Venezia, Isola di Sant`Andrea visita al Forte di Sant`Andrea Isola di
Transcript
Venezia, Isola di Sant`Andrea visita al Forte di Sant`Andrea Isola di
Venezia, Isola di Sant’Andrea visita al Forte di Sant’Andrea Isola di Sant’Erasmo, visita alla Torre Massimiliana. Tra le righe dello Statuto dell’Associazione Volo e Cultura “Ali d’Oro” si legge oltre allo scopo di diffondere la passione per il volo in ogni suo aspetto, anche quello di far conoscere gli aspetti storici in generale ed in particolare. Motivo per cui in questi anni si sono organizzate visite mirate nei seguenti luoghi: Arsenale MMI e Museo Tecnico Navale La Spezia (2005, 2007), Isola del Tino (2006), Arsenale MMI e Museo Navale Venezia (2006,2008), Forte Bramafam (2008,2010), Linea Maginot (2009); ed organizzate conferenze, inerenti agli argomenti: Assi della Luftwaffe (2008), Forze Speciali Britanniche SAS & SBS (2009), Evoluzione Caccia NATO (2009), X^Flottiglia MAS (2010). Però, cosa c’è di più interessante nell’andare a visitare e conoscere queste vestigia disseminate sul territorio nazionale ed estero, attraversare la storia e vedere questi testimoni, silenziosi guardiani del nostro passato, quali essi siano: Fortezze, Fortificazioni, Torri, Arsenali, Linee difensive o qualsivoglia. Ricco è stato e sarà il carniere delle visite svolto , basta digitare “Eventi passati” sul sito della Associazione Volo e Cultura “Ali d’Oro” per esserne edotti. Mappa austriaca del Forte di Sant’Andrea 1750 Documento di proprietà dell’associazione Volo e cultura ali d’oro 1 Isola di Sant’Andrea, Forte di Sant’Andrea. Quest’anno si è programmato di ritornare sull’Isola di Sant’Andrea per visitare l’omonimo Forte, c’eravamo stati nel marzo del 2007 sull’isola in visita al Rgt. Lagunari Serenissima “Come lo scoglio infrango, come l'onda travolgo”, ma il tempo ci mancò per vedere il Forte di Sant’Andrea. Oggi nel 2011 il Forte e la sua area circostante è passata da Demanio Militare al Demanio Pubblico dello Stato per poi essere in attesa di transitare ad un ente preposto alla sua conservazione e tutela. Quindi Sabato 30 Aprile, occasione più unica che rara, in una splendida giornata di sole abbiamo rimesso piede sull’Isola di Sant’Andrea (trovasi all’estremità sud dell’Isola delle Vignole) per visitare l’omonimo “Forte di Sant’Andrea”, il prodotto di una Architettura Militare posta a simbolo della difesa e della potenza della Serenissima Repubblica di Venezia. Il Forte di Sant’Andrea è stato realizzato con tipologia di mattoni faccia in vista e in pietre d’Istria con costruzione a pianta tricuspide, la quale si apre verso il mare su un orizzonte di 180°. Il “Forte” è stato edificato nella prima metà del ‘500. I lavori sono stati iniziati nel 1535 su preesistenti resti di opere difensive facenti parte del Sistema Difensivo della Laguna di Venezia. L’opera, particolarmente impegnativa per la presenza di forti correnti, fu progettata dall’arch. veronese Michele Sanmicheli (1484-1559) con la collaborazione di Antonio da Castello, tecnico militare avente il grado di generale delle artiglierie su incarico del Senato del Governo della Serenissima Repubblica di Venezia con lo scopo primario di salvaguardare l’accesso dal mare, ritenuto il più pericoloso, sbarrando con le proprie artiglierie l’eventuale ingresso di naviglio nemico. Periodo in cui l’artiglieria, in generale, aveva subito una notevole evoluzione nella potenza di fuoco con la riduzione dei calibri, con l’aumento della gittata e con la traiettoria del tiro più teso e meno a parabola, tipico delle bombarde del secolo precedente. Le bocche da fuoco poste ed allineate sulle mura, essendo il “Forte” posizionato di fronte alla