con la punta del suo dito, aveva capito il 52 guaio e pertanto era ancora intontito. Guai se l'avesse ingoiato? Alla fine sistematosi al meglio, seguì la guardia e appena entrato nel salone dei ricevimenti la regina lo invitò a prendere posto alla sia sinistra e dall'altro, lato la principessina che sebbene un po' smunta sorrideva felice al suo ingresso nel grande salone delle feste da tempo accantonate. Il salone era tutto addobbato a festa per il lieto evento di guarigione e il compleanno per le sue sedici primavere da festeggiare tra amici e invitati. Mentre un messaggero del Re Datos appena giunto di furia dalla capitale, il Bolivar lo faceva avvicinare alla regina, porgendo una missiva sigillata da parte del Re. La regina lo svolse a leggere, immaginando che magari il Re si ricordi della figlia gli inviava almeno gli auguri. Invece era ben altro ciò che c'era scritto in quel plico arrivato a rovinare le bella festa. Comunicandole che a giorni arriverà lì al castello di Zemek, un principe normanno da Fribourg di nome Gustaf Harold a prendere in moglie la figlia Alice, nel più breve tempo e periodo occorrente ai preparativi e trasferirsi nella capitare per celebrare le nozze già concordate. Era un ordine del Re Datos e quella missiva stava facendo infuriare la regina, che alla fine non poteva proprio far nulla per contrastare il volere e ordine del Re padrone. Almeno poter dire una sua parola al riguardo e chiedere alla figlia se era contenta del volere del Re a sposare un estraneo, anche nella lingua teutonica, che non la si comprendeva bene? Era piombato come un grosso macigno sulla testa della regina, capendo che tutto era già stato predestinato dal destino e che il Re ingiusto pensava soltanto a farsi un alleato e magari distruggere per sempre quella vecchia leggenda. La maledetta foresta di Jura, con un forte alleato e poteva allargare i confini e poi magari puntare sui principi di Lione? Servendosi della figlia dimenticata per anni ed ora solo per interesse sacrificarla al proprio volere. Immaginò la regina al funesto avvenire della principessa. Non sapendo cosa fare per salvare quella figlia tanto adorata? Mentre al suo fianco brindando e mangiando Tristano si faceva vedere dai cospiratori a corte, così aveva già prima immaginato che il Re non era il tipo di lasciare il castello sguarnito di spie e senza controlli. Senz'altro aveva ben piazzato spie ovunque che con piccioni viaggiatori l'avvisavano sul buon andamento nel castello di Zemek. E Tristano aveva supposto che il comandante Bolivar era in primo nella lista e poi c'era un capitano delle guardie che lo coadiuvava e altri due militari, che facevano funzioni varie tenevano tutto sotto controllo. Pertanto Tristano lì a tavola, si dimostrava indifferente ai problemi della regina al suo fianco, che manifestava 53 apertamente la contrarietà. Mentre il furbo Bolivar le si avvicinava a chiedeva alla regina con fare mellifluo: < Maestà! Ci sono cattive notizie dalla capitale Annecy? La vedo turbata in questo giorno di festa. > bisbigliò con un alito cattivo che arrivava fino a Tristano l'odore. < Messer Bolivar, il Re mi avvisa che tra giorni arriverà qui al castello il Principe Harold da Fribourg a conoscere la principessa e chiederla in sposa. E' veramente una sorpresa! Ma speriamo che tutto vada bene come desidera il nostro sovrano! > tentando di camuffare la sua contrarietà al subalterni impiccione. Mentre consegnava il plico al Bolivar sorridendo e lo congedava. Tristano ne approfittò della lontananza degli armigeri e spie. Alice era intenta a guardare i giocolieri e la distraevano dalle sue appena passate pene. Perciò provò a dire sotto voce con il calice di vino davanti alla bocca senza voltare il capo verso la sovrana preoccupata. Ad evitare che una delle guardi di fronte tra le colonne e in continuazione controllava il giovane ospite. Sebbene fin ora non avevano nulla a pensare male per un semplice corriere che aveva portato degli infusi e che avevano salvato la principessa. Perciò provò a dire sotto voce: < Vostra Maestà, mi perdoni se non mi volto a guardarla. Ma c'è una guarda che mi controlla appeno sono entrato e Vostra Grazia mi ha ordinato di sedere qui al suo fianco. Ho compreso che qualcosa di grave la tormenta e il Re Vostro marito non si degna di un pensiero gentile nei suoi confronti. Forse se si fida della mia testardaggine io potrei tentare di aiutarla maestà? > Anche la regina aveva compreso che nel suo castello aveva molti nemici e non si era mai curata di individuarli, visto che il volere del Re era ormai ovunque. Capendo che la sua vita era ormai fatta da ombre incolore, in attesa della vecchiaia e terminare i suoi miseri giorni sulla terra. Perciò dopo un attimo di esitazione e per quella figlia che adorava sopra ogni cose gli domando, mentre faceva dei gesti di compiacimento ai commensali che s'abbuffarsi e bevevano al suo banchetto. Nel chiedere incuriosita: < Cosa vorreste fare messer Tristano? > < Fingerò di non star bene e mi ritiro. Poi deve sapere che hanno già tentato di avvelenarmi stanotte? Perciò mi sento male e vado via da questa festa fatta da spioni al soldo del Re. Poi tra un ora con una scusa Vostra regina mandi Alice a prendere un po' di aria sul terrazzo di ponente e al resto ci penso io Maestà! Alice sparirà e lai infuriata darà ordine di cercarci ovunque. Ma tranquilla non ci troveranno e in verità Maestà io la farò felice e in qualche modo, senza che il Re lo venga a sapere e la Vostra 54 Maestà non sarà incolpata di aver aiutato il marrano a rapire vostra figlia. Mi comprende Maestà? Poi in fondo ho compreso il suo pensiero di madre a vedere la propria figlia felice con chi l'ama con il cuore. Son sincero! > < In verità preferisco saperla felice ma lontana. E non vederla ammogliata con un vecchio soltanto per interessi e intrighi di corte?... Tu riusciresti a non farvi prendere? Perdereste la testa Tristano a quel punto! > < Se salvare Alice comporta la mia decapitazione, Maestà io sono pronto! Ma sono più che sicuro, se agiamo subito e qui al momento mi sento male... come adesso! > cercando di alzarsi barcollando come un ubriacone e subito una guardi era accorsa ad aiutarlo e prontamente la regina, ordinava decisa e indispettita: < Portatelo nella sua stanza! Questi giovani non reggono il vino delle nostro vigne. Via presto! > Alice era rimasta male e subito la regina gli consigliò di andare sui bastioni a prendere aria accompagnata dalla fidata ancella e tra un momento verrò anche io figlia mia! Quel giovane non regge il vino! > facendo segni a confondere l'intoppo. Il Bolivar era accorso a vedere cos'era mai capitato, nel chiedere sull'agitato: < Maestà cos'è successo? > domando sorridendo, pensando già all'intruglio somministrato la sera prima e quel giovane sembrava duro a morire. Mentre la regina indispettita confermava: < Un bicchiere di vino ed è già ubriaco. Ah, questi giovani! Lasciatelo dormire e domani speditelo di volata al duca. Messer Bolivar dovremo apprestarci a far trovare il castello in ordine all'arrivo del principe da Fribourg. Mi raccomando da domani pensateci voi. Forse arriverà sua grazia il Re... > < Maestà! Penserò a sistemare ogni cosa che servirà. Chiedo di ritirarmi Vostra grazia! > andando via felice capendo di esserci riuscito, nel chiamava i suoi tirapiedi e prepararsi all'arrivo del re e il principe Harold. Intanto Tristano dalla sua stanza era uscito con l'aiuto della fidata ancella ed erano corsi da basso alle stalle dove lo stalliere amico dell'ancella aveva già preparato il destriero del giovane e un altro per la principessa, che appena dopo accompagnata dalla fidata dama di compagnia della regina e velocemente camuffata da garzone con stracci addosso da far da aiutante al giovane messer che ritornava a Neuchatel. E pertanto le guardie non accora allertate, lasciarono passare il giovinastro dal castello che sembrava un po' ubriaco, seguito dal suo servo a testa bassa a borse ai lati con stracci dei vestiti di Alice. Appena sparirono dalla vista delle guardie si portarono dietro le mura del castello a guardarsi attorno. Poi via al galoppo verso un'altra direzione sulla strada per Annecy, proprio incontro al nemico. 55 Capitolo Decimo Avevano galoppato parecchie iarda di strada, per deviare poi su di un'altra stradina meno frequentata e fermasi poi a togliere quegli stracci da dosso alla principessa nel ridarle un po' di respiro. < Grazie amore di avermi rapita. Sono felice di essere la tua schiava! > < Giammai sarai una schiava donna del mio cuore. Io intendo sposarti e farti felice amore mio! > prendendola e baciandola con tutto l'amore che avevano in corpo. Alice si trovo a piangere di felicità ritrovata. < Coraggio amore, dobbiamo riprendere il cammino siamo in territorio nemico e abbiamo ancora molta strada da fare... > la spronò mentre non riusciva a staccare la sua bocca dalla donna amata. Poi alla fino dopo un lungo respiro si ripresero entrambi a riprendere la loro fuga, che senz'altro in quel momento tutti gli armigeri del castello erano alla ricerca dei fuggitivi. Immaginando fuggiti verso lo stato elvetico accanto, dove si presumeva fosse un rifugio sicuro per degli ingrati traditori al proprio Re. Nel frattempo loro dopo aver trascorso la notte in un impervio canalone, che sembrava fatto apposta per nascondersi ed evitare che qualche 56 viandante li scopra. Al mattino dopo una veloce rinfrescata al ruscello tra le montagne solitarie e ripresero il cammino tra la boscaglia ai piedi della collina che stavano aggirando. Poi più avanti in pianura aveva preso una buona andatura senza forzare i loro cavalli, nel camminare lontani dai pochi villaggi che incontravano, oltre contadino al lavoro nei campi a segnalare per una misera ricompensa due cavalieri che transitavano da quelle parti e dopo il terzo giorno di marcia, mangiando un po' di quello che il sottobosco forniva, mirtilli e mele selvatiche e al momento era abbastanza per tirare avanti. Alice non aveva chiesto dove l'avrebbe portata il suo Tristano. Per lei, ogni posto era buono pur di restare sempre assieme. Il quarto giorno erano in vista del lago De Beurgel, nella giurisdizione del contado di Chambery e l'intenzione di Tristano era di chiedere asilo nel convento di Hautorombe, dove il barone Rudolf Hates Doubs ritiratosi in convento anni addietro, fratello del barone Adolfo Hates morto in battaglia con suo nonno, il padre di papà Filippo e sperava che li accolgono per qualche giorno a riposare e riprendersi da tutti quei giorni di marcia forzata, per una fanciulla ancora debole dalla malattia, ma che sembrava essere disposta di sopportare proprio tutto per amore. Nell'inoltrarsi nel bosco che scendeva dalla collina verso il lago per accedere seguendo un piccolo sentiero indisuso ad evitare la stradina che costeggiava il lago un po troppo esposta ai curiosi o contadini. Tristano si era un po' distratto nel pensare come l'avrebbero accolto al convento e se il barone era ancora in vita? Era una cosa da mettere in conto. Certo che i 57 frati del convento sono per la maggior parte disposti ad aiutare il viandante che chiede asilo. Ma talvolta si può avere dei rifiuti nell'impossibilità di dare una mano. Tristano non s'accorse subito di una imboscata e meno male che intuì all'ultimo minuto e schivò il dardo piegandosi velocemente. Purtroppo la freccia gli sfiorò il petto da ferirlo leggermente di striscio. Erano stati assaliti da una ventina di briganti assassini da strapazzo, usciti fuori da un capanno fatiscente e da dietro ai cespugli fitti attorno al bosco. Abituati e depredare chiunque passi da quella parte e alla fine far sparire i corpi dei malcapitati nella grossa foiba tra la roccia carsica della montagna alle spalle. Tristano stava per cadere da cavallo, nell'evitare il dardo assassino, ma subito ripresosi e deciso, oltre che furente di essersi fatto sorprendere come un babbeo. Prese la propria spada viscontea in mano con rabbia, che reagì all'istante nel roteare nell'aria e sembrava che l'acciaio suoni dei lamenti lugubri e ancestrali e fu una vera carneficina fino all'ultimo sangue. I briganti non mollavano l'attacco e cercavano di assalire la principessa, per fortuna che lo stallone di Tristano con delle potenti pedate allontanava chiunque s'avvicini. Il tutto durò abbastanza tempo, ma alla fine purtroppo, i briganti avevano avuto la peggio. Tristano grondante di sudore e spossato, la sua spada intrisa di sangue, ma li aveva decimati ad uno ad uno. Guardandoli poi la a terra ormai trapassati tra i defunti. Lasciò soltanto un giovincello che si era inginocchiato a chiedere pietà tra le lacrime. Tristano si fermò di fronte e gli ordinò deciso: < Alzati screanzato ragazzo! Quanti anni hai? > alzandogli il viso con la punta della spada e il ragazzo tutto tremante, alla fine rispose: < Quindici messere! Adesso devo proprio morire? Non sono ancora pronto a morire! Messer cavaliere dal braccio veloce, e la spada saettante... Sono, anzi, io ero il loro sguattero da due anni, da quando questi, ormai tutti morti, mi hanno portato via da un negoziante avido e mi hanno obbligato a seguirli se volevo mangiare e non essere ucciso perché mi rifiutavo a combattere. > si raccontò malamente. Mentre Alice che si era avvicinata con il proprio cavallo, guardò Tristano, poi provò a dire seria: < Messer Tristano, penso che a noi andrebbe bene un aiutante fedele e lui è giovane e potrebbe andar bene al caso, Voi cosa ne pensate di arruolarlo come nostro aiutante? > consigliò con un debole sorriso, dopo lo spavento preso nella battaglia. < Mia dolce madonna avete ragione... Tu come ti chiami? > < Messer Tristano. Mi chiamo Valerio e sono pronto a servirla cavaliere! La sua sposa ha le idee giuste e sa che posso servivi per bene e 58 di fiducia, messere! > rispose tirando un grosso respiro di sollievo. Prontamente Tristano lo redarguiva con decisione: < Valerio non alzare troppo la cresta, potresti perderla veramente... D'accordo? > < Mi perdoni vostra grazia e anche a lei damigella, Scusatemi! > < Non perdiamoci in parole inutili ragazzo. Io sono Tristano il cavaliere e padrone della foresta di Jura. Hai compreso bene? > < Siete voi quel cavaliere della foresta stregata di Jura? Santi Numi! Ecco perché avete decimato questi briganti... Perdonatemi messere, mi taglierò la lingua prima di aprir bocca ancora. Per servirvi padrone! > < Piantala di dire eresie Valerio. Prendi quel cavallo, che a loro non serve più ormai e hanno finito di depredare i viandanti e seguici! > Mentre Alice provava a dire: < Quelli a terra non li sotterrate? > < Penso proprio di no! Ho questa ferita che mi attanaglia la pelle mia principessa. Dobbiamo arrivare al convento e sperare che ci ospitino. > < Messere perdoni la mia domanda. E' la principessa Alice, quella rapita dal castello di Zemek? La figlia di quel Re sempre arrabbiato che uccide chiunque incontri?... Sapete che vi stanno cercando per tagliarvi la testa? Proprio ieri avevamo sentito la notizia in una cantina ad Annecy. La raccontava un vecchio dall'accento straniero e dalla faccia da orso tutto peloso da far paura... E chiedeva se qualcuno vi avessero visto? Allora siete propri voi l'artefice messer Tristano?... In confidenza, nel vedere ora la principessina, ne vale veramente la pena perdere la testa per qualcosa di bello e piacevole da vedere. Mi perdoni madamigella.. anzi principessa. Comunque voi mi avete assunto per servirvi e io sono di parola vi seguo ovunque andate. > sciorinò velocemente le parole. < Hai finito giovane Valerio di blaterare? Appena apri ancora la bocca ti taglio la testa. Parola mia! > < Tristano lascialo tranquillo! Non vedi che continua a parlare per la paura che ha addosso. Valerio sii sincero. Sei con noi o contro di noi? > < Principessa mi perdoni il mio brutto vizio di parlare troppo. Sarò muto come un pesce dora in avanti. Scusatemi messer Tristano! > < Dai monta in sella a andiamocene via. Ho la ferita che mi sanguina.