bocca di porto del Lido, era nella posizione ottimale di controllare comunque, ovunque, e dovunque l’accesso di qualsiasi legno (galee) in Laguna da suddetta bocca di porto. Si pensi al fatto, se malauguratamente le truppe nemiche avessero conquistato il “Forte” non avrebbero potuto utilizzare l’artiglieria contro Venezia i quanto il campo di tiro era rivolto verso il mare. A completamento di questo sistema difensivo fu costruito il Forte di San Nicolò, di rimpetto sull’omonima isola, intorno alla metà del ‘400 per essere ulteriormente fortificato nel 1569 causa della potenziale minaccia dei turchi del sultano Selim II, il quale si era impadronito di vasti territori in Albania minacciando gli interessi della Serenissima Repubblica di Venezia. Il “Forte di Sant’Andrea” con quello di San Nicolò era collegato mediante una catena ad ulteriore impedimento ed ostacolo alla navigazione indesiderata. Al centro di questa catena vi era un pontile di legno armato con cannoni, avente lo scopo di impedire con maggiore potenza il passaggio di imbarcazioni ostili non desiderate. In quel periodo l’artiglieria, pur essendo d’avancarica, aveva preso il sopravvento come potenza di fuoco sulle difese delle navi. Documento di proprietà dell’associazione Volo e cultura ali d’oro 2 Al livello più basso del “Forte” erano posizionate circa 40 postazioni per “bocche da fuoco” a 50cm. slm. con vari angoli di tiro avente lo scopo primario di colpire e di sfondare il fasciame dell’opera viva1 quanto più vicino alla linea di galleggiamento delle navi (vascelli, brigantini, galee etc.) avversarie, se avessero avuto l’impudenza di entrare nella laguna della Serenissima Repubblica dei Dogi e dei Nobilominini senza la loro autorizzazione. Inoltre l’opera difensiva del “Forte” era concepita non per una difesa ravvicinata ma per ingaggiare battaglia con le navi avversarie ad una certa distanza impedendo nelle intenzioni dell’avversario qualsiasi possibilità di avvicinamento ed aggiramento del medesimo “Forte”. Così pure negli altri punti di ingresso in Laguna alla bocca di porto di Chioggia nel ‘400 fu eretto il Castello di San Felice, alla bocca di porto di Malomocco, la più usata dalla flotta della Serenissima, si costruirono nel ‘600 i Forti Alberoni e San Pietro in Volta. Fino alla fine del’700 la difesa della Repubblica di Venezia era basata sulle sopracitate cinque fortezze ( Forti di Sant’Andrea, San Nicolò, Alberoni, San Pietro in Volta e Castello di San Felice ) e dalla presenza di Isole fortificate chiamate “ottagoni”, nome derivante dalla pianta ottagonale di queste isole dalle cui aperture fortificate laterali spuntavano le bocche da fuoco la cui direzione di tiro era preposta alla difesa delle linee di comunicazione interne della Laguna. Opere iniziate a costruire nel 1571 e completate nel 1574, volute dal Senato della Repubblica di Venezia al fine di controllare e di potenziare la linea difensiva interna della Laguna. Queste Isole fortificate erano dei veri centri di fuoco, la cui linea di tiro delle bocche da fuoco presenti controllavano i principali canali di collegamento dalle bocche di porto ( di Lido, di Malomocco, di Chioggia) al centro di Venezia. Caratteristica costruttiva degli “ottagoni” era quello di avere lo stesso identico progetto costruttivo. Gli ottagoni sono disposti da Nord a Sud, aventi i seguenti nomi: Campana, Poveglia, Alberini, San Pietro in Volta, Ca’Roma Stampa raffigurante la Serenissima nel 1706 Documento di proprietà dell’associazione Volo e cultura ali d’oro 3 Fino alla fine del ‘700 la difesa della Serenissima Repubblica di Venezia fu basata sulle cinque Fortezze e sulle Isole fortificate “ottagoni”, senza