> < Ho mio Dio! Non avevo visto che ti avevano colpito quei briganti? Presto fai vedere mio salvatore. Il salvatore dei più deboli. > borbottava anche lei per farsi forza. Purtroppo e per la prima volta, si era trovata in mezzo ad una dura battaglia. Ma il suo giovane condottiero non aveva paura di niente e nessuno. < Aspetta vediamo un po' di fasciarti al meglio Tristano! > consigliò Alice preoccupata. dandosi da fare dopo aver pulito 59 la ferita, con l'acqua della loro bisaccia e nell'adoperare delle strisce di stoffa strappata dalla sua sottana nel fasciarlo per bene da poter riprendere il viaggio. Fuori il garzone Valerio stava dando da bere ai cavalli e raccattare qualcosa nei resti della battaglia, che poteva servirgli in avvenire. Oltre riprendersi la sua sacco con dentro le poche cose sue. Mentre Tristano gli chiedeva incuriosito da come il ragazzo controllava con interesse quella sacca: < E' qualcosa di molto importante per te quella sacca? > < Si messer Tristano! E' tutto ciò che mi rimane della mia vita passata. La vecchia madre adottiva, mi aveva raccolto alla nascita. Ero stato buttato giù nella scarpata da dei cavalieri oscuri e disumani. Ero un piccolo fardello di uno sconosciuto neonato, senz'altro ingombrante e appena nato, perciò non servivo più a nessuno. La vecchia madre Maria mi ha allevato e amato nella povertà e alla sua morte sul lavoro, il padrone mi ha tenuto con se. Avevo solo dieci anni e potevo servirlo gratuitamente per il poco cibo chi mi passava. Ma due anni fa questi briganti assassini l'anno sgozzato e stavano per far anche a me la stessa cosa. Poi la moglie di uno gli ordinò di tenermi per sguattero a sgobbare. Ecco tutta qui messere la mia misera e scialba storia da schiavo. Messere! > asciugandosi gli occhi sulla manica di stracci unti. Alice provò a chiedere commossa: < Allora non hai mai conosciuto i tuoi veri genitori Valerio? > dandole un pezzo di 60 stoffa pulita per asciugarsi, mentre lui rispondeva tirando su col naso, confuso: < Molte volte ho pensato se li avrei un giorno incontrati?... Mah! Mi perdoni, Vostra grazia! Se la infastidisco con le mie lagne... > < Giovane Valerio, abbiamo quasi la stessa età e gradirei che mi chiami solamente Alice, certamente con rispetto. Lasciamo in disparte la nobiltà che hanno molte colpe sul proprio capo blasonato. D'accordo? > Mentre Tristano sorrideva alla sua giovane donna, dalle idee già ben chiare nel confermava: < Son d'accordo su ciò che la mi promessa sposa ha appena menzionato. Al momento siamo tre scapestrati e pertanto siamo almeno solidali con noi stessi. Siete tutti d'accordo? > < Io sono d'accordo! Ma come chiedervi qualcosa se non col dire, Vostra grazia? Questo è un problema per me, che parlo sempre troppo. > < Io sono Tristano, lei è Alice e tu sei Valerio. Chiaro! > mentre aiutava Alice a montare sul cavallo e ordinava: < Bene e ora andiamo baldi giovani! La strada appena intrapresa è ancora assai lunga. E in verità, io ho fame, voi no, amici fraterni? > < Non fammi rammentare la fame che mi attanaglia lo stomaco Tristano. > confermò Alice nel dire avanti: < E' da ieri che abbiamo mangiato quelle tre mele selvatiche. Abbiamo fame! > < Quelli la a terra, ormai morti, speravano che con le vostre borse, piene di monete potevano far un buon pranzo. Ma gli è andata male... > < Tu hai già mangiato qualcosa Valerio oggi? > < Avevo rubato un pezzo di pane nella cantina ad Annecy, ieri. Ma soltanto gli avanzi riuscivo a prendere se tutto andava bene ed erano sazi. Pertanto dovevo rubare qualcosa di nascosto. Purtroppo mi sono trovato in mezzo a delle brutte compagnie e in verità ho molta fame anche io. > borbottò Valerio ormai abituato a digiunare. < Coraggio, andiamo compagni d'avventura! > consigliò Tristano montando in groppa al proprio cavallo. Avevano ripreso la marcia e al momento senza altri problemi durante il percorso e con molta fame in corpo, sperando di arrivare ed essere accolti al convento francescano da poter mangiare e riposare almeno un poco. La ferita al momento era un piccolo fastidio, con la speranza di non dover fare un altro combattimento, non era il caso. Purtroppo le iarda erano ancora tante da percorrere ed era già mattutino, quando arrivarono al convento dei padri francescani. 61 Capitolo Undicesimo Usarono il battacchio per bussare al convento, ormai notte fonda e dopo un buon momento il portone si aprì e apparve un frate anziano che faticava a capire cosa chiedevano quei viandanti a quell'ora del beato sonno. Per fortuna arrivò un altro frate giovane e chiese con fare cortese: < Ben arrivati fratelli al convento dei padri francescani. In cosa possiamo aiutarvi a quest'ora così tarda già al mattutino? > E prontamente Tristano domandò: < Cerchiamo padre Rudif Hates, se è ancora qui tra voi fratelli? > cercando di scandire bene le parole. < Domandate del nostro padre priore! Chi devo annunciare fratello? > < Sono Tristano Maconkers. Mio nonno Hagust era amico del barone Adolfo Hates e fratello del vostro padre priore su al castello di Doubs. Lo possiamo vedere? Comprendiamo che l'ora è tarda, ma arriviamo da lontano e dovremmo chiedergli una informazione importante, fratello! > Poi una voce imperativa alle spalle del frate che ordinava: < Dai fra Celeste, falli entrare e non restare lì in mezzo al portone e aprilo del tutto. Sono padre Rudolf, entrate fratelli! Qual buon vento vi conducono da queste parti giovani viandanti?. Consegnate a fra Santino i vostri destrieri e seguitemi in canonica, al lume di candele e un bicchiere di vino, potremo parlare meglio oltre guardandosi in viso. > incamminandosi deciso, mentre il fra Celeste sprangava bene il portone dell'ingresso e Valerio provò a chiedere: < Vado con i cavalli nella stalla, messer Tristano! > e prontamente fra Santino commentava: > Vai a riposare fratellino! Ai vostri cavalli ci penso io. Tranquilli! > rispose e portava i cavalli nella stalla del convento e dagli un po di fieno, che senz'altro gradiranno i belli stalloni un po' sudati per la lunga sgroppata. Tristano lo prese per la giubba nel dire: < Valerio resta con noi a discutere e intendo noi tutte e tre, dobbiamo partecipare ad unire le nostre idee, dopo aver spiegato qualcosa dei nostri problemi al qui padre priore! > < Cosa vi è capitato di tanto grave da arrivare sino qui da Doubs? > < In verità padre noi non veniamo da Doubs, dal castello di vostro fratello defunto e il vostro manieri depredato da Re Datos. Ma penso che sapete già quale sorte e in che mani è passato il bel castello di vostro fratello morto per difenderlo? > commentò Tristano convinto. 62 < Si qualcosa avevo saputo a quel tempo e avevo anche conosciuto quel vostro nonno, da quel che raccontate giovane Tristano, avete detto di chiamarvi così. Giusto! E loro, vedo che c'è una fanciulla tra voi ragazzi? Venite per caso da un buon collegio di suore Clarisse? > < Padre priore. Noi siamo in un bel guaio. Ed è per questo che chiediamo a voi qualche giorno di ospitalità, poi toglieremo il disturbo. Se mi permette ora le spiego bene la nostra situazione. Io sono Tristano Maconkers padrone della foresta di Jura, che mi è stata assegnata da mia nonna la nobildonna Viola di Seckers, che abita tutt'ora lassù nella foresta. Invece lei è la principessa Alice Datos, che assieme siamo fuggiti giorni addietro dal castello di Zemek, dov'era tenuta prigioniera dal padre padrone e avrebbe dovuto sposare il vecchio principe teutonico Gustaf Harold, per un buon accordo con il re Datos. Da poter avere armigeri abbondanti e conquistare la grande foresta di Jura. Dove tutti temono che sia infestata da streghe e maghi. Ma non è per nulla vero! Purtroppo conosce bene la fama del Re tanto ingordo e felice di possedere più territori possibili e sacrificare persino, la qui figlia Alice appena sedicenne. E per completare l'opera io vorrei chiedere a voi fratelli francescani, gente di chiesa se possibile celebrare le nostre nozze, nel rito della santa romana chiesa? E' una cose che ci teniamo entrambi poter esaudire. Ci amiamo!> < Veramente? Per San Ippolito! Avete combinato un bel guaio al Re Datos, suo padre? Ma mi sembrava di aver sentito dire che eravate racchiuse nel castello, voi e vostra madre la regina, per non aver dato un figlio maschio a quel sacrilego Datos. Giusto? > si spiegò il padre priore sorridendo. Mentre Alice affermava e provava a dire: < Ha perfettamente ragione padre. Avevano già tentato d'avvelenare Tristano. Lui è arrivato in tempo a salvarmi stavo morendo e penso che qualcuno voleva avvelenarmi a mia volta. Perciò siamo fuggiti e anche io intendo sposarmi con Tristano. Ci amiamo tanto! Poi anche se ci catturano e moriamo sarà per una causa giusta e diversa da vivere da schiava per far vincere le guerre e massacrare la povera gente inerme e indifesa... > si spiego decisa Alice. < Sento che siete ben determinati figlioli a scontrarvi con un esercito abbastanza possente. Ma dalle voci che circolano i principi di Lione e il duca di Grenoble e il Visconte di SatEtienne. Si stanno preparando a contrattaccare e distruggerlo una volta per tutte. Per troppi anni a depredato e ucciso un sacco di gente e ora sembra che si stanno unendo altre città per combatterlo. Ed ecco perché Datos tenta l'unione con i principi teutonici di Friburg. Ma non so se ci riuscirà avendogli tolto il 63 dono giovane per ringalluzzire un povero vecchio ottantenne. Comunque miei giovani fratelli, domani faremo questo benedetto matrimonio. Visto che siete tutti d'accordo... E lui che sta zitto, è il vostro fratello più giovane? > domando il padre priore, che in tuta quella faccenda appena sentita ci stava prendendo gusto per davvero. Lo spirito combattivo di un tempo, ribolliva ancora sul fondo, essendo per anni un buon condottiero e dopo aveva preso i voti spirituali francescani a pregare per le tante anime sperdute e trapassate in miglior vita. Mentre Tristano si spiegava con accortezza, su quel ragazzo appena aggregato che gli andava a genio e in cuor suo sapeva che ne valeva la pena tenerselo accanto, immaginando che un giorno sarebbe diventati un buon cavaliere, ne aveva la stoffa. Poi provò a spiegarsi: < Lui non è nostro fratello ma è come se lo fosse. L'abbiamo raccattato per strada e so per certo che si farà onore in avvenire. Lo dico apertamente ho la piena fiducia in lui come amico fraterno. Ma ancora una cosa vorremmo se possibile, pagando certamente, un po' di monete ne tengo nella mia sacca. Mangiare qualcosa padre priore. Sono giorni che digiuniamo tutti e tre con tanta fame in corpo? Sì, in verità abbiamo fame! > mentre si passava la mano sullo stomaco e la ritraeva sanguinante, da far esclamare Alice spaventata e stanca da dimenticare per un momento: < Oh mio Dio! Mi ero scordata della tua ferita amore! > mentre Valerio apriva la sua sacca e tirava fuori dell'unguento, nel dire: < L mia povera madre Maria, me l'aveva data per cauterizzare le ferite... se vuoi provare mess... Tristano? > Mentre padre priore mandava a chiamare fra Gino, che era il medico del convento: < Presto potrebbe infettarsi la ferita e si fa presto a far la fine da inviato tombale. Su presto! E voi altri frati andate in cucina e preparate qualcosa da mangiare. Questi giovani hanno fame! > Poi appena il frate Gino aveva fatto una buona medicazione, si misero a tavola a mangiare una favolosa zuppa da far resuscitare i morti. Poi li accompagnarono in una camera per dormire su dei giacigli con pagliericci di foglie secche. Ma piacevole dormirci. Prima di coricarsi Valerio provò a dire: < Grazie Tristano per la fiducia che mi assegni. Te ne sarò eternamente riconoscente. Buona notte principessa Alice e Tristano. Ringrazio il cielo di avervi incontrato. Buona notte! > soffiando sulla candela e il buio della notte prese possesso. < Buon riposo anche a te amico! > rispose Tristano e Alice sorridendo con piccoli risolini aggiunse: < Buona notte fratello Valerio! > 64 Capitolo Dodicesimo Si erano sistemati in un angolo dello stanzone Alice e Tristano, felici di quella sistemazione stretti tra le loro braccia nel darsi piccoli baci prima di addormentarsi stanchi e stremati, ma con il core rilassato. Fra Celestino venne a svegliarli al suono delle campane che annunciavano la fine della messa prima, ed erano già alla terza ora nelle preghiere dei frati e la frugale colazione nel riprendere il propri lavori. < Fratelli sveglia! Troverete in fondo al corridoio un lavatoio con dei servizi dove potrete lavarvi. Vi aspettiamo giù in refettorio! > Indicandogli dove potevano lavarsi a turno. E più tardi in refettorio a far colazione con tanti fraticelli incuriositi per l'arrivo dei nuovi ospiti di riguardo. Da quel poco che padre priore aveva spiegato alla confraternita francescana. Poi mentre mangiavano qualcosa per riempire lo stomaco ancora vuoto e Tristano commentava: < La mia ferita sembra che vada meglio oggi. Non mi duole! > espose sorridendo alla sua donna apprensiva. Il padre priore stava spiegando mentre attraversavano il chiostri e andavano verso la loro chiesetta che sarebbe stata addobbata al meglio. Dove avrebbe celebrato quel richiesto matrimonio. Mentre con fare 65 severo l'interrogava: < Avete per caso già consumato a priori l'accoppiamento ragazzi? Spero di no! Il Signore in cielo potrebbe non approvare... il formicolare? > < Padre priore, sebbene gli istinti di gioia e piacere erano più che presenti, abbiamo desistito in attesa di una unione benedetta dal Signore. Oltre ad avere io, già molti peccati da farmi perdonare per aver ammazzato parecchi, al solo scopo di difesa. Ma certamente non è bello vantarsi... > < Già comprendo, molto bene! Il Signore saprà ricompensarvi al momento giusto. Appena avranno terminato i preparativi, andremo in chiesa e la cercheremo di fare un buon lavoro per unire due giovani innamorati. Cari ragazzi miei, che riempite di gioia questo nostro convento con il primo matrimonio che si celebra tra queste mura centenarie. Andiamo giovani fratelli cari! Preparatevi ad essere uniti in matrimonio dinanzi a Dio! > mentre i fraticelli più giovani, si erano già sistemati in chiesa eccitati per una cosa nuova che capitava la tra loro, un bel matrimonio improvvisato e con slancio di felicità, cantavano lodi al signore. Valerio era sparito prima e ricomparso appena dopo, aveva preso dal giardino nel cortile interno del monastero, una rosa rossa e la porgeva ad Alice, spiegando il suo gesto: < Per voi principessa Alice, in questo giorno sia di buon auspicio. Persino il sole oggi, si sta levando tardi per illuminarla e porgere gli auguri più cari! Posso accompagnarvi come umile vassallo, mia principessa? > 66 < Grazie Valerio! Sei veramente un buon fratello. Andiamo il mio sposo mi attende all'altare. Sono veramente felice! > prendendo il suo braccio e con passo regale tra le lodi dei fraticelli che in coso allietavano l'avvenimento, mai capitato prima in un convento fuori mano. Poi finalmente trovatosi acconto i due giovani sposi felici e si presero per mano e alla fine nel silenzio generale, il padre prore pronunciò le sacre parole ad unire due giovani anime piene d'amore. Dopo i rituali e reciproci desideri “Lo voglio!” Tutti esultavano per il lieto evento. Mentre i frati in cucina stavano trafficando per creare e dare qualcosa di appetitoso in quel giorno di festa con quel poco che avevano nella loro magra dispensa, ma felici di offrire con il cuore a ravvivare il giorno più bello per due sposi appena uniti. Poi appena finita la funzione i frati presero a preparare le tavolate per un bel pranzo. Tristano e Alice assieme al padre priore in sacrestia a sigillavano sul vecchio registro del convento il loro lieto evento avvenuto. Valerio era ritornato fuori nel chiostro a vedere cosa combinava padre Rufus, lo scrivano del convento. Quando era passato prima per rubare la rosa da donare ad Alice, si ricordò nel passare davanti alla porta aperta della fornita biblioteca dell'abbazia, e si era soffermato a guardare quei libri accatastati sui ripiani contro la parete e d'improvviso padre Rufus lo redarguì e lo cacciò. Stava scrivendo qualcosa, con in mano una penna d'oca intinta nel calamaio, Valerio ci restò male, in fondo stava solo guardando. E per quel fatto, gli era sorto un dubbio, avendo già nella sua giovane età visto e sentito di tutto, anche da chi sembrava il più buono e onesto, perciò voleva capire cos'era quel sotterfugio di padre Rufus, forse voleva scrivere parole belle per gli sposi e non voleva farlo sapere a nessuno. Ma quel guardarsi attorno sospettoso, a Valerio non sembrava fosse sincero e onesto. Era solo un dubbio ma essendo cresciuto in mezzo a tanti sotterfugi e spioni da divenire sospettoso di tutto. Perciò, senza volerlo era arrivato in tempo nel vedere padre Rufus che saliva le scale del sottotetto con fare troppo sospetto. Perciò Valerio nel guardare in alto lo trovò che entrava nella colombaia. A quel punto Valerio pensò subito che quel frate voleva inviare un messaggio a chi? Senza che il padre priore sia informato, immaginò che non era per nulla onesto trafficare di nascosto, mentre gli altri erano tutti in festa, da dimostrare un forte