accorgersi che una suddetta difesa fosse irrimediabilmente sbilanciata verso il fronte mare lasciando completamente sguarnito il fronte terrestre fidandosi di quella manciata di chilometri di paludi, canali, fossati, vegetazione incolta e selvaggia che separavano la Repubblica di Venezia dall’entroterra veneto, la quale fino allora era stata una barriera difensiva naturale. Ritornando al Forte di Sant’Andrea la sua struttura sul fronte esterno era particolarmente consistente di contraltare il fronte posteriore era totalmente sguarnito. L’accesso del “Forte” è dalla parte opposta di dove è posizionato il torrione, in mezzo vi è un canale, il quale separa l’approdo dal cortile principale del “Forte di Sant’Andrea”. Canale importante come via di rifornimento o di collegamento o di fuga per la guarnigione ivi presente. Tutto il “Forte” rappresenta un insieme interessantissimo dal punto di vista costruttivo con aspetti belli ed eleganti veri pregi architettonici con ricercatezze estetiche quale esso sia il “Portale frontale” a quattro colonne, la cui porta sull’acqua accede direttamente a mare con un piano di scivolamento relativamente corto. Una lapide a ricordo della battaglia di Lepanto (7 Ottobre 1571) sormontata da un bellissimo rilievo del Leone di San Marco è stata posizionata sulla parte anteriore del torrione. Con la seguente iscrizione: NE QUID URBI NATURA OMNIUM MUNITISSIMI DEESSENT HAEC PROPUGNACOLA DECEMVIRI POSUERE ALOJSIO MOCENIGO PRINCIPE ANNO MAGNAE NAVALIS VICTORIAE In tutta la sua secolare storia il “Forte” aprì soltanto una sola volta il fuoco (20 aprile 1797) contro una nave nemica di nazionalità francese , colmo dell’ironia, la fregata si chiamava Le Libérateur d’Italie impiegata nel tentativo di forzamento delle bocche di porto del Lido causando la morte del comandante cap. Lauger e di cinque marinai ed il ferimento di 39 uomini di equipaggio con la conseguente resa della nave. Nella sua lunga vita il “Forte” rappresentò un deterrente dissuasivo da venir mostrato ad ambasciatori ottomani, e quando il timore di un attacco dal mare svanì il ”Forte” fu presidiato da guarnigioni simboliche. Nel dopoguerra il “Forte di Sant’Andrea” era inglobato nel sedime del Rgt.Lagunari” Serenissima” in quanto Demanio Militare ora che è stato recentemente dismesso passando a Demanio di Stato in attesa di essere dato (i tempi burocratici amministrativi sono devastanti in Italia) in concessione ad un ente preposto alla sua conservazione ed indirizzo di utilizzo è soggetto ad atti di vandalismo e sottrazione di materiale. Documento di proprietà dell’associazione Volo e cultura ali d’oro 4 La parte restante dell’Isola di Sant’Andrea è occupata dalle strutture e personale del Distaccamento Mezzi anfibi-cingolati del Rgt.Lagunari in attesa della totale dismissione dell’aerea. A titolo di merito c’è da dire che fin tanto queste strutture storico-militari sono state sotto controllo, gestione e usufruizione del Demanio Militare, il tutto viene conservato al meglio, anche con enormi sacrifici dovuto alle ristrettezze dei bilanci a disposizione. Quando si passa il “bene immobiliare” al Demanio Pubblico dello Stato in attesa di un suo diverso utilizzo o di una eventuale vendita, i tempi dilatati per questi passaggi fanno si che il “soggetto immobiliare” sia sottoposto a veri e propri saccheggi da rendere poi difficile se non impossibile il recupero. Quando questo Stato capirà che la vera materia prima in nostro possesso e in nostro sfruttamento è l’immenso patrimonio culturale-artistico in cui la voglia del sapere non è mai sazia! Il Forte di Sant’Andrea ha subito in tempi recenti degli interventi di conservazione e di restauro