dubbio, Magari aveva già ricevuto degli ordini dalla curia centrale, essendo lui l'addetto scrivano. Ma non per questo il padre priore doveva essere informato di eventuali messaggi arrivati, o magari c'era dell'altro? Poi quello straniero 67 dalla faccia da orso aveva raccontato di grosse ricompensa a chi forniva informazioni sui fuggitivi... Valerio si era fermato di colpo a ripensare. Ecco perché la ciurma di briganti a cui era prima aggregato, si erano ben accaniti contro Tristano e Alice... Ecco cos'era la ricompensa che volevano prendersi quei scellerati? E ora qui il bravo frate avvisava chi di dovere e prendersi una parte di ricompensa. < Accidentaccio bono! > sbottò tra sé e girandosi scorse in un angolo un arco e il cestello con due frecce dentro. Proprio mentre vedeva dalla finestrella lanciare la colomba in alto. Valerio non ci pensò su due volte e prese l'arco appena in tempo, prima che la colomba prenda le direzione giusta e prese la mire e fece scoccare il dardo. Colpiti in pieno nel vederlo cadere dentro nell'orto dall'altro lato. Mentre correva Valerio borbottava: < Ho visto un falco e ho tirato! > si scusava tra se. Poi raccolse il povero piccione e controllò alla gamba era fissato un rotolino con un messaggio e deciso non perse tempo, corse nel salone dove si apprestavano a festeggiare gli sposi e si avvicinò al padre prore nel dire dispiaciuto: < Mi dispiace pensavo ch'era un falco e ho tirato la freccia con l'arco che ho trovato in giardino e lo preso. Mi dispiace! > Tristano notava il messaggio legato alla zampina del piccione e anche padre priore l'aveva visto e deciso lo aprì. Proprio mentre padre Rufus arrivava anch'egli in salone per mangiare. Padre priore lesse il messaggio ad alta voce per far sapere ciò che lui stesso non sapeva: < Sono appena arrivati qui nell'abbazia i due fuggitivi. Aspetto vostra risposta maestà. > rispondendo a voce alta a tutti: < Padre Rufus, in questo modo ripagate i vostri fratelli avvisando il re Datos dei due fu, oggi sposi. Aspettando che il Re venga qui a distruggere la nostra abbazia per ricompensa, visto che non siamo sotto il suo dominio e territorio. Rispondete? Da quanto tempo fate il messaggero per quel bastardo! Che il Signore mi perdoni!. Forse fin dai tempi di mio fratello defunto perché voi non mi avete portato il suo messaggio di aiuto a suo tempo. Vero? Adesso ringraziando questo ragazzo che ha più giudizio di tutti, ha fermato altro spargimento di sangue qui tra noi poveri fratelli. Datos non da nulla per scontato! Elimina tutto per prudenza e si impadronisce del nostro convento a suo vantaggio. Buttatelo nelle segrete! Ora abbiamo un bell'avvenimento da festeggiare fratelli penseremo più tardi a lui, che miserabile!. A questo punto fratelli... Evviva gli sposi! > gridò con impeto il padre priore. Mentre Tristano d'impulso stava abbracciando Valerio, nell'esprimersi commosso: < Grazie Valerio. Grazie di cuore!> < Ho una fame Tristano e Voi Alice non avete fame? > 68 < Grazie Valerio! La rosa mi ha portato fortuna e tu sei l'artefice di averci salvato la vita. Abbracciami! > mentre un po' confuso Valerio provava a dire, allargando le braccia: < Fratello Tristano, guarda che ci stiamo solo abbracciando, non pensare male! > mentre schioccava un bacio sulla guancia della sposa felice nel dire: < Auguri! Tanti auguri!> gridò contendo, adesso sapeva che aveva anche lui una famiglia. < Sapevo e ne sono maggiormente convinto, di aver raccattato un valido collaboratore fidato. > commentò Tristano. prendendo posto a tavola e provare ad assaggiare ciò che il convento passava a festeggiare quella rinomata cucina casareccia dell'abazia francescana. I frati già al mattino avevano preparato una stanza per gli sposini, su nella torre alta. Nel poter trascorrere felici e appartati quei pochi giorni che si sarebbero fermati all'abbazia. A tarda sera e l'ora della compieta era da un pezzo ormai passata, tra il bere e cantare le lodi, a festeggiare tutti assieme il lieto evento. Poi con un bel saluto a tutti gli sposi tenendosi per mano lasciarono la festa, a ritirarsi sulla torre nel godere il panorama con la luna che stava spuntando e il sole era già tramontato da molte ore. Alice nello stanzino accanto, allestito come bagno con delle brocche d'acqua per rinfrescarsi, si stava togliendo gli indumenti e sul ripiano trovò un camicione pulito di tela grezza per indossare in quella prima notte. 69 Tristano era abbastanza impacciato ed emozionato e per la prima volta nei suoi primi diciott'anni a fare all'amore con una donna, non erano cose che faceva tutti i giorni. Poi proprio con la sua donna e sposa, era una cosa impensabile un mese prima. Ma ora doveva essere la cosa più bella che avrebbe avuto tra le mani. L'amore per la sua sposa era al momento esuberante e straripava da ogni poro della sua pelle il pressante desiderio. Da essere difficile trattenersi in attesa di poterla abbracciare la sua dolce sposa e baciarla tutta in ogni parte del suo corpo. Era veramente una cosa inimmaginabile e mai come in quel momento la desiderava così tanto. Alice sebbene era molto giovane, aveva saputo già adattarsi alle avversità avverse, che le erano capitate e mai provate prima. Ma capiva che per amore del suo uomo era disposti a tutto. Anche morire se il destino ingrato li chiamava sull'altra sponda tra i trapassati. Ma prima sperava almeno di assaporare i frutti dell'amore, tanto decantata dai poeti. Poi la porta si aprì e Alice comparve nuda com'era nata, non voleva nascondersi e vergognarsi davanti al suo sposo. Tristano si alzò dal traballante lettino, e l'abbracciò felice, mormorando sulle sue labbra tumide e invitanti: < Sei divina mia dolce sposa. Ti amo immensamente! > e la baciò con dolcezza da far invidia ai più bravi condottieri che si vantavano di saper trattare una donna. Ma lui capiva che quell'amore sbocciato così d'incanto e tutto quel loro desiderio era stato racchiuso in un piccolo scrigno. Che Alice se lo portava sempre con se e in quel momento l'aveva depositato li sul davanzale, per essere riempito d'amore. Il loro amore che stava per essere concepito d'affetto. Poi tutto si perse nell'oblio di quella lunga notte. Tristano la sollevò tra le braccia e la depose piano sul letto soffice di piume d'oca a riscaldare il loro amore già rovente. Capendo che in quell'immensa felicità dove si stava concependo il primo congiungimento di due giovani e imbranati sposi nella prima notte delle loro nozze. Dove l'amore stava trasudando da ogni poro dei loro corpi a contatto a sigillare quell'amore nato da settimane addietro e ora stava esplodendo con immenso ardore da sentirsi in paradiso e perdersi nell'oblio del godimento. Erano già le ore prima e l'aurora si risvegliava, mentre loro un po' stanchi si sentivano felici e appagati del loro amore puro e innocente che li stava invogliando a continuare, felici nel sentirsi stretti tra loro e scordare le brutture cose del mondo attorno a loro. Poi Alice si alzò e andò a rinfrescarsi mentre Tristano si appisolo felice. Ma ad un certo punto qualcosa lo destò da spaventarsi, mentre attorno era 70 tutto tranquillo e Alice nell'altra stanza canticchiava un sonetto, da capire ch'era felice e tranquilla la sua sposa. Poi Tristano captò dei risolini e si acquietò, capendo che erano le amiche della foresta, chiedendo sotto voce: < Felice di sentirvi amiche! > mentre le gemelle bisbigliavano, nell'auguragli ogni bene assieme alla sua sposa ed erano felici del risultato. < Auguri Cavaliere Tristano, padrone della foresta di Jura!> Spiegandogli però che il mago Grisly era sulle loro tracce e pertanto doveva far molta attenzione! < Tristano se dovrai scontrarti con il mago Grisly, ricorda d'impugnare la tua spada e tenere l'anello che nonna Viola ti ha dato da tenere a bada il mago infido. E non guardarlo negli occhi potrebbe immobilizzarti. Ricorda! Tristano, solo tu puoi annientarlo e lui lo sa che può perdere. Perciò, adopererà senz'altro ogni astuzia per piegarti al suo volere. Fai attenzione! Sappi che si è alleato con il Re Datos e tu sai cosa comporta? Ma per disfarsene dovrai decapitarlo. Altrimenti il mago si riprenderebbe e avrebbe il sopravvento su di te. Anche la tua bella sposa Alice è in pericolo, non lasciarla mai sola. Fai attenzione! Ci raccomandiamo a te, generoso Tristano, non abbassar mai la guardia! > < Grazie buone amiche! Rammenterò i vostri consigli. Ritorneremo presto nella nostra foresta a Jura. Grazie per la Vostra visita amiche! > e dopo un momento dei piccoli risolini che sparivano altre la finestra aperta. Alice rientrò nella stanza nel dire: < Non sapevo che parli nel sonno? > < Tu mi hai sentito parlare stanotte? Poi mi sembra che non abbiamo chiuso occhio in questo letto troppo accogliente e caldo. Ma tu a vederti ti trovo stupendamente bella amore! > mentre si alzava e andava in bagno a sua volta. E lei lo riprendeva: < Non stare troppo tempo lontano amore! > poi si ravvede e sbotta a dire stupita, nel chiedere: < Tristano ci hanno portato una focaccia per rinforzarci i buoni fraticelli? > domandò. Tristano tornando indietro provò a dire: < Per star svegli alla notte bisogna anche mangiare qualcosa... Com'è! Buona? > rompendone un pezzo ad assaggiarlo. Poi notò una bricca di vino a terra e deciso bevve un sorso. Nel dire ridendo: < Possiamo stare fino a tardi a letto amore! > e mentalmente ringraziava le buone amiche che avevano compreso cosa occorreva per aiutarli nel continuare a baciarsi avanti. Poi immaginando che sarebbero venuti i frati a svegliarli per fare colazione, Tristano decise, dicendo alla propria moglie: < Tesoro, sarà meglio che ci alziamo e andiamo giù a pranzare con fratelli frati. E' già l'ora sesta. Dai coraggio amore! > < Hai ragione, non dobbiamo farci vedere pigri a dormire avanti. > 71 Capitolo Tredicesimo Prendendo dei vestiti puliti che avevano nella sacca. Lavati per strada e fatti ad asciugare sui prati nelle loro soste a riposare alla fine si vestirono al meglio. Tristano si fissò la spada alla cintura e Alice, lo redarguì ridendo: < Meno male che non sei venuto a letto con la spada. La porti sempre con te amore? > dandogli un bacio sulla guancia.. < Tesoro mio! La buriana non è passata... Non si sa mai! Tranquilla non mi pesa portarmela dietro. Dai andiamo a mangiare. Ho fame! > Appena scesi trovarono Valerio che li attendeva da basso e prontamente si avvicinò tirandoli da parte dietro l'angolo delle mura del porticato, nel dire sotto voce: < Tristano se non sbaglio tra i cavalieri armati, appena arrivati da Grenoble, così dicono di venire. Tra loro c'è quel tipo dall'accento straniero vestito diversamente dall'altra volta che lo visto per bene nella taverna. Io era dietro a delle botti nella locanda e perciò quello non mi ha mai visto prima. E' quel tipo con la faccia pelosa da orso. E dicono che stanno unendosi ad altri cavalieri per affrontare il Re Datos. Ma io non ci credo, è tutto al contrario?! Tristano quello è pericoloso, dallo sguardo cattivo, per non dire altro... Tu cosa intendi fare adesso? Quelli sono qui per arrestarvi... > gli domandò Valerio preoccupato. < Hai perfettamente ragione Valerio! Quello è un mago potente e pericoloso, nessuno può affrontarlo. Solo con questa spada posso provare a fermarlo e sarà una volta per tutte! Perciò per favore, prendi con te Alice e trova un nascondiglio e restateci. Io verrò poi a prendervi. Andate subito! Quello potrebbe annusare la preda. E la preda siamo noi! Perciò voi andare ed io lo affronterò! Sono l'unico che potrà contrastarlo. Dai andare e non fiatate. Valerio raccogli dell'erba di lavanda dall'orto e usatele per profumarvi per bene, ferma un poco l'odore dei vostri corpi nell'aria. Non servono le spade o pugnali, la forza è tanta e potenza del nemico...Troppa! Non lo fermereste... Andate! > dando un veloce bacio alla sua donna che si era ammutolita, ma incavolata a braccia conserte. Nel capire il grosso guaio arrivato a guastare le feste... > Accidentaccio! > sbottò. Anche il pelato fraticello Domenico era accorso ad avvisarli tutto spaventato, nel dire: < Messer Tristano, dovete fuggire con la vostra sposa, vi cercano! > 72 Tristano entrò nel salone dove vi erano una decina di armigeri e subito capì che erano drogati, imbambolati nel muoversi a comando e da essere adoperati come marionette dal furbo mago Grisly d'Aquitania. Ma una cosa non sapeva e immaginava il mago infido, che lui il giovane Tristano sapeva chi era e sotto quale sembianze si celava al momento l'inganno. Perciò appena entrato Tristano saluto il padre priore, che gli comunicava il passaggio da loro delle guardie con un corriere diretti a Lione, e al momento si sarebbero rifocillate un poco, prima di riprendere la marcia. Tristano fece un tranquillo saluto, senza fissare nessuno dei nuovi arrivati e ben armati nelle proprie armature lucenti, e si girò a discorrere con il padre priore Hates, che gli chiedeva dalla sposa e lui prontamente rispondeva tranquillo: < È rimasta a letto non si sente bene stamattina. > Prontamente una voce alle sue spalle, dall'accento straniero che chiedeva con fare mellifluo: < Sono un esperto medico. Se volete messere posso dargli uno sguardo, mentre tentava di appoggiare una mano sulla sua spalla per captare degli eventuali segnali di contrarietà. Grisly doveva essere sicuro che fosse proprio lui il suo nemico, non poteva sbagliare, sapendo ch'era la fine. Ma Tristano aveva già captato dalla tonalità e il suono sibilante da straniero che gli ricordava senza sbagliare in quel giorno nella foresta dopo l'agguato contro lui e la nonna Viola. E di scatto senza girarsi, solo il braccio roteò e la spada era già velocemente in mano e la testa del mago Grisly con un tonfo cadeva a terra tranciata di netto e si frantumava da divenire cenere assieme al corpo così rapidamente che tutti quanti non riuscivano a capacitarsi con tanta velocità Tristano aveva posto fine quel verme, travestito da capitano delle guardie del visconte di Grenoble, e 73 nello stesso tempo gli armigeri al suo seguito si ripresero dallo stordimento. Nel capire che erano stati drogato al volere di quel viandante che aveva preso il posto del loro comandante uccidendolo, nel broccarli tutti al suo volere. Mentre tutti i frati e il padre priore si facevano il segno della croce a dissipare quella maledizione entrata con impeto nella loro casa da poveri frati, sempre disposti ad aiutare chi bussava al convento in qualsiasi ora e stagione, in inverno per ripararsi dal freddo e in estate al fresco nel chiostro e offrendo in poco cibo che avevano messo da parte per i giorni duri e magri nell'anno. Il padre priore, era rimasto stupito e sorpreso dalla forza del giovane, nel chiedere poi a Tristano: < Ma, come hai fatto a capire ch'era un malefico mago quel miserabile! Io personalmente non l'avevo capito? > < L'avevo già incontrato padre e l'avevo mancato. E questa volta non potevo girarmi e guardarlo in viso, lui mi avrebbe sottomesso e sarebbe stata la fine per tutti noi. Lui doveva annientarmi per sopravvivere e solo con la sua decapitazione sarebbe finita ogni ostilità e l'aiuto che avrebbe fornito al Re Datos a vincere le prossime battaglie. Della persone buone hanno forgiato questa spada viscontea con amore ed impeto e il suo proprietario è morto per mano sua, tradito da sporchi traditori, avendo guardato in viso il mago Grisly e fu soggiogato dall'ipnotismo. Ecco perché la sua ombra mi segue ovunque a chiedermi vendetta e penso che l'abbia ottenuta. Era il visconte Depardù di Arles, che guidava il mio braccio...> si spiegò deciso senza tentennamenti. Poi riprese a dire: < Devo chiamare la mia consorte, nascosta fuori da qualche parte... Tranquilli fratelli è tutto a posto! Il pericolo è passato. Anzi trapassato! > spiegando ai frati ammutoliti e attorno a guardarlo e controllare l'armatura rimasta a terra e la poca cenere che spariva via dal vento entrato dentro all'apertura della da Valerio, che spolverava decisamente il pavimento. Mentre Valerio e Alice entravano nel refettorio, guardati da tutti ancora spaventati, nel dire: < Scusaci Tristano! > esclamo Alice ancora tutta confusa, più che spaventata. Aveva vergogna nel girarsi a guardare in viso il suo sposo, sapendo di averlo disobbedito ad un comando più che giusto. Nel riprendere a parlare Valerio il più loquace dei due: < Volevamo vedere cosa facevi con quel terribile nemico dal muso da orso e abbiamo sbirciato da quella grata per far passare l'aria in inverno. E ho capito che saremmo stati soggiogati dal mago Grisly se non lo annientavi... Scusaci! > < Sì! Abbiamo sbagliato marito mio. Scusaci! > le veniva da piangere, a pensare alla brutta fine se Tristano sbagliava. 74 < Vorrei che quando do un ordine si ubbidisca! Intesi? Adesso possiamo mangiare e penso che i sodati del visconte di Grenoble abbiano anche loro fame e riempirsi la pancia! Sedetevi e mangiate qualcosa prima che partiate messeri cavalieri! > ordinò deciso Tristano e tutti quanti si inginocchiarono a ringraziarlo: < Grazie cavaliere Tristano padrone della foresti di Jura! Onore al cavaliere compagni! > alzandosi un po' smunti ma felici di ritornare nelle proprie facoltà mentali. Mentre si sedevano a mangiare e i frati felici di servire quel poco che avevano, erano ancora tutti spaventati del demonio entrato di prepotenza in casa loro. Alice al suo fianco, con un mezzo sorriso si avvicinò e lo baciò, nel dire piano: < Ho temuto di perderti amore. Perdonami imprudenza. Ti amo! > < L'ho so più che bene che il tuo amore mi riempie il cuore. Ma devi obbedirmi un'altra volta! Dai mangiamo ho troppa fame per discutere. > Alla fine dopo le grosse scodelle di zuppa fumante da riempire un poco la pancia. Il padre priore, seduto accanto a Tristano commentava a voce alta che tutti nel grande refettorio possano sentire bene: < Appena sarà resa la completa giustizia nel paese e spazzato via l'usurpatore. Io Rudolf Hades, barone di Doubs e padre priore di questa comunità di padri francescani, proporrò a tutti quanti i capi dei contadi della Francia nel conferire a Tristano Maconkers. Cavaliere e padrone della foresta di Jura, che venga nominato sovrano e governatore dell'unione. Se lo merita, come uomo dai giusti valori e per il bene di tutti i contadi che ha dimostrato di saper svolgere un compito ch'era assai gravoso. Evviva il cavalier Tristano! > alzando in alto la coppa di vino a brindare il loro salvatore. 75 All'indomani il padre priore provò a chiedere un favore a Tristano: < Mio giovane cavaliere, mi potresti fare un grosso favore? > mentre al mattino erano a far colazione nel refettorio e Tristano annuiva con il capo. Il priore dopo un boccale di birra provò a spiegarsi: < Sul finire della guerra dei cent'anni, mi sono ritirato qui ormai da anni e ho una grossa tenuta giù sulla costa del mare Mediterraneo. Da diverso tempo, ormai più di un anno, non ho notizie di mio figlio e cognata con prole, nel sapere come vanno le cose da quella parte? Se voi vorreste andare giù a fare un giro in attesa che si calmino le acque ed evitare il dovervi scontrare con vostro suocero, sebbene lo vorreste. Capisco il vostro pensiero giovane cavaliere che vorreste sistemare in fretta ed eliminare la cattiveria. Perciò se volete vedere il mare, in un viaggio di nozze un po' diverso dal solito. Oltre controllare se sono ancora il padrone, ho i miei rampolli si sono sbarazzati di tutto e se fosse così, mi arrabbierei seriamente! Mi comprendete sposi cari? Poi al ritorno verso la vostra foresta di Jura mi raccontereste le vostre impressioni. Se è ancora mio il castello di Mandelleu? Una cavalcata a controllare l'andamento, mi farebbe piacere. Purtroppo mi è difficile andare... Cosa ne pensate Tristano? Oltretutto potete seguire questi giovani militari che rientrano a Grenoble e il carissimo amico il visconte Gilberto Dhandrè vi potrà ospitare a riposare, per poi riprendere il viaggio, almeno fino a Gap a riposare dal visconte Luigi Dhandrè suo fratello. Tutto in famiglia e poi altra fermata al castello di Digne dal duca Francesco DeLovres, mio carissimo amico. E finalmente a Mandelleu sul mare. Cosa ne pensate giovani sposi. E tutto a spese mie e avrete libertà al castello. Io ho già messo su pergamena i miei precisi ordini di mettersi tutto a vostra disposizione. Non mi fido di quel rammollito figlio e prole che hanno la pancia piena, con i miei ducati in oro da spendere. Mi fareste un gran favore! Almeno saprò poi, se ho perso anche quel maniero e mi metterò il cuore in pace. Grazie! Vi ringrazio ancor prima di sapere se potete farmi sto favore, purtroppo mi sono preso questo impegno di servire Dio nella povertà e non posso abbandonare il mio gregge, si disperderebbe subito. Mi capite messer Tristano! Penso che al momento non avete altri maghi da sistemare all'inferno? > mettendogli una mano sulla spalla amichevole. < Tranquillo padre! Ciò che avete detto è tutto vero. Vorrà dire che ci faremo una scampagnata al mare. In verità e mi sa che nessuno di noi fin'ora l'abbia visto. C'è sempre una prima volta nella vita. Poi non siamo in viaggio di nozze amore! > rivoltosi ad Alice che era così attenta al discorso e in quella cavalcata da fare fino al grande mare del sud del paese 76 e nel rispondere e chiedere: < Certamente sposo mio! Padre priore, in che località si trova il vostro maniero, insomma castello? > < Si trova a 900 iarda da qui, proprio sul mare è situato il castello Mandelleu, tra le rocce rosse sul mare Mediterraneo. Un posto stupendo per trascorrere giorni in pace. Un tempo era così tranquillo che il mio avo l'adorava restarci per un bel po di tempo a aveva allargato la famiglia con la terza moglie. Una cara donna la bisnonna dal temperamento deciso! Purtroppo mio figlio non assomiglia per niente a nessuno. Poi questo silenzio da più di un anno, non mi piace affatto?... Comprendete....> < Penso che domani potremo partire alle prime luci dell'alba. Cosa ne pensate miei prodi compagni d'avventura e tu moglie mia ti senti in forza per una camminata fino laggiù al mare del sud? > < Certamente messer Tristano marito mio! > rispose contenta. I cavalieri che stavano facendo colazione e avrebbero dovuto riprendere la marci di rientro al pomeriggio, commentarono nel dire: < Sarebbe un onore messer Tristano avervi al nostro fianco fino a Grenoble e presentarvi al nostro signor il Visconte Gilberto Dhandrè... > < Va bene compagni, Domani all'alba si parte! Valerio per favore raccogli tutta la nostra poca mercanzia. Faremo una bella cavalcata...> < Non ho mai visto il mare! Ho sentito tanti discorsi da chi ha navigato per mare... Ti ringrazio per l'onore di seguirti Tristano! > < Mia nonna Viola quand'ero ancora piccolo, mi disse in un momento dei miei ripensamenti confusi: Di seguire ciò che m'indicava il cuore. E così ho sempre fatto. Pertanto fratellino impara a pensare con la tua testa e ti troverai bene. Adesso se permettete andrei a riposare. Buona giornata! > Verso sera Valerio voleva andare a chiamare gli sposini, ma il padre priore gli consigliò: < Caro Valerio ancora qualche anni e capirai che all'amore non si comanda, lasciarli tranquilli a far l'amore, ne hanno diritto. Poi se proprio la fame è tanta vedrai che per forza torneranno da basso. Dai andiamo a desinare noi, oltretutto devi prendere un po' di provviste per il lungo viaggio da affrontare, sperando che non troviate intoppi grami. Ma sono sicuro che con un cavaliere come messer Tristano non ci sono problemi. Lui è dalla parte dei giusti, ragazzo mio! > Mettendosi a mangiare la buona zuppa di legumi e del pesce fitto appena pescato nel lago dai frati pescatori e con del pane fresco sfornato al mattino presto dal forno a legna nella grande cucina dell'abbazia, per le tante bocche da sfamare nel convento francescano. 77 Capitolo Quattordicesimo L'alba si stava rischiarendo e i viaggiatori si preparavano a partire, con un bel saluto ai frati radunati davanti al portone d'ingrasso e di rimando gli auguravano di un buon viaggio e un felice ritorno all'abbazia. Gli armigeri sistemati al meglio sui propri destrieri e pronti a rientrare a Grenoble per ricostituire il reparto al meglio. Poi in fila di due a due presero la strada polverosa che costeggiava il lago Beaurgel. Prendendo una buona andatura senza forzare gli animali e all'ora seste si fermarono a Chambery e dissetarsi e mangiare qualcosa, invitati dal barone Fontamblè. Poi a notte inoltrata arrivarono finalmente al castello di Grenoble e ricevuti dai Visconti Dhandrè con riguardo, dopo che le voce si era sparsa e cosa fosse capitato di sgradevole ai propri militari su al nord del paese. L'idea era di passare la notte e il mattino dopo ripartire, ma furono costretti a fermarsi per ricevere una specie di onorificenza per aver eliminato un individuo malvagio e sgradevole alla vista, da quel che avevano raccontato gli armigeri soggiogati dal male invisibile. 78 Pertanto i nobili della città furono onorati della loro presenza al castello di Grenoble e poi quel giovane condottiero giunto dal nord che aveva sbaragliato via il nemico come un fuscello nel fiume in piena. Alice e Tristano al mattino, stavano facevano una passeggiata attorno al castello per sgranchirsi le gambe e discutere sul giusto e sbagliato fare a restare troppo tempo tra quella gente troppo impomatate e senza pensieri davanti, solo a divertirsi. Purtroppo era doveroso dover presenziare alla festa preparata in loro onore sul tardi pomeriggio. Capendo che dovendo rimanere ancora un giorno per acquietare gli animi in quel festeggiare perditempo, che il visconte stava preparando e nonostante tutto volerli trattenere ancora diversi giorni. Ma loro avevano deciso che all'indomani avrebbero ripreso il proprio cammino senza altri indugi. Alla festa in serata, preparata con sfarzo e già a tavola tra discorsi vari e risatine le nobildonne presenti facevano di tutto per trovarsi accanto al giovane. Ma altrettanto per la bella Alice c'era uno stuolo di nobili che le facevano la corte spietata da infastidirla e nel trovarsi a ballare contro voglia, alla fine si sentì prendere per mano da Tristano che gentilmente si scusava con i presente: < Perdonatemi nobildonne e messeri, ma siamo stanchi e pertanto andiamo a riposare. Domano dobbiamo partire presto. Grazie per la bella accoglienza! Ci ritiriamo con osservanza Visconte! > porgendo un mezzo inchino, poi prendendo la sua sposa per mano e lasciarono il salone in festa. Con lo stupore di tutti, ma nessuno tentava di fiatare. Dai racconti sentiti, temevano quel baldo giovane che con la spada in mano era una saetta fulminante. Il balivo del castello aveva fatto preparare una stanza discreta per gli ospiti di riguardo e al giovane Valerio, l'aveva destinato assieme alla servitù, pensando ch'era il servo del rinomato cavaliere. Tristano visto che Valerio appena lasciato il salone delle feste e già prima avevano torto un po' il muso, che un servo segua sempre il padrone. Perciò il ragazzo era diretto da un'altra parte e Tristano lo fermò: < Valerio Dove vai? Ti serve... lo trovi accanto alle nostre camere... > aspettando che Valerio risponda. Alla fine Valerio provò a dire: < Il balivo mi ha assegnato il posto per dormire tra inservienti nello scantinato. Non ci sono problemi! > si spiegò tranquillo. Mentre Tristano incavolato ordinava: < Tu non vai da nessuna parte! Vieni con noi nella nostra stanza, c'è un bel divano per riposare. > Alice se lo abbracciava quel fratellone che non protestava. Tristano si trovò a sorridere per la bella sua famiglia e sbottò a dire: < Andiamo! Qui hanno tutti del tempo e danaro da sprecare, mentre nello scantinato c'è chi 79 fa senz'altro la fame... Guai se dovrei comandare... > sbottò deciso. < Grazie di cuore! Miei fratelli maggiori... Buona notte. < buttandosi sul grosso divano a dormire e Alice prontamente le metteva una coperta addosso nell'accarezzarlo: < Buon riposo Valerio! > Valerio in silenzio si trovò a piangere per la prima volta, faceva parte di quella giovane e balla famiglia affiatata. Tristano si sentiva felice con loro accanto, mentre si stava togliendosi la giubba da dosso e poi si buttò sul letto e dopo un momento già russava leggermente. Alice gli diede un bacio e si strinse a lui. Erano stanchi quel giorno a dover sorridere per non arrabbiarsi. Al primo albeggiare erano già in piedi e pronti nel cortile del castello e il visconte un po' dispiaciuto li salutava, nell'augurare un buon viaggio e consegnava una pergamena da dare al fratello al castelli di Gap nel presentarli al loro arrivo. < Grazie messer visconte per l'ospitalità! > Dopo una lunga giornata a camminare con un tempaccio, da arrivare a Gap stanchi e bagnati e il visconte Luigi Dhandrè si presto volentieri a farli rifocillare bene e cambiarsi d'abito, e poi un bel letto caldo per riposare. Valerio era rimasto a giocare scacchi col visconte e vinse due volte, da avere un regalo dal visconte una collana d'oro, per la bravura, non avendo posto nulla in gioco, dimostrando Valerio che non aveva danari da puntare, lui lo faceva per divertimento. < Bravo ragazzo! Hai lo stesso portamento di tuo fratello, bravo e onesto. Buon riposo! > < Buon ripose a lei messer visconte e grazie per il regalo! > Al mattino dopo appena s'incontrarono, Tristano vedendo Valerio con quella collana al collo gli domandò: < Hai per caso giocato e... > prontamente il visconte s'intromise nel dire: < Abbiamo giocato senza scommettere e mi ha battuto per due volte. Quello e un regalo per la sua bravura. Cavaliere avete un bravo fratello, complimenti! Principessa Alice ha dormito bene con il temporale di questa stanotte? > < Benissimo messer Visconte! E grazie per l'ospitalità! > < Quando ritornate su al nord. fermatevi pure, mi farà piacere far due chiacchiere con amici e avere una rivincita a scacchi... Buon viaggio! > li salutò mentre montavano a cavallo e riprendevano il cammino verso sud. 80 Capitolo Quindicesimo Finalmente dopo quattro giorni di marcia e per fortuna senza problemi di sorta, arrivarono in vista del mare, dalla sommità del valico della montagna che stavano superando e dove si erano fermati la notte a dormire alla belle meglio, avendo intravvisto al chiarore della luna che si rifletteva sul mare laggiù al fondo e brillavano le onde smosse dal vento. Appena ripreso la marci e fatto poche iarda di strada trovarono un intoppo e Tristano gli era parso di sentire dei fruscii tre le fronde dei boschetti a lato. Ad un certo punto ecco sbucare fuori mezza dozzina di vagabondi ladri da strapazzo, che con coraggio li minacciavano armati con spade, scudi e lance, pronti a derubarli. Tristano fermò il cavallo alzando il braccio a fermare indietro Alice e Valerio, che si fermarono e aspettavano a vedere cosa intendeva fare Tristano con quei sbandati da forca. Erano tanti e Valerio al fianco di Alice provò a dire per acquietarla: < Tranquilla Alice! Tristano si sbrigherà presto. Vedrete! > Mentre Tristano provava a convincerli, nel dire appena sceso da cavallo ai briganti a pochi passi la davanti: < Posso offrirvi uno scudo a testa e avrete salva la vita villici sfaticati! > parlò con calma senza estrarre la spada, non aveva voglia già al mattino ammazzare gente. Mentre quelli non per niente intimoriti lo beffeggiavano, nel dire sguaiatamente: < Vogliamo tutto, cavalli e la pollastrella da sbattere, se volete restare vivi! Altrimenti siete morti porci padroni ricchi! > partendo ad armi in avanti in una carica forsennata che urlava. Ma di getto non sapendo bene come e cosa stesse capitando, una spada veniva tranciata di netto e altre volavano via come fuscelli. Tristano li risparmiò al momento e quelli a quel primo incontro rimasero stupiti e spaventati dalla folgorante mossa di quel cavaliere senza armatura, ma di una potenza sovrumana da spaventarli a fuggire via sparendo nel bosco da dov'erano venuti. Alla fine Tristano rinfoderò la spada e rimontò in sella nel dire tranquillo: < Andiamo! L'immaginario nemico e sparito. Seguitemi il mare è laggiù, siamo ormai in vista del castello dalle mura rosate... Abbiamo ancora una mezz'ora di strada e poi saremo arrivati al castello di Mandelleu e potremo riposare. Lo spero? > sapendo dal racconto del padre priore, come si si sarebbe comportato il barone figlio, che dovrebbe avere cura: < Speriamo 81 bene? Altrimenti ci troveremo una taverna al meglio e guarderemo il mare un giorno e poi ritorniamo a casa nostra. Dai, dobbiamo aver fiducia e speranza... Non tutto può andare sempre storto. Giusto!