particolarmente urgenti e decisivi in quanto si era in presenza di un costante abbassamento del suolo a mare. Suddetto abbassamento comportava il distacco della facciata frontale soggetto ad un classico momento di rotazione. Quindi oltre all’interventi diretti sulla struttura del “Forte” si è resa necessaria costruire una sottofondazione di ripa, la quale è visibile nell’ acqua circostante il perimetro del “Forte” a contenimento e contrapposizione del fenomeno Veduta aerea del Forte di Sant’Andrea, e l’inizio del canale ex-idroscalo Documento di proprietà dell’associazione Volo e cultura ali d’oro 5 Isola di Sant’Erasmo, Torre Massimiliana La giornata è proseguita con il trasferimento sull’Isola di Sant’Erasmo navigando lungo i canali della Laguna per visitare la Torre Massimiliana, posizionata sulla Punta S/W dell’isola. Struttura restaurata. La Torre Massimiliana nel contesto della variegata realtà delle Fortificazioni Militari della Piazzaforte Marittima di Venezia è un’eccezione in quanto rappresenta la tipica struttura di una Blockhaus2. Vecchia stampa dell’800 raffigurante la pianta e le sezioni della Torre Massimiliana Costruita e voluta dall’Arciduca Massimiliano, ispirandosi a concetti difensivi medioevali, in particolare riferendosi alle Torri di Linz, copiandone il modello, fu edificata dagli austriaci tra il 1843 e il 1844. Collocazione della Torre Massimiliana sull’Isola di Sant’Erasmo Documento di proprietà dell’associazione Volo e cultura ali d’oro 6 Eretta sull’area del precedente Forte di Sant’Erasmo costruito dai francesi (1811-1814) circondato da un fossato acqueo e da un argine a forma di poligono irregolare con lo scopo difensivo della bocca di porto del Lido. La struttura della “Torre” è stata edificata su due piani utilizzati contestualmente sia per gli alloggi che per il magazzino avente un diametro esterno alla base di 28.50mt., un diametro interno di circa 8.50mt. e un’altezza sul terrapieno di 11mt.. Il suolo di campagna da cui si accede all’interno è a 0.95mt. slm. La pianta è suddivisa da muri in otto vani trapezioidali. La Torre era stata costruita per l’uso singolare ed eterodosso dell’artiglieria posizionata in ”barbetta”3 sul piano orizzontale a terrazza e dominava la spiaggetta del “bacan”, dove tradizionalmente si perde nella notte dei tempi, i veneziani andavano in barca a fare il bagno o le scampagnate estive. La forma a corona circolare della “Torre”consentiva l’osservazione e il tiro concentrato a 360° (giro d’orizzonte) richiamando alla memoria le Torri Martello circolari mediovali poste a difesa sulla Manica delle coste inglesi. Le strutture logistiche-accessorie come la cisterna d’acqua, il magazzino munizioni ed alcune postazioni erano localizzate all’esterno entro il fossato acqueo difensivo ed i terrapieni perimetrali. Dopo l’8 settembre 1943 fu occupata dalla Wehrmacht ed adibita a batteria contro-aerea. Fu gravemente danneggiata dalle truppe tedesche in ritirata nel vano tentativo di distruggerla, nell’immediato dopoguerra fu occupata da una quindicina di famiglie sfollate. Attualmente la Torre Massimiliana è gestita da una fondazione storico-culturale veneziana. Stemma Repubblica Serenissima di Venezia sec.XVII (1680) Documento di proprietà dell’associazione Volo e cultura ali d’oro 7 Le Galee nella flotta della Serenissima Repubblica di Venezia Quando si parla o si scrive della Serenissima Repubblica di Venezia non si può essere dimentichi di parlare della Flotta battente la bandiera di San Marco, delle sue Galee e dei suoi Uomini. Venezia utilizzava prevalentemente quattro tipi di Galee, dette: - Galee Sottili o Sensibili costituivano la spina dorsale dell’Armada; Galee Bastarde