> Poi finalmente arrivarono davanti al portone d'ingresso e trovarono due guardie che sonnecchiavano e Tristano fece nitrire il cavallo per svegliarli e di botto alzarsi in piedi tutti confusi nel chiedere d'istinto: < Chi è la! > senza capire nulla, la visiera in ferro di uno gli era caduta sul naso. < Guardie! Chiamate il balivo e presentateci al barone Arduino Hates. Veniamo da parte del padrone di questo maniero il barone Rudolf Hates. Sbrigatevi! > ordinò Tristano deciso a svegliarli.... < Il barone Rudolf Hates è qui con voi? > chiese una voce un po' gracchiante e secca alle spalle dei gendarmi, appena uscito dal portone del castello in un portamento signorile, guardando i cavalieri davanti l'ingresso... < Posso servirvi messer cavalieri? > < Il barone non è con noi. Voi siete il balivo? Bene, portateci dal barone Hates figlio. Ho un messaggio da suo padre dall'abbazia di Hauterombe. > consegnando i cavalli a degli stalieri accorsi e loro si misero a seguire il balivo dentro al castello su per il grande scalone interno e alla fine trovarono il barone ancora mezzo ubriaco che stava facendo colazione assieme delle serve accondiscendente al volere del padrone. E si stupì di quella visita di inviati del padre. Trovandosi a farfugliare: < Ben arrivati messeri! Accomodatevi a mangiare, c'è abbondanza di cibo! Sono Arduino e in cosa posso servirvi messeri? > rispose confuso. Mentre Tristano porgeva la pergamena arrotolata del padre a presentarli. Nel dire deciso: < Sono Tristano Maconkers padrone della foresta di Jura e vendo da parte di vostro padre da Hautorombe, su all'abbazia. > Arduino la srotolò e confusamente lesse il messaggio dei padre. Poi lo passo al balivo nel dire: < Mi sembra che i cavalieri si fermeranno qui un po' di tempo a gustarsi il mare. Li ha invitati mio padre. Sistemali al meglio nell'ala sud del castello balivo. Buona permanenza!... Più tardi vi presenterò alla mia famiglia. Stanno ancora dormendo. Avevamo una festa ieri sera nel salone grande. Ci sentiamo dopo! > mentre il balivo li pregava di seguirlo nelle proprie stanze da poter riposare e avrebbe fatto portare qualcosa da mangiare nelle loro stanze. Nell'altra stanza al fianco era per Valerio, che di volata era già uscito sul balcone a guardare il mare di sotto che s'infrangeva le onde contro le mura del castello dalle pietre rosate. Alice si affiancò a Tristano nel dire sottovoce: < Mi sembra una gabbia di 82 matti. Ho sentito prima dai militari da basso che domani il barone e la famiglia partono e vanno a Marsiglia in vacanza da amici. Perciò dovremo andare via con loro? > chiese e di risposta il balivo provò a dire: < Mi perdoni Vostra grazia, se m'intrometteto. Voi resterete qui a godervi il maniero come chiede su pergamena il padrone di tutto, il barone Rudolf Hates. Sarete ben serviti, senza la rumorosa famiglia del barone figlio. > mentre mostrava le proprie stanze: < E' di vostro gusto principessa Alice, così il barone ha scritto ben in chiaro le vostre credenziali Altezza. > E prontamente Alice commentava: < Solo Alice per le persone rispettose. Grazie, va benissimo balivo, di nome siete...? > < Ferdinando, per servirla Vostra grazia! Tra poco manderò della servitù con dell'acqua tiepida per rinfrescarvi dal lungo viaggio. > < Grazie di tutto Ferdinando! Noi ci fermeremo un po' di tempo se tutto va bene qui al castello e di già che siamo in confidenza.. > Domandò Tristano senza perder tempo: < Dato che il barone in convento non può venire a vedere cosa succede, oltretutto il figlio non invia da tempo sue notizie ed è per questo che mi ha pregato di dare un occhio. Qui ci sono dei problemi, il personale e guardie comprese sono pagato al meglio? > < Posso parlare liberamente messere? > e Tristano lo esortava a continuare. < Come vede il barone è un po' distratto e in verità sta dilapidando l'ingente danaro che il barone padre gli ha fornito. Di questo passo sarà presto al verde. Noi compresi e si dovrà vendere il castello e tenuta a degli strozzini che lo circondano. Io ho tentato di fagli capire gli errori. Ma è testardo come un capra. In verità temo che saremo presto licenziati o un altro padrone che si prenda tutto ciò che rimane. Mi scusi la confidenza. Ma da come vi descrive il Barone padre siete della massima fiducia. Forse a voi vi ascolterà a limitarsi a sperperare e vuotare il forziere ormai mezzo vuoto... > mormorò e Tristano con una mano sulla spalla lo rassicurò che avrebbe controllato meglio la situazione. Poi ritiratosi in camera si dedico con amore alla sua mogliettina nel farle un po' di coccole, che ne avevano bisogno entrambi, nel trovarsi nudi a far l'amore come si immaginavano da giorni a digiuno. Baci e carezze non si sprecavano da ravvivare la loro fiamma d'amore. Poi un po' stanchi si addormentarono. Solo al bussare della servitù con l'occorrente per rinfrescarsi e mangiare dei dolcetti provenienti della cucina con gusti località piacevoli al palato accompagnati da del vino locale dolce e della frutta appena raccolta nel giardino del castello. Solo verso sera incontrarono la famiglia del barone figlio, che si 83 apprestava a partire prima, visto che il tempo minacciava brutto e pertanto evitare nel lungo viaggio in carrozza e trovarsi in difficoltà. Perciò si salutarono di furia e via sulla carrozza seguiti dagli armigeri e un altro carro con le serve private della baronessa Clotilde un po' arcigna. Perciò con quella scorta partirono decisa, mentre guardavano il cielo che si scuriva ad una prossima pioggia. Nel lasciare così pochi armigeri di guardia al castello. Trovando il disappunto del balivo, che commentava con gli sposi i nuovi ospiti: < Va bene che da un po' di tempo siamo tranquilli con irruzioni di armate sbandate, che tentano di prendere e rubare un po' di tutto. E appena la voce si sparge che il barone è partito con tutta la sua armata, siamo un po' scoperti in difesa di questi tempi non ancora ben assestate nelle varie unioni dei tanti contadi. Comprendete messer Tristano il problema? > denunciò scuotendo il capo. < Tranquillo messer balivo! Senta un po' Ferdinando. Non possiamo trovare dei reduci di guerre e assumerli al momento? > < Sa che è una buona nuova messere! Cercherò nei villaggi qua attorno delle famiglie bisognose e il padre appena tornato dalla guerra, che senz'altro saranno contenti di vivere qui al castello e servirci a dovere. Inoltre il barone si e portato via un po del proprio personale privato e siamo a corto d'inserviente al castello... Mi ha dato una buona idea e con quel poco ch'è rimasto nei forzieri, quelli nascosti che il padre Rudolf mi aveva insegnato a tenere per i tempi magri. E pertanto potrebbe andare bene adoperarlo con parsimonia, senza dover perdere il maniero in mano ad astuti strozzini altolocati della regione costiera. > < Vedo che lei è una persona di senno e mi compiaccio Ferdinando. Noi nel frattempo andremmo a fare due passi qua attorno prima di desinare. A noi non occorre troppi manicaretti, cosa semplice... > < D'accordo messere. Buona passeggiata vostre signorie! > < Pensi Alice che possiamo fermarci un poco qui in questo bel posto tranquillo e vedere il mare oltre toccarlo col le dita per la prima volta. Dobbiamo approfittare della calma. Su al nord si stanno scannando in guerre infinite. Io non.... ah! Lasciamo perdere. > < Alla prima domanda mi piace stare qui, e per la seconda, so per certo che tu ti trattieni lontano dai nostri territori, per non scontrarti in guerra con il Re mio padre. Vero? > gli domandò decisa, capendo i suoi pensieri cupi. < Già, non volevo che tu possa pensare che mi vendico nell'ammazzare tuo padre il cattivo del momento. Non tengo rancore e lascio agli altri 84 risolvere le tante questioni. Io ho lottato per la nostra felicità e ho vinto. Altro al momento non voglio pensarci. Mi comprendi amore? > mentre lei annuiva e gli chiedeva un bacio per ricompensa alla felicità che stavano godendo in quel bel posto. Poi lei provò a chiedere al ragazzo: < Valerio vieni giù al mare con noi a fare due passi? > < Certamente! Dicono che è salato e brucia negli occhi se si bagnano al contatto. Dovrò imparare a nuotare. Dev'essere bello saper nuotare? > < Dato che ci fermeremo un po' di tempo avrai il tempo necessario per imparare. Io ho imparato su in un lago gelato in alta montagna. E' fantastico! Vedrai come ti piacerà nuotare... Andiamo! > Tristano e Alice aggirarono la piccola insenatura e dall'altra parte a guardare il castello dalle pietre rosate, era stupendo il panorama e il vento che inclinava gli alberi. Poi si prese la sua donna tra le braccia e la bacio con affetto, bisbigliando parole d'amore: < Quanto ti amo e ti desidero amore! > stringendo contro il proprio petto. < Sapessi quanto te ne voglio amore mio! > rispose lei felice. Valerio stava curiosando ogni angolo del maniero oltre raccogliere delle conchiglie accanto al mare e alla fine si svestì e provò ad immergersi nudo nel mare col l'acqua fino alla cintola, gridando per la goduria e il piacere di quella scoperta. Poi il cielo si rabbuiò velocemente e dovettero rientrare prima di un bel acquazzone investì tutta la zona costiera. 85 Guardando poi dalle grande finestre, il nubifragio che si abbatteva e il mare di colpo incominciò a ribollire con onde alte che s'infrangevano contro la base del castello e loro affascinati ad osservare quel diluvio d'acqua fuori, mentre si stringevano contro ai lampi che si scaricavano in mare da abbagliarli e spaventarli un poco. Erano tutte cose e posti nuovi da scoprire. Certamente al nord i temporali erano anche da quelle parti violenti quando si scatenavano ed era abitudine non fermarsi sotto gli alberi di alto fusto, i fulmini le potevano aggredire e il malcapitato sotto finiva folgorato di colpo. I giorni scorrevano via velocemente a divertirsi e ad imparare a nuotare tutte e tre assieme, in quel mare azzurro che l'invogliava a restare in quel bel posto tranquillo, ancora un altro mese. Una notte Tristano si alzò dal letto per qualcosa che lo turbava, guardò la sua spose che dormiva rilassata, poi si porto del balcone a guardare il mare di sotto abbastanza tranquillo, con il suo sciabordare che s'infrangeva contro la struttura solida del maniero. Poi notò sul mare aperto una nave che navigava a vele spiegate ed era diretta altrove dal come la prua era girata. Dopo una buon momento era scomparsa dalla sua vista e fu in quel momento che sentì chiaramente le risatine sommesse delle sue buone amiche, arrivate ad interrogarlo: < Vi trovate bene in questo bel posto Tristano? Non avete un po' di nostalgia della vostra foresta... Sappiamo che resterete ancora a sistemare piccole faccende per il buon padre priore che gli occorreva una mano amica. Vero? > < Sì, avete ragione amiche mie! Ho fatto una promessa e farò un controllo a questa tenuta che il figlio trasandato lo lascia andare in disgrazia. Ed è un vero peccato. Su al nord spera vada tutto bene? Al momento qui è veramente piacevole e rilassante riposare, amiche! E voi quale novità mi portate dalla nostra foresta di Jura? > domandò, un po' vergognoso di non far ritorno subito a casa. Ma fu subito tranquillizzato, capendo il suo pensiero nel rispondere le buone amiche streghe: < Va tutto bene a casa. Porteremo le tue notizie a nonna Viola che in apprensione, oltre i vostri genitori che chiedono alla nonna se ha avuto nuove da voi. Noi gli abbiamo riferito di ogni vostro progresso, la sconfitta di quel verme di Grisly e il coronamento del vostro matrimonio. Oltre ad avere raccolto un valido discepolo al vostro fianco, che presto comprenderai il tuo bel gesto più che lodevole Tristano. Questa vostra visita qui al mare a riprendervi è ben meritata e presto avrete nuove notizie... Ti salutiamo 86 nostro cavaliere padrone della foresta di Jura. Ci risentiamo! > sparendo le voci lontane e smorzate dal rumore del mare sotto casa. Mentre Tristano ringraziava per le ultime notizie più che oneste: < Grazie e buon viaggio! > < Con chi stai parlando amore! > chiese Alice alle sue spalle. < Stavo ringraziando il cielo e i gabbiani che volano liberi in alto. Dai ritorniamo a letto ho un grande desiderio di te amore. > < Sapessi quanto ti desidero amore, stretta tra le tue braccia forti, mi sento in paradiso. Poi la tua barba mi solletica la pelle, ma ti desidero tanto, mio bel cavaliere Tristano! > poi un bacio e gli tappò la bocca. Era ormai l'alba, quando dei rumori li svegliarono e dopo un momento il balivo accorreva a chiamarli: < Messer Tristano! Stiamo per subire un attacco! Hanno tentato di sfondare il portale, ma i nostri militari stanno resistendo bene. Presto accorrete e vediamo cosa si può fare con un ridotto numero di soldati a disposizione. Io li ho sistemati un po' nei punti più vulnerabili. Ma temo che non resisteranno molto?! > si spiegò con affanno. Mentre il balivo si metteva addossi l'armatura per poi poter combattere al caso. Tristano si era velocemente rivestito e aveva già in mano la sua spada viscontea e pronto per maneggiarla, mentre rassicurando Alice. < Fai attenzione Tristano! Non voglio diventare vedova così presto.> < Tranquilla amore! Vedremo di sbrigarci in fretta... Valerio abbi cura... Salite sulla torre e sbarrate la porta! > Valerio si era procurato un fendette ed era corso al suo fianco. Ma Tristano 87 gli ordino di badare e proteggere la principessa ch'era la persona che al momento che gli era più cara. < Vi prego! State al riparo moglie mia! > Poi una affrettata corsa ed era già arrivato dove il nemico era più agguerrito e pronto ad espugnare il castello, nel punto più debole. Tritano ordinò ai sei militari che tenevano con forza in quel punto e di stare pronti ai lati in attesa che il debole ariete sfondi l'entrata e a permettere l'invasore di entrare nel castello e conquistarlo. Ma appena la porta fu sfondata e lo squarciò si aprì, un branco di una dozzina di scalmanati tentò di varcare. Ma ebbero la peggio. Tristano sembrava un indemoniato e la sua spada roteava a far cadere teste e braccia da tanta violenza e velocità da sbaragliare il nemico che entrava e veniva ammucchiato sul selciato a terra sopra ad altri corpi inermi e trapassati. Da far capire all'esterno che era impossibile insistere, si aumentavano soltanto i morti ammucchiata gli uni sugli altri. Da dover fare una meschina ritirata. All'interno avevano catturato quattro degli armigeri infiltrati dentro e subito Tristano l'interrogò deciso: < Chi è che vi manda, villanzoni! Parlate o perderete la testa.? > domandò puntando la spada contro ai soldati e infine un militare più infervorato gli domandò a sfida: < Ma voi chi siete e spadroneggiata in questo castello che presto passerà di mano al podestà di Nizza? Sarà meglio che deponiate le armi e avrete la vita salva... > < Questo sbruffone sa discorrere bene, ma mi sembra che è lui che al momento sta per perdere la testa! Se proprio vuole sapere chi sono e da 88 dove vengo: Solo il cavaliere Tristano Maconkers padrone della foresta di Jura. E voi messere perderete la testa tra poco, oltre poi, andrò a trovare il tuo padrone il podestà di Nizza e vedrò cadere la sua testa ai miei piedi. Vi è chiaro la mia posizione in questo maniero messer furbastro? > mentre alzava la spada ancora intrisa di sangue e prontamente quell'armigero provò a dire sorpreso: < Siete voi quello che ha soverchiato le sorti della guerra su al nord? Voi, il cavaliere oscuro che giunge dalla foresta stregata di jura? Ecco perché era inespugnabile questo portone... Capisco che non sarà possibile chiedere pietà a dei servitori che obbediscono a degli ordini. Ma nessuno ci aveva informato con chi dovevamo scontrarci? > < Ora lo sapete messere! Eh', vi do una possibilità a rimediare alla vostra intrusione qui nel castello di Mandelleu. Vi lascio liberi di tornare dal vostro padrone e riferire che entro una settimana, voi dovrete ritornare con un editto ben scritto che lascerete stare per sempre questo castello. > < Certamente messer Tristano. Sara fatto! > < Ma non corra troppo cavaliere. Non ho ancora finito di tettare la mia richiesta al vostro padrone e podestà di Nizza. Oltre il plico per bene specificato, con la somma per i danni arrecati di ben duemila corone. Altrimenti verrà io a Nizza a prendervi tutti e non basteranno duemila corone per i danni che provocherò al cospetto del podestà. Chiaro! Ora andaste e avere una settimana di tempo. Poi sarà la fine del mondo! Lasciateli andare tutti e raccoglietevi questi morti e seppellitevi nel chiedere perdono a Dio per le loro anime. Andate! > Il balivo era a sua volta esterrefatto dal come aveva gestito la faccenda. E poi quella grossa ricompensa che sarà poi difficile che arrivi. Ma al momento aveva fatto effetto sui militari superstiti quella mossa di superiorità esposta da Tristano. Mentre quelli trafficavano a portarsi via quei poveri resti dei compagni caduti in battaglia. Alla fine Tristano provò a dire al balivo che faceva ancora difficoltà a capire: < Messer balivo, tante volta la suggestione viene prima a cambiare le carte in tavola. E visto che il podestà di Nizza è senz'altro uno dei tanto strozzini del barone Hates figlio. Vorrà dire che con gli interessi che si