chiamate così le Galee leggermente più grandi di quelle Sottili riservate ai Capi da Mar o al Capitano General da Mar con lunghezza di 50mt. e larghezza di 12mt.. Galeazze erano più grandi delle Bastarde ma dotate di una maggiore componente di artiglieria e rappresentavano allora una specie di Galea corazzata. Galea Grossa da Merchado o da Mercato per trasporto merce e passeggeri avente una lunghezza di 32mt (23 passi e 6 piedi secondo i capimastri dell’Arsenale) e una larghezza di 6mt.. La Repubblica di Venezia non aveva nessun problema a produrre in quantità Galee realizzandole in tempi brevi dovuto alla presenza del più moderno, del più efficiente e del più avanzato cantiere navale d’Europa, rappresentato dall’Arsenale fondato nei primi anni del XII sec. dal Doge Ordelaffo Falier. Infatti a partire da questo secolo tutte le attività dedite alla costruzione di navi si concentrarono in un unico cantiere pubblico: l’Arsenale. Documento di proprietà dell’associazione Volo e cultura ali d’oro 8 Primo esempio di industria accentrata con forza lavoro basata sulle tre maggiori categorie di lavoratori rappresentate dai: - Carpentieri navali detti marangoni, addetti alla costruzione della chiglia e alla costolatura delle navi; Calafati incaricati di assicurare l’impermeabilizzazione della imbarcazione; Fabbricanti di remi , gli addetti al taglio ed alla costruzione dei remi. Queste tre categorie rappresentavano il 75% della forza lavoro dell’Arsenale. Modellino di Galeazza veneta del xv sec. (Museo Navale Arsenale Venezia) Le Galee richiedevano un equipaggio particolarmente numeroso, la forza motore era rappresentata dai rematori di cui la Serenissima ha avuto sempre una cronica carenza, insieme a quella di reclutare un numero appena sufficiente di “compagni”, ovvero di marinai aventi un’abilità marinaresca di prim’ordine. Tipico esempio le Galee bastarde, aventi una discreta dimensione, ed un equipaggio costituito: 480 rematori, 8 uomini per remo, 30 remi per lato (60 complessivi); 50 compagni, marinai comandati al servizio timone, a vedetta, agli alberi, alle vele; 50 scapol, uomini d’arme preposti alla vigilanza del servizio interno della Galea; l’agozzino/gli agozzinotti coloro che dovevano tenere ai ferri i condannati; il Capo/i sottocapi bombardieri (addetti all’artiglieria); i sopramasser (addetti ai viveri). così Complessivamente una Galea bastarda o una Galeazza avevano un equipaggio pari se non superiore ad un moderno incrociatore a tutto ponte cl.Garibaldi. Documento di proprietà dell’associazione Volo e cultura ali d’oro 9 La carriera navale dei Nobilomini nella Repubblica Serenissima di Venezia. Per carriera militare nella Repubblica Serenissima di Venezia si intende quella navale, in quanto gli ufficiali ed anche il comandante delle Forze Terrestri erano per lo più stranieri, ovvero “al soldo” della Serenissima. Fin dal 1268 la Repubblica di Venezia si è dotata di una Flotta militare per il controllo del Mar Adriatico, mare che nel pensiero strategico della Serenissima veniva considerato poco più di un golfo. Mediante la propria Armada espressione di potenza, impose la propria presenza su questo mare, inteso nel pensiero strategico navale di allora come proprio, pattugliandolo,controllando i traffici, il più delle volte ispezionando e confiscando i carichi delle navi potenzialmente nemiche che transitavano. Gettò le basi delle moderne strategie (tipo Sea Control) utilizzate ancor oggi dalle più importanti Marine Militari. Le Task Force, la formazione dei convogli navali, il rifornimento in mare, la guerra anfibia tutte sorte dal pensiero navale della Serenissima e non dal pensiero hollywoodiano inerente alla Guerra del Pacifico della II^GM. Scrivere sulla strategia navale della Serenissima, le sue operazioni navali, i suoi Capi da Mar non sarebbero sufficienti mille pagine del web, quindi questo umilissimo scritto voglia essere un riconoscimento di profonda stima e rispetto ai giganteschi personaggi del mare prodotti e creati dalla Serenissima Repubblica di Venezia. La carriera navale dei nobili veneziani era particolarmente severa, dura e selettiva. Si imbarcavano sulle Galee con la qualifica di nobili due/tre giovani patrizi in età compresa tra i 15 ed i 20 anni , rimanendoci per almeno quattro anni, allora considerato tempo minimo, per apprendere l’arte di condurre e governare una Galea. Quelli che avevano superato il tirocinio dimostrando attitudini potevano aspirare al comando di una Galea sottile se si aveva più di 20anni acquisendo il titolo di “Sopracomito” , al comando di una Galeazza o di un Vascello se si aveva superato l’età di 25anni acquisendo il titolo di “Governatore”. Il periodo di imbarco per entrambi i “Comandi” variava dai tre ai cinque anni strettamente legato alle necessità del momento della Repubblica di Venezia. Nel periodo di comando avevano l’obbligo di dormire a bordo anche se la loro nave era attraccata in porto, così pure era vietato portare a bordo con sé la famiglia. Quando un “nobile” veniva nominato Sopracomito o Governatore dal Maggior Consiglio non si poteva rinunciare all’incarico. Soltanto dopo aver svolto con onore e perizia l’incarico si poteva aspirare a cariche elevate della Repubblica di Venezia. Documento di proprietà dell’associazione Volo e cultura ali d’oro 10 Il Leone di San Marco con la spada impugnata e il libro chiuso, emblema dell’Armada della Serenissima Repubblica di Venezia. L’Armata Sottile o l’Armata Grossa era costituita dalle relative Galee. Il Capo da Mar era il “Comandante” delle Flottiglie di Galee. Il Capitano delle Navi era il “Comandante” delle Flottiglie dei Vascelli a vela. Soltanto in caso di guerra il Senato della Serenissima nominava il Capitano General da Mar sotto il suo “comando” dipendevano: Armata Sottile, Armata Grossa, Provveditori nelle isole e nei territori del Levante. Avere il Comando di tutta la Flotta della Serenissima non significava per il Capitano General da Mar piena autonomia operativa in mare, libertà di navigazione ed impostazione della tattica di combattimento. Il tutto veniva deciso con una Consulta sulla capitania (nave ammiraglia) costituita dai Capi da Mar e dai Capi dei Reparti degli Ausiliari (gli Alleati del momento storico). L’Armada era il nome con cui veniva chiamata la marina da guerra di Venezia. Giuridicamente e prerogativa del Comando dell’Armada spettava al Doge di turno, rimanendo questa consuetudine fino alla caduta della Repubblica di Venezia nel 1797 anche se all’atto pratico in caso di guerra si nominava un Comandante in capo avente il grado e le funzioni di: Capitano generale da mar, comandante in capo delle operazioni navali ed ammiraglio del nucleo principale della flotta; al di sotto del suo compito,presente sia in tempo di pace o di guerra,vi era: Provveditore generale da mar, responsabile della disciplina e dell’ordine, commissario generale e vice-comandante del Capitano generale da mar. Documento di proprietà dell’associazione Volo e cultura ali d’oro 11 L’insieme delle Flottiglie costituenti le Squadre Navali, erano comandate: Capitano del Golfo, Comandante della Flotta dell’Adriatico, di stanza a Corfù Capitano delle Galeazze, Comandante delle Galeazze di stanza all’Arsenale Capitano dei Galeoni, Comandante dell’Armada grossa di stanza all’Arsenale Governatore de’condannati,Comandante della Squadra Navale