è già da tempo preso in anticipo li ritornerà. Perciò il danaro ci aiuteranno a migliorare questo maniero nei giorni avvenire. Giusto Messere? > < Voi messere avete ragione. Ma non credo che pagheranno? > < Vorrà dire che mi presenterò dal podestà a riscuotere di persona, ma al doppio se non hanno ben compreso gli accordi fatti? > < Allora è vera la storia che si mormora di villaggio in villaggio 89 oltre le città. Che voi siete quello che ha sconfitto il mago dei maghi e avete cambiato la storia della guerra... E' veramente vero allora? > < Messer balivo non badi troppo alle credenze, ma ciò che producano dopo. Quello è l'effetto finale che destabilizza ogni cognizione del tempo reale. Tranquillo Ferdinando, staremo a vedere e poi decideremo. > mentre giungevano Alice a Valerio a comprendere come mai la battaglia era finita all'improvviso e appena avuta una prima notizia dell'armistizio, Valerio rispose ad Alice: < Vede che avevo ragione. Appena sanno chi è Tristano, fuggono a gambe elevate. Basta la parola! > sbottò sorridendo. < Hai ragione! Accetto anche io la sconfitta Valerio! > < E' in giovane sveglio e intuisce sempre come si potrà svolgere la situazione. Bravo! > si complimentò Tristano. Era trascorsa una settimana senza nessuna notizia da Nizza, mentre i carpentieri stavano ricostruendo il portone ancora più massiccio. Il corriere inviato a Marsiglia dove il barone figlio si era rifugiato. Cosi raccontava il messaggero al ritorno e spiegava. che il baronetto era sfuggire ai creditori e aveva fatto sapere su pergamena che lasciava il castello al balivo che disponga a suo piacere fin che campi. Quella era la risposta che il balivo deluso commentava con Tristano che gli rispondeva: < Lei saprà governare bene questo manieri messer balivo. Abbia fiducie e il danaro arriverà per sostenere le spese in futuro e al mio ritorno all'abbazia informerò il padre priore che qui a un valido amministratore per gli anni avvenire. > < Veramente messer Tristano dirà così al barone? > < Tranquillo! So per certo che saprà far buon uso del danaro e migliorare le vita dei servitori qui al castello che saranno riconoscenti ad un capo oneste non un padrone che secchia il sangue dei servitori.. > < Parole sante marito mio! Come principessa non dovrei dire certe cose. Ma avendo vissuto a contatto con la servitù al castello di Zemek ho compreso lo sgobbare e faticare per un po di cibo e un tetto sopra al capo, Ma non è la ricompensa giusta che si meriterebbero avere che sgobba notte e giorni per i nobili impomatati e pretenziosi. Basta ho detto la mia idea, che non verrà mai presa in considerazione... Accidentaccio! > < Guarda un po' la mia cara mogliettina come frigge! > < Vostra grazia madonna Alice, lei è straordinaria a vedere il mondo come lo vorremmo tutti. Un pochettino migliore. Grazie! > < Quando sarò più grande mi dovrò trovare una moglie cosi! > espose Valerio da far sorridere i presenti. 90 Capitolo Sedicesimo Poi al sedicesimo giorno un messaggero stava arrivando al castello. Era il comandante sconfitto e aveva mantenuto la parola e preso la richiesta di Tristano come un dovere e far da corriere nel presentarsi: < Perdonate il ritardo messer Tristano! Ma il podestà era un po' restio. Ma poi le voci giunta dal nord del paese e la morte in battaglia del Re Datos hanno sconvolto ogni stratagemma di ogni contado e poi la vostra fama sta dilagando velocemente da ogni parte e pertanto il podestà a testa bassa, mi manda a consegnarvi i duecento ducati e chiede venia per la sua sfrontatezza a voler ciò che gli sembrava già suo di appartenenza. Ecco ciò che avevamo accordato. > facendo posare il forziere dai suoi uomini e ad aprirla nel mostrare i ducati in oro a ricompensa senza nessuna pretesa sul castello. Mentre Tristano e il balivo ringraziavano, capendo che con astuzia si evitava un sacco di morti e battaglie inutili: < Grazie messere! Per la vostra stima e parola data da cavalier. Potete ritirarvi. E spero in futuri in incontri migliori. Fermatevi con i vostri uomini a desinare tra amici. Il passato e passato e al momento bisogna guardare al futuro. > < Grazie messer Tristano! Accettiamo l'invito.> Verso sera appena i militari del podestà di Nizza lasciarono il castello il balivo provò a dire stupito: < Non immaginavo minimamente messere che arrivi questa provvidenza inimmaginabile. Voi avete cambiato la sorte! > < Messer balivo bisogna sempre aver fede e poi tutto si sistema. E' stata una giornata proficua ed è meglio dormirci sopra. Domani sarà un altro bel giorno. Buona notte Ferdinando! > < Buona notte a lei Tristano che il Signore le renda grazia! > Tristano si portò nella sua stanza e trovo Alice che confabulava con Valerio e appena entrato le comunicò decisa, con un sorriso che straripava da ogni poro della sua delicata epidermide: < Tristano presto diventerai padre! Da giorni al mattino ho delle nausee e la buona cuoca Clara mi ha spiegato convinta che sono in cinta di un tuo figlio e tra otto mesi avverrà il lieto evento. Sono felice di diventare madre... Sebbene queste nausee al mattino mi infastidiscono. Ma mi viene però fame... > si spiegò confusa e 91 contenta e prontamente Tristano che alla notizia non stava più nella pelle dalla gioia e subito si preoccupò nel dire: < E la più bella notizia che potevo ricevere, amore! Mi raccomando riguardati e non fare sforzi. Dobbiamo al più presto far rientro a casa nostra tesoro mio! > < Pensi sia il caso ritornare dalle nostre parti? Qui il posto è bello e senz'altro potremo ritornare per le vacanze. > provò a dire sorridendo. E Valerio alla notizia era entusiasta per l'amica principessa: < Ve lo meritate un figlio entrambi, che avete donato il vostro coraggio e amore ad aiutare il prossimo. E' un onore per me sentirmi un parente ben voluto. Auguri miei fratelli! > poi deciso cambio discorso nel chiedere a Tristano: per cortesia Tristano mi potresti ungere la spalla con questo vecchio unguente? Mi sono graffiato su dei coralli, mentre sto imparando a nuotare sott'acqua e sono incappato un una bella gorgonia rossa e mi sono ferito. > < Da togliti la maglia e vediamo. > mentre una serva aveva bussato per portare dell'acqua chiesta da Alice. Prontamente Tristano mentre guardava la spalla di Valerio notò qualcosa che non quadrava e deciso comandò alla serva di andare a chiamare il balivo ch'era una persona istruita. E dopo un momento sentirono bussare e il balivo si presentò, nel chiedere cos'era successo a quell'ora di notte: < Come posso esservi utile messere Tristano, data l'ora tarda? > < Messer balivo guardate un po' qui la spalle del nostro giovane e provetto pescatore di coralli, cosa ne dite di questo marchio impresso sulla pelle? < E prontamente Valerio che fino ad un momento prima non capiva, sbottò a dire sorridendo: < Parlate di quel segno che ho dietro? La mia madre adottiva mi aveva detto che senz'altro si era fatta nella mia caduta nel burrone appena nato e c'è rimasta l'ammaccatura...> < Questo segno non è una vecchia ferita, ma è il segno inconfondibile dei principi di Calles di Hautecour. Solo loro hanno dalla nascita questo, diciamo marchio. Tu sei il figlio del principe Guido Calles trucidato da Re Datos e poi si è presa la moglie come concubina e senz'altro era in cinta e appena nato si sono sbarazzati del fardelli di troppo. Sono cose che ho saputo da vari corrieri calati giù dal nord e i racconti si aggrovigliano. Ma poi alla fine viene sempre fuori la verità. > si spiegò serio. < Impossibile sono un avanzo da strada e loro mi hanno rimessi in riga... > indicando Tristano e Alice attenti. < Anzi, aspettate il segno è eguale allo straccio che mi avvolgeva quando mi hanno buttati. Ecco prendo la mia sacca e...> correndo nella propria camera a prendere la sua vecchia sacca e tirò fuori lo straccio ormai annerite sporco da tempo e lo 92 mostrò. Il balivo provo a volgere in vecchio indumento da neonati e sorrise nel dire: < Se un principe messer Valerio e nessuno può smentire. E hai diritto ad avere ciò che ti è stato tolto. Peccato che la nuova consorte tua madre è perita nella disfatta assieme al Re Datos e il figlio che hanno avuto dalla loro unione e morto di polmonite, per colpa del Re suo padre, che voleva che diventi un uomo e la lasciato tutta notte sulla torre all'addiaccio per farsi le ossa. Peccato! > < Allora sarei, sono un principe di sangue reale? Accidenti! > Mentre Alice provava a dire: < Sono felice ed orgogliosa Valerio. Mi dispiace che per colpa di mio padre molta gente a sofferto ed è morta per nulla. Mi dispiace! > mentre si stringeva al proprio uomo. E il balivo provava a dire: < Vostra grazia, voi non ne avete colpa è stato il destino ingrato che ha fatto montare la testa al Re Datos, da sentirsi il padrone del mondo e tutti dovevano ubbidire. Il principe Valerio dovrà riprendere il proprio posto nel suo contado e castello di Hautecour. Gli aspetta di diritto e l'unione dei contadi dovranno aiutare il giovane principe ad insediarsi nella propria casa. Sono felice di averla conosciuta messer principe Valerio e questa dimora quando vorrà passare un po' di giorni sarò ben lieto di ospitarla. Chiedo venia. Buon riposo a tutti voi! > si ritirò dopo un saluto. < Grazie messer balivo per l'informazione al lume di candela.> < Vorrà dire che faremo gli ultimi bagni dalla stagione e presto rientreremo ai nostri rispettivi castelli. Sperando in un futuro migliore avendo un caro fratello principe che saprà governare con giudizio e saggezza il proprio contado. Sono proprio contento Valerio! > si congratulò Tristano abbracciandolo. Mentre il giovane Valerio commentava ancora confuso: < Non so se sarà una buona cosa dover comandare. Mi sa che preferivo prima a giocare con i miei cari fratelli di cuore. Eh', pazienza. Buona notte vostre grazie! > ridendo mentre usciva dalla stanza. < Buona notte fratello, nonché principe Valerio! > risposero assieme Alice e Tristano ridendo felici. 93 Capitolo Diciottesimo Senza immaginarselo erano trascorsi altri due mesi, dopo il vie vai di nobili e regnanti a venire a congratularsi con il nuovo principe ereditario e come prossimo regnante del contado e alla fine un comitato del popolo di Hauntecour era arrivato fin laggiù per consultarsi e all'occorrenza portarsi il proprio principe al castello. Dove i vari contadi attorno a malincuore stavano restituendo ciò che nella guerra avevano sottratto per volere del Re Datos. Perciò per il bene della comunità in espansione tutti dovevano accettare. Erano arrivati attorno all'anno del signore nel 1237. Tristano consigliò al giovane Valerio di seguire il vecchio balivo al servizio di suo padre il povero principe Guido Calles deceduto. In balivo Cordè Nadaches era venuto a portare la veste di suo padre alla vestizione da principe reggente e far ritorno al proprio castello che il popolo lo attendeva come un riparatore, dopo che avevano saputo le disavventure del giovane principe appena nato buttato alle ortiche e ormai prossimo ai sedicenne e amico del cavaliere padrone della foresta di Jura, oltre che salvatore dei più deboli. Diventava un onore come reggente. 94 Il principe Valerio si stava comportando da vero cavaliere e aveva accettava la vestizione, per volontà del suo popolo nel tentare di servirlo con dedizione nel proprio dovere da sovrano reggente a solo sedici anni. E alla fine di tutti quei giorni di confusione eccitata, purtroppo dopo abbracci e baci il giovane principe era arrivato il momento di lasciare il castello dalle pietre rosa, per far ritorno alla propria casa e per la prima volta come sovrano legittimato dal suo popolo che lo reclamava a viva voce nel prendersi cura del loro giovane sovrano. Con la promessa che alla nascita del figlio di Alice e Tristano si sarebbero riunita nella vasta foresta di Jura a festeggiare tutti assieme. Alice si trovò a piangere commossa per la partenza e una momentanea lontananza del caro fratello ch'era ormai diventato uno di famiglia e non l'avrebbe mai dimenticato. Con l'accordo che al loro rientro al nord, si sarebbero fermati a far visitare il giovane principe Valerio, nel suo castello di Hautecour ai confini con la foresta di Jura. Erano tutti fuori dinanzi all'entrata del castello a salutare il giovane principe sul suo cavalli in una forma smagliante e austera, accompagnato dal balivo e un capitano fedele al padre, mentre si avviavano verso casa. Salutando i villici del borgo, a ricordarlo come il giovane che trascorreva le giornate al mare ad imparare a nuotare e ci era riusciti con l'aiuto dei pescatori del posto che l'avevano preso in simpatia per la gioiosità esposta. Gridandogli dietro festosi: < Vive el garcòn prodigue! > 95 Purtroppo Tristano aveva ancora degli obblighi da svolgere prima di rientrare a casa al nord della Francia, nel discutere con la moglie se doveva acquistare una carrozza per alleviare al meglio il lungo viaggio di rientro. Ma Alice al momento non era d'accordo. Poi in verità quel posto e il mare la di fronte l'invogliava a restare ancora almeno una buona parte dell'estate, e poi avrebbe deciso. Tristano non cercava di convincerla e comandare come un dittatore, lui voleva essere diverso dagli altri, voleva che accetti la vita come le veniva proposta senza complicarla con imposizioni. Perciò andavano al mare ogni momento libero e a godersi la piacevole villeggiatura più che potevano fare al momento. In verità erano troppo innamorati per scontrarsi e lasciare che le cose prendano il percorso libero. Facendo ridere Alice nel vede Tristano portarsi la spada in spiaggia e conficcarla nella sabbia, nel ridire: < Sai una cosa marito mio. Sarei gelosa se non fosse una spada che te la porti ovunque.? > < Amore mio! Fidarsi è bene, ma è meglio prevenire di questi tempi. > Mentre le settimana e mesi scorrevano abbastanza velocemente senza accorgersene che il ventre di Alice aumentava di volume e anche l'appetito. Con un grande appetito addosso e il colorito roseo di una buona salute. 96 Poi subentrò le voglie in attesa di diventare mamma e nel sentire il bisogno dei propri famigliari lontani, perciò alla fine decisero che di mare erano in po stufi, pertanto provarono a fare piccole escursioni attorno e vedere come reagiva la futura madre a sopportare il trottare del proprio destriero. Capendo in fine che le iarda erano tante da fare ed era meglio aspettare il nascituro e in primavera veramente partire in tre come all'arrivo. Sembrava tutto predisposto dalla provvdenza. L'inverno arrivò mite e piacevole in quel posto di pace e tranquillità. Pochi messaggeri avevano portato buone notizie da varie parti dei vari contadi. Soltanto al momento erano tutti in apprensione in attesa del nascituro che in un primo giorno di neve che cadeva abbondante e silenziosa a coprire di un manto bianco il castello rosato. Era mattino presto e un bel vagito desto tutti nel castello per l'evento tanto atteso e finalmente capitato puntuale. Alice aveva partorito un bel maschio dai capelli neri e gli occhi azzurri della madre, ch'era abbastanza distrutta per lo sforzo che si era impegnata a portare a termine, ma ne gioiva nel vedere il padre ch'era talmente orgoglioso di quel primo figlio maschio che se lo teneva in mano con delicatezza per paura di fargli male, quella splendida creatura finalmente arrivata a farli felici entrambi. 97 Tristano non avrebbe smesso di cullarlo tra le mani, ma sembrava avesse fame il piccolo fardello e si avvicino al letto della moglie e depose il piccolo loro amore, che si era messo a urlare, senz'altro per la fame e subito Alice se lo appoggiò con amore al seno e di colpo tacque, nel succhiare forte il latte della madre con un buon appetito in corpo. Lei sorrise al marito che si era seduto accanto e le prendeva la mano a infonderle fiducia e tanto amore per quella loro creatura nata, sana e bella. Mentre Tristano le sussurrava: < Ti amo da morire mia dolce Alice!... Sai che fuori sta nevicando anche qui al mare. Il paesaggio è cambiato di un grigio cupo, quasi come dalle nostre parti, ma è meno abbondante ma piacevole il guardare stanno in casa al caldo. Devi rimetterti in forza amore e presto arriverà il sole a riscaldare i nostri corpi.> E di rimando lei rispose: < Ecco capita sempre al momento sbagliato a nevicare. Volevo riempirti di palle di neve. Ma sarà per la prossima nevicata. Ti voglio bene marito mio! > mentre lui si avvicinava e la baciava con amore. < Grazie amore, mi hai dato un amore di figlio. Un bel maschio vispo da come scalpita per la fame! > sorridendo felice. Mentre bussavano alla porta e Tristano ordinò di entrare, era la cuoca che chiedeva. < Vostra grazia le occorre qualcosa? > < Al momento non mi serve nulla donna Clara! Ma non aver riguardo vieni pure a trovarmi mi fa piacere. > rispose Alice sorridendo. Poi mentre se ne stava andando Tristano la fermò, nel dire sottovoce: < Grazie per l'aiuto, da solo non ce l'avrei fatta e mi raccomando stasera vi voglio tutti nel grande salone guardie comprese, per festeggiare il lieto evento e se mia moglie si sentirà meglio parteciperà volentieri. Grazie ancora! > < Messer Tristano, se mando su quattro uomini robusti, potranno portare il letto che non è grande e passa attraverso le porte in salone almeno un momentino per un brindare è di buon auspicio tutti assieme. In questo manieri è il primo vagito che si sente e il suo grido di gioia corre per tutte le stanze a far rivivere questo maniero avvizzito. Auguri messere Tristano! Avrà un degno erede!... Vado ha cercare la manovalanza. > rispose contenta di quei padroni così disponibili e cortese. Poi Alice chiamo vicino il marito e gli chiese con un sorriso: < Cosa ne diresti di chiamarlo Antoine? A me piace... > espose gioiosa, si stava riprendendo e la fatica del parto appena avuto e si stava già piano piano scordando. “E' una giovane madre di temperamento forte.” Considerò Tristano sorridendo. Mentre si prendeva tra le mani suo figlio, che aveva smesso di mangiare e doveva fare il ruttini di digestione, coccolandolo. 98 Infine Tristano senza tentennare approvò deciso, appoggiando il figlio accanto alla madre nel rispondere: < Va benissimo e mi piace! Poi è mia moglie che la partorito e pertanto a la precedenza nell'impostargli il nome appropriato. Antoine va benissimo! Sai amore, ho inviato dei messaggi con dei piccioni viaggiatori, che il nostro bravo balivo Ferdinando, sta allevando. Devi sapere che sta sistemando una piacevole colombaia in una bella gabbia nell'ala nord del terrazzo. E così lui ne ha approfittato di tutti i nobili e principi accorsi per conoscere il principe Valerio e si fatto spedire e ha recuperato un sacco di piccioni viaggiatori da ogni parte delle varie regioni e adesso abbiamo inviato messaggi ovunque ad avvisare il nostro lieto evento. Questo è il progresso amore! Si certo ho compreso cio che pensi amore. Ed è per questo che ho pregato padre priore di inviare un messaggio alla regina tua madre a Zemek per avvisarla che è diventata nonna di un bel nipotino. Non potevo dimenticarla lei ci ha aiutato a fuggire. Poi devi sapere che nel messaggio in risposta di padre priore, spiega che tua madre la regina, dopo la morte del Re tuo padre, ha fatto incarcerare gli aguzzini che la custodivano da tempo e sembra che il nuovo balivo gli vada a genio. Sono contento per lei che sebbene avanti con gli anni si prenda un po di respiro.> si spiegò tranquillo e Alice provò a chiedere: < Grazie di tutto! Hai avvisato nonna Viola e anche i tuoi genitori che aspetto con impazienza di conoscerli? > espose Alice. Mentre il figlio Antoine si era svegliato e incominciava a ciucciare al seno. < Deve avere una fame da lupo dal modo che succhia. E' un amore di figlio che assieme abbiamo fatto! > mormorò felice. < Tranquilla amore. Le mie buone amiche hanno sempre tenuti tutti al corrente sulla nostra burrascosa unione arrivata a buon fine! > < Quand'è che me li farai conoscere? Sono un po' curiosa Tristano. > < Su questa richiesta non posso entrarci. Arrivano quando ne sentono il bisogno per aiutarci. Ecco tutto qui! Forse un giorno nella foresta di Jura l'incontreremo. Tranquilla amore! > poi sentirono bussare alla porta ed erano gli uomini che la cuoca Clara li mandava ad sollevare il letto con la padrona sopra da trasportarla per un paio d'ore in salone per i festeggiamenti. Alice si trovo a ridere per la trovata e ne gioiva tenendosi stretto il piccolo rampollo che stava mangiando alla grande, in un certo senso si sentiva una ragazzina che giocava ancora con le bambole di pezza. Poi nell'entrare nel grande salone e trovò tutta la servitù compresa le guardie e Alice si trovo con le lacrime agli occhi per la contentezza e tutti ad augurarle una lunga vita. Il balivo si avvicino al letto con delle rose, 99 dicendo: < Sono poche le rose rimaste nel nostro giardino, ma sono offerte con il cuore di tutti noi principessa, per lei e suo figlio che cresca bene e segua il percorso del padre. Auguri! Da tutti noi del castello di Mandelleeu. > con uno scroscio di auguri di felicità unanime. < Grazie a tutti di cuore! E ora brindate alla mia salute... > e prontamente Tristano porgeva un calice con del vino bianco: < Hai voglia di bere un piccolo sorso amore! > < Va bene così al momento! Ho bevuto del brodo caldo prima e ne ho a sufficienza. Magari domani, appena mi rimetterò meglio. Adesso sono in po' affaticata, e voglio riposare. Per favore riportatemi in stanza, grazie! Grazie a tutti per l'affetto che mi dimostrate amici! > Prontamente gli uomini la presero con cura e via nella stanza a riposare lasciando una giovane ragazza a farle compagnia. Tristano l'accompagnò e poi torno a brindare con il personale del castello, che tutti erano meravigliati di quel comportamento fuori dalla norma da parte del padrone così aperti con il personale che lavorava al castello. Più tardi torno in camera dalla moglie e la trovò che dormiva tranquilla, il figlio Antoine l'aveva tra le braccia la giovane fanciulla con amorevole cura la teneva al caldo nella coperta. Era un po' suggestionata da quel bel padrone troppo educato. Nel dire confusa: < Messere posso restare, ho disturbò! > mentre Tristano gli veniva da sorridere. Capendo l'imbarazzo e alla fine rispose: < Rimani pure io sarò nell'altra stanza se avete bisogno damigella. > mettendogli un piccolo divanetto vicino nel dire: < Qui seduta starai meglio, nel tenere mio figlio in braccio. Grazie! > ed usci andando a riposare nella stanza accanto. Era notte fonda quando un bisbigliare lo destò, da farlo sorridere, capendo che erano le care amiche streghe che venivano a trovarlo, nel chiedere contento: < Ben arrivate amiche care! Avete già visto mio figlio? Approfitto per ringraziarvi di tutto quello che avete fatto per me e mia moglie Alice. Che mi ha reso felice nel darmi un meraviglioso figlio. Grazie per l'aiuto! > mentre le diverse voci si confabulavano e alla fine rispondevano, con annessi risolini di felicità e gioia. Ormai Tristano le conosceva e dalle loro risate capiva il loro umore. Mentre loro rispondevano: < Noi non abbiamo fatto nulla. Ti abbiamo solo indicato la via giusta da seguire e tu sei stato corretto e hai seguito ciò che il tuo cuore ti indicava. Siamo tanto felici che hai avuto un bel figlio e presto sappiamo che tornerai da noi e così potremo giocare con tuo figlio come abbiamo sempre fatto con te Tristano. Continua su questa strada è vedrai che la 100 provvidenza ti aiuterà a superare piccole avversità, ormai appianate dalla tua imposizione senza la forza. Bravo e complimenti per il bel dono che Alice di ha donato. Abbine cura figliolo anche da parte nostra! Ci vedremo su nella nostra foresta. Cavaliere Tristano padrone della foresta Jura. Ancora auguri! > e le risatine si allontanavano sparendo nella tormenta di neve che cadeva fuori dal castello copiosa e abbondante. Al mattino presto Tristano era ritornato nella camera della moglie e trovò la giovane balia che cullava suo figlio, nel dire sotto voce: < Buon dì, messer Tristano! La signoria vostra moglie si è svegliata e poi a ripreso a dormire, ma appena dopo si è messa a parlava nel sonno. Ma sembrava che discorresse con qualcuno dalle parole gioiose che pronunciava. Poi si riaddormentò tranquilla e mi sembra che stia bene. Vostro figlio dorme tranquilli anche lui dopo l'ultimo pasto all'ora mattutina. Messere!.. > Tristano sorrise, le amiche della foresta avevano parlato con Alice. Rispondendo poi alla giovane: < Grazie per il servizio notturno damigella. Ti farò mandare qualcun'altra a darti il cambio. > la rassicurò. Poi discese da basso e trovò il balivo che dava ordini a degli uomini, che vadano fuori a spalare un po' la neve che si stava ammassando alta davanti l'ingresso. Nel spiegarsi al giovane: < Non durerà molto la neve da queste parti dal clima mite. Ma al momento e meglio evitare di sdrucciolare. > < Va benissimo amico Ferdinando, ci servite troppo bene! > Di quel passo tra sole e neve, erano arrivati a Natale dove i buoni cristiani lo festeggiavano, ma era diventata una ricorrenza festiva un po' per tutti. Il balivo come conduttore aveva creato nel castello una sorta di festa natalizia, facendo mettere torce e ceri accesi ovunque oltre invitare e servitori e soldati a festeggiare con dolci casarecci, che sembrava cosa strana, che la servitù partecipi apertamente a feste. C'era un piccolo fanciullo fratello della damigella della principessa che si permise di chiedere al balivo: < Grazie messer padrone per i dolci! > < Vieni qui! Come ti chiami ragazzo? > < Sono Luigino e lucido le armature ogni settimana messere! Spero non si arrabbi se questa settimana l'ho saltata non stavo bene, ma domani li luciderò tutte. Messere! > rispose guardandolo in viso. < Luigino, da domani verrai nella stanza delle guardie e ti insegnerò a scrivere e leggere. Ho bisogno di un aiutante. Ora vai con gli altri a mangiare. Ricorda, dopo l'ora sesta ti aspetto... > < Non mancherò messere balivo! > rispose gioioso Luigino. 101 Piano piano, piccole cose miglioravano, specialmente in quel castello dove i governanti avevano un cuore un po' più umano di altri sempre pronti a comandare da padroni ingrati, oltre fare piccole guerre tra contadi. E finalmente arrivarono a superare l'inverno alla meglio e con la primavera ormai alle porte con i primi germogli su gli alberi nel giardino. Antoine incominciava a balbettare qualcosa nei suoi primo mesi di vita e scorrazzare per la stanza e corridoi a carponi con un sorriso pacioccone sempre in viso, da far gioire tutti nel vederlo sempre allegro a giocare con tutti quelli che l'incontravano. Custodito con amore dalla damigella. Perciò, molto presto avrebbero lasciato il bel castello per far ritorno nella propria terra nativa. Era ciò che stavano discorrendo tra marito e moglie, sul da farsi e in che modo fare il viaggio di ritorno, con quasi mille iarda da percorrere e non era cosa da poco. Poi c'erano sempre il pericolo di sgradevoli incontri. Era il pensiero di Tristano a salvaguardare la sia famiglia e non voleva portarsi dietro una armata, sapendo che in pochi si poteva sbrigare al meglio. Poi la spada viscontea era al suo fianco, capendo che sapeva farsi valere all'occorrenza. Mentre guardavano il monte alle spalle e aveva ancora un po' di neve sulle cime da pensare che il passo era ancora ostruito dalla neve rimasta dal lungo inverno passato. 102 Capitolo Diciannovesimo Avevano poi deciso che ad aprile si sarebbero messi in viaggio. Portandosi la damigella Lucia ch'era felice di viaggiare e far da balia al piccolo Antoine e dama di compagnia alla principessa Alice, essendo divenute buone amiche in quei mesi invernali nell'allevare il primogenito. Poi nei primi giorni di aprile in un bel giorno caldo, erano finalmente pronti a incamminarsi verso casa, con un saluto caro da tutti lì, al castello usciti fuori a salutarli con affetto: < Buon viaggio! > mentre le donne alzavano il braccio del rispondere: < Arrivederci! > Dopo aver superato il passo sulla montagne costiere, ripresero una buona andatura e speravano prima di sera di arrivare al monastero di Castellane e riposare, avendo fatto le prime 70 iarda di strada polverosa. Le sorelle del monastero li accolsero ben volentieri, dato che i pochi viandanti di passaggio ch'erano ancora rari in primavera. Oltretutto appena dopo l'inverno era ben difficile che capiti qualche viandante. E poi scoprendo chi era il cavaliere così rinomato e importante, ne rimasero onorate di ospitarli nella loro casa e offri quel poco che avevano da mangiare e dormire al riparo nelle notti ancora fredde. Al mattino presto ripresero la marcia con la benedizione della madre superiora che li raccomandava di far attenzione che da più di un mese c'erano e s'aggirava da quelle parti un branco di lupi affamati dal lungo inverno capitato in quell'annata abbastanza ghiacciata. 103 Effettivamente mentre attraversavano un piccolo passo sulle montagne rocciose e disadorne di alberi, ecco apparire poco distante un gruppo di lupi che li seguivano da lontano, forse ad aspettare che si fermino per riposare e magari attaccarli, essendo una zona scarsa di selvaggina e quei cavalli facevano gola. Tristano non aveva detto nulla alle sue donne ad evitare che si preoccupino, Antoine rideva e dormiva nel cesto sistemato alle spalle della giovane ragazza a gerla, ben fissata con bretelle di pelle, oltre una sacca con del latte da bere per il piccolo principino che aveva sempre fame. Per un buon tratto procedeva tutto abbastanza bene e quei lupo a una ventina di iarda dietro che li seguivano silenziosi. Poi arrivarono dove un tempo c'era un ponte di pietra, ma certamente con una recente alluvione o terremoto era caduto ed era difficile passare oltre il profondo canalone tra le due parti e Tristano aveva supposto l'attesa dei lupi. Sapendo che da quel lato non potevano scappare e pertanto alla prima sosta obbligata nel cercare un'altra via più a valle per attraversare e riprendere quell'unica strada percorribile. Senz'altro si sarebbero fermati e a quel punto i lupi a loro volta erano pronti a sfamati senza rincorrere la preda. Tristano pensò un attimo su quel divario tra le due montagne era di un paio di iarda da superare e i loro cavalli erano giovani e scattanti, perciò consigliò: < Datemi da tenere mio figlio e il bagaglio lo carico sull'altro mio cavallo e prendete la rincorsa e saltate il precipizio. Tranquille lo supererete alla grande! I nostri stalloni sanno saltare gli ostacoli, senza problemi. La giovane Lucia era un po' spaventata, ma cercava di essere all'altezza del suo compito a seguire la padrona che con slancio fece saltare il proprio cavallo dall'altro lato senza problemi di sorta e poi tocco alla damigella che si faceva forza, ma doveva riuscire e con un bel respiro fatto, spronò il cavallo e via decisa dall'altra parte. Poi Tristano aveva caricato i pochi bagagli sul suo cavallo Gaios che si comprendevano a meraviglia e lui sul cavallo da soma con Antoine in spalla ben sistemato nel cesto e ordinò al suo destriero bianco: < Vai Gaios! Dai, salta dall'altra parte amico mio! E il bel puro sangue capì il compito assegnato e con una bella rincorsa saltò dall'altro lato nitrendo a dire ch'era riuscito, poi tocco a lui ad eseguire l'ultimo salto, mentre i lupi che avevano visto sfumare via la cena si misero a correre per fermare almeno l'ultimo dei cavalli. Ma erano arrivati tardi, il cavallo con un bello slancio superò bene il precipizio da lasciare i lupi ad ululare per il pranzo sfumato via anche in quel giorno. Uno dei lupi più agguerrito e affamato, tentò di saltare dall'altra parte e 104 azzannare un puledro l'ultimo di coda, ma il bel salto non gli era riuscito, nel toccare con le zampe anteriori il bordo del ponte rotto e senza via di scampo precipitare con un lungo guaito e cadere di filata nel torrente che scorreva sul fondo. Tristano si era fermato a guardare il tentativo di saltare del lupo, ma il tratto era troppo per un lupo ed è precipitato nel vuoto. “Peccato!” immaginò, capendo che tutti lottavano per la vita... Era ormai notte fonda quando arrivarono a Digne a casa del duca DeSantis. Che li accolse a braccia larghe felide del loro ritorno da quelle parti. Oltre ad apprendere le ultime notizie dalla costa di Esterel sul Mediterraneo. Poi altra tappa fino al castello di Gap dal visconte Dhandré, che eccitato spiegava che aveva provato ad aver una rivincita a dama, ma aveva nuovamente perso, al passaggio del principe Valerio. Si era fermato a salutarlo ed era poi stato invitarlo il visconte al suo castello a festeggiare il suo insediamento: < Onorato di averlo conosciuto! > espose Dhandrè. Per ultimo fermata a Grenoble nella cittadina in festa per il matrimonio del giovane visconte il bel donnaiolo rinomato. Ma Tristano dispiaciuto riusci a districarsi e restare solo a dormire per far riposare le donne e il figlio e riprendere subito il viaggio al mattino dopo. Spiegando che avevano premura di arrivare a casa, erano da troppo tempo lontani. 