di Galee sforzate impiegate per i pattugliamenti a largo raggio. Il titolo di Ammiraglio non era riferito ad un Comandante di una Squadra Navale, quindi ad un Comandante imbarcato ed operativo, ma ad un esperto in problematiche navali, quali: Ammiraglio dell’Arsenal, Comandante militare dell’Arsenale*; Ammiraglio del Lido, Comandante della sorveglianza del porto del Lido; Ammiraglio di Malomocco, Comandante della sorveglianza del porto di Malamocco; *Capitano dell’Arsenal Vice-comandante militare dell’Arsenale. La gerarchia di “Comando” sulle navi della Flotta Grossa era così costituita da: Capitano Almirante Governator di Nave Nobili Comandante della nave, di rango nobile Ufficiale addetto alla navigazione sulla Flotta Sottile la gerarchia e l’equipaggio era così composto: Sopracomito* Comito Armiraglio Nobili di poppa Comandante della nave, di rango patrizio Primo Ufficiale, di rango semplice cittadino Ufficiale addetto alla manovra 2/3 Ufficiali con il compito primario di organizzare le battaglie, gli scontri, i combattimenti nel loro insieme di tattiche Segretario lo scrivano di bordo Cerusico medico-chirurgo di guerra *Prima del XIIIsec.chiamato Patrono, poi in seguito Comito Come avevo detto precedentemente con le Galee Grosse gli uomini degli equipaggi delle Galee Sottili potevano raggiungere il ragguardevole numero di 350-400 uomini, così suddivisi: Marinai Galeotti Corpo Tecnico Fanti da mar* marinai nel termine proprio di addetti (al timone, alle vele, agli alberi, di vedetta) la forza motrice delle Galee, gli addetti ai remi Calafati e Maestri d’ascia per i rattoppi e riparazioni eventuali Corpo di combattimento imbarcato Documento di proprietà dell’associazione Volo e cultura ali d’oro 12 I Fanti da Mar del ‘700 vestivano una giubba rossa, camicia e brache bleu, alla ungara, berretto con fiocco e calzari tipo stivaletto *Corpo di fanteria creato dalla Repubblica Serenissima di Venezia per le sue esigenze. La loro creazione risale ai tempi della IV Crociata, quando il Doge Enrico Dandolo (1107-1205) istituì un Reggimento su 10 compagnie distribuito sulle varie navi dell’Armada. Questo Corpo partecipò a tutti i più importanti fatti d’arme della Serenissima a partire dalla presa di Bisanzio (1202-1203), per arrivare al 1550 ed assumere un assetto definitivo acquisendo il nome di : “Fanti da Mar”. Fante Infanteria Ultramarina (I fedelissimi Schiavoni) Documento di proprietà dell’associazione Volo e cultura ali d’oro 13 Oggi giorno sarebbero definiti la forza di proiezione della Repubblica di Venezia, la quale li impiegò su tutti i territori dominati dalla Serenissima, dalle coste Dalmate all’isola di Candia (Creta) a quella di Cipro, ovunque gli interessi di San Marco fossero in gioco o seriamente minacciati. I Fanti da Mar erano soliti urlare il nome di San Marco durante ogni loro assalto e alla conclusione dello scontro. Viva la Serenissima Repubblica di Venezia, viva il Leon di San Marco! NOTE 1 Per Opera viva di una imbarcazione si intende tutto ciò che sta al di sotto della linea di galleggiamento. Piano di galleggiamento è la superficie di separazione tra la parte immersa e la parte emersa dello scafo, definendo il livello del fluido sul quale la nave galleggia. Fasciame è il rivestimento esterno dello scafo dell’imbarcazione. Murate la parte emersa dei fianchi della nave. La parte prodiera si chiama mascone, la parte poppiera giardinetto. 2 Blockhaus ( Fortino o Casamatta) un punto di forza nella difesa contro qualsiasi nemico a 360°. 3 Barbetta postazione d’artiglieria a cielo aperto R.M.P. Roberto Maria Patriarca Novara 20 Maggio 2011 Documento di proprietà dell’associazione Volo e cultura ali d’oro 14