105 Capitolo Ventesimo Con un ultimo strappo al tramonto, arrivarono all'abbazia di Hauterombe, ad abbracciare padre priore e salutare i frati del convento, felice del loro ritorno e nel mostrare quella meravigliosa creatura frutto del loro amore. Mentre padre priore commentava: < E' la cosa più bella che abbia contribuito ad unire in questo convento. Il risultato è sorprendente figlioli! Sapete, ho presenziato all'incoronazione del principe Valerio nella sua residenza al castello di Hautecour. E' stata una cosa commovente e quel giovane principe dall'animo buono, che sa farsi voler bene dai suoi sudditi e mi ha detto che cerca di seguire la strada indicata dal suo fratello maggiore Tristano. Quella frase è più che meritevole... Voi Tristano avete contribuito a sistemare molte cose storte nell'unione dei contadi. Il Signore ve ne renda merito! La regina Giuditta vostra madre Alice, ci siamo incontrati ed è felice di essere diventata nonna e vi fa tanti auguri! Vi vuole molto bene e ha capito che ha un genero stupendo e generoso. Vi aspetta appena potrete andare a trovarla a Zemek e mi ha detto che all'occasione farà una gran festa per riallacciare i tanti ricordi, ma solo quelli belli. > espose commosso padre priore, per tutte quelle belle novità. < Grazie padre priore per le belle nuove! Andremo molto presto da mia madre la regina. Ma prima voglio vedere la foresta e i suoi genitori, i miei suoceri e la nonna Viola che ho un sacco di cose da domandarle. Grazie padre per tutto! > abbracciandolo con affetto. < Avete ragione figliola e perdonami se non ti chiamo principessa. Ma so che non hai la vanità del casato e corone in testa. Dai andiamo a mangiare tutti assieme. I frati sono ansiosi di vedere vostro figlio. Il frutto di un amore puro e sincero. Lo posso dire forte, conoscendovi che siete due persone di buon senno. Andiamo! > Dopo aver passato una piacevole serata a raccontare le loro avventure di viaggio, attorniati dai frati i più giovani incuriositi nell'ascoltare le prodezze capitate e risolte al meglio. Poi alla fine tutti a nanna il buio li sta accogliendo ancora alzati, nell'augurare: < Buona notte a domani! > mentre si recavano nella loro stanza del giorno delle loro nozze. Tristano volle ripetere la stessa cosa di un anno prima. Oltretutto la damigella Lucia aveva con se il piccolo Antoine, e pertanto per una notte senza la madre 106 accanto com'era abituato. Poi il piccolo che sorrideva sempre a tutti, senza creare problemi a chi gli stava accanto a giocare e dagli la sua pappa abbondante. Altrimenti reclamava. Pertanto i genitori erano liberi di poter far l'amore con una certa giocosità, visto la loro giovane età e con l'ardore dentro ai loro cuori innamorati, anzi più del primo giorno da freschi sposi appena uniti in matrimonio. Ora subentrava la saggezza nel coltivare il piacere e dare il piacere ad entrambi. Nei due giorni che si fermarono al convento da permettere alla comunità francescana di dare sfogo ai fraticelli di coccolarsi un poco il piccolo Antoine, che gioiva e giocava con tutti loro, nel tirare i loro cordoni bianchi sopra la tonaca marrone scura. Passati i due giorni all'abbazia ripresero il loro lungo viaggio verso casa, con un bel saluto a tutto e un arrivederci presto, in un altro passaggio da quelle parti per ritornare giù al mare, in quel bel castello e a godere delle belle giornate e del sole caldo sulla costa mediterranea. Avevano ripreso la marcia e ad un incrocio di vie erano nei pressi del castello di Hautecour e pertanto deviarono per un primo saluto d'affetto a trovare il principe Valerio in casa sua. Lo trovarono in cortile del castello che si allenava con arco e frecce, ma al momento era impegnato con una donna nel corteggiarla, così sembrava succeda. Poi si accorse dell'arrivo di amici cari e appena li vide entrare accompagnati dal balivo Curdè, esultò 107 di gioia nel vederli ed abbracciarli festoso: < Che piacere rivedervi fratelli miei! Oh, mio Dio! Vostro figlio! Il mio nipotino, che felicità la vostra presenza. Principessa Alice siete uno schianto, se mi permettete vi presento la mia donna. E' inutile girarci attorno, mi piace e le ho chiesto se aveva piacere farmi compagnia ed ha accettato. > facendo le presentazioni: < La contessina Matilde Dailbon da Lione. > Matilde si inchinò alla principessa Alice che la fermò nel dire: < Lasciamo in disparte le riverenze e salutiamoci da buone amiche. Se Valerio l'ha scelta è di buon auspicio. Vorrà dire che appena saremo arrivati a casa nostra, faremo una bella festa e ci si incontrerà con più tranquillità. Adesso siamo proprio di corsa ed era doveroso salutare il nostro fratello caro. In verità siamo stanchi del lungo viaggio e di approfittare di amici che ci ospitano con affetto. Ma sarà per una prossima volta Valerio e ci fermeremo per davvero, reciprocamente! > espose sinceramente Alice e Tristano stava curiosando attorno, il suo istinto l'avvisava, c'era qualcosa che non andava? Ma non sapeva bene cos'era al momento. Mentre Valerio tentava di rispondere ad Alice nel dire: < Cara principessa Alice! So per certo che ciò che dici è vero e vi capisco che avete fretta di andare a casa vostra ormai qua vicino a 50 iarda di strada. Mi è bastata questa vostra entrata per rallegrare il mio cuore. Grazie! Ma almeno un rinfresco prima di montare a cavallo, prego! > L'invitò ad entrare nell'ingresso del palazzo e all'ombra a dissetarsi e poi proseguire il viaggio. Tristano si soffermò a guardare la malconcia porta a vetri del terrazzino sul cortile e nel riflesso sul vetro un po' ondulato, vedeva tra i merli del camminamento, c'era qualcuno che si nascondeva nel trovare la posizione giusta per adoperare l'arco e freccia che aveva in mano e a quel punto Tristano domandò tranquillo: < Valerio permetti che uso il tuo arco un momento? > l'aveva appoggiato sul muretto a lato: < Fai pure. Mi stavo allenando! > chiamando una serva che porti una bibita fresca. Alice diceva alla damigella di entrare con in braccio Antoine, capendo che qualcosa non quadrava, guardando Tristano troppo tranquillo, ma serio ad impostare la freccia al filo e poi di scatto mollò la prese e la freccia scoccò via veloce e appena dopo un mezzo urlo e un lamento da dietro le scale che portano su al camminamento sulle mura del castello. Un uomo usciva tenendosi la mano sulla spalla dove la freccia si era conficcata per bene. Subito veniva fermato dai soldati e Valerio e Tristano andarono a vedere cosa faceva quell'uomo che aveva buttato a terra frecce e arco, senza scappare per salvarsi da una sicura e rapida decapitazione. 108 Capendo dell'espressione di Valerio che si conoscevano, nel chiedere al giovane prigioniero: < Sei arrabbiato perché Matilde ti ha lasciato e volevi colpire me o lei, messer Catulle. Puoi rispondere adesso? > gli domandò Valerio abbastanza tranquillo. < Volevo solo spaventarla, mi dispiace! > mentre le guardie lo stavano per portare via, dal gesto del balivo e prontamente Tristano, interveniva a dire: < Aspettate! Prima togliamo questo dardo e poi parliamo un momento, messere! > mentre deciso Tristano spezzata la freccia ch'era uscita dall'altra parte e poi toglieva fuori l'asta, nel dire a dei militari portate delle bente e una bottiglia di vinaccia per disinfettare. Su presto! > e tutti si diedero da fare, nessuno si intrometteva con il padrone della foresta di Jura. Mentre riprendeva a dire: < Siete giovane messere ed è un peccato morire per amore. La contessina ha scelto altrove dove appoggiare il capo, pertanto non deve farsi dei crucci e tentare l'impossibile! > Rivolgendosi poi a Valerio nel dire: < Ricordi fratello mio, quel giovane tra i briganti era da decapitare. Ma qualcosa mi diceva che aveva imparato la lezione. Qui tu sei il principe e pertanto ciò che disponi e la cosa giusta e i tuoi sudditi impareranno dalle tue gesta qual'è la giustizia e quale il perdono, per avere poi dei sudditi fedeli e devoti a seguirti ovunque. > consigliò sorridendo. < Hai ragione fratello Tristano! Ho molte cose da imparare. > poi rivolto ai militari in attesa con il prigioniero, che una serva lo stava 109 fasciando al meglio. Valerio provò a dire con tranquillità voluta al caso, come principe del reame: < Portatelo nelle sue stanze e appena si sarà rimesso ho un compito barboso da fargli fare, visto ch'è istruito. Pertanto controllerà i tanti registri del casato. Sarà il mio scrivano molto accorto. Andate ora! > ordino e il balivo sorrise a quell'ordine. Quel giovane principe stava imparando molte cose, senza decapitare nessuno. Il giovane guardò Tristano a non capire ancora perché non lo decapitavano per il suo errore e Tristano gli consigliò: < Messer Catulle, mia nonna Viola mi ha insegnato che si deve dare sempre una seconda opportunità per farsi perdonare e penso che il principe Valerio glie la sta dando, accetti e impari dagli sbagli si migliora. Ne faccia buon pro messere Catulle! > consigliò, tutti nel castello ascoltavano quel giovane cavaliere che aveva annientato il mago dei magi, come uno schioccare delle dita. Mentre il ferito veniva accompagnato nelle stanze ed essere al momento sotto controllo. Mentre si rivolgeva ai condottieri nel dire sottomesso: < Grazie mio principe, la seguirò ovunque! > E prontamente Valerio rispondeva: < C'è sempre tempo per perdere la testa. Cerca di guarire in fretta Catulle! > consigliò sorridendo. La contessina Matilde era rimasta scossa e prontamente Alice, le chiedeva sotto voce: < Matilde è convinta e ha preso la decisione giusta? > < Si vostra grazia! Sono innamorata dl Valerio... > Tristano si era rivoltosi a Valerio nel dire: < Adesso possiamo bere ho proprio sete mio principe! > mentre entravano in casa e Valerio sotto voce rispondeva: < Grazie fratello! Mi hai insegnato un'altra cosa giusta nel saper governare al meglio senza spargimenti di sangue. Grazie! > Due ore dopo lasciavano il castello di Hautecour per riprendere la via di casa ormai poco lontano, era già pomeriggio sul tardi e il sole stava reclinando il capo ad entrare tra gli alti abeti a illuminare l'interno della grande foresta di Jura. Alice stava curiosando la bellezza selvaggia del posto e la frescura che portava il vento a smuovere le altre fronde dei pini secolari. Man mano che s'inoltravano nell'interno dove la fitta vegetazione faceva aumentare il buio prima del tempo. Poi dopo una buon ora di cammino Gaios nitrì gioioso, delle giovani giumente erano ai margini del breve spiazzo ed aspettavano ansiose lo stallone e appena dopo Tristano capì l'ardire del proprio cavallo smontò di sella e gli tolse l'imbragatura e con una pacca sulla cose: < Vai amico sei a casa, ti aspettano! >Gaios nitrì felice e via al galoppo sparendo nella foresta seguito dalle sie giumente. 110 Capitolo Ventunesimo Alice era rimasta colpita da quelle cose impensabili in altre occasioni. Che il padrone ascolti il desiderio del proprio destriero e l'assecondi, infine gli domandò incuriosita: < Beh! E i finimenti, li lasci qui abbandonati a terra nella foresta? > < Li metterò via domani. Poi siamo a casa, mia dolce moglie! Guarda lassù. Vedi la casa nella foresta? Ha di fronte il panorama sopra le cime degli alberi e ha il sole che la riscalda. Dai andiamo donne bisogna guadagnarci il paradiso con una breve camminata. Seguitemi e non badate ai cavalli. Adesso gli tolgo i finimenti e li lascio liberi anche loro. Troveranno amici. Senz'altro Gaios si prenderà cura. Andiamo!.. Ah! Ecco il briccone Bruno che arriva. Lucia si era spaventata e Tristano le prese suo figlio ad evitare che svenga. Alice aveva sentito parlare di Bruno, ma non si era ben interessata chi fosse veramente quel Bruno. Poi vedendo Tristano accucciarsi e farsi leccare dal plantigrade che si muoveva festosi e alla fine gli mostrava suo figlio Antoine e sembrava che l'orso annusandolo con delicatezza ascolti la parole del suo compagno di giochi: < Bruno presto avrai con chi giocare. Lui è mio figlio Antoine e tu lo proteggerai se occorre, vero? Mi raccomando! Domano ci vediamo, ciao Bruno! > Alice si era avvicinata un po' diffidente, poi notò che l'animale lo guardava incuriosito girando la testa un po' a sinistra e a destra per vedere meglio quelle donne del suo compagno di giochi e alla fine brontolando se ne andò nel bosco. La damigella Lucia era esterrefatta dalla paura, ma poi nel vedere quella solidale amicizia si acquietò un poco. Alla fine si decisero di incamminarsi su per il sentiero che girava attorno al monte e poi nella galleria e infine sul ponticelli tra le due rocce e oltre il piccolo tunnel ecco apparire ancora il sole che stava tramontando sopra le cime degli abeti, da farle restare a bocca aperta per la meraviglia del posto. < E' meravigliosamente stupenda questa casa, quei sulle cime degli alberi! Ho Dio che bello! > esultò Alice assieme a Lucia troppo emozionata. Poi dalla casa erano usciti papa Filippo e mamma Anna e nonna Viola, esultanti per il rientro a casa del loro figlior prodigo con tanto di prole da farli piangere tra abbracci e baci a non finire. Erano veramente tutti felici e contenti del buon risultato e nonna Viola 111 provò a dire: < Le nostre buone amiche ci hanno avvisato del vostri rientro e sono anch'esse contente. Dai venite in casa a rinfrescarvi, toglievi questi abiti sudici del lungo viaggio e farvi una bel bagno. Vostri padre Filippo è un tipo ingegnoso e ha creato un altro vano nella montagna a ha fatto un posto per fare il bagno in casa con acqua corrente da rinfrescarsi al meglio oltre pulirsi per bene, con saponi profumati che le buone amiche ci forniscono. Insomma abbiamo tutto, neanche i tanti Re sparsi per la Francia non hanno le nostre comodità in casa,. Parola di donna Viola! > Il tempo nella foresta era volato via velocemente Erano trascorsi ormai sette anno in buona armonia nella foresta di Jura e la famiglia era aumentata. Alice aveva partorito una bella bambina e tutti assieme, si trovavano bene ed erano felici, contornati dai famigliari che li adoravano e si aiutavano volentieri tra loro. Che ogni sera il papà Tristano doveva raccontargli le sue avventure prima di addormentarsi, ed erano felici di averlo accanto. Nonna Viola era sempre eguale pronta ad aiutare chiunque e a raccontare fiabe ai piccoli nipoti Antonie di dieci anni e Rosalba di tre anni. Oltre 112 insegnargli come scrivere e leggere per approfondire la loro giovane cultura ed affrontare il mondo in avvenire. Alice e mamma Anna si facevano compagnia e contente di quello che quella benedetta foresta gli forniva e nonno Filippo che insegnava al nipotino Antoine a cavalcare i giovani puledri selvaggi della foresta. Mentre il plantigrade Bruno che brontolava nel giocare sull'erba coi ragazzi felici tutti quanti a far capriole. Persino la regina Giuditta si era risposata con il nuovo balivo del maniero e sembrava finalmente anch'essa felice. Anche il principe Valerio si era poi sposate e la moglie Matilde gli aveva dato due gemelli, marchiati per bene da non confondere con altri. La damigella Lucia l'aveva chiesta in moglie il marchese Catulle consigliere del principe Valerio ed era più che scontato, da renderla felice. Qui termina la storia di due giovani amanti e sposi a contrastare contro le avversità del mondo, con la speranza di poterlo fare in parte migliore. Correva nell'anno del Signore nel 1246 Fine 113 114 Romanzi stampati Romanzi d'amore e d'avventura sono disponibili su SitoWeb - in formato - PDF - gratuitamente Sahadja – Hilde Un amore diverso Viaggio al Sud Rincorrere il rischio Per colpa di uno stupro Il dolore fatuo della riviviscenza Far West La mappa scomparsa Anche i clown si spogliano L’identità perduta L’ardua risorsa Venti anni e un giorno per vivere Un fluttuare di un fico nella notte La ragazza del lago Maggiore Futili pensieri a Wadi-Rum La vita è come un grande gioco Viaggio inaspettato Le vie del Signore sono infinite Pura fatalità Una fermata di troppo Un legame difficile Memorie confuse del passato Oltre il riflesso l'inganno Perché l'hai fatto? Stagioni da ricordare Valida soluzione Il fuoco non perdona Il verde profondo della foresta L'ereditiera scomoda L'attesa primavera 1968 1970 1974 1980 1983 1990 1996 1997 1999 2006 2007 2009 2009 2010 2010 2010 2011 2011 2011 2011 2011 2011 2012 2012 2012 2012 2012 2012 2012 115 Viaggio a Lourdes Tutto da rifare Camille Sotto un cielo stellato Karim il vichingo Tutto è possibile Sole rovente Insidie pericolose Bersaglio mobile Racconti del passato Fuga complicata Senza destino Vacanza complicata Complice il ritratto Ritorno alla vita lo scrigno conteso 2013 2013 2013 2013 2013 2013 2013 2013 2013 2013 2014 2014 2014 2014 2014 2014 SitoWeb: Pierantonio Marone http://erosmenkhotep.altervista.org/ 116